Mitja Skubic CDU 811.132.1'367.626.4 Universita di Ljubljana IL PRONOME RELATIVO CHE IN FRIULANO l. Ho espresso anni fa in questa stessa rivista (v. Linguistica 28, p. 64) il parere che l'uso del pronome relativo che, nel riprendere un antecedente, che poi nella subor­dinata relativa funge da oggetto diretto, nella fattispecie reso analitico per mezzo delle forme atone del pronome personale nei casi obliqui, nel friulano sonziaco sia da attribuire all'influsso della lingua slovena; piu esattamente delle padate slovene occidentali, quelle, appunto, che da secoli sono a contatto con l'estremo lembo del friulano orientale. La mia convinzione si basava sul fatto che le lingue slave, com­preso lo sloveno, per mezzo delle forme atone del pronome personale aggiunte al pronome relativo ki, lo rendono funzionale a esprimere, conservando sempre la nozfone di relativo, un complemento oggetto; il che esconosciuto alle lingue roman­ze, a prescindere dall'uso piuttosto ridotto dei continuatori sintetici delle forme fles­sionali latine CUIUS, CUi nell'iberoromanzo e nell'italiano. Fa eccezione, come in molti altri fenomeni linguistici, il romeno il quale appunto, per riprendere il com­plemento oggetto nella relativa, conosce la forma analitica 1; e per il romeno non do­vrebbero esserci dubbi quanto all'influsso linguistico slavo. Mi convinceva in questa opinione anche il fatto che nelle grammatiche friulane di uso pratico non si parla di una tale forma analitica del pronome relativo che; e nemmeno nelle opere d'impo­stazione scientifica. Anzi, nella esaustiva sintesi sul friulano, presentata nel LRL, III, si afferma expressis verbis che il relativo che nei casi obliqui, vale a