Abbonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi alVAmminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogui mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all*Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior_____ Capodistria 10 Ottobre 1885. Se la notizia della costituzione del club trentino ci ha vivamente impressionati, quella recata daYCIstria ne’ suoi due ultimi numeri, che cioè i deputati trentini non ne abbiano dato in precedenza alcun avviso agli altri deputati italiani ci ha dolorosamente sorpreso. Propugnatori noi pure della creazione d’ un club italiano alla camera a mezzo de’deputati italiani del Trentino, del Goriziano, dell’ Istria, di Trieste ed eventualmente della Dalmazia, siccome scrivevamo ancor l’anno decorso ad uno de’ più benemeriti procuratori della Società politica Unione, il quale col pensiero e coll’ azione altamente onora sè ed il suo paese natio, e — accennando al noto resoconto del Conte Coronini, che s’era dichiarato contrario al progetto di formare in parlamento un gruppo nazionale — ripetevamo nel Patria del 25 Gennaio decorso, noi esitavamo invero a credere ad un avvenimento che d’ un tratto ci rapiva preziose illusioni e mutava in vana parola i nomi per noi cari e santi di solidarietà e fratellanza. Ma L'Istria ci stava dinanzi fredda, inflessibile nell’ autorevole sua eloquenza e conveniva chinare il capo cercando tutto al più di argomentar colla mente le cause del deplorabile fatto. E noi ragionavamo così. Probabilmente il Conte Coronini, immemore che bisogna aver riguardo alla ragione dei tempi — temporibus sapienter liti — avrà, persistendo nelle idee svolte nella conferenza di Gorizia, reso palese il suo desiderio di ricostituire il club del centro liberale già da lui presieduto; i nostri ed i deputati triestini si saranno mostrati propensi a favorirlo ed i deputati trentini — nel timore che il loro intendimento di costituire un club italiano potesse essere combattuto ed attraversato dall’influenza del conte e di altri suoi aderenti — avranno ricorso al fatto compiuto della improvvisa creazione d’un club trentino per farne il principio di quello nazionale bramato. I nostri adunque ed i deputati triestini dovranno naturalmente accedervi, se pur non vogliano sacrificare al loro amor proprio gli interessi, che sono chiamati a rappresentare a Vienna. Se poi ci sono impegni anteriori diversi, addio club italiano ; resterà il trentino e torneremo al vecchio club del centro liberale, con qual utile delle tre provincie, Iddio lo sa. Così la pensavamo noi ma — avvezzi, come si suol dire, ad agire coi piedi di piombo — prima di far pubblica l’opinione nostra, pensammo di rivolgerci ad una spiccata individualità trentina, alla quale ci lega da anni la più calda simpatia ed affetto che derivar possano da comuni dolori e comuni intendimenti, e di pregarla che, se possibile, chiarir ci volesse le ragioni dell’ azione isolata de’ deputati suoi comprovinciali. La risposta non si fece attendere e suonava: ... „Le accludo il Benaco di Biva che risponde all’ Istria di Faremo, ed aggiungo che per lo spirito cui s’ informano tutti i nostri deputati, a me, meno due, personalmente noti ed amici, essi sono prima di ogni altra cosa italiani, e sarebbero ben felici se potessero formare di tutti gli italiani deputati al Consiglio dell’impero un gruppo forte e compatto a difesa della nostra nazionalità. Questa parola d’ un patriota, che se non è l’autore delle franche parole, ha titoli indiscutibili alla più sentita publica estimazione e riconoscenza, valsero a rassicurarci, ma per brevi momenti, che poco più tardi ci giunse una lettera da Vienna di persona assai bene informata, che non narra come L'Istria le cose e, si può dire, conferma appieno le nostre previsioni. — La lettera dice: Avere i deputati trentini, fedeli al comune programma — che è quello, al quale, come ricorda L’Istria del 3 ottobre corr., si ispirarono la società politica nostra e 1’ Unione di Gorizia nel dirigere le recenti elezioni — tentato di comporre un club italiano, ma senza frutto per difetto d’ adesione da parte de’ deputati triestini ed istriani invitati a farne parte; credere invece questi opportuna la ricostituzione del club Coronini; essere stato creato il club trentino in tutta fretta allo seopo di evitare che estranee influenze noi rendessero impossibile, ed esser esso pronto sempre ad ajutare gli italiani del Litorale, nella fede che questi faranno altrettanto pei fratelli trentini. Bestare d’altronde libero agli altri deputati di rendere un fatto compiuto gli ardenti desideri dei trentini, coll' i-stituire un club italiano valendosi di quanto dispone V ultimo articolo dell' atto di costituzione del club trentino, eh" è del seguente tenore: „I sottoscritti deputati al Consiglio (dell’ Impero si uniscono nel Club trentino avente lo scopo di tutelare i diritti nazionali e promuovere gli interessi materiali del Paese. In tutte le questioni relative ai predetti oggetti, come pure in tutto ciò che concerne gli interessi generali dello Stato essi procederanno e voteranno di comune accordo. In quanto poi si trattasse di questioni ecclesiastiche, o scolastiche essi cercheranno pure di procedere concordemente ; ma qualora in singoli casi ciò non riuscisse, ognuno potrà agire e votare secondo la propria coscienza. Stabilite queste basi fondamentali, si riservano i sottoscritti di estendere uno statuto più dettagliato. Intanto si stabilisce che il Club nominerà un Capo, un Vice - Capo ed un Segretario in via provvisoria fino alla compilazione del nuovo statuto. Qualora al Club volessero accedere altri deputati di nazionalità italiana il Club prenderebbe il nome di Club italiano. “ Mezz’ ora dopo ci giungeva il dispaccio, che annunciava la costituzione del club liberale del centro, alias Coronini! Non ne diciamo di più. Chiudiamo colle parole dell’ Istria, benché oggi non sieno più che l’espressione d’ un voto eminentemente platonico. ».................Come ultimo voto esprimiamo il desiderio anche una volta, che il già costituitosi club trentino possa essere di primo nucleo all' accessione degli altri deputati italiani ; trovando solamente in quest' unione qualche fonte di speranza perchè gl' italiani della Monarchia