ANNALES 3/'93 OCENE IN POROČILA / RECENSIONI E RELAZIONI gue e suolo, inteso proprio nel senso di "blestem si pamTnt" (maledizione e terra) per usare una espressione romena che é anche la trama di una famosa opera letteraria; il secondo numero, invece, si sofferma sulla política internazionale del Vaticano: le cittá di Dio, il mondo secondo il Vaticano. Le due riviste contengono saggi non accademici, documenti, dedicad a temi diversi, sotto il comune denominatore dell'impostazione geo­ política e della geostrategia. Anche in Francia é apparso in questi mesi un atlante geopolitico del MedioOriente e del mondo arabo, sotto la direzione di Philippe Lamar- chand (Atlas Géopolitique du MoyenOrient et du Mon­ de Arabe Le croissant des crises Complexe, 284 p.). I direttori di "Limes" sono Lucio Caracciolo e Michele Korinman; il comitato scientifico annovera docenti uni- versitari, politologi di tutto rispetto: Gianfranco Miglio, Angelo Panebianco, Ernesto Galli della Loggia, Furio Colombo, Sergio Romano per citare solo alcuni. Nell' editoriale sono presentí gli obiettivi della rivista: ridare all'ltalia "dopo i fortunad decenni del semiprotettorato americano" una strategia geopolítica dopo appunto la fine della guerra fredda, che deve basarsi sul recupero degli interessi nazionali e della cultura della nazione. II periódico compare in un clima da "finis Italiae" ma anche pero nell'anno 1993, definite l'anno della scoper- ta dell'ltalia, su cui é puntata l'attenzione da parte degli scienziati della política americana che vedono nel nostro paese un osservatorio privilegíate per capire l'Europa. Giá alia fine degli anni '80, a proposito della dimensione della politica estera di una media potenza come l'ltalia, il noto studioso di relazioni internazionali Carlo M. Santoro ribadiva la necessitá di una revisione dottrinale e concettuale, per quanto riguarda la definizione di un ruolo geopolitico italiano nei cerchi di interesse at­ lántico, europeo e mediterráneo. Nel primo numero, nella sezione "l'ltalia scopre i confini" si parla sia della questione triestina ("Trieste, un buco ñero nella coscienza della nazione" di Paolo Segatti) che di quella istriana. All'lstria ed ai suoi pro- blemi sono dedicad due saggi: "Contesa tra due patrie l'lstria sceglie il regionalismo" (di Maria Paola Pagnini e Mario Galli) e "II triangolo strategico Trieste-Fiume- Capodistria" (di Antonio Sema). Nel saggio sul regionalismo istriano viene analizzata "la geografía lingüistica dell'lstria" alia vigilia della secon- da guerra mondiale, si passa poi al censimento del 1991 e si finisce con il trionfo della Dieta Democrática Istriana visto "come presa di coscienza della pericolositá della politica nazionalista nelle regioni plurietniche di confine"; da rilevare, owiamente, che il regionalismo non é soltanto una caratteristica istroquarnerina; assis- tiamo ad una "montee des reginalismes" ¡n tutta Europa, come conseguenza della riscoperta delle proprie radici da parte delle comunitá nazionali. André Glucksmann, giá alcuni anni fa, in un intervista, metteva in guardia dal fatto che non si costruissero dei mûri in nome della comunitá! II regionalismo istriano è stato definite "fin- zione da fine milennio". Se la storia, secondo la lezione dei grandi storici francesi, è una poética del sapere ed il ruolo dello storico quello del dissipatore di illusioni, il saggio dell'ex diplomático e storico Sergio Romano "Lasciamo il con­ fine dov'é" fa proprio al caso nostro; le sue conside- razioni rendono più saggi noi "inappartenenti"; ecco la conclusione: "prima o dopo la Slovenia e la Croazia entreranno nella Comunitá. Avremo allora, sui due lati del confine, diverse nazionalità ma una stessa polis". Secondo un recente sondaggio, realizzato dalla SWG, l'opinione pubblica triestina sta gradualmente superan­ do la síndrome del confine orientale e ritiene necessario collaborare con Slovenia e Croazia. Chi si arrocca su posizioni nazionalistiche, provoca o aumenta letensioni etniche, riesuma il passato in maniera strumentale, annegherá nello stagno di cui parla Rumiz in un suo bellissimo articolo. Chi non riesce a convivere con i propri vicini, ha giá perso il treno per l'Europa! Sebbene i due numeri contengano dei saggi molto ben documentad, corredati da moite mappe e