ANNO I. ® * j Capodistria 16^'ovembre 1867. N. 6. LA OVIN maq ;;!!>«{) t«rxrJ iugc» «ti alidiaayq b ,aoIb3 ri. /t)h ti od.-at GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED AMMINISTRATIVI "a," < ^ '-v.Wi ''JlSf J; «'!$-,'.t;;Ln,"si JlElL' ISTRIA. Esce il \ ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni mestre in proporzione. — Gli abbonarne^ la Redazione. sesto e qiflidri- presso Articoli comunicali d'interesse generale si ricevono gratuitamente; gli afri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. gl' interessi civi A quanto ci sembra, non è disutile ritornare su quella parte dei nostri intendimenti che Riguarda gl'interessi civili della nostra provinci&%)n «a tutti ci riuscì in questo di spiegare intieramente 1* animo nostro. e dobbiamo ben crederlo, quando amici, in cui l'amor patrio si accompagna alP ingegno, ci ammonirono, già a quest' ora, a recidere dalle cose che veniamo rittbblicando tutto che non abbia diretta relazione cogn (diari nostri pio locali e domestici. Evidentemente, qui v' ha di mezzo, non tanto un' idea che abbisogni di essere maggiormen-' te chiarita nel nostro programma, quanto una effettiva divergenza di opinioni. V'è in molti tale uno spirito di schietto sacrifizio, tale una preoccupazione vivissima delle tristi necessità, tra cui dolora questo paese, e una voglia sì diritta agli scopi meglio definiti e pratici, che assai facilmente può loro apparire quasi una noja della più dura e modesta fatica, una vacanza dagli offici più doverosi e salutari il distogliersi comunque dallo studio delle primissime faccende di casa nostra. Cotesto positivismo, che move non già da gretti o meno leali discernimenti, ma da piena rettitudine e specchiata virtù di annegazione, resta, per sicuro, nei nostri propositi più fermi e per le ragioni della sua bontà intrinseca e per quelle ancora di una troppa naturale diffidenza a cimentarci oltre la misura delle nostre forze. Ma v' è in esso anche un pericolo. Per quanto la carità della patria dia lume agli occhi e fibra alla persona, non è possibile rimanersi diuturnamente nella fossa di un lavoro da vanga, sempre col piede sulla gleba sudata, senza che o-perajo ed opera ne ricevano danno. Uscirne talora, a rinnovarsi l'aria in petto, a prendere collo sguardo più larghi orizzonti, è bisogno imperioso, è rifare la volontà. Per togliersi di metafora, egli è certo che negli stes- si affari economici ed amministrativi di una piccola provincia e di povere comuni occorre esercitare la intelligenza sui grandi modelli. Chi vuol essere veramente utile nelle ristrette cerchie della vita civile non dev' essere nuovo alle palestre maggiori. Le più V4j1-te, tutta una serie di riforme e di benefiche novità dipende unicamente dallo avere raccolto ciò che altrove potè compiere un maggior nerbo di forze morali e materiali. E non è altrimenti che si apprende ad evitare glj errori, a non ripetere le prove fallite, a guardarsi da tutti quegli impacci nell' operare, in cu* suole cadere anche l'ingegno volonteroso, senza la guarentigie dell'esperienza, o propria o altrui. Lungi adunque che lo assistere al molto confonda e disperda lo spirito, ciò anzi lo ammaestra e lo rinvigorisce, e gli insegna a trarre anche pel ro:o, a cui fosse volto il suo compito, la idea più semplice, la più adatta e feconda di pronte e durevoli conseguenze. Quante volte non pa-jono impossibili e perfino favolosi imprendimenti cose che poi si appalesano assai naturali e facili e nell' [assoluto dominio del senso comune e di una virtù cittadina tult' altro che singolare ed eroica. Intendere è potere, come scriveva un sommo pensatore, e per intendere conviene leggere in più libri, nè già in quello soltanto che ci dà il diario di famiglia. Vogliano dunque riconciliarsi con noi quanti avrebbero desiderato, con sentimento, lo ripetiamo, non altro che buono, ma non giusto, vederci tutti rinchiusi in noi stessi, se pel migliore effetto di questo nostro lavoro qualsiasi crediamo indispensabile accoppiare agli argomenti casalinghi, in cui sta il principale nostro assunto, anche le riviste dal di fuori, per tutto quel complesso di fatti, che si svolgono, comunque favoriti da diversa fortuna, sotto lo stesso cielo e nella stessa temperie di affezioni e pensieri. Gli è così come un aprire le finestre alla propria stanza, un dar fondo di prospetti al nostro quadro, un attaccare il nostro anello, che solo suonerebbe sprezzata sul terreno, a maggior catena. E ne viene allora che ogni tema, quello pure che sta al di sopra d'ogni possibile imitazione, consentita ai piccioli mezzi, spanda calore di vita, e che la mente ne risenta gli ajuti anche là dove non copia. Nè infine può esservi chi non veda, come nello stesso campo delle amministrazioni e delle ragioni economiche si agiti la causa di quegli interessi civili, che ponemmo a capo del nostro inandato, e a cui, senza dubbio, non si provvede efficacemente che soffiandovi dentro il concetto de' nuovi tempi. Se prendiamo poi a considerare cotesti interessi civili nei loro rapporti immediati colle leggi della civiltà, molto