possano trovare quella salvaguardia ai loro diritti, che sono riconosciuti dalle leggi dello Stato, ma che anche restarono sempre, pur troppo, lettera morta. ------------------------------------------------ PRO PATRIA (Riportato dal N. 18) Mentre la prima parola da noi espressa in argomento era passata inavvertita, e la stampa non s’ era data per intesa della proposta istituzione di una Società della scuola alla foggia della «Pro Patria» tridentina, ci gode 1’ animo poter oggi constatare che V idea, svolta più chiaramente nel successivo nostro articolo dallo stesso titolo, suscitò il patriottico entusiasmo che ci eravamo ripromessi. U silenzio con cui era stata accolta la nostra proposta non ci aveva fatto dubitare della bontà ben manifesta della stessa ; temevamo solo che avesse dato di cozzo in quei due potenti scogli dell’apatìa e della contrarietà, tanto deplorate dal corrispondente istriano dell’«Indipendente». Nella quindicina decorsa adunque, quasi ■ tutti i giornali liberali delle tre provincie s’interessarono dell’ argomento ; e accentuando l’utilità della proposta istituzione, riconosciuta potente fautrice della vagheggiata unione morale, furono unanimi nel sollecitare, che dall’ embrione dell’idea si scendesse e presto nel dominio dei fatti. Noi, che l’abbiamo pei primi enunciata, saremmo ora in dovere di indicare un pratico e sicuro mezzo di attuazione ; e all’ effetto, po-t emmo di leggieri proporre quello già usato con successo dai confratelli Trentini. Siccome però la nostra idea è più comprensiva di quella che determinò la fondazione della «Pro Patria» tridentina, dovendo la ideata Società estendere la sua influenza su tre provincie, che, dal più al meno, offrono delle diversità etnico-nazionali, ci limitiamo qui a suggerire uno dei sistemi d’ attuazione, pronti sempre ad accettarne uno migliore che da altri venisse proposto. Prime chiamate a studiare la questione sarebbero, a nostro modo di vedere, le tre Società Politiche. Le quali, agendo ciascuna per sè, da che la legge vieta un’azione cumulativa, dovrebbero previamente esaminare l’attuabilità del-l’idea nella rispettiva provincia, e rendere il parere di puhlica ragione. Quindi, un Comitato che sorgesse per la formale costituzione della divisata Società, approfittando degli studi fatti con tanta competenza, avrebbe facile il compito ; e la vagheggiata idea sarebbe in breve un fatto compiuto. Ecco il nostra modesto parere. Nè temiamo di riuscir molesti, col voler addossare questo nuovo incarico alla Presidenza della nostra e delle altre due Società Politiche. Troppo ci son noti lo zelo ed il buon volere degli uomini che le dirigono, e ben sappiamo come volentieri prestino 1’ intelligente opera loro in tutto ciò che può ridondare a vantaggio dell’ amata nostra patria ! Intanto, perchè i nostri lettori possano formarsi un criterio dell’ indirizzo che potrebbe assumere 1’ ideata Società, riportiamo alcuni paragrafi dallo Statuto della «Pro Patria» tri-dentina : „§ 1. Viene istituita una Società col nome di Pro Patria, allo scopo di promuovere l’istituzione ed il mantenimento di scuole italiane entro i confini dell’ Impero, in luoghi di popolazione mista, specialmente sul confine linguistico. § 2. La Società tende a raggiungere il proprio scopo : coll’ istituzione di scuole, in casi speciali anche di asili d’infanzia, con sovvenzioni in danaro, con procurare maestri e mezzi d’istruzione, con conferenze e con stampati. § 5. Socio può essere ognuno senza differenza di sesso, la cui domanda sia stata accolta dalla Direzione Centrale, che può rifiutarne l’ammissione senza essere obbligata a spiegarne i motivi. § 6. Ogni socio ha l’obbligo di pagare annualmente un contributo di almeno soldi 25, (di regola al principio dell’ anno, rispettivamente al momento della sua ammissione) oppure per una volta tanto un importo di almeno fior. 20, e di prò- muovere secondo le proprie forze gli scopi della Società. Grli importi pagati per una sola volta vengono messi ad impiego fruttifero; di questi vengono adoperati solo gli interessi." Ecco adunque un vasto campo d’azione ed uno scopo che non potrebbe esser più utile e più rispondente agli attuali nostri bisogni. Se un giorno, mercè la nuova «Pro Patria», saremo al caso di istituire scuole italiane in tutti i paesi di nazionalità mista — come urgentemente è richiesto dalla popolazione stessa, che sente la necessità dello studio di questa che è la prima e vera lingua del paese, — e avremo di conseguenza docenti italiani educati a sani prin-cipii didattici e forniti di soda coltura, cesserà, vivaddio, l’autorità da saltimbanco di certi sedicenti maestri, che, tolti alla vanga per esser fatti strumenti di una insensata propaganda, seminano V odio, la discordia e quasi non dissi la ribellione nelle nostre contrade. E se avremo con ciò opposto un serio ostacolo all’ irruente slaviSmo, avremo d’ altro canto provveduto egregiamente all’ educazione dei nostri figli. L’occasione, come abbiamo detto, si presenta propizia, e gli avvenimenti esigono che qualche cosa si faccia. All’ insidiosa opera dei nostri nemici che tendono a rapirci lingua e civiltà, contr’ opponiamo questo valido baluardo a tutela del nostro buon diritto, a confusione di chi vorrebbe gabellare il proprio arbitrio ed il proprio interesse, per interesse e volere della popolazione delle nostre campagne. Saggio di Annali Istriani. Del secolo XIII — dall’ anno 1235 e seg. dell’Ab. Angelo Marsioh. (Cont. redi N. 10 e seguenti) 1262. — Il vescovo di Trieste riconsacra 1’ antica Cattedrale. Kandler. Indicaz. p. 30. 1262. — I Muggiesani si armano in favore di Venezia contro i Genovesi a fronte che il patriarca Gregorio ne lo vietasse. Carli. Ant. Ital. To. V, p. 188 e 215, Kandler. L'Istria. Ann. I, p. 131 - ed Indicaz. p. 30. 1262. — Il parlamento del Friuli delibera di procedere blandamente con Maggia e non colle armi, quale era l’intenzione del patriarca Gregorio che voleva severamente punita quella Terra per aver ajutato Venezia contro i Genovesi. A tale deliberazione influirono molto gli udinesi ser Uccelletto degli Uccelli e ser Leonardo Savorgnano. Kandler. L’Istria. Ann. II, p. 193, - Manzano. Ann. del Friuli v. III, p. 48 - e Palladio. Storia del Friuli Parte I, p. 246. 