cartine, gli intend non sembrano diretti verso la pace e la col- laborazione internazionale; per le problematiche delle terre di confine ci si guarda da un "engagement" esplicito. Ma è una rivista di geopolítica e il geopolitico che mestiere! (considerazione fatta su un articolo del "Le Monde"). Comunque nella recensione fatta da Giulio Marcon (Geopolítica Guerra e frontière) si dice "assente la nozione di interdipendenza, inesistente quella di si- curezza comune ... dimenticata quella di cooperazione internazionale". Elide Riccobon Ivan Markovič: PROSSIMA LA PUBBLICAZIONE DELLA BIBLIOTECA BESENGHI Dl ISOLA Nell'ottobre del 1993, veniva ufficialmente inaugu- rata l'apertura della biblioteca appartenuta alia nobile famiglia ¡solana dei Besenghi, biblioteca che finalmente, dopo oltre un secolo di oblio, veniva ricollocata nella sua ubicazione originaria, lo stupendo palazzo Besenghi, oggi sede della Comunitá degli italiani di Isola. Cogí ¡amo l'occasione e lo spazio gentilmente offertoci dalla rivista Annales, per annunciare la prossima uscita di una bibliografía monográfica dell'intero fondo Be­ senghi cosí come egli oggi si presenta al pubblico. La biblografia, la cui uscita é curata dalla Biblioteca Centrale Srečko Vilhar di Capodistria in collaborazione con la Societá storica del Litorale, e verrá perianto edita nella collana dei documenti pubblicati dalla Bi­ blioteca Annales, ci auguriamo diventi un comodo stru- 403 ANNALES 3/'93 OCENE IN POROÙLA/ RECENSION! E RELAZIONI mentó di lavoro per ricercatori ed appassionati di storia patria. La storia e le vicissitudini délia Biblioteca Besenghi devono ancora essere scritte ed illuminate nei loro punti più oscuri. L'antica e nobile famîglia dei Besenghi o Besengo si ritîene discenda da una signorile famiglia di origine toscana, rifugiatasi nell'lstria mentre imperversavano le lotte tra Guelfi e Ghibellini, ma su questo punto non tutti gli studiosi concordano. Il preñóme Besenghi si crede derivi da Besagne, forse abbreviate di Bevisangue (sic !), e comunque ci si muove pur sempre nel campo delle supposizioni. Documentata invece l'origine ve- neziana del primo di questa famiglia, Giovanni Pietro Besengo o Besenghi fu Pasquale, che venne da Venezia a Pirano nel 1698, portando con se la madre Claudia, nata Carrara, e la moglie, nata Spiga. Pochi anno dopo, nel 1702, Giovanni Pietro abbandonô Pirano per sta- bilirsi nel castello di Piemonte d'lstria, dove fu insignito dell'onorifico titolo di Capitano civile e crimínale, titolo conferitogli dalla famiglia Contarini Cav. del Zaffo, sig­ nora del castello. Pasquale Besenghi, suo figlio, abbandonô il castello di Piemonte per trasferirsi a Isola, nello stupendo palazzo "Besenghi", costruito proprio in quegli anni (1 775-1781). Il 10 gennaio del 1802 fu aggregate per acclamazione alla nobiltà di Capodistria, e tale titolo gli venne con- fermato dallo stesso ¡mperatore Francesco I. Pasquale, nonno del poeta, sposo Agnesina della nobile stirpe degli Ughi, e volle aggiungere al proprio anche il cog- nome di questa antichissima famiglia fiorentina, venuta a Isola verso il 1400, ricordata dallo stesso Dante nel Paradiso (XVL., 88) "lo vidi gli Ughi, e vidi i Castellini". Giovanni Pietro Antonio, figlio del suddetto e padre del poeta, fu persona di grande intelligenza, distinta ed onorata, che aveva ricoperto diversi incarichi pub- blici: il 4 aprile 1804 fu nominate a presiedere alia commissione delegata alia tassazione dei terreni nell'­ lstria, il 2 dicembre 1807 l'imperatore Napoleone Bo­ naparte gli conferí il titolo di consigliere generale del Dipartimento d'lstria, il 9 novembre 1805 ebbe dal pontefice Pió VII il titolo di conte Palatino Lateranense per sé ed eredi col cavalierato della milizia aureata ad vitam, e finalmente, il 28 ottobre del 1823 gli venne finalmente, dall'imperatore Francesco I., confermata la nobiltà per sè ed eredi. E quali eredi! Sposata Oristilla Freschi del Friuli, ebbe da lei due figli, Giacomo e Pasquale, e due figlie Agnese e Domenica, andate in sposa rispettivamente al dott. Francesco Bressan av- vocato di Trieste e a tal Amoroso Giacomo da Pirano. Le notizie fin qui riportate, ci sono giunte grazie alle note storiche di Giacomo Besenghi, figlio del suddetto e fratello del poeta, cultore di storia cui stava