più gravi ed estese appariscono tosto le applicazioni del nostro principio. A dire soltanto della scuola e della beneficenza, chi non va persuaso, che il più meschino fanciullo dell'ultimo villaggio, perduto sulle vette dell'Alpe solitaria, e i più riposti affanni della spregiata indigenza sono oggetto di cure amorose e sapienti al civile apostolato? E che altro attende questo, per muovere al soccorso, se i;on che smetta la ignoranza^ la quale è la compagnia malvagia e scempia de' popoli eremiti, dal chiudergli il passo? < Non intendiamo indugiarci su cose tanto chiare e che non sarebbe stato mestieri neanche accennare, ove il timido affetto non prestasse in taluno, come dicemmo, un errore al pensiero. Ma pure ci è d'uopo aggiungere ancora qualche , > cosa circa l'indirizzo che i nostri studi presero da qualche tempo, e circa il pubblico clic loro si è fatto intorno, perchè anche tale argomento si collega strettamente con quello che abbiamo fin qui avvertito. Noi, desiderosi tanto che tutte le onorate memo-rie di questa provincia vengano in luce, e che ben sappiamo, come in esse abbia le salde sue basi il secolare edifizio della nostra coltura, e costanti conforti e fide promesse vi trovi la speranza di un migliore avvenire, non saremo certo accusati mai, con qualsiasi paragone al fianco, di meno piena estimazione del loro prezzo o di più lenta riconoscenza verso i generosi che si adoperarono e si adoprano, con lungo studio ed amore, a trarle dall'obblio, a ripulirle^ a diffonderle, a svegliarne gì' insegnamenti che più ci convengono. Quest'opera, impresa a frammenti e senza la luce della nuova critica nei secoli scorsi, pigliò ampie proporzioni e assidui intenti e valore veramente scientifico dal cadere del secolo scorso a questi giorni, la mercè di tre distinti ingegni nostri, che sono il Carli, il Rossetti e il Kandler, a tacere dei minori. Nè sapremmo dire abbastanza, con quanto de-tiderio noi vorremmo, che al nostro giornale toccasse la buona ventura di continuare, almeno in parte, questa avventurosa successione di studi, già sì splen- f, * • * didamente rappresentata da quel dottissimo periodico che fu l'Istria, ossia di giovarsi della instancabile attività, con cui l' ìllustre storiografo che lo dirigeva continua ed allarga ignora più le sue investigazioni. Ma qui pure, e sebbene si tratti della preziosissima parte del ffostro patrimonio civile, 1' esclusivismo sarebbe egualmente improprio e contraddiente gli stessi fini e lo-stesso valore delle diligenti applicazioni, alle tìuali è argomento. Non facciamo allusioni di nessuna TOaniera, jpa ben ci è noto ch'esso può renderci ingiusti »iit> alla pretesa, che ogni mano debba rovistare i ruderi deli' antichità e voltare pergamene, o, peggio, che^ad«^tro che a questo non si debba attendere, per^rfieritare della patria nel miglior modo; ci e ch'esso può talvolta persuadere a non tenere #%>nto gli altri studi liberali, sì da levare alle stelle In scoperta, poniamo, di un sasso romano qua-lunqu™ la quale certo è pienamente apprezzabile anche per nmjPfna da volgere le spalle al perditempo d'ogni provi* letteraria, pur bella ed opportuna; ci è noto infine emesso può condurre i meno accorti a idee d'ìsoKnJjjflto senza dignità e ragionevolezza, e a scambiare il breve ambito della provincia nativa coi termini continentali ^li qualche grosso regno o le cronache di un castello colle storie dell'umanità. Siffatte esagerazioni noi crediamo di dover combattere, e quindi abbiamo in animo, cnl nostro giornale, per quanto possano le ristrette sue proporzioni, accolga di tratto in tratto nella Varietà, eh' e la sua Appendice, pur qualche saggio di scienza o di lettere, il quale guardi ai bisogni della nastra coltura, o, meglio, alle stesse cose nostre, e renda fede, senza pretese, dell'indole de'nostri studi. Questa provincia ha vissuto sempre nella comunanza di tutte le applicazioni dell'ingegno colla sua nazione, e vantò in ogni tempo uomini insigni, che tengono bel posto nella storia delle lettere e delle arti d'Italia. E anche allora che poco o nulla sapevasi illustrata ne' suoi fasti, aveva nome fàmigliarissimo, perchè, naturalmente, era pur sua la fama de' suoi migliori, e sedeva con essi ai patri convitti. Tutto ciò, è chiaro, si fonde nel grande insieme degli interessi civili, e però noi, che assegneremo sempre la maggior parte di questo giornaletto agli all'ari nostri più concreti e pratici, siamo perfettamente sulla nostra via, come ci parve di dovercela prescrivere sino dalle prime. Senza che alcuno ce lo ricordi, noi sappiamo su qual tela cortissima e leggera andiamo movendo il povero nostro pennello. E che perciò? Chi non può slun-garsi, si scorti, dice il proverbio; ma, corti pure quanto si voglia ne' panni, l'essenziale si è che redeat in praecordia virtus. sull'associazione di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai. Quella fra le tante istituzioni, onde s'onora il nostro tempo, che noi vorremmo veder attuata in ogni luogo della provincia, perchè non chiedente che pochi mezzi e buon volere, sarebbe un'associazione