ANNO I. Capodistria -16 Settembre -1867. N. 2. ROVIN GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED iMMINISTEIIIH DELL'ISTRIA. nir>. f.iO r s ; i -4) «Mg-. i4;fi:inig'!i nf: buyto/ 'nò e'' M^^h^-Wiiiu air. —-- .—----------- Articoli comunicati d'interesse generale si ricevono gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. ___ _ Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3, semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. DELL' ISTRIA E DELLA CARSIA RISPETTO AL CARNIO. Memoria del D.r Piehv Kandler scritta per incarico della Giunta Provinciale dell'Istria. Le pretensioni, che nel ducalo del Carnio si fanno udire sulla Cansia, sulla Contea d'Istria e sulla Libur-nin, por fonderle nel ducato stesso, con effetto di formare un solo corpo di Stato politico a principio di fusione, e come Stato da Corona, non sono più che un desiderio, ned hanno giustificazione nella storia, a legittimare e comprovare di una fusione. Che se anche, locchè però non si ammette, la storia potesse offrire qualche appiglio, per dedurre l'ipotetica esistenza d'una fusione temporanea, essa proverebbe eziandio, che quella fusione ha cessato legittimamente, e da lungo tempo. Sembra che i propugnatori della incorporazione a principio di fusione, abbiano erroneo concetto del gius storico, se per questo intendono il gius storico, enunciato nel diploma 20 ottobre 4860, nelle ordinanze imperiai^ 26 febbrajo 4861, nel manifesto 20 settembre 1865. Imperciocché il gius storico di queste leggi è l'opposto del radicale, è la proclamazione che l'Impero d'Austria e delle parti sue integranti non la rompe affatto col passato, per ricominciare a nuovo la società umana dalle fasce, come avviene dell'uomo singolo, al quale, defunto ch'egli sia, subentra altro novello del tutto : esso è la proclamazione che l'Austria, siccome corpo morale e società politica, continua, dalla sua prima origine fino al dì d'oggi, attraverso le vicende, che sono segnate dalla storia, di ampliazioni, di combinazioni, di sottrazioni, di permutazioni nella formazione del corpo complessivo; sicché in quanto alla forma di questo corpo, ed alle condizioni statiste e pubbliche del tutto e delle singole parti, questo gius complessivo e parziale è il prodotto di quella palingenesi, che i corpi sociali subiscono secondo progresso e regresso delle forme, del gius di stato, del gius pubblico, nel lento svolgersi della vita e nel cammino che fa la storia. Cosicché gius storico, siccome opposto al radicale, è il gius vivente, è il corpo complessivo di gius derivato da successiva abrogazione, derogazione, surrogazione; per cui l'un gius subentra all'altro, e persino nasce dall'altro, pel suo progressivo sviluppo, sempre col canone eterno che la legge posteriore deroga e non abroga; che l'abrogazione deve essere esplicita, e che la surrogazione vi ha soltanto, quando tutta intera la materia di legge precedente è compresa in legge successiva. I propugnatori dell' annessione al Carnio confondono il gius storico colla storia del gius, e schierando dinanzi la loro mente le forme ed il gius che ressero l'umana famiglia, secondo le loro propensioni e desiderio preferiscono quel periodo o quell'avvenimento che più loro aggrada, dandogli, attraverso un pò di caligine, queir aspetto che vorrebbero. Se-nonchè quanto alla scelta del periodo, non vi ha ragione che giustifichi la loro predilezione, ove non si voglia risalire all'epoca, nella quale Sem, Cam e Japhet si spartirono la terra, allora liberamente occupabile, ancorché umida ancora pel diluvio che l'aveva allagata, o non preferiscami le migrazioni dei Celti, degli Argonauti, dei Giapidi, dei Liburni, dei Traci, e l'Impero romano, ed il bizantino, l'Impero romano di Carlo Magno, i Dogi di Venezia e l'Impero napoleonico; epoche, alle quali potrebbesi con eguale diritto far sosta, e pretendere la restituzione di quel gius di stato e go-vernamentale, che allora valeva, ed al quale ha succeduto un altro. L'Impero d'Austria è da lungo tempo composta come è presentemente pel manifesto del 4804, per i trattati internazionali sorvenuti; l'interno suo, nelle-singole parli che lo costituiscono, è ordinato come trovasi attualmente da leggi, ed il regno d'illiria da leggi del 1817, 4819, da leggi del 4849, da ordinanze provocate dallo stesso ducato del Carnio e della Carintia, per cui Carnio e Carintia ne furono avulse, e se ne formarono due corpi di stati da Corona, con totale separazione del ducato del Carnio dal regno dell' llliria e dal Litorale non per fatto soltanto, ma per fatto e per gius, di mutuo consentimento, con sanzione dell'Imperatore; ciocché dura da 48 anni pacificamente. Se la mozione dei propugnatori è tutta loro personale, non è alla legislatura eh' eglino possano proporla, la quale non può disporre dei diritti che derivano alle parti interessate dal gius del 4849, senza il loro consenso, a meno che non intervenisse alta necessità di stato, la quale certamente non interviene» Questa necessità di stato sembrano essi volerla dedurre da ciò che nell'Istria si parla lo sloveno nelle sue parti 40 montane. Ma vi si parla anche il serblico, anche il croato, anche il dal untino, anche il rumeno nelle parli inferiori della popolazione rustica neh' agro aperto; e alle spiaggie, nelle città, borgate e castella interne, spedatine.ile verso il mezzogiorno, si parla italiano ed esclusivamente italiano, con di più che la lingua nobile, la lingua amministrativa è l'italiana. Il dedurre dalla lingua ragione di stalo, porterebbe l'Istria contemporaneamente a Roma, a Mosca, a Zagabria, a Zara, a Bukarest, ne le velleità dei propugnatori porterebbero a cancellare le condizioni linguistiche di queste regioni. Dicono che i Turchi, in certa regione d'Asia minore, abitala da Greci, volendo che si parlasse il turco, avessero fatto tagliare la lingua a chi avesse passalo la puerizia; — ma è una storiella da camino. E se questo desiderio di annettersi V Istria fosse della legittima rappresentanza del ducato del Carni», della Dieta, mancherebbe eguale desiderio della legittima rappresentanza della marca d'Istria, desiderio che non fu ancora manifestalo, e può dubitarsi che sia giammai per manifestarsi. La petizione dei propugnatori sarebbe vera petizione di cangiamento di confini di un territorio corrispondente a corpo politico di Provincia. È quesito a farsi, a {chi spelli fare tale cangiamento, ed in quale procedimento. La legge Schmerling 5 marzo 4862, art. VII, fissa il