Abbuonaineiito annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi alVAmminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Capodistria 25 Gennaio 1885. L’Istria 3 coir, accennando all’ appello da noi fatto a’ nostri comprovinciali nel „Varia" del numero 24 a. d. scrive : „Noi ringraziamo sentitamente il Patria, e per canto nostro auguriamo al confratello sinceramente quanto egli sa augurare a noi. Diremo di più, che senza far questione nè di luogo nè di persona, noi vorremmo, e con tutta l’anima nostra vorremmo, che la provincia nostra finalmente venisse dotata d’un giornale degno di lei ; autorevole cioè, serio, copioso, molto diffuso e ben sostenuto. Solo a queste condizioni la nostra patria potrà sentirne benefici effetti dal giornalismo ; in caso diverso si vagolerà sempre nell’ equivoco, nell’ ignoto. — Colle quali considerazioni non intendiamo alludere al nostro organo, siccome quello che sarebbe designato a sostenere codesta parte ; per noi — che del giornalismo non ne facciamo una speculazione — questo o altro, è tute’ uno ; parliamo in tesi generale ed edotti dalla poca esperienza che abbiamo degli uomini e delle condizioni del nostro paese. Dunque, o con noi o senza noi, un giornale provinciale è assolutamente necessario, e bisogna volerlo ad ogni costo, quando non si voglia camminar a ritroso. E dicendo giornale provinciale, non intendiamo ancora di escludere i locali ; vorremmo anzi che ciascuna delle nostre cittadette fosse dotata del proprio, che sarebbe, se non altro, nobile palestra a tanti giovani ingegni desiderosi di vita e sempre ardenti di cari ideali. Ed ora specialmente che da tutti è notato e valutato un salutare ridesto intellettuale nella nostra provincia, fa d’ uopo sempre più alimentarlo, sostenerlo, con sacrifizi egualmente divisi. I mezzi e la via che l’uno o l’altro vuol scegliere, contano poco o nulla ; raggiungere la meta, vuol essere ; ecco il busilli. Adoperiamoci però tutti a raggiungere codesta meta, e prima di ogni altro ne dia l’esempio la stampa provinciale, che è il diapason dell’ opinione pubblica. Con animo adunque riconoscente accettiamo e contraccambiamo gli auguri veramente ambiti del Patria di Capodistria ; ed unendo a lui quella nobile antesignana che è la rispettata e sempre autorevole Provincia, mandiamo a tutti e due le felicitazioni più sincere di lunga e sempre gloriosa esistenza." L'Istria, ringraziandoci così d’un atto fraterno che le era dovuto, enuncia insieme un’idea, un’idea seria assai. Se si potesse, a costo anche di sacrifici, attuarla, noi crediamo ferinamente, che sarebbe senza esagerazione di largo, inapprezzabile vantaggio alla causa per la quale con ogni gagliardia oggi più che mai dobbiamo combattere imperterriti. Infatti se un grande, un autorevole giornale provinciale potesse sorgere e vivere di vita rigogliosa, fiorita, se raccoglier potesse intorno a sè, intorno al labaro stesso quanti sentono battere veemente il cuore nel proprio petto, quanti ascoltano amorosa-mente la dolce, la soave, la santa voce di patria, vi farebbero certo capo sì le prudenti moderate aspirazioni dell’ età matura, che le balde ardite speranze della gioventù e — sparite le infauste gare di campanile, di partito, di fazione, di persona, che eredità vituperevole di andati tempi ha a noi tramandato — alto, ben alto suonar potrebbe il nome istriano, il nome della terra nostra diletta. Lo diciamo forte una volta ancora — e 1’ odano pure i nostri nemici al di quà e al di là de’ monti, gli avversari accaniti della nostra coltura, della nostra civiltà italiana —- alto, altissimo, perchè, illustrato da cento da mille ingegni — che ne propugnerebbero l’incontrastabile diritto, ispirandosi alle ruine di Pola romana, alle sacre vesti già dell’ antica Parenzo, ai ruderi preziosi di Capri vetusta, alle onde che accarezzano le nostre isole, ai castellie-ri, i quali di sotterra custodiscono gelosi le nostre avite tradizioni, — non sarebbe una parola, che, stolti, tentarono di rendere slava, ma una forza, una potenza, una virtù, contro cui indarno verrebbero a cozzare miscredenti reclutati tra un clero estvano e tra ordini di forestieri, che, consci de’ fratti mirabili dell’educazione, per snaturar noi tentano snaturare i nostri figliuoli. Miscredenti, imperocché venuti d’oltr’Alpe in cerca delle nostre donne per Mainarsi, o scesi per sete di predominio sino a prostrarsi, sacrileghi, dinanzi un Dio che non è il loro, o felloni manzi a un principe, per le cui leggi riverenza non hanno, mirano ad instillare ne’vergini cuori del popolo nostro una dottrina, che, insinuando l’odio l’astio il livore tra gente che sinora si amava, predica la guerra tra fratello e fratello con una parola . . . Tronchiamo a mezzo il concetto perchè se per loro non c’ è, vigila ben per noi severa, implacabile la fatale censura. E que’ cento, que’ mille ingegni tutti nostri, tutti italiani, potrebbero recare giornalmente all’ideato periodico provinciale 1’ obolo della mente, del-l’intelligenza, degli studi loro, ed il periodico potrebbe uscire molte volte al mese e forse forse divenir quotidiano. Noi lo sappiamo per esperienza, per l’impresa non ci vuole che volontà, e purché volontà tenace, seria, indomabile ci sia, 1-Istria nostra può essere al caso di possedere, se non un diario, un giornale ch’esca ogni secondo od almeno ogni terzo dì e, senza pretendere all’ autorità delle gazzette de’ grandi centri, possa comparire modestamente, ma col massimo decoro tra loro. E se pervenissimo a questo punto, quella curiosità colossalmente indagatrice, quel ministero puhlico, che con occhi d’ Argo ci sorveglia disgiunti e separati in campi diversi e lontani, che reprime non solo lo sfogo de’ più legittimi nostri risentimenti, ma, ove il possa, giunge quasi a chiuderci in bocca — pria che si arrivi a estrinsecarlo — il pensiero stesso che può dar loro l’impulso, quel ministero publico ci penserebbe due volte pria di urtare con diversità di misure e con inutili sequestri la puhlica opinione manifestata dall’organo dell’intero paese, pria di opporsi a che la puhlica coscienza riveli liberamente, entro i limiti della carta costi-zionale, la propria opinione sopra questioni, che son vitali per lei e tali dònno essere riconosciute dal potere centrale, se pur non è dimentico del motto sculto sulla reggia dell’ Augusto Monarca „lustitia regnorum fundamentum.