di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai. A molti, e forse ai più, non sarà noto come si formino e si reggano tali istituzioni, di cui è sì bello e pietoso lo scopo, avvegnacchè per esse si soccorra con cfttidiani sussidi i soci che per motivo di malattie non sono in grado di attendere alle loro abituali occupazioni; si dia una pensione a quelli che abbiano compitai rsessanl' anni dieta; si cooperi alla istruzione de'soci al loro collocamento; si paghi alla morte del sotfo un Sussidio in denaro alla sua famiglia. Noi andremo d'o- sando i modi del loro ordinamento quali. àH|p$Temmo dallo statuto dell'associazione dei coniuijf za nulla, perchè i genitori non hanno denari da spendere ; quindi l'insegnamento non può progredire, mancando le condizioni più essenziali per farlo, e passato quell'anno o tutt'al più due, i parenti, che vogliono valersi de' lor ragazzetti ne' lavori di campagna, li cavano dalla scuola e li mandano a zappare. Dopo sei mesi il fanciullo non si ricorda più un' ette di quel poco, che apprese sulle panche della scuola, e quando ha 18 o 20 anni è già imbevuto di tutti i pregiudizj de' suoi vecchj e non sa più fare nemmeno un segno di croce. Questa è la scuola delle nostre campagne, e talvolta il quadro è ancora più oscuro di quello, che ho sbozzalo. Ora mi dicano in coscienza, che costrutto si può cavare da co-teste scuole? Quello, che appuuto vediamo, cioè zero o pressapoco. Perchè la scuola fosse veramente utile e l'insegnamento lasciasse nell'animo dell'allievo de' germi, che potessero in avvenire dar frutto, bisognerebbe.......Ma che vo io cercando quel che bisognerebbe, se già le mie parole non avrebbero il potere di fare che quello, che è, sj muti? Stiamo al positivo, prendiamo la cosa dal lato pratico e vediamo quel che si possa fare noi per raddrizzarla, senza aspettare la manna dal cielo. Pensando a questa dolorosa condizione delle nostre scuole campagnuole, mi parve che due ri-medj si dovessero subito cercare e si potessero anche ottenere, senza molta difficoltà, e sono sollevare la posizione dei maestri ^liin.cntari, eccitare il sentimento della loro dignità e In spirito di emulazione; 2.» porre li allievi più poveri (e per verità sono quasi tutti poverissimi ) in grado di poter usare de' libri e delti altri oggetti necessarj all'insegnamento, di cui ora difettano affatto. (Jue-ste -due cose, che a un semplice privato, come sono io, riuscirebbero piuttosto difficili, nonio sarebbero invece, se all'uno si associassero molti altri, se le forze disperse si collegassero in un fascio. Ecco il mio pensiero. E stavo appunto ruminando il modo di renderlo praticamente attuabile e già meditavo di scriverne alla Redazione della Provincia, quando dal confine opposto d'Italia mi capitò tra mani un libretto, che fa appunto al caso nostro. È intitolato: Rendiconto morule ed economico de! Constato Provinciale di Como per hi istruirne nella campagna letto nell'adunanza generale del 9 ;«««-gin 1867. l)a questo opuscolo rilevo che a Como, e anzi in parecchie altre città del Regno si vennero formando delle società allo scopo appunto di facilitalo nelle campagne la diffusione dell'istruzione popolare, che esse mirano precisamente ai due intenti da me avanti indicati, e che per sopperire alle spese necessarie a tutto ciò ciascuno de' socj r.ssume una o più azioni annue, le quali a C»|h)o sono fissate nella misura minima di una lira italiana, 40 soldi della moneta corrente tra noi. Così si vien formando un piceolft capitale, che è dato ad amministrare a un Consiglio eletto dai socj in assemblea generale, e il Consiglio ha oltre ciò l'incarico di inviare appositi ispettori nelle campagne, i quali esaminano i bisogni delle sin-fole scuole e il modo, cou cui vi attendono i rispettivi maestri. In base ai rapporti di questi ispettori il Consiglio nomina de' sorveglianti locali, i quali co' denari da esso ricevuti fanno acquisto di libri d'insegnamento, di carta da scrivere, di penne ecc., e si distribuiscono gratis al 1 i scolari più poveri e diligenti. In fin d'anno poi il Consiglio, sul rapporto delli ispettori e dei sorveglianti locali, stabilisce alcune gratificazioni ai maestri, che più si distinsero per intelligenza, zelo, amore, e le fa distribuire con una certa solennità nella stessa Como. Così si ottiene il duplice vantaggio che i ragazzetti sono forniti del materiale indispensabile per apprendere, e per ottenerlo gareggiano di studio e di diligenza, e i maestri, vedendosi fatti segno all'attenzione pubiica e nella speranza di eou-iOguire un miglioramento economico, attendono con cura e con assiduità alla li ft) nobile missione, cercano perfezionarsi, e la scuola progredisce, e se ne vedono in breve li «ffi;tti ; onde i garzonelti, usciti di là. e passando ..Ile scuole serali o domenicali, anche tra il lavoro de'campi e delli opificj, proseguono a coltivare la lpro mente, e sussidiati poi dalle biblioteche popolari o da altre istituzioni, s'abituano alla lettura, e con ciò snebbiano la mente di molti errori, acquistano varie e utili cognizioni e diventano cittadini