ANNO I. CAPODISTRIA, 1 Gennaio 1905. Associazione annua Corone 10. Stati dell' Unione postale Corone 12. Semestre in proporzione. Pagamenti antecipati. I manoscritti non si restituiscono. Redazione ed Amministrazione : Scrittoio della Tipografìa Cobol & Priora. N. 36. „EGIDA" Giornale commerciale, industriale, agricolo e politico. Volere è potere. Lessona A'on sbigottir, ch'io l'incerò la pmova. Dante Il giornale si pubblica tutte le Domeniche nelle ore antimeridiane. Prezzo delle inserzioni per ogni riga di testo : Avvisi commerciali in III pag. cent. 10, in IV* pag. cent. 8. Comunicati in III pag. cent. 20. Avvisi collettivi 4 cent, la parola. Tassa minima cent. 20. ~ - v1 ' Un numero separato cent. 20. PRO cojiei Il suo nome, qui, in patria, lo si vede scrittotimidam-ente sull' insegna d' una viuzza appartatalaageMBiagda, qualche rarcTagricoltore : due volte al di è animata dallo sef^rfe^etìlile"delle fanciulle che si recano alle lezioni nel fosco e tozzo chiostro diS^at^ Chiara, situato in quei paraggi. Tutt^ all'intorno pesa una calma austera: 11 da presso, s'allarga la piazzetta dei Cappuccini, silenziosa e piccioletta, su cui stende le odorose rame un magnifico gruppo di acacie, mentre quattro cipressi s' ergono, bruni e diritti, sul sagrato della chiesa e del convento dell' Ordine predetto. Il luogo è remoto, non c' è che dire, ma, tirate le somme, non armonizza esso in tutto e per tutto col carattere, con la indole, con le simpatie e con le opinioni filosofiche professate in vita dal caro Estinto? Amò la solitudine, fu di una modestia esemplare, s'interessò calorosamente, anzi con l'ardore di un apostolo, della pubblica istruzione e dell' educazione dei bambini, credette con animo sincero e convinto nei donimi della religione avita ; ed ecco il suo casato spiccare dall' alto d'una strada poco frequentata, nei pressi d'un convento, di faccia al portone d'ingresso della scuola popolare femminile! . . . Fu caso o premeditazione? Nè l'uno, nè l'altra. Fu . . . fu . . . soverchia prudenza. Si temette, cioè, che quel povero nome, esposto corram populo in qualche arteria principale della città, avrebbe provocato chissà che terribile veto da parte dell' autorità politica locale. Ma con qual fondamento? Si potrebbe citare, è vero, lo scioglimento di questo patrio Consiglio, avvenuto subito dopo i solenni funerali del Combi a Venezia, ai quali aveva partecipato, in nome di Capodistria, 1' avvocato Pierantonio Gambini, in allora podestà di Giustinopoli. Ma quella severa misura poliziesca traeva sue origini da cause che toccavano solo indirettamente l'illustre Estinto, da alcune frasi pronunciate sulla sua fossa, delle quali il grande Trapassato non poteva in alcun modo essere chiamato responsabile . . . In sostanza, qual fu il delitto politico, di cui si accusa il Combi? Alto tradimento, forse? carboneria? — domanderò anch'io col ladrone di Silvio Pellico. Si era nel '66 : la pentola bolliva e il coperchio, sospinto dalle mollecole troppo dilatate dell' acqua, minacciava di saltare in aria. Molti e molti, anche di origine slava e tedesca, interpellati se per di qua o per di là, optarono per di là; fecero fagotto e . . . passarono il confine, stabilendovisi definitivamente. E per questo il loro nome fu forse perseguitato al di qua ? E, guardate, il Combi, una volta di là non indossa nemmeno la camicia rossa, non stringe, sui campi di Custozza, conoscenza col piombo austriaco, come il suo amico Leonardo D'Andri, che vi lascia la vita; in tutti i suoi scritti, si scientifici si letterari, 11011 ha mai una parola d'odio, di risentimento per quelle autorità, cui, stando ai prudenti, sarebbe demandato il tristo còmpito d'incrudelire su quest' inclita ed amabile memoria fin oltre la tomba. I dettati da lui composti dopo l'esilio doloroso, mirano più che altro a diffondere nel Bel Paese la conoscenza di queste terre, che non ostante la loro immediata vicinanza all'Italia politica, erano, a quei di, così poco note ai nostri connazionali, quasi si fosse trattato di qualche