molto a cuore la nobiltà della famiglia. Ma la fama della famiglia era destinata ad essere perpetuata dal suo ultimo rampollo, il poeta Giuseppe Pasquale Besenghi degli Ughi, uno dei più vividi e culti ingegni istriani dell'Ottocento. Nato ad Isola ¡I 31 marzo o il 4 aprile 1797, compi i suoi primi studi nella città natia sotto la guida del canónico Antonio Pesaro. Termínate il corso di gram- matica e di rettorica, il Besenghi passô quindi a studiare filosofía sotto la guida del dottore Stefano Castellani nel seminario vescovile di Capodistria. Recatosi nel 1816 all'Universitá di Padova per dedicarsi alio studio delle leggi, volse ben presto tutto il proprio animo alia poesia ed aile belle lettere, nelle quali esordi con una tragedia, Francesca da Rimini, componimento che fatalmente ando smarrito come tanti altri suoi lavori, ed una can- zone in morte di Carlotta Taffoni (1820). Terminad gli studi legali decise di andaré in Friuli dai parenti materni, sul ché la notizia che nel Regno di Napoli i liberali stavano cercando la costituzione proprio come in Spag- na, lo spronô a partecipare attivamente alia conquista della libertá partenopea. La giovanile awentura era pero destinata a falliré miseramente, poichè il Nostro, dopo un lungo e faticosissimo viaggio a piedi lungo tutta la Dalmazia, arrivô tardi all'appuntamento, quando cioé era giá in corso l'intervento armato dell'Austria. Dopo una lunga e volontaria prigionia di studio nel palazzo paterno a Isola, il Besenghi passô a Trieste, con animo di dedicarsi alia carriera della magistratura, ed entrando nelle "camerate" letterarie ma anche, spesso e volentieri, in numeróse ed aspre polemiche che sfogarono in aspri epigrammi di stizza contro i suoi nemici. Ristampô a Venezia nel 1826 un saggio di Novelle orientali, giá pubblicate sui giornali; e a Padova nel 1829 gli Apologhi che, pubblicati l'anno prima, erano stati sequestrati. Visitó la Grecia, che era insorta, stanca della lunga e feroce dominazione ottomana, ed anzi combatté per la sua libertá (25 dicembre 1829), ma anche in questa awentura, lo squallore della realtà in stridente contrasto con la visione classicistica dell'antica culla della cultura mondiale, serví soltanto a disilludere il poeta ed a fargli perdere quell'entusiasmo che ne aveva provato da lon- tano. Visse poi, sino al 1848 tra Trieste, il Friuli e Venezia, ospite di parenti e amici, intrattenendo una corrispon- denza irregolare, ma abbastanza fitta, con il cognato Bressan e con i più noti poeti e letterati del tempo, frequentando spesso i volentieri i ritrovi mondani più in auge al momento, pubblicando qualche verso o qual- che studio critico, in un continuo di alti e bassi di scandali mondani e amori più o meno corrisposti, che lo costringevano a chiudersi in se stesso e nei propri studi. Non poté, per malattia, partecipare alia campagna del '48; il 24 setiembre del 1849 moriva di colera che giá da mesi incombeva a Trieste. Sepolto in una fossa comune del cimitero di Sant'Anna, la sua salma venne più tardi esumata e trasferita in un altro luogo dello 404 ANNALES 3/'93 OCENE IN POROČILA / RECENSIONI E RELAZIONI stesso camposanto, luogo del quale s'è perö persa ogni cognizione. Con la morte di Giacomo e Pasquale Besenghi, si estingueva il prolifico ceppo della nobile famiglia ¡solana. Veniamo adesso alia biblioteca. Non v'é dubbio che la paternité della raccolta sia da addebitare alia famiglia Besenghi, ma come vedremo ¡n seguito, per molti anni se n'era praticamente persa ogni traccia e di conseguen- za travisata l'appartenenza. Nel 1854 infatti, biblioteca e palazzo, visto che non v'erano eredi, passavano sotto la tutela parrochiale. Nel 1952, un'apposita commis- sione nominata dal Comitato popolare cittadino di Isola, riceveva l'incarico di indagare sui beni della famiglia Besenghi: la commissione accertava l'appartenenza dei libri e constatava inoltre che dal 1854 in poi la raccolta non era stata piči aggiornata. In quegli anni il fondo librario veniva anche catalógate esistemato in una nuova sala del palazzo Besenghi. Ma le disawenture della biblioteca erano appena incominciate; con gli anni del- l'esodo, il bibliotecario incarico di custodire la raccolta si trasferiva a Trieste ed anche il vecchio palazzo si presentava ormai inadatto alia custodia di