“ Sinora abbiamo guerreggiato alla spicciolata, senza unità di comando, senza concordia di propositi, eppure abbiamo sempre vinto. Che sarà se anche dalle formidabili alture della puhlica stampa, guardati da quel valido baluardo che abbiati! creato ; 1’ anno decorso coll’ istituzione della valorosa nostra società politica, sorretti dai nostri migliori, combatteremo uniti, mossi da un pensiero, animati da un solo, da un unico intendimento e il proclame-rneremq con una sola, unica, vigorosa, potentissima voce? Noi non c’illudiamo. Il Croato o pseudo-croato riederà alle sue steppe; l’apostolo o sedicente apostolo sloveno passerà le nude roccie che fissano il nostro confine, e forse a Zagabria e a Lubiana, pel disonore sofferto, prenderanno a vergate coloro che senza mandato ne hanno assunto, temerari, la rappresentanza, o 1’ hanno almeno vergognosamente sostenuta. Coraggio, adunque, e si venga presto ai fatti. Colla disciplina, coll’ abnegazione, collo spirito di sacrificio del soldato, che tutto scorda sul terreno della pugna per non ricordarsi che del debito suo, che vola alla vittoria o alla morte collo stesso entusiasmo di chi sa che, morendo o restando superstite tra le gloriose schiere de’ caduti, rende ugualmente gloriosa la bandiera per la quale si batte contro l’invasore straniero a difesa del suo paese natio, si serrino le file, si formino i quadrati e sempre avanti Istria nostra. Se tutte le forze nazionali del paese, senza riguardo a frastagli d’opinione, a disparità di sentimenti, a divergenza di vedute inconcludenti polla meta finale, se tutti i Comuni nostri, le nostre società, le corporazioni, le singole individualità vorranno aprirle ampia la strada, noi siamo convinti che l’idea del giornale parentino non rimarrà a lungo un’ idea, ma sarà quanto prima tradotta nell’ ordine fecondo delle realtà. Attendiamo che 1’ „Istria“ ci additi la via più adatta a conseguire sollecitamente lo scopo, pronti a seguirla sino alle ultime conseguenze. Per noi, se la lotta è necessità, la battaglia è vita, e fidi alla voce d’un dovere, che riconosciamo assoluto, siam parati ad accorrere su qualunque campo ra-gunar possa, a difesa del paese, agguerrite e compatte, le prodi falangi dei nostri patrioti. --------------------—od>o---------------------- Volere è potere? Colle false monete, corrono, sebbene sopra un campo differente, anche delle massime false, che per il tuono loro sentenzioso vengono prese per buona moneta, e non sono. Tra queste ci piace notarne una vulgatissima, e cioè che volere è potere. Vi sono dei casi, è vero, nei quali si può, tanto sol che si voglia; ma per elevare una sentenza a massima, non basta che torni per alcuni casi soltanto, ma è necessario che torni per tutti, che non è della sentenza in discorso. Volere è potere ! Guardate a ciò che accade nell’ Istria. 0’ è un partito, che vuole costantemente, tenacemente, potentemente bandire la lingua italiana dai luoghi slavi, dai luoghi misti, e, quantunque non palesemente sinora, dai luoghi prettamente italiani ; questo vuole il partito ; e intanto il Castuano protesta e, quasi quasi si solleva ; Volosca Lo vran a Abbazia I)raguch Neresine con altre località che non rammentiamo reclamano la lingua italiana ; intanto diserzioni quotidiane di agricoltori slavi che adottano la lingua e la civiltà degli italiani; e fra gli italiani risveglio nazionale dalle Alpi a Pola, vitalità nuova, e affratellamento e luce e progresso da far presagire per la provincia i più lusinghieri destini. Volere non è dunque potere. Pare a noi che gli agitatori slavi abbiano fatto soverchio assegnamento sulla bonarietà de’ nostri villici da una parte, e sulla proverbiale noncuranza degli abitanti delle nostre città. Se non che non tutte le ciambelle riescono col buco ; e i medesimi successi che qui e colà conseguirono, non saranno, — e ciò per la necessità delle cose, per una fatalità inesorabile, — che fermate a riavere il fiato, che un arretrarsi affine di prendere la rincorsa verso la coltura italiana, lasciando a battersi l’anca disillusi e desolati coloro, che di sè avevano presunto a segno da credersi atti a far che 1’ acqua ritorni alla sorgente. Stavamo rivolgendo nella mente questi pensieri, quando, aperta VAlabarda, ci occorse una corrispondenza della Dalmazia a convalidare di fatti luminosi il nostro convincimento. È noto a qual termine 1’ a-gitazione croata, favorita da circostanze locali, avesse condotto quel paese infelice. Ora, nelle ultime elezioni del Comune di Zara, il partito croato ritenne consulto di nemmeno accettare la lotta, dimodoché tutti e trentasei i consiglieri riuscirono costituzionali, e precisamente due serbi e trentaquattro autonomi. A Confissa, una delle più ricche borgate dalmate, del pari : i Croati disperarono e non si sono presentati ; quindi trionfò il partito costituzionale italiano. A Ragusa, dove i Croati tenevano il campo, furono adesso paralizzati per modo, che la nuova Rappresentanza è costituita c di costituzionali e di serbi e di croati e d’incolori. Nè punto diversamente a Cattare ; prevalsero i costituzionali, e i croati rimasero schiacciati. „Tutto sommato — conchiude il corrispondente, — e confrontati i grandi sussidi che il partito croato riceve da Zagabria da Praga da Diakovar e da Vienna, colle forze del partito liberale, che, malgrado la tristezza de’ tempi e degli uomini ha riportato tra noi varie vittorie, si viene alla consolante conclusione, che in un tempo non lontano ritornerà in Dalmazia il partito liberale a reggere le sorti del paese." -----------------------OgO---------—--------------- Il discorso dell’ on Coroniti Non ci è dato di recare intero il discorso, che il Conte Coronini, deputato al parlamento, tenne ai suoi elettori domenica 11 corrente, onde ci limitiamo a riferirne le impressioni. Ecco quanto scrive in proposito il Corriere, di Gorizia 14 corr. „II discorso dell’ onorevole Coronini, se fu accolto bene, non suscitò però entusiasmo, nè poteva suscitarne. Non si riscontrano in esso nessuna di quelle frasi ad effetto che fanno scattare un uditorio o lo fanno prorompere in acclamazioni. Di più 1’ oratore parlava questa volta ad un’ assemblea anticipata-mente agguerrita contro le sorprese dell’ eloquenza, ad nn’ assemblea decisa ad andare a cercare il fondo dell’ idea sotto all’ esteriore brillante della frase. Aspettavano gl’ italiani la parola che apertamente li rassicurasse, e aspettavano gli sloveni forse quella che apertamente li incoraggiasse. In attesa di questa, la riflessione e la calma tennero il sopravento e non ci fu luogo per 1’ entusiasmo. Cionondimeno non si seppe male al nostro Podestà di avere interpretata quella calma come un assentimento. I/ avere i nostri più sinceri