isola misteriosa sperduta nelle infinite vastità dell'Oceano. Questo si egli intese: far conoscere che qui, da noi, a somiglianza delle restanti regioni ove il si suona, vive un popolo di cultura e di sentimenti prettamente italiani : che la nostra storia e i nostri uomini grandi possono stare alla pari con la storia e gli uomini grandi di non poche province italiane che vanno per la maggiore: e che è delitto per gl'italiani del Regno l'ignorare o il misconoscere più oltre le benemerenze acquistatesi dall' Istria nel corso dei secoli a vantaggio delle patrie lettere. Tale, infatti, è lo spirito che governa il suo opuscolo sulla rivendicazione dell' Istria agli studi italiani, dove, esordendo, dichiara nettamente di non voler fare della politica irredentistica, che non sarebbe consona agli scopi del regio Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, nella cui aula magna il Nostro stava appunto leggendo la sua dotta e succosa monografia. SI : il Combi volle, fortissimamente volle, che di là dal Iudrio ci rendessero una buona volta giustizia e cessassero di considerare la nostra penisola come una Beozia deficiente e infeconda. Figlio di questo sentimento è pure 1' altro suo parto sul sommo Vergerio, che egli, primo, mise nella sua vera luce, rappresentandocelo come il babbo della pedagogia nazionale, degno di seder a fianco di un Giovanni di Ravenna, di uno Zabarella, di un Coluccio Salutati: a lato, dunque, degli uomini insigni che in sul rompere del Rinascimento cooperarono a spezzare le catene onde erano avvinti quell'inconsci servi della gleba, i quali, curvi sui campi dei feudatari, deridevano i nostri umanisti vaganti fra i barbari in cerca dì codici antichi. Pericoloso il Combi ? Povero Carlo ! anima mite, tutta dolcezza e amore, la tua non era, no, stoffa di cospiratore! Eppure, per la sua posizione, come avrebbe potuto esserlo! In contatto giornaliero con giovani che non aspettavano che un cenno, una frase per tramutare la lezione in una dimostrazione politica, egli mantenne sempre un prudente riserbo : chè il Nostro abboniva dalle chiassate piazzaiuole. Del resto, negli ultimi tempi, il Combi, comecché non vecchio, non che tramare, non era neppure in grado di pensare. La mortadella madre, avvenuta il 1880, l'aveva gettato nell'estremo dell'abbattimento: senza la fede, egli si sarebbe suicidato. Quattro mesi prima di morire, scriveva ad un egregio cittadino capodistriano : «Io sono abbattuto di corpo e d' animo per modo che non valgo più ad altro ehe a piangere . . . prega per me». Un' ombra, come si vede. Carlo lasciò larga eredità d'affetti massime fra le lagune. Venezia tutta, quasi, partecipò ai di lui funerali: si tennero discorsi, si murarono lapidi. Delle quali noi menzioneremo due, favoriteci dal chiarissimo D.r Gerolamo Vidacovich, avvocato in Trieste. La prima, immurata sulle scale del Museo Correr di Venezia, dice: Carlo Combi Girolamo Filiuerto Cattaneo il trasporto e l'ordinamento di queste sedi del civico Museo con zelo sapiente curaron i nomi lor associati in questa opera nella devozione alla patria nel publico compianto qui scrive il Municipio con gratitudine e desiderio perenni. L'altra è un'epigrafe e la si legge sul monumento sepolcrale che sormonta quelle ossa benedette, subito sotto il busto in basso rilievo del Defunto: Carlo dei Combi n. in Capodistria addì 27 luglio 1827 m. in Venezia addì 11 settembre 1884 d'alto animo d'ingegno potente coltissimo antica fede congiunse al pensiero dei nuovi tempi nelle cure publiche nelle lettere nell'insegnamento forte benefico intemerato sapiente la virtù e la gloria degl' istriani vissuti e morti per venezia rinnovo insino all'ultimo della vita in dlo in far conoscere l' Istria all' Italia qui presso ai parenti venuti a morir con lui nell' esilio sospira il premio delle opere sue. con le offerte dei suoi comprovinciali mdccclxxxv. Così Venezia. E Capodistria? Si adagerà essa all'umile tabelletta relegata in un cantuccio nascosto, sulla viuzza dell'ex chiostro di Santa Chiara? o non vorrà