Martina Ožbot Università di Ljubljana* UDK 81U33.1'255.4=13U=163.6:82Queneau R. CHE COSA (NON) È RIMASTO DELLA FRANCESITÀ? Addomesticamento e straniamento nelle traduzioni italiana e slovena di Les Fleurs bleues di Raymond Queneau 1 Premessa: Tradurre testi e testi È un fatto incontestabile che ogni traduzione, per lo meno di un testo letterario, sia il risultato di un incontro tra due lingue, nonché di due culture e di due sistemi letterari. Per definizione, il testo tradotto è scritto nella lingua d'arrivo che, necessariamente, conferisce ad esso un'identità specifica, per la quale esso, vista la stessa natura della comunicazione interlinguistica, non puo mai essere un riflesso simmetrico o una ripro-duzione »fedele« del testo di partenza. Pertanto, ogni confronto del testo di partenza con il testo d'arrivo non puo che svelare la loro essenziale divergenza, che pero non compromette la traducibilità interlinguistica e neanche la possibile riuscita degli atti traduttivi tanto a livello micro, delle singole operazioni traduttive, quanto a livello macro, del testo tradotto nella sua globalità. La azzeccata, seppure logora, constatazione di Roman Jakobson secondo la quale le lingue naturali differiscono soprattutto in cio che devono esprimere, non in cio che possono esprimere, rimane tuttora attuale. In realtà, ogni messaggio verbalizzato in una data lingua A puo essere espresso anche per mezzo di una qualsiasi altra lingua B, visto che quello che viene trasmesso nell'atto traduttivo riguarda il livello al di sopra di quanto è specifico delle singole lingue ed è, per usare un termine proposto da Eugenio Coseriu, »sovramonolinguistico« (übereinzelsprachlich; Coseriu 1978: 20). Comunque, il rapporto tra le due verbalizzazioni, quella di partenza e quella d'arrivo, non potrà in nessun modo essere un rapporto di equivalenza. Un problema particolare è quello della traduzione di testi culturalmente specifici in cui dati elementi della lingua di partenza, come unità inscindibili di forma e contenuto, sono fondamentali per la costruzione del messaggio testuale. Certamente, anche in quei casi - purché ci sia un messaggio ricavabile dalla base testuale - esistono delle soluzio-ni traduttive, la cui riuscita, come sempre, dipende da diversi fattori quali le differenze oggettive tra i due sistemi linguistici; l'abilità professionale e, in particolare, creativa del traduttore; le caratteristiche del mondo testuale; la vicinanza o distanza tra le due culture ecc. Pero al di là della trasposizione del messaggio testuale, rimane sempre la questione della resa nella lingua d'arrivo di quegli effetti che, nel testo di partenza, risultano dal particolare legame tra il significante e il significato e che sono centrali per una piena ricezione di un dato testo letterario. Indirizzo dell'autrice: Filozofska fakulteta, Oddelek za romanske jezike in književnosti, Aškerčeva 2, 1000 Ljubljana. E-mail: martina.ozbot@guest.arnes.si * Ovviamente, domande di questo tipo si pongono non solo in relazione alla tradu-zione di testi letterari in senso stretto, ma anche in relazione ad altri tipi di traduzione come la traduzione filmica, teatrale o quella del fumetto. Per esempio, nell'ambito di quest'ultimo, diverse famose serie (come Asterix, Mafalda e Tintin) sono fermamente radicate nella cultura di partenza e presentano un alto grado di specificità culturale, il che comporta diverse sfide per il traduttore (cfr. Ozbot 2000; Smolej (a cura di) 2000). Comunque, in testi come i fumetti la situazione traduttiva è ben diversa da quella che si presenta per le opere letterarie in senso stretto, data la componente grafico-pittoriale che - costituendo parte integrante del fumetto - per certi lati allar-ga il margine di manovra del traduttore, mentre per certi altri lo restringe. Problemi relativi alla traduzione di elementi culturalmente specifici sorgono, inoltre, nella tra-duzione di una vastissima gamma di testi non letterari, da quelli divulgativi, come i dépliants turistici, a quelli di natura prettamente accademica, per esempio nei campi dell'antropologia, della legge, della linguistica e in molti altri. 