Àljbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 834 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ognl mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. m ELEZIONI POLITICHE Riassumeremo in breve gli avvenimenti dell’ultima quindicina. Il giorno 11 corr. ebbe luogo a Parenzo il Comizio elettorale già da noi annunziato. In assenza dell’egregio Dr. Francesco Costantini il Comizio fu diretto dal suo sostituto Avv. Adamo Mrach, vicepresidente del patrio sodalizio di Pisino, il quale lo apriva esponendone con acconcie ed e-levate parole lo scopo. Erano presenti in numero ragguardevole i più autorevoli ed influenti elettori della provincia, e sovra proposta della Presidenza deliberavano di sostenere le candidature alla deputazione parlamentare dei seguenti signori : Comm. Francesco Dr. Vidulich, Capitano provinciale, per le città e borgate, e la Camera di commercio ed industria ; Pietro Dr. Millevoi per il grande possesso ; Giov. Batt. de Franceschi per i comuni foresi della parte occidentale dell’ Istria ; Avv. Giusto Dr. Petris de Plauno per i comuni foresi della parte orientale dell’ Istria. Stabilito successivamente di creare nei luoghi principali della provincia, sotto la direzione del podestà d’ogni singolo luogo, dei Comitati elettorali dipendenti dal Comitato centrale di Pisino, costituito, coni’ è noto, dai componenti 1’ ufficio di presidenza della nostra Società politica, il Comizio si scioglieva col grido „Evviva l’Istria" ripetuto entusiasticamente da tutti gli astanti. In seguito ai voti del Comizio veniva publi-cato il seguente manifesto : Elettori iella provincia lell'Istria! In relazione all’ invito direttovi in data 3 maggio corr. ed in consonanza all’ unanime voto del comizio elettorale tenutosi jeri a Parenzo, la Presidenza della Società politica istriana vi propone a candidati peli’ imminenti elezioni dei deputati al Consiglio dell’ impero : pel collegio dei comuni foresi dei distretti politici di Pisino, Yolosca e Lussino, il Signor Giusto Dr. Petris de Plauno avvocato a Veglia; pel collegio dei comuni foresi dei distretti politici di Capodistria, Parenzo e Pola il Signor Giovanni Batt. de Franceschi di Seghetto ; pel collegio delle città borgate e Camera di Commercio il Signor Francesco Cornili. Dr. Vidulich di Parenzo e pel collegio del grande possesso il Signor Pietro Dr. Millevoi di Albona ; Eiettori! Troppo vi son noti i nomi dei tre ultimi dei propostivi candidati perchè sia duopo raccomandarli all’ universale vostro suffragio. Li vedeste nelle passate legislature all’ opera tutelando sempre energicamente i nostri interessi, la nostra nazionalità. Del primo poi vi basti il dire che, figlio d’ una delle più cospicue ed antiche famiglie delle Isole, quantunque uomo nuovo alla vita pubblica, egli gode della generale estimazione pelle distinte sue capacità e coguizioni, locchè in una al grande a-more che porta a questa nostra patria, vi è pegno sicuro che egli saprà degnamente rispondere alla fiducia che in lui riporrete. Elettori ! I propostivi candidati sono tutti istriani, liberali, indipendenti e strenui campioni della gloriosa nostra civiltà e della nostra nazionalità, a tutela delle quali essi leveranno sempre energica la voce, non senza occuparsi anche coscienziosamente di tutti gli altri svariati interessi della provincia. Accorrete perciò tutti fiduciosi all’ urne e senza lasciarvi abbindolare dalle vane promesse di agitatori che nulla hanno di comune con noi nè patria nè interessi, votate tutti compatti come un sol uomo pei propostivi candidati, addimostrando così che realmente vi sta a cuore il benessere e 1’ onore della patria non solo, ma protestando ben anco col vostro voto solennemente contro coloro che vogliono farvi croati. Pisino, li 12 Maggio 1885. Il Vice presidente ADAMO Doti MRACH Quest’ appello non è rimasto infruttuoso, e la scelta degli elettori eletti nel collegio dei comuni foresi di Capodistria, Parenzo e Pola ne è splendida prova. Dappertutto, o quasi, vi fu lotta e lotta lunga, feroce, accanita tra i nostri ed i poveri contadini analfabeti, tratti a guisa di branchi di pecore alle urne dai loro pastori spirituali affigliati alla propaganda russa di Agram, ma la vittoria è rimasta a noi. L’ elezione del de Franceschi è ornai assicurata, se pur non avvengano defezioni, che uguaglino il tradimento di Giuda. Sappiamo, che i più ambiati campioni del regno trino fanno fuoco e fiamme per raccogliere dell’ oro, con cui tenteranno di comperare il voto de’ nostri elettori eletti; ma la fatica enorme sarà opra vana e temeraria. Nel sangue del patriota istriano non scorre sangue croato, e guai al prete lercio che osasse proporgli il mercato turpissimo. Nel collegio dei comuni foresi di Pisino, Vo-losca e Lussino, che non fu mai nostro, soccomberemo di certo, ma non senza una parola di sdegnosa protesta. La riveleranno i voti che saranno dati al Dr. Giusto Petris, nè potranno cancellarla le turbe stolte, che credono di vedere Vitezich ministro miracolosamente sollevarle dal pagamento delle publiche gravezze e, novello Mosè, recar loro la manna celeste. II terzo collegio è sicuro. Le città, le borgate e la camera di commercio voteranno con mirabile concordia pel Dr. Vidulich e mostreranno anco una volta, colla somma importanza del loro suffragio, che il governo della provincia appartiene di diritto all’ intelligenza, non all’ ignoranza sfruttata dalle mene di emissari stranieri, i quali, a conseguire lo scopo, non si peritano d’usar di ogni arte più vile e nefanda, e perfino del pergamo e dell’ altare. Gli iscritti nel colleggio però non denno fare a fidanza, ma accorrere numerosi e compatti alle urne per schiacciare col peso preponderante del loro voto 1’ artificiosa agitazione che un clero fanatico e svergognato scuscitava in alcuni de’ nostri comuni rurali. Il quarto collegio finalmente, quello del grande possesso è pure sicuro. Voterà per il Dr. Millevoi Excelsior.... e chiuderà la campagna lasciando l’Istria nostra, ad onta de’ mostruosi conati di tanti apostoli croati quale fu, qual’ è, quale sarà sempre, orgogliosamente italiana. Il loro alito nauseante ci avrà sfiorato la pelle, ma solo per apprenderci che anche il forte dee vegliare a difesa di casa sua, e non addormentarsi sugli allori