Gunver Skytte Universita di Copenaghen* UDK 811.131.1'42:811.113.4'42 la connessione «implicita» INTRODUZIONE Il presente lavoro e una rielaborazione e un ripensamento di un capitolo di una mia pubblicazione precedente (Skytte 2000: 694-709), stesa in danese. In quel capitolo, che faceva parte di uno studio piu ampio di linguistica comparativa tra l'italiano e il danese (Skytte/Korzen 2000), avevo focalizzato le differenti strategie per codificare la connessione «implícita», definita come ogni tipo di connessione interproposizio-nale realizzata senza connettivo esplicito, in chiave comparativa. Basandomi sui risultati e l'esemplificazione della precedente ricerca, ampliata con nuovi esempi e nuovi riferimenti, intendo nell'attuale studio: 1) discutere il concetto di connessione e di connessione implícita rispetto alla coerenza testuale, ponendo cosí la problematica in una prospettiva «top down» a differenza del tra-dizionale approccio alla connessione, che partendo dalla grammatica frasale, opera nella prospettiva «bottom up» 2) presentare un breve elenco di esempi, sistemati secondo la loro appartenenza al tipo di coerenza testuale, che rappresentano divergenti mezzi o strategie di connessione, tenendo conto delle variazioni intralinguistiche e interlinguistiche. DUE STUDI RECENTI SULLA CONNESSIONE TRANSFRASTICA In quanto segue mi riferisco sommariamente a due studi recenti che mi hanno ispi-rato e che secondo me segnano un importante passo in avanti per le ricerche sulla connessione. Nella Premessa al volume La Finalita (Prandi/Gross/De Santis 2005: 10), gli auto-ri rilevano tra l'altro: «Piu in generale, il lavoro attira l'attenzione su mezzi di espres-sione che non erano mai stati messi in relazione con la connessione transfrastica.» Il libro esamina, in senso stretto, il concetto di finalita, mettendo in evidenza, attra-verso un ricco corpus, i molteplici fattori intraproposizionali che concorrono alla decodificazione delle relazioni transfrastiche di tipo finale, attraverso predicati di fine (di diversa forma lessicale), p. es. sostantivi come fine, scopo, intenzione, desiderio, o preposizioni come per ecc. * Indirizzo dell'autrice: 29, Rue Cöme Monier, 83390 Pierrefeu du Var, Francia. Email: ole.schmidt@wanadoo.fr Nel monumentale lavoro di Alexandra Kratschmer (2005), pubblicazione che non ancora si è attirata l'attenzione meritata, la studiosa, basandosi su un ampio corpus storiografico di Montesquieu (considérations sur les causes de la grandeur des Romains et de leur décadence 1734), comparato con lavori storiografici e filosofici di Bossuet e di Voltaire, analizza minuziosamente le strategie per esprimere l'esplicazio-ne (td. Erklärung), cioè i rapporti di causa, ragione e motivo, nella struttura semantica dei testi in questione (tra microstruttura e macrostruttura). Concetto centrale nell'analisi della Kratschmer è costituito dai campi semantici (td. semantische Felder). La ricerca, scegliendo come punto di partenza per l'analisi un testo intero ossia una macrostruttura, contribuisce a dimostrare i molteplici fattori semantici che interven-gono ad esprimere l'esplicazione nella struttura testuale per cui viene rilevata, in modo persuasivo, la funzione fondamentale della coerenza. DEFINIZIONI Dato che ci troviamo in un campo di ricerca in cui la terminologia e la definizione dei concetti variano da una esposizione all'altra, secondo i vari approcci alla problematica (per non parlare delle differenze rispetto alla grammatica tradizionale), vor-rei , in quanto segue, precisare le mie definizioni dei concetti in questione, nonché le implicazioni connessevi, per poi su questa base poter illustrare quanto sostenuto con una esemplificazione. Per connessione intendo la relazione semantico-logica tra proposizioni o contenuti proposizionali, oppure tra macrosequenze testuali, espressa attraverso un connettivo (v. infra) esplicito (1), o, in via implicita, attraverso altri mezzi linguistici testuali (2) oppure, senza mezzi linguistici espressi, decodificabile attraverso inferenza (3): (1) Pietro usci e Maria lo seguí (2) Pietro usci, contemporaneamente Maria lo seguí. (3) Pietro usci. Maria lo seguí. Per connettivo intendo un elemento linguistico interproposizionale, cioè un elemento che, non funzionando da membro proposizionale, riempie la funzione di indicare una relazione interproposizionale. Esso rappresenta la segnalazione di una relazione semantico-logica (di carattere più o meno