2 Ifiori blu nelle traduzioni italiana e slovena Nel presente contributo cerchero di offrire qualche riflessione sulla traduzione di aspetti culturalmente specifici nel testo letterario, concentrandomi sulle versioni italiana e slovena del romanzo Les Fleurs bleues di Raymond Queneau. La pubbli-cazione del testo originale, del 1965, è stata seguita due anni dopo dalla traduzione italiana (Ifiori blu), nei decenni successivi più volte ristampata, ad opera di Italo Calvino. Al tempo dell'uscita della traduzione Calvino era già da tempo afferma-to protagonista della letteratura italiana, con qualche esperienza anche nel campo traduttivo, avendo precedentemente tradotto almeno alcuni testi di Francis Ponge. L'interesse di Calvino per Raymond Queneau va ben oltre la traduzione dei Fiori blu, essendo stata importante per il suo sviluppo letterario anche la collaborazione con i membri del gruppo dell'Oulipo, tra cui lo stesso Queneau, con il quale lo scrit-tore italiano condivide diversi interessi letterari ed al quale fu legato da un rapporto di amicizia. La traduzione slovena (Modre cvetke), invece, uscita nel 2011, è stata eseguita da Ana Baric Moder, giovane traduttrice che prima di affrontare il testo di Queneau si era cimentata con la traduzione di alcune altre opere delle letterature francofone ed anglofone moderne. Il romanzo in questione è un romanzo »francese« per eccellenza, permeato com'è da numerosissimi espliciti riferimenti alla cultura francese nel senso più ampio, dall'-ubicazione delle due storie principali, quella del Duca d'Auge e quella di Cidrolin, agli elementi relativi ai più diversi aspetti del mondo francese quali la letteratura, la storia, il costume, la gastronomia, l'umorismo, nonché, in primis, la lingua, i cui registri, stili e varianti sincroniche e diacroniche vengono continuamente sfruttati con diversi scopi narrativi. Da un punto di vista traduttivo, la domanda che si pone naturalmente è relativa a come questo testo, dato il suo radicamento nella cultura di partenza, sia stato trasposto in altre lingue e in altre culture - nel nostro caso nella lingua e nella cultura italiana e nella lingua e nella cultura slovena - che sono, cosi come la lingua e la cultura francese, anch'esse caratterizzate da tratti particolari, unici ed irripetibili, in prospettiva sia storica che contemporanea. Con i testi culturalmente specifici come Ifiori blu, le opzioni traduttive sono sostanzialmente due: l'addomesticamento oppure lo straniamento. Secondo la prima strategia, le caratteristiche culturalmente specifiche vengono eliminate e possi-bilmente sostituite con quelle della cultura d'arrivo, mentre la seconda strategia è volta verso una loro preservazione e integrazione nel testo di partenza. Va sottoli-neato che normalmente, nel testo tradotto, le due strategie si presentano come ten-denze globali piuttosto che come scelte esclusive. Vista l'ibridità del testo tradotto, nel quale, in un modo o nell'altro, si fondono due realtà linguistiche e culturali, è difficile che una delle due strategie possa essere applicata nella sua forma pura. Comunque, in base all'analisi testuale è normalmente possibile riconoscere quale sia la strategia prevalente e quale scopo il traduttore abbia cercato di raggiungere preferendo l'uno o l'altro approccio. Un esame delle due versioni del romanzo, quella italiana e quella slovena, ha dimostrato che ambedue i traduttori si sono sforzati di preservare i caratteri della cultura di partenza iscritti nel testo di Queneau, cercando pero allo stesso tempo di integrare le proprie versioni negli ambienti d'arrivo quando cio pareva necessario per rendere possibile il pieno funzionamento delle due traduzioni come opere letterarie che, nei specifici contesti italiano e sloveno, avranno la funzione di entità letterarie a sé stanti, cioè indipendenti dal loro primario legame con il testo di partenza francese. Poste queste premesse, sembra corretto caratterizzare il loro approccio generale come relativamente addomesticante, precisando che in entrambe le versioni viene concesso ampio spazio anche allo straniamento, purché esso non incrini la funzionalità della traduzione. L'addomesticamento risulta leggermente più pronunciato nella versione slovena, che in certi punti cerca di coinvolgere il lettore in modo più immediato di quella italiana; si tratta pero di differenze a livello micro, la macrostrategia traduttiva rimanendo simile in ambedue i testi d'arrivo. Vediamo di seguito i caratteri principali delle due traduzioni 2.1 Alla ricerca di un equilibro tra addomesticamento e straniamento: alcune soluzioni traduttive Una più evidente propensione ad adoperare la strategia addomesticante nella ver-sione slovena puo essere osservata nella traduzione dei nomi di alcuni personaggi romanzeschi, per i quali la traduttrice slovena spesso propone soluzioni originali, mentre il traduttore italiano si attiene per lo più alle forme del testo di partenza, con qualche minima modifica italianizzante. Ecco una tabella riassuntiva di alcuni nomi propri nelle tre versioni: Testo di partenza Traduzione italiana Traduzione slovena Duc d'Auge Duca d'Auge vojvoda Avgijski comte d'Empoigne conte d'Empoigne grof Pograbski Mouscaillot Mouscaillot Drekeljc Pouscaillou Pouscaillou Pekec Hégault Hégault Énacques Stèphe Stef Štef Lamélie Lamelia Malči Lalix Lalice