de’ padri suoi. Ricordiamolo sempre e 1’ avvenire sarà nostro. ---------------------- 8—2K—8---------------------- Capodistria, 25 maggio 1885. Qualche vecchio, sul più bello dei nostri entusiasmi per la vita nuova che si agita e ferve nei petti della gioventù istriana, ci muove, laudator temp oris acti, il rimprovero che del resto non vi è nulla che accenni alle grandi personalità estinte, ai Carpazi, ai Tartini, ai Besenghi e a quegli altri numerosi, che nel campo delle lettere e delle arti illustrarono sè stessi e la provincia. Dove noi, pur confessando la superiorità di quegli illustri, pronti come chiunque e più di chiunque a celebrarne la eccellenza, non crediamo che si faccia prudentemente a pestare la coloro celebrità sul viso di chi si accinge a montar l’erta della gloria, sia pure per non mai guadagnarne la cima. Sebbene, è proprio vero che non ci sia qualche accenno a quei gloriosi successi in questa generazione che al postutto è l’erede immediata della generazione di Carlo Combi? Chi si potrebbe con piena cognizione di causa pronunciare in proposito, sono i docenti delle nostre scuole superiori. Ciò non ostante ci pare di saperne tanto da poter asserire che parecchi dei nostri giovani, se trovino propizie le circostanze, sono bene incamminati a riuscire ciò che si dice un’ illustrazione. Comunque sia, è innegabile, che ciò che possiamo aver perduto d’intensità, lo abbiamo guadagnato nell’ estensione ; il che dopo tutto è più desiderabile, come è più desiderabile l’avere ciascuno a disposizione un lumicino, che fruire in comune della luce riflessa di una lampada superlativa. E ci piace notare che non quei soli che hanno fatto un corso di studi regolare, ma taluni di coloro puranco, che appena iniziati abbandonarono i publici istituti, si piacciono delle amene letture non solo, ma e delle serie, atti ad entrare competentemente in argomenti di erudizione e di estetica, come del pari a disimpegnare con lode gli uffizi cittadini e a ragionarli per le stampe. Anche è notevolissimo il progresso nella cultura delle nostre giovani, le quali, sia perchè frequentano più numerose i collegi, e vuoi perchè le famiglie, smesso il pregiudizio che alla donna basti la bontà o la perizia dei domestici negozi, le provedono — che vale per troppi rispetti assai più dei collegi — di valenti istitutrici e di buoni libri, divengono atte a intrattenere quandochessia i loro mariti di qualche cosa più interessante che non sieno le qualità delle domestiche e i difetti delle amiche, a render loro desiderabile il nido domestico, vantaggio inapprezzabile per gli studi, per la economia e per la domestica tranquillità. Resterebbe che il ceto dei lavoranti megliorasse nel morale, come per la non mai abbastanza encomiata istituzione delle società di mutuo soccorso si è megliorato nel materiale. Le istituzioni di biblioteche sociali, e via per 1’ anno qualche corso di lezioni, cose rimase in votis finora, ma che tosto o tardi si hanno da vedere effettuate, colmeranno anche questa lacuna, e gl’ Istriani, conosciuti da sempre per gente dalla fine intelligenza, saranno inoltre apprezzati per la coltura, e se pure non ci succeda di poter mostrare agli stranieri delle personalità che valgano i nomi dei nostri grandi defunti, certo non saremo indegni del glorioso nome italiano. PATRIA Saggio di Annali Istriani. Del secolo XIII — dall’ anno 1235 e seg. dell’Ab. Angelo Harsioh. 1235 febbraio. — Carintiani e Carniolini scendono a devastare l’Istria. Kandlcr Cod. Dipi. Ist. pub. an. 1253, 26 maggio. 1235, 24 marzo, Roma, — Gregorio IX conferma al capitolo triestino le decime del frumento. Kandler Cod. Dipi. Ist.; — ed Archeog. Triestino. v. I. p. 223. 1235, 18 aprile. — Papa Gregorio IX conferma 1’ elezione del nuovo vescovo di Trieste, Girardo. Cappelletti. Le Chiese d’Italia v. Vili, 690 1235, 18 aprile. — Gregorio papa IX conferma le donazioni fatte dal vescovo di Trieste Girardo al capitolo della cattedrale, fatte in base a donazione del di lui predecessore Wernardo nel 1182. Cappelletti. Le Chiese ecc. Vili, p. 690. 1235, 3 ottobre, Umago. — W., eletto vescovo di Trieste, rilascia procura a Nicolò notaio per trattare certa causa con Mattia di Gemona dinanzi a S . . . vescovo di Torcello. - Kandler. Cod. Dipi. Ist. 1235, 12 novembre. Porto di Lauro, o Muggia Nuova — Climo di Martino Clavello vende a Natale di Marquardo e successori un orto, posto sopra Lauro alle rive, coll’ obbligo di consegnare ogni secondo anno un pollo alla chiesa di San Giusto. Kandler. Cod. Dipi. Ist. 1236. — Giovanni vescovo di Trieste si trova all’ as- sedio di Brescia ed in altre spedizioni, mosse da Federico II imperatore; segue il patriarca Bertoldo nelle sue imprese, lo che l’induce a patteggiare col comune triestino a vendergli parte delle giurisdizioni temporali annesse alla mensa vescovile. Kandler. L’Istria. Ann. II, p. 197; — Cappelletti. La Chiesa ecc. Vili, p. 691 ; — e Bandelli. Notizie st. di Trieste, p. 36. 1236, 21 febbraio. — Giovanni vescovo di Trieste, consenzienti H. decano e gli altri canonici, cede le sue giurisdizioni temporali al Comune per danaro, a fine di liberarsi dal debito di 507 marche V2, contratto con Daniele Davide ebreo carintiano, domiciliato in Trieste, per difendersi dalla gente del duca di Carintia e da altri pirati e ladri del Carso che derubavano annualmente la chiesa triestina. Kandler. Cod. Dipi. Ist. 1236, 13 agosto. — Gregorio decano di Trieste, consenziente il resto del capitolo, investe don Ulvino e successori d’un fondo, posto in Zuil. (Zaulis ?) Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1236, 6 dicembre, Tibure. — Federico II pronuncia i diritti di pubblico gius spettanti al patriarca d’ Aquileia nel marchesato d’Istria di confronto ai baroni, ai comuni ed ai Veneti. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1237. — Pace stipulata tra la città di Capodistria ed il patriarca d’Aquileia, Bertoldo, la qual pace fu anche confermata dall' imperatore Federico. Kandler. „L’Istria" ann. II, p. 192. 1237, 4 gennaio, Trieste. — Gerardo, Vescovo di Cittanuova e vicario del patriarca aquileiese, consacra la chiesa dei santi martiri in Trieste, officiata dai PP. Benedettini di San Giorgio in Venezia. Cappelletti. Le Ch. d’It. v. Vili, 751 1237, 10 aprile. — Lise de Armilia si appella al vescovo eletto di Trieste W., come a giusdicente civile, contro la sentenza pronunziata in favore di Giovannino merendante, da Mauro gastaldione della cita e dai giudici. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1237, 11 maggio, Aquileia. — Certo Corrado, delegato da Volrico de Portis vescovo eletto di Trieste, consegna a don Giovanni prevosto di S. Stefano in Aquileia, una lettera di papa Gregorio d. d. 5 giugno 1236, perchè solleciti il duca di Carintia, Bernardo, a restituire alla mensa vescovile di Trieste, Sconebrun, Cliorus, Qacer ed altre ville. Tra’ testimoni figura Gerardo vescovo di Cittanova. Pergam. dell’ Archiv. capitol. triest. ; — Kandler. Cod. Dipl. Istr. ; — e Archeog. Triest. Nuova Serie. Vol. V, p. 376. 1238. — La chiesa di Pedena, affatto desolata, non con- ta che un solo canonico; ed il vescovo stava ricovrato nel monastero di San Michele tra Verino e Pisino. Kandler. Cod. dip. Istr. pub. a. 1275, 5 maggio. 1238. — Il comune di Capodistria si estende oltre le mura della città in terra ferma. Kandler Cod. Dip. Istr. pub. an. 1300. 1238. — L’imperatore conferma la pace, avvenuta tra Capodistria e Bertoldo patriarca nel 1237. Kandler. „L’Istria". An. I, p. 131; — e Carli. Antich. Italiche, S, V, p. 181, 189, 212. 1238. — Il patriarca Bertoldo concede a Capodistria molti privilegi tra i quali quello di eleggersi il podestà, purché istriano o friulano ; in seguito a che molti cittadini fanno diverse promesse al patriarca. Kandler. „L’Istria" Ann. II, p. 192; — e Carli. Antichità Italiche, v, V, pag. 184. 1238. — Il patr. Bertoldo conferma la donazione dei beni del convento di S. Giovanni al Timavo, fatta dal suo predecessore Volrico al monastero beliniense ; tra’ testimoni compariscono il vesc. di Trieste Volrico e Gerardo vesc. di Cittanova. Carli. Antich. It. - To. V, p. 149. 1238. — Voscalco, ministeriale del patriarca, signore di Duino. Kandler. „L’Istria" Ann. V, p. 66. 1238, 13 gennaio, Vipacco. — II patriarca di Aquileia, Bertoldo, e Mainardo conte di Gorizia si promettono vicendevolmente di non venire isolatamente ad un accordo con que’di Capodistria, ove questi non abbiano soddisfatto ad ambedue le parti alle fatte ingiurie ed offese; tra’ testimoni figura Vicardo da Grisignana. Notitenblatt. Beilage . . . etc. - Ann. Vili p. 281 e seg. 1238, 27 genn. Roma. — Papa Gregorio IX conferma don W(ilelmo) o Guglielmo, canon. - arcid. di Pola e cappellano di don R. Cardinal diacono di S. Maria in Cosmedin, a vesc. di Pola. Il capitolo polense l’aveva eletto a suo vesc. già sul finire del 1234 o sul principiare del 1235, ma per mancanza delle forme con le quali fu eletto, il papa ne differì la conferma. Theiner. Velerà monum. Slavorum. - T. I, p. 76. 1238, 4 marzo, Pola. — Il patriarca Bertoldo decide lite fra Pietro Appollonio, Anoe suo fratello e Soci contro il comune di Pirano, per danaro (lire 1246) tolto ai primi dai Veneti e del quale si voleva risponsabile il Comune ; tra testimoni havvi Domenico, gastaldo di Siziole Kandler. Cod Dipi. Istr. 1238, 3 aprile, Viterbo — Papa Gregorio IX delega Giovanni vescovo di Trieste e Gerardo vescovo di Cittanova a voler esaminare come e quanto sarebbe opportuna la traslazione del vescovato di Pedena in Obernburgo, come lo proponeva il patriarca Bertoldo. Il Theiner. Voterà monumenta etc. To. I, pag. 35 dice li 2 aprile 1237. Cappelletti. Le Chiese d'Italia. To. Vili, p. 402 ; — Bianchi. Indice dei docum. per la St. del Friuli. Pag. 9, - Archiv. fur Kunde osterr. GQ. to. XXI, p. 211; — e Joppi aggiunse al Cod. Dipi. Istr. pag. 27. 1238, ottobre. — Il vescovo Volrico de Portis alla testa dei Triestini fu per l’imperatore Federico II all’ assedio di Brescia. Kandler. Cod. Dipi. Istr. pub a. 1253, 26 maggio, 1238, ottobre. Presso Brescia. — In seguito a reclami del patriarca Bertoldo, Federico II ordina ai feudatari in Istria, investiti con semplice giurisdizione, di deporre le prerogative del mero e misto che si erano usurpate. Kandler. Cod. Dipi. Istr.; — Combi Bibliogr. Istr.; n. 1070, p. 147; — e Lirutti. Not. delle cose del Friuli. IV, p. 227 e seg. (Continua) CORRISPONDENZE. Muggia 21 l'aggio '85 Ho letto in un giornale di Trieste una risposta alla mia corrispondenza pubblicata nell’ ultimo numero del vostro giornale. Per dimostrarvi l’onestà di chi la scrisse, vi trascrivo caldo caldo il protocollo di seduta di questa Rapp. Comunale d. d. 21 corr. — Presidenza Bernardo Vallon Podestà. Presenti 2 consiglieri 13 rappresentanti, nonché i sig. Dr. Cesare Radoicovich fisico distrettuale e Giacomo Dr. Perco medico comunale. Ordine del giorno. “ Urgente istanza di alcuni comunisti tendente ad ottenere dei provvedimenti atti ad impedire l’ulteriore propagazione del vainolo che dall’ottobre pp. infesta il paese.. Aperta la seduta il Podestà, con riserva di far approvare in una prossima adunanza il protocollo della precedente seduta, invita il Segretario a dar lettura d’una istanza firmata da circa 150 persone, tendente ad ottenere d’urgenza dalla Rapp. Com. provvedimenti atti a combattere l’epidemia vaiuolosa che dall’ottobre pp. flagella il comune. Allo scopo poi d’attingere anche l’illuminato parere degli egregi sig. medici, dichiara di averli invitati all’ odierna adunanza. Chiesta ed ottenuta la parola l’onorevole Frauzin Paolo, deplora che la Deputazione Comunale solamente da poco tempo abbia prese le disposizioni atte ad impedire lo sviluppo e la propagazione del male che finora ha mietuto tante vittime ; dice che sarebbe stato dovere della deputazione di convocare a sensi di legge la locale Commissione sanitaria affinché proponesse delle misure atte a combattere l’epidemia; fa vedere la grande responsabilità assuntasi verso tutte la cittadinanza per non avervi fin da principio posto riparo con tutti i possibili mezzi e raccomanda che quind’ innanzi nulla si ometta pur di conseguire lo scopo benefico. L’ onorevole Cruciati associandosi pienamente alle vedute del signor Frauzin, raccomanda caldamente alla deputazione una maggiore attività e puntualità nel disimpegno degli obblighi specialmente in affari sanitari ad essa per legge demandati, e prega che, ora che andiamo approssimandoci alla stagione estiva, si provveda d’ urgenza allo sconcio del