precisa) tra proposizioni: (4) Pietro suona e Maria canta In (4) e funziona da connettivo segnalando una relazione semantico-logica interproposizionale aggiuntiva, cioè aggiungendo all'informazione contenuta nella proposi-zione Pietro suona quella della proposizione Maria canta, relazione che potrebbe indicare contemporaneità, successione o opposizione, oppure essere un'informazione di tipo generico: (4a) Pietro suona e contemporaneamente Maria canta (4b) Pietro suona e poi Maria canta (4c) Pietro suona, ma Maria canta1 (4d) Di solito, Pietro suona e maria canta Il termine connettivo corrisponde, grosso modo, alla congiunzione della grammatica tra-dizionale. Nella tradizione germanica si usa il termine Junktor, mentre Prandi (Prandi 2005: 71) introduce il termine relatore, corrispondente al francese relateur. In alcuni lavori viene usato il termine connettore, cosi p.es. Mazzoleni (Mazzoleni: 2007) con definizione equivalente al connettivo, secondo la mia definizione. Se, tuttavia, ho pre-ferito la terminologia connettivo, e per mantenere una distinzione dal connettore nel senso della Scuola di Ginevra (cfr. Rossari: 2000), in cui tale termine copre una fun-zione intraproposizionale che esplicita la relazione interproposizionale, come p. es. poi in (4b), funzione per cui io propongo il termine di paraconnettivo.2 Per paraconnettivo intendo un elemento intraproposizionale, cioe un membro avverbiale (frasale) della proposizione, costituito normalmente da un avverbio o da un sintagma preposizionale che esplicita la relazione transproposizionale, con o senza connettivo espresso: (5) Pietro ha fatto le spese, (e) poi maria ha cucinato (6) Pietro ha fatto le spese, (e/ma) invece maria ha cucinato In (5) e (6) poi e invece funzionano da paraconnettivi. Data la sua funzione interproposizionale il connettivo non puo seguire il paraconnettivo:3 (7) Pietro ha fatto le spese *poi e maria ha cucinato. Nella mia definizione della connessione ho introdotto la distinzione tra connessione esplicita e connessione implicita. Per connessione esplicita intendo i casi in cui la con-nessione viene espressa attraverso un connettivo espresso. Invece, la connessione implicita, in realta piu frequente che non la connessione esplicita, copre tutte le pos-sibilita in cui la connessione non si realizza attraverso un connettivo esplicito. Cioe, la connessione implicita copre una larga gamma di possibilita in cui la relazione semantico-logica del rapporto transproposizionale (o transsequenziale) rimane, piu o meno facilmente, decodificabile attraverso diversi mezzi o espressioni linguistiche fino a (a quanto pare) non essere espresso linguisticamente: 1 In Pietro suona, mentre Maria canta, il connettivo mentre è ambiguo perché decodificabile sia come relazione di contemporaneità sia come relazione oppositiva. 2 Scorretti (Renzi 1988: 231-232) distingue tra «operatori veri e propri» e «operatori di coordinazione avverbiali», secondo criteri equivalenti alla distinzione qui proposta tra connettivo e paraconnettivo. 3 Molti paraconnettivi sono soggetti a uno 'slittamento' di funzione verso la funzione di connettivo vero e proprio. Infatti, gli avverbi italiani poi e pero sono esempi di paraconnettivi che pre-sentano tendenze in quella direzione. In senso diacronico molti connettivi sono derivati da paraconnettivi, oppure di espressioni metatestuali, per cui v. infra, in un processo di gramma-ticalizzazione. Sui meccanismi evolutivi nella diacronia delle congiunzioni, cfr. Mazzoleni (Mazzoleni 2007). (8) Pietro canta, invece María suona il pianoforte (9) Pur essendo debole, María cammina (10) Il non rispetto della legge comporta una punizione La definizione delY implicito e un argomento assai discusso e ampiamente trattato nella letteratura linguistica, soprattutto quella di pragmatica linguistica, per quanto riguarda l'italiano, recentemente in Bazzanella (Bazzanella 2005) e Sbisá (Sbisá 2007), lavori che si riferiscono alla letteratura precedente di rilevanza. Negli esempi (8), (9) e (10), la connessione e decodificabile per inferenza da altri elementi lingui-stici: il paraconnettivo invece, l'avverbiale pur, il rapporto semantico tra non rispetto e punizione. Invece, negli esempi seguenti: (11) Pietro canta. Maria suona. (12) Maria e debole. Maria cammina il rapporto semantico-logico interproposizionale non risulta immediatamente decodificabile attraverso elementi linguistici. Sono frasi, estratte da un contesto testuale o