Saška Phélise Felisa Feliza Monsieur Labal La Balance] signor Labal gospod Vaga [^ Vagaja] La maggioranza delle varianti slovene si basa sul principio semántico, dato che la loro costruzione parte dal (supposto) significato della radice lessicale (per esempio nei casi di comte d'Empoigne /empoigner 'aferrare', slov. »pograbiti«/, Hégault /égal 'ugua-le', slov. »enak«/ o monsieur Labal /cfr. balance 'bilancia' slov. colloq. »vaga«/) o dalle possibili associazioni suscitate dall'originale francese, come nel caso del duc d'Auge, che viene reso in sloveno come »vojvoda Avgijski« ('duca d'Augia'), nome che certamente non contraddice il ruolo assunto da questo personaggio nella narrazione. Mouscaillot e Pouscaillou, due fratelli paggi, vengono invece chiamati »Drekeljc« e »Pekec«, nomi che rimandano a un termine colloquiale designante 'persona di poco conto'. In qualche altro caso ancora, come per esempio quello di Lamélie, la traduzione tiene conto anche di con-siderazioni formali, visto che la variante slovena »Malci«, che nel contesto del romanzo già di per sé non è senza potenziale associativo, viene usata in una rima (v. es (16)). Diversamente dai nomi di persona, che nelle due traduzioni vengono trattati in modi distinti, l'ubicazione francese e i riferimenti ai nomi geografici francesi vengono per lo più conservati da ambedue i traduttori. Ecco qualche esempio in proposito, con so-luzioni analoghe nelle due traduzioni, benché nell'esempio (1) il testo italiano risulti straniante e quello sloveno piuttosto domesticante: (1) • — Hein, dit le duc, n'est-ce pas aussi beau que Saint-Sulpice ? (Quen 211) • - Eh? Fece il Duca. - Non è bello come Saint-Sulpice? (Calv 196) • »No,« je rekel vojvoda, »mar ni tako lepa kot Cerkev svetega Sulpicija?« (BM 174) (2) • — /.../ On est allé en voyage. — Où ? — Dans le Périgord. Pas à cause des truffes, mais pour plus profond encore : les trous préhistoriques. On les a tous visités. Lascaux, Rouffignac, les Eyzies, Font-de-Gaume et le reste. Ils savaient vachement bien dessiner, les paléolithiques. /.../ (Quen 220) • - /.../ Abbiamo fatto un viaggio. - Dove? - Nel Périgord. Non per i tartufi: per qualcosa di più profondo ancora, le buche preisto-riche. Le abbiamo visitate tutte: Lascaux, Rouffignac, les Eyzies, Font-de-Gaume e tutt'il resto. Sapevano designare da maledetti , quei paleolitici. /./ (Calv 206) • »/.../ Šla sva na potovanje.« »Kam pa?« »V Périgord. Pa ne zaradi gomoljik, ampak zaradi nečesa še globljega: zaradi prazgodoinskih lukenj. Vse sva si ogledala. Lascaux, Rouffignac, les Eyzies, Font-de-Gaume in ostale. Ti paleolitiki so znali hudimano dobro risat. /.../« (BM 182-183) L'esempio (2), con nomi di località reali, è significativo, contrapponendosi all'esem-pio (3), nel quale vengono annoverate località immaginarie i cui nomi sono, almeno in parte, semanticamente trasparenti: (3) • Ils firent ce jour-là une longue étape et c'est fourbus qu'ils arrivèrent à l'auberge de l'Homme Sauvage à Saint-Genouillat-les-Troues, gros bourg situé dans le Vésinois non loin de Chamburne-en-Basses-Bouilles. (Quen 79) • In quella giornata fecero una lunga tappa, e fu a cavalli stremati che arrivarono alla Locanda dell'Uomo Selvatico del grosso borgo di Saint-Genouillat-les-Troues nel Vésinois, non lontano da Chamburne-en-Basses-Bouilles. (Calv 166-167) • Tistega dne so prehodili dobršen kos poti in vsi izmučeni prispeli v gostišče Pri divjem možu v Svetem Kolenjaku pri Luknji, na Mehurskem, nedaleč od Velikih Jajc v Dolnji Brenti. (BM 146) Di nuovo, nella versione italiana vengono mantenuti i nomi del testo di partenza, mentre nella versione slovena si propongono nuove forme costruite in base a una possi-bile interpretazione semantica dei nomi francesi. Ne risulta un effetto comico che nella versione italiana viene a mancare. Nei casi, pero, in cui il mantenimento dei riferimenti alla realtà francese, attraverso i nomi propri o altri termini specifici, anziché preservare la francesità dell'ambiente narrativo, potrebbe creare problemi di comprensione, tali riferimenti vengono sostituiti da termini generici, come nella traduzione slovena dell'esempio (4) (»francoskega jezika« 'della lingua francese'), nonché in entrambe le traduzioni riportate sotto (5) (»krompirjev narastek« 'sformato di patate') e (6) (»avtobusar« 'autista autobus', colloq.), op-pure da un sostituto funzionale della cultura d'arrivo, come nella traduzione italiana riportata nell'esempio (7), mentre in quella slovena troviamo di nuovo una soluzione generica (»konjske stave« 'scommesse ippiche'): (4) • La mule les écoutait avec admiration ; elle ne savait, elle, que quelques mots de limousin et n'aurait pas voulu se rendre ridicule devant d'aussi galants manipulateurs de la langue d'oil. (Quen 202) • La mula li stava a sentire piena d'ammirazione; dal canto suo lei non sapeva che poche parole in limusino e non voleva rendersi ridicola al cospetto di cosí galanti manipolatori della lingua d'oil. (Calv 189) • Mula ju je občudujoče poslušala; sama je znala le nekaj besed limuzinščine in se ni želela osmešiti pred dvema tako uglajenima govorcema francoskega jezika. (B 167) (5) • — Y aura des frites ? — Non, du gratin dauphinois. (Quen 224) • - Patate fritte, oggi? - No, gratinate. (Calv 210) • »A bo pomfri?