torrente Fugnan o canale del Fos ove scorre perpetuamente un’ acqua pestifera. In presenza dello stato attuale di cose, visto il parere medico che solamente colla vaccinazione e rivaccinazione delle persone si potrebbe forse arrestare 1’ attuale epidemia, interessa la deputazione di darvi la maggiore pubblicità, gentilmente interessando a volersi prestare anche il clero curato affine d’indurre la popolazione ad assoggettarvisi. Propone perciò il seguente ordine del giorno : “La Rapp. Com. vivamente deplorando, che la deputazione comunale non abbia fin da principio adoperati tutti i possibili modi per combattere 1’ epidemia vaiuolosa che purtroppo ha costato tante vittime al Comune, la incarica di provvedere con tutti i mezzi suggeriti dalla scienza per evitare novelle sventure ed all’ uopo la munisce di pieni poteri verso resa di conto a suo tempo, affinchè si possa conseguire l’umanitario scopo, che si prefigge,. Che ne dite? Non sarebbe stato meglio che chi scrisse quella risposta per ingannare la publica opinione avesse piuttosto dedicato il paio d’ ore che gli costò, al buon andamento dell’istituto, che sgraziatamente è affidato alle sue cure? Io per me sono di questa opinione e mi riservo di dargli quanto prima il resto del carlino. Pisino Maggio '85 Passando in un mio viaggetto da Corte d’ìsola, mi affiatai con alcuni di quei terrazzani interrogandoli, come si usa, delle impromesse dei campi, e del più e del meno. Mi parvero annuvolati. Si trattava che il nuovo parroco, uno dei soliti esulanti dal Cragno alla busca di pane, qui, in quest’Istria ch’essi disprezzano, ma senza la quale non possono camparla, ha pensato di mostrare la sua riconoscenza come la biscia al contadino che la fomentava nel seno, imponendo cioè a quella gente, che non la vuole e che protesta, la lingua croata in alcune funzioni di Chiesa tenute fino a qui, come di dovere, sempre in lingua latina. Non c’ è che dire ; la trovata di questi reverendi è molto fine: si cerca d’identificare Croazia e religione, ultimo spediente a trattenere la gente di campagna dal-1’ assimilarsi alla popolazione delle borgate e delle città, a straniarla dalla lingua italiana, dove li porta Distinto del meglio e le ragioni di ogni loro interesse. Badino bene però ; il contadino istriano non è ottuso come per avventura i contadini di qualche altro paese, e sa distinguere a meraviglia fra prete e religione, fra Croazia e chiesa, fra il proprio interesse e l’interesse del cappellano o parroco che’ 1 si chiami. E che la gente di Corte d’Isola non sia contenta di queste innovazioni, la competente Autorità, dove per inammissibile ipotesi non fosse contenta che l’arbitrio di uno prevalga al desiderio di tutti, se ne può sincerare interrogandoli. Ed ora, vedremo che si farà colla scuola che si vuol istituire a Corte d’ìsola. Quella popolazione intende e parla bene l’italiano, sia pure che la più parte conosca del pari lo slavo. Ci devono essere inoltre parecchi italiani puri, per i quali, come egualmente per gli slavi che lo desiderassero, ci dovrebbe essere una parallela italiana come a Lazzaretto. 0 scriveranno a Buje a Pirano a Trieste una lettera in lingua slava? Isola, Maggio 1885. Fiat lux : Qui da noi, bisogna dirlo apertamente sebben a malincuore, si vive more solito nella crassa ignoranza ; 1’ epoca del progresso non è peranco arrivata e, a quanto veggo, essa deve fare passi giganteschi pria di giungere a noi, miseri mortali, ed alle menti bendate dei nostri gran Padri della Patria; i quali, purtroppo, riduconsi tutti ad uno .... e questi, sapendo con chi ha da fare, giuoca alla palla come meglio gli garba e cangia di pensiero e di parole a seconda del vento. Così, giammai per noi si farà luce e si squarcierà quel velo che ci avvolge nelle tenebre, finché non si penserà di dare le redini in mano a chi potrebbe ben dirigere le cose ed avrebbe il coraggio di ribattere le idee pazze di qualche pazzo o furbac-cliiotto ; e per Iddio la è ben dura, che pel capriccio stupido di cinque o sei individui, buona gente ! gli altri tutti abbiano a soffrire e viver male. Fui informato da persona del popolo — degna di fede però — che la locale Società di Mutuo Soccorso, viste le forti spese ed i tenui introiti, decise in una publica seduta di dare quanto prima una festa da ballo, allo scopo di erogare 1’ eventuale introito netto alla cassa sociale. Quindi si deliberò nella seduta medesima di chiedere per 1’ occasione la sala municipale, altra volta gentilmente concessa, alla spettabile Deputazione Comunale; ma dessa, contro 1’ aspettativa di tutti, si pronunciò contraria. Si signori! il perchè poi pochi lo sanno. Fu forse Monsignore che lo proibì per viste ecclesiastiche e morali, o perchè irritato dalla recente modificazione dello Statuto sociale; o forse la spettabile Deputazione Comunale lo fece puramente per gelosia, e qui ci scommetto di colpire nel segno. Bisogna sapere, che nella trascorsa stagione di Carnovale si diedero quattro o cinque feste da ballo, una delle quali a vantaggio del fondo di Mutuo Soccorso, le altre a vantaggio del fondo Poveri; ma il ricavato a favore del primo superò di gran lunga quello di tutte e tre le feste a favore di quest’ ultima. Taccio della pochissima briga, che si diede 1’ Amministrazione del fondo dei Poveri, affinchè splendide riescissero le feste ; vi basti sapere, che nessuno dei signori Rappresentanti e due soli degli Onorevoli Consiglieri si degnarono di far atto di presenza alla festa data a vantaggio del fondo di Mutuo Soccorso. La Spettabile Deputazione Comunale dovrebbe pur pensare una volta all’ utilità che arreca al Comune e specialmente al fondo dei Poveri la Società di Mutuo Soccorso, appoggiarla in tutto e per tutto, riflettendo di quante spese viene sollevato il Comune per molti e molti poveri, che altrimenti sarebbero a carico suo ; ma sì, sarebbe troppo lusso il comprendere un tanto ! La faccenda sarebbe un po’ diversa, se si trattasse d’una dimostrazione ecclesiastica ! E giacché mi venne sulla penna questa parola, non posso fare a meno di esternarvi la mia soddisfazione più assoluta per la maniera con la quale le nostre buone pecorelle si sono comportate durante l’ultima Quaresima. Figuratevi che abbiamo avuto un Quaresimale coi fiocchi (come si suol