1262. — Il capitolo di Trieste rielegge a proprio vescovo Arlongo dei Visgoni, il quale nello stesso anno consacra la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo in Muggia Nuova, detta allora Borgo Lauro. Cappelletti. Le Chiese ecc. v. Vili, p. 692. 1262. — Il vescovo Arlongo dei Visgoni fa uso del titolo baronale di „Conte di Trieste;* titolo che riferivasi non già al comune dominante della città, ma all’ agro tributario. Bandelli. Notizie storiche di Trieste, p. 42. 1262. — Il comune di Trieste sceglie a suo Capitano generale per anni otto il Conte Mainardo di Gorizia, al quale spettava il Carso. Bandelli. Notizie storiche di Trieste, p. 37, - e Kandler. Indicaz. p. 30; 1262. — Le città di Parenzo e di Pola domandano al patriarca Gregorio il permesso di eleggersi il loro podestà e la conferma degli eletti. Carli. Ant. Ital. v. V, p. 188, - Manzano. Ann. del Friuli v. Ili p. 47, - e Thesaurus. Eccl. Aquile), p. 233. 1262, 22 febbraio. — Il vescovo di Capodistria, Corrado, esonera il civico ospedale di San Na-zario dalla decima ecclesiastica, vuole però che offra annualmente ed in perpetuo una libbra di pepe alla mensa vescovile e mezza libra ai canonici del duomo. Il capitolo giustinopolitano componevasi dei canonici : Artuico decano, che trovavasi in Bologna per dottorarsi, Papo arcidiacono, Vitale scolastico, Almerico, Artuico, Vitale ed Andrea di Ser Leonardo de Vildrago. Kandler. Cod. Dipi. Istr. - ed Indicaz. p. 30. e ■ Naldini. Corografia ecc. p. 251 e seg. 1262, 8 giugno. — Ottone, vescovo di Parenzo, dona a fra’ Borgogna, abate di S. Michele di Sottoterra, la chiesa di S. Dionigi presso Montona e beni a lei spettanti, verso 1’ annua corri-sponsione d’ un maiale, d’un castrato, di due agnelli e d’un formaggio. Kandler. L'Istria. Ann. IV, p. 123. 1262, 17 luglio. — Il patriarca Gregorio, essendo in Genova, conosciute le scarse rendite (*) del vescovato di Pedena, accorda al neoeletto vescovo Bernardo i diritti della pieve di Lindi, ov’ era stato sino ad ora pievano. (*) Il vescovato era impoverito in causa delle guerre. Bianchi. Indice dei Docum. per la st. del Friuli, - Pag. 14, - Archiv fiir Kunde osterr. GQ. • To. XXI, pag. 407, - Manzano. Ann. del Fri. - Voi. Ili, p. 48, - e Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1262, 24 ottobre. — Il comune di Capodistria investe il cittadino Giovanni de Goina da Pirano dei diritti di rappresaglia per indennizzarsi dei molti danni arrecatigli dal patrio comune il quale gli aveva arse le case, tolte le armi e sequestrati i beni mobili, sotto la reggenza del podestà Tenesio, e ciò per essersi il comune di Pirano rifiutato di dare ascolto ai consigli dei consoli giustinopolitani. Consoli in Capodistria erano : Zanetto del fu Ambrogio de Orso, Giovanni del fu ser Engelberto; il terzo console, che era già morto nomavasi Leonardo Spandinuce. Kandler. Cod. Dipl. Istr. - e L’Istria. Ann. VII, p. 72. 1262 28 novembre. — Il doge Raniero Zeno ordina al comune di Pirano di non sottoporre gli incoli a fassioni maggiori, che in ragione delle loro possidenze. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1263. — Suor’ Aurelia Falier, Abadessa di S. Giacomo della Palude in Murano, dona ai Minori di San Francesco in Capodistria un orto, situato in quella città. Naldini. Corografia pag. 187 - e Kandler. Indicaz. p. 30. 1263. — Muggia (Nuova, o Borgo del Lauro) smantella la chiesa vecchia per rifabbricarla, la dedica ai santi martiri Giovanni e Paolo e la vuole chiesa filiale della Collegiata di Muggia Vecchia. Kandler. L’Istria. Ann. VII, p. 82, ed Indicaz. pag. 30. 1263. — Il patriarca Gregorio delega il cav. Senesio de Bernardi a poter concedere al castello di Montona la facoltà di eleggersi il podestà e di confermare l’eletto ; inoltre di ripetere dalla stessa comunità la promessa che si opporrebbe a tutt’ uomo contro chiunque mirasse all’ onore della Chiesa e dello stato di Aquileia. Thesaurus. Eccl. Aquile), p. 233, - Liruti. Notiz. del Friuli v. I, p. 86, - Manzano. Annali del Friuli v. Ili, p. 52, - Carli. Ant. Itai. To. V. p. 188 e 215, - e Kandler. Notizie Storiche di Montona p. 163. 1263. — Il patriarca Gregorio acquista nella città di Pola un pezzo di terreno per ampliare il palazzo patriarcale, che ivi teneva. Carli. Ant. Ital. v. V, p. 188, - Palladio. Stor. del Friuli, parte I p. 247, - e Manzano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 54. 1263. — Il patriarca Gregorio accorda al comune di Parenzo di eleggersi il podestà ed eletto che se 1’ ebbe ne dà la conferma. Carli. Ant. Ital. To. V. p. 188. 1263, 3 maggio Cividale. — 11 patriarca accorda ai nuncii di Montona di eleggersi il podestà per un anno, da principiarsi col dì 29 giugno p. v.; eleggonsi ser Bianchine da Momiano ed il patriarca lo conferma. Kandler. Notizie storiche di Montona, p. 164. 1263, 10 marzo. — Marino, marito di donna Alba da Pirano, minaccia nel pagare la fassione corrispondente alla sua possidenza di invocare la protezione del doge e del comune di Grado se lo tansassero oltre quelle. Podestà di Pirano era Senesio de Bernardi, rappresentato da ser Walberto ; i giudici de. luogo Enrico Tagliacoci (Taglìacozzi) e Leonardo Naren. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1263, 26 luglio. — Il Consiglio maggiore di Venezia accoglie l’offerta che fa di sè stesso il comune di Parenzo alla Repubblica, accettandolo con 197 voti su 353 votanti. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1263, 15 dicembre. — Acardo detto anche Vixardo e Arnardo, vescovo di Pedena, testimonio a certa carta stipulata, in nome del patriarca Gregorio. Contarmi. De episcopis Eccl. Istrianas etc. p. 90. 1263, 29 dicembre, Borgo Lauro ossia Muggia. — Arlongo vescovo di Trieste nel consacrare la nuova chiesa dei santi Giovanni e Paolo in Borgo Lauro (Muggia Nuova) la vuole in ogni punto soggetta alla chiesa di S. Maria in Muggia Vecchia. Ser Senesio o Genesio de Bernardi, podestà di Muggia e domino Rodolfo signore di Duino presenti alla consacrazione. (Continua) Kandler. Cod. Dipi. Istr. -----------------------<>C3-Q-E3<.