« »Ne, krompirjev narastek.« (BM 186) (6) • L'ératépiste se gratte ostensiblement la tête. (Quen 79) • Il dipendente trasporti pubblici si gratta ostentamente la testa. (Calv 69) • Avtobusar se precej očitno popraska po glavi (BM 62) (7) • Comme clients, il n'y a que deux types debout qui parlent du tiercé. (Quen 94) • Di clienti, c'è solo due tipi in piedi che parlano del Totip. (Calv 84) • Edini stranki sta tipa, ki stojita ob pultu in razpravljata o konjskih stavah. (BM 75) Come nell'esempio (7), il traduttore italiano procede anche nell'esempio successivo, dove il nome del supermercato francese viene sostituito da quello di una paragonabile catena italiana. Una soluzione diversa si trova nella traduzione slovena nella quale viene introdotto il nome di un supermercato francese, presente anche in Slovenia e pertanto noto al lettore sloveno: (8) • Empoigne doit acheter du foin e de l'avoine chez Inno, le duc visitera le Palais de l'Alchimie, les dames iron voir les couturiers. (Quen 241) • Empoigne deve comprare fieno e avena allo Standa, il Duca visiterà il Museo dell'Alchimia, le signore andranno a vedere le case di moda. (Calv 227) • Pograbski mora v Leclerc po seno in oves, vojvoda si bo ogledal Palačo alkimije, dami bosta obiskali šivilje. (BM 201) L'esempio sloveno dimostra una particolare tecnica di straniamento, con la quale il traduttore si serve del repertorio di elementi della cultura di partenza che sarebbero fa-miliari anche al pubblico d'arrivo, con lo scopo di ricreare dei tratti culturalmente spe-cifici caratterizzanti il mondo testuale dell'originale. Nel passo riportato di seguito, l'u-bicazione francese dell'ambiente narrativo viene segnalata da un elemento ortografico creduto tipico del francese che viene integrato nel sintagma sloveno »na barki« ('sulla barca'), con il quale viene indicato l'indirizzo del personaggio richiesto dal locandiere. L'effetto cosi ottenuto è allo stesso tempo comico e straniante: (9) • — Nom, prénoms, qualités? demanda Martin, l'hébergeur. - Duc d'Auge, répondit le duc d'Auge, Joachim me prénomme et suis accompagné de mon dévoué page Mouscaillot, fils du comte d'Empoigne. Mon cheval a pour nom Sthène et l'autre a pour nom Stèphe. - Domicile? - Larche, près du pont. (Quen 17) • - Cognome, nome, titoli? - domando Martin, il locandiere. - Duca d'Auge, - rispose il Duca d'Auge, Joachim di nome. Sono accompagnato dal mio devoto paggio Mouscaillot, figlio del conte d'Empoigne. Il mio cavallo ha nome Sten e l'altro si chiama Stef. - Domicilio? - Larche, vicino al ponte. (Calv 7) • »Ime, priimek, titula?« se je pozanimal krčmar Martin. »Vojvoda Avgijski,« je odvrnil vojvoda Avgijski, »velim se Joahim in spremlja me moj vdani paž Drekeljc, grofa Pograbskega sin. Moj konj se kliče Sten, ta drugi pa Stef.« »Bivališče ...?« »Nabarqui, blizu mostu.« (BM 9) La diversità dei due approcci traduttivi a livello micro è evidente anche dall'esempio (10), in cui il sintagma francese historie événementielle viene italianizzato solo in parte, l'aggettivo restando nella forma originale. Nella storiografia italiana esiste oggi un termine corrispondente, cioè »storia evenemenziale«, che pero è di diffusione posteriore rispetto alla data della pubblicazione del romanzo queneauiano in traduzione italiana, tempo in cui anche »microstoria« era un neologismo (Federici 2009: 192-193). Nella versione slovena il sintagma in questione è reso con il rispettivo termine sloveno: (10) • — /./ Dis-moi, ce Concile de Bâle, est-ce de l'histoire universelle ? - Oui-da. De l'histoire universelle en général. - Et mes petits canons ? - De l'histoire générale en particulier. - Et le mariage de mes filles ? —A peine de l'histoire événementielle. De la microhistoire, tout au plus. (Quen 88-89) • - /./ Dimmi un po', questo Concilio di Basilea, è storia universale? - Ma sí: è storia universale in generale. - E i miei cannoncini? - Storia generale in particolare. - E il matrimonio delle mie figliole? - A mala pena storia « événementielle ». Microstoria, tutt'al piú. (Calv 78-79) • »/.../ Povej, tale baselski koncil, je to svetovna zgodovina?« »Vsekakor. Svetovna zgodovina vobče.« »Pa moji topiči?« »Še zlasti obča zgodovina.« »Pa poroka mojih hčera?