Federico Vicario CDU 81'367.625 Universita degli Studi di Udine NOTE SULL'ORDINE DEGLI ELEMENTI IN COPPIE DI VERBI ANTONIMI l. Premessa La riflessione sulle categorie e le proprieta legate al fenomeno dell'antonimia ri­guarda, in semantica, una serie di fatti senza dubbio interessanti e di notevole com­plessita. La definizione comune, tradizionale, di antonimia -in una certa misura anche generica -designa, in buona sostanza, l'antitesi tra elementi della lingua, tra parole, che hanno un "significato contrario" 1 . A partire da tale definizione, che ri­chiama per altro il principio binario di opposizione che costituisce uno dei fonda­menti strutturali delle lingue, vd. Lyons (1980: 294 sgg.), numerosi sono i modelli di analisi, le tassonomie e le tipologie elaborate per una migliore descrizione del feno­meno o di casi particolari del medesimo2 . Si proporranno qui, in particolare, alcune brevi osservazioni sull'ordine in cui si presentano i termini che formano coppie di verbi antonimi (reciproci). 2. Antonimi grammaticali e antonimi lessicali Tra i problemi legati alla descrizione dei caratteri propri dell'antonimia, in gene­rale, sicuramente di un certo interesse e il tentativo di distinguere, in una data cop­pia di elementi di significato contrario, un termine "positivo" e un termine "negati­vo", un termine marcato e un termine non marcato.3 Dal punto di vista pili propria­mente morfologico, gli antonimi si sogliono dividere in antonimi legati da una rela­zione di tipo morfologico, cioe gli antonimi frutto di un processo di affissazione, de­rivazione o altro che ne stabilisca l'opposizione (p. es. !'it.fare vs. disfare, possibile vs. impossibile), e antonimi privi di tale relazione (p. es. l'it. caldo vs. freddo, comperare Pare esserci accordo, tra quanti si sono occupati del problema, sul fatto che l'antonimia riguardi gli ele­menti della lingua maggiormente legati alla dimensione lessicale, dunque soprattutto l'aggettivo e il nome (ma anche il verbo), piuttosto che la morfologia o la sintassi (quindi anche gli articoli, le preposizioni, il genere grammaticale etc.). 2 Si veda, in particolare, Stati (1977) e Dings (1986). 3 L'uso dei termini pasitiva vs. negativa non elega to qui alla valutazione di un certo obiettivo da raggiungere, obiettivo che puo naturalmente variare a seconda delle circostanze o del soggetto che si prefigge di rag­giungerlo, vd. Lewin (1961). Cosi, in un medesimo contesto, per una coppia di verbi reciproci come com­perare e vendere, il camperare sara positivo per la massaia che va fare alla spesa, il vendere positivo per il com­ merciante che offre la sua merce. Pasitivo e negativa potrebbe essere forse muta to in precedente e seguente, in riferimento al momento di svolgimento di due azioni, come anche in itiva e ventiva o pragressiva e regressivo, in riferimento al crescere e al decrescere di una certa distanza o di una certa quantita. vs. vendere): i primi sono chiamati generalmente antonimi grammaticali o morfose­man-tici, i secondi antonimi lessicali o semantici, vd. Duchaček (1965: 56)4• Ancora in base ad una opposizione di tipo morfologico, questi elementi scmo distinti anche in antonimi primari, che non presentano cioe marche derivative di segno negativo, pri­vativo o altra relazione morfologica (p. es. comperare vs. vendere) e antonimi secondari, che al contrario ne presentano una o piU di una (p.es.fare vs. disfare), vd. in parti­colare Geckeler (1979: 152 sgg.) e (1983). In una coppia di antonimi secondari (o grammaticali o morfosemantici) l'opposizione e dunque tra due elementi che possie­dono la medesima base lessicale e che predicano, pertanto, la medesima qualita o azione, dove l'uno presenta la base da sola e l'altro la base con l'aggiunta di un mo­dificatore (di segno negativo o privativo). Tra un elemento modificato e uno non modificato, sara evidentemente l'elemento non modificato a costituire il termine "positivo" della coppia, il termine che afferma la presenza di una determinata qua­lita o lo svolgimento di una certa azione; sara