II150027 {{ / XV ■ ' storia d’ltalia nella storiografia jugoslava dal 1919 al 1923. £ ben naturale cbe la storia (lei paesi ora jugoslavi, che per tanti secoli furono parte integrale dell’ Impero Romano, abbia molte attinenze colla storia di questo in generate e dell’ I- talia dei tempi ronani in particolare, nel periodo che precede 1’ immigrazione slava. La rivista jugoslava che tratta in preva- lenza la storia della penisola balcanica nei tempi romani e il pe- riodico che, pubblicato fin dal 1878 sotto il titolo di Bulletino di archeolocfia e storia dahnata, ha poi cambiato nome dal vo¬ lume XLIII in poi, intitolandosi Vjesnik za arheologiju i histo- riju dalmatinsliu — Bulletin d'archeologie et d’histoire dalmate. Ma, col nuovo titolo, questa rivista, dedicat a all’archeologia e alia storia, pubblica anche oggidi articoli in italiano accanto a quelli in serbo-croato e francese. Ne e fondatore e redattore il noto archeologo e storico monsignore Francesco Bulic. Fra gli articoli delle tre annate di questo periodico, pubbli- cate negli anni 1919-1923, e da citare in primo luogo uno stu¬ dio del Bulic stesso, intitolato « Stridon (Grahovo polje u Bo- sni) rodno mjesto svctoga Jeronvma » [Stridone (Grahovo polje in Bosnia ) luogo na f ale di S. Girolaano} nell’annata XLIII (1920, pp. 5-104), che e stato pubblicato anche in italiano nella Mi¬ scellanea Gerominiana (Roma, 1920). In questo articolo l’autore tratta nuovamenle con grande erudizione la questione della pa- 2 Rassegna bibliograjica ( 286 ) tria di S. Girolamo e dimostra che questa e l’antica Stridone, situata nel paese, ora bosniaco, nominato Grahovo polje. Nell’an- nata XLY (1922, pp. 25-27) lo slesso Bulic discute sul nome di un lllyrica de genie Petrus, che si trova in un’ iscrizione in mosaico nella basilica di Santa Sabina sul colie Aventino a Roma, eretta fra gli anni 422-435. Egli si sofferma specialmente sopra una tradizione antichissima — esistente nel villaggio dal- mato di Kuna sulla penisola di Peljesac (Sabioncello), e preci- samente nella frazione di questo villaggio Zakotorac — che viene a corroborare la notizia dell’iscrizione sulla nazional'ita illirica di questo Petrus, il quale sarebbe nato, probabilmente, nel villag¬ gio nominato. II lavoro piu notevole jugoslavo di questi ultimi anni, che ha attinenze alle scienze storiche ausiliarie, e lo studio di Viktor Novak: Scriptura Beneventana s osobitim obzirom na tip dal- matinske bcneventane, palcografijslai studija [Sorittura Beneven- tana con speciale riguardo al tipo della beneventana dalmata, studio paleografico !, Zagreb, 1920, pp. VJII-88, con 18 tavole. Dopo la monografia recent emente pubblicata, nel 1914, a Oxford da E. A. Loew (The beneventan script, a history of the south Italian minuscule) sopra la scrittura dell’Italia n eri Uonale, detta beneventana, il lavoro del Novak offre un nuovo contributo alia scienza paleografica e, sotto parecchi aspetti, ci informa pin lar- gamente di quanto non faccia il Loew neH’opera citata. In par- ticolare 1’ autore tratta della diffusione e dell’ evoluzione della scrittura beneventana in Dalmazia, dal principio del secolo X fino alia seconda meta del secolo XIII; parla delle vicende sto¬ riche della Dalmazia nell’ alto medio evo, quando essa era sotto gl’ influssi dei conventi benedettini dell’Italia meridionale, e spe- cialmente di Monte Cassino — influssi che furono favorevoli alia diffusione della scrittura beneventana nei conventi benedet¬ tini dalmati e nella Dalmazia in generate — ; e ci offre in fine un’analisi paleografica delle caratteristiche della beneventana dalmata. In parecchi punti, laddove 1’indagine 6 piii generale che particolare, l’opinione del Novak differisce da quella del Loew e