« »Komaj dogodkovna zgodovina. Kvečjemu mikrozgodovina.« (BM 70) Un problema particolare viene posto dai numerosissimi riferimenti alla letteratura francese, spesso in forma di citazioni da opere letterarie, ma anche di imitazioni sti-listiche dei singoli autori o di correnti letterarie. Tra gli autori ai quali si rifanno Le Fleurs bleues troviamo una vera pleiade dei protagonisti della letteratura francese, da Rabelais, Molière e Flaubert a Baudelaire, Jarry e Robbe-Grillet. Ambedue i traduttori si impegnano a rendere le loro versioni funzionali nel contesto d'arrivo, impiegan-do strategie talvolta addomesticanti e talvolta quelle stranianti. Nelle versioni italiana (Federici 2009: 139-171) e slovena (Vitez 2011: 257 passim) vengono in diversi punti inserite citazioni dal canone delle due letterature d'arrivo e non mancano nemmeno ingegnosi rifacimenti stilistici di varietà storico letterarie delle due lingue. Limitandomi a qualche esempio isolato, riporto di seguito alcuni brevi passi rappre-sentativi dei due approcci traduttivi. Nel passo seguente, di ispirazione rabelaisiana, il testo italiano si rifà alla letteratura cavalleresca echeggiando elementi boiardiano-ario-steschi riconoscibili nell'uso delle espressioni durindana (qui nella forma durlindana) e trarre l'anima dal corpo (Federici 2009: 150). Nella versione slovena non c'è una base intertestuale identificabile: (11) • Dégainant son braquemart pour la seconde fois de la journeé, Joachim d'Auge fonça dans la flote et occit deux cent seize personnes, hommes, femmes, enfants et autres, dont ving-tsept borgeois patentés et vingt-six sur le point de devenir. (Quen 36) • Sguainando la sua durlindana per la seconda volta in quel giorno, Joachim d'Auge si fece largo tra la folla e trasse l'anima dal corpo a duecentosedici persone tra uomini donne e bambini diversi, di cui ventisette borghesi patentati e ventisei aspiranti tali. (Calv 26) • Joahim Avgijski je še drugič v tem dnevu izvlekel bodalo, planil nad hordo in pokončal dvesto šestnajst ljudi, moških, žensk, otrok in drugih, od tega sedemindvajset davkoplačevalskih mestjanov in šestindvajset takih, ki so bili tik na tem, da to postanejo. (BM 25) Un approccio addomesticante parallelo puo essere osservato nella traduzione slovena del seguente passo, nel quale la frase Alme et inclyte cité, tratta sempre dall'ope-ra di Rabelais, viene resa nella traduzione di Calvino con il corrispondente sintagma italiano, mentre nella versione slovena troviamo una citazione da uno dei più famosi testi del poeta nazionale Francè Prešeren, echeggiato pure in diversi altri punti. È vero che si tratta di un anacronismo, dato che il romantico Prešeren nacque più di trecento anni dopo Rabelais, pero la scelta puo essere ritenuta felice per varie ragioni: perché tanto nella citazione francese quanto in quella slovena viene espresso un sentimento altamente positivo nei confronti di un luogo, perché il lettore sloveno sarà in grado di riconoscere che si tratta di un richiamo intertestuale e perché la fusione di elementi appartenenti a diversi periodi storici è uno dei tratti di base di Les Fleurs bleues. Infatti, in un'opera in cui si giustappongono e uniscono vari stili, registri e varietà linguistiche, nonché realtà storiche o quasistoriche diverse, anche l'ibridazione letteraria si adatta bene alla natura del testo. La sua comicità, innovazione e freschezza dello sguardo proposto risultano in parte condizionate proprio dalla capacità del lettore di riconoscere l'affiancarsi di elementi eterogenei che sarebbero storicamente incompatibili. (12) • Le duc d'Auge s'éveillait, avec l'impression d'avoir fait un mauvais repas. C'est alors que Stèphe, qui n'avait rien dit depuis le départ, éprouva le besoin de prendre la parole en ces termes : — Alme et inclyte cité... (Quen 17) • Il Duca d'Auge si stava svegliando con l'impressione di aver mangiato male. Fu allora che Stef, il quale non aveva detto nulla da quand'erano partiti, sentí il biso-gno di prendere la parola, in questi termini: - Alma ed inclita città... (Calv 7) • Vojvoda Avgijski se je prebudil z občutkom, da je pravkar zaužil neokusen obrok. Takrat se je Štefu, ki vse od odhoda ni niti črhnil, zahotelo takole spregovoriti: »Srečna, draga vas domača ...