laboriosi, intelligenti, onesti. È proprio vero che «poca favilla gran fiamma seconda.» Ora veniamo al caso nostro. Perchè quello, che s'è fatto a Como, non si può fare tra noi ? Perchè quella associazione, che s'è potuta assai facilmente mettere assieme in una città, non potrà aver vita anche altrove? Come vedono, è una cosa, che non presenta grandi difficoltà : si tratta iliacamente di trovare nelle nostre città alcuni uomini di buon volt-re, i quali, ottenuta, in quanto possa occorrere, licenza dalle autorità governative, dichiarino di costituirsi in Comitato promotore per la istituzione di una società, la quale si propone di contribuire alla diffusione dell'istruzione popolare nelle nostre diseredate campagne. Lo scopo è così santo, così innocente, che io mi compiaccio di credere, che nè tra noi possano mancare questi volonterosi, nè l'opera loro abbia a trovare ostacoli da parte del Governo. Ottenuto un sufficiente numero di adesioni, si convocano i socj in assemblea generale, si discute un brevissimo statuto, che il Comitato promotore può avere già prima sbozzato, si stabilisce la quota di contributo, che potrebbe essere di un fiorino per ogni azione, si nomina il Consiglio direttivo, e tutto è fatto. 0 io m'illudo, o questa è una proposta così liscia e chiara, «he non può trovare opposizioni. Ad ogni modo, io la sottopongo alla Redazione della Provin-«in. perchè la esamini, e, 6e la crede buona, la faccia conoscere ai nostri comprovinciali. Come ho già detto, io non sono che un campatolo, io non ho pretese letterarie o scientifiche; ho invece molto amore pel mio paese e molto desiderio di vederlo avviato a meno tristi destini. Se la mia idea trova appoggio, tanto meglio; se no, vorrà dire cjie io ho sbaglialo; ma si accertino che sarà stato errore di mente, non di cuore. E qui finisco, lo non chiedo scusa della mia lunga chiacchierata; in parte ne ha colpa tu' Provincia che mi ha incoraggiato con quel suo caloroso invito a tutti li uomini dabbene, tra i quali spero di poter essere anch'io annoverato. Se non le spiace, accolga invece un ringraziamento sincero pel bene, che essa si propone di farb' e stia salda in questo nobile proposito. Ne avrà certo la gratitudine di tutti li onesti. Rovigno, novembre- (M.) Gli ultimi di ottobre un cane forestiero, smarrito, inseguito da cani e villani, morse gli uni e gli altri. Sparsasi voce ch'esso fosse idrofobo, fu dato in custodia al canicida e sottoposto a severa osservazione. Dalla sezione poi nulla rilevarono i medici di preciso, ma non poterono escludere assolutamente l'idrofobia. Quantunque vi sia motivo a ritenere che la morte seguisse in conseguenza ai malirallameuti sofferti, il sospetto solo di quella tremenda malattia spaventa, e perciò, sia spontaneamente, sia per ordine dell'autorità muuicip. le. furono uccisi tutti que' cani che si sapevano o si sospettavano morsi. E cosa incredibile che ne' tempi in cui viviamo s'abbiano ancora tanti affetti per questi animali, e non si prendano rigorosissime disposizioni per evitare le sciagure che pur si deplorano ogni qua! tratto.; è strano oltre ogni dire che pel piacere e pel capriccio di pochi s'abbia a vivere nell'ansietà, e i comuni debbano addossarsi grosse spese pel canicida, e tutto il pubblico starsene soggetto ad- una serie di fastidiose prescrizioni, colla solita comminatoria della multa, come tenere colmi d'acqua orciuoli di pietra agli usci delle abitazioni e dei magazzeni ed altro. A che servono i cani 1 a guardia, alla caccia ed a lusso. Ma non dappertutto è necessario un cane di guardia. Soltanto per le man-dre e per le abitazioni isolate esso occorre veramente. — Quale caccia è da noi ? Della sua meschinità sono prova i meschini importi d'arrenda pel diritto d'esercitarla. D'altra parte la caccia è qui, più che una professione lucrosa, mero passatempo, dannosissimo alla campagna, che viene percorsa da' cacciatori per longurt et latum. Nè si dimentichi, che molti agricoltori vanno distratti per essa dal lavoro de' campi, pei quali pur tanto deplorasi la defi-cenza di braccia. — Non parlo infine del cane di lusso, inutile affatto, e che chiede per se più di quanto abbisogna a sfamare una famiglia infelice. Si da l'ostracismo alle capre, le quali, se danneggiano le campagne, non sono altrimenti nocive, e tornano di molto vantaggio ai rispettivi proprietari, ai quali molte volte porgono i soli mezzi di sostentamento. Con più di ragione si sbandiscano i cani, e ai farà opera commendevole. Ma per temperare il bando, ecco una mia. proposta. Si dividano i cani in tre categorie : da guardia, da caccia e di lusso. Siano tutti inscritti e portino al collare il relativo numero, pena la confisca; paghino una tassa, minima i primi, media i secondi, massima gli ultimi. I primi siano isoli ammessi, per le man-dre, per le case isolate e pei navigli ; così pure i secondi pei cacciatori, muniti di permesso di caccia. Possano tenere cani quelle persone soltanto., le quali hanno i mezzi di mantenerli e custodirli. Ne' mesi pericolosi non si ritenga sufficiente la museruola, ma siano, in ogni