------------— Capodistria 25 Settembre 1885. (Riportato dal N. 18) Nell’articolo di fondo del N. 3 a. d. accentuando la necessità che i nostri comprovinciali — a facilitare, pel bene comune, le comunicazioni e gli scambi ed a sfruttarne le immense risorse — attivassero una linea di navigazione giornaliera a vapore tra Trieste-Pola e viceversa, con approdo ai maggiori porti intermedi, noi sciamavamo: «Tre vapori basterebbero all’ uopo e la linea litoranea sino al Quarnaro, sotto l’impulso di fraterna solidarietà, indubitabilmente diverrebbe in breve patrimonio de’suoi legittimi padroni. E all’ acquisto del materiale necessario sopperirebbe un capitale di centocinquantamila fiorini, un terzo, o meno, di più di quello che ha raccolto Capodistria, quattro quinti oltre a quanto ha fidato alle onde Pirano oppur Isola per munirsi di propri piroscafi. Coraggio, adunque, Istriani, e arditamente all’ opra. Se è vero che tutti i progressi favoriscono la libertà, se è vero che il progresso economico è causa del progresso morale, su, avanti e coraggio, chè libertà, economia e moralità, baluardi poderosi all’ insana protervia di agitatori stranieri, procederanno di conserva sul sentiero brillante dell’ antica nostra civiltà. L’effetto immediato dell’ impresa che vi protende le braccia, che sperimentata vi sorride scevra di rischi rovinosi, sarà l’accessione lenta ma continua di tutta la nostra marina e circostanti colline ai benefici di un più fervido e salutare svolgimento, sarà — son parole d’un insigne publicista — una piramide, la cui base s’ andrà lieta lieta allargando, nel tempo stesso che aumenterà visibilmente la mirabile, prodigiosa sua altezza.» Oggi la linea di navigazione da noi inculcata — secondo notizie de’ nostri e de’ giornali triestini — è un fatto compiuto e noi, plaudendo, salutiamo questo fatto non tanto per l’alta sua potenza economica quanto per l’altissima sua significazione politica. Altissima, imperocché sino a quando le ricchezze del suolo e del mare, l’educazione e la coltura saranno nostro patrimonio, indarno combatteranno e sloveni e croati per conseguire un egemonia cui, nell’ inconsapevolezza della propria insipienza velatamente aizzata e sorretta da poteri tendenti per arte di governo a fini ben diversi dai loro, ambiscono con sempre maggiore e più palese insolenza. E giacché siamo a parlare degli sloveni e de’ croati, ci sia lecito dir francamente, che non possiamo dividere le conclusioni, che, riguardo ad essi ed alle loro agitazioni, si fa a dedurre 1’ onorevole nostro collaboratore ed amico, autore della corrispondenza da S. Lorenzo del Pasenatico da noi publicata nel numero precedente. Noi siamo avvezzi a rispettare tutte le opinioni, purché oneste, e perciò accogliemmo quella corrispondenza nelle nostre colonne; ma, lo ripetiamo, non siamo dello stesso avviso. Di fronte al fatto, che la provincia è abitata anche da genti non italiane, importate — a ripopolarla dopo le stragi delle pestilenze e delle malarie — dalla defunta Serenissima, 1’ egregio amico nostro esce in campo col dilemma : «0 si ponga allo studio, e nel modo il più serio ideabile, il radicale progetto di riparare all’ errore dei nostri proavi, col trovare cioè il modo che i nostri ingannati ospiti e coloni se ne ritornino (ad eque condizioni) nelle plaghe dalle quali vennero così forsennatamente strappati : o si mediti e concreti tale una transazione articolata e tassativa, la quale obblighi necessariamente, a rispettarsi a vicenda ed integralmente ciascheduna delle due nazionalità, le quali in giornata si accaneggiano cotanto sconciamente, nella fisssazione che il diritto degli uni se ne possa emergere a danno del diritto degli altri!» Tali le due proposizioni del dilemma che a parer nostro sono e saranno sempre d’impossibile attuazione. La prima, perchè non c’ è forza che valga ad allontanare dalle nostre terre coloro che in passato furono siccome ospiti accolti dai nostri antenati ed oggi, anzi che pensare ad andarsene, immaginano già di poter scialarla da padroni; la seconda perchè non ci sono tra noi due sole nazionalità, ma per lo meno quattro, ed entreremmo nel caos, concedendo ad ognuna d’esse piena uguaglianza di diritti. Noi non pretendiamo a dispotismo — e ne sono prova manifesta i benefìci continui largiti dalle nostre rappresentanze comunali e provinciali anche con danno nostro a prò’ di coloro, che vogliono sopraffarci — ma non intendiamo neppure di rinunciare a quella preponderanza, che per ragione irrepugnabile di naturale diritto spettar deve al-l’intelligenza. È questa che oggi si estolle sovrana in tutto il mondo civile, e il deprimerla o degradarla comunque ci ricaccerebbe secoli indietro e, dandoci in braccio al peggiore dei mali umani, all’ignoranza, fonte perenne di tirannia e di oscurantismo, annienterebbe l’antica nostra civiltà. Siam pronti dunque a dividere senza far differenze e tetto e pane con tutti i nostri fratelli istriani, ma parati a pugnar ognora ad oltranza per quella prevalenza, che tanto giustamente appartiene in provincia alla nostra italiana nazionalità. -------------------------------------------- L’ ITALIA E LA CONFERENZA PER LA QUESTIONE D’ ORIENTE La Gazzetta Piemontese, organo molto accreditato del partito liberale Torinese, ha un articolo assai interessante sulla politica che dovrebbe ispirare l’Italia alla Conferenza per la questione d’Oriente, ridestatasi in seguito ai noti fatti successi in Rumelia, articolo che a noi piace riportare. L’Italia è una delle potenze firmatarie del trattato di Berlino, ma è cosa notoria che questo trattato, che in gran parte si direbbe concepito da un Mettermeli e redatto da diplomatici della Santa Alleanza, non ha mai incontrato le simpatie degl’ Italiani. Esso ha dato a parecchi dei molteplici problemi della questione orientale delle soluzioni innaturali. Ha consentito l’occupazione austriaca della Bosnia Erzegovina, e l’occupazione russa della Bessarabia. Ha limitato l’espansione dell’ellenismo per dar tempo all’Austria di aprirsi la via verso Salonichio e di estendersi lungo la costa Albanese dell’ Adriatico. Colla separazione dei Rumeli dai Bulgari del Nord ha disgiunto popolazioni della stessa razza aventi comuni interessi. Fu insomma, un pasticcio diplomatico, sul genere di quello escogitato nel 1860 da Napoleone, quando voleva mantenere le provinole italiane divise e far di Vittorio Emanuele un vicario del Papa. Se l’Italia fosse una nazione di