« (BM 8) Nel passo riportato nell'esempio (13), il testo di partenza contiene un rimando al verso »Je regrette l'Europe, aux anciens parapets« di Le Bateau ivre di Rimbaud (cfr. Shorley 1995: 94), che viene reso nella variante italiana con »Lascio la bella Francia dalle amate sponde«. Il sintagma »amate sponde« risalirebbe alla poesia »Dopo la battaglia di Marengo« di Vincenzo Monti (Federici 2009: 170), che viene introdotta dal verso »Bella Italia, amate sponde«, mentre nella versione slovena il riferimento ironico alla 'propria tribù' (»svoje pleme«) deriva da una nota poesia del modernista Tomaž Šalamun: (13) • — Je n'ai pas dit : je migre, mais : j'émigre. Je quitte la France aux nouveaux parapets. (Quen 214) • - Non ho detto: migro, bensí emigro. Lascio la bella Francia dalle amate sponde. (Calv 200) • »Nisem rekel, da se bom selil, pač pa izselil. Zapuščam Francijo, sit sem podobe svojega plemena. /.../« (BM 177) Scelte traduttive diverse segnano i due testi di arrivo nei passi riportati sotto (14). Il testo di partenza è contrassegnato da una citazione di Carlo Duca d'Orléans, espli-citamente caratterizzata come tale. La versione italiana mantiene la citazione in forma originale, mentre quella slovena ne presenta una parafrasi nella quale viene imitata una variante palesemente antica dello sloveno: • Sthène se mit alors à dégoiser son répertoire à tue-tête. Il en était à un rondeau que Charles d'Orléans s'apprêtait à écrire : Hyver vous n'êtes qu un vilain, lorsqu'ils arrivèrent en vue de la porte d'une ville fortifiée que gardaient des borgeois en armes. Prudemment, Stènnstu et c'est en silence que s'acheva l'étape. (Quen 72) • Sten si mise a gorgheggiare il suo repertorio a squarciagola. Era arrivato a un rondo che Carlo d'Orléans doveva ancora scrivere: Hyver vous n'êtes qu un vilain, quando giunsero in vista della porta d'una città fortificata, con borghesi in armi che facevano la guardia. Prudentemente, Sten s'azzitti e la tappa si concluse in silenzio. (Calv 62) • In tako se je začel Sten na vse grlo dreti svoj repertoar. Bil je ravno sredi nekega rondoja, ki se ga je Karel Orleanski šele pripravljal napisati: Sima, ti fi taka furovina, ko se jim je odprl pogled na vrata utrjenega mesta, ki so jih stražili oboroženi mestja-ni. Sten je previdno umolknil in zadnji del poti so opravili v tišini. (BM 56) Un'analoga variante dello sloveno viene usata anche nel passo successivo, come corrispondente funzionale di un francese diacronicamente molto marcato. Il tradutto-re italiano non riproduce l'arcaicità linguistica, ricrea pero l'effetto fonico, che nella versione di partenza e in quella slovena consiste nell'allitterazione, mentre nel testo italiano a quest'ultima si aggiunge anche la rima. Il passo è interessante anche come illustrazione della strategia addomesticante seguita da entrambi i traduttori: alle ibrida-zioni dei proverbi francesi rispondono con soluzioni originali che derivano in parte da proverbi reali e in parte da unità proverbiali potenziali: (15) • — Animal qu'a parlé, âme damnée. — Si le coq a ri tôt, l'haricot pue trop. — Quant l'huître a causé, l'huis est très cassé. — A poisson qui cause, petit cochon peu rose. — Si bêle le zèbre ut, voilà Belzébuth. Et autres prouverbes de vaste salaison issus du fin fond aussi faux que lorique de la sapience îledefrançouèse. (Quen 34-35) • - Bestia articolata, anima dannata. - Uccello che parla verba volant. - L'ultimo pesce a parlare ha sempre torto. - A ostrica parlante non si guarda in bocca. - Se la zebra dà del tu, s'avvicina Belzebù. E altri proverbi d'estesa salacia sorti dal fondo profondo tanto folle quanto clorico della sapienza îldefrancese. (Calv 24) • »Če živad blebeče, hudič skače od sreče.« »Ko kopun besediči, vince se kisu priliči.« »Kar svinja dé, to parklji storé.« »Gobezdave miši, lakota pri hiši.« »Ko zavriska ščuka, vrag na plan pokuka.« In druge pikantne rečenice, nabrane is finiga franzoikiga ludikiga isrozhila. (BM 25) Come si puo intuire in base alla versione italiana appena presentata, la rima è uno strumento importante nel romanzo queneauiano. Mezzo retorico efficace e plurifun-zionale, essa caratterizza, in realtà, tutte e tre le versioni analizzate. I due traduttori cercano di mantenere le rime dell'originale per quanto possibile, inserendone talvolta delle nuove, come nel passo sloveno riportato nell'esempio seguente, dove la rima non è richiesta dal testo di partenza; nonostante cio si inserisce bene nel contesto come uno degli espedienti caratteristici della scrittura queneauiana: (16) • — Pourriez-vous me dire où péniche mademoiselle Lamélie Cidrolin? (Quen 77) • - Mi saprebbe dire dov'è attraccata la signorina Lamelia Cidrolin? (Calv 67) • »Bi mi znali povedat, kje se barči gospodična Malči Cidrolinova?