AN N ALES 10/'97 OCENE IN POROČILA/REVIEWS AND REPORTS, 351-370 STORIA & COM PUTER. Alia ricerca del passato con l'informatica. A cura di: Simonetta Soldani e Luigi Tomassini. Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano, 1996, 302 strani "La refrattarietá del lo storico verso le nuove tec- nologie ha davvero qualcosa di paradossale." Queste testuali parole sono State espresse da Oscar Itzcovich, nel suo intervento svolto al convegno organizzato dal Dipartimento di Storia di Firenze e svoltosi tra il 18 e i! 19 aprile 1994, gli atti del quale sono ora pubblicati. Infatti, ¡I dato che piu colpisce al11 interno dell'intero testo é che circa i 2/3 dei dipartimenti di storia delle universitá italiane dotati di attrezzature computeristiche, non possono stabilmente contare su personale técnico dotato di conoscenze in campo informático, nía solo su laureati e laureandi, volonterosi e malpagati, general­ mente reclutati con contratti a termine. Aggiungendo a questi quegli istituti completamente sprovvisti di stru- mentazione informática, si ottiene che solo 12 dipar­ timenti o istituti, sugli 84 interpellati, hanno sia attrez­ zature che personale in grado di farle funzionare; tutti gli altri si arrangiano come possono. Tale risultato é contenuto nel 1'intervento di Renzo Derosas: "Storia, informática e universitá in Italia", nel quale vengono presi in esame i rapporti esistenti tra in­ formática e universitá, specialmente per quanto riguarda gli aspetti organizzativi ed istituzionali. Secondo l'autore infatti, l'informatica sta rápidamente cambiando l'orizzonte sociale del mondo del la ricerca storica; per verificare questa ipotesi ha progettato un questionario e l'ha inviato a tutti i dipartimenti ed istituti storici. II risultato ecclatante é quello che abbiamo visto. La soluzione proposta da Derosas é una ristrutturazione delle facoltá umanistiche, che preveda la creazione di centri informatici interdipartimentali, dotati di laboratori di informática e collegati ai vari dipartimenti per mezzo di reti local i . La gestione di queste strutture inter­ dipartimentali, specializzate nel settore umanistico, andrebbe affidata a persone che siano in grado di fare da cerniera tra i due saperi: quello informático e quello storico. Ció non elude pero il grosso problema della formazione cultúrale di queste risorse umane. Da anni ormai, la cartografía automática é uno dei settori di sviluppo piu ¡mportanti per quanto riguarda il rapporto tra storia e informática. I progetti che fanno riferimento a questo settore che contenuti nel testo, hanno tutti in comune ¡I fatto di fondarsi sulla creazione cli un database di tipo cartográfico, al quale poi collegare determínate serie di dati. T al i progetti sono stati oggetto degli interventi di Manuela Ghizzoni e Davide Guarneri: "Un progetto per l'analisi dei centri storici", di Cario Bertelli: "Esperienze di restituzione di fonti cartografiche e fiscal i", e di Anna Benvenuti Papi e Franco N icolucci: "Geografía storica della santitá nel'ltalia Medievale: un 'database' in corso d'opera". Nel primo di questi, si affronta il problema della costruzione di un sistema informativo territoriale multi­ mediale per l'archiviazione e la gestione di tutte le informazioni relative al centro storico di Bologna. Sono state scannerizzate varie cartografie storiche di taie zona e poi fatte coincidere, per sovrapposizione e mediante l'utilizzo di punti di riferimento fácilmente riconoscibili, con la rilevazione aerofotogrammetrica dei 1965. Il tutto per andaré a creare un ipertesto multimediale modulare, nel quale sarà possibile inseriré dei piccoli archivi storici per ogni singóla particella catastale su di un arco di tempo che va dal 1200 al XX secolo. Cio permetterà di interrogare in modo nuovo vecchie fonti e di ampliare le fonti già interrogabili, grazie ad un nuovo sistema di collegamenti. II progetto presentato da Carlo Bertelli, riguardante la cartografazione di un catasto, è