ANNO XXIV. m Capodistria, 1 Ottobre 1890. N. 19 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ©gra/u-ELO a- casa Gli altri artisti (Continuazione, vedi N. 6 del 1889 e seguenti) 44. Segue ora la biografia di Giovanni Schiavone detto del Carso, celebre pittore di grotteschi. Traduciamo. Che sia uato sul Carso lo indica il soprannome datogli dagl' italiani. Però, sendo che i monti del Carso fino all'Adriatico provengono dalla Croazia e dalla Carintia, non si sa di qual paese, di qual luogo sia nativo questo artista. "Zani racconta, colla consueta sua superficialità, «che lo chiamavano da Carso o Caro, cavaliere Giovanni, «detto Giovanni Schiavone, Giovanni Carso o Caro de «Tabira o Tavira, pittore a. grotteschi, bravissimo, di «Patria e Nazione Schiavone.« Contina il Iv. : Ma in tutto il Carso non vi ha luogo col nome di Tabira o Tavira, almeno per quanto, a me consta. Si trova però sul Carso e nella Carniola il villaggio di Tabor; può darsi adunque che in quello vi sia anche nato. Oltre al Zani lo ricorda il Vasari; e dice di lui: che nella circostanza, in cui, intorno al 1560, il cardinale Emilio, per ordine di Pio IV, aveva disposto le decorazioni pittoriche della palazzina nel boschetto, al Belvedere di Roma, la terza camera era stata ornata de' lavori dello Schiavone, siccome "assai buon maestro di grotesche.« Fonti. Zani. Enciclopedia Met. di belle arti. Parma 1820. P. I. Voi. VI. pag. 45. Vasari. Vite de'Pittori ecc. Firenze. 1792. T. VI. pag. 109. — Vita di Taddeo Zucchero. * Riservato ogni giudizio definitivo sul luogo di nascita, ricordiamo qualmente il K. si compiaccia di chiamare l'artista «nostro", mentre noi ci accontentiamo di rilevare, che infatti, tra i paesi del Carso Triestino, quantunque soggetti ad altra giurisdizione amministrativa, non lontano da Prosecco e da Opicina, si rinviene Reppen-Tabor. — Ma se proprio la Slovenia, di là da venire, ha necessità urgente di un pittore di grotteschi, se lo prenda per intanto in santa pace, salva ogni eventuale restituzione, come di diritto. 45. Skoljan (Schollian) di Trieste. In molte esposizioni di questa città figurarono varie belle sue pitture ; Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. e, tra le altre, con molto onore, nel 1856, un grande quadro rappresentante il porto con molti bastimenti. Fonti. "Osservatore Triestino, 1856. N.o 70. 1857. N.o 62. E qui termina il fascicolo V del dizionario più volte rammentato, e con esso la nostra tenue fatica. —| Può darsi però il caso, che, conservando pure il titolo del presente lavoruzzo, ci troviamo ben tosto sospinti dal desiderio di giovare alla patria col continuare altre spigolature, tendenti allo scopo giusto ed equo di mettere ciascuno nel sito, che gli si conviene; e ciò tasto più in oggi, dove le più mostruose trasformazioni provinciali paiono poste, con preadamitica ingenuità, aU'.oi-dine del giorno. Dr. E. N. Seminario o Collegio Di Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Promemoria 1817. 8.bre. Soppressione della Famiglia de Padri ripristino della Comune ne' suoi diritti e nomina pres.ta da essa ed approvata dal Governo di un direttore provvisorio nella pers.a del d. Salvator Castelli (Notato in margine: V. N. 624 del Pros.o della Podestaria del 1817). --- 1818. 9.bre — Succeduta la morte del Castelli cadette la nomina della Comune sulla persona di D. Luigi Bencicb approvata in Gennaro 1829 dall'Ecc. Governo collo stipendio a carico della Comune stessa di f. 500 annui esigibili per quartale solare antecipato, i quali servivano al mantenimento del Direttore nominato dalla Comune. (carte 4) Terminazione Moresina confermala dall' Ecc.mo Senato. Attenta non meno la Maestà del Prencipe di conservare nel florido stato li sudditi prediletti, che agevolarli al conquisto delle uirtù, col mezzo dellé" quali si allontana il uizio, si raffina lo spirito e si prosterga T ozio produttore di biasimeuoli inclinazioni, abbracciò con paterno affetto li progetti che gli furono per nome di questa fedelissima Comunità umiliati decretando in più mano di Ducali l'erezione supplicata d'un Seminario : dove come nell'Emporio di riguardevoli ingegni destinati per maestri avessero a confluire la spiritosa Gioventù non solo di questa Città, che della Provincia tutta per ricever 1' educazione di scelta dottrina, e stabilirsi nel possesso d' una perfetta erudizione. Accintasi la Comunità stessa incalorita, et assistita dal zelo degli Ecc.mi Rappresentanti con fervorosa applicazione al godimento delle pubbliche grazie, piantò li fondamenti, e non risparmiando spesarne omettendo fatica ha di tal sorte fatto avanzar 1' opra, che pochi mesi possono contrastargli di gran parte la perfezione, et in conseguenza la reduzione della gioventù pe* segnalare la vivezza de proprj talenti con la permanenza in questo nuovo studioso reeettacolo sotto la disciplina de Virtuosissimi Precettori. Fu in argumento della condotta di questi comandata dalla maturità dell' Ecc.mo Senato la corrisponsione di ducati cinquecento sopra le quat trocento sessanta scuole della Provincia