dire). Il nostro predicatore era un oratore di prima forza e tanto compreso dei doveri impostigli, che non mancò giammai di adempierli con tutta coscienza. Dopo aver bene istruito il nostro popolo in generale, in ispecia-lità il popolo femminino, il buon padre predicatore si ebbe una soddisfazione, un po’ mondana se vogliamo, ma sempre una vera soddisfazione e tale, da far sgorgare lagrime di consolazione a quanti lo attorniavano dopo finita la predica dell’ Ottava di Pasqua ! Nientemeno che, al sortire dalla Chiesa, 1’ intera banda cittadina, obbligata o pregata — io propendo per 1’ obbligo — lo aspettava, ed al suono di allegre melodie, lo accompagnò alla sua dimora. Com’ era bello vedere un cappuccino, tutto umiltà e raccoglimento, accompagnato in tal modo ! Chi mai ha potuto avere la luminosa idea, di onorare con tale mondana dimostrazione un cappuccino, che professa l’umiltà e 1’ abbandono di ogni mondana ambizione ? Come dovrà essersi trovato imbarazzato quel povero padre ! Avrei molto ancora da scrivere in proposito, ma mi riservo per altra volta alla prima occasione che mi si presenterà. Ci pervenne la seguente poesia. Ringraziandone l’ignoto autore, e pregandolo di onorarci spesso, ci affrettiamo di publicarla. Succedendo le elezioni pel Consiglio dell’Impero nei comuni foresi dell’ Istria. Qual urlo è questo, quali strani evviva, Forestieri dei monti, e qual baccano Di simposi scomposti oggi s’udiva Quaggiù dal piano ? Certo Fortuna del crudel pentita Insistente tenore oggi v’ arride ; 0 un qualche bardo un avvenir v’ addita Lieto eh’ ei vide. 0 gli è che ai fasti a tutto il mondo chiari De la gente croata un nuovo alloro Meditate lassù, che vi dichiari Del sangue loro ? Povera gente ! d’una pazza idea Da strioni politici imbevuta, Di religion d’invidie una miscea Così alla muta, E di calunnie t' ammannaro, ond’ esci Nuova del mondo a colpeggiar nel vuoto E sol te stessa a danneggiar riesci Nel folle moto. Con le asmatiche scede e le insolenti Grida chiami e noi sai la tua ruina ; Degli entusiasmi tuoi, stolta, fermenti L’ altrui farina. Quando sarà che finalmente impari A divisar da te ciò che ti giova ; E che è lieve imprometter monti e mari, Nè cosa nuova ? Guardalo ben nel viso il scamiciato Danton dei tabor e scorgeraivi un ghigno ; È disprezzo di voi eli’ egli ha giocato Furbo e maligno. Guardali ben quei preti che di Cristo Si fan arme opportuna e mille intenti ; Sono larve di preti — e tu l’hai visto — Son miscredenti. Sterpa, insensata, il cancro che ti rode, Nè l’ignoranza tua giovi allo scaltro ; Che se ti piace secondar la frode, N’ avrai dell’ altro. Pensa sol questo che di te bisogno Non avemmo nè avremo, sta’ secura ; Nè se ti accade d’ avverare il sogno Avrem paura. -------------------------——------------------------ Sii FPiizi e siprslizioii popolari „II fare un libro è meno che niente Se il libro fatto non rifa la gente." Giusti Ebbene, quantunque io mi sappia quanto sia cosa difficile il voler abbattere quei pregiudizi e quelle superstizioni tradizionali, che in oggi vediamo ad onta del tanto progresso tuttavia perdurare nella bassa classe del popolo, ed in qualità fra’ contadini, pur nullameno oso prendere la penna non colla pretesa di voler da me solo atterrare quest’ opera colossale, che l’ignoranza di secoli e secoli ha edificata, ma soltanto colla speranza che ben sarò da tanto da poterla scassinare. Questo solo mi maraviglia altamente, e non posso comprendere come gente tanto incredula per quanto vi ha di veramente buono e utile, si lasci poi così facilmente infinocchiare da favole e dicerie, create da fantasie d’ altri tempi, pur troppo ammalate ! E innumerevoli sono i malanni e le sciagure che ne provengono. Viene il colera, e i medici a tutta possa gridano 1’ allerta — ma ad essi non si bada nè si crede al contaggio ! Viene il vajuolo, non meno terribile, ad onta di tante stragi ed esempi frequentissimi, si mette in dubbio ancora che possa essere attaccaticcio, ed anzi la superstizione ha il suo motto da contraporre : Morta la bestia, morto il veleno".—Ienner scopre il vaccino; e vi si posero contro gridando all’ eresia e al ciarlata-nume; le autorità hanno dovuto immischiarvisi ; e pur queste cercaronsi abbindolare con sotterfugi e frodi — e qui, mi duole il dirlo, non è soltanto fra il basso popolo che troviamo gli avversari del Ienner, ma pur anche fra coloro, che avrebbero 1’ obbligo, perchè più istruiti, di diffondere quanto v’ha di buono, di utile, d’ umanitario, fra le menti più ottenebrate e malaticcie ! ! Sì, purtroppo vediamo la superstizione prestar più fede alle cabalistiche forme d’ una fatucchiera sfrontata, che all’ assennata e studiosa arte del medico ! — M’avvenni, non è molto, in campagna, in un povero fanciulletto sparuto sparuto, sepolto quasi sotto le spiche dell’ aglio, dal quale la madre, sulla fede d’ una comare sua vicina, aspettavasi la salute del meschinello : Era brutto tanto e macilente, che moveva a pietà. — Buona donna, le dissi, perchè non chiamate il medico ? Il poverino senza assistenza alcuna se ne morrà ! — Gesù mio ; cosa dice ! ma che dunque non sa che i signori medici uccidono i piccini, poiché dicono eh’ è meglio vadano in paradiso, anziché abbiano qui in terra a soffrire ! — A tale sortita non potei trattenere le risa ; ma tosto seriamente soggiunsi: — Sicché, al detto vostro, codesti messeri allora devono avere la coscienza ben nera, se tali e tanti delitti s’addossano. — Non so come sia, mi rispose confondendosi, ma il fatto si è, che è morto pur quel della Nena, e il medico lo avevano chiamato. . . Il medico, cara mia, dissi istizzito da tanta ignoranza, il medico fa quanto può e la scienza gli mostra, il resto poi sta nelle mani di Dio. Due giorni dopo il poverino era morto ; e il dottore non venne chiamato che al momento dell’ agonia !... Evviva la cuccagna ... se seguitiamo di pari passo, ci attireremo addosso ogni ben di Dio ! Quanti raccolti d’ uva perduti, pria di persuadere la solforazione, quante campagne snervate da una cattiva e irrazionale coltura ! . . Proviamoci a far loro qualche osservazione, e ci risponderanno secco secco : Così facevano i nostri vecchi, e le annate erano pur buone! . . . Non c’ è che dire, ragionano per benino ! ! Quante volte lasciano passare