canone, che le comuni possano di mutuo consenso unirsi anche a fusione. Se non hanno possibilità di governarsi a comune, vengono unite per legge provinciale. La legge provincinL può disgregare comuni già uniti, qualora abbiano i mezzi di stare a sè. Questa, che è legge di stalo, riconduce all' antico canone romano e del medio evo, che vietava formazione di comuni senza assenso del senato, ed in Istria sensa assenso del patriarca, il che fu conservalo dalle leggi di Francia, anche per l'IIliria, dal quale canone erasi scostato il 1848. Questa legge Schmerling esige legge provinciale, quindi sanzione di principe, non autodeliberalo dei corpo medesimo, che vuole cangiali i propri confini territoriali. Nella gerarchia legislativa, portata dalle ordinanze imperiali 26 febbrajo 1861, è proclamalo il canone che legge parlamentare provvede a quelle materie, che tassativamente non sono assegnate alla legislatura pro-onciale; nè alla legislatura provinciale si assegna il cangiamento dei confini provinciali. Nel comune di Trieste, perchè cività imperiale esente da provincia, il cangiamento dei confini è assegnato unicamente a legge parlamentare, dacché per lo statuto la cività esente non fa leggi, il che è di Dieta, ma i deliberati del Consiglio, sanciti dall' Imperatore, hanno fòrza di legge, ciò che si {manifesta nella forma della iegge, di cui anteriormente non si ha e-sempio in Trieste, avendosi invece Ordinanze imperiali. La legge Schmerling accenna nei comuni i due casi, di mutuo consenso e di necessità di governo. Questi due casi sono all'intuito applicabili anche a Provincie; il mutuo consenso manca da parte dell'Istria, manca altresì per questa la possibilità di prestare il debito provinciale, per difetto di mezzi virtuali e materiali; manca quindi la materia e la relativa legge parlamentare. 3 b ehisiboqeó» I Jlin/ Altre ragioni potentissime, desunte da gius fisico, impediscono questa fusione acl un solo corpo di stalo da Corona, con unica rappresentanza legislativa provinciale. Un dorso di alla ed aspra Alpe, quale è la Giulia, accessibile per unico varco, che è quello di A-delsberg, fa del Carnio e del Litorale due regioni affatto distinte per suolo, per clima, l'una marittima, l'altra terrestre, con interessi economici affatto diversi, il Carnio essendo dato alle industrie dei campi e ma-nufàrturière, l'Istria alle industrie di navigazione; al Carnio manca quell'elemento, che all'Istria è precipuo, il mare; all'Istria manca quell'elemento,che è precipuo al Carnio, la terra ed i metalli. Le condizioni sociali sono siffattamente diverse, che l'imperatore Francesco I non potè dare al ducato del Carnio quella forma amministrativa e rappresentativa, che esso diede alle Provincie riavute nell'anno 1814, dandogli invece forma simile all'antica; mentre al Litorale non potè dare quella forma che applicava al Carnio. La fusione desiderata, come non porterebbe lo spianamento dell'Alpe Giulia, non porterebbe nemmeno l'equiparazione degli elementi,che costituiscono la pubblica felicità dell'una e dell'altra provincia, ed alla quale non potrebbe provvedere colle sue leggi un'unica rappresentanza, della quale il maggior numero, se si componesse di Carniolici, ignorerebbe gl'interessi dell'Istria e la importanza loro; e se di Litoranei, la maggioranza non potrebbe valutare e promuovere la pubblica felicità del Carnio. (Continua) SULLA LINEA DELLA STRADA PROVINCIALE POSTALE NELL' ISTRIA.. 11 sapientissimo sistema di strade, stabilito nel-P Istria dai Romani, e che corrispondeva all'amministrazione politica della medesima, i cui centri erano le colonie ed i municipi, fu uno dei principali lettori dell'antica sua floridezza. Esso attraversò bensì, seì>-ben deperendo, il medio evo; ma le condizioni create dal sistema baronale e dalla posizione disgregata dei municipii risorti, e più ancora negli ultimi secoli dalla divisione della provincia fra diversi potentati, furono causa che alcune strade perdettero la primiera importanza, di tutte poi venisse trascurata la manutenzione; in guisa che alcune s'abbandonarono affatto, altre terminarono coli'essere ridotte a orridi sentieri. In questo stato trovavansi in Istria al principio del secolo presente le strade, in massima parte difficili per le stesse cavalcature, unico mezzo di viaggiare anche per le donne; le carrozze erano arnese ignoto Una [sola magnifica strada fu fatta costruire dall'imperatore Giuseppe II nell'anno 1786, colla spesa di circa 180,000 fiorini, oltre il Montemaggiore, la quale però, a quanto sappiamo, venne costruita dall'erario soltanto da Bogliuno a Castua, mentre la linea da Bo-gliuno a Pisino fu continuata dalle comuni pel ripidissimo monte e per le gole di Pas, indi perla valle, rendendola più lunga del bisogno, per averla ovunque fatta lambire i colli, onde non tagliare i prati, e conducendola su punti viziosi, per farle toccare i villaggi di Cerouglie e Novaco. Ciò nell'Istria austriaca. In quanto all'ex-veneta, soggetta nel 1806 all'impero francese, togliamo dal rapporto sull'Istria del consigliere di stato Bargnani, incaricato d'esaminarla, il seguente brano: « A due si possono ridurre le strade nella parte superiore della provincia, e queste, che corrono tra monti, appariscono, come pur troppo anche le altre, in sommo bisogno di ristauro. Una è quella che dal confine di Trieste conduce a Capodistria, l'altra che da Capodistria, passando per Pinguente e Montona, termina al confine di Pisino. Nella parte inferiore poi, ove il territorio presenta una superficie meno inchinata, una sola strada carreggiabile vi si incontra, ed è quella che cominciando da Pola passa per Dignano, Filippano,. Canizza, e termina nel territorio di Castel nuovo al tragitto dell'Arsa, passato il quale si trova l'erta e scoscesa montagna di Segùs, che per vie anguste e pericolose mette ad Albona. » 11 progetto, dapprima formato da quel governo, di costruire una strada provinciale da Trieste per Ca-stelvenere e Buje oltre il Quieto, per terminare a Po-la, fu abbandonato, e probabilmente in seguito alla conquista anche dell Istria austriaca avvenuta nel 1809; venne quindi riattata la linea Capodistria-Pinguente, continuandola per l'erto monte di Tuttasanti, Draguch, Prcvis, sino a Pisino, e costruendo da quivi quelle per Rovigno e Pola. Aggregatasi l'intiera provincia, il governo austriaco riconobbe la necessità di continuare la costruzione delle strade. Si pensò ad una linea longitudinale fra Trieste e Pola, che possibilmente