205 Jana Kenda DOI: 10.4312/linguistica.62.1-2.205-222 Università di Ljubljana jana.kenda@ff.uni-lj.si GRAMMATICA INCLUSIVA IN ITALIANO: LE ALTERNATIVE LINGUISTICHE OFFERTE E IL RISCONTRO DELL’OPINIONE PUBBLICA 1 INTRODUZIONE Affrontare la questione dell’uso rispettoso di ogni genere nella lingua, contempora- neamente dal punto di vista della descrizione grammaticale e sociolinguistica, pare essere una mission impossible. Nonostante si tratti di due branche della stessa disci- plina, quella delle scienze del linguaggio, nella riflessione sul linguaggio inclusivo i due approcci sembrano trovarsi su sponde opposte: da una parte è necessario tenere in considerazione la struttura formale, fonologica, morfologica e sintattica della lingua e dall’altra è impossibile parlarne senza riferimento al carattere prettamente sociale del fenomeno. Inoltre, in questo preciso momento si tratta di documentare un dibattito scientifico e mediatico che avviene in tempo reale – situazione alquanto ingrata data la mancanza della dovuta distanza temporale che in ogni studio scientifico costituisce una componente rilevante. A dispetto di tutto ciò, il presente contributo ambisce a presenta- re i presupposti per la discussione sul linguaggio inclusivo in italiano, gli aspetti giuri- dici della questione, le pratiche finora adottate e le reazioni che queste hanno suscitato nell’opinione pubblica italiana. 2 SULLE QUESTIONI DI GENERE Nella cultura e società occidentali prevale il binarismo di genere secondo cui le persone si distinguono in due categorie in base al loro sesso biologico: quello maschile e quello femminile. Gli studi antropologici e il confronto con altre culture (Lombardi 2005; Ri- boli 2019; Comendini 2021) dimostrano però come il genere sia una categoria culturale e non (soltanto) biologica: infatti, in altre civiltà esistono realtà in cui si riconoscono persone categorizzate in altri modi (si pensa ad esempio alle Hijras nella cultura in- duista e a individui che si autodefiniscono Two Spirit nella cultura nord americana dei Navajo e Mohave). Negli ultimi decenni si è venuta a consolidare la cognizione del fatto che il modo in cui una persona si identifica non è automaticamente ascrivibile e corrispondente al suo sesso biologico (APA 2015, Riboli 2019, Cavallo et al. 2021), di conseguen- za si è imparato a distinguere tra concetti di sesso (identità biologica basata sugli Linguistica_2022_2_FINAL.indd 205 5. 01. 2023 07:29:24 206 aspetti esterni dei genitali di una persona1; viene assegnato alla nascita e dichiarato all’anagrafe); genere (l’insieme delle aspettative e dei comportamenti socialmente appresi e associati a ciascun sesso, ovvero modelli sociali di femminilità, masco- linità o androginia) (Lombardi 2005, Cavallo et al. 2021); identità di genere (la percezione di sé che l’individuo ha in quanto donna, uomo o altro all’interno del contesto culturale) (Comandini 2021, Cavallo et al. 2021); espressione di genere (come la persona si presenta alla società, in riferimento alle convenzioni sociali legate ai diversi generi, come ad es. abiti, trucco, ecc.); orientamento sessuale (com- ponente dell’identità sessuale; rappresenta la meta verso cui è indirizzato il deside- rio sessuale, indipendentemente dal genere di appartenenza). Le più note categorie usate per descrivere l’orientamento sessuale sono eterosessualità, omosessualità e pansessualità, ma negli ultimi tempi, soprattutto nelle comunità LGBTQIA+, alcuni altri termini hanno cominciato ad essere usati per sormontare i limiti di questi con- cetti che definiscono l’orientamenteo sessuale di una persona in base al suo genere: si tende quindi a promuovere termini come androsessuale (persona che prova attra- zione verso un uomo), ginosessuale (persona che prova attrazione verso una donna) e skoliosessuale (persona che prova attrazione verso persone non binarie) (Cavallo et al. 2021: 23). Quando una persona ha un’identità di genere che corrisponde al suo sesso bio- logico, si definisce cisgender, quando una persona non si identifica del tutto con il proprio sesso biologico si definisce transgender; quando una persona non si sente a proprio agio con la binarietà uomo/donna, si sente entrambi o nessuno, può scegliere di definirsi con il termine ombrello non binario (APA 2015, Cavallo et al. 2021)2. La maggior parte delle persone per abitudine, educazione, scelta e/o pressione sociale tende a far corrispondere la propria espressione di genere con la propria identità di genere o sesso. È il caso delle persone cisgender. Ma una persona tran- sgender si troverà a suo agio con l’espressione di genere opposta al suo sesso bio- logico e potrà avere il bisogno di estrinsecare la propria identità modificando la sua gestualità o il suo aspetto (acconciatura, abbigliamento, accessori, trucco). Le perso- ne non binarie vorranno adottare tutte e due le espressioni di genere, in modalità e a ritmi diversi, come è il caso delle persone genderfluid che, secondo una definizione di Gamble e Gamble (2003), «rifiutano rigide categorizzazioni di ruoli sessuali, pre- ferendo invece incarnare caratteristiche, qualità sia maschili sia femminili». 1 A livello biologico, accanto ai genitali esterni, il sesso è legato anche a quelli interni, ai cromosomi sessuali nel DNA, agli ormoni e alle caratteristiche sessuali secondarie, quali le tette o la barba. (Cavallo et al. 2021: 10). 2 Alcune persone non binarie definiscono la propria identità di genere con una delle identità che rientrano in questo termine ombrello (ad es. agender, bisessuale, gender fluid, queer, demiboy/ demigirl, ecc.), mentre alcune si identificano solo con il termine non binario e non definiscono la propria identità in modo più preciso. Inoltre, le persone non binarie possono definirsi o non defi- nirsi transgender. Il fatto che una persona sia non binaria non ci dice quale sia il suo orientamento sessuale (cfr. https://transakcija.si, consultato il 24 luglio 2022). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 206 5. 01. 