vecchia costituzione e non dovesse la sua unità e la sua indipendenza a fatti rivoluzionari sul genere di quelli che compirono tutti gli stati orientali e che compì in questi giorni la Bulgaria, essa dovrebbe avere uu certo amore platonico pel trattato di Berlino, e volere che sia mantenuto. Ma essa che, secondo la nota espressione inglese, ha gettato tanti raggi contro i trattati, e si è costituita in nazione malgrado tutte le pergamene diplomatiche, non può avere a cuore adesso che il trattato del 13 luglio 1878 sia mantenuto incolume. Si dirà che l’Italia, per dar la prova che meritava veramente d’ esser costituita in nazione, non deve distaccarsi dal concerto europeo per proteggere la ribellione allo stato politico che 1’ Europa, radunata a Berlino, ha creduto migliore nell’ interesse di tutti. Certamente noi non pretendiamo che essa porti alla conferenza una esplicita dichiarazione di approvazione a quanto si è fatto a Filippopoli. Non pretendiamo che, perche l’Italia è stata rivoluzionaria, abbia ad andarsi mostrare nelle congreghe diplomatiche perpetuamente rivoluzionaria. Ma essa può benissimo concedere che il Congresso di Berlino abbia commesso qualche errore, e che gli errori si debbano correggere, come se ne sono corretti tanti altri commessi in tanti altri trattati ! Essa può concedere che bisogna far la parte loro agli avvenimenti, ai fatti compiuti, quando questi furono il frutto di una logica necessità. Si tratta di fare verso le nazionalità dell’ Oriente quello che fece per la nazionalità italiana il Governo britannico. È inutile illudersi ; lo stata quo in Oriente non si mantiene ; quand’ anche si facesse una repressione oggi, la rivoluzione scoppierebbe più formidabile domani. L’unità bulgara è nell’ ordine delle cose, e diventerà più presto o più tardi un fatto. Succederà per la Bulgaria quello che è succeduto per la Grecia, per la Rumenia, per la Serbia, per l’Italia. La diplomazia, in nome dell’ equilibrio europeo, ha sempre preteso di impedire tutte queste unioni ; ma creò sempre impedimenti di breve durata; giunse sempre quel momento in cui la forza delle cose ruppe tutte le dighe opposte dalla diplomazia. Succede adesso in Bulgaria quello che è succeduto in Rumenia mentre noi italiani facevamo la nostra rivoluzione. Prima del 1859 Moldavia e Valacchia erano divise, e governate a nome della Turchia da due diversi hospodar. Nel gennaio del 1859 i Moldavi elessero ho-spodar il colonnello Ganza, che prese il nome di Alessandro Giovanni I ; il mese dopo i Vaiaceli! elessero hospodar lo stesso colonnello ; la Porta fu costretta di accettare i fatti compiuti ; nel settembre di quell’ anno riconobbe le doppia elezione del principe Cauza ; nel dicembre del 1861 fu proclamata l’unione temporaria dei principati ; alcuni anni dopo, il sultano non ebbe niente di meglio a fare che consacrare con un firmano 1’ unione definitiva di Moldavia e Valacchia sotto il nome di Rumenia. Quello che doveva accadere accadde ; e i diplomatici tacquero e si rassegnarono ; che valeva nelle fata dar di cozzo ? Anche a Napoleone III non piaceva l’unione italiana. Egli avrebbe voluto mantenere non soltanto il poter temporale del Papa, ma anche il regno di Napoli e un regno d’Etruria. Che valse ? La forza delle cose voleva l’unità, e 1’ unità italiana si fece. . . . Non è quindi naturale da parte dell’ Italia, che essa faccia agli altri quello che fu fatto a lei? il diritto della nazionalità fu riconosciuto per noi ; potremo noi non riconoscerlo per gli altri? Per conseguenza, prendendo parte alla Conferenza, 1’ Italia non può far a meno di ammettere che 1’ unione bulgara è un fatto naturale ; essa deve perciò dichiararsi contraria a qualunque repressione, a qualunque violenza che si volesse esercitare sul popolo bulgaro. Comprendiamo che essa aderisca a tutte quelle proposte che tenderanno a limitare e circoscrivere il movimento ; comprendiamo che essa si unisca alle altre Potenze nel regolare le relazioni fra il principato di Bulgaria ed il sultano, essendoché non è nostro interesse che la penisola dei Balcani sia perturbata Riflettiamo bene che, il giorno in cui l’Austria s’inoltrerà più oltre verso i Balcani e l’Egeo noi dobbiamo trovarci a mani libere ; non compromettiamo, per conseguenza, il nostro avvenire. Finché la nuova sollevazione bulgarica si limita all’ unione della Bulgaria nessun interesse italiano è offeso ; le violenze e le altre soluzioni innaturali non farebbero che dar origine ben presto ad avvenimenti in cui questi nostri interessi potrebbero essere offesi. Siamo noi pronti a porvi riparo e provvedere ? Temiamo che no ; e più di tutto temiamo assai che l’Italia non abbia in questo momento al Governo uomini abbastanza abili ed energici da fare una politica ardita come consiglierebbero le circostanze. (Dal Benaco 4 ottobre 1885) —■ ■' 1 ■ ...... ■■ *-o^ — ~ • ------ I CORRISPONDENZE Trieste, Settembre ’85. L' essere sta nel parere! • • cantarellava il poeta forse più arguto d’Italia, a non dire del mondo ; e questa frase nel capo mi tentenna mentre mi prude di dire qualche ulteriore parola circa quell’ insigne vostro concittadino quale si fu Carlo Combi, che già da un anno abbandonò il triste esilio di questa terra. Riflettendo che molti e sì valorosi già ne discorsero a dilungo e molto bene, me ne cadrebbe o-gni lena, lo confesso, affinchè la sciatta forma non impedisca si faccia buon viso alla stessa nobile quiddità del pensiero : senonchè un tanto affetto intende di portare vittoria, ne segua pure che può, per cui darò anche io un breve sfogo al concentrato dolore nell’ anniversario di un tanto eroe. Carlo Combi è tal nome, che non può andare dimenticato per nessun figlio dell’ Istria, e ne sia prova il ripetuto rumore che ha suscitato dopo il suo immaturo tramonto. Difficilmente sarà arrivabile la perfezione di questo sublime patriota, ininterrotto armonioso concerto di virtù, di carità, di dignità. — Ripeto appunto non già per la foga dolorosa di questa funerea giornata, ma affinchè ci rimanga come faro sfolgorante lungo i passi del nostro pellegrinaggio, . che questo impareggiabile figlio di Capodistria ebbe una esistenza santificata da studio incessante, da continuo aspiro a perfezionamento, ai più puri entusiasmi per