proporzionatamente, e secondo 1' entrate di cadauna, acciò unito il numero intiero di essi, restassero successivamente loro somministrati in ricompensa di quei fruttuosi sudori, che spargessero, documentando es'emplarmente li scuo-lari. Pare, che una base di tanto riflesso sul principio di così laudabile instituzione pretenda esser crollata, scorgendosi in alcuni repugnanza nell'adempiere il proprio debito, altri praticando le contribuzioni trascuratam.te et posponendo il Seminario a tutti li pagam.ti anco-di niun profitto : .certi sotto vani pretesti le vanno denegando: et diversi prendendo la riscossione solita farsi nella Visita generale di questa Carica, impiegano il denaro in altre occorrenze: così che spogliandosi d'ogni somma, dimostrano maliziosamente impossibile lo sborso decretato. Et perchè riuscirebbe di grave spesa agl'interessi del Seminario la sostituzione d'un Esattore, che prevenir potesse tal soddisfazione, non viene praticata attesa la recognizione, che necessariamente convenirebbe a lui assegnarsi dovendo girare tutta la Provincia per effetto della riscossione. A questo essenzialissimo disordiue, che nella regolata disposizione delle cose potrebbe partorir confusione invigilando l'Ill.mo et Ecc.mo Sig.r Angiolo Mo-rosini Podestà e Capitanio di Capo d'Istria con quel zelante studio, che accompagna le sue brame di veder terminata 1' opra sopraccennata giusto la mente di Sua Serenità, et fermata la sussistenza del Seminario, stabilire il dovuto compenso ; con il presente Decreto da essere avvalorato dal publico stimatissimo Beneplacito, espressamente incarica tutti li Gastaldi, scrivani, o massari di cadauna Scuola della Provincia niuna eccettuata obligata della contribuzione al Seminario in conformità delle publiche note, che dopo adempite quelle spese, che riescono necessarie per il culto et onore divino (quali sempre devono precedere a qualunque riguardo) siano tenuti subito e senza nota ne libri di alcun altra spesa appartenente a chi si sia, detraher d'anno in anno il denaro spettante a questo Se- (carte 5) minario, consegnandolo prontamente in Cancelleria di quel Reggimento, sotto la giurisdizione del quale esi- stono ; perchè dalli Cancellieri sarà ricevuto, et essi bensì corrisponderanno per la dovuta rimessa qui, et contamente a chi s' aspetta, et contraveneudo alcuno de sud.i Scrivani, Massari, o Gastaldi alla presente terminazione, che per la sua puntuale esecuzione sarà trasmesso a tutti li Rappresentanti la detta Provincia, s'intenderanno incorsi nella pena di ducati dodeci per cadauno applicati in beneficio del medesimo Seminario, o in altra publica fabrica a disposizione di questa Carica. — In quorum ecc. Capo d'Istria 9 Sett.e 1677 Angiolo Morosini Podestà e Capitanio Ducale, che conferma la Terminazione sopraposta per la buona esazione del denaro dalle Scuole, o Fraterne. Aloysius Contareno Dei Gratia Dux Venet. al Nob. et Sap. Viro Angelo Mauroceno de suo mandato Potest. et Cap. Iustinopolis fideli dilecto Saluterei, et dilectionis affectum. Resta poi in ogni sua parte approvato quanto sotto li 9 del corrente vi è parso di Terminare a remozione delle difficoltà in esigere li ducati cinquecento dalle scuole per il salario dei Precettori ; Somma senza la quale caderebbe il modo alla sussistenza del luogo ; onde ben deve essere con ogni puntualità, et giusta il riparto già fatto corrisposta annualmente dalle Scuole medesime. Dat. in nostro Ducali Palatio die 18 Septemb. Indict. 1. 1677 Lodovico Franceschi Secret. (carte 13 r.) Adì 19 N.bre 1706 Venne al governo di questo Collegio di Capo d'Istria il P. Cesare di S. Maria sostituito dal P. Generale, et ass.ti al P. Claudio di S. Stefano, che rinunciò la Carica di Rett.e, e la condotta fatta in persona sua, prima di aver terminato 1' anno primo del suo reggimento. Per il P. Cesare di S. Maria sudetto non fu mandata parte in Collegio, perchè non veniva per principiare nuova condotta : ma per proseguire l'intrapresa dal suo predecessore. (Continua) -s^^gps^j- INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 4. (Continuazione vedi N.o 8 e seguenti) Lettera ducale Leonardo Loredan 21 luglio 1514 al capitano Nicolò Zorzi. — A impedire incursioni e depredazioni di nemici in Istria, abbiamo escogitato un mezzo facile che sarebbe di grande utilità per gli Istriani. Fu già scritto da noi e imposto a tutti i rettori dell' Istria di render noto ai sudditi della loro giurisdizione che se alcun se voi obligar a tegnir qualche bon cavallo et sufficiente : lo trovi et vegni a farlo scriver da vui per peli et segni insieme con lo homo che vora obligarsi a servir. Quindi ogni mese sia tenuto di presentarsi al detto capitano, il quale vedrà se, dato un bisogno, saprà fare il suo dovere. Per ogni cavallo saranno pagate lire 10 d'orzo al giorno e, all' occorrenza chiamati, quegli uomini dovranno con pronta obbedienza al capitano prestarsi alla difesa dell'Istria. Nel caso però fossero levati dall'Istria e mandati altrove, saranno retribuiti come tutti gli stratioti. Veda il capitano di prestarsi con tutto l'ardore in