e convinti patriotti desistito concordemente dall’ idea di muovere in questa occasione qualsiasi interpellanza all’ on. Deputato, parla in favore dei sentimenti che esso inspira, e prova altresì che sotto molti rispetti la sua esposizione sul modo con cui interpretò il suo mandato ha dissipato dei timori, ha rianimato delle speranze. E infatti, se noi pure al pari di tutti i migliori cittadini, avremmo bramato di udir là in quell’ aula, 1’ onorevole Deputato affermare anche più altamente la sua preferenza per la nazionalità della sua città natale, dobbiamo convenire che lo spirito generale del suo discorso, animato da sensi assai liberi, doveva soddisfare, ed anzi, in circostanze meno tese, provocare in più punti schiettissimi applausi. Lo scopo del Club che da lui s’intitola Club Coronini, ma il cui vero nome è: Club del centro liberale, sorto precipuamente per far buona guardia alla Costituzione e alle libertà da quella garantite ; le parole di aperto biasimo contro certe nuove leggi, come quella scolastica, votata con soli tre voti di maggioranza; il chiamare il Conte umiliante che si dica in Austria che una legge scolastica liberale non fa per noi mentre all’egida di tali leggi sono cresciute più generazioni di ottimi cittadini; la mal dissimulata disapprovazione perle distinzioni che nell’Impero austriaco si fanno tra confessioni e confessioni religiose, benché la legge austriaca taccia affatto su una Religione dello Stato, il quadro punto lusingato o abbellito delle condizioni finanziarie, tanto da dire che le debitoriali dello Stato non sono considerate quanto quelle dì un privato che si rispetta, e che 1’ abolizione del corso forzoso farebbe più per il proletariato di tutte le leggi industriali e sociali votato nell’ultimo sessennio ; il voto dato all’allargamento del suffragio elettorale, e la spiegazione di questo voto, sono altrettanti punti del discorso di Coronini che devono inspirare o per meglio dire confermare la fiducia negli elettori di esser dinanzi a un uomo sul quale l’aura illiberale e retriva che spira presentemente, è passata senza alterarne i liberali principi. Ma non sarebbe ancora abbastanza per soddisfare i cittadini di Gorizia, cui la propria nazionalità è primo e prezioso tesoro, se anche in linea nazionale non si trovasse nel discorso dell’ on. Co-ronini qualche argomento importante del quale tener conto. E vogliamo alludere alle sue parole di domenica per quanto ha relazione alle lingue nazionali. Egli vorrebbe che vi fosse una legge che regolasse la questione delle lingue, e lo vorrebbe perchè : „oggi tutto è rimesso all’arbitrio del Governo, il quale un giorno può fare concessioni, e il giorno dopo può dichiararle invalide. Da ciò segue che il Parlamento è divenuto un luogo di traffico continuo di concessioni nazionali, e che le nazionalità che dispongono di una parte numerosa di voti possono vantarsi di grandi successi, mentre quelle in poco numero non conseguono che poco o nulla. Prova ne sìa che esistono Università polacche e boeme, mentre tutte le petizioni delle patrie corporazioni per Vintroduzione delle lingue del paese nelle nostre scuole medie, e perfino le ripetute risoluzioni prese sopra proposta del vostro deputato dalla Camera medesima non ebbero altra sorte che quella del cestone.“ Nè questo è il solo biasimo inflitto dall’ oratore alle preferenze che s’accordano ai più numerosi. In altro posto, parlando dei vantaggi delle istituzioni liberali, elogiando il sistema parlamentare in massima, egli aggiunge : „perchè oltre a tutto, colà si ripete da un governo centrale, che dovrebbe essere veramente superiore ai partiti, la propria tutela. “ Un po’ troppo ottimista si dimostrò il Coro-nini nel quadro tratteggiato dei rapporti tra nazionalità e nazionalità nella nostra provincia ; ma abbiamo motivo di credere che questo ottimismo è più nei desiderii del suo animo mite che nei suoi convincimenti di uomo politico. Correttivo a questo non giustificato ottimismo, al quale vorremmo poterci associare, perchè noi pure siamo per la pace, ma con onore, è però che egli ammette e riconosce che vi possono essere per noi dei casi nei quali l’amor di pace potrebbe degenerare in viltà, e ci dice : „ Credo di poter essere superiore al sospetto eli consigliare delle viltà. E in altro luogo queste parole ancora più rilevanti : „Difendere strenuamente ove si dimostrasse necessario la propria posizione. Perchè sarei Vul-timo a desiderare che i miei concittadini s’abituino a sagrificare a viste di vile guadagno quegli interessi di sfera più elevata che distinguono V uomo dal bruto.11 Ecco delle nobili parole, e di queste prendiamo atto preziosamente : su queste non cade ombra di ambiguità e di riserva, nemmeno in linea nazionale per la nostra città. I concittadini del conte Francesco Coronini siamo noi di Gorizia, quelli che devono difendere la propria posizione siamo ben noi che non pensiamo menomamente ad attaccare gli altri nella loro. E quindi senza blandizie possiamo dire che abbiamo fede nel deputato della nostra città, e che questa posizione siamo convinti che egli ci aiuterà a difenderla. Interpellanze private che gli vennero rivolte in questo senso, ed alle quali egli ha risposto con tutta serietà e franchezza, ci autorizzano a questa fiducia, che è del resto, e lo sappiamo, condivisa anche da molti dei migliori patrioti triestini ed istriani. „ Lo stesso “Corriere,, nel successivo suo numero .17 corrente riassume così il proprio ed il giudizio della stampa sul discorso Coronini : „II “ Corriere,, si è pronunciato, ed ha detto di quali punti del discorso dell’ on. Deputato e di quali fra le sue parole credeva si potesse prender atto con soddisfazione. Questo fino a ragion conosciuta del contrario, poiché su una strada a doppio binario il “ Corriere „ non lo seguirebbe sicuramente. L’ “Eco del Litorale,, non dice, ma lascia travedere di essere di quelli che ne rimasero solo mediocremente soddisfatti, però non dice quali siano i punti che non ha trovato di suo genio ; potremmo dirlo noi per esso, ma non siamo chiamati a farlo. La “Soca„ attesta che gli sloveni sono per il Conte Coronini. Se questo è il suo convincimento, e se esso è basato, non crediamo che le sue parole rendano servigio al deputato di Gorizia. In quanto alla stampa di fuori, nel complesso si mostra piuttosto fredda, o la tedesca di Sinistra poi assolutamente ostile. Non manca il biasimo anche da parte di taluno del Litorale, e l’astensione, significante essa pure, di altri. Dobbiamo con rincrescimento osservare che l’elogio più