molto meno onni- comprensivo da un punto di vista informático, in quanto si occupa della computerizzazione di una sola fonte, ma risulta essere molto importante come esempio di analisi preliminare della stessa prima dei suo inse- rimento in un computer. L'oggetto del lavoro è l'infor- matizzazione del catasto napoleónico di Cornigliano (periferia industriale di Genova), fonte fiscale di natura non gráfica, e il suo utilizzo per la costruzione di una fonte cartográfica. La restituzione delle mappe è stata ottenuta scannerizzando le diapositive della cartografía técnica regionale all'interno di un programma di ge­ stione delle immagini e ricostruendovi le particelle de- scritte nell'archivio mediante un programma di gráfica vettoriale. A lla fine ne sono State ricavate varie carte tematiche, alcune delle quali sono presentí nei testo come esempio del tipo cli lavoro svolto. L'intervento di Anna Benvenuti Papi e Franco Nico­ lucci puo essere concettual mente riassunto nel motto: "una geografía delI'agiografia": il loro progetto infatti, prevede la repertoriazione e la catalogazione di fonti agiografiche per ambiti cronologici e territorial i ben definiti. Lo scopo è quello di costruire un sistema informativo storico-geografico sui santi italiani tra il V e il XV secolo, in quanto lo studio delle fonti agiografiche permette di raccogliere utili informazioni per lo studio di ben definiti gruppi sociali (donne, gruppi etnici, corporazioni artigiane) in ambiti storici particolari. I dati sono stati memorizzati in modo georeferenziato, utiliz- zando i toponimi come punti di riferimento, che a loro volta sono collegati ad una base di dati di tipo storico- topografico. Secondo Antonio Calvani, autore dell'intervento "Nuove tecnologie per l'educazione storica", solo últimamente siamo divenuti consapevoli di quanta ¡mportanza abbiano i media nella percezione e nella organizzazione della realtá esteriore da parte di noi esseri umani, tanto che la nostra stessa visione del mondo ne risulta fortemente condizionata. Per secoli ¡I media principale dell'apprendimento è stato il libro e la 361 AN N ALES 10/'97 OCENE IN POROČILA/REVIEWS AND REPORTS, 351-370 prossima generazione sará la prima per la quale esisteranno dei media piü importanti; questo fatto c¡ permette di renderci conto che i media del la co- municazione sono uno sviluppo tecnológico che ci consente di aprire nuovi varchi cognitivi nella nostra mente e, di conseguenza, di occluderne altri che piü non servono. L'autore iavora presso Laboratorio di tecnologie dell'educazione deH'universitá di Firenze, uno degli scopi del quale é quello di migliorare l'apprendimento degli studenti, sostituendo la modalitá simbolico-linguistica, típica del libro, con quella interattivo-percettivo-motoria, típica invece dell'iper- testo, basadosi anche sull'esperienza nel campo dei videogiochi. Infine, Calvani prende ¡n esame anche l'altra faccia dell'apprendimento ipertestuale, che é dato dalla creazione di ipertesti come lavoro di gruppo da parte degli studenti. "L'ipertesto nell'insegnamento del la storia: un'es- perienza di progettazione" é il titolo dell'intervento di Bruno Bassi, ¡I quale ha descritto i problemi tecnici, tecnologici e didattici, incontrati nella progettazione, teórica e pratica, di Encyclomedia, un ipertesto multi- mediale per l'insegnamento della storia, ideato e diretto da Umberto Eco. Tale ipertesto é stato costruito sullo schema in due fasi che ricalca ¡I sistema di lavoro di uno studioso di storia: 1. lettura di libri; 2. consultazione di dizionari, cronologie e caríe storico-geografiche. Ecyclomedia quindi, consiste fonclamentalmente di quattro ambienti principal i : i Libri da leggere, lo Schedario informativo, le Cronologie interattive e l'Atlante storico. Un quinto ambiente, denomínate Ap- punti, é a disposizione dell'utente per aggiungere eventual i schede personal izzate alio Schedario. La no- vita principale di tale ipertesto é data dal tipo di