essa decidersi a qualche cosa che meglio risponda ai meriti preclari di questo suo Figlio prediletto? Innanzi a tutto si levi il nome di Lui da quell' oscuro angolo e lo si trasporti in più spirabil aere, nel cuore della città, magari presso il nostro Municipio; chè non saprei scegliere sito migliore per onorare un uomo che fu il più ardente paladino della nostra nazionalità. Ma non basta intitolare da lui una piazza o una via: la riconoscenza dei Capodistriani deve estendersi anche alla casa in cui Egli nacque, sulla quale noi vorremmo s'immurassero le seguenti parole : Qui visse qui lavorò per il paese sino al giorno del suo esilio Carlo Combi. Ausonio Polano. Rispondete tatti all'invito della „Le£a Nazionale" DREA e NANE (Bozzetto istriano) 5) Non voleva essere croato, lui!... Si sentiva italiano sino nel fondo dell'anima!... Se suo padre avea errato, o che c'entrava lui ?... Eppoi, con quei diavoli scatenati di dignanesi v'era da aspettarsi da un momento all'altro qualche occhiello nel ventre.... Il rosso, dunque, dopo il debituccio che conosciamo, non s'era più fatto vedere nell'osteria del vescovo. Ma questo non era il solo motivo che lo teneva lontano da quel luogo. La bellezza giunnonica e provocante della Marussa gli aveva cacciato addosso un bruciore da non dirsi: non trovava pace in nessun luogo. E quando, dopo sei giorni di pene e di fatiche spuntava alfine la tanto sospirata domenica, egli volava difilato da lei per trovarvi il suo paradiso e vi trovava, in quella vece, il suo inferno: la parte del diavolo la sosteneva Drea, il padroncino. Costui, per istinto di libidine e per far crepare di bile il povero Nane, di cui aveva scoperto il mal di denti, baciava la ragazza tutte le volte che il rosso poteva vederli. La furba gal-lisanese, accortasi di prima giunta che il figlio di Giorgio, il rinnegato, spasimava per lei, concedeva volentieri i baldanzosi fianchi ai gagliardi pizzicotti di Drea, perchè era il padroncino, come diceva lei ; ma d'altro canto alimentava di lunghe e furtive occhiate la giovane, ma di già violenta, passione di Nane: il rosso, diremo, rappresentava un partito.... di riserva. E allorché l'amante non cor- risposto, fra il vociare assoldante dei bevitori e le bestemmie dei giocatori, la supplicava, a mani giunte, di non permettere a Drea di abbracciarla così, in pubblico, chè la fama di lei avrebbe potuto scapitarne, la fanciulla, con un moto grazioso del capo che le faceva fremere sulla bella fronte i riccioli morbidi, biric-chini, rispondeva con un sorriso a-perto: — 0 che ci trovate da ridire?... Gli è tanto giovane: non è stato neanche alla prima leva.... Eppoi.... eppoi.... è il padroncino !... E alzando studiatamente la gonnella, gli sgusciava lesta, lesta' di mano come un cerbiatto. Nane seguiva intensamente, quasi stregato, quel lembo di polpaccio pienotto, ben modellato, ricco di promesse deliziose, infinite e mai gustate, e si chiedeva mestamente se Drea, il fan-ciullone che non era stato neanche alla prima leva, avrebbe saputo ancora per molto tempo limitarsi ai semplici baci, soltanto.... Ed ora all'affare dei sessanta soldi. Nane, una domenica, avea battuto tutto il dopopranzo alla mora. Sull'imbrunire, tirati i conti, s'avvide che non possedeva nemmeno tanto da far cantare un cieco. Comunque, bisognava pagare. Ricorse al borsellino di Drea per una sessantina di soldi, circa. Li ebbe senza tante cerimonie; se non che, causa le tristi condizioni finanziarie della sua famiglia, non fu mai al caso di restituirli. D'allora si mostrava dal vescovo rarissime volte; dopo l'amore... bilaterale della Marussa non ci venne più. * * * Depositate alla BANCA POPOLARE CAPODISTRIANA al piccolo risparmio ed avrete il 4°k (Vedi operazioni della Banca in III pagina). La Banca popolare Capodistriana assume operazioni di cambio e compravendita di titoli, cartelle e promesse di lotteria ecc. anche in forma rateale. (Vedi operazioni della Banca in III pagina). Raccomandazione ! Dovete fare un regalo? impiegate il denaro in guesto modo. Capo