luogo, obbligati i proprietari a condurli o farli condurre con fune. Con questi mezzi se ne diminuirà sicuramente il numero, saranno meglio custoditi, non riesciranno di tanto disturbo al pubblico. ne d'aggravio ai comuni, e saranno infine meno pericolosi. La selvaggina costerà forse qualcosa di più, ma non è oggetto di necessità, ed i golosi non mancheranno perciò d'acquistarsela. Se, come confido, queste mie idee troveranno buona accoglienza presso le autorità comunali, le facciano adottare dai rispettivi comuni, le cui deliberazioni in tale riguardo varranno a provocare un'apposita legge provinciale. Piranoj novembre. (P. ) Qualche vostra corrispondenza toccò dei prodotti agrari di quest'anno. Credo peraltro che occorra completare alcuni dati. Nella primavera le campagne dell" Istria promettevano tutto il ben di Dio; ma. pur troppo, il poi non corrispose all' aspettativa. Nei distretti di Pirano e di Capodistria, per esempio, il freddo fece appassire i piselli, e nel primo colse i fruttari per modo che delle fruita se n'ebbero assai poche. 11 frumento poi fallì, si può dire, dappertutto, e fu carbonato anche quel pochissimo che se ne ottenne. Quanto all'uva, non la sarebbe mancata in più luoghi, se i proprietari fossero stati meno negligenti a solferare, e meno ignoranti i coloni, e meno indifferenti quelli che saprebbero istruirli. E sì che l'uva è il prodotto principale della provincia, e non è coscienza lasciare che l'i-gnoranza affami quei poveri villani. La malattia, senza dubbio, fu quest'anno assai più intensa, sì che i più solerti solferatori non riuscirono a domarla intieramente. E, nuova sciagura, essa si manifestò anche nei distretti, che n'erano andati esenti lìnora, come in quello di Pisino e nell'altro di Montona, devastato, per giunta, da orrenda gragnuola nelle sue parti meridionali. Che se a tutto questo si aggiunga la siccità, che rovinò i distretti di Parcnzo, Rovigno e Pola, il quadro complessivo di quest'annata è certo assai tristo. Due soli prodotti salvano da estrema indigenza: il grano turco e l'oliva, quello, peraltro, non in tutti i distretti, per l'arsura che rammentai, e questa non poco danneggiata dalle ultime ventate. Mi sembrò non inutile riassumere così le condizioni dd raccolto, perchè la verità vuol essere conosciuta e da chi amministra e da chi è amministrato. E giacché ho messo questo foglietto di carta sotto la penna, vo' dirvi pure alcun che intorno alla nostra industria del sale, sì poco animata dalle basse limitazioni. Oltre la quantità confezionata per l'erario, le saline di Pirano ne produssero altre 200 mila centinaja nell'ultima stagione, e quelle di Capodistria 75 mila. Pirano inoltre tiene ancora 220 mila centinaja del sale vecchio. V' è dunque una quantità molto vistosa di sale bellissimo, che venduto all' estero darebbe di che rallegrarsi ai due comuni. Ma, sciaguratamete, non v'ha per la vendita prospettiva di sorta. A noi converrebbe e-s tire il nostro sale nel regno d'Italia, e particolarmente nel Veneto, ed è proprio là che, oggi, le speranze sono minori, causa il molto sale della salina di Barletta, rimasto in deposito, che si vuole esaurire. Se in appresso, come ne abbiamo lusinga, sarà aperta un' asta a Venezia, risorgeranno le probabilità di vendere le nostre partite, chè nessuno meglio di noi può concorrere, per questa merce, su quel mercato. Per mare non abbiamo occasioni opportune, di che valerci a tradurre altrove il nostro prodotto, dacché Trieste è divenuta piazza di esportazione, e i navigli più non vi arrivano carichi per ritornarsene vuoti, ma tutto all'opposto, per torsi i grani e i legnami delle regioni del Danubio. Quello su cui principalmente conviene battere e ribattere si è il vantaggio che da un notevole ribasso del prezzo del sale verrebbe non meno all'erario che ai fabbricatori. Coli'attuale cifra pel sale bianco di f.ni 7: 78 il centinajo, sarà sempre assai scarso il consumo, perchè negato alla povera mensa dei più. Non mancano statistiche a farci toccare con mano, che il mite prezzo del sale ne triplica il consumo in un decennio, e sopprime il contrabbando. Però è bene che da Pirano sia partita un'ottima petizione in questo senso, e, se ci vien fatto credere il vero, l'argomento sarebbe ora studiato con impegno al ministero delle finanze. Il ribasso dovrebb'essere a f.ni 3, e sarebbe mestieri cessare ogni misturazione pel sale agrario, quando non se ne sappia trovare una che tolga di ridurlo a sale bianco. S'intende che il sale pegli oggetti industriali dovrebbe sempre essere venduto a soldi 60 il centinajo, e che quello per la salagione del pesce dovrebbe godere un miglior favore nel prezzo, almeno tale da parificarci alla Dalmazia. S'intenderà finalmente la verità? Facciamo voti che sì, perocché sacrificare la nostra industria alle intemperanti pretese del costosissimo sale di miniera non è giusto, nè equo. LETTERE MILANESI. «I. Milano, ottobre. 