2023 07:29:24 207 La non coincidenza tra l’identità di genere e il sesso biologico non è da consi- derarsi automaticamente una patologia (APA 2015, Dickey/Singh 2017), tuttavia molto spesso può condurre a condizione di sofferenza, ansia, depressione e/o diffi- coltà di inserimento in ambito sociale e lavorativo (Riboli 2019). Questi disagi sono spesso dovuti a «minority stress» quali lo stigma sociale, espressioni di violenza e/o molestie. Inoltre, «stressor esterni o distali influenzano lo sviluppo di pensieri negativi rispetto alla propria identità (transnegatività interiorizzata), aspettative di rifiuto da parte degli altri e occultamento agli occhi altrui della propria identità» (Riboli 2019). È probabilmente inutile ribadire quanto un supporto psicologico e sociale sia im- portante per la psiche di individui che soffrono di tali disagi. Evidenze scientifiche riportano gli effetti benefici di terapie affermative sull’autorealizzazione di persone transgender, gender non conforming3 (TGNC) e non binarie, durante le quali queste persone godono di supporto in un contesto di accoglienza e accettazione della loro identità4. E uno degli aspetti di supporto sociale e morale è indubbiamente rappre- sentato anche dall’adozione di espedienti linguistici di riferimento a queste persone in forma riguardosa. 3 L’ASPETTO GIURIDICO DEL LINGUAGGIO INCLUSIVO O PERCHÉ LA RIFLESSIONE SUL LINGUAGGIO INCLUSIVO È LEGITTIMA In un webinar sul linguaggio inclusivo organizzato sotto il patrocinio dell’Accademia della Crusca5, il prof. Francesco Bilotta (professore e ricercatore di Diritto Privato pres- so l’Università degli Studi di Udine e componente del CUG) ha contribuito alla discus- sione affrontando la questione dal suo aspetto giuridico. Bilotta sostiene che la discussione sul linguaggio inclusivo è la chiara segnalazione di un’urgenza, di un bisogno che la tradizione giuridica e la perpetuazione di riferimenti concettuali formatasi nel tempo non hanno saputo cogliere fino ad ora. 3 L‘espressione gender non conforming rappresenta la discontinuità o mancata corrispondenza tra l‘identità di genere di una persona e le norme sociali sul genere all’interno del sistema binario (cfr. https://transakcija.si consultato il 24 luglio 2022). 4 Negli ultimi anni si sono del tutto abbandonate le terapie riparative che miravano a «guarire» le persone dall’omosessualità e da altre condizioni legate all’identità sessuale (considerate patologiche da parte di alcuni teologi, psichiatri e psicologi e di conseguenza dalla maggior parte della colletti- vità) e sono subentrati altri metodi terapeutici in grado di supportare i disagi degli appartenenti alle comunità LGBTQIA+. In particolare, la terapia affermativa è un tipo di psicoterapia il cui scopo è quello di convalidare e sostenere le esigenze di persone che appartengono a minoranze sessuali (https://www.stateofmind.it/2020/06/terapie-affermative-lgbtq/, consultato il 24 luglio 2022). 5 L‘evento dal titolo La lingua italiana in una prospettiva di genere, organizzato dall’Università degli Studi di Firenze, dall’Università degli Studi di Udine, dal Comitato unico di garanzia con il patro- cinio dell’Accademia della Crusca il 1 marzo 2022, è stato trasmesso sui canali Youtube di UniFi e UniUd. La sua registrazione è reperibile al link: https://www.youtube.com/watch?v=uUuihmL_ VHM, consultato il 4 agosto 2022). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 207 5. 01. 2023 07:29:24 208 In passato si è già avuta esperienza di situazioni in cui, tra la perentorietà della re- gola giuridica e la perentorietà della regola linguistica, ci si è trovartə6 di fronte a una specie di blocco di carattere argomentativo: una determinata modificazione, necessaria non solo dal punto di vista linguistico, ma anche dal punto di vista dei rapporti di po- tere, non viene affrontata perché in realtà si è ben lontanə da una messa in discussione radicale del patriarcato che vige nella nostra società. La formulazione dei testi in senso rispettoso della parità di genere non è da consi- derarsi segno di buona volontà, ma una necessità che ha una sua precettività nell’or- dinamento dello Stato italiano. L’art. 1 del Codice delle Pari Opportunità al comma 4 dice: «L’obiettivo della parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini deve essere tenuto presente nella formulazione e attuazione, a tutti i livelli e ad opera di tutti gli attori, di leggi, regolamenti, atti amministrativi, politiche e attività». Questa formu- lazione nasce in seno al principio generale dell’uguaglianza, una delle regole cogenti dell’ordinamento dello Stato italiano, a cui è impossibile sottrarsi. Il principio generale dell’uguaglianza, integrato nell’art. 3 della Costituzione italiana, precisa chiaramente che l’obiettivo da raggiungere è quello della piena inclusione in tutte le relazioni di carattere politico, economico e sociale per realizzare pienamente la persona e la sua dignità sociale, e impone in tutti i modi di evitare il silenziamento, l’esclusione, il trat- tamento deteriore di persone che abbiano una determinata caratteristica: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza di- stinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizio- ni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (Art. 3 della Costituzione italiana) È comunque un dato di fatto che queste due regole indicano l’obiettivo che si deve raggiungere e non forniscono istruzioni su come realizzarlo. Proprio questa è la diffe- renza tra un principio generale di carattere giuridico e tante altre norme che si trovano nell’ordinamento e che invece precisano il presupposto e l’effetto di quella determinata regola, sancita da una norma giuridica. In altre parole, per realizzare il pieno rispetto 6 In questo contributo uso lo schwa (o scevà), suono vocalico neutro trascritto con il simbolo dell’alfa- beto fonetico internazionale /ə/, in concomitanza con la scelta di alcuni autori e sociolinguisti (in pri- mo luogo Vera Gheno 2021; 2022a; 2022b), alcune case editrici, ad es. effequ (per quanto riguarda la loro decisione sulle norme redazionali nella collana di saggistica Saggi Pop consultare https://www. effequ.it/lo-schwa-secondo-noi/, https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/07/la- casa-editrice-effequ-e-lo-schwa-la-conoscenza-deve-essere-alla-portata-di-tutt%C9% 99/5955004/, consultato il 24 luglio 2022) e siti internet (https://italianoinclusivo.it/, consultato il 24 luglio 2022) per sostituire forme plurali che coinvolgono più generi o per riferirmi al genere non binario. Colgo l’occasione per informare chi legge questo contributo che si tratta di un esperimento voluto e propongo di mettere alla prova il proprio scetticismo verso questa scelta verificando in persona la presunta pesantezza o illeggibilità dei testi che contengono lo ə. Linguistica_2022_2_FINAL.indd 208 5. 01. 