assoluto, più incondizionato, viene da quelli la cui approvazione non influisce in bene sull’ impressione generale. Forse ancora in questa sessione parlamentare il Deputato di Gorizia avrà agio di purgarsi francamente dalla taccia appostagli — auguriamo che sappia approfittarne. „ L’ “Istria,, infine scrive in argomento : „Come era stato annunziato, domenica 11 corr. il Conte Coronini tenne un discorso ai suoi elettori nella gran sala del palazzo comunale di Gorizia. Noi non abbiamo ancora sott’ occhio questo discorso nella sua interezza, per ciò non ne possiamo dire l’impressione che ci ha fatto. Stando però agli estratti di questo discorso riportati dagli altri giornali, ci par di scorgere, che il Conte Coronini seppe molto abilmente destreggiarsi nella spinosissima e molto scottante questione della nazionalità. Da ciò ne venne, che sotto questo riguardo egli non seppe accontentare nessuno, e nel caso concreto nè italiani, nè sloveni. Certo egli proclamò dei principii altamente liberali, e dei canoni di eterna giustizia, ai quali l’uomo il più giusto e il più liberale non vorrebbe rinunciarvi ; senonchè la politica non segue mai le ragioni del sentimento ; ma quelle dell’utilità pratica e del sicuro contingente. Dato importante il fatto, che nel Litorale vi sieno, come vi sono, delle diverse nazionalità che si contendono, come suol dirsi, il primato ; a quale di queste il Conte Coronini accorderà 1’ egemonia? Qui sta il nerbo della questione, e dal quale voglia o non voglia non si può prescindere, e men che meno sorvolarci sopra. Quindi su questo punto avremmo voluto che S. E. il Conte si fosse chiaramente espresso, e senza reticenze. Ed è questo eh’ egli non ha fatto —- se bene abbiamo letto i giornali di questi giorni che di ciò trattavano, e se bene essi hanno riportato i punti salienti del suo discorso. “ Ed ora diremo pur noi la nostra opinione. Il discorso del Conte Coronini non ci ha soddisfatto appieno. Anche noi, al pari de’ nostri confratelli liberali, avremmo voluto che fosse più esplicito nella questione nazionale. Se la sua riservatezza dipende dal fatto eh’ egli rappresenta alla Camera anche alcuni Comuni slavi noi non possiamo scusarlo, perchè non crediamo che ciò possa impedirgli di esternare e sostenere idee fondamentali, che potessero essere loro contrarie. Il deputato è l’espressione del voto della maggioranza de’ suoi elettori e benché non sia rigorosamente tenuto a seguirne gli intenti, ha però l’obligo morale di uniformarvisi. La minoranza, s’anco ha votato per lui, non può pesare nella bilancia. Nè può scusarlo meglio l’altro fatto, ch’egli fe’ unicamente 1’ esposizione della sua aziono parlamentare passata e non un programma di quella avvenire. Ninno ignora che il resoconto dato da un deputato ai suoi elettori allo spirare del mandato conferitogli non è che la carta di legittimazione di cui egli previdentemente si munisce coll’intenzione di servirsene nelle elezioni future : onde tale una carta dev’ essere chiara, precisa, intelligibile a tutti coloro, che sono chiamati a dargli i propri suffragi, e prestarsi non deve a doppie interpretazioni. D’ altronde che domanda la nostra consorella all’Isonzo, che domandiamo noi pure al Conte Co- rollini, che possa rendergli diffìcili franche, libere, determinate manifestazioni ? Noi — e V abbiam detto ai nostri amici di Gorizia ancor nel Dicembre decorso — noi desideriamo soltanto, che apertamente affermi la nostra nazionalità, si schieri tra i nostri e concorra coi nostri, — con quanti sono italiani da Trento a Ragusa — alla formazione d’ un gruppo, che sul terreno costituzionale strenuamente la difenda, insiem tutelando a Vienna ogni altro nostro interesse. Ecco ciò che gli si chiede, ciò che si attende da lui colla ferma fede, che non possa trovarsi a disagio tra noi, se pur riflette, che i clubs nazionali, inopportuni forse o impossibili nelle passate legislature, ornai s’impongono assoluti colla logica inconfutabile de’ fatti. Queste idee oggettive le abbiamo comuni col-VIstria, la quale ha dato loro ampio sviluppo negli ultimi suoi due numeri 11 e 18 Gennaio corrente. ————————-------------------------- ------------------ Il Dottor Domenico Lovisato l’illustre nostro conterraneo ed amico non dorme sugli allori raccolti. Valoroso sempre sia che rischi la vita là nella Terra del Fuoco contro la fiera ignoranza di popoli selvaggi, sia che pugni sui campi di battaglia o al suo posto di docente universitario su quelli incruenti e sereni della scienza Egli illustra ognora ed ovunque il nostro paese. Ecco quanto leggiamo e — seco lui congratulandoci — lieti riproduciamo dall’ Avvenire di Sardegna 12 Gennajo corr: Uno scelto e numeroso uditorio traeva ieri all’ aula massima della R. Università, per udire la prolusione del prof. Lovisato al corso di geologia e mineralogia. La fama del chiarissimo scienziato, testé promosso ad ordinario dall’ Ateneo sassarese al nostro ; la notizia corsa che il discorso suo si sarebbe aggirato intorno ad un tema direttamente interessante l’isola sarda, aveano creato nel pubblico una grandissima aspettazione che, ci affrettiamo a dirlo, non è stata punto frustrata. Infatti, nell’ ora e mezzo che durò il brillante e dottissimo discorso, 1’ attenzione, l’interesse non venne mai meno un istante. Descrivendo la storia geologica e mineralogica della nostra isola il disserente seppe adoperare un metodo che, rimanendo rigorosamente scientifico, valesse a temperare 1’ aridità del tema e a renderlo ameno ed interessante anche ai profani. Profani noi stessi, non possiamo dissertare sulle ipotesi, sulle deduzioni di un alto ordine scientifico esposte dall’ oratore, come corollario dei suoi profondi ragionamenti ; ma abbiamo assai gustate la italianissima grazia della forma, il porgere familiare ed efficacissimo, le trasparenti e vivaci allusioni alle condizioni politiche dell’Italia e a quelle morali della Sardegna. Senza dubbio il prof. Lovisato non è solo uno scienziato di valore non comune, non solo un patriota caldo e convinto, ma di più (ciò che non guasta mai) un letterato pieno di gusto e pieno di verve. Un applauso unanime ha salutato la fine del suo discorso che, possiamo dirlo, rendendoci interpreti del sentimento generale, ha fatto una profonda impressione e ha accentuato quella corrente di viva simpatia che già esisteva fra noi per lo studioso ed ardito compagno di Giacomo Bove. Assistevano alla solennità (che realmente fu tale) il signor Rettore dell’ Ateneo, comm. Zanda, i presidi della Facoltà e quasi tutti i professori