11 22 di questo mese il Consiglio Communale della nostra cillà, convocalo in adunanza straordinaria, s'lidi leggere il Decreto Reale, che ne ordina lo scioglimento, e si %ide presentare il Commissario regio incaricalo di dirigere l'amministrazione civica, fino a che siano compite le nuove elezioni. La cosa, siccome da lunga pezza aspettala e resa anzi urgente, non produsse alcuna impressione, se ne togliete la sodisfazione di vedere affrettata la fine della crisi, che da quattro mesi travaglia il nostro Commune. Del resto non è di ciò, che intendo oggi intrattenervi. Lo scioglimento del Consiglio cagionato dalle dimissioni, a cui fu costretta la Giunta Municipale, chiude il primo periodo della nuova vita communale a Milano, e poiché nessuno vorrà contestare che in questo primo periodo certo s'è l'alto moltissimo, io, se voi me lo permettete, vorrei appunto accennarvi per sommi capi le riforme, che il Municipio di Milano attuò nelli otto anni della sua esistenza, perchè panni che, fatte le debite proporzioni, molte cose ci siano, le quali potrebbero felicemente trovare imitazione in altri Municipi minori. Praecepla docent, exempla Lrahunl, dicevano i nostri vecchi, che conoscevano assai bene le tendenze dell'animo umano, e tale, che avrebbe riguardo di mostrarsi imitatore di un suo pari, si tiene invece onorato quando l'esempio gli venga da un maggiore. Come vi dissi, la brevità necessaria di una lettera e l'ampiezza dell' argomento, che contrasta diametralmente colle proporzioni picciolelte del vostro giornale, non mi consentono oggi di addentrarmi, come vorrei, in alcuni delli argomenti, che verrò toccando : sarà però materia per altre mie corrispondenze, alle quali questa servirebbe quindi d'introduzione, o, come direbbe il vostro proto, di cappello. V ho già accennato nella precedente mia, che il Municipio di Milano all'epoca, in cui fu insediata la nuova amministrazione, trovavasi in condizioni tuli' altro che prospere. Un lungo marasma aveva fatto ristagnare la vita publica, e, mentre fuori d'Italia i progressi materiali, economici e morali rinnovavano faccia alle grandi città, qui un mezzo secolo in circa trascorse senza lasciar quasi traccia di se. L" iniziativa privata aveva in molte cose supplito; ma i mezzi non rispondevano ai desidcrj e bene spesso altri ostacoli di natura più delicata si frapponevano a dilungare o sventare i migliori propositi. Checché ne sia insomma, quando il nuovo Municipio enliò, sul principiare del 4860, alla direzione dei civici affari, ei si trovò davanti un vastissimo campo, ove la sua operosità avrebbe potuto largamente esercitarsi. Io non vi dirò delle opere publiche, ehe si progetlarono tosto per aprire nuove e più comode vie al cresciuto movimento della città; di ciò discorsi quanto basta nell' ultima mia. Insieme con queste però un altro argomento richiamò tosto 1' attenzione del Municipio, la istruzione popolare. Fin allora poche e mal dirette scuole distribuivano al popolo i primi rudimenti di cultura; maestri senza abilità, e mal pagali, locali piccoli, umidi, oscuri, sprovisli di materiale scientifico, queste erano le scuole popolari in Milano. Un'apposita commissione presieduta dal Tenca, ne imprese la riforma. Si cominciò con una generale epurazione del personale insegnante; si adottò come massitnajdirettiva la esclusione in tesi generale dell'elemento ecclesiastico riconosciuto disadatto a cosifalle magioni; si esigette che tulli si riassoggettassero a un' esame d'ammissione, si aumentarono li stipendj per modo che fornissero agio di vita decente; indi si ampliarono i locali di scuola, se ne eressero di nuovi nei quartieri più popolosi, si dotarono di suppellettili scientifiche; e per destare nei fanciulli una efficace emulazione si stabili che nel giorno della festa nazionale verrebbero pubicamente distribuiti i premj ai migliori, e i premj furono anzi che scipiti libri, in cui il meglio era la legatura, libretti della Cassa di Risparmio, con che si venivano a gettare nelle menti fanciullesche le prime abitudini del risparmio e del lavoro. Per provedere che in avvenire le scuole non difettassero di ab/li insegnanti, si fondarono col concorso della Provincia due scuole magistrali, e vi si applicarono dotti professori. Si eresse a tulle spese del Commune una terza scuola tecnica in aggiunta alle due governative già esistenti, si contribuì alla erezione dell'Istituto tecnico, e gli si fabbricò appositamente un magnifico locale; si contribuì inoltre alla formazione dell'Istituto Tecnico Superiore diretto dall' illustre Brioschi, e che gode già fama e attira li studenti da ogni parte d'Italia, ài eresse una palestra ginnastica con spaziose sale e ampj cortili allo scopo di addestrare la crescente generazione nelli esercì zj del corpo e si chiamarono appositi maestri; si alzò dalle fondamenta nel Corso di Porta Romana un grandioso palazzo sopra diseguo dell' architetto Nazari per raccogliervi parecchie scuole. 