L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestrein proporzione. Si pubblica ogni sabato. I. ANNO. Sabato 15 Agosto 1846. M 51—ft& Monte di Pietà in Trieste. Il Consiglio municipale di Trieste, col benigno aggradimento di S. Maestà I. R., deliberava di aprire in Trieste un Monte di pegni, del quale la popolazione a-veva difetto e desiderio. Nei tempi addietro ve ne aveva uno aperto nel 1634 dal vescovo di Trieste, conte Pompeo Coronini, mediante danaro elargito dalla pietà, ed era collocato sulla piazza del Rosario; però nel 1769 veniva a cessare. L' odierno Monte è garantito dal Municipio di Trieste, il quale anticipò le spese di acquisto dell' edilìzio, e di prima pianta. L' edtfizio è collocato sulla via al castello, di fianco all'antico episcopio, or manicomio, e fu adattato all' uso cui è destinato. Si darà danaro verso pegno di oggetti preziosi, ed anco di non preziosi, pochissimi effetti eccettuati la di cui conservazione sarebbe pericolosa, o che non sono adatti allo scopo di soccorrere il repentino bisogno del povero. Il Consiglio municipale nominava a direttore dello stabilimento il Dr. Carlo Nobile; nomina che venne aggradita dall'I. R. Governo: sentiamo che tra brevi giorni lo stabilimento verrà aperto all' uso del pubblico. È questo il terzo stabilimento che sorge in Trieste, destinato a promovere li interessi materiali ed anche i morali; la Cassa di risparmio cioè, quella di sconto, fondate queste due e garantite dalla concorde volontà della Borsa mercantile e del comune; e questo dei pegni a tutta cura del Municipio, cui si augura sorte prospera, corrispondente alle pie intenzioni del corpo fondatore. .-il M»r. Pietro Miandler TRIESTE. Animato dalla fiducia di fare a Lei cosa grata pel tanto amore che porta alle antiche e moderne opere, che abbelliscono la provincia dell'Istria,....... ........mi sono dato premura di discoprire il nome d' alcuni artisti, che nei secoli trascorsi ornarono molte chiese di questa città di pitture insigni; la ricordanza delle quali deve anco tra noi ridestare l'amore per lo studio d'un'arte, che ha per oggetto in ispecial modo il bello, e che già tempo fiori in Giustinopoli. Nella cattedrale vi avevano di molte eccellenti pitture, fra le quali alcune dei due Carpaccio, del Paitzazano, dei Celesti, del Zanchi, e del Libelli. Al presènte non abbiamo 11 conforto di tutte contemplare, perchè trasportate lungi da Capodistria, in epoche luttuose. Nella chiesa di S. Maria, ovvero di S. Anna, esi- stono tuttodì più quadri del Giambellino e del Conegliano; di Benedetto Carpaccio è il quadro del Ss. Nome di Gesù, di Santa Croce quello delle Sacre Vergini, di Pietro Mera quello di SLDklaco". Nella chiesa di S. Marta si vedono tele del Veronese e del Fiammingo. Nel quadro dell' altare maggiore si scorgono le Sante sorelle Marta e Maddalena, che assistite dalli due Serafini Francesco ed Antonio offeriscono la città alla Vergine Madre del Divin Verbo. Nella chiesa di S. Nicolò tra i quadri distribuiti all' intorno, rappresentanti le gloriose gesta del Santo, se ne ammira uno celebre del Carpaccio, espresso coi più vivi colori. Nella chiesa di S. Tomaso eravi altra pittura del Carpaccio. Ma la chiesa or fa 80 anni, per una scintilla portata dal vento su di una cortina delle finestre, divenne un mucchio di sassi; ed alla rabbia dell'incendio non si potè sottrarre che un quadro rappresentante l'uomo Dio in croce. La sacra tela fu ristaurata dal bravo pittore nostro concittadino De Mori, che nel verde degli anni cessò di vivere in terra, per eternamente vivere in cielo. Neil' or soppressa chiesa della Beatissima Vergine Assunta al cielo, detta anche la Rotonda, altra fiata si mirava con diletto la solenne Coronazione della Vergine per mano dell'Eterno Padre; opera dell'insigne Carpaccio. Neil' altra pur soppressa chiesa di S. Domenico erano due celeberrime pitture, una rappresentante S. Antonio Abbate, l'altra la Beatissima Vergine, ambe dei Tiziani, padre e figlio. I Misteri del Santissimo Bosario furono parte delineati da Stefano Celesti, e parte coloriti da Pietro Bellotti. Nella soppressa chiesa di S. Francesco gì' intelligenti lodavano le pitture del Santo di Padova e del Be-dentore in croce, nella prima delle quali si ravvisava a colpo d'occhio la mano di Pietro Bellotti, che sapeva inspirare allo spettatore cara mestizia, nella seconda il pennello vivace del Palma. La chiesa di S. Chiara, similmente soppressa, andava superba d'insigni dipinti, fra i quali due del Palma. Il valoroso triestino Prem ne illustrava a guazzo la vòlta. Altre chiese pure mostravano opere, tanto di concittadini che di' forestieri, degne di essere ricordale, se i limiti d" una lettera me lo permettessero. Nel Duomo furono trasportati, dal cavaliere Angelo