situazionale, che sono aperte a diverse interpretazioni. Collocandole in un contesto testuale e situazionale concreto (nel mondo delle conoscenze condivise tra gli interlocutori) la decodificazione attraverso inferenza normalmente diventa facile e evidente. Precisando, secondo il concetto dell'implicito qui espresso, la connessione implicita non equivale necessariamente a connessione non-espressa linguisticamente. Nella finzione letteraria l'implicito e un caro e prediletto elemento partecipante, in quanto lascia posto alla fantasia congetturale del lettore, contribuendo alla tensio-ne drammatica degli eventi esposti. Ma, anche se distante, la decodificazione avrá normalmente luogo, nella coerenza testuale dell'evento raccontato. LA COERENZA TESTUALE Come giá detto sopra, per quanto riguarda i nostri esempi isolati, la questione sul rapporto semantico-logico interproposizionale si risolve, normalmente, collocan-do l'esempio ossia l'enunciato isolato nella sua coerenza testuale, intesa nel senso piu largo, e cioe abbracciante il mondo e le conoscenze condivise tra gli interlocutori, ossia mittente e destinatario. Quindi, vista in quella prospettiva, la discus-sione sull'«implicito», nella maggior parte dei casi, diventa privo di senso. Se conosco Maria e Pietro, i loro caratteri, le loro abitudini ecc. nonché il corso degli eventi in cui sono collocati, la decodificabiltá risulta semplice. Percio, per deco-dificare la connessione implicita bisogna partire dalla macrostruttura ossia dalla coerenza testuale. Sussistono naturalmente dei casi di non-decodificabilitá, p.es. dovuti a errori, oppure a ambiguita intenzionali, secondo certi propositi del mittente, o dovuti a differenze enciclopediche tra gli interlocutori, fonte di incomprensione o comunica-zione non riuscita, come p.es. tra parlanti di diversa origine linguistica o errori di traduzione. Per coerenza testuale intendo la strutturazione unificatrice di un testo che assicura l'integrazione dei singoli elementi semantico-pragmatici in un tutto,4 secondo vari fat-tori riguardanti fine, contenuto e rapporti tra gli interlocutori. La connessione testuale si realizza appunto conforme alla coerenza e dipendente dalla tipologia testuale. P.es. in un testo descrittivo i connettivi sono pochi: la progres-sione testuale dipende dall'elaborazione dei temi lessicali. Invece, nell' esposizione scientifica, storica o política, o in genere in testi di tipo argomentativo, la connessione è di tipo 'razionale', per cui intendo relazioni causali (rapporti finali, risultativi e consecutivi), condizionali e concessive, cioè relazioni che riflettono il processo di ragionamento umano. Il testo narrativo è normalmente caratterizzato dalla progres-sione temporale, e quindi da connessione di tipo temporale. VARIAZIONI INTRALINGUISTICHE Oltre alle differenze dovute alla tipologia testuale, ci sono altri fattori che influiscono sull'espressione della connessione. P. es. la scelta del canale: tra il parlato e lo scritto sussistono differenze notevoli, anche per quanto riguarda l'espressione della connes-sione, dipendenti dai differenti mezzi paralinguistici a disposizione . Per il parlato: mimica, gesticolazione, variazione di voce, pausa. Per lo scritto: interpunzione, divi-sione in paragrafi, fattori di lay-out ecc. A tutto questo va aggiunto il fattore individuale: le preferenze e le variazioni stilistiche, nonché la situazione comunicativa: il grado di aspettative reciproche a proposito della comunicazione e le conoscenze enci-clopediche condivise (o meno), fattori importanti per la possibilità di inferenza. Una conoscenza e confidenza reciproca molto stretta lascia un margine ampio all'inferen-za e viceversa. TIPOLOGIA LINGÜISTICA Le variazioni di tipologia linguistica offrono, in molti casi, possibilità assai divergenti per quanto riguarda le strategie per evidenziare la connessione«implicita». Questo è decisamente il caso per le due lingue trattate nel presente contesto: il danese e l'ita-liano. A causa delle differenze tipologiche tra le due lingue, la connessione transpro-posizionale si puo realizzare diversamente. Rispetto al danese, il sistema linguistico italiano è più ricco di forme flessionali, per cui l'italiano, davanti allo stile verbale e paratattico del danese, rappresenta uno stile nominale e ipotattico, con frequenti desentenzializzazioni. Mentre l'anafora, grazie al sistema flessivo dell'italiano, rap-presenta un esito frequente di coesione testuale , il danese si serve piuttosto di ripe-tizione lessicale. A questo va aggiunto il fattore delle diverse tradizioni retoriche. 