11 collegio Calchi - Taeggi, di patronato municipale, che verso il 1859 era caduto assai in basso per la negligenza, con cui i convittori erano istruiti e sorvegliati, venne riordinalo su nuove basi e affidato a persone sperimentate e sicure, e ora esso vede ogni anno crescere il numero de' suoi allievi e può dirsi un' istituto modello. E perchè anche la classe più bassa e le età più mature si vantaggiassero della nuova onda di vita, t he doveva ridestare le forze latenti del paese, si apersero scuole serali, a cui in massa accorsero li operaj, si istituì una scuola popolare di musica e una di canto corale, e il popolo le predilige e vi trova poi una insperata fonte di guadagni, sia ne' teatri, sia nelle bande musicali. Si apersero delle sale di lettura gratuita, e si favori la formazione di una Società per la diffusione delle Biblioteche popolari, si riordinò il Museo Civico di Storia naturale e si fondò il Museo archeologico, si concorse con sussidj in denaro a favorire la diffusione dell' istruzione nelle campagne, a premiare i maestri diligenti, a promuovere la publicazione di buoni libri d'insegnamento. Tutto ciò portò naturalmente un'aumento di spese, e infatti, il bilancio communa-le, che nel 4860 segnava 1. 184 mila per l'istruzione pubica, ora ne porta invece oltre mezzo millione; ma li scolari, che nel 1860 frequentavano le scuole communali in numero di sei mila, ora son cresciuti a j quasi quattordici mila, oltre 9 mila altri, che ricevono l'istruzione in privali istituti. E la spinta data dalla ciltà sì ripercosse anche nella campagna circostante, ad opera specialmente di zelanti cittadini, e la provincia intiera nelle tavole statistiche publicate due anni fa dal Governo figurava seconda alla sola Torino pel piccolo numero Ut ili analfabeti, e questa proporzione forse è già ora mutala in meglio, e lo sarà certamente entro pochi anni, in cui i semi ora così generosamente gettali daranno fruito di opere e di ricchezza. Un'altro argomento, a cui la rappresentanza municipale rivolse fin dai primordj la propria attenzione, lu quello del miglioramento delle classi operaje. Per suo impulso venne nel 1861 costituita una società e-dificalrice di case operaje, e in uno de'più salubri quartieri della città sorgono ora in lunghe file le case, in cui Foperajo e la sua famiglia trovano per tenue prezzo alloggio, aria, luce, acqua. Trecento di coleste famiglie godono già il vantaggio dell'abitazione sana a buon mercato, e un'asilo infantile appositamente creilo accoglie i loro bambini, e publici lavatoj e piazze e verdi lapeti erbosi allegrano il loro soggiorno. Fra i progetti, che la crisi improvidamente suscitata troncò a mezzo, c'era anche quello di un publico stabilimento di bagni, a cui forse penseranno ora i successori. Poiché l'associazione è il vero e unico modo, con cui i deboli possono làr fronte ai bisogni, che da soli non saprebbero superare, il Municipio favorì quanto più potè la formazione delle Società di mutuo soccorso, delle istituzioni di previdenza, delle associazioni cooperative, della Banca Popolare, istituzioni tutte, che ora fioriscono e diffondono benessere e moralità nel popolo. La beneficenza non rimase estranea a'suoi propositi. Riordinali, a termini della legge sulle Opere Pie, i moltissimi istituti di beneficenza, onde la capitale lombarda va giustamente superba, il Municipio, nello intendimento di sradicare affatto la perniciosa abitudine dell'accaltonaggio, ebbe l'ardimento di fondare ex novo un Ricovero di mendicità; e poiché i mezzi gli mancavano per dotarlo sufficientemente, ricorse alla carità publica e seppe destramente solleticarla, ora con un Carrosello al Teatro della Scala, ora con una Fiera di beneficenza, ora con feste ecc. Ai feriti delle Cinque giornale e alle loro famiglie povere venne assegnata una pensione annua a carico dell'erario civico, e altrettanto si fece per quelli delle guerre posteriori. Le pompe funebri vennero regolate, secondo norme più consentanee ai tempi e ricondotte a civile dignità; e un Cimitero Monumentale unico sostituito sopra grandioso disegno ai molli e poco decenti /opponi. L'aspetto esterno della città fu, si può dir, rinnovato sotto l'assidua opera del Municipio. Istituito un corpo di vigili municipali, a guisa dei policemen inglesi, la pulizia stradale venne latta rigorosamente osservare, le vetture publiche assoggettate a severe prescri- zioni, un grande macello publico creilo invece dei molli e luridi ammazzaloj, che deturpavano, e talvolta con pericolo, le vie più popolose, la vuotatura dei pozzi neri eseguita con un sistema inodoro e più spedilo ed economico, la illuminazione a gas accresciuta di un terzo, senza che al Commune ne aumentasse la spesa. Tutto questo movimento, tulle queste riforme, queste rinnovazioni recarono naturalmente, congiunte colle grosse spese per la riedificazione del quartiere centrale, un'aumento considerevole nei dispendj: il debito del Commune si accrebbe di ^4 millioni, e le tasse com-munali eguagliarono quasi le governative. Nè ciò deve sorprendere; ma vuoisi altresì notare, che, grazie a ingegnose combinazioni finanziarie, si ottenne cosa doppiamente mirabile pei tempi, che corrono, cioè che le somme accattate si ebbero al modico interesse del 5o/0} e che 15 dei nuovi millioni di debito si estingueranno gradatamente nel corso di 45 anni verso la sola annualità del 5%, per cui i