Calafati, i magnifici altari della chiesa de'Servi, e di quella di S. Chiara; ma che sia avvenuto dei quadri che vi erano è meglio tacerlo. In questo secolo, che tutti parlano d'incivilimento, dobbiamo con nostro sommo cordoglio compiangere la crassa ignoranza di taluno di questo basso popolo, clie per vile guadagno, spronato da scaltri speculatori, spogliò le sue abitazioni di quelle preziose pitture, che i suoi maggiori avevano in tanta venerazione, conservandone gelosamente la proprietà. Ahi! che molte di queste passarono a far mostra di sè in estranee regioni. Grandioso quadro, riconosciuto insigne da celebri artisti, fu trasportato in Trieste. Dispiacenti per tali infauste vicende, non possiamo che porgere voti al cielo pel miglioramento delle patrie cose. Ora passiamo oltre. La città di Pirano vede fornite le sue chiese di egregi dipinti, fra' quali quello di S. Pietro primeggia con opere del Ventura. Attualmente poi la chiesa di S. Giorgio si abbellì col Martirio dello stesso Santo, dipinto dall' egregio Pagliarini. Anche Isola vanta quadri insigni : qui noteremo i principali, come: nella chiesa parocchiale di S. Mauro quello del Redentore e della Vergine Madre, lavori del Palma, a non parlar di altri dello Spilimbergo, del Santacroce e del Ventura. Non solo nelle città, ma pur anco nelle chiese villereccie si ammirano classici dipinti, e fra questi non è da passare sotto silenzio la villa di S. Antonio, la di cui chiesa conserva preziosa tela del Carpaccio, rappresentante l'effigie dello stesso Santo. Eccoci alla fine della nostra breve memoria, non senza speranza di vedere dai nostri studiosi concittadini opere degne di encomio, e capaci di rimarginare le nostre ferite. — Aggradisca, ecc. ecc. Capodistria, 6 luglio 1846. Gedeone Pusterl.y. Distretto di Parenzo. Parenzo, dapprima municipio romano, e dopo la battaglia di Azio, colonia e municipio insieme, ebbe agro municipale, se non ampio, certamente propizio per configurazione, il quale abbracciava negli odierni ripartimen-ti il sotto-comune di Parenzo con Maggio e Cervaria, Villanova, Varvàri, Sbandali, Monsalice, Monghebbo, Arativo Arativo Arativo Vigne olivate Arativo vignato olivato vignato ed olivato Vigne Oliveti j Parenzo con Magg Dracevaz . lAbrega [Foscolino. © (Fratta S m gj \ Monsalice ffi IMonghebbo 0» i m I Sbandati I [Torre . Varvàri ' Villanova j Orsaria l Fontane m \ seto SS fGeroldia o Cai , 2 \S. Lorenzo . . . SS 1 © IS. Michele di Leme VMompaderno. . . 246, 310 79,1123 195, 414 104,1192 79,1512 92,1110 141, 602 566,1494 133, 935 26, 244 190, 656 265,1318 235,1248 211, 295 1076, 650 144, 207 947,1581 653,1560 176, 862 166, 873 318, 860 128, 909 333, 773 273, 784 967, 11 303, 743 102,1186 590,1069 354,1549 324, 316 219, 539 770, 347 269, 217 575, 603 155,1535 12, 46 46,1160 9,1003 25,1107 39, 443 54,1218 3,1365 38, 678 202, 305 62, 463 347, 742 41,1040 89,1186 42, 302 i 35,1541 4, 377 89, 89 46,1124 58, 52 I 2, 465 42,1529 14,1576 326, 528 41, 788 9,1184 104, 318 57,1493 4738, 491 6528, 401 692,1252 851, 401 j 326, 528 104, 318 60, 358 Fontane, Foscolino, Dracevaz; circondato da ogni parte con territori tributari. Neil' assegnazione fatta da Augusto delle limitrofe comuni ai municipi, per li carichi pubblici e pel governo, Parenzo estese la sua giurisdizione assai fra terra, e non solo giunse al gran vallone (Draga) ed al Leme ed al Quieto che sono limiti naturali dell' agro parentino, ma li sorpassò ; di che sono prova anche le giurisdizioni vescovili e capitolari conservate sino al finire del secolo passato.. Però queste aggiunte furono dell' agro giurisdizionale, non dell' agro municipale; il quale fino a' tempi moderni, fu ristretto, come abbiamo indicato, ed avea la superficie di leghe 2,0817. Orsaria fu comune tributario e soggetto, venne affrancato dal principe veneto nel 1778; fu trattato allora di unirlo a Parenzo, od a S. Lorenzo, poi si conchiuse a farlo comune libero ed ebbe podestà. S. Lorenzo, detto del Pasinatico, fu comune tributario in origine, poi alfrancato, che abbracciava S. Lorenzo e Mompaderno, ed ebbe reggimento proprio lucroso, e non degli ignobili della provincia. Ebbe di superficie 9541 iugeri austriaci. Torre era già baronia dei conti d'Istria, poi di Casa d'Austria; caduta per fatto di guerra in potere dei Veneti, fu data pel governo a Cittanova. V' erano altre baronie, con vincolo feudale, quali S. Michele, Caliseto, poi Fontane semplice bene censuario ; Cervaria soggetto al reggimento di Parenzo. Alla composizione di comuni moderne nel 1807, le baronie vennero abolite, S. Lorenzo cessò di essere comune e fu incorporato a quello di Orsaria, il quale si abbracciò i territori feudali. Torre fu amalgamata a Parenzo. Al cantone di Parenzo si diedero i nuovi comuni di