d'altra parte l'elemento modificato a predicare la negazione della qualita o dell'azione portata dalla semplice base lessi­cale e a costituire, quindi, il termine "negativo" della coppia5• Cosi tra due antonimi come fare e disfare, il verbo positivo e evidentemente fare, che descrive l'azione di 'eseguire, costruire, agire' (e altro ancora), mentre disfare predica l'azione contraria di 'distruggere, smantellare, scomporre'. Analogamente, tra due aggettivi come possi­bile e impossibile, il primo predichera la presenza o la realta della possibilita di una determinata circostanza o condizione, il secondo l'assenza di tale possibilita. Per que­sto tipo di antonimi, come si vede, il termine positivo risulta anche quello non mar­cato -diciamo basico o di partenza -mentre marcato risulta quello negativo. Discorso piu complesso, sul quale non ci soffermeremo, richiede il riconosci­mento del termine positivo o negativo per gli antonimi che abbiamo definito primari (o lessicali o semantici), i quali, mettendo a confronto basi diverse, non consentono di distinguere un elemento morfologico che opponga un termine marcato ad un ter­mine non marcato. In questo caso, la valutazione del rapporto tra i due antonimi va portata a livello piu strettamente semantico, dove per esempio nella coppia di anto­nimi caldo e freddo la qualita predicata da entrambi gli aggettivi e il calore, cosi che caldo ne predica la presenza (risultando positivo, quindi non marcato) efreddo l'as­senza (negativo, quindi marcato), vd. Geckeler (1979: 157-160). Interessante e anche il caso dei lessemi che possiedono sia un antonimo primario che un antonimo secondario. Si tratta di aggettivi come attivo o mobile, ad esempio, che hanno tanto un antonimo grammaticale, rispettivamente inattivo e immobile, 4 Il legame tra questi antonimi edetto anche morpho-semantique e semantique da Klein (1975), mentre Lyons preferisce parlare, rispettivamente di morphologically related e morphological/y unrelated. 5 Ci riferiamo, in particolare, a modificatori (tipicamente prefissi o prefissoidi, nelle nostre lingue) che esprimono una marca negativa o privativa, come per esempio gli italiani a-/an-, anti-, dis-, in-jim-: aerobico vs. an-aerobico, sociale vs. a-sociale (o anche anti-sociale), tossina vs. anti-tossina, pari vs. dis-pari, ordine vs. dis-ordine, credibile vs. in-credibile etc. quanto un antonimo lessicale, passivo efisso6. Lo sbilanciamento di questo sistema a tre elementi e evidente e, aggiungo, piuttosto curioso: mentre infatti uno dei due termini in opposizione lessicale (attivo e mobile) possiede il suo antonimo gramma­ticale (inattivo e immobile), l'altro termine (passivo ejisso) non lo possiede (*apassi­vo, *antifisso, *impassivo, *controfisso o altro7). Molto stimolante sarebbe, a questo punto, non solo capire il motivo dell'assenza di antonimi grammaticali (secondari) per passivo e jisso, ma anche distinguere il significato e la funzione dei due antoni­mi che si oppongono ad un unico termine, cioe passivo e inattivo rispetto ad attivo, e fisso e immobile rispetto a mobile8 . Se infatti la lingua assegna, in generale, maggiore evidenza e rilievo alle cose, agli stati e alle azioni che necessitano di specificazioni piu precise (con gli psicologi diremmo agli elementi che favoriscono un "comporta­mento adattivo" all'ambiente), dalla composizione di queste coppie di antonimi pare che la condizione di stato predicata da quattro aggettivi come inattivo e passivo, im­mobile e fisso, sia in generale piu importante, o piu utile da precisare, della condi­zione di moto predicata dai loro due contrari attivo e mobile9• 3. Ordine degli elementi in coppie di verbi antonimi La questione del riconoscimento di un termine semanticamente positivo e di uno negativo all'interno di una coppia di antonimi -abbiamo brevemente visto il caso di due aggettivi come attivo e passivo, indicanti rispettivamente presenza e assenza di azione -trova un interessante riscontro nell'esame dell'ordine in cui si presentano, nella frase, due elementi