figli nostri e i figli dei nostri figli poco o niun'aggravio risentiranno in compenso di tanti miglioramenti, che essi specialmente potranno per queste riforme godere. E d'altra parie, se crebbero le gravezze, crebbe insieme la publica prosperila, per modo che l'aliquota dell'imposla, malgrado tante spese, rimase press'apoco la medesima di olio anni fa. E la popolazione, che secondo il censimento del 18Gi contava, compreso il Commune dei Corpi Santi, 256 mila abitanti, ora ne novera 275 mila; li alberghi, i calle, le trattorie, le osterie triplicarono di numero; il consumo delle materie alimentari di non assoluta necessità aumentò sensibilmente, i negozj si rivestirono di maggior lusso, le rendile notificale accrebbero di parecchi millioni, e la Cassa di Risparmio ricevelle per 24 millioni di deposili. Indizj tulli colesti che la nuova vita, il nuovo movimento recarono qui e provocarono in questa alacre e svegliala popolazione una lai copia di lavoro e di guadagni, da compensare largamente le maggiori spese cagionale dalli abbellimenti e dalle riforme operate, che fecero di Milano la capitale morale d'Italia e del suo Municipio un Municipio modello. BIBLIOGRAFIA. almanacchi. Non torcano il muso li schizzinosi : anche da un' almanacco si può imparar molto, specialmente quando s'ignora molto. Li almanacchi, quelli, che intendiamo noi, sono libretti utilissimi, clic spezzano, sminuzzolano, per così dire, la scienza e la accostano ai palali volgari, mentre servono insieme a ridestare la memoria delle cose già apprese in chi Iia «Indiato e a tener desta la curiosità scientifica. Li almanacchi hanno talvolta dei propositi civili e sanno vestirli di forme popolari e simpatiche, testimonio il Nipote del Vesta Verde, che nella storia dell'ultimo decennio non andrà dimenticato, e la nostra Porta Orientale, che in proporzioni piti modeste attese, forse non inutilmente, allo stesso scopo. Li almanacchi adunque possono essere qualcosa più che una litania di santi e un' elenco di fasi lunari, c quando ci si vede lo sco- po dell' istruzione è dovere additarli a chi ha voglia d' apprendere c favorirne la diffusione, perchè è anche cotesto un modo di favorire la diffusione della civiltà, a cui, a parole almeno, tendiamo tutti. Sì è perciò che noi segnaliamo con vivo piacere un" almanacco uscito testé a Milano dal Brigofo, e che s' intitola Almanacco Agrario» IV' è autore il Prof. Gaetano Cantoni, quello stesso, che compilava nelli armi passati 1' Amico del Contadino, di cui crediamo che molti ancora si ricordino nella nostra provincia •. e ciò solo dovrebbe bastare a raccomandarlo. Il Prof. Cantoni, uno de' pochissimi, che tra noi sappiano degnamente apprezzare 1' agricoltura e la coltivino con quel-1 amore e quell' assiduità, che merita la prima fra tutte quante le scienze, non crede umiliarsi scendendo dalla catedra, ove delta splendide lezioni, e svolgendo in pgchi capitoletti scritti alla buona alcune principidi massime, che li agricoltori dovrebbero aver sempre alla mente 3 ci sarà chi creda rimetterci del suo nel leggerle ? Il Cantoni segue il sistema del Mantcgazza, suo collega, che riscosse tanto plauso col suo Almanacco Igienico, del quale vedremo fra breve la terza annata, che tratterà dell' igiene delti ore/ani del respiro; egli scrive in modo facile e piacevole, e anche chi non sia intinto d'agronomia lo legge con sodisfazione. Noi, del resto, non vogliamo qui dilungarci a mostrare che se v" ha provincia italiana, la quale abbia d'uopo di ritemprare ai più sani prineipj della scienza la sua a-grico.tura, qnest è appunto la nostra. E un* argomento, che sanguina, e sul quale crediamo non v" abbia diversità d'opinioni. Perciò ci stringiamo a indicare il titolo dei capitoli di questo Almanacco, e a raccomandarne pili che la lettura, la meditazione a tutti quelli, i quali desiderano veder risorgere le nostre povere campagne. Ecco cotesti titoli : Capo 1. L" agricoltura italiana fa de'pessimi affari. Come rimediarvi? Capo 2. L'agricoltura italiana all'Esposizione Universale di Parigi nel 1067. Capo 3. La terra, come li uomini, non si misura nè a peso, nè a volume. Capo 4. l'erehè in Italia non si faccia buon vino. Capo 5. La malattia dominante nei bachi da seta, l'ahnanacchista e Pasteur. Capo 0. Capo e coda, ossia virtù e miracoli del concime. y* Sappiamo che il governo invitò i principali comuni a rappresentare tutto che può essere utile si conosca riguardo alle relazioni della nostra provincia col regno d'Italia, formatesi pel trattato di commercio tra di esso e l'Austria. Non è certo mestieri avvisare all' importanza di trattare un tale argomento con ogni attenzione e premura. Pregheremo sì i detti comuni di volerci spedire copia delle loro risposte, perchè possiamo pubblicarle 0 per intiero 0 in compendio, e trarne giovamento per quello che ci proponiamo di scrivere anche noi nel proposito. Il loro patriottismo ci sta garante, che non li avremo richiesti invano del loro appoggio nemmeno in questo. La Hedazione. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. NICOLO' de MADOMZZA R«d;itt«rr