« (BM 60) Nell'esempio successivo, la rima pare avere la funzione di segnalare l'iteratività, la ripetizione, l'apparente infinità del viaggio intrapreso dai due personaggi, Gioacchino, il Duca d'Auge, e l'abate Riphinte in una grotta con disegni murali preistorici, viaggio durante il quale l'abate non si sente affatto a suo agio. Il testo sloveno cerca di riprodur-re in maniera libera le rime dell'originale, mentre la versione italiana propone una serie di rime imperfette: (17) • Dans le silence obscur, ils avancent. Dans l'obscurité silencieuse, ils continuent d'avancer. Sans cadence, ils avancent, la corde se balance et la lanterne aussi, c'est toujours le silence. /.../ — Nous verrons cela tout à l'heure, répliqua Joachim. Cette phrase énigmatique fit taire Riphinte pendant quelques minutes. Le duc avance en silence, la corde se balance, l'abbé suit de confiance, la petite lumière aussi se balance, elle finit par intriguer l'abbé qui revisse la conversation /.../. (205-206) • Avanzano silenziosi. Vanno avanti nel buio silente. Silenti vanno avanti a passo lento e l'ondeggiante luce della lanterna rischiara le viscere del monte. /./ - Lo vedremo tra poco, - replico Gioacchino. Questa enigmatica frase zitti Riphinte per qualche minuto. Il Duca va innante, va innante silente, l'Abate è fidente, la corda è ondeggiante, il lume egualmente, ed è questo lume a incuriosire l'Abate che riavvita la conversazione. (Calv 192-193) • V tihoti gresta dalje. Dalje gresta v mračni tihoti. V tihotnem mraku gresta dalje in še naprej. Gresta dalje, skozi skalje, laterna sveti skoz podtalje, v tihoti krajšata razdalje. /./ »To bova še videla,« je odvrnil Joahim. Ob tem zagonetnem stavku je Rifint za nekaj minut obmolknil. Vojvoda gre v tihoti dalje, prodira skozi skalje, pater hiti, predse meče kobalje, laterna sveti skoz podtalje in nazadnje vzbudi radovednost patra, ki oživi pogovor: /.../. (BM 169-170) Nelle due traduzioni, e in particolare in quella slovena, viene prestata un'attenzione speciale anche ad altri usi creativi della lingua, che potrebbero essere definiti come straniamenti interni, in quanto aprono insoliti punti di vista metalinguistici, tramite la decomposizione del materiale linguistico e la decostruzione delle convenzioni gram-maticali, mettendo cosi in discussione la percezione usuale della realtà. Ecco due esem-pi in proposito, nei quali sono le regole ortografiche della lingua francese e i principi della costruzione frastica ad essere oggetto di riflessione. Nel testo sloveno, che si attiene massimamente alla base italiana, l'effetto di sorpresa viene preservato, mentre nella traduzione italiana esso è ridotto nell'esempio (18) ed assente nell'esempio (19): (18) • Tout le monde part. Cidrolin aperçoit la tête des chevaus. Ils ont l'air de chevaux. (Quen 229) • Partono. Cidrolin scorge il muso dei destrieri. Hanno un'aria equina. (Calv 215) • Vsi skupaj se odpeljejo. Za loputo prikolice Cidrolin zagleda kojna. Videti sta kot konja. (BM 190) (19) • — J'espère qu'on ne va pas me coller sur le dos, dit Stèphe. /.../ — Tu peux toujours le laisser tomber dans un fossé, dit Sthène. Stèfstu esténoci. (Quen 201-202) • - Spero che non l'appiopperanno a me, - disse Stef. /./ - Puoi sempre farlo cascare in un fossato, - disse Sten. Stef resto silenzioso, e cosi Sten. (Calv 188) • »Upam, da mi ga ne bodo naprtili na hrbet,« je dejal Štef. /./ »Še zmeraj ga lahko zvrneš v kakšen jarek,« je predlagal Sten. Štefjeutihniu stenjpatudi. (BM 166-167) 3 Un'osservazione conclusiva All'inizio di questo scritto è stato constatato che ambedue i traduttori adoperano la stessa strategia generale, che è per lo più addomesticante, e che le differenze tra la versione italiana e quella slovena riguardano innanzi tutto i modi in cui i due traduttori si sono accinti a risolvere singoli problemi a livello microtestuale. In seguito all'a-nalisi di alcuni passi testuali caratteristici delle due traduzioni, possiamo concludere che entrambe le versioni sono efficaci e che esibiscono un produttivo dinamismo tra l'approccio addomesticante, in quanto si integrano nelle rispettive culture di arrivo, e l'approccio straniante, in quanto mettono in evidenza la specificità della cultura di partenza e suggeriscono, attraverso meccanismi di decomposizione linguistica, nuovi modi di percepire la realtà di arrivo, cosa che propone anche lo stesso testo di partenza. In esso, il riconoscimento di elementi e di procedure stranianti è infatti parte essenziale di una lettura riuscita. Testi come Les Fleurs bleues non possono essere tradotti felicemente se non in una maniera prevalentemente addomesticante, che permetterà, anche al lettore d'arrivo, un'esperienza autentica del testo tradotto nella sua totalità, inclusa la veste straniante che caratterizza lo stesso testo originale. Le due traduzioni studiate sono una convincente prova che un risultato straniante puo essere ottenuto anche attra-verso l'addomesticamento (cfr. Eco 2003: 180) e che i due termini, peraltro molto usati e dibattuti nella teoria della traduzione contemporanea,1 sono necessariamente relativi, controversi e meno dicotomici di quanto sembri. Bibliografia Quen QUENEAU, Raymond (1978 [1965]) Les fleurs bleues. Paris: Folio. Calv QUENEAU, Raymond (l995 [l967]) I fiori blu. Trad. Italo Calvino. Torino: Einaudi. BM QUENEAU, Raymond (2011)Modre cvetke. Trad. Ana Barič Moder. Ljubljana: Sanje. CAVAGNOLI, Franca (2010) Ilproprio e l'estraneo nella traduzione letteraria di lingua inglese. Milano/Monza: Polimetrica. COSERIU, Eugenio (1978) »Falsche und richtige Fragestellungen in der Ubersetzungstheorie.