s'avvicinasse alle città della costa, e s'incominciò coli'ordinare alle comuni la costruzione d'una strada da Visinada a S. Lorenzo in Pasenatico, nell'intenzione di proseguirla pel culleo di Leine, facendola riuscire alla villa Sossich vtra Can-fanaro e Villa di Rovigno ) e poi direttamente per Valle a Dignano : locchè era conforme al succitato progetto francese. Fatto in istile grandioso il tronco tra Visinada e San Lorenzo, fu poi del tutto abbandonato, e gli restò il nome di strada provinciale, per rammentare l'antica sua destinazione. Ciò avveniva intorno all'anno 1822, ed il governo dispose la costruzione d'una nuova strada provinciale, la quale, aspe-se delle comuni, fu condotta da Pisino, per Montona, Portole, S. Antonio e Capodistria, a Trieste, e divenne la strada postale. Ma riconosciuta troppo malagevole, per monti erti ed angolosità, questa linea, fu essa dopo venti anni abbandonata, e se ne prescelse (s'intende a spese delle comuni) una nuova, la quale, mantenuto il tronco Pisino-Coroiba, girando da questo villaggio ad angolo retto verso Parenzo, e poi presso l izzano nuovamente deviando ad angolo retto verso Visinada, scende nella valle del Quieto al ponte del Porton, va indi su per l'erta di Crassizza a Buje, per poi discendere sotto Castelvenere nella valle di Sieiole, e, attraversatala, dirigersi pel monte Toso a Capodistria e Trieste. Co-testa è tuttora la strada postale. Se non che, come si vedrà in appresso, dopo altrTvénti anni d'esercizio si comprese che anche questa strada come postale e militare era troppo lunga, oltreché talvolta, per inondazioni del Quieto, intransitabile al ponte del Porton. A quest'ultimo inconveniente però si pervenne a portar riparo nell'anno passato, colla non difficile scoperta, che bastava in quel sito alzare, come fu fatto, d'alcuni piedi la strada. ft Nell'anno 1854 l'Istria era stata compresa nella linea doganale, e per conseguenza staccata dai porto-franchi e suoi emporii naturali di Trieste, Venezia e Fiume ( quest'ultima per pochi distretti istriani). Per a-gevolare le comunicazioni coli'interno della monarchia, il governo statuì di costruire a sue spese una strada commerciale, che dovesse mettere la prov ncia a contatto colla ferrovia meridionale, alla stazione di Divaza, presso Senosechn nella Carniola. Incominciata nell'anno 1858 questa bella e costosa opera, viene tuttavia continuata ; però, per le condizioni finanziarie dello stato, troppo lentamente, essendo completata appena la linea da Divaza a Socerga nel distretto di Pinguente. Ciusta il progetto dovrebbe essa venir proseguita per le valli della Brazzana, del Quieto e di Gherdosella, indi, salendo, riuscire a Pisino o per la valle di Verino o pel luogo di Gherdosella. — Siccome poi un altro nuovo tronco di strada comunale, scorrendo da Zaule ( Noghera ) sullo stradale di Trieste, si dirige per le ville di Lare-sana, Ospo e Gabrovizza a raggiungere presso Cernì-cal la detta strada commerciale in costruzione, questo tronco, al cui completamento alacremente si lavora, è destinato ad essere un importantissimo ramo della commerciale stessa, poiché congiungerà l'Istria interna con Trieste, mentre l'altro da Cernical a I)i\a7a l'unirà, come fu osservato, alla ferrovia. Ultimata che sia questa strada sino a Pisino, s'avrà la linea migliore pel livello e per brevità tra quante sinora furono esperite tra Trieste e Pola. (*) Con essa poi verrà finalmente provveduto alle esigenze dei traffici tra i distretti interni di Montona, Pinguente e Pisino con Trieste, dando un potente impulso all'agricoltura ed all'industria di quelle popolazioni discoste dalla marina, che per la loro posizione sono chiamate a dare slogo ai loro prodotti direttamente a Trieste, ed a ritirarvi per la via di terra molti generi d'importazione. Nessuna altra strada longitudinale, che sia più vicina al mare, a\rà mai l'in portanza commerciale di questa, perchè nessuna avrà un sì ampio territorio e sì numerosa popolazione, che di necessita ne approfittino, essendocchè le popolazioni dei distretti alla spiaggia trovano il loro conio di esercitare il loro commercio per la via di mare, anzi che per la più dispendiosa di terra. Ad ognuno pertanto, che conosca l'Istria, non per averla veduta sulla carta geografica, ma per averla visitata in ogni sua parte e studiatene le condizioni, apparirà evidente che la strada commerciale principale tra Trieste e Pola non può passare che per l'interno; il mare poi offre l'altra strada principale ai distretti marittimi. Questa verità è istintivamente sentita dalle popolazioni; in guisa che la costruzione della strada e-rariale suddetta diede subito impulso ai comuni di progettare nuovi rami di strade per congiungersi alla medesima, tra i quali sono le strade Susgneviza -Bogliuno; Rozzo - Pinguente, già in costruzione; Gol-logorizza - Cerouglie - valle di Previs; Colmo - Cotle ( " ) Converrebbe però rettificare la breve ma ripida salita dal Calvario di Pisino a Pisinvecchio, e da questo luogo, abbnn donando l'attuale linea sino a Gimino, volgere con un tronco nuovo a sinistra, per raggiungere la recente strada comunale da Pindaro a Gimino in un conveniente sito, ad evitare le salile di. Lovrino, San Gio. e Paolo e monte San Giorgio 1L> Pinguente, che è in istadio di progetto, e per cui sarebbe scansata l'attuale orrida linea pel monte di Tut-tisanti. Fu osservato di sopra, essere stata riconosciuta viziosa e troppo lunga 1' attuale strada postale. E si pensò dal governo a rimediarvi, ristaurando la abbandonata strada vecchia, cosìdetta provinciale, da lizzano a San Lorenzo di Pasinatico, e costruendo a spese provinciali un nuovo ramo dall' or indicato luogo a Canfanaro, da dove per la strada comunale esistente si raggiungerebbe Sanvincenti. Per tal guisa verrebbe abbandonata la linea Visinada — Pisino — Cimino. Il governo spinge premurosamente 1' attuazione di questo progetto, pel quale, dicesi, la distanza tra Trieste e Pola verrebbe di confronto all' attuale strada postale per Pisino abbreviata di quattro ore (?). In ulteriore appoggio del medesimo s' accampa, che avendo cessato Pisino d'essere sede dell' autorità provinciale, e divenuto luogo secondario, la strada postale debba ora venir posta in comunicazione colla nuova residenza di tale autorità, stabilita a Parenzo. 