universitari. NECROLOGIO Annunciamo addolorati la morte di Giorgio de Franceschi, fratello agli amici nostri di Seghetto, avvenuta l’undici corr. Tempra di ferro egli potè lungamente combattere, ma non potè vincere penoso, inesorabile morbo e, a quarantotto anni nel fiore della virilità, dovette rendere alla madre comune il grande tributo. Giorgio de Franceschi fu strenuo, quanto modesto patriota, uomo di fatti, non di parole, gentiluomo per eccellenza al par degli altri tutti di casa sua. Nel 1859 emigrò e visse più anni all’ estero fido ad alto, incrollabile ideale. Di ritorno dall’ Italia si ritirò a Umago ed ivi la stima e l’affetto della cittadinanza lo chiamarono ripetutamente all’onore de’ primi uffici. Alla desolata famiglia, se pur pónno recar conforto, le nostre mestissime condoglianze. INDUSTRIA LIBERA e lavoro carcerario (Dalla „Gazzetta Provinciale di Bergamo“) Continuazione e fine vedi N. 23 e 24 a. d. e 1 a. c, E qui mi par di sentire voci alte e fioche gridarmi la croce addosso perchè ardisco proporre che i detenuti sieno obbligati al lavoro coi mezzi coercitivi. Avverto subito che io non intendo che si abbiano ad usare mezzi crudeli ; ma dopo tutto credo che, qualunque sia il mezzo che si scelga, non sarà certo più inumano di quello che si adopera nei nostri latifondi coltivati a risaie, dove si vedono uomini, donne, fanciulle (intendete, o signori, e fremete !), le quali, chine tutto il giorno sotto la cocente sferza del sole, appena osano di quando in quando sollevare il capo per tema di essere colpite dallo scudiscio del loro padrone. E per ricompensa, a sì enorme lavoro, e inumano trattamento ricevono pochi soldi, ovvero un po’ di polenta ammuffita e un po’ di cacio tarlato. Eppure di ciò non si discorre, e tutte le tenerezze sono profuse per i carcerati ! È tempo ormai, o signori, permettete che lo dica, di pensare un pò meno ai galeotti, che ingrassano fra due guanciali, e un po’ più ai galantuomini, che impazziscono per fame e per stenti. Conchiudo quindi col dire che, ove sieno necessarii, vengano usati contro i detenuti tutti quei mezzi che, pur rispettando la dignità umana, sono indispensabili per ottenere da loro, indipendentemente da qualsivoglia interessenza, un lavoro proficuo allo Stato. Da ultimo resta a vedersi quale sarebbe il miglior sistema per impedire che il lavoro dei detenuti quando rientrano nella società libera possa turbare 1’ equilibrio esistente tra produzione e consumo. Questa questione, secondo me, non può essere risoluta che dalle leggi generali economiche che regolano il lavoro. Il detenuto, quando rientra nella società, è un operaio come tutti gli altri, e deve essere posto nelle stesse condizioni. Ma anche qui la lingua batte dove il dente duole. Io dico che deve essere posto nelle stesse condizioni, e non in condizioni migliori. Invece accade tutto il contrario. I patronati pei liberati dal carcere si incaricano di occupare il galeotto che ha scontata la pena, ma rifiutano il loro appoggio al galantuomo che è sprovvisto di mezzi di sussistenza. Io so di taluni che non sapendo dove dar del capo per procacciarsi un tozzo di pane ricorsero a questi famosi patronati. Fu loro risposto : „Siete stati in prigione?. Alla risposta negativa fu soggiunto: „Commettete qualche delitto, andate in prigione, e poi tornate da noi, che vi procureremo un posto/ Dunque al galeotto si accorda protezione e appoggio, al galantuomo si chiude la porta in faccia! Oh! ammettete o signori, che questi sono assurdi sociali, ingiustizie spudorate, aberrazioni della mente umana! Ma non voglio dire con questo che_ sia tolta la protezione ai liberati dal carcere ; solo domando che siano posti almeno nella stessa condizione anche i galantuomini. E inutile illudersi. I problemi sociali non vanno sollevati ma una volta sollevati devono essere risolti. L’uomo ha diritto di vivere ; per vivere ha bisogno di lavoro ; dunque 1’ uomo ha diritto al lavoro. E la società deve fornire questo lavoro,deve assicurare che nessuno de’suoi membri, sia onesto cittadino o sia uscito dal carcere, si vegga esposto al pericolo di morire di fame per mancanza di lavoro. Se i legislatori vorranno persuadersi di questa grande verità sarà sciolto uno dei più gravi problemi, e forse il più terribile, del secolo XIX, e sciolto con un mezzo semplicissimo, poiché in ultima analisi, come disse Confucio, „l’arte di governare è l'arte di dar da mangiare ai popoli“ Ed ora, prima di chiudere questi brevi cenni, mi preme fare una dichiarazione. Io mi sono mostrato un pò severo nell’ esporre il concetto della pena ; ma non vorrei che alcuno intendesse a rovescio le mie parole. Per quanto io sia rigoroso nell’ applicazione della pena, non escludo, anzi apprezzo altamente, tutti quei mezzi morali che si praticano oggidì per la riabilitazione del condannato. Sia severa la pena nell’interesse della giustizia e dello Stato ; ma quanto maggiore è il dolore eli’ essa arreca, tanto più dolce sia il balsamo che lo lenisce, non dimentichi mai della sublime sentenza di Cristo: „Iddio non vuole la molte del peccatore, ma che si converta e viva/ E così siamo ornai giunti al termine dell’interessante studio del Dott. Gambirasio. Quantunque esso dal lato morale e insieme sociale possa aver interessato indistintamente i nostri lettori, è qui che sicuramente sarà stato seguito con giusta curiosità, qui ove la stessa e identica questione sta all’ordine del giorno da quasi un ventennio. Tale spinosa questione parve tempo addietro volesse anche risolversi favorevolmente, come diremo in seguito. Ora vogliamo toccare della grandissima importanza eh’ essa ha avuto ed ha tuttora per ogni Classe dei nostri Concittadini, ragione questa per la quale appunto abbiamo voluto riportare per esteso lo scritto del Dr. Gambirasio. Chi ci ha seguito nello svolgersi di quella fase della questione che ha avuto per risultato l’invio della Presidenza Municipale alla Sede del Governo, ricorderà come la Deputazione fosse incaricata d’innalzare un Memoriale a’ piedi del Trono. Il memoriale leg-gesi nei N. 5 o 8 del nostro giornale della passata annata, e l’esito da esso ottenuto trovasi riportato tra le comunicazioni ufficiose della Seduta Municipale del 22 Luglio 1884 nel nostro N. 17. La nostra Deputazione Municipale era stata inviata a Vienna in seguito ad uu Istanza della locale Società Operaja tendente ad ottenere, che il Municipio volesse interporre i suoi buoni uffici presso le competenti autorità, affinchè il lavoro dei detenuti nella Casa di Pena venisse regolato in maniera, da non