verbali di significato contrario. Consideriamo, dunque, alcune coppie di verbi antonimi (reciproci), che predi­cano prima una determinata azione e quindi l'inversione della stessa con il ritorno allo stato di partenzalO. I1 caso piu trasparente, ancora una volta, e quello di ele­menti legati dal punto di vista morfologico. Si tratta, ad esempio, di verbi come dare, 6 Per opposizioni tli questo tipo, Iliescu (1977) parla tli antonimie linguistique 'antonimia linguistica' e tli an­tonimie logique 'antonimia logica'. Analogo a quello tli questi aggettivi e anche il caso tli verbi come chiu­dere o fare, che hanno tanto antonimi grammaticali, con dischiudere e disfare, che antonimi Jessicali, con aprire e distruggere, vd. anche Vicario (c.s.). 7 II composto ajfisso e naturalmente formato dal prefisso ad-del Jatino, non dal privativo a-, mentre infisso vuol dire ancora 'fisso, fissato'. 8 Discutendo della relazione logica che si instaura tra gli aggettivi tedeschi sparsam 'parsimonioso', unspar­sam 'spendaccione' (antonimo grammaticale) e verschwenderisch ancora 'spendaccione' (antonimo lessi­cale), Iliescu (1977: 157) giustamente osserva che "le plus souvent de telles paires opposables binaires con­tradictoires ne sont pas equivalents du point de vue logique des paires correspondantes dont le terme negatif B est represente par un lexeme autre que A:'. 9 Cio risulta almeno in parte sorprendente, a prima vista, se si pensa al cospicuo numero di verbi che l'italia­no (ma anche altre lingue, naturalmente) riserva alla descrizione di diversi tipi di moto rispetto alla rela­tiva poverta di tipi che descrivono condizioni di stato, una distribuzione che capovolge la gerarchia tra stato e moto evidenziata dagli aggettivi qui presi in considerazione. JO Sui diversi rapporti di opposizione antonimica, ivi compresa la reciprocita (o inversione), vd. ancora Lyons (1971: 608-621). mandare, portare, spedire, che descrivono il moto proprio o figurato di un oggetto da A a B, e dei loro reciproci ridare, rimandare, riportare, rispedire, che rappresentano il moto di senso contrario, di ritorno, da B ad All: (1) a. Mi ha ridato il libro b. Era forse il caso di rimandare la pratica all'Ufficio legale c. Non puo riportarmi l'automobile prima di domani sera d. Hanno rispedito il plico al mittente In questi casi, che vedono la funzione reversiva affidata al prefisso verbale ri-, le frasi implicano, pur senza essere propriamente ellittiche, una prima azione (sottinte­sa, non espressa) che porta l'oggetto nella posizione dalla quale si predica il ritorno. Cosi, completare logicamente gli enunciati potrebbe portare a frasi di questo tipo: (2) a. Gli ho dato il libro e lui me lo ha ridato b. L'Ufficio legale ha mandato una pratica, che era forse il caso di rimandargli c. Gli ho portato l'automobile, ma non puo riportarmela prima di domani sera d. Aveva regolarmente spedito il plico, che estato rispedito al mittente Negli esempi presentati in (2) la predicazione della seconda azione, quella di ri­torno (posteriore), segue la predicazione dell'azione di andata (anteriore), rispettan­do l'ordine temporale di svolgimento delle stesse. Non epossibile predicare lo svol­gimento di un'azione di ritorno, successiva dal punto di vista fattuale, senza il com­piuto svolgimento dell'azione di andata: (3) a. Gliho dato (ieri) il libro e lui me lo ha ridato (oggi) b. Mi ha ridato (oggi) il libro che gli ho dato (ieri) c. *Gliho dato (oggi) il libro e lui me lo ha ridato (ieri) d. *Mi ha ridato (ieri) il libro che gli ho dato (oggi) In (3a) gli avverbi di tempo ieri (anteriore) e oggi (posteriore) possono essere es­pressi o sottintesi, dando magari per noto il contesto temporale nel quale si sono svolte le azioni, ma non si puo comunque collegare ieri (anteriore) con ridato (poste­riore) o oggi (posteriore) con dato (anteriore), come figura in (3c). Lo stesso discor­so vale anche se si inverte l'ordine delle proposizioni, e quindi dei verbi, come in (3b) o (3d). Ancora piu chiaro, se possibile, un esempio come (2d),