d'anno La luce fievole dei fanali rompe a stento la nebbia che incombe sulla città: tutte le vie sono deserte e i lenti rintocchi d'una campana vanno a perdersi nella cupa profondità della notte. Uno, due, tre.... mezzanotte! Con l'ultimo rintocco, nelle sale risplendenti di luce, intorno alle tavole scintillanti di cristalli e d'argenterie, si confonde il tintinnare dei bicchieri spumanti, l'inneggiar festoso alla nascita dell'anno novello. Che profonde radici ha nel cuore dell'uomo questa festa d'ogni anno, che profonde radici nell'anima nostra, che giunta a una pietra miliare della vita, a bisogno di appuntare lo sguardo innanzi, a qualche cosa che ci attragga e ci seduca con le rosee parvenze della speranza. L'anno che muore trascina dietro di se tante nostre illusioni, che noi scorati e smarriti ci arresteremmo sul cammino fatale, se il nostro cuore 11011 battesse più forte all'alba d'ogni nuovo anno, e un nembo di promesse misteriose e allettataci 11011 ci scendesse ili petto a ravvivar, nei più segreti recessi dell' anima, la mistica scintilla della fede in noi stessi, della speranza nell'avvenire. Ma per quelli che l'anno nuovo sarà sempre lo stesso, pieno di miserie e di patimenti, senza un po' di sporanza in tempi migliori: per quelli pensate voi, o ricchi. Pensate ai derelitti che soffrono e piangono, pensate che tutti abbiano non solo 1111 tozzo di pane che li sfami, ma anche 1111 po' d'amore e di bene. Dobbiamo essere tutti uniti, dobbiamo essere padróni di tutte le nostre forze nella lotta contro i nemici d'ogni progresso, contro quella gente che ci vorrebbe suoi schiavi striscianti umiliati ai suoi piedi, affinchè 11011 ci colga all'impensata e non ci getti nell'oscurità dalla quale siamo usciti e prezzo di tanto sangue, di tanti pianti, delusioni e sconfitte. Dipenda ognuno dalle sue azioni, debba ognuno a sè stesso e alle sue opere il buon nome e l'agiatezza, va bene ; ma a nessuno manchi la sua parte di luce che feconda e inebbria lo spirito.... vSe questo voto cadrà sano, l'anno che sta per sorgere segnerà un passo avanti verso il regno tanto sospirato, ma, ahimè, non raggiunto ancora, della Giustizia e dell'Amore! Date aiuto alla Lega! In questo nostro giornale più d' una volta abbiamo ricordato Lasse pur che i canti e subi, e che i fassi pur dispeti, neta patria de Rossetti non se parla che itaJian. La gaia e satirica canzone, che fiorisce sul labbro di noi Istriani o-gni qualvolta il barometro politico di Vienna ci obbliga a una di quelle esplodenti manifestazioni di patriottismo senza eguali nella storia delle lotte nazionali, saliva dalla strada bianca, tutto un polverio denso, accecante, che da san Quirino mena a Dignano, e si spandeva, come onda armoniosa, per la campagna sterminata e piana, di cui, gli uomini primitivi e rozzi importati dalla veneta repubblica, malamente eccitavano la naturale feracità coi deficienti e scarsi mezzi che la perizia agricola degli avi metteva a loro disposizione. Il suolo, leggermente ondulato, tal fiata al punto da aspirare alla dignità di collina, presentava all'occhio del riguardante un' uniformità desolante: il terreno, spelato per la re- 1' opera della Lega Nazionale, rammentando con ciò ai tigli di queste terre quale sia' il loro primo dovere di patriotti. Ed oggi che la Lega si rivolge al cuore degl' italiani per ottenere l'aiuto che l'è indispensabile, rispondano tutti generosamente, contribuendo così all' erezione delle cinque scuole, progettate per la regione, ed alla spesa per il loro mantenimento, che nel prossimo anno sarà di almeno 80.000 corone. NOTE AGRARIE Del concime, stabio 0 letame. II letame non è altrp che la paglia infraciditi sotto le bestie, e mescolata col loro sterco, o anche il puro sterco, cioè la miscela delle secrezioni solide e liquide degli animali. La lettiera assicura una buona produzione di letame, il quale comunica la sua proprietà fertilizzante alla terra ed in pari tempo provoca la fermentazione delle materie vegetali. Pei campi il concime è un prodotto di