cagionare, come aveva' fatto fino allora (e come del resto continua a far sempre) una dannosissima concorrenza a quello dei nostri artieri ed operaj. Come si vede l’importanza della domanda era tale e tanta che non poteva far a meno d’interessare vivamente gli Onorevoli componenti la Rappresentanza Comunale. E, sempre a quell’ epoca, si erano occupati della importantissima questione anche i Giornali di Trieste, segnalando e stimmatizzando a dovere la enormezza di tanta ingiustizia. E noi abbiamo colto l’occasione del rinnovellarsi di essa su scala vastissima nel vicino Regno d’Italia e per riportare 1’ opinione in proposito di valentissimo Giureconsulto e per poter aggiungere da canto nostro una parola nell’ argomento. Tutti qui da noi si ricorderanno come il paese acconciavasi a subire il famoso regalo che 30 anni fà generosamente gli si prodigava, di accogliere cioè tra le sue mura uno Stabilimento Petitenziario al servizio della lontana Dalmazia, nel riflesso in allora compatibile, che qualche utilità gli sarebbe pur derivata, non fosse altro dalla presenza di nn migliaio di consumatori di più, tra detenuti, personale di custodia e dirigenza amministrativa. Ma quando l’i. r. Casa di pena, suddivisa in Sezione Penitenziaria e Sezione Fabbrica, cominciò ad assumere ogni sorta di Lavori per conto di privati cittadini, eseguendoli e nell’ interno ed anche fuori dello Stabilimento, le cose mutarono di aspetto, ed il presunto vantaggio si concretò tosto in una ingiusta, dannosissima, insuperabile e, a dirla schietta, anche immorale concorrenza agli onesti artieri nostri ed operai. E fino d’ allora una parte di essi, tra i più laboriosi e capaci, visto il brutto avvenire che le si preparava, pensò bene di recarsi altrove in cerca del pane sì duramente contrastatole nel suo paese, e ciò con grave perdita delle nostre Arti e Mestieri. Da quell’ epoca poi, ammessi i detenuti a vagare quasi liberamente in mezzo alla Cittadinanza che stupefatta e intimorita li mirava, scene per lo innanzi qui affatto nuove principiarono ad avverarsi con grave detrimento dell’ordine interno dello Stabilimento, ma con più grave ancora di quello della publica moralità. E per dire di alcuni soltanto fra i tanti casi avvenuti accenneremo alla fuga, col codazzo di episodi, spaventi e commenti, di quel detenuto lasciato assieme ai compagni a lavorare in una campagna lungo la strada regionale d’Isola — e quella d’ altro detenuto, che, lavorando con altri nello scarico di una partita di vino Bescano, riuscì malgrado e a dispetto dei guardiani carcerari, che lo custodivano, a spillarne tanto, da ubbriacarsene completamente, terminando col minacciare la vita a chi avea il dovere di sorvegliarlo con maggior scrupolo ; e tutto ciò sulla publica via, anzi sulle sempre popolate rive del Porto. Brutti spettacoli questi, e davvero poco edificanti, per tacere di altri addirittura inqualificabili. Nè si creda che le Amministrazioni Comunali d’ allora, compenetrate tantosto dei principj d’ ordine publico, di giustizia e di moralità, che una questione sì nuova e complessa involveva, non rimostrassero, e con calore, in sede competente, tendendo a togliere almeno che la incominciata dannosissima concorrenza avesse a perdurare, impoverendo vieppiù sempre la numerosa classe operaja; lo fecero bensì e ripetutamente, ma purtroppo sempre invano. Ed anche le Direzioni della Società Operaia, come quelle che prime erano chiamate al patrocinio degli interessi dei soci operai, adopraronsi ripetutamente e con instancabile operosità per far cessare la lamentata concorrenza, ma sempre con niun risultato. Fu perciò appunto che, visti i ripetuti insuccessi, d’accordo col Consiglio dei Maestri, venia ultimamente deliberato di rivolgersi al patrio Municipio, per procedere d’ accordo nella complicata questione, ornai divenuta acuta, ripromettendosi finalmente una soluzione che soddisfacesse almeno in parte alle giuste esigenze di una importante classe di cittadini, e troncasse a tempo una crisi, che, trascurata, potrebbe prendere delle dimensioni oggi al certo imprevedibili. E 1’ esito venne, se non quale l’aspettavamo, certo soddisfacente ove si voglia prendere nel suo vero senso e porre in esecuzione il Dispaccio Ministeriale che suona: “ Qualmente gl’ interessi degli Artigiani abitanti a „Capodistria sieno garantiti, dall’Ordinanza del Ministero della Giustizia del 23 Marzo 1883 N. 4550, „colla quale fu ingiunto (ingiunto avete capito, mica „raccomandato) all’Amministrazione della Casa di Pena „di adoprare ogni cura, perchè i detenuti vengano occupati con Lavori erariali.* Ora ammesso il dovuto rispetto alle ingiunzioni Ministeriali per parte degli Organi dell’Amministrazione Carceraria, ed un po’ di buona volontà, è certo che l’attività della Sezione Fabbrica attinente allo Stabilimento verrebbe per intiero assorbita da forniture erariali. Vi ha poi un’ altra circostanza per la quale riteniamo che in breve la concorrenza sarà ristretta entro le mura dello Stabilimento. Intendiamo alludere alla questiono di publica sicurezza. E un fatto che si stenterà a credere, ma che purtroppo è vero quello che si verifica giornalmente da noi, di vedere cioè delle dozzine di detenuti sortire dallo Stabilimento scortati da un pajo di guardiani carcerari, i quali è già molto se tengono al fianco una daga, che probabilmente non avrà mai visto una mola. Se a questo aggiungesi che mentre i due guardiani alle volte rasentano e sorpassano la cinquantina, dal-l’altro lato i detenuti, la maggior parte dalmati, misurano 6 piedi viennesi in altezza, si comprenderà di leggieri a qual diuturno pericolo trovisi esposta la nostra Cittadinanza. A questo stato anormale di cose devesi porre e presto un radicale rimedio. Intende V amministrazione dello Stabilimento Carcerario che i detenuti vadano vagando di casa in casa occupati in lavori di privati, ebbene lo faccia pure, ma provveda innanzi tutto a chè i pacifici cittadini sieno garantiti da ogni possibile sorpresa. Nè può valere l’asserto, che rasenta, per non dire sorpassa, 1’ assurdo che detenuti ai quali mancano pochi mesi o qualche anno di condanna a tutt’ altro pensano che ad aggredire i cittadini. Niuno può nè deve farsi garante dei sentimenti che in un dato momento possono invadere gente che ha passato metà della vita nel Carcere. Ci pare di aver detto abbastanza per far comprendere a chi di ragione non esser lecito a chicchessia di lasciar esposta a continuo, evidente pericolo una intiera Cittadinanza. Provvedere a ciò sarà munere del nuovo Consiglio