indicizzazione generale adottato: mappe cronologiche bidimensionali, organizzate per periodi temporali e discipline. II método é stato quello el i creare una banca dati di eventi storici strutturata secondo le tre coordínate di: tempo, spazio geográfico ed argomento disciplinare e navigabiIi secondo le tecniche dell'information Re- trieval. Nel dialogo tra storici ed archivisti esiste un annoso problema, legato alia diversitá degli scopi dei due lavori. L'archivista cerca di ricostruire l'archivio per potervi riconoscere la storia del lavoro delI'ufficio che I'ha prodotto; lo storico invece, cerca le informazioni che sono al suo interno per costruire, incrociandole con quelle di altri archivi, un quadro di un certo periodo storico. II punto fócale degli interventi di Roberto Cerri: "L'automazione negli archivi storici", e María Venturi: "Un archivio storico passato al Computer", puó essere definito come un tentativo di dialogo tra archivisti e storici per la risoluzione di tale problema. Maria Venturi ha preséntate ¡I sistema archivistico informatizzato denomínate ArchiFirenze, il quale ha giá permesso la memorizzazione delI'archivio preunitario della Comunitá fiorentina. ArchiFirenze si basa su un applicativo sviluppato con Cds/lsis ed è nato per permettere un migliore accesso alie fonti rendendo piü efficaci le metodologie di ricerca storica. Esso infatti, permette di colmare il divano esistente tra l'unità in­ formativa richiesta dall'utente e l'unità archivistica de- scritta dall'inventario, consentendo un piü facile e veloce reperimento dell'informazione cercata. II fatto fondamentale è che l'archivio informatizzato non si sostituisce alla documentazione: il sistema infatti non fornisce le informazioni contenute nei documenti, dá solo l'indicazione di quali di essi consultare; in questo modo non viene escluso il rapporte dell'utente con ia fonte. Roberto Cerri, direttore della r¡vista Archivi & Com­ puter, è intervenuto ad un livello piü teórico ed ha affrontato principalmente tre terni: è partito da una descrizione dei principali fondi archivistici a gestione automatizzata, ha quindi svolto un'analisi del rapporte esistente tra descrizione "archivistica" e descrizione "storiografica" di una unitá archivistica ed infine ha discusso il problema dell'accesso da parte del le varie catégorie di utenti ai fondi archivistici. A nostro modo di vedere, ¡I secondo tema è senz'altro ¡I piü importante, in quanto nella dicotomía tra descrizione "archivistica" e descrizione "storiografica" sta ¡I nocciolo di quella incompresione tra archivisti e storici a cui abbiamo accennato. La proposta dell'autore quindi, è di una collaborazione tra le due catégorie, dove ognuno svolge la sua descrizione ed entrambe possono essere inserite in un sistema archivistico-documentario informatizzato. Di argomento bibliográfico l'intervento di Pino Am- mendola: "Verso una crisi della 'storia di carta'? Biblioteche, computer e studi storici", il quale approfitta dell'occasione per fare anche una riflessione teórica di carattere generale sul modello di organizzazione e r¡- produzione del sapere nelle societá tecnologiche occi- dentali. Per quanto riguarda l'informatizzazione delle biblioteche, i fattori positivi sono legati soprattutto ai cataloghi: in primo Iuogo, è stato possibile aumentare i punti d'accesso agí i síessi; in secondo iuogo, è stato possibile fondere piü cataloghi assieme, in modo tale da evitare la distinzione tra i cataloghi per autore e quelli per soggetto. II problema principale di tale com- puterizzazione è invece legato ai protocolli di comu- nicazione, ovvero: quale formato daré ail'insieme delle informazioni memorizzate, in maniera tale che siano meglio comprensibile all'utente? Tale aspetto infatti, si riflette direttamente sulla possibilité di distribuzione in rete delle informazioni bibliografiche, obbligando a scegliere tra gli standard esistenti di fatto e quelli delle organizzazioni pubbliche