questa impresa, eccitando anche gli altri rettori del paese ad un' opera che sarà di grande beneficio per la provincia. Lettera del capitano, di Pinguente 3 settembre 1514, al podestà e capitano di Capodistria concernente la tregua coi nemici. Lettera del capitano al principe (6 settembre 1514) con cui partecipa di avere creato contestabile della Compagnia di Raspo Bartolomeo Valpoto in sostituzione del decesso contestabile Giovanni Pamperger. Lettera del capitano (6 settembre 1514) al capitano di Prem. Accompagna gli ambasciatori di Capodistria Nicolò Grisoni e Michele Brati per la conclusione delle tregue tra la comunità da loro rappresentata e le terre soggette alla giurisdizione di Prem. E poiché dai detti ambasciatori egli venne richiesto di accedere alla tregua per il capitanato di Raspo e il Pasenatico (comprendente Pirano, Isola, Pingueute, Umago, Cittanova, Parenzo, Montona, Rovigno, Valle, Dignano, San Lorenzo, Grisignana, Albona, Fianona e Pola), desideroso di pace coni' è, dichiara che, ove ne fosse ricercato, darà una risposta dopo esaminate le condizioni della tregua stessa. 0. Oberburgar e compagni riferiscono, sotto il dì 8 settembre 1514, al capitano di Raspo di avere ricevuto i menzionati ambasciatori di Capodistria co' quali fu conchiusa la tregua e invita il detto capitano a entrarvi lui stesso entro 10 giorni, durante i quali sia vietata ogni molestia o danno tra i sudditi delle due parti. Lettera del capitano di Raspo, del dì 8 settembre 1514, ai podestà dei luoghi compresi nel Pasenatico. Annuncia essere stata conchiusa la tregua fra la comunità di Capodistria e i capitani di Prem, Postoina, Castelnovo, Senosecchia, Gotnig, Ierenich, Vipacco e Castel de la lama. Fu invitato di accedervi anche lui entro otto giorni. Ordina in questo mezzo che sia vietato ai sudditi veneti di portare molestia ai sudditi dei capitani mentovati. Lettera del capitano di Raspo al principe, di data 11 settembre 1514. Comunica essere stata firmata la tregua fra Capodistria e i capitani indicati; chiede, poiché ne fu ricercato, se può entrarvi lui siesso ai patti fissati nella tregua stipulata con la contea di Pisino. Altra lettera del capitano al pviucipe, di data 18 settembre 1514, con cui rinnova la dimanda fatta nella lettera che precede, tanto più urgente in quanto sia già passato il termine concessogli di dieci giorni per decidersi a entrare o meno nella tregua. Lettera del capitano di Raspo al podestà e capitano di Capodistria, di data 18 (?) settembre 1514, dove gli annuncia essersi a lui presentato Andrea Civran alias provedidor in questa provintia e avergli chiesto uomini e cavalli per esequir alcuni sui laudabili effecti; ma prima di decidersi, domanda a lui un parere e attende immediato riscontro. Lettera ducale Leonardo Loredan del 22 settembre 1514 che impone al capitano di Raspo di entrare lui pure nella tregua fatta tra Capodistria e i Capitanei de sopra suindicati. Il 25, 27 e 29 settembre del 1514 seguono le formalità del giuramento prestato ai patti della tregua dai delegati delle due parti. In data 30 settembre 1514 il capitano di Raspo annuncia al podestà di Montona di aver conchiusa la tregua coi capitani dei territori mentovati e lo eccita di ordinare a' suoi sudditi che non abbiano a molestare i sudditi di quei capitani non nelle persone e manco nelle robe loro. Magnifice et Generose tamquam frater hon. per le presente nostre sara admonita la M. V. qua-liter con lo nome del Spirito Sancto heri che fu adì penultimo de Septembre fumo zurati li capituli et sigilate le treue insieme con ditti capituli tra nui et lo Magistrato nostro fazando etiam per nome de tutto lo pasenadego da una parte et lo Magnifico Capitanio de Prhem fazando per nome suo et de li capitanei de postoina castelnovo senosech Gotnich Sverzenich vipau et Castel de la lama: per la qual cossa essa Mag.a Vostra con la solita prudentia lassara praticar li subditi de questi capitanei liberamente et cometerà ali subditi della podestà,ria sua quatenus nullo modo habiano a molestar dicti subditi de questi Capitanei ne in le persone ne in la roba ma ben vicinar come si faceva avanti la Guerra : et le allegate la M. V. le drizarà al suo viazo. Quo bene valeat. — pinguenti die ultima Septembris 1514. Nicolaus Georgio Raspurch etc. Capitaneus Lettera patente di data 9 ottobre 1514. Il capitami di Raspo invia a Trieste due ambasciatori, i quali debbano, in nome del capitano di Raspo e Pasenatico, giurare 1' osservanza dei capitoli della tregua stipulata col vescovo triestino Pietro de' Bonomo, col capitano cesareo Nicolò Rauber e colla Comunità stessa di Trieste giusta il tenore della tregua conchiusa col podestà-capitano di Capodistria. Lettera ducale Leonardo Loredan del 10 decembre 1508 al capitano di Raspo Francesco Delfino, con cui è ingiunto a lui e successori di non gravare, nella visita del pasenatico, con sover-verchie spese la Comunità di Buie, dove basterà andarci una volta sola all' anno ; che la comitiva allora non sia troppo numerosa e bastino dodici cavalli. (Continua) G. V. — Portole -r^j^gysss*®- 2ST otizie La Dieta istriana è convocata pel giorno 14 ottobre a Parenzo. Il Consiglio scolastico provinciale tenne la solita sua seduta, il giorno 26 p. d. Il consiglio agrario provinciale fu convocato col seguente in\ito: In base al § 21 della Legge e ai §§ 3, 4, 5 6 e 7 del vigente regolamento interno, viene indetta 1' a-dunanza plenaria di questo Consiglio agrario provinciale prò 1890, pel giorno di mercoledì 8 ottobre alle ore 12 meridiane, nell1 aula dell' Istituto agrario, col Programma : 1. Comunicazioni della Presidenza ; 2. Eelazione generale sulla attività del consiglio nell'ultimo periodo 1889-90; 3. Discussione di quelle eventuali proposte cbe pervenissero alla Presidenza entro il termine fissato dal regolamento. A sensi dei §§ 4 e 5 del regolamento, i Presidenti possono essere sostituiti nell'adunanza dai rispettivi vicepresidenti, e l'ingresso nell' aula è riservato ai soli soci dei consorzi agrari distrettuali. Dal Consiglio agrario provinciale Parenzo, 22 settembre 1890 Il presidente CANCI ANI Il giorno 20 p. d. fu tenuto in Parenzo il congresso annuale dei farmacisti istriani. Agli esami di assistenti si presentarono cinque candidati e tutti furono dichiarati maturi per gli studi universitari. Di questi giorni il parroco mons. Deperis scoperse un nuovo mosaico nella ex chiesa di San Francesco in Parenzo che, messo in relazione con quello anterior-meute scoperto in vicinanza, dovrebbe secondo lui essere il mosaico della chiesa di San Tomaso. Si faranno altri scavi per constatare possibilmente la verità di questo supposto. (£' Istria) L'istituto agrario provinciale ha pubblicato il seguente avviso : Analisi gratuita di mosti e di vini Il laboratorio enochimico di questo istituto eseguisce gratuitamente il saggio tecnico dei mosti e dei vini, ad utilità dei producenti della provincia. A tale oggetto occorre semplicemente spedire al laboratorio rispettivamente un chilogrammo circa di uva od un litro circa di mosto o di vino, colla indicazione dei componenti che si desiderano sottoporre al dosamento quantitativo. 11 laboratorio dà pure gratuitamente consultazioni verbali o in iscritto su qualsiasi quesito di enotecnia ed industrie affini. Dall' istituto agrario provinciale Parenzo, 18 settembre 1890 Il Direttore HUGUES Nei giorni decorsi fu di passaggio per questa città 1' archeologo irlandese Sir Brumell Lewis, venutovi appositamente, per incarico della Sosietà archeologica londinese, allo scopo di visitare questa Basilica e prendere conoscenza dei recenti scavi di antichità. Partì ammirato delle cose vedute. (L'Istria) -------- Appunti bibliografici Marco Tamaro — Di un grammatico istriano — Giovanni Moise *). „Continuando il primo detto" passo alle questioni dell' uso fiorentino e dello stile. Ho scritto molti anni or sono che le checcherellate del Moise mi danno ai nervi ; e quod scripsi scripsi, a rischio di condannare me stesso che nelle prose giovanili, come nei Bue mesi in gattabuia tirai giù stucchevolmente sulla falsariga del Giusti. Con ciò non intendo di schierarmi tra gli oppositori della celebre proposta manzoniana: rimanga fermo l'uso del fiorentino per ottenere l'unità della lingua; ma si combatta 1' abuso, cioè, come ben disse il D'Ovidio „1' introduzione artificiale di quelle locuzioni di cui non si sente il bisogno." Finché il Moise adunque combatte i barbarismi introdotti nel nostro, e nei vari dialetti d'Italia, e sostituisce per esempio bam-binaja a pesterna, oppure per amore dell' unità sopprime anguria e scrive cocomero, merita 1' approvazione di tutti, e 1' opera sua è veramente utilissima: non così quando a piene mani caccia nelle sue scritture i modi fiorentini e fa parlare Sora Agrippina e compagnia bella come le popolane di Camaldoli, pel solo gusto di apparire scrittore fiorentino. Uno scrittore deve essere prima di tutto quello che è, nè mai fingere ciò che non è; ed appunto perchè il Moise, valente quale grammatico, si è proposto di scrivere libri per apparire fioren- tino, non tradusse limpido il suo concetto nella "parola, nè scrisse strenne popolari. E neppur credo che abbia raggiunto il suo intento di farsi ritenere toscano, anzi fiorentino. Glielo avranno scritto per complimento ; ma i veri toscani hanno buon naso, anzi quando leggono libri di scrittori che toscaneggiano, sono soliti a ripetere argutamente : troppo toscano, niente toscano. Tagliamo corto : in fondo anche il Tamaro è d' accordo con me, e riconosce che nella forma dello scrivere il Moise qua e là trascese. Passiamo alla questione più grossa, dello stile. Il mio caro amico si scandalizza perchè ho scritto recisamente — nelle strenne del Moise c' è mancanza d'invenzione, difetto di vita e quindi di stile — e mi manda una specie di cartello di sfida (pag. 247). Accetto subito, non all' ultimo sangue però : qualche colpo, qualche toccatina, e poi una buona stretta di mano, e una buona cena magari anche col Lerum. Che cosa è lo stile ? domanda 1' amico e si fa rispondere dal Bonghi: „Recipe della chiarezza, dell' ornamento, del decoro, del carattere, della fantasia, dell' intelletto e dell' affetto e sarai scrittore." Si badi, aggiunge il Tamaro, che i tre primi attributi sono gli essenziali, gì' indispensabili, mentre gli altri sarebbero appena desiderabili o raccomandabili. Come si possa essere scrittore senza le quattro ultime doti è una cosa che non si capisce a primo aspetto veramente, ma stiamo alla questione. Op-portunissima la citazione del Bonghi, ma imperfetta. Il Tamaro nella fretta del citare non ha forse avvertito che con quelle parole il Bonghi ci ha fatto conoscere le doti dello stile, non lo stile stesso. Che cosa è lo stile? Qui sta ii nodo della questione. „Lo stile, risponde il Bonghi stesso, è la vita che il concetto prende in noi, e che noi manifestiamo agli altri con le parole." 