quanto è vero, è buono, è moralmente bello : che la sua febbrile attività e la volontà prodigiosa fu tutta rivolta al bene della sua provincia, al vantaggio degli altri esclusivamente, e non mai alle balorde ambizioni che sogliono intaccare pur troppo spesso persino le menti meglio privilegiate. Rammento infine a complemento di ogni elogio, che la carità gli era tanto veramente e profondamente sentita, che non seppe mai resistere al sommo istinto del soccorrere, a più potere, ai bisogni del prossimo, per modo che se ne partì da questo mondo senza lasciare un civanzo di sorta, abbenchè avesse lucrato sempre e in non istretta misura. — La religione per lui non era una teorica più o meno ingegnosa, ma bensì una pratica fondamentale e costantemente efficace! — Non credo però compito mio il far parola sulla profonda dottrina, e sulla strabocchevole erudizione onde il vostro Combi se ne andava insignito; poiché stimerei di guastare un tema, al quale giustizia esige che mi dichiari insufficiente. Sono perciò ben lieto di rimandare i compatrioti, e massime i nostri diletti giovani a sfogliare non solo, ma leggere, studiare e meditare la dottissima Commemorazione che ne pubblicò attualmente coi tipi del Sig. Priora, in Capodistria, 1’ amico intrinseco del Defunto, il chiar. Prof. Abbate Tedeschi, il quale ne ragiona magistralmente, e con profonda cognizione di causa per ogni verso. Accennerò solamente, e di volo, a due sole fra le tante opere del nostro grande polistore, La prima opera è quel colossale lavoro che si intitola Bibliografia Istriana, sulla quale tessendo gli elogi più alti nientemeno che 1’ autorevolissimo Nicolò Tomaseo, ebbe a conchiudere colla dichiarazione, che è uno dei più poderosi ed importanti studi dell’ Italia contemporanea, ed anzi che è un lavoro di una importanza più ancora che patria — con chè voleva intendere mondiale. —- L’altra produzione del rimpiantissimo Combi, che noi vorremmo ricercata e meditata da ogni degno figlio dell’ Istria si è quella famosa Porta Orientale, che nel triennio 1857 - 8-9 il nostro Dottore pubblicava con cure intellettuali e materiali cotante, che non potrebbero venir equamente apprezzate se non da chi intese a dovere il motto del celebre friulano Zorutti : „Amor di patria, onnipossente affetto !“— Dall’ Istria, Ottobre 1885. Opportuna idea e generosa del pari l’istituzione caldeggiata dai giornali di una società per la fondazione di scuole italiane in luoghi di popolazione mista o slava del tutto, ma dove i genitori, ragionando colla propria testa e non con quella degli interessati mestatori, conoscono che la lingua italiana sarà più utile le mille volte ai loro figli che la lingua slava; ma mi permetto di porre in dubbio 1’ attuabiltà di questa idea. Mi consta che, già da parecchio tempo, nel seno della Presidenza della nostra Società Politica, per iniziativa dell’ egregio Segretario Avv. Dr. Gambini, si è parlato di siffatto progetto ; ma da ultimo si è lasciato in sospeso e non certo per evitare i rompicapo. Si è pensato infatti, che per il mantenimento di una scuola con un maestro solo ci vorrebbero circa mille fiorini all’ anno ? E dove sono questi maestri italiani, se l’istituto di Capodistria non ne fornisce ormai tanti che bastino ai bisogni delle scuole publiche ? Se le circostanze si cambiassero nel senso che l’Istituto Magistrale fosse più frequentato, e se, ciò avvenendo, Trieste prendesse l’iniziativa, Trieste ricca e generosa, allora forse si potrebbe riuscire ; senza questo, io penso che sia consulto a non si mettere. Questa, è la vera risposta al perchè? dell’ ultimo numero della „Provincia;“ la quale si meraviglia che l’argomento non sia stato trattato nell’ultima seduta presidenziale della nostra Società Politica. A mio modo di vedere, l’iniziativa dovrebbe prenderla Trieste. Si formi colà un Comitato, raccolga adesioni quante più può e poi estenda l’attività all’Istria ed al Goriziano, che forse, facendo Trieste quello che potrebbe e dovrebbe fare, si potrà conseguire qualcosa; abbenchè, come dissi, le difficoltà sono quasi insormontabili. E dove mi si obb e':tasse che pure nel Trentino l’istituzione ha gettato radici, direi che si provi pure da noi, e farei i voti più caldi perchè i fatti mi dessero una smentita, D.r G. N. d. R. Come emerge dal nostro articolo „Pro Patria,1* non condividiamo le vedute dell’ egregio corrispondente. Cittanova li 4 Ottobre 1885. Il „Cittadino" d’ieri ne recava circostanziata la tragica fine di un nobile giovane di questa pur disgraziata tra le disgraziate città dell’ Istria. — Non si potrebbe reggere alla costernazione che ne desta nelFanimo il racconto di certe catastrofi, se non avessimo sortito di vivere in queste epoca contrassegnata nella Profezia di Viterbo con quell’ orribile epifonema Ira Dei super terram! . . . epoca nella quale siamo costretti ad udire ogni giorno qualche novella relazione di eccidii, dei "quali l’inferno accenna, pur troppo, di essere peraneo tutto altro che sazio ! — Ruggero de Rigo è entrato, come fraseggia il Libro, nella via della Universa Carne ! . . . Ma in qual guisa vi è entrato ? Rilegga pure la breve relazione che dà il „Cittadino," chi vuol sentire la pietà e il raccapriccio che deve destare il fatto in ogni cuore gentile. Entrato tranquillo con pochi amici nel Caffè del Corso, dopo breve sosta, chiese licenza di appartarsi un momento. Qualche istante dopo si udì tenue detonazione ... si era esplosa la solita micidial pistoletta alla tempia ... e con ciò finiva, come sembra, in causa di dissapori domestici! — Sventurata, quanto distinta Famiglia ! — Il suo palazzo ha le pareti adorne di non pochi de’ suoi antenati, quali si distinsero in isvariate maniere sotto il regime secolare di quella Repubblica che, sorta per fuggire da quell’ Attila che fu detto la belva Unna, è precipitata, sullo scorcio del secolo scorso, perchè il prepotente Cirneo le minacciava di voler essere il secondo Attila ! Nè si può dire che i ritratti dei vecchi Conti Rigo fossero in tutto muti, dacché l’ingegno raro, il nobile sentire, e la pulitezza dei modi, ricorrenti nei giovani di detta famiglia, ben facevano intendere la nobiltà del casato. — E qui si deve osservare per chi non lo sapesse, che la famiglia stessa non è da