l’intera giornata di venerdì, anziché incominciare in questo giorno un lavoro, poiché dicono che il lavoro incominciato di venerdì dà scarso prodotto e va male — Incolpano la luna, poveretta, che sempre benigna splende e ci rischiara, di semine male riuscite perchè male eseguite o in giorni troppo aridi o troppo molli di pioggia, — e così coprono una voluta e vergognosa infingardaggine sotto la maschera della superstizione ! Ma c’ è forse lassù nel cielo il giorno di venerdì segnato a sangue ? — Non è ella questa una giornata come tutte le altre ? — Nei tempi passati, quando più assai rendevano le campagne, nè tanto abbisognavano di cure e di lavoro, la classe agricola soleva tersela un po’ più comoda, e al venerdì, forse in commemorazione della morte del Signore, faceva un po’ di riposo e recitava delle preghiere ! — Coll’ andare degli anni, si cessò dal pregare, ma restò quel malvezzo che dà 1’ ozio, e che poi l’ignoranza tramutò in presentimento di mal augurio. — Lo stesso può dirsi del numero 13, che si vuole fatale, forse perchè in tredici furono all’ ultima cena dopo la quale successe il tradimento di Giuda. Più volte mi accadde veder delle donnette piangenti per aver in fallo versato dell’olio, non già per. la perdita fatta, ma pei mali che questo spargimento dovrebbe arrecare. — L’ uso di tener in pregio l’olio incominciò da Giacobbe ; allorché dopo il suo sogno consacrò ed unse compunto la mistica pietra, che gli servì da capezzale — oggi ungesi d’ olio tutto quanto vuoisi sacrare ; quindi non è che il versarlo porti sventura, ma direi quasi, è un’ empietà non tener conto di cosa a tanto ufficio riservata !... Così dei minuzzoli del pane e del vino, che la religione con divina sapienza volle santificare, essendo questo il principale sostentamento dei popoli ! Quindi è sempre una delle tante ubbie quella, di voler credere, come il più delle nostre donnette credono, che il pane non raccolto da terra si dovrà poi nell’altro mondo raccogliere col dito acceso ed il costellino senza fondo. Molti e molte ancora sono i pregiudizi e le superstizioni nel popolo, ma tutti e tutte a queste simili, senza capo nè coda. Danno alle zingare il dono della chiromanzia ; altre hanno differenti spiriti e spiritini, ai quali assegnano una parte qualunque ; ... e morti che camminano, e diavolini e streghe e che so io, sui quali poi non vo’neppur perdere una parola a dimostrare quanto sia grande una tale ignoranza. Pur troppo le superstizioni e i pregiudizi nascono come i vegetali dal proprio seme. Difficile e penosa assai è la via che 1’ uomo digià incivilito dovrà tenere per Eradicare questa accozzaglia di deliri, che infestano le menti del volgo, corrotte da inveterata tradizione ; ma quanto grande non sarà poi la soddisfazione della parte più colta se al proprio grembo saprà almen avvicinare l’altra che quantunque più tarda, pur le è sorella !!.... UN PO’ D’IGIENE Onorevole Redazione! Leggo nell’ultimo numero del Suo accreditato giornale „Patria* un articolo in cui si raccomanda „Un po’ d’igiene*. E saggia cosa il rivolgere talvolta il pensiero anche a questa partita ; un po’ di salute di più, e un po’ meno di politica non hanno nociuto mai. Facendo plauso pertanto all’ ottima idea, eccomi pel primo a cooperarvi, mandandole la traduzione di un recente lavoro di una Commissione scelta dal seno dell’ Accademia di Medicina di Parigi. Sono consigli diretti alle madri ed alle nutrici, cose semplicissime, in cui, come vedrà, nulla v’ è di peregrino, proprio nulla. Tuttavia sono preziosissimi, e credo potranno giovare al popolo. E quando dico popolo, faccio un fascio grosso assai, in cui affastello un buon numero di persone che, sebben colte, non riuscirono mai ad abdicare a certi vecchi pregiudizi, succhiati ancor da ragazzi. Nell’ allevamento de’ bambini, si hanno idee veramente singolari. In generale le madri ci tengono assai quando possono raccontare che i loro bambini „mangiano di tutto *. Infatti, se non mangiano, mandano giù ogni genere di cibi di cui li s’impinza da mattina a sera, infino a tanto che un catarro intestinale non li metta in termini di morte. Allora, ecco la levatrice che, a suo volta, la poverina, fa il resto, e quando il bambino muore — se per disgrazia fu vaccinato — si grida che quella maledetta vaccinazione lo ha rovinato ! Ma quante ne avrei a dire ! Se questi consigli avranno giovato a dieci bambini soltanto, io sarò compensato della noia della traduzione, e 1’ Onorevole Redazione di quella di darla al compositore. Insemina eccola qui. Devotissimo. Dr. X. Consigli elementari alle madri ed alle nutrici redatti e completati dalla Commissione d’Igiene dell’ Infanzia, dell’Accademia di Medicina di Parigi (Marzo 1885) Allattamento naturale. 1. L’allattamento del neonato a mezzo della madre o, in mancanza di questa, di una nutrice sotto gli occhi della famiglia, è il modo di nutrimento che dà i più felici risultati, e scema i pericoli della mortalità dei bambini. 2. Il latte deve costituire il principale nutrimento del bambino, almeno durante il suo primo anno di età, cioè a dire sino alla comparsa degli otto o dodici primi denti. 3. È estremamente dannoso il porgergli nei primi mesi un nutrimento solido; nè deve dimenticarsi, essere 1’ alimentazione prematura la causa principale della mortalità dei bambini. 4. Durante i due primi giorni dopo la nascita, nell’ attendere che il latte si sviluppi, o che arrivi la nutrice, il bambino può venir nutrito con acqua leggermente zuccherata e tiepida, di cui si dovrà dargli "due cucchiaini ad ogni due ore e secondo il bisogno, aggiungendovi, se occorre, un po’ di latte. 5. Tostochè il bambino prende la mammella, lo vi si deve accostare ad ogni due ore, e meno frequentemente durante la notte. Convien peraltro proporzionare il numero delle poppate a quello de’suoi bisogni, del suo appetito, della sua forza. ò. Non devesi mai svegliare il bambino per porlo al petto, a meno che non sia debolissimo, o che il suo sonno non si prolunghi oltre le tre o quattro ore dinante il giorno. 7. E pericoloso che la madre o la nutrice corichino il bambino nel loro letto, e il medico deve vietarlo. 8. In caso di presunta gravidanza, ogni madre o nutrice deve progressivamente cessare dall’ allattamento per non compromettere la salute del bambino. Allattamento misto. 