prilli'ordine. Esso era conosciuto anche dai nostri avi, i quali alla loro epoca, tenevano esclusivamente il bestiame allo scopo di fare il letame ; oggi la cosa è diversa, perchè oltre il concime che il bestiame produce, si utilizza in diverse industrie, per latte, cacio, burro, cuoio, ossa, corna, ecc. La lettiera in tempi di penuria, si fa anche con la lisca, con la scorza di quercia, con i muschi, con la terra secca, con la segatura di legno, con i rimasugli che si trovano sulle spiag-gie dei laghi e del mare, con la torba. La lettiera fatta di torba forma un ottimo concime, perchè essa assorbe con molta facilità le sostanze liquefacene ed è più economica; dove però non si può impiegarla per la soverchia spesa di trasporto si adopera anche il gesso comune, spargendo uno strato di 2 Cg. circa per ogni animale grosso dopo la pulizia della posta. Il gesso ha la facoltà di assorbire immediatamente le urine, formando un buon concime, impedisce le esalazioni di esse, ed in tal guisa rende la stalla più asciutta e più salubre. E' pure utilissimo avere in serbo della terra asciutta e polverizzata, da spandere una volta al giorno nel rigagnolo delle, urine, onde assorbire le materie liquescenti, ed accrescere così la quantità del letame e il miglioramento di esso. Cosa poi impor- cente falciatura, mostrava radi e corti fili d'erba ingialliti e vizzi: e-stc.se pasture brucate e ri brucate e improduttive soppiantavano i campi: a lunghi intervalli, circoscritto da basso muricciolo di pietre senza cemento, 1111 tisico lembo coltivato a patate e verdura per l'inverno; indi una buca profonda con poca acqua giallastra, donde, nelle ore afose del sollione, i ranocchi invocano la piova: poi, per larghi tratti, nudi orrori di sasso: ecco il paesaggio; Le figure che, a quando a quando, lo animavano, erano in tutto degne del grigio squallore del quadro: lungo le guide della ferrata, appoggiati ai parapetti di legno dei cavalcavia, uomini, donne e ragazzi, indossanti lo strano e caratteristico costume degli Slavi dell'Istria meridionale, attendevano il passaggio del treno, che, ili quelle contrade inospiti e selvagge, pare una nota stonata, per transitare dall'altra parte: in quelle fisionomie dure, angolose, olivastre, ombrate da ispidi baffi neri e un certo che di fiero, di tante è l'abbondante letamazione. che accresce il prodotto dei campi e dei prati ed è perciò una condizione necessaria per il buon successo. L'agricoltore avveduto deve studiare tutti i mezzi, onde avere concime in grandissima quantità, raccogliendo anche le ossa che sono un eccellente elemento. Molti buttano le ossa di cucina, invece di utilizzarle come si dovrebbe; qualche massaio invece, che ne conosce il valore, le raccoglie e le mette nel letamaio, oppure nelle , fosse delle viti, e là col tempo si scompongono trasformandosi in fosfato d' ossa. In Istria da molti, come in altri luoghi ancora, il concime è tenuto in poco conto e non si apprezza ; non appena sbarazzata la stalla lo si butta senza pensare alla sua utilità feconda; certuni lo mettono su di un suolo molto inclinato, sicché avviene che quando piove, il concime resta lavato e tutta la sostanza e i liquidi se ne vanno unitamente all'acqua piovana in altri terreni e nei fiumi, rimanendo Un po' di paglia bruciata dal sole e lavata dalle acque. L' uso di lasciare il letame in tal guisa è di grave pregiudizio ; occorrono quindi le maggiori diligenze nel raccoglierlo, nel custodirlo e lavorarlo diversamente da quello che si fa oggi giorno; p. e. il concime che si ammucchia devesi voltare e rivoltare ;2 o 3 volte a convenienti intervalli, affinchè la fermentazione avvenga più facilmente. E' assai vantaggioso spargere il letame sui prati durante 1' inverno, perchè esso ne difènde la superfìcie dalla rigidezza del freddo, sia come materiale che si sovrappone, sia come sostanza che contiene principii fer-vescenti. Quando le erbe sono più delicate e viscose hanno, per la loro conservazione maggior bisogno di essere difese dal freddo (così dice Cattaneo). La