2023 07:29:24 209 del diritto all’autodeterminazione come uno dei diritti fondamentali della persona, la Costituzione impone alla propria cittadinanza ogni sforzo a creare, a inventarsi modi per la messa in atto della completa inclusione, modi che si riflettono nel cambiamento delle relazioni sociali, tra cui anche del linguaggio. E, come ribadisce Bilotta nel suo intervento, tuttə siamo tenutə al rispetto dei doveri di solidarietà sociale nei confronti di altre persone. Facendo ciò, lavoriamo anche su sé stessə e sull’abbattimento di quei pregiudizi di cui a volte siamo inconsapevolə. Questo processo implica autocritica e autocontrollo circa la qualità della comunicazione a tutti i livelli, e questo è il contributo che possiamo dare per destrutturare l’organizzazione patriarcale della nostra società che usa il linguaggio come un dispositivo di perpetua- zione e di rinforzo della sua stessa organizzazione. 4 I DIVERSI ASPETTI DEL LINGUAGGIO INCLUSIVO Il sistema della lingua italiana si fonda sulla dicotomia maschile/femminile e prevede che il genere grammaticale delle parole usate per referenti umani ne rifletta il sesso biologico, ed è dunque semanticamente definito (il ragazzo/la ragazza; il genero/la nuora; il lettore/la lettrice; lo studente/la studentessa; il difensore/la difenditrice)7 (Corbett 1981; Comadini 2021). Ciò si riverbera anche sulla sintassi, essendo in ita- liano impossibile il riferimento a una persona senza l’uso di marcature di genere non soltanto sui nomi, ma anche sui determinanti, articoli, aggettivi e participi passati ad essi collegati8. Supponiamo di dover fornire delle informazioni su una persona dal nome Alex: (1) Alex si sente onorata: è stata invitata per prima a ritirare il premio. Ovviamente, per parlare di Alex o di qualsiasi altra persona, in italiano dobbiamo assegnare un genere a tutte le parole che si riferiscono a questa persona. Ma Alex non è una donna, come fa intendere l’esempio (1). Alex è invece una persona non binaria che si identifica come segue (uso qui l’esempio illustrativo proposto da Transakcija9): «Alex non percepisce il suo genere in un modo che possa essere descritto come ‘ma- schile’ o ‘femminile’ e non vede alcun bisogno di comportarsi o vestirsi in accordo 7 In alcuni casi il genere grammaticale (maschile o femminile) non coincide con il sesso biologico dell’individuo, come per es. nei nomi dei ruoli lirici che, nonostante si riferiscano a donne, vengono usati sia al maschile che al femminile (il/la soprano, il/la contralto) e nei nomi che indicano compiti militari o individui, uomini o donne, che li svolgono: la recluta, la sentinella, la vedetta. Inoltre, ci sono numerosi nomi usati per indicare sia uomini che donne che di per sé non declinano, ma atti- vano l’accordo di genere grammaticale nell’articolo che li precede e negli altri modificatori: artista, atleta, pediatra, omicida, consorte, giornalista, badante, partner, utente, referente, ecc. 8 Similmente avviene anche nelle altre lingue con il genere grammaticale (tutte le altre lingue roman- ze, le lingue slave e il tedesco). 9 Transakcija è un’associazione di sostegno e alleanza di persone transgender in Slovenia (https:// transakcija.si, consultato il 24 luglio 2022). È particolarmente utile il loro vocabolario dei termini legati alle comunità LGBTQIA+ con spiegazioni illuminanti di concetti, corredate in alcune parti con esempi illustrativi di casi concreti (https://transakcija.si/slovar/, consultato il 24 luglio 2022). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 209 5. 01. 2023 07:29:24 210 con i ruoli o le aspettative di genere». Di conseguenza, volendoci riferire a Alex, non possiamo formulare la frase neanche nel seguente modo: (2) Alex si sente onorato: è stato invitato per primo a ritirare il premio, perché Alex non si identifica in nessuno dei due generi (o forse si identifica con en- trambi). Quindi, diventa estremamente difficile riferirsi ad Alex con rispetto soprattutto se il fatto di esternare (o non esternare) la propria identità di genere rappresenta per Alex un’importante caratteristica identitaria. Nella lingua italiana infatti non esistono metodi di riferimento a identità TGNC e non binarie in modo prescrittivo. Ne consegue che questi soggetti sono svantaggiati rispetto alle persone cisgender in quanto subiscono, tra le altre discriminazioni, anche una sorta di invisibilizzazione linguistica (Comandini 2021) ad opera di una società sessista ancora troppo eteronormativa e androcentrica. Negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso già il movimento femminista aveva eviden- ziato la questione dell’androcentrismo nella lingua definendo il concetto di sessismo linguistico. Gli studi svolti sulla manifestazione della differenza sessuale nel linguag- gio avevano infatti provato una profonda discriminazione nel modo in cui veniva rap- presentata la donna rispetto all’uomo (Robustelli 2012, 2000) e avevano fortemente condannato la dominanza del genere maschile nella lingua come manifestazione diretta della mentalità vigente nella società: «(...) the markedness of feminine forms in lan- guage is emblematic of women’s markedness in society, as the prescriptive shape of a language reflects the behaviour and ideologies of speakers» (Papadopoulos 2021: 41). Per molti versi, la discussione sul linguaggio rispettoso di genere di cui ci occupiamo oggi deriva da questa eredità. Che la situazione sul campo dell’uguaglianza dei generi sia ancora ben lungi dall’essere risolta (almeno per quanto riguarda l’Italia e l’italiano) trova conferma nel fatto che, nonostante negli ultimi anni sia stato vastamente promosso l’uso di nomi d’agente declinati al femminile, quando ovviamente il ruolo in questione viene svolto da una donna (la presidente, direttrice d’orchestra, assessora, rettrice, deputata, in- vestigatrice, ecc.), si riscontrano in pratica ancora oggi fin troppe occasioni in cui chi parla o chi scrive si rifiuta, si dimentica o non si cura di usarli10. La problematica del mancato uso di nomi che denotano ruoli politici o professioni prestigiose declinati al femminile (ingenier-, avvocat-, dirett-, ecc.) è dovuto sia a «un’abitudine difficilissi- ma da eradicare» (Gheno 2022: 114) sia al fatto che molte donne che svolgono questi mestieri si identificano nel maschile sostenendo che si tratta di «nomi di professione» e che con ciò viene realizzata la loro inclusione nel «gruppo dei professionisti». Si ri- cordano due casi: quello di Beatrice Venezi, artista lucchese che al Festival di Sanre- mo del 2021, la cui decisione di voler essere chiamata direttore e non direttrice d’or- chestra trapela dalla seguente dichiarazione rilasciata in quell’occasione alla stampa: 10 Si noti che, durante la stesura di questo lavoro, il 27 luglio 2022 è stato bocciato dal Senato l’e- mendamento presentato dalla senatrice Alessandra Maiorino che avrebbe introdotto il rispetto del linguaggio di genere nelle comunicazioni di Palazzo Madama. Linguistica_2022_2_FINAL.indd 210 5. 