9. In caso d’insufficienza di latte della madre, o di fatiche o malattie di questa, si può, dopo i due o tre mesi, ed in certe circostanze anche prima, alternare Tal-lattamento artificiale secondo le regole più sopra indicate, dando il latte d’animale di preferenza alla notte, in quantità sufficente, acciò la madre possa godere del riposo. Allattamento artificiale. 10. Se la madre non può allattare la propria prole, o non è dato di avere una nutrice, convien nutrire il bambino con latte d’ animale (asina, vacca o capra). Dopo il secondo giorno della nascita si dà o del latte puro d’ asina o, in mancanza di questo, di quello di vacca o capra, possibilmente d’ animale di recente sgravatosi. Se il latte di vacca o di capra è vecchio, convien tagliarlo con acqua leggermente zuccherata, a meno che non sia stato diggià diluito. 11. Il taglio del latte di vacca o di capra — che deve farsi con acqua pura tiepida, e non con infusioni, o decozione di piante o di semi, salvo i casi d’ indisposizione (veggasi avanti) — dev’ essere diretto giusta le proporzioni seguenti. 12. Durante gli otto primi giorni */3 di latte puro 2/3 di acqua, dandone da 2 a 3 cucchiaiate ad ogni due ore. Durante i giorni ed il mese successivo, metà di latte puro, metà di acqua, da 4 a 5 cucchiaiate le due ore, secondo la tolleranza dello stomaco. A partire dal secondo mese, il latte potrà essere dato puro, ed alla dose di circa mezzo bicchiere, ad ogni due ore. Al terzo mese e nei mesi successivi, questa dose sarà portata ad un bicchiere ogni tre ore. 13. Il latte deve venir intiepidito a bagno - maria o sulla cenere calda, nè lo si deve portare all’ ebollizione che allora soltanto che si sia obbligati a conservarlo durante le ventiquattro ore. 14. La quantità del latte, tagliato o puro, varia del resto secondo l’appetito, le attitudini digestive, lo 10 stato di salute ò di malattia del bambino. 15. Qualunque siasi il vaso di cui si si serve per dare a bere il latte (cucchiaio, tazza, bicchieri o poppatoio) non dev’ essere nè di stagno nè di piombo, e se trattasi di poppatoio, fa duopo che il beccuccio ed il tubo — che dovrà essere il più corto possibile — sieno in cautchouc naturale e non in cautchouc vulcanizzato. 16. Questi vasi non devono contenere che la giusta quantità di latte necessaria a ciascun pasto, buttando via il latte rimastovi al fondo, come quello che potrebbe inacidire. 17. Convien pure che gli stessi sieno rigovernati ogni qualvolta si adoperano, e tenuti sempre in imo stato di estrema nettezza. E necessario sopratutto che il poppatoio e i suoi annessi restino immersi nell’ acqua limpida negl’ intervalli dei pasti. Se non si prendessero queste indispensabili precauzioni, il nuovo latte versatovi si altererebbe e determinerebbe ben presto degli accidenti intestinali (coliche, diarree) che sono la cause principale della mortalità dei bambini. 18. E per questo mottivo che convien evitare l’uso dei così detti ciuci, di qualunque natura essi sieno, e che troppo di sovente si ha 1’ abitutine di lasciare fra le labbra dei bambini per calmarne la fame e le grida. 19. Si tenga a mente che l’esclusivo allattamento artificiale, allorquando non sia praticato in seno alla famiglia con minuziose cure, o da persone esperimentate, aumenta considerevolmente il pericolo di malatttia o di morte dei bambini. 20. L’allattamento artificiale non potrebbe venir adottato, senza pericolo, in mezzo ad un agglomerazione di bambini, a meno che non lo si facesse in un istituto ove 11 numero loro fosse limitato, e la di cui sorveglianza fosse, sotto condizioni speciali, affidata a persone illuminate. 21. Allorquando, verso il settimo od ottavo mese, T appetito del bambino non viene più soddisfatto dal solo latte, o quando la sua digestione e lo svilupo ne soffrono, si può aggiungere al latte d’ animale o del pane bianco o della farina di frumento disseccato al forno, della farina di riso, di avena, di tupioca, d’arrovv-root ecc., di cui si faranno delle zuppe dapprima chiare ; più tardi si potrà sostituire al late del brodo leggiero di carne di manzo per preparare il bambino allo slattamento. 22. Farà duopo astenersi dalle diverse composizioni, raccomandate nel commercio, per sostituire il latte o gli alimenti sopra indicati. (Continua) Mentre T Italia piange la morte dell’ illustre suo figlio, il senatore Terenzio Mamiani della Rovere che le rese tanti servigi coll’ opera, col senno e col cuore, la Francia veste a lutto per la morte di Vittor Hugo. L’on. Biancheri annunciandone la morte alla Camera italiana sul banco della Presidenza disse che „sarà non ultimo titolo di sua gloria Tesser stato in ogni tempo difensore dell’ indipendenza e libertà dei popoli.“ Sunto dei Verbali delle sedute della Giunta provinciale dell'Istria in Parenzo. Seduta 72 — Faremo, 12 marzo 1885. Ad analogo rapporto del Consiglio d’ amministrazione di Draguch si riscontra, che in mancanza d’ uno speciale invito delle autorità scolastiche, o di un proprio legale diritto, la giunta provinciale non è in grado di farsi rappresentare da un proprio delegato alla commissione che verrà tenuta per la costatazione delle circostanze più influenti a determinare la lingua d’istruzione in quella scuola popolare. Ciò non toglie che come per lo passato, anche per P avvenire essa sosterrà in questo riguardo i voti ripetutamente manifestati ed il reale interesse del comune Si accorda alla podestaria di Dignano la sovvenzione di f. 400 dal fondo provinciale, per lavori di costruzione del progettato abbeveratojo nella località „Prostimo S. Macario", assegnandone il pagamento in due rate, cioè, la prima a metà del lavoro e la seconda a lavoro compiuto. Risultando dal rapporto 5 marzo a. c. N. 222 della podesteria di Ossero, che i lavori di bonifico della palude Gias, malgrado le sovvenzioni finora erogate dallo Stato e dalla Provincia, sieno giunti appena alla metà dell’ opera progettata, si partecipa all’ i. r. Luogotenenza che la Giunta provinciale non può decidersi ad accordare la chiesta antecipazione di f. 700, e la interessa anzi a provvedere che le spese finora fatte non restino inutilmente sprecate. Essendo stati abilitati dall’i. r. Direzione di finanza gl’ impiegati degl’ i. r. Uffici delle