Montona, di Yisinada, siccome lo erano del dipartimento austriaco di Parenzo del 1800, il quale abbracciava anche Cittanova. Nel ripartimento del 1814, come in quello del 1818, il distretto si compose di tre comuni, Parenzo, Orsaria, Cittanova. Più tardi Cittanova passò al distretto di Buie; per lo che rimasero due comuni, nei quali sono pure comprese le baronie feudali restituite; ripartiti i comuni in frazioni censuarie o sotto-comuni. La superficie odierna del distretto è di 37448 iugeri. Orti Prati Pascoli Pascoli alborati Palude Bosco alto Bosco ceduo Area d' edilizi 18,1511 59, 296 415, 274 3,1395 1, 144 64,1589 3,1425 34, 477 191,1339 5,1128 148, 82 2, 768 2, 149 228,1285 3,1230 34, 844 105, 157 4, 656 34, 54 165, 323 19,1436 18, 180 538,1586 8, 342 12,1048 . 434, 674 —,1373 --- 74, 207 14,1431 2, 155 133, 841 7,1104 20, 771 389, 167 7, 875 70, 927 176, 3 2,1214 11,1172 284, 789 25, 472 85,1448 1505, 834 6,1195 7,1157 464, 819 11, 820 3,1057 818,1044 148, 775 398, 279' 6138, 813 168, 650 257,1194 324, 616 120,1370 38,1406 1209,1404 22, 859 220, 996 1, 959 521, 413 2, 34 694, 115 4, 317 415, 598 3,1253 228, 833 4, 6 455, 609 5, 50 3157,1259 16, 647 794,1236 8, 333 72,1529 1,1031 1261, 191 10, 28 770, 428 3, 511 444, 960 1,1387 1095, 814 1,1530 1634,1015 17, 549 928,1129 5, 287 1421,1358 8,1296 750, 860 120,1370 38,1406 15327, 487 117,1477 Distretto di Rovigno. L' odierno distretto di Rovigno, il quale misura in superficie 27536 iugeri austriaci, si compone di due territori comunali dei tempi della veneta Repubblica, di Rovigno cioè e di Valle, ognuno dei quali aveva il proprio reggimento ed il proprio podestà inviato da Venezia. Rovigno da tempi assai antichi fu comune da per sè, però tributario, e se non travediamo, fu nell' antichità il più insigne dei comuni istriani non colonizzati dai romani, e sovra gli altri distinto anche nel cadere del sesto e del nono secolo; insignito di Vescovato, come se piace a Dio, saremo a comprovare. Mancano, è vero, notizie scritte di storici; mancano le leggende; e le piccole pietre scritte ed i cotti letterati non pervengono a conoscenza dei dotti, pure 1' agro rovignese è più che altro ricco di testimonianze antiche ed il terreno abbonda di antiche minutaglie, sempre preziose. L' agro di Rovigno non fu sì esteso in antico come lo è oggigiorno: estremi punti sulla costa erano il castello S. Martino in fondo al sacco di Leme, ed il promontorio che chiude a settentrione il porto di Vistro, confine il mare, ed una linea che da S. Martino correva a Vistro. La condizione sua di comune non colonizzato fu impedimento che si estendesse sopra agro maggiore siccome avvenne delle colonie e dei municipi romani che ottennero giurisdizione sopra i comuni circostanti ; la piccolezza fu però nell' antichità compensata dalla posizione marittima assai propizia. Nei tempi di mezzo ebbe alcuni aumenti di territorio nelle parli di mezzogiorno alle spiagge del mare, però non furono di grande importanza. La villa di Rovigno non fu frazione separata, piuttosto recente colonia agricola di Slavi; l'agro rovignese misurava 24954 iugeri austriaci. Valle ne misurava 14304, e fu, come sembra, baronia, affrancatasi nelle vicende politiche avvenute intorno il principio del secolo XIV. Cessata la Repubblica veneta, Valle e Rovigno conservarono la loro condizione di comune; ed anche nella •composizione di comuni moderne nel 1807, Valle conservò la qualità di comune, sebbene insieme a S. Vincenti facesse parte del cantone di Rovigno. Fu nella ripartizione francese del 1811 che Valle perdette la condizione di comune, e divenne frazione o contrada del comune di Rovigno, e questa condizione venne confermata dalle ripartizioni del 1814 e del 1818, figurando Valle fra le frazioni censuarie o sotto-comuni di Rovigno; il cui distretto egualmente come Pola di un solo comune compone un distretto, suddiviso in tre frazioni, Rovigno, Villa, Valle. Distretto di Pola. L' agro dell' antica colonia di Pola comprendeva nei tempi dell' impero romano più terreno che non abbracci 1' odierno Commissariato, dacché gli estremi punti di suo confine alla spiaggia del mare erano nel lato dell' Adriatico il promontorio che sta al nord del porto di Vestre, e nel lato del Quarnero il promontorio che sta al nord del porto di Carnizza, per modo che comprendeva fra- iione del distretto di Rovigno, e buona parte di quello di Dignano ; una linea retta dall' un porto all' altro era limite. Quest' agro fu tutto municipale, eccettuato forse il.castello di 'Momorano, che sembra essere stato tributario, poi baronale. Nei tempi di mezzo più remoti l'agro di Pola costituì contea, distinta dalla contea d'Istria, e questo titolo durò fino al cadere della Repubblica veneta, a-vendo sempre portato il