degli altri paleografi che hanno sludiato la scrittura beneven- ( 287 ) Kos, La storia cl’ltalia, ecc. 3 tana: cost p. es., sopra l’origine e la denominazione del tipo di Bari. L’origine e lo svolgimento della scrittura beneventana e presentata dall’A. nel mo Jo seguente: dalla corsiva romana s’e sviluppato nei secc. VI-VIII un tipo speciale della minuscola dell’ Italia meridionale e da questa la beneventana montecassi- nese nei secc. VIII-1X. Questa prima beneventana ebbe un. tipo generale che non e stato n6 rotondo, ne angolare. Verso la fine del secolo VIII e al principio del secolo X, quando questo tipo della beneventana venne in collisione colla minuscola Carolina, nei centri scrittor! dell’ Italia meridionale nacque un cambiamen- to. In contrasto con la Carolina i centri grafici, specialmente a Monte Cassino, Benevento, La Cava, cercarono un tipo piu bello e nuovo, un tipo cailigrafico della beneventana, e abbrac- ciarono le forme piu angolari formando cosi una beneventana che era una vera antitesi alia Carolina rotonda dei secoli X-XII. II tipo rotondo della beneventana, d’altra parte, si svolse sulla base deU’archetipo nelle Puglie e nella Dalmazia, paesi che non erano tanto esposti agl’ influssi della minuscola Carolina. Questo tipo, che il Loew ed altri hanno chiamato « tipo di Bari », e il tipo della beneventana dalmata conosciuta da codici e carte del sec. X e seguenti. Con argomenti bene fondati il nostro autore respinge la denominazione « tipo di Bari » per la beneventana daljnata, che secondo lui ebbe un’evoluzione speciale con carat- teristiche regionali. E cio e dimostrato col sussidio di codici e framn enti d’origine dalmata, non noti al Loew. Cosi il Novak ha potuto, in parecchi punti, ampliare il materiale e correggere le osservazioni particolari del paleografo inglese, a proposito celle abbreviazioni, dell’ortografia, nonche della parte esteriore e della miniatura dei manoscritti, specialmente d’origine dalmata. Ai rapporti e all’ influenza che la beneventana dalmata ebbe sulla scrittura slava, detta glagolitica, il Novak dedica un ca- pitolo separate, cercando di dimostrare che l’origine della scrit¬ tura angolaie glagolitica e in relazione colla beneventana an- golare. A questo studio sono aggiunte 18 tavole con riproduzioni 4 Rassegna btbliograjica ( 288 ) fotografiche della scrittura beneventana. Le tavole si iniziano con un frammento del sec. X, esistente nelFArchivio dell’Acca- demia di Zagabria (Episfola S. Pauli ad Pliilippenses) ; se- guono 11 riproduzioni dai manoscritti 164 e 166 della Biblio- teca Metropolitana di Zagabria, una riproduzione dall’ Evange- lisbario del secolo XI (ms. R 4106 della Biblioteca dell’ Univer¬ sity di Zagabria), una riproduzione dal Codex s. Chrisogoni, del secolo XIII neH’Archivio di Stato a Zara, e quattro ripro¬ duzioni di carte dalmate del secolo XI, esistenti nelFArchivio di Stato e nell’Accademia di Zagabria. Nel complesso questo studio del Novak rappresenta un contributo prezioso sui rap- porti, specialmente intellettuali, italo-dalmati nell’alto medio- evo. Gli studi sulla storia della Dalmazia, che ebbe tante rela- zioni con 1’ Italia e specialmente con Venezia, offrono sempre qualche contributo che interessa la storia d’ Italia in generale. Sotto questo aspetto abbiamo da notare gli studi di Bozo Cvje- tkovic sopra la storia di Ragusa. Lo studio Iz diplomatslce povijesti Dubrovnika [Balia storia diplomatioa di Ragusa], pub- blicato nella rivista di Zagabria, Nastavni Vijesnik (XXX, 1921- 1922, pp. 133-137, 223-233), illustra il patto conchiuso tra Venezia e Ragusa 1’anno 1205, cioe le vicende che a tem¬ po della quarta crociata portarono il Comune di Ragusa sotto la sovranita veneziana. Qui sono ripetute