11 terzo argomento, che viene addotto, si è, che il commercio è più attivo alla costa che nelF interno. Al che tutto noi ci permetteremo qualche ossservazione. Che questa nuova linea s'avvantaggi per brevità e facilità di confronto alla presente strada postale, è incontrastabile, ma è del pari fuor d' ogni dubbio, che ove venisse condotta a compimento la strada erariale in costruzione da Socerga a Pisino, e rettificato il tronco da Pisino a Gemino, la linea Zaule (oNo-ghera) — Pisino — Pola sarebbe più breve o per lo meno uguale in lunghezza alla nuova in progetto per Tizzano — San Lorenzo — Canfanaro — Sanvincenti; però in ogni caso la supererebbe di molto nel livello della linea, poiché percorrerebbe lunghi tratti di valli con una sola importante salita, che sarebbe quella dalla valle di Gherdosella alla valle di Verino; quando la nuo/a postale avrebbe quattro salite, cioè quella del monte Toso di Capodistria, poi quella di Ca-stelvenere, indi l'altra di Visinada, e finalmente l'ultima di Canfanaro. Senza far calcolo poi, che la nuova postale non toccherebbe Parenzo, poiché la linea v' è una lega e mezzo distante, osserveremo che, se il commercio è più vivo alla costa che nell' interno della provincia, il commercio terrestre si dirige dall'interno ai luoghi della costa e viceversa, ma un movimento commerciale terrestre tra Pola e Trieste pei distretti marittimi non esiste, né è possibile, approfittando questi della via di mare, e soltanto pochi luoghi, più lontani da ques-sto e più vicini a Trieste, esercitano i loro traffici conquesta città per la via di terra. Tutto l'interno dell' Istria invece è chiamato a dare Sfogo ai suoi prodotti u Trieste ed a Pola direttamente per la via di terra : locchè rende indispensabile una breve e buona strada longitudinale tra le menzionate due città, che percorra il mezzo dell' interno. Quanto più vicina alla costa sarà la strada postale istriana, tanto meno profittevole anzi affatto inutile sarà essa per tutto l'interno della provincia, senza che nemmen torni di vantaggio ai luoghi della cosw, avendo questi la meno dispendiosa e più sollecita via del mare. Ai luoghi della costa pertanto interessa d'avere nei riguardi del commercio, non già una strada postale che li percorra da Trieste a Pola o vi passi vicina, ma molte e buone strade che conducano all' interno, tagliando tutta la provincia dalle montagne alla marina. Importa inoltre ai luoghi al mare d'a-vere dietro a sè paesi possibilmente floridi, poiché soltanto allora potranno esercitare con essi quel vivo scambio di generi d'importazione ed esportazione, atto a promuovere anche la floridezza di loro stessi. Sta dunque nel vantaggio dei luoghi al mare di desiderare che le parti più interne dell' Istria acquistino tutto quello sviluppo agricolo, industriale ed intellettuale, di cui sono capaci; ed uno dei più sicuri mezzi a ciò si è una strada commerciale longitudinale, a cui non tarderanno di far capo altre secondarie. Chè se questa strada porrà l'interno in grado di versare gran parte delle sue produzioni a Trieste e Pola, come luoghi di maggior consumo, ne verserà sempre un'altra abbondante agli altri centri commerciali minori della costa. (*) L'interno dell' Istria, discosto dal mare e rinchiuso dalle montagne e montuoso esso stesso, fu sinora, più che non era da supporsi, negletto, quasi fosse un paese di pochissimo conto, e immeritevole di riguardi e cure. E sì che questa regione ha delle magnifiche valli, ricche di fieni, d'argille per la fabbricazione d'eccellenti coppi, mattoni e pentole; i suoi colli producono squisiti vini e frutta abbondanti, il cui prodotto potrebbe venire grandemente aumentato; il gelso che qui dà una seta migliore che alle spiagge, è coltivato in piccolissima quantità, mentre potrebbe estendersi in ampie proporzioni; abbondante la pianta di sommacco, copiosi i depositi di carbon fossile, allume ecc; il popolo ha germi d'intelligenza ed attività, i quali se in gran parte sono latenti, non attendono che una benefica influenza per isviluppare. Questo sviluppo succederà, tostochè opportune strade apriranno loro specialmente i mercati di Trieste e Pola ; la facilità dello smercio delle loro derrate li animerà ad accrescerne sempre maggiormente la produzione, e imprimerà all'agricoltura ed all'industria quello slancio, che è necessario per portare questa povera e trascurata, perchè mal conosciuta, regione a parità delle meglio progredite della provincia. La pubblica amministrazione dovrebbe seriamente pensare a provvedervi con ogni sollecitudine, se vuol recare colà il progresso civile, e rendere possibile a quegli abitanti di sostenere l'opprimente peso delle pubbliche imposte e della reluizione dell' esonero del suolo, che a grave scapito dell'erario dello stato e del provinciale si manifesta in un'enorme somma d'arretrati pagamenti (**) Dal sin qui esposto abbiamo potuto vedere che il governo è in procinto di cangiare per la terza volta, ed anzi, calcolata la linea francese Capodistria — Pinguente — Pisino — Pola, per la quarta, la linea della strada provinciale postale tra Trieste e Pola. Sarà que- (*) Su questa corrente dei traffici da ogni paese interno dell' Istria alla costa, e di là ai più grandi centri del commercio, sarà bene che tutti gli studiosi di questo gravissimo argomento pongano la maggiore attenzione. Nota della Red. (**) Il distretto di Pisino è sin oggi io arretrato di fiorini 160,000 soltanto per l'esonero del suolo, «sta l'ultima? Ne dubitiamo assai. È egli poi opportuno procedimento codesto d'affrettarsi a cangiar la linea attuale, mentre è in costruzione la erariale commerciale suddetta, che potrebbe venire poi riconosciuta preferibile? Lasciamone il giudizio al governo ed al pubblico. Questo sì diremo, che, facciasi correre la posta per dove si voglia, per terra o per mare, ciò poco importa all'interno dell'Istria, ma bene gì'importa moltissimo, che la strada erariale in costruzione venga con tutta sollecitudine ultimata sino a Pisino, poiché anche senza essere postale, essa per se sola sarà l'apportatrice a quei popoli d'una vita novella. Questo risorgimento avrà il pieno effetto appena allora, quando sarà anche completata la linea Pinguente Rozzo — Vragna - - Bogliuno — Susgnevizza, e quando una nuova strada da Pinguente per la valle di Cotle, Draguch, valle di Previs e Cerouglie, Gologorizza e sua valle del Dol, andrà al ponte di Sumberga, e di là per la valle dell'Arsa a Barbana, e che un nuovo ramo da Moschenizze a Cosliaco apra una nuova comunicazione con Fiume. Ci pensi a cui tocca. IL DOTT. LODOVICO BRUNETTI DA ROVIGNO Cogliamo ben volontieri l'occasione, che ci porge il recente successo