rettore il titolo di Conte dì Vola, a differenza degli altri che si dissero podestà Ed a' tempi romani sembra che le autorità municipali polensi estendessero la loro giurisdizione sul comune di Barbana, or baronale. La superficie dell' agro municipale romano misurava 77,7000 iugeri austriaci, o leghe 7,77. Nel secolo XIV od in quel torno la parte dell' agro che formò poi il territorio dignanese, e parte di Valle e piccola frazione dell' attuale di Rovigno alla marina si emanciparono da Pola e costituironsi in comunità da sè. Perdette in allora Pola 28000 iugeri, e Pagro suo fu circoscritto a iugeri 49000. Durante il primo governo austriaco dal 1797 al 1805 non fu fatta innovazione; ma al comporsi dei comuni moderni nel 1807, Carròzza, Momorano, Marzana, della superficie di 11093 iugeri, furono tolte al comune di Pola e date a quello di Barbana; Pola medesima che fu sempre sede di reggimento distrettuale, venne chiamata a far parte del cantone di Dignano, provvedimenti che furono anche più tardi efficaci. La ripartizione francese del 1811 non portò alterazione; e nemmeno le austriache del 1814 e del 1818, le quali del comune di Pola composero un distretto. Il distretto di Pola ha oggigiorno la superficie di 38714 iugeri, formante un solo comune, ripartito in 14 frazioni o comuni censuarie, registrate nell' unita tabella. Geografia d'Istria. Abbiamo sott'occhio un opuscoletto del Sig. Raf-felsberger di Vienna, pubblicato in quest' anno, sull'Istria e sulle isole del Quarnero , il quale da esso viene indirizzato alle dotte società, ed ai maestri di geografia, siccome libro che discorre di un paese ignoto del tutto, pur meritevole di essere conosciuto. Ci corre debito di parlare di questo libro, e lo faremo; ma avvertiti per e-sperienza propria quanto sia difficile fare cosa che sia perfetta, ed asserendo il Raflelsberger di avere tratto le notizie, che pubblica siccome testo autorevole, da fonti autentiche e meritevoli di fede, ci è bisogno di procedere con verificazione di cose, tanto più quantochè le asserzioni sue non concordano con quanto è di nostra indubbia credenza, o quantochè asseriscono cose le quali interamente ignoriamo. Così a mo' di esempio non potremmo sì facilmente persuaderci che la lingua parlata dal popolo nelle città e nelle castella specialmente al mare, sia lingua adottata quasi in sostituzione di altra che sarebbe naturale, e che i marini parlino un gergo, un linguaggio convenzionale, quasi furbesco, non intelligibile da chi non vi è iniziato. Così a mo'd'esempio non potremmo persuaderci che abbiano rango di città, o di borgate o di ville quelle che esso indica come tali, e che si dovrebbero supporre insignite di tale rango dalle autorità com- Improduttivi rtrtOtCcoinOcoinmcoeMcOTjt nt-otoffl - tpt-cocotpcoi--t-onotoannr" T- cNinin ■—Hrt ti rt rt rt rt co" oT orT t-" cT tp" oo" co" co" co" co" oo"o"rt" oscmtpmcmcmcocmcmoin co rt Area d'edifizi COCOlOrtCOOOOint-aSTPOOCOCM I-rtCMOOOrtOCOQDOt-OsmcO OfflN COOOrtrtinrtCMTprtC: rt rt rt rt rt m" co* m" rt" cm co" tp" cf io" oT ci" co" tp" cm rt rt rt Bosco ceduo O Tp O OD in Oi io—< OSO ^ co « m to rt cm m o rt CM O ^ rt O 1 I rt CO 1 | 00 CO rt rt rt rt 1 1 rt ' 1 CM rt"Tp"Tp"oo"ccT 1 co" io" I I co cT rt CO O O CM CO 1 1 t- 1 1 Tp CO ooosortcort mi- m co rt rt CM rt Pascoli cooiOiocsioaOrtiooooOTpTp rtCOOiGO—'COOOOOTpCMOit--^ coOiOTPommmcoco m t-rt rt rt rt rt co" Tp" TP" C" t-" rt" CO~rt" Tp" OOCOtPO—icoiolort-^cs — t- rt OlCMt-GOCOGOOJTpOCOinOSCOTP rt rt CO rt rt « — Oh o TP CM t- in lO t- OO CM t- C5 CO t- . oì ci co m os co ,1-iooiotp co TprtTPcMinao t-TPTpcom r-" 1 rt"co"o"aD cm"©" 1 —"o"cMco"rt" CO in rt ^ CO co rt co rt co rt rt rt O I-05OrtC0lMG0O05inCMCMC0CM G005TPGCOt-05G0CMG0rt—, m incocooinioooococMost-rt rt rt rt aT cd" cT of tjf cm tp" t-" crf tp" tp" co" cm" rt1 rt rt 1 • Oliveti 91, 227 31,1474 13, 416 Vigne olivate ! 2,1304 196, 566 12,1426 71, 123 42, 506 5,1447 o C bD > TpCMCMQOGOincMOiCMOOOt-io oinfflrtfflcj-in^oacowts COrtTPiOCM TprtCOCMrtiO^iO rt rt rt ^rt ^ rt co" co" icT tp" co* tp" oT crT tjT co" co* rtCOCMODOOt-OlO^GO Ort CI COTprtrtCM rt CO rt rtrt Arativo vignato e olivato 16, 848 Arativo olivato 29, 212 293,1061 73,1032 19, 947 125, 144 48,1595 9,1335 2, 671 Arativo vignato 65,1544 29,1175 90, 857 Arativo 1 cococMt-aocoo>"#ao^cocot-cM oaoint-GsTPcocooìCMCMt-rtco ■^cocMincMQocMcoTposaOininTp rtrt rtrt rt" rt" cs? tjT co" t-" m" co" cm" rt",o" t-" oT tp" ©rtrtCOGOQOCOiOCMCMO CO tp CI COCOiOrtCOCOCOCOCOCOCOCMOOCM Altura. . . Cavrano . . Fasana . . Galesano . . Lavarigo . . Lesignano Medolino . . Montichio. . Peroi . . . Pola . . . Pomer. . . Promontore . Sissano . . Stignano . . petenti od in tale condizione per diritto storico, nè che le indichi tali in linguaggio architettonico ; difficile sembrandoci per mo' d'esempio di ritenere villaggio il luogo ove è la lanterna di Salvore, dove non ci sembra avere veduto più che una torre, ed un' unica casa pel custode e per l'accenditore, ambedue edifizi di ragione della Borsa mercantile di Trieste, la quale vi manda e tiene a sua disposizione le pochissime persone di servigio, che non sappiamo se sieno più di due. Le quali maniere di vedere le cose nostre ci porta a persuasione che egli a-vrebbe dichiarata città la casa isolata, già dogana di confine, or officio economico dei Marchesi Montecuccoli, che per qualahe anno fu residenza di Commissaria distrettuale. Commissaria che dicevano di Finfenberg, nome che stram-balatamente deducevano alcuni dall' esistenza di 5 monti in sito che non altro è che catena di monti, mentre ebbe nome di Vincumberg da famiglia che ne fu feudataria. Ma più che siffatte cose, spiace a noi che il Sig. Ralfelsperger dica essere questa provincia sconosciuta, e proponga il suo libercolo agli uomini di lettere ed ai maestri di geografia siccome testo unico ed autorevole. Di questa seconda parte avremo occasione di discorrere ; dell' altra potremmo accennare come dopo il risorgimento delle lettere, che a scanso di equivoci diciamo essere il secolo XV, ingegni valenti si occuparono della provincia, e le opere loro furono pubblicate ed in questo secolo di nuovo. Ma forse egli alluse a quelli che non a-vevano letto siffatte cose, che non vogliono leggerle, e che invece leggeranno l'opuscolo suo, e non altro. Il secolo presente, fertile più che altri di opuscoli e di opere, non citeremo, e sarebbe imprudente, dacché i torchi gemono in tedesco ed in inglese ed in francese ed in italiano ed in russo, e le monografie sono assai frequenti; all'invece ci appelleremo al secolo passato e registreremo un brano della geografia d'Istria pubblicata intorno il 1780 dall'abbate Toderini; un brano soltanto, perchè il pubblicarla tutta sarebbe oltre i limiti di un giornaletto. Da questo brano giudichi il lettore, se il Toderini sia stato visitatore diligente a quei tempi ove ogni autore doveva far tutto di propria attività. — Se non ci trattenesse la tema di recar noia ai nostri lettori col ripetere cose stampate e a tutti note, assumeremmo nel giornale, a riprese, le cose del Toderini; ma per gì' Istriani sarebbe inutile, ed a chi parla della provincia, diremo soltanto : vedetela, studiatela. Neil' Istria veneta si contano appena 90,000 abitanti. Un tal numero è molto scarso in confronto del tratto del paese che vi occupano. In alcune parti interne la campagna è poco coltivata, e 1' agricoltura è poco ragionevole. Si affidano a 20 braccia estensioni di terreno la cui buona coltivazione ne esigerebbe per lo meno un centinaio. L'indole di questa gente del basso contado è rozza, incolta, neghittosa; all'incontrario ella è ottima rispetto agli abitanti delle città; questi vestono all'italiana, e quelli poco meno che alla dalmatina. Questi hanno il dialetto presso che veneziano, e quelli parlano in lingua illirica e schiavona, lingua intesa dalla maggior parte dei provinciali, ed in molte chiese usata anche nella celebrazione de' divini uffici. Mancano le manifatture. Se si eccettui un filatoio, con alcuni fornelli di seta, una buona fabbrica di candele di sego, ed alcune per conciar le pelli stabilite in Capodistria, non vi è cosa che meriti qualche attenzione. Già non molto tempo era stato eretto un magnifico lanificio, ma sfortunato nell' esito, cessò appena nato. Chi investigar bramasse la cagione del poco numero degli abitanti, delle poche traccie di magnificenza, della negligenza e della infingardia nelle genti del basso contado, della irragionevole coltura dei campi, della introduzione della lingua illirica, portar dovrebbe i suoi riflessi sui secoli passati. Per lo spazio di sette e più secoli l'Istria godè uno stato felicissimo. Fino nel quarto secolo era florido il suo commercio, per coltivar il quale riuscivano gì' I-striani valenti nell' arte della marina. Era sì abbondante di ogni genere, e specialmente di olio, vino, pescagioni, biade che oltre a supplire ai propri bisogni ne somministrava fino a Bavenna ed a Pavia, sede de' Longobardi, come ne fa testimonianza Cassiodoro prefetto al pretorio del re Teodorico, che viveva nel secolo VI. AI presente poi non è così feconda nelle biade. Di queste scarseggia a segno, che annualmente sostener deve un pregiudizievole commercio passivo di questo genere. Sarà ciò derivato da una miglior coltura, e dal non essersi allora ritrovati tanti boschi come si trovano a' dì nostri, i quali ingombrano il miglior terreno. I soli boschi di Cavalier, di Montona, di S. Lorenzo che sono i principali, fioriscono su tre delle più fertili pianure, 1' area totale delle