4 Cfr. Maria-Elisabeth Conte: «la coherence non è una qualitas dei testi, ma la quidditas stessa dei testi, la costitutiva condizione della loro testualità» (Conte 1999: 29). Per una discussione del concetto di coerenza in Conte cfr. Caffi (2002: 92-94). ESEMPLIFICAZIONE In questo paragrafo passero in rassegna una breve esemplificazione della connessio-ne implícita nelle due lingue, certamente lungi dall'essere esauriente, riferendomi ai criteri di cui sopra. Elaborazione: e un procedimento di connessione, tipico della prosa descrittiva, in cui vari argomenti vengono descritti secondo la loro relazione reciproca. Cioe, piutto-sto che relazioni interproposizionali, le relazioni riguardano i contenuti lessicali.5 Come esempio cito un passo di una pubblicazione linguistica di V. Lo Cascio (Lo Cascio 1991: 95-98), introdotto dal titolo: In un articolo scientifico (titolo che poi si riferisce ad un titolo di ordine superiore: Argomentazione scritta): (13) Diversa e la situazione in un articolo scientifico [...] Il suo interlocutore non e presente [...] Un esempio di discussione scientifica [...] Di questa discussione [...] si riportano solo alcuni dei commenti [...] Nel brano riportato Gaetano Berruto prende in esame [...] Nora Galli de' Paratesi a questa osservazione risponde [...] L'autrice ammette dunque [...] Una serie di articoli scientifici attorno ad un tema [...] si possono quindi considerare come sottocomponenti ad una macro-argomentazione [...] L'elaborazione, come nell'esempio qui citato, e un procedimento normale, anche in testi corrispondenti in danese, il che dimostra la frequenza della connessione implicita in certi tipi di testi. Ripetizione: La ripetizione e un procedimento di connessione implicita, caratteristica di diversi tipi di testo, come p. es. il testo narrativo: (14) in questo presepio in sequenza [...] abbiamo il passaggio di [...] abbiamo anche l'inter-vento di [...] di nuovo l'intervento del [...] abbiamo l'intervento di. Esempio orale tolto dal corpus Mr. Bean (Skytte et al. 1999: 589). Ma la ripetizione e anche frequente nel discorso politico in cui presenta un effetto retorico, cfr. l'esem-pio seguente (J0rgensen/Kock/R0rbech 1994: 402-403) in cui si difende l'introdu-zione delle pubblicita nella televisione danese. Gli enunciati pronunciati in favore sono tutti introdotti da Vi ved at [sappiamo che.]: 5 Cfr. Matthiessen/Thompson, i quali con riferimento a Halliday danno la seguente spiegazione del concetto di elaborazione: «An elaborating relation is used when there is a relation of 'being' between two or more units; this is the very general relation that obtains between an attribute and a value, between a set and its members, or between generalization and its specific instances. Elaborating relations are distinct from other rhetorical relations in that they do not necessarily hold between propositions per se, but may relate terms in the propositions, e.g. one term in the proposition may be related to another as type to subtype». (Matthiessen/Thompson 1988: 298) (15) Der er etflertal for reklame-tv i Danmark. [Esiste una maggioranza favorevole all'introduzione della pubblicita nella televisione danese] Vi ved at ... Vi ved at ... Vi ved at . Vi ved at . Vi ved at . Vi ved at . Vi ved at . M. Dardano (Dardano 1981: 298) dice a proposito della ripetizione nella scrittura giornalistica: «Talvolta una parola-tema ripetuta serve a collegare piu periodi», citando l'esempio seguente: (16) Infatti in appoggio a quanti, in patria e all'estero, si battono contro il regime che opprime la Grecia, le Segreterie nazionali deiportuali [...] hanno deliberato un'azione contro gli armatori greci, che sono tra i principali sostenitori del governo dei colonnelli: un'azione che si esprimera per sei giorni [...], durante i quali i portuali di tutte le categorie negheranno ogni e qualsiasi pre-stazione lavorativa per le navi battenti bandiera greca che si troveranno ad operare nei nostri porti. Un'azione ha detto ilsindacalista Gallo, segretario della Filp-Cgil, parlando anche a nome dei sindacati portuali della Cisl e della Uil - che ha trovato la sua origine nel fatto che il movi-mento di solidarieta con il popolo greco e ancora troppo generico, a volte propagandistico. (l'Unita 21.4.1970) Cambiamento di tempo: nell'esempio (17) il cambiamento da passato prossimo al