confondersi punto con quell’ altra (or ora estinta) del nobilissimo Conte Aurelio Rigo, che fu letterato insigne e poeta storico di gran rinomanza . . . abbenchè la caduta della Repubblica sembra volesse stendere sopra di lui il velo codardo della calunnia e dell’ oblio. — L’attuale famiglia Rigo per altro fu essa pure bersaglio alle più strane e dolorose vicende, tanto domestiche quanto esteriori, così che deve riuscire fatalmente spiegabile la drammatica morte del povero Ruggero. — Botato anch’ egli di una sensibilità eccessiva, irritato per le calamità che in questi anni fortunosi colpirono tutte le famiglie ; non riesce alla fine inesplicabile, come siasi lasciato travolgere dall’osceno demone della disperazione ! — Povero giovane! Non è gran tempo eh’ egli lamentava amaramente di dover trascinare una vita, com’ egli, diceva, senza scopo, rinchiuso in un negozietto, che in Cittanova, davvero, non può offrire neppure il conforto di un’ attività animata per nulla. — Tentava sì di alimentare lo spirito e colle lettere e con altro ; ma tutto ciò gli era poca cosa. — Se un amico del cuore avesse tentato allora di sorreggerlo nel suo grande scoraggiamento, massime dimostrandogli che nessun lavoro per umile e breve che sia non è mai cosa ignobile, e tanto più il lavoro del commercio che suol essere sempre più nobilitante, chi sa che non si fosse operata un’evoluzione salutarissima in quel giovane di cuore straordinariamente fervido e generoso! - Se qualche cosa di importante e di bello si eseguiva nella vetusta Cittanova, era certo che li due fratelli Antonio e Ruggero Rigo ne erano sempre o i capi, o fra i risoluti cooperatori. — Così, da ultimo nella memoranda giornata 12 Luglio a. c. allorché i gentili Piranesi, dopo secoli di freddezza, eseguirono la brillante loro gita a Cittanova, questi distinti fratelli eressero l’elegante e corretto arco d’ingresso alla testa del molo, e v’ impressero nel fregio i due distici opportunissimi: (sull’esterno) „Festanti oggi di Emonia i cittadini — Dan I' amplesso ai nepoti di Tartini.* — (sull’interno) nLa Concordia sia d’or din la parola, — Che additi qual di amor l’Istria fu scola /“ Le sono cose codeste che non han bisogno di elogi, perchè abbastanza lodansi da sè stesse. — Padre, Madre, Sorella, Fratello, se le irrequietudini di quell’anima spossata vi lasciarono qualche amara reminiscenza, in oggi, dinanzi alla terribile verità, incontro alla quale il povero Ruggero venne chiamato sì acerbamente, riponderate a tutti i suoi slanci generosi e magnanimi, e questi vi dieno speranza che il Dio che atterra e suscita, lo avrà voluto accogliere sotto le Grandi ali del suo Perdono ! P. M. ------ ■ ■ ...."---------------------- Varia. N. 837 — 6905. Decisione. In Nome di S. M. l’Imperatore! L’i. r. Tribunale Provinciale in Trieste quale Giudizio di stampa deliberando sulla proposta dell’i. r. Procura di Stato d. d. 29 settembre 1885 N. 2278 —1186 ha trovato di decidere ; Costituire il tenore del periodico di Capodistria .Patria" d. d. 25 settembre 1885 N. 18 nella parte intitolata .Carlo Combi" gli elementi oggettivi del delitto previsto al § 305 C. p. Confermarsi il praticato sequestro, vietarsi l’ulteriore diffusione di detto stampato ed ordinarsi la distruzione degli esemplari appresi passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 3 ottobre 1885. * * * Domani 11 corr., alle ore 8 pom, il celebre prestigiatore Frizzo darà un’ unica rappresentazione col più svariato ed attraente programma nel nostro teatro sociale, che riaprirà i suoi battenti. Cristina Frizzo poi, concertista straordinaria di melodium in cristallo, ese-guiràuna^ grande fantasia sui motivi principali del Trovatore. È da attendersi che numeroso concorso onori i due celebri artisti. * * * L’Istria 4 corrente, puhlica 1’ energico Memoriale presentato dalla nostra Società politica al Ministero del-l’Interno sulle deplorevoli condizioni della provincia in seguito alle provocazioni clericali-croate ed all’ inerzia degli organi governativi, che non vi pongono riparo. Siccome l'Indipendente che l’ha riprodotto, fu sequestrato, noi ci asteniamo dal farlo, sapendo per esperienza che ci toccherebbe la medesima sorte. * * * Abbiamo ricevuto il lodatissimo opuscolo di Cesare Combi consigliere della città e deputato della Dieta Provinciale di Trieste dal titolo „Za questione ferroviaria triestina all'epoca dell’iniziamento della costruzione della ferrovia dello Stato Erpelle-Trieste, ed il nostro porto. “ All’ egregio autore, che in ogni occasione perora con istraordinario affetto e potenza d’argomenti per gli interessi triestini che sono anche i nostri, le nostre congratulazioni ed i nostri ringraziam'enti. * * * Il 1 Ottobre è comparso a Trieste un nuovo giornale politico quotidiano, appartenente al partito nazionaleliberale. Il Mattino — è il nome del giornale — è diretto da qnel valente giornalista che è Enrico Matcovich, e vi collaborano Arturo Colautti, Francesco Giarelli ed Antonio Ghislanzoni, eminenti publicisti. Tratta argomenti politici, sociali ed intellettuali con garbo ed eleganza, per cui promette riuscire interessante. Al nuovo confratello auguriamo prospere sorti. ------—.....- ■-------------------------------------1-- Sunto dei Verbali delle sedute della Giunta provinciale dell'Istria in Faremo. Si prende a notizia la comunicazione luogotenenziale 25 luglio a. c. N. 1193 che l’r. Ministro del Culto e dell’ Istruzione pubblica ha prolungato per altri cinque anni la durata delle funzioni del Conservatore Dr. Attilio Hortis in Trieste. Non si aderisce alla proposta eccezionale dell’ i. r. Consiglio scolastico provinciale di privare la scuola popolare femminile in Rovigno della propria dirigenza, per sottoporla a quella del dirigente della scuola maschile. Si dispone pel pagamento alla podesteria di Montone della sovvenzione di fiorini 200 accordata col decreto 22 aprile 1884 N. 1563 per la costruzione d’ una cisterna in Raccotole. Si accorda alla podesteria di Pisino l’ulteriore sovvenzione di fiorini 200 per la costruzione della strada dai Mezzari a Pisino. Mancando la regolare costituzione del Consorzio a termini delle vigenti leggi, non si fa luogo all’ istanza di G. S. da Ospo, per la prestanza di fior. 2000 dal fondo