01. 2023 07:29:24 211 Quello che per me conta è il talento e la preparazione e soprattutto il ruolo, in un conte- sto molto tradizionalista e conservatore come quello della direzione d’orchestra e della musica classica. È fondamentale per una donna che non venga discriminata e chiamarla direttrice è quasi una discriminazione perché vuol dire che non ti mettono nello stesso insieme di tutti i direttori d’orchestra, è questa la verità. (https://www.lanazione.it/cro- naca/beatrice-venezi-sentirmi-chiamare-direttrice-per-me-%C3%A8-una-discriminazio- ne-1.6101780, consultato il 24 luglio 2022); e quello della prima premier donna italiana, Giorgia Meloni, che ha dichiarato di voler usare il maschile nelle comunicazioni ufficiali, nonostante l’uso dei titoli al fem- minile sia legittimato dall’Accademia della Crusca e dalla prassi pluriennale in vigore al Quirinale (Ricci Sargentini 2022). Quest’etichetta di prestigio va però a sommarsi al maschile esteso, considerato dai più come genere «non marcato», usato al plurale in riferimento a una moltitudine mista di persone (gli studenti promossi devono iscriversi entro il 30 settembre) e al singolare in riferimento a un individuo generico a prescindere dal sesso (perché oggi uno studen- te dovrebbe studiare ancora il latino?). Nonostante l’intenzione di chi parla possa essere quella di riferimento neutro (ovve- ro, appunto, a un gruppo misto di persone o a un individuo generico di genere), sempre più studi psicolinguistici dimostrano come il cervello di chi ascolta invece preferisca l’interpretazione maschile (Giusti 2022: 10, Gheno 2022: 113). Lo dimostrano anche le ricerche svolte su lingue con genere naturale (come l’inglese, il danese e lo svedese) in cui si manifesta il fenomeno del cosiddetto MAN-principle (ad es. nel caso della parola gente) (Doleschal 2008: 142), ovvero un bias culturale per cui, in ogni caso, pensando a esseri umani, la nostra mente associa alla figura maschile un termine, anche se questo viene usato in forma neutra (Galeandro 2021: 67). Le linguiste femministe hanno a lungo sostenuto che l’uso del genere maschile sovrae- steso invisibilizza le donne e hanno di conseguenza proposto diverse strategie per aggirarlo: i) evitare il maschile generico (alcuni professori preferiscono tenere le loro lezio- ni solo il pomeriggio, per riferirsi sia agli uomini, i professori, che le donne, le professoresse); ii) evitare l’articolo con i cognomi femminili (sul manifesto elettorale della Meloni appare una scritta fascista); iii) usare il femminile dei titoli professionali (la rettrice, la ministra) o crearne nuo- ve formulazioni11; iv) ricorrere al cosiddetto engendering (o regendering, «rigenerizzazione»), cioè alla femminilizzazione del lessico tramite esplicite marche di genere, anche non consuete (come la giudice); v) ricorrere allo splitting ovvero all’uso della forma doppia (i candidati e le candidate); 11 Nei casi i)-iii) si tratta di proposte già avanzate nelle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana di Alma Sabatini del 1987. Linguistica_2022_2_FINAL.indd 211 5. 01. 2023 07:29:24 212 vi) ricorrere al de-gendering («degenerizzazione») cioè alla neutralizzazione del genere con termini neutri, come nel caso di utenza12. E se ormai una cospicua parte della comunità scientifica linguistica sostiene la ne- cessità di scavalcare il maschile sovraesteso, perché appunto invisibilizza una parte del- le persone, e propone di optare per espedienti linguistici alternativi (a cui si rimanda nel prossimo capitolo), ne esistono altri, come D’Achille (D’Achille 2021), che insistono ancora sul fatto che «non si tratterebbe di una scelta sessista (come viene invece con- siderata da molte donne), bensì dell’opzione per una forma ‘non marcata’ sul piano del genere grammaticale», o come Lavinio (2021: 35) che, appellandosi alle difficoltà non trascurabili soprattutto in casi di splitting o sdoppiamento (i candidati e le candidate) e di allocuzioni pubbliche (cari spettatori e care spettatrici), rimandano al principio di economia nella produzione linguistica e alla difficoltà nell’organizzazione delle infor- mazioni in testi di estensione ampia. Le riforme linguistiche inclusive di genere estendono invece la logica delle riforme antisessiste sostenendo che il genere maschile e il genere femminile non sono sufficien- ti, che bisogna andare oltre e provvedere a metodi alternativi per esprimere identità di genere non binarie nell’intento di ottenere una vera neutralità di genere nella lingua. Va detto però che l’idea di parallelismo fra queste due questioni non è condivisa da tut- ta la comunità scientifica linguistica, la quale è piuttosto dell’opinione che «(...) la ricerca di forme valide per ogni identità di genere (...) possa andare a scapito di quella visibilità che negli ultimi decenni le donne hanno faticosamente conquistato, anche linguisticamen- te, rischiando che facciano così notevoli passi indietro» (Lavinio 2021: 38) o, detto con le parole di Giusti (2022: 16), «Senza nulla togliere alla necessità di esprimere l’identità non binaria, dal punto di vista delle donne non è altro che un modo alternativo per renderle invisibili ed escluse dal discorso culturale». Questa è la ragione per cui viene sostanzial- mente promosso il bisogno di dare la precedenza alla soluzione della ‛questione femmi- nile’: «(...) il processo di neutralizzazione dovrebbe giungere secondariamente a quello della femminilizzazione, permettendo in maniera progressiva un modellamento della re- altà esterna innanzitutto incline a riconoscere l’identità femminile» (Galeandro 2021: 72). Mentre le strategie del linguaggio inclusivo in italiano subiscono continui attacchi mediatici e un esplicito rifiuto da parte di istituzioni come l’Accademia della Crusca13 o illustri accademici e intellettuali (si ricorda il caso della petizione contro lo schwa14), mol- te associazioni, società e istituti di formazione stanno cogliendo la sfida e ne stanno legit- timando l’uso come linguisticamente valido, almeno per la loro comunicazione interna. 