una biblio­ teca. Sembra comunque, e qui in mancanza di do­ cumenti chiarificatori ci muoviamo nel campo delle ipotesi e delle informazioni personali per "sentito dire", che i libri siano stati in un primo momento collocati in un magazzino dell'attuale casa di cultura di Isola, e di If a Scoffie, in uno squallido deposito. Finalmente, grazie soprattutto alia disinteressata ab- negaione della dott. Amalia Petronio, bibliotecaria re­ sponsable della sezione italiana presso la Biblioteca Centrale Srečko Vilhar di Capodistria, è stato possibile effettuare il recupero integrale della biblioteca Besenghi nella sua ubicazione originaria. Purtroppo non saremo mai in grado di sapere quali e quanti volumi sono andati perduti, per noncuranza o per collocazione e manutenzione inadatti. L'ultima inventarizzazione (1953/54), ed único dato certo a no­ stra conoscenza circa la reale consistenza del fondo Besenghi, indica la presenza di 3.523 unità, ma tale numero non rispecchia il numero reale dei tomi visto che molti di essi possiedono due o piii numeri d'in- ventario nel caso in cui si compongono di due o piči parti (parte prima, seconda ecc..). La catalogazione da noi effettuata su personal computer, raggiunge cifra 2.968 e tale è l'effettivo numero dei tomi oggi presentí nel fondo. Possiamo avere quindi un'idea dei libri per­ duti dal 1953/54 in poi, ma non sappiamo nulla in mérito al periodo 1884 - 1953, né tantomeno conos- ciamo l'entità della raccolta al tempo dei Besenghi. Le fonti, che sono poi le stesse dalle quali abbiamo libera- mente attinto durante la stesura di questa parte intro- duttiva, in mérito alia raccolta personale della famiglia Besenghi sono scarse e si mangono sulle generali. La paternitá del núcleo originale, e quindi dei tomi piíi antichi e preziosi, viene addebitata alio stesso Giovanni Pietro Besengo, il primo della casata; tale tesi è con- fermata da una nota in inchiostro scritta a mano nell'- Isolario del Coronelli... di appartenenza dell'illustrissimo signor Giovanni Pietro Besengo, cittadino originario di Venezia, e da varie altre firme autografe di altri "Be­ senghi" che sfogliando i libri della raccolta, di tanto in tanto si riscontra. Le altre citazioni cui potremmo riman- dare si rifanno un po tutte alia biografía del poeta Pa­ squale, e di com'egli ed il fratello Giacomo avessero atteso ai primi studi nella "ricca e ben nutrita biblioteca paterna". Altri dati purtroppo le fonti non riportano, único indizio forse, il rimpianto di quelle famose sette casse piene di libri, raccolta personale, che ¡I poeta aveva abbandonato a Venezia nella casa di una nobil- donna, concubina per piii di un decennio. Ce ne pos­ siamo pero fare un'idea oggi: vi sono libri di storia, religione, medicina e, naturalmente, lettere classiche e moderne, editi dai migliori tipografi librai veneti del- l'epoca. Oltre alie opere vi sono anche 17 manoscritti inediti, ed un mazzo di lettere e fogli sparsi, non ca­ talogad, che supponiamo di estremo intéressé per gli studiosi. Metodología La catalogazione e I'inventarizzazione del fondo Be­ senghi sono stati eseguiti su personal computer, con l'ausilio del software CDS/ISIS 3.0, data base specifico per biblioteche distribuito dall'UNESCO. I dischetti con il Backup dei dati relativi al fondo Besenghi si possono richiedere, per il momento, presso la sezione italiana della Biblioteca Centrale Srečko Vilhar di Capodistria. La presente bibliografía, eseguita sul medesimo pro­ gramma, è stata compilata con l'intento di agevolare il reperimento delle informazioni relative al fondo e, contemporáneamente, svolgere azione di divulgazione in mérito a questo importantissimo recupero d'identità cultúrale. BIBLIOGRAFIA: 1.Oseare de Hassek: Besenghi degli Ughi, Prose e po­ ésie, Trieste, Tipografía G.Balestra e. C. 1884 2.Luig¡ Morteani: Isola ed i suoi statuti, Parenzo, Stab, tip. Gaetano Coana 1888 3.Giovanni Quarantotto: La cultura letteraria di Trieste e dell'lstria, Vittorio Vascotto, Stab. Tip. Carlo Priora, Capodistria 1914 4.Giovanni Quarantotto: Nuovi studi sul poeta e patriotta Istriano Pasquale Besenghi degli Ughi, Parenzo, Tipografía G. Coana e figli, 1928 5.Gianna Daliemuile Ausenak: Rivisitando Pasquale Besenghi degli Ughi, in La Battana, pp. 67/88, anno XXIX dicembre 1992 n. 106 405