ottenuto dal professore D.r Lodovico Brunetti all'esposizione universale di Parigi, per congratularci coli'Istria tutta, cui egli appartiene per nascita, dacché ogni suo trionfo, raccolto sul campo della scienza, si riflette pure ad onore della provincia, che gli diede i natali. Alcuni cenni basteranno per porre in luce l'importanza della sua invenzione. Istituita per la prima volta una regolare cattedra di anatomia patologica all'università di Padova, fu posto a presiederla il Brunetti, già educato alla scuola del celebre Rokitansky in questo ramo di studi anatomici. La specialità delle sue applicazioni lo condusse a persuadersi, che i metodi di conservazione delle parti animali, adottati dagli anatomisti, erano lontani dal corrispondere alle esigenze della scienza. Ed invero i preparati conservati nei liquidi alcooli-ci, od altrimenti medicati, erano troppo facilmente putrescibili e di manipolazione difficile, specialmente per le osservazioni microscopiche; di prezzo elevato, e poco veritieri, quelli di cera ; le petrificazioni di Segato e Messedaglia e le disseccazioni di Gorini e Marini, oltre che d'ignoto processo, di nessuna pratica applicazione. A riparare a questa mancanza, il Brunetti si pose indefessamente alia ricerca d'altro mezzo, ed i suoi studi furono coronati del più splendido successo. Dal marzo 1861, che segna l'epoca d'un primo preparato secondo il suo nuovo sistema, andò egli mano mano perfezionandolo sì da presentare i singoli pezzi liberi d'ogni liquido, flessibili, inodori, mantenuti nel loro volume naturale, maneggiabili senza riguardo. Le parti animali tutte conservano non solo i caratteri anatomici esterni, ma altresì i rapporti dei tessuti più delicati, la struttura interna e perfino gli elementi del tessuto primitivo in tutta la loro integrità. W Il metodo è semplicissimo, la spesa minima, la durata lunghissima, quasi senza fine. L'indole di questo periodico non ci consente di entrare in più minuti particolari scientifici, per cui chiuderemo col riferire soltanto, anche su queste colonne, che l'eccellenza del ritrovato del nostro D.r Brunetti si meritò l'ammirazione generale. Ond'è che i suoi preparati s'ebbero i primi onori all'esposizione parigina, e a lui fu aggiudicato uno dei grandi premi. Quello però che accresce di gran lunga il merito del D.r. Brunetti si e il nobilissimo disinteresse, con cui egli fece palese la propria invenzione dinanzi il congresso medico internazionale, raccoltosi di questi giorni nella stessa Parigi. L'eccezionale distinzione, tributatagli dal giurì dell'esposizione, venne coronata dal plauso entusiastico di un congresso, rappresentato dalle maggiori celebrità mediche d'Europa. L'Istria, lo ripetiamo, deve registrare con orgoglio questa splendida onoranza, resa ad uno de'suoi, ed è perciò che rileviamo con intima soddisfazione, essere divisamente così della Giunta provinciale come dei principali nostri Municipi lo esprimere con particolari indirizzi il sentimento della Provincia all'illustre D.r. Brunetti, per mettere di tal maniera, se così ci è lecito esprimerci, lo stesso nostro paese a parte della sua rinomanza. — C. B. _ Capodistria, settembre. Li 26, 27, 28, 29 agosto si tennero in questo Ginnasio superiore gli esami di maturità sotto la presidenza del signor ispettore e consigliere Antonio Stimpel. Di diciotto candidati, undici dichiararonsi idonei per passare agli studi universitari, mentre sei furono rimessi ad un secondo esperimento. Uno tra essi si ritirò durante l'esame a voce. Degli nudici ben dieci ottennero la nota di distinzione. Gli esami continuarono per qua-raot' ore, e siamo in grado di assicurare, che fu usata la più scrupolosa diligenza perchè il verdetto di maturità uscisse veramente stillato. Si potè ammirare l'amore infinito che si pone alle lingue morte, ma avremmo desideralo, che la parte che si fa alla tedesca fosse fatta anche all' italiana, pur sì bene inse-segnata in quest' anno. Appena alla chiusa si udì, quantunque molto fuggevolmente, la meravigliosa armonia de' versi danteschi, con estetici comenti e con alcuni tratti intorno alla storia letteraria d'Italia. Molte cose vorremmo notare intorno all' insegnamento ginnasiale, con particolare riferimento a questo nostro istituto, ma ciò ne condurrebbe troppo lungi, ed è argomento che va trattato a parte. Serbandolo adunque per tempo più opportuno, ci limitiamo qui a registrare la pubblicazione degli Atti del Ginnasio, i quali contengono un notevole lavoro intorno al criterio fondamentale della filosofia. Nessun giudizio potremmo pronunciare su di esso, senza obbligarci ad entrare in una lunga discussione, eh'e fuori del nostro assunto. Poco appresso agli esami del Ginnasio, seguirono quelli delle scuole elementari. Non possiamo dissimulare la penosa sorpresa che provammo, vedendo, come in iscuole, che sono propriamente pel popolo, di cui la massima parte, dopo finito il corso quadriennale, torna ai lavori del campo, o all'officina dell'artiere, si annesti lo studio della difficilissima lingua tedesca, che ruba un tempo preziosissimo ad apprendere alcun poco la propria, cosicché alla fine chi n' esce non sa che masticar questa, e straziare poche voci di quella. Non parliamo de' metodi, de' libri, che si pongono in mano a' ragazzi, del merito degl' insegnanti, giacché di ciò ragioneremo in appresso. Diciamo solo che non rimanemmo punto edificati a quegli sperimenti. Avemmo invece di che compiacersi agli esami delle fanciulle, le quali, perchè istruite soltanto nella propria lingua, ed allevate da maestre intelligenti a ed afiettuose. portano con sé nel aeno delle proprie famiglie non piccola messe di utili ammaestramenti. — Anche l'Istituto Grisnni pose fine in questi giorni all'anno scolastico con esami, discorsi e distribuzione di premi. Sarebbe questa una buona occasione a discorrere, con interesse veramente cittadino, delle sorti di uno stabilimento, a cui sono legate tante speranze ; ma qui pure le considerazioni, che avremmo a porre innanzi, prenderebbero troppa estensione, e dobbiamo per oggi limitarci a questo semplice cenno. _ Montona, settembre. (E.) Un eccitamento febbrile si è impadronito degli animi nel comune di Montona per una questione, nella quale si trovano di fronte ragioni di utilità collettiva del comune, e calcoli di privato interesse. La questione ha per oggetto la divisione di tutti i boschi comunali e patrimoniali del comune, e lusingando specialmente la classe povera colla speranza di un