0 più brevemente : E 1' eccellente espressione del pensiero con la parola. Ciò posto torna evidente che non vi essendo nelle Strenne del Moise nè invenzione, nè convenienza, nè fantasia, nulla nulla insomma, come ho dimostrato altra volta, che possa eccitare 1' attenzione e il diletto di chi legge; e per di più essendo scritte con la preocupazione di apparire fiorentino, con uno scopo adunque secondario, che impediva la libera manifestazione del pensiero, e il calore nella parola, torna evidente, dico, che nelle Strenne del Moise non ci sia la vita, e quindi non un vero stile. Il Tamaro mi manda a leggere le grammatiche del Moise, e poiché in esse vi è la dote della chiarezza, del decoro, conchiude essere scritte con buono stile. Ma chi ha mai parlato di grammatiche, Marco mio dolze ? 0 buoni o cattivi, i miei appunti ce gli ho messi sulle Strenne, e non sulle grammatiche, ed ho conchiuso: «Questa mancanza d'invenzione che è difetto di vita e quindi di stile, o meglio di libri senza stile, rende inutili i libri po-popolari di molti illustri filolologi e grammatici, che quando si mettono a scrivere libri di amena letteratura non ne imberciano mai una," (App. bibl. Provincia Anno XVII, N. 3). Ed ecco la ragione, aggiungo ora, del nessun favore delle Strenne del Moise nell' Istria, la quale aveva ben altri soprac-capi cho le dispute della Sora Agrippina. «Ma se noi neghiamo lo stile al Moise, (soggiunge il mio onorevole oppositore) perchè mancante d'inventiva, per la stessa istessissima ragione noi dovremo negarlo anche al Villani, al Cavalca, agli autori dei Fatti d'Enea, dei Fioretti di San Francesco. È giusto tutto questo ? Io credo di no, anzi son fermo nello stare sulla negativa. Si dica piuttosto che lo stile di cotestoro — ai quali mi sia lecito a mo' d' esempio d' aggiungere anche il Moise — è uno stile piano e naturale ecc. ecc." Ed eccoci così del tutto fuori di carreggiata. Nei libri citati, nei Fioretti di San Francesco c' è vera vita c' è stile ; appunto perchè 1' autore esprime schiettamente ciò che crede e sente, e rappresenta il mondo d' allora, le credenze, gli affetti, le superstizioni anche se vuoisi ; i frati, le monache e tante anime pie trovavano in quella candida fede, in quei libri senza artifizio un riflesso della loro fede, la manifestazione della loro vita, quindi lo stile. Alla mancanza d'inventiva, in senso moderno non necessaria, supplisce in quei libri la leggenda così ricca, così varia ed anche poetica; supplisce la fantasia che credula accoglie le leggende, le amplifica, la veste di nuove forme ; supplisce il carattere, e che carattere ! d' anime d' acciajo pronte alla lotta col mondo e col diavolo, l'affetto puro, santo ; e l'intelletto anche ne' suoi errori volto costantemente, ingenuamente alla conquista del vero. È in quanto ai cronisti Villani, Cavalca, il paragone regge meno ancora. Gli storici non sono novellieri; nè scrivono strenne. Insomma nei racconti, nelle descrizioni, nei dialoghi delle Strenne non si rappresenta, non si descrive la vita istriana; nessuno parla nell' Istria come i personaggi del Moise, nessuna donna vi erige cattedra di lingua: dunque sono libri che non interessano nessuno, senza vera vita, senza stile. Che nelle grammatiche poi del Moise ci sia chiarezza, precisione, ecc. quindi quello stile che è conveniente alle opere didascaliche, questa è un' altra questione. „ Claudite iam rivos pueri, sat prata biberunt" o con altre parole, finitela che ci avete stucchi e ristucchi. Non è il caso di ripetere però „Roma locuta, lis finitaRimanga pure ognuno nella propria opinione ; nè a me è caduto mai in mente di imporre dogmi li lingua e di stile. Ho scritto per dare a chi vuole accettarli, ai giovani specialmente, dei principi direttivi, in materia così difficile e controversa. Ed all'amico Tamaro una lunga stretta di mano, e un grazie di cuore pel fine, sempre lodevole, di esaltare una gloria istriana. Albino Zenatti. Calendimarzo. — Verona Franchini. (Un opuscolo di pagine diciotto). È un breve studio dedicato all' amico Giovanni Cesca, nome noto e carissimo agli studiosi di cose istriane, quale ricordo di nozze. A proposito di una ballata del Prati, e di un racconto di Caterina Percoto, l'autore tratta di una usanza tuttora viva nel Trentino ed in altri luoghi d'Italia, di