imposte di Castelnuovo, Dignano, Parenzo, Pisino e Pola di accettare, giusta il riparto da essa fatto, le rimunerazioni accordate per le prestazioni in affari d’ esonero nell’ anno 1884, vengono ammessi i relativi assegni a termini dei precedenti conchiusi 27 febbraio a. c. N. 438 e 26 febbraio a. c. N. 396. Vengono accolte sette istanze per frazionamento di debito d’ esonero, verso pagamento della quota di debito relativo alle particelle svincolate, calcolata sulla base della rispettiva rendita catastale. Aporovandosi il deliberato 9 febbraio a. c. della Rappresentanza comunale di Umago, si accorda 10 svincolo e vendita di tre lettere di pegno a f. 100 1’una dell’istituto di credito fondiario i-striano allo scopo di pagare la spesa della fonditura delle campane, salva la reintegrazione del capitale col ricavato dell’ addizionale del 15 *|0 alle dirette, prorogata a tutto l’anno 1887. Seduta 73 — 20 marzo 1885. Si trasmette al Comitato stradale di Montona 11 fabbisogno di spesa pel ristauro del ponte sul Quieto alle Levade, affinchè disponga per l’esecuzione del lavoro, assumendosi a carico del fondo provinciale la metà della spesa risultante dal collaudo. Riscontrandosi la Nota 12 marzo a. c. N. 3047 si ringrazia 1’ eccelso Ministero d’ agricoltura del-1’ offerta di una partita di majuoli di viti Americane della specie Iook-Madeira, rinunciandosi però per quest’ anno di farne P esperimento, stante la stagione avanzata. Ad analoga domanda dell’ i. r. Luogotenenza si riscontra non ritenersi applicabile in Istria, in molte delle sue essenziali disposizioni, la legge provinciale per la Moravia del 23 marzo 1883 sulla provvista e tenute dei tori di monta, e doversi premettere ad una eventuale pertrattazione legislativa, un’ accurata inchiesta ed esauriente studio della cosa da parte dei futuri Comizii agrari. Si prende a notizia, con riserva di darne comunicazione alla Dieta provinciale, il prospetto di gestione del fondo scolastico provinciale per l’anno 1884, presentato dall’i. r. Autorità scolastica provinciale. Si acconsente all’ attivazione della scuola mista di III classe in Abbazia, sotto 1’ espressa condizione della divisione della scuola stessa in due sezioni, 1’ una con lingua d’insegnamento italiana e 1’ altra colla lingua slava, lasciata piena libertà ai genitori di fare inscrivere i fanciulli nell’ una o nell’ altra sezione, a loro scelta. Si aderisce all’istituzione di una scuola popolare mista di III classe a Polje, frazione del co-munn locale di Dobrigno, coll’ introduzione dello slavo quale lingua d’istruzione. Si prende a notizia la comunicazione fatta dall’ i. r. Autorità scolastica provinciale del deliberato preso nella seduta 28 febbraio p. p., di ordinare l’aprimento d’un nuovo concorso pel co-primento del posto di maestro superiore nella scuola popolare di Dobrigno. Si prende a notizia, con riserva di darne comunicazione alla Dieta provinciale nella prossima sua convocazione, che il signor Ministro del Culto ed istruzione con dispaccio 3 febbraio a. c. N. 1447 ha ritornata la risoluzione dietale presa nell’ ultima sessione riguardo alla lingua d’istruzione nelle scuole popolari, richiamandosi al precedente dispascio 20 giugno 1883 N. 2350. Presa a notizia la comunicazione dell’ eccelso Tribunale dell’ Impero, esser fissata pel 21 aprile la pubblica udienza per la pertrattazione sulla petizione Cuder, viene deliberato di non larvisi rappresentare. Vengono approvati ed omologati: il contratto di affittanza per la caserma del nuovo posto di Gendarmeria a Borst; 1’ acquisto fatto dal comune di Pola di 2000 metri quadrati nel borgo S. Martino, per f. 3600, allo scopo di fabbrica del nuovo edificio scolastico ; Viene ringraziata la Deputazione di Borsa in Trieste pel dono di sei esemplari dell’ opera statistica compilata in quell’ Ufficio „Navigazione a. u. all’estero nel 1883". Si prende a notizia la comunicazione dell’ i. r. Capitanato distrettuale di Lussin sull’ avvenuta costituzione della nuova Rappresentanza comunale di Dobasnizza. Sopra proposta della Rappresentanza comunale di Bescanova, si delibera di accordare 1’ attivazione in quel comune locale delle addizionali necessarie al coprimento della deficenza dei bilanci comunali per 1’ anno 1885. Ad analoga domanda dello Stabilimento di pollicoltura A. Rossi e Compagni di Pola, si dichiara che nulla osta eh’ esso assuma quale marca dello Stabilimento stesso l’impronta della capra dell’ Istria. Si aderisce alla proposta dell’ i. r. Luogotenenza pello scioglimento della Rappresentanza comunale di Castua, e peli’ affidamento della gerenza provisoria all’ i. r. concepista luogotenenziale Giovanni Sorli; prendendosi successivamente a notizia 1’ analoga decisione pronunciata dall’ i, r. Luogo-tenenza in data 15 marzo a. c. N. 379 P. Non si fa luogo alla domanda della podestaria di Gimino, che vengano sostenute dal fondo provinciale le spese incontrate per 1’ assistenza della gendarmeria richiesta dal comune nella divisione del bosco Presika. Vengono accolte undici istanze per frazionamento di debito d’ esonero. Si accorda dal fondo delle Confraterne ai comuni censuari di Mondano, Merischie con Oscurus e Sorbar, colla garanzia solidale del comune locale di Buje, il mutuo di f. 4000 valore nominale in obbligazioni dello Stato, affrancatile nel termine di 10 anni, per coprire la spesa di costruzione dell’ edificio scolastico in Mondano. Viene preletta ed approvata la relazione da presentarsi alla Dieta provinciale sul conto consuntivo del fondo provinciale per l’anno 1883. SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPOBB fra Capoflistria e Trieste -----------.(EB)»------- Col giorno 16 Maggio cori', mese i piroscafi faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa ... ore 8 ant. II. ........„12 mer. HI. „.......„ 6l/2 pom. I. Corsa . . ore 5 3/4 ant. • • • » 9 V, „ . . . „ 5 pom. II. „ HI. „ I. Corsa. II. „ . . III. „ • • NEI GIORNI FESTIVI: ore 5 3/4 ant. ■ * 9 V4 „ „ 6 pom. I. Corsa II. „ . HI. „ . ore 8 ant. „ 12 mer. „ 7yiPom. Prezzo di passaggio soldi 30 indistintamente; per fanciulli sotto ai 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col capitano. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la 8^** Riva della Sanità ‘V Capodistria, 11 Maggio 1885.