sollievo delle sue angustie, la rende impalate di un esame tranquillo, e la esaspera contro-ogni rimostranza e difficoltà — Ikn che dal lato opposto stieno quei cittadini, che, rinunziando agli utili del partaggio, e propugnando i soli vantaggi comunali, sembrerebbero a-vere per se la presunzione di veracità, pure, succedendo quasi sempre, che negli antagonismi locali si mescolino le gare e i rancori personali, sarà bene di intendere lo spassionato giudizio dell'opinione pubblica della provincia. Gli è dunque avvenuto, the centoquarantotto capi - famiglia domandassero alla Giunta Provinciale, con istanza 31 dicembre I866, la divisione di un bosco, non lia guari ceduto dall' erario al comune con transazione febbrajo 1866, della superficie di 297 jugeri, indi dell'altro bosco comunale Fajè, e del patrimoniale Nomparezzi, tutti e tre insieme della superficie di circa jugeri 300 La quale domanda è la concrezione e la forma di un pensiero maturato da lungo tempo nell' animo di »lduni promotori, e favorito dui-te pratiche e dalle lusinghiere aspettative. Si vuole ia divisione dei boschi comunali e patrimoniali fino all'ultimo palmo; si vuole frazionare e ripartire questi rigogliosi possedimenti, che assai poco reclamano dalle braccia e dalla solerzia dell" uon.o. Una discussione esauriente sarebbe qui troppo diffusa, e noi non presumiamo di sentenziare sul teina dell' alienazione dei bi ni comunali, in proposito del quale i più autorevoli giudici vanno cauti a pronunciarsi in termini Essoluti, e prendono norma dalla complicata varietà dei casi e delle esigenze. Tuttavia, prolessandoci seguaci di principi liberali anche in materia economica, ammettiamo in generale tutti quei provvedimenti, che tendono a togliere l'immobilità della possidenza, ad aumentare la pi oduzione colla fecondazione del lavoro, a moltiplicare le ricchezze imponibili, a diminuire il proletariato, ad alleggerire ai comuni il peso delle imposte; —ed in ispecialità facciamo plauso al razionale proposito di alienazione ed anche divisione dei beni comunali infruttiferi o insuscettibili di una profittevole amministrazione. l)i più ricordiamo la provvida sov. risoluz. 16 aprile i839, la quale, ottemperando a queste vedute di geniale dottrina economica, e prefiggendosi in ispecialità di far risorgere la coltura boschiva, trascurata od anche contrariata dalle amministrazioni comunali, so- stituendovi Io stimolo dell'interesse privato, approvava in generale la vendita dei beni comunali dei Regno Lomb Veneto, tutto che essa riuscisse vantaggiosa alla coltura dei terreni ed all'amministrazione comunale. ingiungeva quella degli incolti, ed ammetteva anche la divisione, dove la convenienza ne fosse dimostrata da circostanze locali e rapporti legali. Dobbiamo però ricordare altresì, che l'applicazione di questa legge, riuscita qua e là feconda di ottimi risultamene, non fu né universale, riè uniforme. E non possiamo tacere, che la legislazione comunale vigente in Istria, ponendo riguardo alle sue condizioni speciali, s" inspirava a massime diverse, consacrando il principio, che il patrimonio e i beni comunali dovessero rimanere intatti, e che per la loro divisione abbisognasse una legge provinciale (§61 Reg. Com. ). - li testo e le ragioni della citata sov. ris. non potrebbero dunque prendersi per fondamento, ed a quella legge, emanata per altre provineie, bisognerebbe prima conformare l'attuale qui vigente. Ma quand'anche i propugnatori della divisione volessero cercarvi un appoggio di autorità e di argomenti, onde provocare'una legge provinciale conforme ai loro voti, essi non potrebbero dissimulare, che è la vendita quella che viene o permessa o inculcata, e che per l'eccezionale ammissibilità della divisione viene richiesta la giustificazione della convenienza, fondata sopra circostanze locali e rapporti legali. In ogni caso la distrazione gratuita della sostanza del comune e comunale deve essere giustificata da motivi di prevalente ben pubblico. — Ed ora, che questa giustificazione sia possibile, all'appoggio di argomenti solidi, e di fatti genuini, a riguaruo dei boschi, che costituiscono l'intiero pos-" sedimento patrimoniale e comunale di Montona, noi lo poniamo fortemente in dubbio. Nessun singolo comunista, nè li 148 supplicanti, hanno mai avuto, nè esercitato, nè accampato concretamente e in propria specialità, una pretesa sopra i boschi nominati. E quelle stesse, transatte recentemente coli' erario, erano state promosse e transatte dal comune. La parte di selva erariale testé ceduta per transazione al comune (297 jugeri) veniva sempre difesa dalle intrusioni mediante i guardiani forestali dell' erario, come lo provano le continue denun-cie, la massa dei processi, e la moltitudine dei contravventori, stipati ogni anno nelle carceri di questa pretura. Ed il pascolo vi era concesso con singolari ed apposite licenze verso pagamento, come anche la raccolta delle ghiande. Il comunale Fajè era riservato dal comune. Il patrimoniale Nomparezzi veniva e viene utilizzato con regolari tagli, il cui ricavo affluisce nella cassa comunale. Non esistono adunque precedenti di diritto, nè di controversia, ossia rapporti legali, che possano consigliare ad una transazione, a tutto favore dei pretendenti ed a tutto sacrificio del corpomorale del comune. In questo proposito conviene poi anche stare sull'avviso, per non cadere in un equivoco di diritto, a cui si potrebbe essere condotti, identificando due concetti giuridici bene distinti, cioè quello della generalità dei comunisti e quello del comune stesso. Comunisti e comune non sono la cosa istessa; i prinu sono membri del comune, In seconda è la comunità ossia il corpo morale, che rappresenta enche la posterità Questa sola è la personalità giuridica capace di diritto. Quindi è che i comunisti, per se e come tali, non hanno veruna veste a pretendere divisione. , I rapporti legali non essendo favorevoli alla spiegata aspirazione, ta. to meno lo sono ad un partag-gio, quale lo pretendono i supplicanti, clic, a renderlo più lauto, lo vorrebbero gratuito, in piena proprietà, e limitato al privilegio disputabile di antica cittadinanza del comune. Resterebbe a vedere, se ragioni amministrative, od altre locali, potessero essere più concludenti; e qui bisogna lasciar da parte l'interesse puramente individuale, che non può meritare considerazione, mentre soltanto un prevalente interesse generale dei comunisti potrebbe far sorpassare quello del comune. I co muni dell' Istria