provinciale, da restituirsi in dieci rate annuali dai possessori dei fondi nella valle del Recca, in proporzione dell’ imposta pagata pei rispettivi possessi, all’ uopo della regolazione delle acque nella valle medesima. Viene approvato il convegno stipulato tra il Sovrano erario ed il comune di Ciana, relativamente alla cessione d’ una frazione di fondo comunale. S’ingiunge all’ Amministrazione delle Confraterne localizzate di Pinguente di versare con tutta sollecitudine all’ Amministratore scolastico la terzialità scolastica delle rendite confraternali. Si approva il deliberato 8 novembre 1884 della Rappresentanza comunale di Paugnano, relativo all’incasso mediante riparto a carico degli abitanti di Man-zano dell’importo di fior. 110, necessario a coprire la spesa incontrata pella costruzione di una cisterna nella detta località. Prima di pronunciarsi sulla chiesta approvazione del Regolamento organico e prammatica di servizio degli impiegati comunali di Pola, si rimette quel Municipio a ripetere 1’ approvazione da parte dell’ i. r. Autorità politica per ciò che riguarda il Capitolo relativo alla prammatica di servizio dei medici e chirurghi comunali. Viene fatto luogo ad una istanza per frazionamento di debito d’ esonero verso pagamento della quota di debito corrispondente alla rendita catastale delle parti-celle svincolate. Si prende a notizia la comunicazione dell’ avvenuta regolare consegna dell’Officio comunale di Gimino alla nuova amministrazione. Si accorda il condono degli interessi di mora relativi ad una partita d’ esonero nel comune di Gimino. Si rimette alla podestaria di Castua per la competente deliberazione della rappresentanza comunale neocostituita il preventivo per la gestione dei bosahi comunali, compilato dal cessato Amministratore comunale in base al decreto luogotenenziale 17 aprile a. c. N. 4574. Non si approva il deliberato 18 giugno p. p della Rappresentanza comunale di Gimino, relativo all’ esaurimento della pendenza per la rifusione degli importi pagati dai singoli comunisti sovvenzionati con sementi nell’anno 1880 ; tenendo fermo al conchiuso giuntale 24 ottobre 1883 N. 4439, alla cui esecuzione dovrà provvedere la podestaria colla dovuta sollecitudine. Viene accolto il ricorso di P. Q. da Verbenico contro la deliberazione 25 aprile p. p. di quella Rappresentanza comunale, che confermava gli ordini podestarili riflettenti la demolizione di due case per minaccia di crollo. Viene annullata la deliberazione presa dalla Rappresentanza comunale di Castelnuovo nella seduta dei 4 decembre 1884, colla quale fu addossata al comune di Podbese la spesa per una causa civile contro il comune di Hrussizza. Vengono liquidati ed assegnati : al Magistrato civico di Tvieste fior. 1727 : 20 per interessi dal 1 gennaio al 31 decembre 1885 sulla presumibile restanza a. debito di questa provincia per spese ospitalizie ; al medesimo fiorini 1956 ! 36 a rifusione di dozzine ospitalizie per ammalati istriani poveri durante il mese di giugno p. p- Seduta 85 — 5 agosto 1885 Si aderisce al tramutamento della scuola ausiliare a Maresego in scuola regolare mista di III classe, colla lingua slovena d’istruzione, con ciò che sia nella me- desima pure insegnata la lingua italiana come materia obbligatoria Si ringrazia la direzione del Ginnasio di Capodistria del dono di cinque esemplari del Programma pubblicato colla fine dell’ anno scolastico 1884-85. Viene preso atto del protocollo della seduta 24 luglio p. p. del Consiglio d’ amministrazione dell’ Istituto di credito fondiario istriano, comunicato da quella Direzione. Si trasmette all’ i. r. Luogotenenza per la sua decisione l’istanza di alquanti comunisti di Fianona, affinchè fosse sospesa 1’ esecuzione della decisione dell’ i. r. Capitanato distrettuale di Pisino, relativamente al bando, cui furono sottomesse alcune particelle boschive ; unendovi le relative informazioni di fatto ritirate dalla podesteria di Fianona, dalle quali risulterebbe la convenienza di accogliere forse almeno in parte la domanda dei comunisti suddetti. Sopra proposta deila Rappresentanza comunale di Volosca si approvano le addizionali votate per 1’ anno 1886 nei comuni di Volosca ed Abbazia per poter far fronte ai relativi dispendi. In riscontro della nota luogotenenziale 19 luglio a. c. N. 10128 si comunica il proprio parere relativamente alla destinazione definitiva delle stazioni di confine colle contermini provincie per le vetture militari. Vengono accolte tre istanze per frazionamento di debito di esonero. Viene presa a notizia la comunicazione 30 luglio a. c. N. 11200 dell’ i. v. Luogotenenza, contenente la decisione pari data e N., relativa allo scioglimento della Rappresentanza comunale di Pinguente ed alla nomina di una Giunta comunale provvisoria nelle persone di Antonio Bigatto, presidente, Vincenzo Rubini, Antonio Flego fu Antonio, Antonio Gersinich e Giuseppe Gherbaz. Viene accordata la depennazione d’una restanza per interessi relativamente ad una partita d’ esonero nel comune di Orsera. ( Continua) RINGRAZIAMENTO La sottoscritta porge vivi e sinceri ringraziamenti a tutte le gentili persone, che manifestarono la loro compartecipazione al recente lutto che la colpì coll’immatura morte dell’ amato consorte Giovanni Giuseppe Baseggio. FRANCESCA V.a BASEGGIO n. Ruzier. Albergo e Restaurant AL BTTOZnT P^iSTOEE Proprietario G. Hochwind Trieste, Via S. Nicolò N. 20. Questo notissimo Albergo, situato nel centro della Città, ora del tutto ristaurato, è condotto con tanta proprietà, da soddisfare completamente anche i più esigenti. Ha stanze palchettate, con mobiglia nuova e biancheria sempre 'pulita, a prezzi convenientissimi, accessibili ad ogni più modesta borsa. All’ Albergo trovasi unito il Restaurant con eccelente cucina e copioso assortimento di vini. SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fra Capotta e Trieste Col giorno 3 Ottobre corr. mese i piroscafi itili i vararne faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO nei giorni feriali: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa II. „ . III. „ . I. Corsa. II. ... III. . . . ore 7 ant. * io V, „ „ 3 pom. l. Corsa , II. „ . . m. „ . . ore 9 ant. . „ 12 mer. . „ 47, pom. 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