neve oltre ad essere un buono e prezioso concime, forma la protezione delle erbe dai freddi intensi di Dicembre, Gennaio, Febbraio, è la vera protettrice dei prati e dei campi, questo bianco lenzuolo 0 strato di neve impedisce lo svolgersi dell' evaporazione delle materie grasse dal terreno. Abbiamo altri concimi gratuiti, che hanno sorgenti naturali : il sole, l'acqua, l'aria perchè contengono gli elementi principali di nutrizione dei vegetali come p. e. l' ossigeno, l'idrogeno, la luce, ecc. Una cattiva abitudine hanno i nostri contadini, quella cioè di tener il concime vicino alla stalla ed alla propria abitazione. Essendo esso un focolaio d'infezione, dove si riscontrano tutti i microbi od maschio perfino nei lineamenti femminili, traluceva l'antica ferocia degli Uscocchi e dei Morlacchi, distruttori, oltre che di tante altre cose, dei foltissimi boschi della Polesana, invano minacciati ripetutamente dalle severe terminazioni dei rappresentanti di San Marco e, perennemente, da una scritta tutt'ora visibile e leggibile sul lato destro della facciata principale del palazzo di città a Pola, mia patria. Oggidì i degni nepoti ne pagano il fio arrostendosi il cervello alla canicola estiva; e, tanto per non perdere l'abitudine, esercitano il nazionale falcetto sui sudati tralci degl'Italiani; e si consolano, inoltre, della querciof'obia dei loro antenati, fra una vangata e l'altra intonando in falsetto il nina nina neniza nina naaal, antipatica nenia, testimonio elequente del genio antimusicale e, in generale, antiartistico, delle razze slave. Questi i campioni dell'odierno movimento panslavista in Istria, ladri, grassatori di strada, che se 11011 vi saltano più alla gola sulla pub- organismi ed i fito-parassiti, generano delle malattie negli animali e negli uomini, le quali malattie talvolta sono disattiva indole ed incurabili. Custodite meglio il vostro letame se volete che la terra vi frutti ; fate le concimaie coperte di tegole od anche di paglia per proteggerle dall'acqua e dal sole. E' sempre da preferirsi che il letamaio sia situato a tramontana e in luogo piuttosto concavo, in distanza dell' abitato, delle stalle e del pozzo. In Lombardia si usa radunare le terre ricavate dallo spurgo dei fossi e trasportarle vicino al campo dove si deposita poi il letame, formando un t>anco 0 piedestallo alto 50 0 60 centimetri circa, molto più largo del mucchio del letame che vi si sovrappone. All' ingiro del banco sogliono alzare un poco di terra, onde contenere le materie liquescenti grasse e le acque piovane, le quali, così ritenute, s'infiltrano nella terra sottoposta, andando cosi nulla perduto. La terra viene indi mescolata col letame 2 0 3 volte onde promuovere la fermentazione. Miei cari agricoltori, cercate un po' più il vostro interesse e non trascuratelo come avete fatto finora. Eseguite quanto sopra si è esposto e vi troverete contenti. Dott. A. Cattoi DA UNA DOMENICA ALL'ALTRA Elargizioni al gruppo locale della Lega Nazionale. Da Lodovico Cobol-Rockport, Texas - per aver ricevute le «Istantanee di viaggio» del nepote Enotecnico Giuseppe Cobol, Cor. 83.60. Da x, y, z Cor. 10, non sapendo a chi dei tre appartengano. Da Antonio Depangher, rispondendo all' invito della Direzione centrale, Cor. 2. Da P. C. Cor. 1, non sapendo come meglio impiegarla. Elargizioni. Il signor Riccardo de Maiti consegnò alla Direzione del Civico Spedale Cor. 6, da distribuirsi fra i ricoverati. Sulla bontà dei perfosfati minerali. Rileviamo con piacere che quest'anno la Direzione del nostro Consorzio Agrario Distrettuale, quantunque finora contraria ad adottare l'uso del perfosfato minerale, per la composizione di concimi chimici per patate e piselli, offra ora ai soci le suaccennate miscele. Ciò dimostra ad evidenza che persino i più renitenti vanno man mano persuadendosi della convenienza, uti- blica via, come una volta, dobbiamo ringraziare non già le solite tauma-turghe civiltà e coltura, bensì gli aumentati e ingrossati posti di gendarmeria. Su questa scena stendevansi le pezze