sono per la massima parte miserabili, e la notoria loro impotenza economica li impedisce non solo di mettersi in concorrenza col-l'universale progresso, ma financo di sopperire alle opere ed alle spese di amministrazione più strettamente neccessarie. Nè le insistenti calamità, che affliggono l'intiera provincia permettono per ora di ricorrere ad aumento di aggravi, essendo già quello delle imposte, colle addizionali provinciali e comunali, arrivato oltre la capacità dei contribuenti, come lo dimostrano le enormi cifre di arretrati inesigibili. A far fronte alle urgenti necessità sarebbe quindi di somma importanza, che i comuni potessero disporre di una qualche rendita propria. E che il comune di Montona versi anch' esso in tali strettezze, da non saper come coprire le sue spese, lo dimostra, pur troppo, la progressiva consunzione del suo prezioso capitale d' esonero. La finanza comunale dovrebbe quindi risentirsi gravemente della distrazione gratuita di un vistosissimo capitale in piena attualità di rendita. II pascolo comunale è, a notizia del più medio-ere economista, un ausiliario potentissimo della possidenza campestre nella regione delle colline. Senza di esso il difetto di foraggi renderebbe impossibile l'alimentazione, e tanto più L'allevamento, del bestiame indispensabile all'agricoltura. Ed in fatti, pochi essendo fra i comunisti di Montona quelli che abbiano la ventura di possedere un qualche pezzo di prato nella valle del Quieto, pochi sono quelli che possiedano animali, e moltissimi quelli che devono ricorrere pel bisogno fuori del loro territorio. La quale anomalia è di alto interesse che venga a cessare, e subirebbe di certo una progressiva diminuzione, ove subentrasse la possibilità di alimentare gli animali per una metà dell' anno col pascolo. Ma il pascolo, come ognun sa, esige i latifondi, non lasciandosi esercitare sopra anguste superficie. Ond' e che il frazionamento equi-vaierebbe all'eliminazione del pascolo dai tre nominati fondi boschivi, soli possedimenti comunali. La legnazione parrebbe a prima giunta potersi effettuare egualmente sul fondo vasto e sul frazionato, non influendo questa differenza sulla quantità del prodotto. Però, a ben osservare, la cosa sta altrimenti, poi che il frazionamento porta con se una dispersione di superficie ad uso di strade, e perchè, ridotti i boschi a particelle, rius sirebbe difficile di impedire ai proprietari un esercizio illimitato della loro proprietà, e in ogni caso difficilissimo di sorvegliarli tutti e continuamente, per far osservare le discipline forestali, e conservare la coltura boschiva. Al contrario il comune, obbligato nella citata transazione verso 1' erario a mantenere il fondo cedutole a bosco, potrebbe disciplinare la legnazione in guisa, da non pregiudicare la produzione, e soddisfare al bisogno di legna con adeguato riparto, e regolare in analogo modo anche la raccolta delle ghiande, degli strami, e dei pali. Qui fa mestieri aggiungere anche alcune osservazioni affatto speciali alla località di Montona. 1.° Le quercie di questa vallata (queireus ;pedini-culata), se siano recise nella state, o se, dopo il taglio invernale, vengano coperte al ceppo dal sedimento delle sd.te piene, non germogliano più nè dal colletto, nè dalle radici, e si riproducono soltanto dai semi caduti. Quindi è che il bosso ceduo nella valle è di difficile conservazione, se non si attenda la maturità degli alberi, e non si lascino sussistere i così detti semenzali, destinati a riprodurre il bosco colla semina naturale. La quale diligenza ed economia ognuno comprende quanto sia difficile imporre a contadini mancanti d'istruzione, e bisognosi. 2.° Il bosco della valle, per essere liberato dalle acque delle frequenti inondazioni, deve essere solcato da alcuni canali di scarico, i quali esigono un accurato espurgo annuale. Ora nel latifondo è possibile di mantenere un sistema ordinato di canali^ e per mezzo di opere comunali obbligatorie riesce possibile di effettuarne i lavori Ma col frazionamento le indicate provvidenze diverrebbero in pratica di un' e-secuzione assai dubbia, dovendo dipendere dalla comodità dei mezzi, e dalle fantasie di tante persone diverse. E ancor più difficilmente quelle opere sarebbero eseguite nei tempi e nei modi più opportuni, conservando una regolarità di linee e di livellazione dei canali. Molte cose assai più semplici restano in pratica deserte d" effetto per incuria ed egoismo; e per convincersene basta uno sguardo alle strade suburbane e campestri di Montona. 3 ° Il territorio del comune di Montona, in i-specialilà del comune censuario (i cui abitanti sono gli esclusivi pretendenti alla divisione) presenta una scarsa superficie coltivabile, e la proprietà vi e poco divisa. Prova di ciò i continui svegri irragionevoli, la coltura di pendici ripidissime, e il buon mercato della mano d' opera. Se dunque i contadini, scarsi od anche privi di terreni coltivabili, venissero a un tratto in possesso di una particella di perfetta pianura, e di pinguissimo terreno riposato, quale prudenza o quale autorità potrebbe mai trattenerli di cedere alla tentazione, e di andare, mano mano, sostituendo altra coltura alla boschiva? Uno spirito positivo non può illudersi su questo punto. E quanto poco l'autorità sia in caso di arrestare alcune cause e i loro processi, lo si vede più che mai chiaro a Montona, dove nessuna autorità è riuscita a frenare la devastazione, sopra ampia scala, che si faceva della foresta erariale, e che ora si fa dei boschi comunali. Non è già che lo sparire del bosco dalla ubertosa pianura, cedendo il posto ai prati e ai coltivi. per ritirarsi in loro vece sui monti, abbia per se alcun che di pauroso per un economista. Al contrario la ragione lo reclama Ma fin che regga la sentenza, che la pianura del Quieto debba rimaner foresta erariale, fin che duri l'obbligo del comune di Monto-na di mantenere a bosco il fondo cedutogli, fin che i Montoncsi sostengano non poter trovar legna in altra parte, tino allora le premesse osservazioni conservano tutto il loro valore. 4.