molte cose gia scritte sullo stesso argomento da Modestin nel pro- gramma del ginnasio di Zagabria per F anno scolastico 1890-1891. Un secondo studio di Cvjetkovic, intitolato Du¬ brovnik i Svete Lige [Ragusa e le Sante Leghe], tratta della diplomazia ragusea nel secolo XVI e mostra come, fra le diver- genti aspirazioni della Repubblica di Venezia, dell’Impero Otto- mano, della Francia, della Spagna, di Napoli, della Santa Sede e della Germania, la Repubblica di Ragusa negli anni dal 1538 al 1571 seppe vincere nel suo giuoco diplomatico contro la Se- renissima. Quest! due studi di Cvjetkovic sono stati ristam- pati con un terzo su Ragusa e l’ Impemtore Leopoldo 1, e insie- ine riuniti in un libro intitolato: Dubrovacka diplomacija, I. dio, ( 289 ) Kos, La storia d’ltalia, ecc. 5 Dubrovnik, 1923 [La diplomazia di Ragusa, parte prirna, Ra- gusa 1923], £ anche cla segnalare il breve scritto di B. Desni- ca, Ko je Serlonaco Anticano [Chi e S. A.}, pubblicato nel Vje- snik za arheologiju i historiju dalrnatinsku , XLV, (1922, pp. 102-104), dove si dimostra che l’autore anonimo Sertonaco An¬ ticano dei Frammenti istorici della guerra in Dalmazia (Vene¬ zia, 1649) e da identificarsi nel padovano Antonio Santacroce, contro I’opinione di Jelic, il quale sostiene che autore dell’o- pera fosse invece Girolamo Michieli da Brazza. Ricordiamo inol- tre 1’ articolo di A. Slamic, Zavod sv. Hieronima v Rimu in Slur end [L’istituto di S. Girolamo a Roma e gli Sloveni] pub¬ blicato nella rivista teologica di Lubiana, Bogoslovski Vestnik (anno II, 1922, 20-35), che tratta del libero access© e degli altri diritti che gli Sloveni della Carniola, Siiria e Carinzia godevano fino al 1655 nell’ospizio e capitolo collegiate di S. Girolamo a Roma. Parecchi studi abbiamo da segnalare sopra gli artisti d’o- rigine italiana che lasciarono le loro opere nei paesi ora jugo- slavi e sopra gli artisti di origine jugoslava che lavoravano in Italia. Izidor Cankar ha scritto la prima monografia scientifiea (nella rivista di Lubiana Rom in Svet, XXXIII, 1920, pagine 77-84, 131-137, 186-192, 240-243) sopra il pittore Giulio Quaglio (nato nel 1668 a Lalno-Vall’Intelvi, morto nel 1751), trattando della vita, dello stile e dell’opera di quest© artista, i cui lavori principali, in maggior parte affreschi, si trovano a Udine, Gorizia, Lubiana ed a Graz. P. Kolendic nel suo stu¬ dio Slikar Juraj Culinovic u Sibeniku [Il pittore J. C. a Sebenico] — nel citato Vjesnik za arheologiju i historiju dalrnatinsku, XLIII, 1920, pp. 117-190 — ha tracciato la vita di Giorgio Schiavone sulla base dei documenti che si trovano negli archivi di Sebenico. Quaranta di questi erano gia stati pubblicati in regesto da V. Miagostovich neWArte (XVI, 1914, p. 474). 1 documenti pubblicati dal Kolendic illustrano la vita privata di Giorgio Schiavone, fissano fra l’altro la morte del pittore nel 6 dicembre 1504 e offrono anche qualche notizia sopra l'opera dell’artista. L’autore dimostra pure che il pittore, 6 Eassegna bibliograjica (290) prima di recarsi in Italia, studio la pittura presso Dujmo Vus- kovic, un artista di Spalato. Niko Zupanic parla nell’articolo intitolato Pellegrino di San Daniele - urnetnik nose lervi - dell’o- rigine jugoslava del noto pittore friulano (morto nel 1547). II padre di Pellegrino, chiamato Giovanni Schiavone (da Zagabria), venne dalla Croazia o dalla Dalmazia a Udine e si chiatnava in slave probabilmente Ivan Beljan. L’arti-colo e pubblicato nella rivista di Lubiana dedicata alia storia dell’arte Zbornik za umet- nostno zgodovino (a. Ill, 1923, pp. 113-123). Negli ultimi anni della grande guerra e nei priori anni dopo questa, specialmente durante le trattative di pace, ha veduto la luce, anche presso i Jugoslavi