accendere nella notte del primo di Marzo fuochi sulle cime dei monti con allegre canzoni in cui si accoppiano i nomi delle fanciulle e degli innamorati con desiderio che presto si celebrino le nozze. Appunta quindi una canzone del Prati che si inspirò a questa costumanza, rilevandone qualche difetto proprio del genere romantico che dà tanto ai nervi dei giovani oggi, e non senza ragione. Le osservazioni sono buone; non tutte però. Non la seguente dopo la prima strofa. Presso un lago la povera Rita Entro culla di giunchi vagì ; Gonnellina di canape ordita Le fanciulle sue membra coprì ; Ma cresciuta fu bella . ... , «Veramente, aggiunge lo Zenatti, la particella avversativa qui non è a posto; senonchè i romantici non avean tempo per badare a codeste inezie." Adagio a ma' passi; l'avversativa ci sta benissimo. E non si dice tante volte: povera, mal vestita, ma bella? Ma tiriamo innanzi; che anche i classici non hanno tempo per badare a simili inezie. Quindi con molta erudizione l'autore tocca delle origini di tale usanza ; e poiché in materia di feste e di tradizioni popolari, i discorsi sono come le ciliege, che ne pigli una e vengono su dieci, l'amico Albino passa a dire di simili feste che si celebrano nel Lucchese la vigilia dell' epifania. E qui giacché mi viene la palla al balzo, metto anch' io bocca in argomento. In molti luoghi del Friuli di qua dal Tagliamento, si fanno di simili fiammate la vigilia dell' epifania, e mi ricordo di avervi preso parte da giovinetto ad Azzano, grossa borgata nel distretto di Pordenone. Si accende in mezzo ai campi una gran catasta di fascine di paglia, talvolta la si fa benedire dal pievano ; e i giovani tenendosi a mano vi fanno un ballo tondo, cantando una canzonetta coi ritornello: Yegna vegna pan e vin E luganie nel cadin. Intanto i vecchi stanno guardando da che parte si volge il fumo, e secondo la direzione del vento ne tirano pronostici favorevoli o meno per l'annata. Tale e quale come nella canzone romagnola: Leuma leuma de Merz Una spiga farà berch ; Un berch, un barcarol, Una spiga un quartarol . . . Il pane quotidiano è sempre la preoccupazione della povera gente che suda nei campi. Lo stesso Zenatti ha spedito il mese scorso una lettera aperta al Dr. Marco Tamaro, in cui si difende dall' imputazione di aver diminuiti i meriti di Andrea Antico da Montona. La verità anzi tutto: il vero inventore delle note musicali in legno sarebbe adunque Ottaviano dei Petrucci daFossombrone, accintosi all' ardua impresa per consiglio di un letterato capodistriano, Bartolomeo Budrio. L'autore ci promette di tornare sull' argomento, accennando pure ad un altro gran tipografo istriano del cinquecento, non mai ricordato dagli scrittori nostri: Iacopo Moderno da Pinguente. Un saluto al bravo Zenatti che, triestino, si sente così largamente e senzx, pregiudizi arcaici, istriano. La Provincia dell' Istria. Studi economici di Nicolò Del Bello. Capodistria, Cobol e Priora 1890. (Un volume in sedicesimo di pagine 195). Molti e pregiati libri abbiamo che discorrono del nostro glorioso passato ; pochi o nessuno che affrontino le questioni del giorno, e mostrino quali siamo oggi realmente. Il signor Del Bello ha riempito questa lacuna ; e nel suo libro Studi economici sulla provincia dell' Istria, tratta con molta competenza di argomenti vitali come delle condizioni dell' agricoltura e degli agricoltori, della proprietà fondiale, della classe agricola, dei mezzi più adatti a promuovere gì' iuteressi della proprietà e della classe agricola, dello smercio, del credito, dell'istru- zione e beneficenza; e di tutto questo discorre con calma, con franca parola, dicendo pane al pane senza sottointesi. Nei tre primi capitoli, in cui a modo di prefazione manda innanzi un cenno geografico dell' Istria, e tocca delle vicende storiche della proprietà fondiale, e ci dà esatti cenni statistici sulla popolazione fondiale, se anche, come giustamente fu già osservato, il tema non è esaurito, pure quel tanto che dice con la fretta di entrare in argomento, è sufficiente a dare un' idea così in generale del paese, e addita altrui le fonti alle quali ricorrere per completare le cognizioni. Piuttosto noterei che il cenno geografico non è in tutto esatto; perchè il Caldera non è confine naturale a messo-giorno, ma a mattina (pag. 1); al vero mezzogiorno abbiamo invece l'Adriatico, a capo Promontore. Così dicasi di qualche altra indicazione non del tutto esatta. Il signor Del Bello ha fatto poi benissimo a distinguere a pagina due P Istria geografica dalla attuale amministrativa ; ma doveva più insistere e chiarirlo a benefizio specialmente di quelli che leggeranno il suo libro fuori di Provincia; affinchè le proporzioni precentuali della popolazione esposte a pag. 55: Italiani 40/0 Slavi 58/0 Tedeschi 1, non producano un triste effetto. Siete in numero minore dunque meno arie; così mi fu già detto. Conveniva contrapporre la popolazione della vera Istria; aggiungere la popolazione di Trieste italiana, escludere le cifre che si riferiscono a Castelnovo ed alla Liburnia, e quindi mostrare