12 Per i casi iv)-vi) cfr. Bazzanella 2010. 13 Così come succede d’altronde anche in alcuni altri idiomi, per es. nello spagnolo con la Real Aca- demia Española [RAE] (cfr. Papadopoulos 2021: 41). 14 La petizione di Massimo Arcangeli, tra i cui firmatari si annoverano accademici come Claudio Ma- razzini, Luca Serianni, Francesco Sabattini e Gian Luigi Beccaria, politici come Massimo Cacciari, giornalisti e direttori di giornali come Paolo Flores d’Arcais, personaggi televisivi o registe come Barbara De Rossi e Cristina Comencini (https://www.change.org/p/lo-schwa-%C9%99-no-grazie- pro-lingua-nostra, consultato il 20 luglio 2022). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 212 5. 01. 2023 07:29:25 213 5 STRATEGIE LINGUISTICHE DEL LINGUAGGIO INCLUSIVO IN ITALIANO Nell’intento di offrire soluzioni per chiunque non si identifichi con le categorie bina- rie di genere e per sopperire ai limiti linguistici a cui sopra, nel contesto della lingua italiana (in contemporanea con numerose altre culture linguistiche come l’inglese, il francese, lo spagnolo, lo svedese, lo sloveno, solo per nominare alcuni degli idiomi) sono state create alcune strategie di neutralizzazione di genere che, per convenien- za, possiamo distinguere in strategie in italiano standard e sub-standard (Comendini 2021: 48-49). Tra le strategie in italiano standard subentrano gli interventi proposti nelle varie linee guida per un uso non sessista della lingua15 che mirano alla neutraliz- zazione o all’opacizzazione del genere (cfr. D’Achille 2021, Comandini 2021), tra cui l’uso di: a) nomi di genere comune senza articoli, quando possibile; (3); b) aggettivi epiceni, già considerati ambigeneri, che di conseguenza possono essere usati anche come multigeneri16 (4); c) pronomi relativi e indefiniti che, in forma neutra, rimandano all’individuo che compie un’azione (come negli esempi usati in questo contributo: chi legge, chi scrive, chi ascolta) (5); d) costrutti impersonali (6); e) il passivo, per evitare di nominare esplicitamente l’agente dell’azione (7); f) perifrasi, usate per descrivere e/o specificare soprattutto gruppi misti di persone e nomi collettivi (8): (3) Alex è atleta della nazionale slovena; (4) difficile invece di ‘complesso’ o ‘complicato’; pingue invece di ‘obeso’ (5) Colgo l’occasione per informare chi legge questo contributo che si tratta di un espe- rimento voluto (...) (nota 3). (6) (esempi presi dal presente testo): (...) si è imparato a distinguere tra concetti di (...) In passato si è già avuta esperienza di situazioni (...) (7) La tesina di Alex sarà valutata entro la fine della settimana. La domanda deve essere presentata entro il 31 agosto. (8) comunità scientifica linguistica, personale dipendente/docente, direzione, servizio di assistenza, corpo docente/insegnante, segreteria, presidenza, utenza, consiglio, personale, ecc. Accanto a queste soluzioni, si aggiungono alcune proposte avanzate da D’Achille (2021): l’omissione dei pronomi personali di terza persona lui e lei (in italiano non è obbligatoria la loro espressione, a differenza dell’inglese e del francese), la sostituzione (anche ripetuta) con nomi e cognomi «tanto più che oggi sono in uso accorciamenti ipocoristici ambigeneri come Fede (Federico o Federica), Vale (Valerio o Valeria)» e il libero uso del clitico gli (D’Achille sottolinea l’uso di gli nel parlato informale in 15 Per una consultazione più dettagliata rimando all’appendice. 16 Ovviamente, in questo caso si tratta per lo più di evitare l’uso di aggettivi qualificativi della I clas- se, compito arduo e impegnativo, soprattutto perché non è sempre possibile trovare una soluzione sinonimica epicena per ogni aggettivo. Linguistica_2022_2_FINAL.indd 213 5. 01. 2023 07:29:25 214 riferimento alla terza persona, a prescindere dal sesso e dal numero, e il suo valore neu- tralizzato soprattutto nelle combinazioni di clitici glielo, gliela e gliene). D’altro canto, nei contesti più sensibili alle questioni di identità di genere, soprattut- to nelle comunità LGBTQIA+ e collettivi transfemministi italofoni (cfr. Gheno 2022a: 115), si sono venute a creare negli ultimi anni proposte di strategie comunicative alter- native che subentrano nel gruppo delle cosiddette strategie sub-standard (Comandini 2021: 49). Queste mirano piuttosto alla degenerizzazione (ovvero alla ricerca di forme prive di genere) e sono attuabili sulle parole la cui marcatura di genere è espressa tra- mite un suffisso (cfr. Comandini 2021: 49, Gheno 2021: 195): a) nomi e aggettivi in -o/-a al singolare e in -i/-e al plurale (zio/zia, zii/zie; cattivo/cattiva, cattivi/cattive); b) nomi d’agente in -e/-a al singolare e -i/-e al plurale (ragioniere/ragioniera, ragionieri/ ragioniere). Al posto del suffisso, le alternative proposte sono: lo schwa [ə] (9), l’aste- risco [*] (10), la lettera [x]17 (11), la lettera [u] (12), la chiocciola [@] (13), il trattino basso18 [_] (14): (9) Alex si sente onoratə: è statə invitatə per primə a ritirare il premio. (10) Alex si sente onorat*: è stat* invitat* per prim* a ritirare il premio. (11) Alex si sente onoratx: è statx invitatx per primx a ritirare il premio. (12) Alex si sente onoratu: è statu invitatu per primu a ritirare il premio. (13) Alex si sente onorat@: è stat@ invitat@ per prim@ a ritirare il premio. (14) Alex si sente onorat_: è stat_ invitat_ per prim_ a ritirare il premio. Le strategie sub-standard non rappresentano norme prescritte e non si trovano in linee guida pubblicate da istituzioni o enti pubblici. Si tratta di iniziative in uso nello scritto (perlopiù informale, sul web, nella corrispondenza, ecc.), nate in grembo a con- sessi e redazioni con forti schieramenti politici e sociali a favore delle tematiche legate alle comunità LGBTQIA+, che però sono state ultimamente adottate anche fuori da suddetti contesti: nell’editoria (per traduzioni di libri stranieri in cui gli autori già in lingua originale usano omologhe varianti di declinazioni inclusive19 o in libri di autori italiani20), nei media (banner e post sui social dei quotidiani e giornali21, negli articoli 17 La lettera [x] e la chiocciola sono due alternative in uso anche nella lingua spagnola e portoghese. 18 Il trattino basso è un’alternativa in uso anche nella lingua slovena. 