una grande quantita di studi ed articoli d’informazidne e propaganda politica. II valore scienti¬ fic© di questi lavori, che hanno spesso un tono polemico, e molto variabile e spesso mediocre. Noi c’interessiamo qui degli studi che possono offrire veramente qualche contribute d’un valore durevole per la storia delle relazioni italo-jugoslave in questi ul¬ timi anni dopo la fine della guerra. Lo storico croato F. Sisic ha punblicato nel 1920 il libro Jadransko pitanje na konfe- reneiji mira u Parizu. Zbirka akaia i dokumenata, Zagreb, 1920. [La questione adriatiea alia conferenza della pace a Pa- rigi. Una collezione di atti e documenti, Zagabria, 1920J. Que- st’opera ci da una traduzione serbocroata del cosidetto Libro bianco, che il govern© inglese verso la fine del febbraio 1920 presento al suo parlamento ( Correspondence relating to the A- driatic Question, London, 1920) e che contiene i documenti scambiati, fine alia fine del febbraio 1920, fra le grandi po- tenze intorno alia questione adriatiea. Ma la traduzione e arric- chita di quei documenti, nuovi e interessantissimi, che erano accessibili alia delegazione jugoslava alia Conferenza di Parigi, e che vanno fino all’aprile 1920. Questi documenti hanno un grande valore storico, che e acc-resciuto dalla introduzione e dalle note illustrative del testo. Fra i documenti di questa collezione e da accennare il testo del cosidetto « patto di Roma », cioe la lettera in serbocrato, che il 7 marzo 1918 Trunrbic invio al deputato italiano, A. Torre. ( 291 ) Kos La storia cVltalia, ecc. 7 Lo stesso Sisic, che fu me’nbro della delegazione jugoslava per le trattative con 1’ Italia, ha pubblicato nella rivista Ju¬ goslav enska Njiva, (IV, 1922, vol. II, pp. 97-104, 145-151, 198-208, 258-270, 289-302), un articolo informative, TJoci kon- fereneije u Opatiji [Avanti la conferenza di Abbazia ], dove offre al lettore un prezioso ragguaglio sopra la politica ita- liana, specialmente verso lo Stato jugoslavo, sulla questione a- clrialica e sui confini con la Jugoslavia dal principio della guerra mondiale fino al trattato di Rapallo (12 novembre 1920). II Sisic da particolare rilievo alia questione di Flume nel trattato di Londra (26 aprile 1915) e nella Conferenza della pace a Pa- r'i,gi e a tutte Ie altre vicenle che prepararonO la conclusione dei trattati di Rapallo e di Santa Margherita. Finalmente vogliamo citare alcuni studi, scritti in sloveno o in serbo-croato e documentati con nuovo materiale tratto dagli Archivi di Vienna, sulla storia locale dei paesi che fanno parte del Regno d’ Italia: M. Kostrencic, Statvti istarskih gradova i otoka [Gli statuti delle oittd ed isole istriane] in Savremenik [rivista di Zagabria], XIV, 1919, pp. 541-517; F. Stele, Gotske freskc v Bermu v Islriji [Gli affreschi f/otici a Yen; o nell’lstria ] in Zbornik za umetnostno zgodovino [ Lubiana], III, 1923, p. 156; F. Kos, Zgodovinske drobtine iz Goriske [Frammenti storici del Goriziano \ in Cos . [rivista di Lubiana), XIV, 1920, pp. 107-114 (contributi per la storia di Monte Santo, Merna, S. Giovanni di Duino, Bigliana e Lucinico nel melioevo); lo stesso, Iz zgodo- vine Gorice v srednjem veku [Balia storia di Gorizia nel tnedio- evo' in Glasnik Muzejskega drustva za Slovenijo [rivista di Lu¬ biana], I, 1919-1920, pp. 4-20, II-III, 1921-1923, pp. 1-15; lo stesso, Goriska Brda v srednjem veku [7? Coglio Goriziano nel medio evo] in Jadranski almanah za leto 1923 (Trieste 1922), pp. 10-50; lo stesso, .Solkan v srednjem veku [Salcano nel me- dioevo] in Jadranski almanah za leto 1924 (Trieste 1923), pp. 135-142; lo slesso, Iz zgo lovine devinskih gospodov [Balia sioria dei signori di Buino }, Razprave, vol. I, 91-134, Lubiana, 1923. Belgrado. Milko Kos.