Municipale, che sarà presto ricostituito, speriamo coi migliori elementi del paese. Varia. Leggiamo nella Gazzetta di Venezia : „Non ostante'il tempo burrascoso e la pioggia dirotta, moltissimi accorsero al palazzo Foscari a udire la commemorazione del compianto Combi, tanto che 1’ ampia sala al primo piano era affollata. V’ erano non poche gentili signore, vi erano il prefetto della provincia, il sindaco, il comm. Bernardi, presidente della Congregazione di carità, v’ era il De Leva, rettor magnifico dell’ Università di Padova, venuto espressamente per rendere omaggio al perduto amico, v’ era il cav. Luciani, istriano, vi erano parecchi consiglieri camunali, i membri del Consiglio direttivo della scuola, i professori, gli studenti e molti ammiratori ed amici del povero Combi. La vasta aula era parata a lutto, la bandiera della scuola abbrunata, e sotto il ritratto del re stava quello del povero Combi, somigliantissimo. Alle due ore precise, il prof. Enrico Castelnuovo incominciò la lettura della commemorazione, che apparve a tutti stupenda.8 La Gazzetta riassume quindi il discorso di Castelnuovo e dice eh’ egli rese la bella figura del Combi e l’alto carattere con efficacia meravigliosa, tanto che commosse ed entusiasmò gli uditori. Abbiamo veduti parecchi tentare invano di rattenere le lagrime ; e abbiamo udito scoppiare gli applausi frequenti e vivi. Disse della giovinezza del Combi, degli studi suoi: disse della sua fede ardente di cattolico, che non gl’ impedì d’ essere fautore d’ ogni progresso civile ; disse dell’ infinito amore che nutrì per la sua Istria ; disse del molto che fece in prò di Venezia, che lo ebbe prediletto figlio adottivo, e dello spirito vivissimo di carità che lo animava ; disse dell’ efficacissima azione sua nella Scuola superiore di commercio di cui era lustro e decoro, dell’ ammirazione e dell’ affetto che ha saputo sempre inspirare agli scolari ; disse in ultimo, delle virtù di lui nelle relazioni domestiche, del culto che egli ebbe per il padre suo e per la sua madre, a cui poco sopravisse. La splendida commemorazione del prof. Castelnuovo verrà quanto prima pubblicata per le stampe. (Indipendente) * * * La Commissione centrale per la pesca si è radunata li 17 corr. presso il Governo marittimo. Gli oggetti da pertrattarsi erano questi : l’istituzione di commissioni locali per la pesca presso tutti i capitanati di porto e sanità e presso quei porti di qualche importanza per la pesca ; =- l’istanza del Comune di Veglia perchè sia concesso ai chioggiotti di pescare nel mare appartenente a quel territorio verso corri-sponsione della tassa prevista al §. 2 del regolamento per la pesca, e ciò perchè la mancanza di pescatori e di adatti attrezzi da pesca e 1’ approvvigionamento del mercato Io richiedono ; — la concessione del Governo italiano relativa all’ introduzione di limitata quantità di salamoia e l’indennizzo da esso accordato ai pescatori concessionati pel danno che ad essi deriva dall’ abbuono della tassa sul gruppo d’isole Pianosa e Tremiti. La Commissione prese inoltre a notizia la relazione del sotto - comitato circa i contrassegni che si notano nei pesci uccisi mediante materie esplosive e sulle facilitazioni dal Governo marittimo accordate, nell’interesse di quei pescatori, per l’illuminazione della cosidetta Sacca di Valditorre ove vanno ad ancorarsi barche peschereccio. La Commissione ha eziandio approvato la pubblicazione d’ una dimostrazione popolare del nuovo Regolamento sulla pesca. (Indipendente) * * * Il Ministero del’ interno facendo ragione agli insistenti reclami della nostra Giunta provinciale ha ordinato, „che la scuola popolare di Lovrana sia divisa in „due sezioni, una cioè con lingua d’insegnamento italiana, „I’ altra con lingua d’insegnamento croata — libero ai „genitori d’incrivere i rispettivi figli in quella delle due „sezioni che meglio a loro talentasse. „Così resta finalmente risolta — scrive V Istria 17 corr. — secondo giustizia una questione molto spi- nosa, e che poteva offrire pretesto (come ne offrì in altri luoghi), restando insoluta, a molti dissapori ed anche ad agitazioni. Speriamo che il precedente non rimarrà isolato ; ma che troverà la sua applicazione in parecchi altri casi analoghi a questo di Lovrana. Perciò ce ne compiacciamo molto di questo fatto, come ce ne compiacciamo colla nostra Giunta provinciale, la quale finalmente ha trionfato nel suo principio, che, del resto, come si è detto, era ispirato alla più larga libertà, alla più scrupolosa giustizia.8 * * * Siamo lieti di annunziare che il cav. Giorgio de Baseggio, avvocato in Milano, riuscì eletto a consigliere comunale di quella città nelle recentissime elezioni. Al chiaro concittadino le nostre congratulazioni. * * * *La Bonna e la famiglia„ il pregevolissimo giornale della vita domestica, che si stampa a Genova in un articolo dal titolo ‘Un giudizio sul nostro periodico, riferisce quanto noi|ne dicemmo nel nostro quinto numero aggiungendo: „L’ articolo del “Patria,, di Capodistria quantunque troppo lusinghiero per noi, tuttavia ci sarà permesso trascriverlo come quello che ottimamente compendia gli intendimenti ed i propositi, che hanno sempre inspirati ed inspireranno sempre le nostre pubblicazioni.,, È una promessa questa di cui le nostre madri di famiglia dònno tener conto. * * * L’Istria 17 corr. dichiara categoricamente, che l’articolo „Concerti preliminari" da lei stampato in data 10 corr. è opera tutta sua e non fu ispirato nè dal Capitano provinciale Comm. Vidulich, nè dalla Giunta provinciale. L’Istria — scrive essa — come ognuno sa, è sostenuta da azionisti italiani, reclutati da ogni parte della nostra Provincia, da Trieste a Pola, da Parenzo a Fianona. L'Istria adunque è 1’ organo di questi Signori, 11 cui programma è quello di sostenere, propagare e difendere la nazionalità italiana della provincia, contro le illecite pretese di altre nazionalità, così tedesche come slave. Questa dichiarazione, proclamata da noi più volte, sta bene ripeterla in questo momento, che ci si vuol coprire d’un manto che effettivamente non abbiamo, ma del quale qualcuno ama farsene un’ arma per intendimenti, che non è questo il luogo di svelare. Tutto ciò premesso, 1’ articolo „ Concerti preliminari8 è tutto nostro, della nostra redazione cioè, suggeritoci dai criteri elementari della più elementare politica difensiva.8 * * * L’ ultimo „Corriere di Gorizia8 in un articolo di fondo dal titolo „Un club italiano al Parlamento di Vienna" reca 1’ opinione di „persona che di scienza propria e per lunga esperienza