ufficiali. L'altro aspetto è invece quello della classificazione del sapere, ovvero di quali criteri scegliere per la costruzione dei cataloghi bibliografía, dato che sarebbe bene che tale clas­ sificazione avesse una forma ¡I piü possibile aperta ad 362 AN N ALES 10/'97 OCENE IN POROČILA/REVIEWS AND REPORTS, 351-370 eventuali modificazioni, cosa che ¡I sistema Dewey non consente fácilmente. II grande sogno di uno storico computazionale é sempre stato quello di inseriré tutta la fonte nel Computer e potería analizzare senza far ricorso agli original i. Tale problema riguardante l'informatizzazione del le fonti é stato preso in esame nell'intervento di Robert Rowland: "Fonti, basi di dati e ricerca storica". Gli esempi di creazione di fonti virtual i poríati dai- l'autore riguardano esclusivamente la demografía sto­ rica, disciplina di piü facile formalizzazione matemá­ tica: dalla costruzione delle "tabelle di Princeton", rela- tive alia ricostruzione a posteriori di tassi di mortalitá e natalitá, ai "censimenti immaginari", basati sulle tec- niche di retroproiezione (inverse projection). In entram- bi i casi si tratía di proiezioni matematiche retrospettive. A nostro avviso pero, l'uso dell'informatica in storia non dovrebbe mai partiré dal problema storiografico, come negli esempi riportati, ma dalla fonte. In altre parole, l'informatizzazione della fonte deve avvenire in modo totalmente indipendente dalla ricerca storiografica, co­ me hanno mostrato Roberto Cerri e María Venturi. Tale informatizzazione infatti, trasforma l'insieme dei dati memorizzati in una metafonte e quindi, se uno dei due estremi é identificabile con la memorizzazione totale della fonte stessa, l'altro estremo della metafonte non é la fonte virtuale, come affermato da Rowland, ma la memorizzazione parziale della fonte stessa, che tras- forma l'insieme dei dati memorizzati in una mappa della fonte origínale. La fonte virtuale invece é un altro e diverso tipo di fonte, é una fonte, per cosí dire, artificíale. Peppino Ortoleva, autore dell'intervento: "Presi nella rete? Circolazione del sapere storico e tecnologie infor- matiche", dopo aver elencato quelli che considera come i tre aspetti principal i del rapporto storia/informatica (reperimento delle informazioni, elaborazioni dei dati e scrittura di testi e ipertesti), precisa che intende sof- fermarsi su due momenti delI'attuale lavoro storico, mo- menti che egli considera profondamente intercomu­ nicante il peso che hanno le reti telematiche (InterNet) sulla comunitá degli storici e gli effetti delle forme di comunicazione ipertestuale sul discorso storiografico. In entrambi i casi, egli rileva un cambiamento, ritenuto di carattere fondamentale, riguardante la strutturazione della conoscenza, che, dalI'attuale modello gerarchico, si sta evolvendo verso un modello reticolare. Tale cambiamento va inoltre a riflettersi anche sui rapporti social i all'interno della comunitá scientifica, in quanto l'interdipendenza dei due fenomeni porta direttamente al problema del rapporto di condizionamento reciproco esistente tra técnica e tecnología, da una parte, e i modelli di ¡nterrelazione nei sistemi social i dall'altra, con la conseguente paura di trovarsi culturalmente superati, sia a I¡vello di conoscenze scientifiche, sia a causa di quella reticolaritá dei rapporti che permet- terebbe di bypassare la gerarchia accademica nella for- mazione dei gruppi di lavoro e i comitati scientifici delle riviste specializzate nella pubblicazione dei risul- tati. L'intervento di Tommaso Detti: "Lo storico e il computer. Approssimazioni", è un classico esempio del genere "ecco cosa pensó della storiografia informática" e si articola secondo tale schéma: una premessa sui ruolo della macchina, un'introduzione sullo sviluppo del dibattito metodológico lungo il trentennio 1960-1990 e tre parti dedícate ognuna ad uno dei tre temí canonici di tale genere: videoscrittura, database ed elaborazione dei dati. Da persona