porporine del tramonto, che, là giù, verso Pola, scendeva terribilmente maestoso al mare in mezzo a un trionfo di nubi d'ogni fatta e d'ogni colore: tramonto apocalitico.. La minuscola chiesola di san Quirino,, perduta fra '1 seminato, percossa in piena faccia dagli ultimi raggi dei sole morente, che si riflettevano, incendiati, sui rozzi e scoloriti vetri, pareva in fiamme. Il canto si espandeva tuttavia in tutta la sua robustezza e chiarezza senza che si potesse peranco scoprirne il cantore: si pensava, involontariamente, a un solitario genio campestre celato fra le, siepi lontane, riarse, inneggiante alla luce che andava mancando. C Continua) Supplemento al giornale „EG1DA" N. 36. UR GVEHHR DI GRADISCA (Pagine di storia patria del XVII secolo) (Continuazione ; redi N.ro 29) Però le noie e le seccature non erano finite con lo sbarco delle truppe: appena posto piede a terra i soldati chiesero danaro. Danaro! Dove pescarlo, ora? Basta: il Tiepolo era nato con la camicia, e anche stavolta i cittadini, con generose oblazioni, trassero il magistrato dall' imbarazzo. Trascorsi alquanti giorni gli ospiti, che s'annoiavano, cominciarono a farne delle loro: cinque o sei Olandesi aveano tentato di svignarsela; altri, quasi temessero di perdere nel breve ozio l'esercizio delle armi, mostravano un vivo desiderio di misurarsi col nemico. Se non che al generale era stato imposto di non impiegare quella gente in avventure troppo arrischiate. Alla fine giunse anche il generalissimo in compagnia di certo lacob Levita, ebreo polacco, un figuro, che avea proposto al conte olandese, così come uno scherzo, la presa e il sacco di Trieste. Per fortuna il Tiepolo, con prove evidenti, palmari, riuscì a distoglierlo dal disperato proposito; e il signor conte, tanto per frenare ne' suoi uomini il violento desiderio di allungare le mani sulla roba altrui, li affaticava di continuo in esercitazioni militari. Quando piacque al Signore, le barche, a posta noleggiate, accolsero gli ospiti, che, favoriti da un tempo splendido, veleggiarono alla volta del porto Ròsega, in quel di Monfalconc. V. Dopo la partenza degli Olandesi. — I comandanti veneziani. — Lo stivale nel setolo XVII. — Venezia e la politica spagnuola. — Notizie a fascio. — Scaramucce. — Bernardo Tiepolo. — Pericolo scongiurato. — Il provveditore Zorzi. — La flotta spagn'uola. — I suggerimeliti del proveditore Ztìrzi vengono respinti dal Senato. — Fatto di sangue. — Le ultime archilmgiate. — Ancora il vescovo di Pedona. •— li eapitaneato di Raspo a tempo delle guerre gradiscane. — Eco della disfatta di Zaole. — Astuzia e audacia uscocehe. — Arrivo del castigamatti. — Sacco di Dragucchio e Kazize. —Ili castellano Domiziano Zara. — Gli stratagemmi di Bernardo Tiepolo. — Riconquista di' Razize. — Un proclama di Domiziano Zara. — L' opera degli Uscocchi e quella dei nostri. — Il contegno del Governo. -L' ultimo fatto d' armi del provvedilo» Zorzi. — La relazione, di Bernardo Tiepolo. Dopo la partenza degli Olandesi, le relazioni dei provveditori non registrano alcun fatto che ricordi, pula caso, la presa di Antignana o la capitolazione ; di Gimino. D' ora in poi dovremo accontentarci della cronaca minuta, redatta a baizelloni, ;na non affatto priva di episodi interessantissimi, illustranti a maraviglia la guerra a scartamento ridotto che allora si combatteva in Istria. I lettori, che ni' hanno seguito sin qui, continueranno, »pero, a onorarfni della loro attenzione, non già per amore dell'umile estensore di queste pagine, bensì per ammirare ancora una volta in mia compagnia lo spirito di abnegazione e il' ardente amor di patria di' quei veneti génerali, che, trascurati dal Governo centrale, sprovvisti di mezzi, insidiati dappertutto da un nemico dieci volte superiore, trovano nondimeno il modo e la maniera di sodisfare le milizie senza importunare Venezia, staccando a quando a quando qualche gemma dalla corona arciducale di Ferdinando. Al conseguimento di sì mirabili effetti contribuiva in primo luogo 1' esemplare accordo che regnava