quali comprende un giro di 58 e più miglia italiane. Si saranno questi allignati ne' secoli calamitosi, quando le distruzioni delle guerre, degli incendi e delle continue invasioni impedirono il pacifico esercizio della coltura dei campi, quando dico, devastata la provincia dagli Slavi, tutti dispersi abbandonavano ogni cosa, o si fuggivano, 0 si cercavano per distruggersi scambievolmente. Allora 1 grossi alberi, le quercie, i castagni ed i cerri,' de' quali son composti i vari suoi boschi, resistenti all' ingratitudine del terreno in quelle derelitte pianure specialmente, si saranno, spontaneamente prodotti, e le foglie disseccate ed infradiciate appiè loro nell' inverno avran somministrato a questi un nuovo succo, onde germogliare e riprodurre i lor semi. Formano nulladimeno anche questi al presente un interessante oggetto, e riguardati sono con somma pubblica gelosia. — Somministrano essi tutto 1' occorrente di stortami inservienti per il pubblico arsenale di Venezia, per letti di cannoni, e per uso di pubblico fuoco ai forni di biscotto. — Ciò è tanto vero, che per la valle di Montona è stato instituito un particolar magistrato. L' olio dell' Istria fu sempre pregiato. Marziale u-guagliò 1' olio di Cordova in Spagna a quello di Venafro della campagna e dell' Istria : „ Vnc t o Corduba laetìor Venafro „ Istria nec minus absoluta testa. Anche a' tempi nostri il prodotto dell' olio è consi-deratissimo. Oltre il bisognevole per la popolazione, ne passano in Venezia annualmente circa 20000 barili. Abbonda pure l'Istria di preziose uve, tra le quali molte sono ricercate ed eccellenti, facendosi vantaggioso commercio di queste colla dominante. I vini sono generosi, delicati, e squisiti, si fanno con essi de'preziosi liquori. Capo- j distria, Buie, Parenzo e Dignano si distinguono. Isola e Muggia danno il prodotto del vino detto ribolla, che j trasportato viene fino in Alemagna. È considerabilissimo il prodotto del sale, benché di quésto genere non siano in diritto, che i soli paesi situati nella parte settentrionale amena della provincia. Pirano, Capodistria e Muggia sono quelli che lo formano ad esclusione degli altri paesi. Per altro ed Isola e Trieste, pur non ha guari, godevano di una simile derrata. Il sale dell' Istria è molto più buono di quello delle Isole del Levante. L'istriano è più mite, ed il levantino è troppo selenitico ed acido, donde avviene che è troppo attivo, capace a distrugger tutta la carnea sostanza del pesce salato, e lasciarvi le sole spine. Abbonda pure di doviziosa peschiera da Cassiodoro sopraccitato decantata. La pesca delle sardelle è copiosa in quei mari, ed interessante. Oltre altre qualità di pesce, di queste se ne salano abbondantemente, a segno che l'Istria con la città di Grado somministra 1' occorrente di salumi per lo stato. Nei mari di Pola, ne' contorni di Albona e di Trieste allignano i tonni, le prede dei quali sono spesso riflessibili : i rombi dell' Istria sono decantati nella capitale dell' Austria, dove industriosamente sino a' dì nostri sono stati trasportati. Presentemente la direzione è alquanto divertita, e vengono spediti in Venezia. Delicate sono le frutta dell'Istria. Si fa copia di vino, di mele, di seta e di orzo, di cui si commercia sino in Amburgo. — Non sorseggia di selvaggiume. Si predano lepri in copia. Ognuno poi sa, quanto siano utili le pietre d'Istria per gli edifizi, e non sarebbero meno stimati i marmi dei Brioni che vengono impiegati nella maggior parte delle più belle fabbriche di Venezia. II celebre abbate Fortis, sull' autorità di Vitaliano Donati, vuole che 1' antico marmo Traguriense fosse marmo istriano. Molte sono le cave di questa natura. Dalla Dragogna sino ai. monti della Vena e delle Alpi Giulie consistono queste in ispessissime stratificazioni di massi enormi di pietra sabbiosa arenaria nericcia, come il terreno, più consistenti e più uniti al settentrione di Capodistria, e più spezzati e men duri al mezzogiorno di essa. Quelli ammettono una notabile politura, inservendo questi invece di mattoni cotti alla costruzione delle muraglie. Dalla Dragogna al Leme, tratto di terreno, che dai nazionali chiamasi Carso, anticamente Carso Iapidio, si trovano altre cave pur numerose, risultate da una materia calcaria di varia consistenza e crassizie, sempre però lapidea e bianchissima, naturai compagna della terra rubiconda, tale resa dall' ocra marziale, che abbonda in questa parte. Tra l'alveo del Leme ed il Quarnero a levante vi sono cave di pietra partecipante delle qualità che hanno 1' una e 1' altra sorte delle già dette. Questa però riesce di miglior uso per l'arte del tagliapietra sì per la sua consistenza, che per la politura, di cui si rende suscettibile. Nei contadi di Moncalvo, di Barbana, e di