la preponderanza italiana. Ed anche sarebbe stato necessario rilevare come la popolazione slava sia tutta rustica, e i centri e la cultura tutta italiana. La verità sta bene dirla senza orpelli; di libri d' occasione che con la storia e la statistica hanno fatto il giuoco dei bussolotti, ce ne sono anche troppi. Però sempre per amore della verità certe asprezze vogliono essere corrette; e la verità vera si è che nell'Istria geografica con Trieste sua naturale capitale, e senza altre superfetazioni amministrative la popolazione italiana, anche per numero, supera senza alcun dubbio, e di molto la slava. Meno male, che nella peggior ipotesi, la virtù espansiva nell' Istria provincia è maggiore nella razza italiana come dai dati statistici a pag. 56 : i 74.000 italiani dell' anagrafe dell' anno 1846, diventano 112,701 in quella del ISSO. Tuttociò è necessario rilevare oggi e a lettere di scatola. Sta bene la calma e l'oggettività, sempre però congiunte alla massima chiarezza. Della serena oggettività 1' autore ci ha dato buon esempio per esempio nel trattare la parte storica, relativa alla dominazione veneta, senza i pre- giudizi della vecchia scuola storica in provincia*). Anche qui di certe asprezze, non gli darò carico, dopo quanto ho detto nel mio opuscolo, Sulle cause del decadimento dell' Istria.. Però qualche distinzione tra tempi e tempi era forse necessaria affinchè non paja che certi miglioramenti furono effetto solo di cangiamento di governo, e non anche in parte delle condizioni generali degli Stati e del progresso. E accanto il male si doveva pur rilevare il bene ; come del resto ha fatto molto bene a pagina 188 trattando dell' utile istituzione del fondaco. In tutte le questioni poi il signor Dei Bello ha dato prova di una lodevole serenità di giudizi. Se legato dalle condizioni attuali delle cose, ha dovuto escludere da' suoi studi Trieste, pure quel tanto • ne dice ci da a divedere come egli vegga 1' anormalità della Provincia come è og'gi costituita e non nutra i vecchi pregiudizi. Così per esempio egli osserva con le reminiscenze di San Marco vive nel Marchesato le gelosie e i pregiudizi che allontanavano dopo il 1815, le cittadette dell'Istria da Trieste, (pag. 166) Il rimedio poi all'isolamento, e alla pessima abitudine di pigliar fuoco per interessi affatto locali rimanendo indifferenti agli interessi generali, è, se non esplicito certo molto bene sottointeso nelle seguenti parole. „La vita municipale continua presso a poco come un tempo, e nessuna città ha la forza di attirare nei suoi interessi e nelle sue passioni le altre. Parenzo stessa ad onta della sua posizione officiale può assai poco, perchè tutti i centri di qualche rilievo, abituati a non prender consigli, rare volte si adattano a seguire quello degli altri, (pag. 139)." Quanto siano poi dannose queste abitudini e come producano la forza altrui 10 veggono gli orbi ; onde è a sperare con l'autore 11 raggiungimento in tutta la sua pienezza della fusione desiderata. Di altri decentramenti voluti dalla storia (l'autore me lo concederà certo) si è passato sopra altrove ; se leggi lo contrastano se ne apparecchino di migliori con la resistenza legale, affinchè abbia a formarsi «saldo e metallico il nuovo *) Qui giacche mi viene la palla al balzo noto l'incuria governativa allo scoppiare delle frequenti pestilenze, in nessun altra provincia cosi esiziali e frequenti come nell'Istria. Più volte mi sono domandato il perchè. Una risposta ce l'hanno data i recenti scavi a Parenzo nell' orto episcopale. Accanto il pozzo si trovò un vero reticolato di scheletri; là si gettavano alla rinfusa gli appestati, vicino alla chiesa, e alle case; e l'acqua ritenuta la migliore e più fresca di tutta Parenzo, serviva ad ammorbare i pochi vivi. Immaginarsi che focolare d'infezione ! Gli appestati come in tempi soliti si seppellivano adunque accanto le chiese ; mentre lo stesso governo spagnolo decretava in simili occasioni la sepoltura fuori dell' abitato. Così a Milano nel cimitero di San Gregorio dietro il Lazzaretto ; a Lecco a Canterelli come si ha dai promessi Sposi; a Lodi fuori di città mezzo chilometro. tipo istriano, franco e bonario, e in cui si trovino vive tutte le forti qualità del nonno." E già verso questo benedetto concentramento si è fatto un altro passo. Come rilevo dall' autore (pag. 192) le difficoltà finanziarie fecero sorgere l'idea di un Manicomio interprovinciale a Trieste, idea cresciuta forte e vigorosa la quale mercè il valido appoggio dello Stato non tarderà a divenire un fatto compiuto." Davvero che la situazione è comica: il concentramento comincia dai matti; avviso ai savi ! ! Affinchè poi altrove non si abbia troppo a montare sui trampoli, con le solite velleità della capitale, opportunamente rammenta l'autore che nell' aumento rapidissimo della popolazione di Trieste, e nell' incremento della sua classe colta e civile, non ebbero poca parte gì' istriani del Margraviato. Conclusione. Date le condizioni attuali dell'Istria il libro è buono. A far capire ai lontani poi il vero stato delle