tra-passato prossimo indica una relazione causale: (17) Paolo non si e fatto vedere oggi. Aveva bevuto troppo ieri. E viceversa, il cambiamento dal trapassato prossimo al passato prossimo puo indicare una relazione risultativa: (18) Pietro aveva bevuto troppo ieri. Non si e fatto vedere oggi. Si tratta di strategie ugualmente possibili in danese, tuttavia la tendenza ad esplici-tare la connessione ci sembra piu frequente in danese. Il cambiamento di tempo potra anche servire, al livello della macrostruttura, come nell'es. 19 (Sciascia 1975: 33) a indicare cambiamento di sequenza: (19) [...] sentiva [Majorana] il disagio di dover insegnare [...] Pochi seguivano il suo corso [...] La sua vita a Napoli, in quei primi tre mesi del 1938, si svolge tra l'albergo e l'Istituto di Fisica. La proposizione relativa continuativa e spesso adoperata come strategia per codificare rapporti di successione temporale in testi narrativi, sia in danese che in italiano. Questo procedimento e ampiamente documentato nel corpus Mr. Bean. P.es.: (20) Sulla scena del presepe passa prima una banda su un carro, poi compare un gruppo di pecore, che viene portato via a bordo di un autocarro (Skytte et al. 1999: 596) (21) poi, eh- arriva un, un carro armato, che uccide il dinosauro (Skytte et al. 1999: 584) Si noti in (20) e (21) la combinazione con il paraconnettivo poi e la catena di verbi perfettivi. Come, nell'esempio seguente, la relativa continuativa, in italiano e in danese si realizza spesso in casi in cui il soggetto viene introdotto attraverso un verbo di presentazione o un verbo inaccusativo: (22) og der kommer [...] en lastbil som tager fárene (Skytte et al. 1999: 601) [e arriva ... un camión che porta via le pecore] L'apposizione in italiano, ma relativamente raro in danese, puo servire ad indicare una relazione causale, non esplicitata: (23) Che Mussolini, informato e sollecitato da una «supplica» della madre di Ettore e da una lettera di Fermi, abbia chiesto a Borchini il fascicolo dell'inchiesta [...] - di tutto questo altri documenti non restano, presso la famiglia, che copie della «supplica» della signora Majorana e della lettera di Fermi. (Sciascia 1975: 14-15) (24) Le ferrovie italiane, lente, inefficienti, arretrate, sono al centro di dure polemiche. Costrutti nonfiniti: soprattutto nell'italiano scritto, la connessione implicita attraver-so costrutti non-finiti (infinito, participio passato e gerundio) costituisce un'alterna-tiva assai frequente alla proposizione subordinata introdotta da connettivo, a diffe-renza del danese che si serve quasi esclusivamente di subordinata a verbo finito. Mi limito a pochissimi esempi rappresentativi di questa strategia dell'italiano: (25) QUI SI PARLA ITALIANO: Questa frase puo avere un valore di semplice informazione quando appare in un cartello esposto in un negozio o presso uno sportello (all'estero). Rivolta a un ospite straniero (nel corso di un ricevimento), e un'esortazione a parlare la nostra lingua. Pronunciata da un insegnante di italiano in una scuola per stranieri, ha la funzione di un ordi-ne. (Dardano 1996: 11) In questo esempio, tratto da un tipo di testo espositivo in cui si presentano diversi esempi o casi ipotetici, i costrutti non-finiti servono a continuare la catena di esempi ipotetici. In casi simili in danese si ricorrerebbe o a una subordinata introdotta da hvis ('se') oppure da una proposizione subordinata anteposta senza connettivo, con inversione (V + S): (26) Hvis man henvender sig/ Henvender man sig [Se ci si rivolge...] Hvis det bliver udtalt af/ Udtaler en terer det [Se e pronunciata da/ se un insegnante lo pronuncia] Gli esempi (27) e (28) sono tratti rispettivamente da una traduzione dal danese in italiano e una traduzione dall'italiano in danese: (27) «Hallo. Hallo, er du kommet til skade ?» rábte hun og strag atter sneen v&k fra 0jnene. Hun fik intet svar, gik et par skridt frem og kaldte igen. (Teller 1999: 46) «Ehila ! Ehi, ti sei fatto male ?» grido, continuando a togliersi la neve dagli occhi. Non otte-nendo risposta fece due passi ancora e chiamo di nuovo. (Teller 2001: 50) I verbi evidenziati del brano danese 'strag' e 'fik' sono di forma finita, tempo passato, coordinati con gli altri verbi finiti delle frasi, mentre sono ambedue resi in italiano con un costrutto gerundivo. (28) Alcuni dei requisiti imposti dalla legge [una direttiva UE] sembrano ovvi o superflui, ma e tuttavia necessario fornire tutte le informazioni, essendo