19 Si ricorda il già menzionato caso della casa editrice indipendente fiorentina effequ che ha voluto usare lo schwa per la prima volta nel 2018 in una traduzione dallo spagnolo (Feminismo en comum: Para todas, todes e todos di Márcia Tiburi, tradotto in italiano da Eloisa Del Giudice con il titolo Il contrario della solitudine. Manifesto per un femminismo in comune, 2020) e i libri Star Wars: Last Shot, di Daniel José Older (Mondadori, 2019) e Star Wars: Solo, di Mur Lafferty (Mondadori, 2020), entrambi tradotti da Lia Desotgiu. 20 Pensa come unə scienziatə. Come coltivare l’arte del dubbio, di Massimo Polidoro, Piemme 2021. Morgana. L‘uomo ricco sono io di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, Mondadori 2021. 21 Il Manifesto usa l’asterisco sui banner sul suo profilo Facebook («La primavera in Italia porta la convergenza delle lotte», 27 marzo 2021). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 214 5. 01. 2023 07:29:25 215 di giornali22), nei call for papers per conferenze23, nelle comunicazioni istituzionali (è noto il caso del Comune di Castelfranco Emilia24), nelle app (questionario iniziale pri- ma della registrazione, Pinterest), nei fumetti25, solo per nominarne alcuni26. 6 LA DIFFICILE VITA DELLO SCHWA Tra tutte le possibilità avanzate, quella che ha scatenato un unico e inaspettabile ri- scontro nell’opinione pubblica è stata sicuramente quella dello schwa, che è probabil- mente anche la proposta più regolarizzata (Gheno 2022a: 116). Inizialmente promos- so da Boschetto (2015) sul sito Italiano inclusivo, lo schwa è stato successivamente ripreso da Gheno (2022a) come alternativa adeguata, per lo scritto e per l’orale, al posto delle varianti già esistenti e in uso nelle comunità LGBTQIA+, come l’asterisco (che non ha un suono) e la lettera «u» che per Gheno (2022a: 114) «suona super-ma- schile essendone marca in molte lingue areali presenti sul territorio italiano». Ha aggiunto un anello alla catena anche la casa editrice effequ la quale, a differenza di Boschetto che propone l’uso di due segni, lo schwa /ə/ per il singolare (lə miə figlə) e lo schwa lungo /ɜ/ per il plurale (lɜ miɜ figlɜ)27, opta per un unico segno /ə/ sia per il singolare che il plurale, facendo affidamento agli accordi tra gli elementi frasali per disambiguare i riferimenti (cfr. Gheno 2022a: 117): «lə bambinə si lava le mani, ə bambinə si lavano le mani». Chi promuove l’uso dello schwa ci tiene a ribadire che si tratta di «esperimenti» con «poca sistematicità» che non «hanno mai ambìto a nessun riconoscimento ‘ufficiale’ e non hanno mai tentato di uscire dai contesti nei quali venivano creati» (Gheno 2022a: 116) e propone di usarlo nei seguenti contesti: 22 Ad es. gli articoli di Michela Murgia su L‘Espresso. 23 Ad es. la CAIS (Canadian Association for Italian Studies) usa l’asterisco nel proprio call for pa- pers per la sessione Convergenze plurilingui. Incroci e convivenze linguistiche in testi manoscritti tra Medioevo e inizio Cinquecento (CAIS Conference 2021). 24 https://www.ilpost.it/flashes/comune-castelfranco-emilia-schwa/?fbclid=IwAR3DhYDTmddxJZ- nOKJByyRBHld6yd5ybIjZ5LBjG3KFg138PSTRBJCIBqSo (consultato il 14 luglio 2022). A quanto pare, il Comune di Castelfranco Emilia ha però abbandonato l’esperimento a settembre del 2021 (cfr. Gheno 2021: 184, n. 42). 25 Il fumettista Sio ha usato lo schwa in uno dei poster di Lucca Changes e Zerocalcare per riferirsi a una persona non binaria nel fumetto La dittatura immaginaria sul n. 1409 di Internazionale del 14/20 maggio 2021 (p. 74) (https://www.internazionale.it/sommario/1409, consultato il 26 settem- bre 2022). 26 Una lista più completa dei vari usi dello schwa è reperibile sul sito https://italianoinclusivo.it/chi- lo-usa/ (consultato il 24 luglio 2022). 27 Il sito di Boschetto fornisce informazioni dettagliate sull’uso dei due segni (su come regolarsi con gli articoli e le preposizioni articolate, i pronomi personali, sostantivi regolari e irregolari, sostantivi epiceni, ecc.). (https://italianoinclusivo.it/scrittura/, consultato il 24 luglio 2022). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 215 5. 01. 2023 07:29:25 216 i) quando si fa riferimento a qualsiasi individuo a prescindere dal genere (Nessunə parla della violenza familiare e istituzionale che ci viene imposta e fatta passare per normale28); ii) quando ci si riferisce a gruppi di persone indistinte per genere (Salve a tuttə!); iii) quando si parla o si scrive di una persona non binaria (Lə comicə canadese, Mae Martin recita in questa serie tv interpretando sé stessə da giovane, e il suo percorso per scoprirsi non binary. Inoltre, Mae è intimə amicə di Elliot Page29) (cfr. Gheno 2022a). Nonostante la natura di queste sperimentazioni sia stata dal principio molto chiara e ben definita in tutte le note redazionali che le propongono, il riscontro della comunità scientifica e dell’opinione pubblica attraverso i media e i social media è tutt’ora im- pregnato di scetticismo e avversione. Gheno (2021, 2022a, 2022b e nei suoi profili sui social), che si è fatta portavoce del polo pro-sperimentazione e si presta ripetutamente e instancabilmente a fornire tutte le spiegazioni a ogni genere di domanda e conte- stazione (che purtroppo sono troppo spesso ostili, derisorie o esclusive), sostiene che tutte le obiezioni vertono intorno ai seguenti punti che, come si vedrà in seguito, sono facilmente confutabili30: a) il fenomeno del non-binarismo di genere viene considerato una questione moda- iola e quindi non degna di tanto rumore e impegno; b) vengono messi in rilievo i limiti tecnici della proposta, con citazioni di parole (o gruppi di parole) alle quali è difficile attingere le soluzioni proposte. Ad es. Giu- sti (2022: 15) avverte delle difficoltà che riguardano i) i nomi di agente che ter- minano in -tore/-trice i cui morfemi non si diversificano solo per la vocale finale; ii) la pronuncia dubbia, come nei casi di ami[k]ə o ami[tʃ]ə (sing.) / ami[tʃ]ɜ o ami[k]ɜ (plur.); iii) l’uso dell’articolo indeterminativo davanti a inizio di parola in vocale, per es. unə atleta (che elimina l’uso dell’apostrofo, cfr. Giusti 2022: 14–16), al che Gheno risponde rassicurando che le lingue hanno sempre saputo trovare una risposta a questioni inaspettate, producendo soluzioni accettabili e attuabili; c) si citano spesso ragioni extra-linguistiche, come ad es. i possibili limiti tecnolo- gici (assenza dello schwa dalle tastiere dei dispositivi elettronici) e problemi di lettura per alcune persone. Queste ultime contestazioni però tengono solo in parte. Rimane irrisolto infatti il problema dei programmi di sintesi e riconoscimento vocale (che ancora non ricono- scono lo schwa) di cui si servono le persone ipovedenti e cieche, ma la tecnologia 28 https://www.intersexioni.it/tdor-levanescenza-delle-esistenze-trans/ (consultato il 16 agosto 2022) 29 https://progettogenderqueer.blog/2021/08/13/attori-personaggi-non-binary-anime-manga-perso- ne-famose-film-movies/ (consultato il 5 settembre 2022) 30 Riprendo in questa sede le contestazioni allo schwa messi in rilievo da Gheno e i commenti nonché le soluzioni offerte dalla stessa (2022a: 118–119). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 216 5. 01. 2023 07:29:25 217 al servizio degli utenti potrà molto probabilmente trovare presto una soluzione anche a questo ostacolo tecnico, mentre è stato già provveduto all’inserimento dello schwa nelle tastiere31. Queste (e altre) contestazioni sono state espresse in più occasioni negli ultimi due anni da svariati personaggi pubblici, in primo luogo giornalisti/giornaliste, corpo do- cente universitario e personalità politich, spesso con toni offensivi e derisori, se non del tutto irrispettosi delle iniziative, alle quali è stato più volte rimproverato di costituire «un insulto alla lingua italiana», «una storpiatura» o «un’opzione terribile» (D’Achille 2021 cita le osservazioni che spuntano dalle lettere dei lettori pervenute agli editori del sito dell’Accademia della Crusca). Ma il rimprovero più erroneo e ingiusto è quello che le definisce come «imposizioni dall’alto», forzate da non si sa quale istituzione, benché si tratti invece di istanze bottom-up, ideate e promosse proprio da individui e comunità direttamente interessate a questo tipo di autorappresentazione linguistica. 7 REAZIONI DELLA COMUNITÀ SCIENTIFICA Anche la comunità scientifica linguistica ha reagito in più occasioni con diversi saggi da cui trapelano posizioni tendenzialmente sfavorevoli alle varie iniziative. Gli argo- menti contro l’uso dello schwa esposti da linguistə sono del tutto legittimi, forniscono ragioni autorevoli e danno spazio a riflessioni pertinenti sulle difficoltà nell’uso che dovranno essere sicuramente ben studiate prima di poter essere del tutto legittimate dalla comunità. Accanto a argomenti citati sopra (a livello morfologico), si evidenziano soprattutto intralci a livello sintattico legati agli accordi e alla coerenza testuale nonché possibili dimenticanze e inconsistenze nei testi. Ma il vaso di Pandora è stato già scoperchiato e l’uso di questi espedienti linguistici alternativi ha già cominciato ad avere una propria vita. La sola negazione dell’esistenza di questa necessità e la critica univoca non riusciranno sicuramente a silenziare l’utenza. Detto questo, credo che sia però importante menzionare un’obiezione che è indub- biamente tra le più difficili da fronteggiare. La solleva D’Achille (2021), che evidenzia il problema del linguaggio amministrativo e burocratico la cui natura ne definisce le finalità precise, la dovuta chiarezza e trasparenza, rendendolo il contesto meno adatto per le sperimentazioni. Se ne rendono conto anche le istituzioni statali e gli atenei che nel quadro dei loro documenti strategici come il GEP (Piano di uguaglianza di genere, ovvero do- cumento strategico che definisce la strategia dei singoli atenei per promuovere l’u- guaglianza di genere e le pari opportunità al loro interno) si stanno impegnando a proporre all’utenza strategie comunicative e soluzioni per poter attuare un linguaggio inclusivo e attento alle diversità. Segnalo come molto istruttivo il contributo della 31 L‘utenza può servirsi di PhraseExpress (https://www.phraseexpress.com/, consultato il 26 ottobre 2022), una app per la conversione automatica in caratteri di sequenze o combinazioni di tasti sui computer, mentre sia Android che Apple hanno già provveduto a inserire lo schwa tra i caratteri da usare sulle tastiere dei loro cellulari e tablet. Per una presentazione dettagliata di tutte le soluzio- ni tecnologiche a disposizione dell’utenza, consultare il sito aggiornato https://italianoinclusivo.it/ strumenti/ (consultato il 24 luglio 2022). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 217 5. 01. 2023 07:29:25 218 prof. Luisa Di Valvasone dell’Università degli Studi di Firenze al già menzionato convegno organizzato dall’Accademia della Crusca e delle Università degli Studi di Firenze e Udine che illustra i lavori in corso presso gli atenei riguardo agli strumenti pratici (strategie linguistiche, glossari) e indicazioni per chi si trova a redigere testi amministrativi. La tendenza è sicuramente quella di agire con la massima cautela in testi di legge, avvisi o comunicazioni pubbliche per evitare sconcerto e incomprensione da larghe fasce dell’utenza e di optare per altre strategie (che per adesso escludono lo schwa o l’asterisco), come ad es. l’uso del maschile o femminile non marcato (corredato da una nota iniziale che la variante prescelta sta per tutti i generi), la doppia forma con barra (assegnisti/assegniste) e locuzioni o perifrasi che oscurano il genere (una componente assegnista). 8 IN CONCLUSIONE Dal presente lavoro sono scaturiti due dati di fatto cruciali per quanto riguarda la riflessione sul linguaggio inclusivo e rispettoso di genere: in primo luogo, le strategie non-standard non sono di natura militante e forzata, ma sono segno di una necessità reale che ha dato luogo a invenzioni linguistiche ideate a segnalare realtà sociali che non hanno una rappresentazione nel sistema linguistico; in secondo luogo, la lingua è stata sempre un organismo vivo e dinamico e, come la sua trasformazione non è imponibile «a tavolino» o «dall’alto», così non è neanche arrestabile «a tavolino» o «dall’alto». A differenza del polo che promuove la sperimentazione lingustica in atto, il polo che la critica è spesso troppo ostile e irriguardoso verso chi ne ha bisogno e chi ne difende l’attuazione con il proprio nome e le proprie competenze professionali. Condivido perciò l’auspicio di Gheno (2022a: 122) indirizzato verso la spolarizza- zione del dibattito, sia nel contesto largo, ovvero pubblico, sia nel contesto settoriale, ovvero linguistico. E, per concludere, cito le ragioni di chi ha avuto per primo il coraggio e l’assertività di provare a sperimentare l’idea che si trova dietro a queste innovazioni linguistiche: A prescindere dalle opinioni