Castelnuovo si estraggono alcuni massi lapidei tiranti ad un color grigio rossigno e variegati, rappresentanti una specie di duro marmo, che si potrebbe adoperare per la scoltura, e per i più belli ornamenti di fabbriche. Non è molto che fu ritrovata presso Sovignaco una miniera di allume, e presentemente si sta inalzando la fabbrica per i corrispondenti lavori. Si riceverà que- sta da una pirite vitriolico-alluminosa di color ceneri-gno sparso di macchie nere. Il buon esito, che da questa si spera, animerà gli altri a piantar nuove fabbriche, giacché a quest' ora hanno già dal governo ottenute le necessarie investiture. Inoltre nella medesima cava si trovano varie altre produzioni naturali di molta considerazione, fra le quali una perfettissima terra per la fabbrica della porcellana. I porti dell'Istria sono molti, ma i principali sono quelli di Pola e del Quieto, dove sogliono far capo le navi che partono da Venezia. Questo ultimo è il più profondo e comodo a qualunque vascello. L' ampia di lui estensione riceve larga copia d'acque marine, le quali ostando aUo scarico naturale delle acque dolci, mantengono il seno istesso bastevolmente profondo per un lungo tratto fra terra, onde si possono ancorare i grossi legni. Quattro sono i suoi fiumi, non però molto copiosi di acque: il Timavo a S. Zuanne di Duino già descritto, dove comincia l'Istria; il Formione, adesso Risano presso Capodistria, che nasce sotto la villa Lonche ; il Quieto poco discosto da Cittanova, che nasce sotto Pinguente; e l'Arsa sotto Albona che viene da Cosliaco. V' è inoltre un torrente, denominato la Dragogna, che sbocca nella valle Sicciola, territorio di Pirano, ricchissima per il sale, che colà vi si fabbrica, per le pesche abbondantissime, e per i grani e vini, che in gran copia produce. Il di lui corso è tortuoso e vario sempre fra le vallate ed i seni dei monti prossimi, bagna le sole radici alpestri degli alti gioghi, che esistono tra il marchesato di Pietra Pelosa, la contea di Momiano, e le vicinanze di Costabuona sino alla valle Sicciola, la cui fertilità si deve in gran parte desumere dallo sgorgo naturale di queste acque. Scarseggia questa provincia in alcuni luoghi di acque con danno delle campagne e dei popoli : tra il canale del Leme ed il Quieto specialmente n' è penuria. Eccettuati alcuni laghetti dispersi quà e là pel paese, inservienti piuttosto ad abbeverare gli animali, che convenienti ad altro uso, fuorché nel caso d'inevitabile necessità, non vi sono altre acque. Similmente dal Leme sino al fiume Arsa non si trovano altre acque correnti. In moltissimi luoghi però da qualche tempo si costruiscono alcune capaci cisterne, che somministrano agli abitanti un sì necessario elemento. La penuria d' acque in questa provincia deriva dalla gran copia di cave, in lingua nazionale dette foibe, scambievolmente alcune tra sè comunicantisi, dove scorrono e restano assorbite le acque piovane che scendono dai monti. Bendono queste tanto più esposta la provincia alla siccità, benché la preservino dai tremuoti e dai vulcani. Di questi ultimi un solo ve n' era nei tempi andati su di un piccolo monticello, oggi florido, ed in coltura tra Albona e Cepich. Ce 1' accenna il Varenio. Le masse vitrescenti di scoria, di cava, di mica e di basalte ci convincono della verità. Queste sole sarebbero il più innegabile vulcanico monumento. L' aria è generalmente buona, ed il signor Martiniere s'inganna supponendola generalmente cattiva. Priva di paludi, di copia di zenzale, e d' altri insetti che regnano nelle arfe nocive, vi dominano i venti boreali, che trasportando le esalazioni ed i vapori condotti dai venti del sud, che sono dell' altra qualità dei venti che vi regnano, e che d' ordinario nell' inverno sono nebbiosi e piovosi, vi producon la se- renità e la salubrità dell'aria. Per altro se l'aria manca più alte regioni dell'atmosfera, vengono portati oltre i di sua perfezione in alcuni paesi, dipende specialmente di lei confini, dove li guidano le naturali correnti d'aria, venendo dissipati e al mar respinti dal levante, che la dal poco numero degli abitanti. — Nell'estate ordinaria mente questa provincia è soggetta alla siccità. Spirano in questa stagione di giorno i venti del mare, lo scirocco, ed il maestro, i quali benché pregni di marittime esaia- sera e nella notte costantemente succede ai venti del mare. — Quindi è, che il terreno dell' Istria trovasi nel-1'estate di natura arida, e soggetto a crudeli arsure; per zioni del Quarnero e dell' Adriatico, nulladimeno non le quali dicesi esser stata ben due volte abbandonata. sono piovosi nella detta stagione. Questi effluvi rarefatti ed elettrizzati dall' attività del sole, e quindi sollevati nelle Quanto è essa d' ordinario esposta alla siccità nell' estate, tanto lo è all' umido ed alle pioggie l'inverno. Osservazioni meteorologiche fatte in Parenzo all'altezza di i5 piedi austriaci sopra il livello del mare. Illese di Luglio 1§4(>. 