il datore di lavoro sottoposto a delle sanzioni, se non adempie all'obbligo d'informazione. (Rossi 2003: 29). Nogle af de krav, som loven opstiller, kan synes selvf0lgelige eller overfl0dige, men samtlige oplysninger skal alligevel gives, da der er sanktioner for arbejdsgiveren for manglende opfyldel-se6 af oplysningspligten. (Rossi 2003: 30) In (28) si noti il costrutto gerundivo essendo sottoposto..., reso in danese col connet- tivo da ('dato che') e il verbo er, di forma finita. Nell'italiano scritto si usa spesso il costrutto di participio assoluto:7 (29) Sulla base dei dati fornitigli dall'osservazione lo scienziato formula la sua ipotesi: [...] Formulata l'ipotesi, entra in gioco il ragionamento deduttivo... (Biologia 1993: 10-11) Nell'esempio citato, il costrutto indica una connessione di tipo successivo-condizio-nale, di ordine macrostrutturale in quanto segnala un cambiamento di sequenza. In danese, in cui non sarebbe possibile un costrutto sintattico equivalente, si osserva in un testo equivalente (ossia un testo parallelo8) il procedimento seguente: (30) Er alt dette i orden, kommersá nxste fase [...] (Christensen 1988: 41)9 [e tutto questo in ordine, arriva poi la fase seguente] con una proposizione subordinata in anteposizione (v. supra) con inversione e senza connettivo che segnala la relazione successiva-condizionale. Desentenzializzazione: nel seguente esempio si osserva una relazione condizionale tra le due lessemi verbali: (non) rispettare e provocare, realizzata attraverso una desen- 6 Intéressante, rispetto alle più frequenti differenze generali tra le due lingue (it. nominale vs. danese verbale) è il caso di desentenzializzazione danese 'manglende opfyldelse' [mancante adempimento] vs il testo italiano 'se non adempie all'obbligo..'. Si tratta di una tendenza limi-tata allo stile burocratico-giuridico del danese. 7 Costrutto spesso fonte di formazione di nuovi connettori: ammesso che, presupposto che, eccettua-to che ecc. 8 Per testi paralleli intendo testi autentici nelle due lingue, prodotti in situazioni identiche e con contenuto equivalente, ma in modo indipendente, cf. Skytte et al. (1999: 13). 9 Si noti 'l'incapsulatore' alt dette ('tutto questo'). tenzializzazione in forma di un sintagma nominale deverbale, con significato generico, nel suo rapporto col verbale finito della proposizione: (31) Perché la guida possa essere considerata sicura [...] l'utente della strada deve avere sempre a disposizione, davanti a sé, uno spazio libero pari allo spazio di frenatura corrispondente alla velocità tenuta, aumentato dallo spazio di reazione corrispondente alla stessa velocità. Il non rispetto di questa elementare norma di sicurezza provocherebbe inevitabilmente l'urto con un ostacolo. (Di Leone 1994: 134) Non è escluso un costrutto simile in danese (cfr. nota 6), ma normalmente si prefe-risce in casi del genere il procedimento esemplificato nell'es. (30). Interpunzione: vorrei brevemente ricordare la possibilità di connessione implicita attraverso l'interpunzione. L'italiano scritto ricorre frequentemente all'uso dei due punti, soprattutto per segnalare rapporti causali, consecutivi o esplicativi, procedi-mento non escluso in danese, ma decisamente meno frequente. Il danese in casi simili preferirà la connessione esplicita: (32) Ha interrotto la conversazione: era arrabbiato Han afbmd samtalen, fordi ['perché'] han var irriteret Nel parlato diverse strategie prosodiche (accento, tono, intervallo/pausa), mimiche e gestuali possono contribuire ad evidenziare la connessione implicita, oppure ad accentuare la connessione esplicita. Per finire la mia esemplificazione assai limitata, vorrei infine ricordare un'alterna-tiva all'uso del connettivo, assai frequente, ma poco notata nella letteratura linguistica, in quanto piuttosto confinata al campo della stilistica, e cioè la connessione metatestua-le, una strategia non senza importanza per la descrizione comparativa e per la tradu-zione. Si tratta di un argomento che meriterebbe un esame approfondito, a cui, nel presente contesto, tuttavia, mi devo limitare a qualche esempio rappresentativo. Gli esempi più semplici si avvicinano ai connettivi e ai paraconnettivi, come p.es. se ne deduce che, la ragione è che (invece di perché, percio), è vero che (per relazioni di concessione):10 (33) La ricerca nelsettore [degli atti linguistici indiretti] bisogna comunque ancora farla. E vero pero che in alcuni testi gli argomenti per difendere