in merito, e al di là della polarizzazione del dibattito sull’op- portunità o meno di avvalersi di simboli alternativi, troviamo importante porre l’accento sulla possibilità di utilizzare forme diverse da quelle ormai consolidate, nell’ottica di por- tare l’attenzione sulle pratiche linguistiche a cui ricorriamo quotidianamente. Sappiamo bene che non è attraverso l’imposizione di una nuova convenzione che la lingua cam- bierà: il nostro approccio è volutamente provvisorio, anche perché manca ancora della fluidità e della precisione che solo il tempo e l’uso possono fornire. La nostra volontà, in quanto casa editrice, è quella di cogliere e navigare i movimenti del linguaggio per parla- re alla contemporaneità, promuovendo un’idea di letteratura aperta alle contaminazioni, partecipe della società e in continuo mutamento. (Silvia Costantino, direttrice editoriale di effequ, nell’intervista data a Il Fatto Quotidia- no, 7 ottobre 2020, https://www.effequ.it/wp-content/uploads/2020/10/fatto_effequ.pdf, consultato il 24 luglio 2022). Linguistica_2022_2_FINAL.indd 218 5. 01. 2023 07:29:25 219 Bibliografia Fonti primarie American Psychological Association (2015) «Guidelines for psychological practice with transgender and gender nonconforming people». American Psychologist 70(9), 832-864. 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ROBUSTELLI, Cecilia (2014) Donne, grammatica e media. Suggerimenti per l’uso dell’italiano, Gi.U.Li.A. Giornaliste. Roma: INPGI. https://www.lettere.uniroma1. it/sites/default/files/1134/donne_grammatica_media.pdf. Astratto GRAMMATICA INCLUSIVA IN ITALIANO: LE ALTERNATIVE LINGUISTICHE OFFERTE E IL RISCONTRO DELL’OPINIONE PUBBLICA In caso di referenti animati, il genere grammaticale limitato alla dicotomia maschio/ femmina non corrisponde con tutte le identità di genere. Ultimamente sono state create nel contesto dell’italiano (in contemporanea con numerosi altri idiomi) alcune strate- gie di neutralizzazione di genere mirate a offrire soluzioni linguistiche per chi non si identifichi con le categorie binarie di genere. Se le strategie in italiano standard sono state riprese dalle linee guida di varie istituzioni a livello europeo e nazionale, le stra- tegie sub-standard, nate in grembo a comunità con schieramenti politici e sociali a favore delle tematiche legate alle comunità LGBTQIA+, sono mete di critiche da parte di personaggi pubblici, in primo luogo giornalisti/giornaliste, corpo docente universi- tario e personalità politiche, spesso con toni offensivi e derisori, se non del tutto irri- spettosi. D’altro canto, il polo che promuove queste iniziative ribadisce che si tratta di esperimenti limitati a determinati contesti (soprattutto scritti, in riferimento a gruppi di persone indistinte per genere o quando si parla/si scrive di una persona non binaria o quando si fa riferimento a un individuo a prescindere dal genere). Questo studio propo- ne una panoramica delle strategie e motivazioni che danno legittimità alla promozione del linguaggio rispettoso di genere. Parole chiave: linguaggio inclusivo di genere, strategie linguistiche di neutralizza- zione del genere, strategie linguistiche standard e sub-standard in italiano, riscontro dell’opinione pubblica Abstract INCLUSIVE GRAMMAR IN ITALIAN: LINGUISTIC ALTERNATIVES AND PUBLIC OPINION In the case of animate referents, grammatical gender limited to the male/female di- chotomy fails to correspond to all gender identities. In the recent years, several gender- neutralisation strategies have been developed in Italian (as well as in many other lan- guages) aimed at offering linguistic solutions for those who do not identify with binary Linguistica_2022_2_FINAL.indd 221 5. 01. 2023 07:29:25 222 gender categories. If the so-called standard Italian strategies have by now been widely taken up in the guidelines issued by a variety of institutions at a European and national level, the so-called sub-standard strategies, promoted by associations and editorial of- fices with strong political and social alignments in favour of LGBTQIA+ issues, have been, despite their increasingly widespread and frequent use, the target of severe criti- cism and objections from public figures, primarily journalists, university teaching staff and political personalities, which have frequently taken on offensive and derisive tones, if not outright disrespectful of the initiatives. On the other hand, those promoting the initiatives reiterate that these are experiments limited to certain contexts (especially written, when referring to gender-indistinct groups of people, when talking or writing about a non-binary person or when referring to an individual regardless of gender). This study proposes an overview of the strategies and motivations used to promote gender-inclusive language. Keywords: gender-inclusive language, gender-neutralisation linguistic strategies, standard and sub-standard strategies in italian, social response Povzetek VKLJUČUJOČA SLOVNICA V ITALIJANŠČINI: JEZIKOVNE ALTERNATIVE IN DRUŽBENI ODZIV Pri živih referentih slovnični spol, omejen na dihotomijo moški/ženska, ne ustreza vsem spolnim identitetam. V zadnjem času so bile v italijanščini (hkrati z drugimi jeziki) oblikovane številne strategije za nevtralizacijo spola, katerih namen je ponuditi jezikovne rešitve za tiste, ki se ne identificirajo z binarnimi spolnimi kategorijami. Če so t. i. standardne italijanske strategije sprejele smernice različnih institucij na evropski in nacionalni ravni, so t. i. podstandardne strategije, ki jih spodbujajo združenja in ure- dništva z močnimi političnimi in družbenimi stališči v prid vprašanjem LGBTQIA+, tarča ostrih kritik javnih osebnosti, predvsem novinarjev, univerzitetnih učiteljev in političnih osebnosti, pogosto z žaljivimi in posmehljivimi toni, če ne že kar z očitnim nespoštovanjem pobud. Po drugi strani pa stran, ki promovira te pobude, ponavlja, da so poskusi omejeni na določene kontekste (predvsem pisne, ko se nanašajo na spolno neopredeljene skupine ljudi ali ko se govori/piše o nebinarni osebi ali nanaša na posa- meznika ne glede na spol). Pričujoča študija predstavlja pregled strategij in motivacij, ki podeljujejo legitimnost spolno vključujočemu jeziku. Ključne besede: spolno vključujoč jezik, jezikovne strategije za nevtralizacijo spola, standardne in substandardne jezikovne strategije v italijanščini, družbeni odziv Linguistica_2022_2_FINAL.indd 222 5. 01. 2023 07:29:25