convinta che la disciplina storica si identifichi con la storia degli avvenimenti socio-politici tout court, nella loro unicità e singolaritá evene- menziaie, Detti è dell'opinione che lavori realizzati dalla storiografia informática sono viziati da una so- stanziale subalternità rispetto alia storiografia tradi- zionale, in quanto molto spécialistici e di basso spessore problemático. Inoltre, sebbene all'inizio del suo inter- vento ammetta apertamente l'innegabile importanza dell'uso del computer per lo studioso di storia, egli è convinto, come Rowland d'altra parte, che l'informatica possa in qualche modo snaturare il carattere sostan- zialmente artigianale della ricerca storiografica, eviden­ temente non comprendendo che la programmazione è anche, e soprattutto, una forma d'arte. La program­ mazione, in effetti, è una sorta di capacité di Iettura- scrittura elevata al quadrato. Artigiano è lo storico che scrive e artigiano è lo storico che programma, ma men- tre ¡I secondo è in grado di comprendere la metodología di lavoro del primo e di informatizzarla (grazie agli strumenti forniti dall'lngegneria della conoscenza), il primo non è assoluíameníe in grado di comprendere il modo di lavorare del secondo. L'intervento di Simonetta Soldani e Luigi Tom- massini: "Introduzione. Lo storico e il computer", è di carattere introduttivo al volume e quindi accenna a íutto quanto riguarda questo rapporto: dal vedere il computer come la quarta fase della comunicazione, alie questioni di metodología della ricerca; dallo sviluppo del rapporto storia-computer, al 1'importanza dei database in tale contesto; dal software dedicato alia ricerca storica, al secolare e mai sopito dibattito tra quantitativo e qua- Iitativo; dalle reti di relazioni su base nominativa, alia nascita e successiva diffusione dell'Associazione inter- nazionale History & Computing; dall'informatizzazione di archivi e biblioteche, all'importanza del ruolo di Internet, soprattutto per quanto riguarda la diffusione dei risultati delle ricerche. Temi che, come abbiamo avuto occasione di vedere, sono stati ampiamente trattati nel corso dei singoli interventi. La nota stonata di tale introduzione è data dalla convinzione degli autori che ¡I computer richieda che le procédure di analisi dei dati siano normalizzate e standardizzate. Questo è única­ mente un mito, in cui puô credere solo chi non si è mai 363 AN N ALES 10/'97 OCENE IN POROČILA/REVIEWS AND REPORTS, 351-370 posto ¡I problema di capire che cos'è l'informatica e di come funzione la programmazione. Le procédure di analisi standardízate sono quelle già pronte sul mér­ cate, nel software commerciale, che pretendono quindi dei dati normalizzati. Chiunque pero, con relativamente poca fatica, puo scriversi dei programmi di anal ¡si dei dati completamente personalizzati, specialmente al giorno d'oggi, in cui i programmi dedicati alia program­ mazione (compilatori) e i relativi linguaggi sono diven- tati incredibilmente facili da usare. Arriviamo infine alPintervento di Oscar Itzcovich: "Dal mainframe al personal: il computer nella storio- grafia quantitativa", citando il quale abbiamo aperto questa recensione. Egli ha sostanzialmente affrontato ¡I tema del lo sviluppo dei rapporti tra storia quantitativa e Computer, dai primi esperimenti di anal isi statistica affidati alla macchina, alia nascita dei modelli mate- matici di simulazione di sistemi complessi applicabiIi alia ricerca storica, come quelli sviluppati da Oscar Varsavsky. Ha lamentato inoltre, d'accordo con De­ rosas, un incredibile vuoto cultúrale nelle facoltà uma- nistiche, dovuto alla totale assenza di insegnamenti legati all'informatica e alia matemática in generale e alia statistica in particolare. Le parti per noi più interessanti deli'intervento pero, sono Pintroduzione e la conclusione. Nella prima, egli si dice convinto che lo storico nel suo lavoro sia un conservaíore ed è per questo che ha un eos] cattivo rapporto con la tec­ nología. Nella seconda infine, conclude affermando, e su tale affermazione c¡ troviamo perfettamente d'ac­ cordo come sulla precedente, che oramai matemática e informática sono del le realtà imprescindibili del la ricerca storiografica, realtà del le quali è ¡mpossibile non tenere debito conto. Darío Tomasella Mojca Ravnik: BRATJE - SESTRE - STRNIČI - ZERMANI: DRUŽINA IN SO RODSTVO V VASEH V SLOVENSKI ISTRI. Koper, Znanstvenoraziskovalni center SAZU, Založba Lipa, 1996, 306 strani Mojca Ravnik, priznana etnologinja in sodelavka Inštituta za slovensko narodopisje Znanstvenorazisko­ valnega centra SAZU v Ljubljani, je objavila številne zanimive etnološke raziskave in prispevke s področja družine in sorodstvenih vezi, zadnja leta pa se je po­ svetila predvsem Slovenski Istri in njenim etnološkim značilnostim. Skupaj z Zoro Žagar in Fanči Šarf je že leta 1976 objavila študijo Družinsko-sorodstvene zveze: etnološka topografija slovenskega etničnega ozemlja, ki je bil očiten povod za nadaljevanje sicer nekoliko ožje tematike v magistrski nalogi Sorodstvena skupnost v ljubljanskem predmestju (1978). Sledijo še: Galjevica (1982), Izsledki geografskih raziskav in kulturna de­ diščina v zaledju koprske občine (1986), Vprašanja o istrskem stavbarstvu (1988), Pravica prve noči (1992), Narodna predaja o dvorcu Buturaj u okolnim zaseocima (1993), nazadnje pa še Terenski pogovori - vir za etnološke in etnolingvistične raziskave (1994). Avtorica v pričujoči knjigi predstavlja izsledke ra­ ziskave družine in sorodstva v vaseh v Slovenski Istri. Osredotočila se je predvsem na raziskovanje zaselkov pod Kraškim robom in v visokem zaledju, kjer je s po­ močjo starejših vaščanov, njihovih spominov in dru­ žinskega izročila odkrivala značilnosti v obliki in sestavi družin, skupin sorodnikov in sosesk v istrskih vaseh. V njih je spoznala poglavitne sestavine za razumevanje načina življenja v istrski notranjosti glede družinskih, sorodstvenih in sosedskih odnosov. Obenem se je se­ znanjala s posameznimi življenjskim i usodami, stav­ barstvom, nastankom, razvojem in propadom zaselkov in naselij in izseljevanjem prebivalstva. Ravnikova že v predgovoru pojasnjuje, da je o hišah in zaselkih, njihovem nastanku, namembnosti in pro­ padu spraševala prebivalce in ljudi v soseščini praznih hiš. Opisovali so ji zgodovine rodov, kako so se naselili, širili in odselili, tako da je ob stavbah spoznavala družinske rodovnike in življenjske zgodbe posamez­ nikov. Sama dodaja, da se je bolj ukvarjala z družinami in pri tem odkrivala, da se da iz preteklosti, sestave in delovanja družine in sorodstva v nekem kraju razumeti tudi druge pojave v načinu življenja njegovih prebi­ valcev. Obenem pojasnjuje, da je ravno zaradi tega v Znanstvenoraziskovalnem centru SAZU v Ljubljani za­ čela dolgoročno raziskavo o družini in sorodstvu v vaških okoljih na obrobju Slovenije. S terenskim delom v Istri je pričela spomladi leta 1989 in glavnino dela opravila do pomladi leta 1994. Leta 1995 je na Filozofski fakulteti v Ljubljani dok­ torirala z disertacijo, ki nosi naslov Istrske družine v kulturnih spremembah (etnološka raziskava v vaseh v Slovenski Istri). Za objavo v tej knjigi pa je besedilo razširila in priredila. Raziskavo je začela v istrski vasici Abitanti in v Zanigradu, od tod pa jo je pot vodila po poteh sorodstvenih vezi v vasi na širšem področju Pregarske planote in Kraškega roba, v vasi ob hrvaški meji, nato pa še v Koper in Trst. Podatke je iskala v župniščih, pa tudi v matičnih in družinskih knjigah na matičnem uradu občine Koper, v župniščih v Pred loki in v Dekanih, na Geodetskem zavodu v Ljubljani in v Državnem arhivu v Trstu. Avtorica pojasnjuje, da je področje raziskovanja družine zelo razvejano. Poleg zanimivega terenskega gradiva so bogati pisni viri (arhivski dokumenti, matične in družinske knjige, statistike ter raznovrstni popisi prebivalstva). Ravnikova se zaveda pomena arhivskih in demografskih podatkov, pa vendar se ji zdijo po­ 364