o giustificare una data opinione, sono presen-tati in modo ambiguo o celato, ma , nonostante cio, in modo efficace. (Lo Cascio 1991: 67) Equivalente alla connessione aggiuntiva si usa nella lingua scritta va aggiunto che (danese 'hertil kommer"), o con più forte accentuazione ma non finisce qui fdanese 'men ikke nok med dei): 10 Cfr. l'usatissimo il est vrai que in francese, strategia di connessione metatestuale evidentemente in via di grammaticalizzazione. (34) Venuta meno la certezza dell'accusa, nelprocesso d'appello alla assise di Caltanissetta per la strage di Via D'Amelio a Palermo, due dei quattro imputati sono sfuggiti all'ergastolo [...] Ma non finisce qui. Per la strage sono in corso altri due processi... (La Stampa 24.1.1999) Una strategia assai frequente in italiano, soprattutto nella lingua parlata, e in danese anche nella lingua scritta, è l'uso di un pro-verbo (fare/g0re, succedere, accadere/ske) in funzione anaforica o cataforica:11 (35) Der er en stœrk tradition for at de [de dansktalende] skal kunne slâ op i en grammatikbog for at finde ud af hvad man mâ, og hvad man ikke mâ [...] Man siger at grammatikken er normativ. Den fastlœgger hvad der er korrekt, og hvad der er ukorrekt sprogbrug. Det g0r denne grammatik ikke. Den er deskriptiv... (Kristiansen et al. 1996: 57) [E assai normale [per i parlanti del danese] consultare un manuale di grammatica per sapere che cosa sia uso corretto e che cosa sia scorretto... Si dice che la grammatica è normativa. Indica l'uso della lingua corretto e quello scorretto. Non lo fa questa grammatica. Essa è descrittiva.] Nell'adottare la strategia metatestuale il testo (35) fa rilevare in modo accentuato il contrasto tra gli aggettivi normativo e descrittivo. In testi italiani equivalenti (in senso stilistico) si codificherebbe contrasti simili adoperando p.es. il connettivo mentre o il paraconnettivo al contrario. Nel corpus Mr. Bean, il verbo ske ('succede'), soprattutto nei testi parlati del danese, ma anche nello scritto, come nell'esempio seguente, viene usato per indicare una connessione successiva: (36) [...] jesusbarnet bliver lagt i en«behagelig» seng, men sá sker der det at en tredje hând kommer ind i billedet [...] (Skytte et al. 1999: 609) [Gesù bambino viene adagiato in un letto«confortevole», ma poi succede che una terza mano apparisce sulla scena] Applicando la strategia metatestuale si ottiene inoltre, come in (36), un forte effetto di focalizzazione. Cfr. il seguente es. (37) di un testo italiano parlato dello stesso corpus: (37) pero che cosa succede che, il bianchetto eh ...è ... (Skytte et al. 1999: 629) Nelle due lingue si usa molto spesso al livello della macrostruttura la connessione metatestuale per segnalare cambiamento di sequenza:12 (38) Passiamo ora ai segnali d'obbligo. (Di Leone 1994: 49) 11 Lehmann (1988: 211) usa il termine verbi anaforici che ci pare meno soddisfacente dato che la loro funzione potrá anche essere cataforica. Una descrizione assai dettagliata si trova presso Prandi (1998 e 2005) che usa il termine verbo supplente. 12 Cfr. Conte (1988: 21) «Connessivitá a livello metatestuale e una tecnica di organizzazione del testo». (39) Vi vil nu se pá de muligheder og begrnnsninger, man er underlagt som f0rer af en lille per-sonbil... (K0reskolernes nye teoribog, p. 29) [Ora guardiamo le possibilita e limitazioni a cui e sottoposto il guidatore di una piccola autovettura...] CONCLUSIONE Nel mio articolo sono partita da una definizione assai larga del concetto di connes-sione implícita, intesa come ogni tipo di connessione interproposizionale o interse-quenziale, realizzata senza connettivo esplicito, e cioe con o senza strategie linguisti-che alternative. Ho presentato una breve esemplificazione in cui analizzo le differen-ti strategie di connessione implicita in rapporto alla coerenza testuale, tenendo conto delle variazioni intra- e interlinguistiche, in casu con esempi dell'italiano e del dane-se. Collocando la problematica in questa prospettiva si mette in evidenza il rendi-mento di ulteriori esami e ricerche in questo campo di studio per esplorare i mecca-nismi evolutivi dei connettivi e per utilizzare la comparazione interlinguistica al fine di migliorare le strategie di traduzione da una lingua all'altra. Bibliografia A Corpus Biologia, Sistemi Relazioni Viventi. (1993). ETAS LIBRI per le Scuole Superiori. Christensen, B. Lauge/B. Madsen (1988) Vi og vore omgivelser bind 1: Menneskets 0kologi. K0benhavn: Gyldendal. Dardano, Maurizio (1981) Il linguaggio dei giornali italiani. Roma/Bari: Laterza. Dardano, Maurizio (1996) Manualetto di linguistica italiana. Bologna: Zanichelli. Di Leone, Pasquale/Guido Gianpietro (1994) Patente europeo. Milano: Hoepli. J0RGENSEN, Charlotte/Christian KocK/Lone R0RBECH (1994) Retorik der flytter stemmer. K0benhavn: Gyldendal. Kristiansen, Tore/Frans GREGERSEN/Erik M0LLER/Inge Lise Pedersen (red.) (1996) Dansk Sprogl&re. K0benhavn: Dansktererforeningen. Kireskolernes nye teoribog. K0benhavn: Danske K0reskolers Forlag. Lo Cascio, Vincenzo (1991) Grammatica dell'argomentare. Firenze: La Nuova Italia. Rossi, Cristiano (2003) «Regole fondamentali relative ai contratti di assunzione.» Il Ponte. Rivista italiana in Danimarca 11/4, 29-30. [Trad. in danese «Grundregler om ans^ttelse-skontrakter»]. Teller, Janne (1999) Odins 0. Centrum: K0benhavn. Teller, Janne (2001) L'isola di Odino. Trad. Maria Valeria D'Avino. Iperborea: Milano. SCIASCIA, Leonardo (1975) La scomparsa di Majorana. Torino: Einaudi. Skytte, Gunver/I0rn KoRZEN/Paola POLITO/Erling Strudsholm (a cura di) (1999) Tekststrukturering pá italiensk og dansk. Resultater af en komparativ unders0gelse. Strutturazione testuale in italiano e in danese. Risultati di una indagine comparativa. B Fonti secondarie Bazzanella, Carla (2005) Linguistica epragmatica del linguaggio. Un'introduzione. Roma/Bari: Laterza. Caffi, Claudia (2002) Sei lezioni di pragmatica linguistica. Genova: Name. Conte, Maria-Elisabeth (1999) Condizioni di coerenza. Ricerche di linguistica testuale. Alessandria: Edizioni dell'Orso. Dardano, Maurizio (1981) Il linguaggio dei giornali italiani. Roma/Bari: Laterza. Haiman, John/Sandra A. Thompson (a cura di) (1988) Clause Combining in Grammar and Discourse. Amsterdam/Philadelphia: Benjamins. Kratschmer, Alexandra (2005) Erklärungsstrategien, semantische Felder und Makrostrukturen. Eine Fallstudie zur semantischen Architektur von explikativen Texten. Aarhus: Aarhus University Press. Lehmann, Christian (1988) «Towards a typology of clause linkage.» In: J. Haiman/S. A. Thompson (a cura di), 181-225. Matthiessen, C./Sandra A. Thompson (1988) «The structure of discourse and 'subordination'.» In: J. Haiman/S. A. Thompson (a cura di), 275-329. MAZZOLENI, Marco (2007) «Arricchimento inferenziale, polisemia e convenzionalizzazione nell'espressione della causalità tra il fiorentino del '200 e l'italiano contemporaneo.» La lingua italiana III, 83-103. Prandi, Michele (1998) «L'utilisation des verbes suppléantes dans l'analyse de la phrase simple et complexe.» In: M. Forsgren et al. (a cura di), Prédication, assertion, information. Uppsala: Acta Universitatis Upsaliensis, 433-443. Prandi, Michele/Gaston GROSS/Cristiana De Santis (2005) La finalità. Strutture concettuali e forme d'espressione in italiano. Firenze: Olschki. Renzi, Lorenzo (a cura di) (1988) Grande grammatica italiana di consultazione. I. Bologna: il Mulino. Rossari, Corinne (2000) Connecteurs et relations de discours: des liens entre cognition et signification. Nancy: Presses Universitaires de Nancy. Sbisà, Marina (2007) Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita. Roma/Bari: Laterza. Skytte, Gunver/I0rn KoRZEN/Paola POLITO/Erling Strudsholm (a cura di) (1999) Tekststrukturering pâ italiensk og dansk. Resultater af en komparativ unders0gelse. Strutturazione testuale in italiano e in danese. Risultati di una indagine comparativa. Skytte, Gunver/I0rn Korzen (2000) Italiensk-dansk sprogbrug i komparativt perspektiv. K0benhavn: Samfundslitteratur. Riassunto LA CONNESSIONE «IMPLICITA» L'articolo descrive le differenti strategie per codificare la connessione «implicita», definita come ogni tipo di connessione interproposizionale realizzata senza connettivo esplicito, in chiave comparativa (italiano-danese). La connessione implicita viene esaminata in rapporto alla coerenza testuale attraverso l'analisi di una esemplificazione che rappresenta varie strategie di codificazione, tenendo conto delle variazioni intra- e interlinguistiche. Povzetek »IMPLICITNA« ZVEZA Članek na osnovi kontrastiranja danskega in italijanskega gradiva prikazuje različne strategije ubesedenja »implicitne« zveze, ki obsega vse vrste medstavčne zveze brez eksplicitnega vez-nika. Avtorica implicitno zvezo proučuje v odnosu do besedilne koherence prek analize zgledov z različnimi ubeseditvenimi strategijami, pri čemer upošteva znotrajjezikovno in medje-zikovno raznolikost.