può giudicare del congegno elettorale di queste provincie e di quello parlamentare della Camera de’ Deputati8 e conclude col dimostrare che senza la cooperazione di Trieste non è possibile conseguire lo scopo. Secondo l’articolista „la formazione di un club italiano nella prossima sessione non può dipendere che una sola condizione e questa è : che Trieste elegga 4 deputati di colore o nazionalità italiana, l’I-stria^almeno 3, Gorizia pure almeno 3, la Dalmazia il minimo 2 ed il Trentino 3. * * * Ad onta degli ordini perentori emanati dall’ egregio Cav. Revelante, perchè vengano osservate le discipline dell’Istituto Magistrale da lui diretto, le quali proibiscono agli studenti del medesimo di frequentare nelle ore di notte i luoghi puhlici, domenica 18 corrente una comitiva di que’ studenti sbraitava allegramente canzoni croate in un nostro Caffè sino a mezzanotte o quasi. Onorevoli autorità, è ciò conforme alle leggi vigenti di polizia? E ad alcuni stranieri può esser permesso quanto è proibito assolutamente ai cittadini sotto pena di multa da 1 a 100 fiorini e da uno a quattordici gioii d’arresto ? Del resto chi ha la colpa di ciò? Che può indurre „i candidati maestri8 a sprezzare tanto apertamente gli ordini del loro direttore ? Ripetiamo quanto dicemmo altra volta, 1’ esempio e l’incoraggiamento tacito od espresso de’ loro professori croati, che giungono al punto di sostenerne lo scandaloso procedere promettendo che tutto audrà per il loro meglio. •-------------------»csgXXgta*----------------------- Siamo dispiacenti di non poter inserire nel presente numero per difetto di spazio due corrispondenze da Muggia ed una da Portole. ------------------------------------------------------- CRONACA LOCALE Alla seduta Presidenziale della nostra Società Politica, tenutasi qui l’il corrente, intervenivano oltre V onorevole Presidente cinque membri del Consiglio. Dopo la lettura del verbale dell’ ultima seduta che veniva approvato e le comunicazioni officiose, al terzo punto dell’ ordine del giorno per la prossima adunanza generale della Società da tenersi a Pisino si fissava la giornata del 27 aprile p. v. h’ invito coll’ ordine del giorno verrà distribuito in stampa ai soci, con a tergo un progetto di regolamento interno da pertrattarsi nell’ assemblea, molto opportunemente elaborato dalla Presidenza. La discussione sul contegno della Società di fronte alle prossime elezioni politiche per la Camera dei Deputati al Consiglio dell’ Impero, di cui il punto quarto dell’ ordine del giorno, provocò un largo scambio d’ idee colla deliberazione finale, che la Presidenza indica a tempo opportuno uno o più convegni di soci nella città di Parenzo onde intendersi ed accordarsi stabilmente sull’ importante argomento. Dei premi ai maestri che si sono insinuati, in base all’ avviso di concorso 5 febbraio scorso N. 3, lamentata la scarsezza dei concorrenti, ne furono conferiti due soltanto, 1’ uno di f. 50, V altro di fiorini 40. Un’ esposizione sull’ attività sociale in questo prim’ anno di vita (oggetto della relazione morale alla prossima assemblea) dimostrò come la Presidenza non abbia trascurato occasione per zelare con amore ogni interesse prefisso dallo statuto. E noi —- unendo la nostra alla voce della Provincia —- speriamo veder accorrere numerosi i soci alla prossima adunanza di Pisino, a cementare col loro voto V utilissima istituzione. * * * Il giorno 22 corr. ebbe qui luogo il dibattimento presso l’i. r. Giudizio Distrett. pel famoso fatto gravissimo. Aperta l’udienza il giudice pronunciò i seguenti due conchiusi : 1. Osservato che in questo processo sono implicate persone appartenenti a due differenti nazionalità di questa provincia e che dal fatto di cui è a trattarsi potreb-besi da talune appunto per ragione di questa diversa nazionalità trai- argomento a rompere quella concordia, che deve regnare fra i sudditi di questo Stato, viene esclusa d’ufficio la pubblicità del presente dibattimento. 2. Di non ammettere, in vista che la legge dà bensì all’accusato il diritto di chiedere che sia permesso l’accesso a tre persone di sua fiducia ma non impone al Giudizio Yóbligo di accordare l’accesso ad un tal numero di fiduciari ed in vista che se tutti gli accusati nel numero di 18 facessero uso di un tale diritto I’ esclusione della pubblicità non sarebbe che una vana parola, a favore degli accusati Dr. Gambini, Baseggio e Derin che solo tre persone di loro fiducia. In esito al dibattimento tenuto dunque a porte chiuse furono assolti l’Avvocato Gambini dalla contravv. al § 411 e certo Nekerman e 14 consorti dalla contravv. al § 496 C. P. Di quest’ultima contravv. furono ritenuti rei l’Avv. Gambini, N. Baseggio e N. Derin e perchè favoriti dalla ripetuta e continuata provocazione e da altre mitiganti condannati il primo a f. 30, il secondo a f. 25 di multa ed il terzo a 5 giorni d’arresto. I tre soli fiduciari ammessi ed i testimoni presenti di un’ingenuità primitiva rimasero di stucco. La loro logica preadamitica desunta dalle risultanze del processo facea loro credere altrimenti. Uscirono dalla sala evidentemente soddisfatti borbottando : Ha ragione il giudice, bisogna mantener la concordia tra noi e ... i croati. N. Derin ricorse per riduzione e commutazione di pena, N. Baseggio e V Avv. Gambini insinuarono querela di nulità e ricorso per non colpabilità. Gli studenti assolti scesi sulla piazza festeggiarono con un sonoro Zivio la loro vittoria, vittoria, speriamo, di Pirro. Dei gendarmi stavano nei paraggi del Giudizio in fazione straordinaria per il mantenimento dell’ordine, ma dei Zivio non aveano forse mandato d’incaricarsi. * * * Finalmente, dopo esser stato chiuso per quattro anni, il nostro teatro riaprirà i suoi battenti col giorno 3 p. v. Febbraio. La compagnia Benincasa, che ora recita all’Anfiteatro Fenice di Trieste, ci darà 14 recite negli ultimi giorni di Carnovale: pochine davvero, ina ci piace sperare, che il piccolo numero sarà largamente compensato da un scelto repertorio. E con questa speranza diamo fin d’ ora il benvenuto alla Compagnia. Gli oiior. Signori associati vogliano avere la cortesia d’inviare l’importo d’abbonamento da loro dovuto all’amministrazione del giornale. ZDa. vendere Una casa di 3 Piani, del tutto isolata, sita in Pirano in Contrada Marzana al civico N. 774 rosso (ora degli eredi fu Pietro Schiavuzzij a condizioni convenientissime ed anche a Livello afifraiicabile a lunga scadenza Per ulteriori informazioni vivolgersi a Capodistria al Signor Nicolò de Baseggio Amministratore del Civico Ospitale.