° Quello poi che si è veduto altrove, e che sta nell'andamento naturale delle cose, non potrebbe tardare ad accadere anche qui. I più miserabili, che sono anche i più infervorati alla divisione, sconsigliati o stretti dai bisogni, venderebbero le loro particelle, offrendole, nella prima concorrenza, a tenue prezzo ai facoltosi e speculatori. Colla riunione di più particelle in mano agiata, la coltura boschiva, invigilata dall'interesse privato, potrebbe guadagnarne; ma i comunisti poveri non avrebbero più nè particella, nè bosco comunale, dove raccoglier legna, e soddisfare ad altri bisogni. Nè motivi legali, nè di prevalente ben pubblico e generale, sembrano adunque giustificare la convenienza della divisione a nostro avviso. Tutta la forza degli argomenti più ripetuti e più o meno sentiti dai divisori sta nella proclamata necessità di togliere al comune la gestione, e con essa anche la proprietà dei boschi comunali, onde evitare per sempre le male prove delle precedute amministrazioni; indi, e più ancora, nella neceessità di calmare l'effervescenza popolare, assecondandone le esigenze. Or chi non vede l'incongruenza di tali motivi, e le deplorabili conseguenze a cui potrebbero condurre ! Se le passate amministrazioni fossero state impro-vide, e inferiori al loro compito, il debito dei buoni cittadini sarebbe stato tanto maggiore di unirsi compatti per eleggere nel comune i più onesti, attivi e capaci, respingendo le influenze dei sinistri mestatori. Accusare di tristi od inette tutte le passate e future amministrazioni è manifestamente eccessivo ed ingiurioso, c lo spediente di pigliar per se la sostanza comunale, onde evitarne la dilapidazione, può sembrare suggerito dall' egoismo, più che da zelo di pubblico bene. Nè questo, uè l'altro motivo di disperdere la sostanza comunale, e inaridire una preziosa fonte di rendita per ammansar l'ira, e ammutolire il grido della plebe, può essere suggerito seriamente, nè invocato pei propri fini con probabilità di successo. Nessuna rappresentanza consapevole dei propri doveri e del proprio decoro, potrebbe lasciarsi guidare da simili motivi, per appoggiare colle sue deliberazioni la promossa domanda. E quand'anche vedesse germogliare una velleità di pressione, sarebbe suo dovere di combatterla, giammai di assecondarla nè per vaghezza di popolarità, nè per paura. Or dunque concludendo : ammettiamo che si possano alienare i beni comunali mediante vendite, salvando ai poveri comuni un capitale fruttifero: ammettiamo che sia consigliabile di vendere a tenuissimi prezzi, e persino anche dividere i fondi che rimangono incolti ed infruttuosi in mano dei comuni, e che potrebbero dare una rendita in mano di privati; ammettiamo tutto ciò, sempre che i fondi comunali, per » ■ ■ ■ ■ 1 — ■ 1 " TIP DI GIUSEPPE TONDELLI condizioni geografiche, non siano un ausiliario indispensabile della proprietà dei comunisti. Ma che si dividano gratuitamente fra i comunisti dei bellissimi boschi, in gran parte di alto fusto, atti a ricca rendita con poca o nessuna spesa; che si spogli di questa gemma un comune povero, che non sa come fare le sue spese domestiche; in verità que-, sto non possiamo ammetterlo, e crediamo assai difficile che alcuno libero della sua opinione, e ingenuamente, possa consigliarlo. Pisino, settembre. ( Z ) « Non vi è lunga concordia in società, senza precisa comunicazione d'idee. » — In omaggio alla verità si è costretti di fare degli appunti alla corrispondenza di Parenzo, inserita nel primo numero del giornale la Provincia. La strada da Yisinada a S. Vincenti, luoghi che in tutti i casi restano i due punti fissi nella percorrenza da Trieste a Pola, si devii da Visinada per Pisino o per S. Lorenzo, è misurata su ambe le linee. Ed è cosa nota che la strada per S. Lorenzo non è già più corta di quattro ore, ma soltanto di sette ottavi di lega, che fanno tese 3500, ossia di tre quarti d'ora, essendo la strada del monte Tizzano, che è il punto di deviazione, per Pisino a S. Vincenti, di leghe cinque e due ottavi, e quella per S. Lorenzo e Canfanaro a S. Vincenti, di leghe quattro e cinque ottavi. Sicché la affermazione delle quattro ore la non si può in tutta coscienza lasciar passare. Dicendosi poi che la strada per Pola si accorcerebbe di quattro ore, non si sa capire come per Rovigno la si accorcerebbe di sole tre, mentre la linea dovrebbe essere più corta ancora per Rovigno di quanto dista Canfanaro da S. Vincenti. L'altra espressione poi « attuale viziosa direzione della strada postale» viene ad essere eccessiva, qualora si tratti di sette ottavi di lega per tutta differenza. E se si trattasse di montuosità, si osserva, che il burrone tra Raratto e Canfanaro equivale il tratto corrispondente sull'attuale strada da sopra Pisinvec-cbio a Terviso. e che nel restante qui e qua le cose si vanno e-quipayanao. La eoncliiusione infine, che celesta strada attuale cederà anche il posto quanto prima nel servizio delle poste al sudde -io nuovo stradale, non è punto giustificata. Prima di arrivare ad essa, penseranno tanto le autorità superiori quanto la giunta, la quale, per tali cambiamenti essenziali, da effettuarsi in provincia, senza dubbio verrà ricercata del suo parere. E non V ha dubbio, che la giunta, preposta a tutela della provincia, siasi iate-ressata, ed abbia piena cognizione delle distanze e delle condizioni di tutti i singoli luoghi e della provincia complessa, la quale, piccina coni' è, pare fatta apposta perchè la si possa studiare completamente e cogli occhi della mente averla presente sott'ogni aspetto. Tutte cotesto autorità, prima di operare qualche cosa in proposito, rifletteranno, se la notata insignificante brevità meriti la pena di effettuare tale cambiamento; rifletteranno eziandio, se l'idea della brevità in senso assoluto (la quale potrebbe benissimo influire sopra una strada meramente militare o commerciale}sia da abbracciarsi senz' altro per una strada postale, di cui sia scopo la congiunzione de'luoghi più popolosi e principali, a vantaggio delle popolazioni e delle autorità che vi risiedono; e rifletterraano questo tanto più che nel caso nostro la sarebbe manifesta ingiustizia privare l'interno della provincia delle corse delle diligenze, per portarle più vicine alla costa, dove si è già sulla via ampia e facile del mare, e far passare la strada per luoghi spopolati e per villaggi di nessun conto in confronto ai capiluoghi dell'interno, con altro dispendio per nuove diramazioni postali : disposizione che-alla fine de'conti poi, e per più ragioni, sarebbe sempre provvisoria e di poca durata. La giunta dovrebbe tutt' altro che aderire a tale mutamento. Nella corrispondenza, che dà notizia di che si occupi la giim-ta, non si avrebbe voluto scorgere la presente questione come e-saurita e messa innanzi siccome un nuovo atto riuscito per ben» nell'interesse delta provincia. NICOLO' de 5UDONIZZA Redattore