fra i singoli comandanti della Repubblica : mai uno screzio, mai un' insubordinazione : gli ordini superiori eseguiti prontamente e ciecamente, rammentano I' odierna militare disciplina. Eppoi essi sapevano benissimo d' appartenere a uno Stato, che avea cancellato dal suo vocabolario la parola sconfitta: stavano, perciò, in sull'avviso e facevano tesoro delle savie ammonizioni della storia. Nè le condizioni politiche dell' Italia d'allora consentivano loro di agire altrimenti. La caricatura Italia fui, da noi non invano riportata nel primo capitolo, oltre che rivelare nel seicento, tanto malmenato da storici e da letterati, uno spirito alla Pasquino di cui non lo si sarebbe creduto capace, mette in rilievo egregiamente la smania di conquista degli Spagnuoli e dei Francesi, sempre teneri del possesso del giardino d'Europa. Circa poi gli apprezzamenti del Lancellotti, noi siamo d'avviso essere di gran lunga preferibile la tirannide di un Nerone nazionale alla mitezza e alla generosità di governanti stranieri: meglio un tozzo di pan bigio in casa propria che una fetta di arrosto nel palazzo altrui. La Spagna, pappatosi il regno di Napoli e di Sicilia, impadronitasi del piano lombardo, con l'ingordigia della lupa dantesca, si disponeva ad ingoiare la rimanente Italia: ma gli stracci arlecchineschi ond' era imbastito lo storico stivale all'epoca del nostro racconto, glielo impedivano. Tengo sott' occhio una carta del vicino Regno com' era nel XVII secolo. .Nel centro della penisola il papa stendeva il suo scettro alla còsta orientale da Ascoli alle foci dell' Adige, alla occidentale da Terracina alle spiagge toscane. A mezzogiorno una gran macchia verde copre la Sicilia e buona parte del continente : signoria spagnuola. Il giallo di Venezia colorisce pure T isola di Sardegna, l'Istria, le Àbsirtidi e la luno-a Dalmazia. A mezzanotte spiccano il verde sbiadito degli irrequieti duchi di Savoia e il rosa della Lombardia ; poi &nell' interno alcuni staterelli di nessun conto e alla riva ligure un altro propugnacolo della libertà italiana: la repubblica genovese. Gran curafdella politica spagnuola di quegli anni era di atteggiarsi a liberatrice della nazione italiana, specie quando potea farlo in barba alla odiata Francia: non mancava mai d'intervenire nelle cose della penisola massime, secondo l'espressione di Traiano Boccalini, se tratta vasi* di levare con zappa castigliana il chiodo gallico dalla terra del si. Ma. continua il prefato scrittore, li potentati f> garantito netto di tassa rendita. (Vedi operazioni della Banca qui sotto). La Banca popoSare Capodistriana eseguisce LA VERIFICA di ogni specie di titoli, tanto nelle passate che nelle future estrazioni, conteggiando ai propri associati (verifica annuale) sino 50 pezzi soldi 5 a' pezzo. Il di più soldi 3 a' pezzo. I non associati pagano 10.soldi il titolo. Pagamenti antecipatL lità e bontà del perfosfato minerale, dando in tal modo piena ragione alla Direzione della Sezione Agricola, che così raggiunse già in buona parte lo scopo prefìssosi. Concerto. Il «Circolo Mandolinistico Sociale» ((composto dai Signori che formavano il «Club Mandolinistico bile verso preavviso di tre giorni al 8 7„- 2. per qualunque importo, a tre | mesi fisso, prelevabile verso preavviso di quindici giorni al o1, ("/0, 3. per qualunque importo, a sei mesi fisso, prelevàbile verso preavviso di vénti un giorni al S Vg%* 4. per qualunque importo, a un an- Rispondete tutti all' invito della Lega Nazionale —...... r- GIOVANNI DI VINCENZO LAURO SflfJTO^Ifl DA UOMO KW Hm i gii o ri 1W TORCHI DA e da OLITE sono i nostri Torcili «ERCOLE a mano di nuovissima ed approvata costruzione con meccanismo a pressione doppia e continua; garantita la massima utilizzazione superiore di tutti gli altri Torchi. Torchi idraulici - Spruzzatrici automatiche da Viti patentate „SYPHON I A " che lavorano da sè, senza movimento d' una leva. Aratri d'acciaio da campo e da vigneti, Torchio a mano. Torchio idraulico. 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