cose, e a scemare la triste impressione di certe crude cifre statistiche, io vagheggio un altro libro. L'Istria geografica. Studi economici. È un libro di prima necessità. Agli scaffali il Margraviato! Vorrà darcelo questo libro l'autore? Nessuno meglio di lui è competente a farlo presto e bene. P. T. -- T7" serietà- Si è molto discusso a Capodistria sull' anno secolare, e rammentiamo un articolo del bravo canonico Fa-vento nella Provincia. Ecco quanto leggesi in proposito nella Perseveranza di Lunedì 15 Settembre 1890. "11 nostro sapiente confratello il Dr. Bertillon è in errore, quando sostiene contro il parere della maggioranza degli astronomi che l'anno 1899 sia l'ultimo di questo secolo, e che l'anno 1900 farà parte del secolo venturo. Egli è provato che il primo anno dell' era nostra è stato chiamato l'anno primo e non 1' anno zero. Il primo secolo è cominciato l'anno primo ed è finito l'anno 100. 11 vigesimo secolo comincerà adunque il primo Gennaio 1901., Camillo Flammerion --*-!«•!"•--- PUBBLICAZIONI Prontuario per V insegnamento simultaneo della scrittura e della lettura compilato da Lorenzo Gonan maestro delle civiche scuole popolari di Trieste. — Tip. Giov. Balestra 1890. — Prezzo 25 soldi. INDICE DEGLI SCRITTI DI P. T. NELLA PROVINCIA ') ARTI BELLE Domenico da Capodistria architetto. Corrispondenza da Pirano G. d. B. Anno XVII N. 16, 16 Agosto 1883. - Lettera aperta. P. T. Anno XVII N. 17. — Anno XX N. 15, pag. 116 e 117. P. T. — Digressioni, Anno XX N. 20, pag. 155 — Item. N. 21 pag. 162. — Ognuno a casa sua. Dr. E. N. Anno XXIV N. 2. Cleregino da Capodistria pittore. Corrispondenza da Portole. Anno XVII N. 17, 1 Settembre 1383. — Anno XVII N. 18, pag. 149. G. Vesnaver1). — Appunti. P. T. Anno XVIII N. 24. (Notizie storiche del castello di Portole.) Domanda — Di un quadro di Gian Bellino già a Cittanova. Anno XVII 1 Ottobre 1883, N. 18. (È un errore di stampa, leggi invece N. 19). — Corrispondenze. Cittanova. Anno XVII N. 23, 1 Die. 1883. — Corrispondenze. Cittanova. Anno XVII N. 24, 16 Dicembre 1883. Le rovine dell'antica basilica di Muggia vecchia. Anno XVII N. 23, 1 Dicembre 1883. — Della basilica di Santa Maria de Castro Muglae. P. T. Anno XIX N. 2, 16 Gennajo 1885. — Item P. T. Anno XIX N. 6, 16 Marzo 1885. Conservazione di oggetti artistici. Anno XVII N. 23, 1 Dicembre 1883. Distruzione del chiostro di San Francesco. Pola. Anno XVIII N. 1, 1 Gennajo 1884. Cassetta antica d'avorio a Capodistria. Anno XVIII N. 7, 1 Aprile 1884. Giorgio Ventura pittore da Capodistria ? Corrispondenza da Pirano. G. Dr. B. Anno XIX N. 3, 1 Feb-brajo 1885. — Item. Anno XIX N. 14, pag. 105 e 106. — Enumerato tra le famiglie istriane. XX N. 22, pag. 171. A. T. Giorgio Vincenti pittore da Capodistria negli Appunti bibliografici — Notizie storiche del castello di Portole. P. T. Anno XVIII N. 24, pag. 202, 16 Dicembre. — Un pittore istriano. Anno XIX N. 8, 16 Aprile 1885. — Item. Anno XIX N. 14, pagina 105. Nicolò Viezzoli pittore da Cittanova. Anno XX N. 4, pagina 30. D. V. Mattinata musicale commemorativa a Lodi. Anno XX N. 8, 16 Aprile 1886. Veramente è il N. 19, e per errore di stampa fu scritto 18. | Francesco ed Angelo Trevisani pittori. Anno XX N. 15, pag. 116. P. T. — Anno XXII N. 12 a pagina 95. P. T. Ristauro di San Giusto. P. T. Anno XXIII N. 19. Notizie storiche del Duomo di Pola del Canonico Cleva. P. T. Anno XIX, N. 13. Giulio de Franceschi disegnatore. Anno XX N. 21, pagina 165. Pittori italiani. Anno XX N. 22, pag. 176. P. T. Pittori istriani (vari). Ognuno a casa sua. E. Dr. N. Anno XXIII, N. 21. — Anno XXIV N. 7, pag. 55. — Anno XXIV N. 8. Anno XXIV N. 10. — Ognuno a casa sua. — Item. Anno XXIV N. 12. — Item. Anno XXIV N. 16. Bartolomeo de Poli lombardo e non da Pola. P. T. Anno XX N. 22, pa. 176. — Anno XXIV N. 4, idem. B. Gianelli, pittore. Il ritratto ad olio di P. Kandler. Anno XX N. 23, pag. 181. — Ritratto di Gian Rinaldo Carli. Anno XXII N. 22, pag. 172. Cose locali. — Anno XXIli N. 14. Appunti bibliografici. P. T. pag. 112, seconda colonna. — Cose locali Anno XXIV N. 1. pag. 6. — Pala d'altare in Semedella. Anno XVI N. 11, 1 Giugno 1882 (San Bonifazio in Semedella P. T.). Noterelle Artistiche. Anno XXI N. 7, 1 Aprile 1887. D. Daniello musico a Capodistria. — Cose locali -Anno XXI N. 19, 1 Ottobre 1887. Bartholomeus lustinopolitanus tipografo nel secolo XV. Anno XXII N. 9, 1 Maggio 1888. P. T. Notizie importanti per la storia istriana. — Quadro della battaglia di Lepanto. — Item. Ognuno a casa sua Anno XXIV N. 6. Giuseppe Tartini, Anno XXII N. 9. Notizie pag. 69 Anno XXIV N. 12, pag. 93 (Contiene l'epigrafe al Tartini in Prato della Valle). — Tartini e la Ferni XIX N. 10. Musica sacra a Capodistria (Le Laude). Varietà. P. T. Anno XXII N. 12 — Item Anno XXIV N. 16. Ap. bib. P. T. Giovanni Kandler pittore. Anno XXII N. 23, pag. 183, prima e seconda colonna. P. T. Cesare dell'Acqua pittore. Anno XXIII N. 10 — Ognuno a casa sua Dr. E. N. — Item N. 11. — Item N. 13, N. 14. Agapito pittore, Agapito Vito pittore. Ognuno a casa sua E. Dr. N. Anno XXIII N. 18. (Continua)