1 © « ® C Cfl = u co c © © Ora dell' osser- jTermo-mctro R Barometro Anemoseopio Stato del Cielo ^ o ° K s C ® 5 S; «.o Ora dell'osser- ||Termo-jinetro F Barometro Anemoseopio Stato o= g o * vazione Gra.!»': i cimi Pollici Li-nee I De- | cinti O— S 0) vazione Gra I De-( rimi l'ol lici I Li-1 nee IDe- ] cimi del Ciclo Luglio i 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 20 i 0 22 1 2 19 ! 0 l 27 27 27 li li il 3 2 0 Calma Ostro Levante Sereno Sole fos. e nuv. Nuvoloso Luglio 17 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 21 18 0 0 0 27 27 27 10 10 6 0 0 2 G. Levante P. Maestro detto Sole e Nuv. sp. detto Gran pioggia, venta 2 | 7 a. m. 1 2 p. m. 1 io „ 19 19 17 5 8 4 1 27 27 27 il il il 0 6 8 Ostro G. Levante Levante | Nuvolo .Sole e Nuv. sp. | Sereno burrascoso eoo improvvisa escrescenza di piedi 4 austr. del mare oltre all' ordii), marea 3 7 a. ni. 2 p. in. 10 „ 18 22 18 1 o o ! -r> 28 28 28 0 0 0 0 2 2 Maestro detto Levante Sereno detto detto 18 7 a. in. 2 p. m. 10 „ 16 20 17 ■ 0 0 2 27 27 27 6 8 10 1 2 ! 8 1 i Greco Maestro G. Levante Pioggia contin. Sereno detto 4 7 a. ni. 2 p. ni. 10 „ 1D 21 18 10 8 8 28 28 28 1 0 0 1 0 3 3 3 Levante Ponente Levante Sereno Nuvoloso Sereno 19 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 18 20 18 5 6 8 27 27 27 11 11 11 0 0 0 G. Levante P. Maestro Levante Sereno detto detto 5 ! 7 a. m. I 2 p. ni. 1 io „ 20 22 19 0 2 2 128 28 28 0 0 0 3 3 3 Calma Maestro Levante Sereno detto detto 20 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 21 18 2 0 8 127 27 ,27 11 11 11 2 Levante Maestro Levante Sereno detto detto C 7 a. m. I 2 p. ni. 10 „ 19 22 19 6 0 8 27 27 27 11 10 10 0 10 10 Calma Garbin L. Scirocco Sereno detto Nuvoloso 21 C-- 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 22 19 2 li 11 11 0 0 2 Calma Maestro Levante Sole e Nuvolo detto detto 7 7 a. m. 2 p. in. 10 „ 20 21 17 8 7 6 27 27 27 10 10 10 10 5 5 L. Scirocco j Scirocco j G. Levante | Sole e Nuvolo Nuvoloso Poche gocce 22 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 23 19 0 0 0 27 27 27 11 11 11 2 1 2 I 2 Calma Maestro Levante Sereno detto detto 3 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 21 19 6 8 8 27 | 11 27 | 11 27 i 11 0 0 0 Levante Maestro G. Levante Sole e Nuvolo detto Sereno 23 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 28 19 8 8 9 27 27 27 11 11 11 2 2 2 Calma Maestro Levante Sereno detto detto 9 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 21 18 2 7 8 27 27 27 11 11 11 0 0 0 Calma 0. Garbin Levante Sereno detto detto 24 7 a. m. 2 p. m. 10 » 20 23 20 0 3 5 27 27 27 11 11 11 5 5 5 Maestro detto Calma Sereno detto detto 10 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 20 22 20 2 3 0 27 27 27 11 11 11 0 0 0 Levante 0. Garbin Levante Sereno detto detto 25 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 20 23 20 0 0 5 27 27 27 11 11 11 4 2 2 Calma Maestro Levante Sereno detto detto 11 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 21 22 21 2 8 2 27 27 27 11 11 10 0 0 2 L. Scirocco Ostro P. Garbin Sereno detto Nuvoloso 26 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 20 23 21 1 4 2 27 27 27 10 10 10, 8 I 4 Calma P. Maestro Levante Sereno detto Nuv.sp. e lampi 12 7 a. m. I 2 p. m. io * 1: 17 20 17 8 2 6 27 27 27 9 11 11 6 0 0 Tramontana detto Levante Pioggia,vento e grand. Sereno detto 27 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 16 20 17 8 2 0 27 28 2S 11 0 0 6 o o 1 G. Tramont. Greco G. Levante Nuvoloso Sole e nuv. sp. Nuvoloso 13 7 a. m. ] 2 p. m. i io „ 1 17 21 18 4 2 4 27 27 27 11 11 11 5 5 G Calma Ponente Levante Sereno detto detto 28 7 a. m. 2 p. m 10 „ 16 20 16 0 8 5 28 28 27 ] 0 0 11 0 0 0 Calma P. Maestro | Calma Nuvoloso Sole e Nuvolo Nuv. sparsi li 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 1!) 21 19 8 8 3 28 28 28 0 0 0 0 0 0 Levante Maestro Levante Sereno detto detto 29 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 17 i 21 18 1 6 8 2 27 1 27 27 j 11 11 11 0 0 0 Calma Maestro Levante Sole e Nuvolo detto Nuvoloso 15 7 a. m. 2 p. in. 10 „ 20 22 19 2 5 G 27 27 27 10 10 10 0 0 0 Scirocco detto L. Scirocco Sereno detto detto 30 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 19 21 20 2 8 G 27 | 27 27 [ 10 10 10 8 8 I 8 | Levante Ostro Levante Sereno detto Nuv. sparsi 16 7 a. m. | 2 p. m. io „ I 19 20 18 2 5 2 27 27 27 10 10 10 5 5 0 Scirocco Greco G. Levante Nuvoli densi Pioggia, vento e tuoni Nuv. sparsi 7 a. m. ! 2 p. m. 10 „ I 1!) 22 20 6 0 0 27 27 27 11 11 11 0 0 0 Calma 1 Maestro Calma | Sereno Sole e Nuvolo Nuvoloso Gio. Andrea Zlliani.