« In: Lillebil Grahs et al. (a cura di), Theory and Practice of Translation. Bern: Peter Lang, 17-32. ECO, Umberto (2003) Dire quasi la stessa cosa: Esperienze di traduzione. Milano: Bompiani. FEDERICI, Federico (2009) Translation as Stylistic Evolution: Italo Calvino Creative Translator of Raymond Queneau. Amsterdam/Atlanta: Rodopi. OŽBOT, Martina (2000) »Kulturno občutljiva besedila in njihovi prevodi (Nekaj opažanj ob italijanskem in slovenskem Asterixu.)« In: T. Smolej (a cura di), 258271. SHAMMA, Tarek (2005) »The Exotic Dimension of Foreignizing Strategies.« The Translator 11/1, 51-67. SHORLEY, Cristopher (1985) Queneau 's Fiction: An Introductory Study. Cambridge: Cambridge University Press. SMOLEJ, Tone (a cura di) (2000) Goethe v slovenskih prevodih/Prevod stripa in sli-kanice/Asterix v evropskih jezikih: 25. prevajalski zbornik. Ljubljana: Društvo slovenskih književnih prevajalcev. VENUTI, Lawrence (1998) The Scandals of Translation: Towards an ethics of difference. London/New York: Routledge. VITEZ, Primož (2011) »Modrocveteča poezija.« In: Queneau, 240-270. 1 Tra le molte opere in merito si vedano Venuti (1998) e Shamma (2005) di respiro teorico e Cavagnoli (2010) di impostazione più pratica. Riassunto CHE COSA (NON) È RIMASTO DELLA FRANCESITÀ? ADDOMESTICAMENTO E STRANIAMENTO NELLE TRADUZIONI ITALIANA E SLOVENA DI LES FLEURS BLEUES DI RAYMOND QUENEAU Nel presente contributo vengono offerte alcune riflessioni sulla traduzione di aspetti culturalmente specifici nel testo letterario, e in particolare sulle versioni italiana e slovena del romanzo Les Fleurs bleues di Raymond Queneau, che sono opera rispettivamente di Italo Calvino e di Ana Barič Moder. Al centro dell'attenzione è soprattutto la dicotomia traduttiva tra l'approccio straniante e quello domesticante. Un esame del testo originale e delle due traduzioni ha dimostrato che ambedue i traduttori si sono sforzati di preservare i caratteri della cultura di partenza iscritti nel romanzo queneauiano. Allo stesso tempo, pero, hanno cercato di integrare le proprie versioni negli ambienti d'arrivo quando cio pareva necessario per rendere possibile il pieno funzionamento delle due traduzioni come opere letterarie che, nei specifici contesti italiano e sloveno, sono destinate ad avere la funzione di entità letterarie a sé stanti, cioè indipendenti dal loro primario legame con il testo di partenza francese. Fatte queste premesse, l'approccio generale dei due traduttori puo essere caratte-rizzato come relativamente addomesticante, anche se in entrambe le versioni, e in particolare in quella italiana, viene concesso ampio spazio anche allo straniamento, purché esso non incrini la funzionalità della traduzione. Parole chiavi: traduzione, addomesticamento, straniamento, specificità culturale, Les Fleurs bleues, Raymond Queneau Povzetek KAJ JE/NI OSTALO OD FRANCOSKOSTI? PODOMAČEVANJE IN POTUJEVANJE V SLOVENSKEM IN ITALIJANSKEM PREVODU ROMANA LES FLEURS BLEUES RAYMONDA QUENEAUJA Prispevek ponuja nekaj razmišljanj o kulturno specifičnih vidikih književnega besedila, do katerih je mogoče priti še posebej ob opazovanju italijanske in slovenske različice romana Les Fleurs bleues Raymonda Queneauja, ki sta delo Itala Calvina in Ane Barič Moder. Osrednja pozornost je namenjena prevodni dihotomiji med podomačitvenim in potujitvenim pristopom. Analiza izvirnega besedila in prevodov je pokazala, da sta oba prevajalca skušala ohraniti značilnosti izhodiščne kulture, ki so sestavni del besedilnega sveta Queneaujevega romana. Obenem pa sta si prizadevala, da bi svoji različici besedila vpela v ciljno okolje, in sicer takrat, kadar se je takšen pristop zdel potrebno za to, da bi prevoda lahko polno zaživela kot literarni deli, ki naj bi v italijanskem oz. slovenskem ciljnem kontekstu imeli vlogo samostojnih besedil in ki naj bi funkcionirali neodvisno od svoje izvorne povezanosti s francoskim izhodiščnim besedilom. Glede na to je splošno strategijo obeh prevajalcev mogoče označiti kot razmeroma podomačitveno, čeprav je v obeh prevodih, posebno v italijanskem, opazna tudi precejšnja naklonjenost potujevanju, razen takrat, ko bi bilo slednje v nasprotju z načrtovano funkcionalnostjo prevoda. Ključne besede: prevajanje, podomačevanje, potujevanje, kulturna specifičnost, Les Fleurs bleues, Raymond Queneau