ASSO I. jji « / Capodistria -1 Settembre 48G7. N. I . LA PROVINCIA GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED AMMINISTRATITI DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3, semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si rieevi.no presso la Redazione. IL NOSTRO PROGRAMMA. Le brevi parole, clic abbiamo fatto nel rivolgerci ai nostri comprovinciali, bastano per sicuro a porgere il concetto, che noi ci siamo formati di questo nostro periodico, il quale imprende oggi il suo cammino. Nondimeno crediamo opportuno ripetere a noi e ai cortesi nostri lettori i divisamenti nostri, e chiarirli alcun poco più diffusamente, che il proponimento del bene si fa tanto più saldo, quanto più la mente se ne sia resa ragione e più gli abbia dato così valore e coscienza di un debito generoso, co-mechè modesto. Avviene assai di frequente, che al comparire di un nuovo giornale sorgano i censori a esaminarne non tanto lo scopo, a cui esso mira, quanto la dottrina, lo stile, il grave piglio, il saper fare secondo i canoni della società fiorita. Ebbene, ci corre obbligo innanzi tutto di avvertire cotesti giudici, che non aspiriamo in alcun modo a meritare le loro sentenze. La rumorosa palestra della stampa d'alto affare non è per noi. Questo vuol essere un giornaletto domestico, senza pretese di sorta. A noi parve utile, che per le mani dei volonterosi nostri compatriotti girasse almeno una pagina, su cui ciascuno di essi potesse scrivere il suo pensiero, dal quale fosse a sperare un qualche profìtto pel nostro paese, e ciò alla buona, senza crusche o ciprie che si voglia dire. Quanti bei progetti non si fanno, quasi ogni giorno, nella breve cerchia di pochi amici! Suonano essi per alcuni istanti, e poi silenzio, perchè non v' è un pubblico che li raccolga e li ripeta e così appunto li renda possibili. Questa perpetua morte, che coglie ogni idea appena nata, se pur essa può dirsi nata in quel suo guizzo solitario, è la ragione più vera d'ogni inerzia delle menti. Anche le intelligenze, che per natura sarebbero sveglie, prendono sonno su di una scena così funerea. E succede allora quello strano fenomeno, per cui sembra folle chi vuol turbare questi riposi, e erede-si più sapiente e più pratico chi sa meglio dormire della grossa. Noi vogliamo essere i folli; vogliamo che la no- Articoli comunicati d'interesse generale si ricevono gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati; stra pazzia non dia pace ai saggi, e chi sa che alla fine non si risolvano anch' essi a fare come noi. Cominci ogni onesto a mettere innanzi su questo foglio quello eh'ei soleva chiudere in una lettera, per nessun' altra ragione che per non aver modo di esprimersi altrimenti. Le migliorie, le riforme, le erse nuove, le quali gli apparissero non affatto impossibili per noi, le dica tosto, e le dica senza sfoggio di teorie, ma col solo desiderio di ricercare i temperamenti, gli accordi, le provvidenze, con che renderle attuabili. Non lo saranno esse a fronte di ciò? Sarebbe errore e colpa scoraggiarsi per questo, e peggio tapparsi la bocca, per timore di riuscire a tale effetto. Continuo è il contrasto tra il volere e il potere, e il più delle volte, pur troppo, non è quello che vinca la prova. Ma è pur vero ancora, che da questa lotta esce più gagliardo il pensiero, che non sia gretto, e più nobile l'animo, che non sia vano. E di tal guisa, mentre il meschino non vede che sconfitte in questo succedersi di desiderii o poco o nulla adempiuti, chi ha senno migliore sa che la coltura della mente e del cuore progredisce anche su questa via di sconforti e agevola il compito a chi verrà poi e avrà mansioni più liete delle nostre. Perfino allora che il prospetto dei nostri bisogni altro non fosse che il prospetto d'insanabili dolori (il che punto non pensiamo), noi avremmo provveduto per lo meno a un po' di dignità di vita, e saremmo infelici degni di compianto, ma non di scherno, come lo sono tutti quelli, a cui la sventura trafuga la virtù. Da tutto questo si fa aperto ai nostri lettori, che noi non ci abbandoniamo ad illusioni, ma che ad un tempo non accettiamo alcun pretesto a scusare la indolenza. Nè ci dissimuliamo le difficoltà anche per chi sa e vuole fare, ma fino dalle prime sprezziamo quelle, che ci fabbrichiamo da noi, per l'ambizione di volerci presentare nelle forme più solenni e per la paura degli Aristarchi. Tra noi in famiglia, lo si ripeta facciamo quello che ci è possibile, con rettitudine, semplicità, perseveranza, nè ci dorrà, certo di non indossare, per così fratellevole convegno, la toga da cattedra o l'abito nero da visita. Al buon senso, il quale ci parli come gli detta l'animo, faremo sempre le feste più cordiali. Non ci si muova rimprovero, se abbiamo indù- giato su questo argomento. Esso si attiene al complesso dei nostri intendimenti e allo spirito, con cui ci auguriamo di vederli esposti da noi e dagli altri, che in quest' opera vorranno darci mano. In particolare poi, riguardo a questa prima parte degli adopramenti del giornale, l'assunto, che gli vorremmo proprio, si è di promuovere principalmente le misure più atte a rilevare le condizioni economiche della provincia, a diffondervi la istruzione, a incoraggiarvi la beneficenza e a darle quel logico indirizzo, pel quale abbiamo ammaestramenti ed esempì pressoché senza numero. Non può certo caderci in mente di stendere oggi il lungo catalogo delle instituzioni civili, che dovremmo avviare anche tra noi. Ma pure non sappiamo ristarci dal rammentare qui tosto le società per l'agricoltura, riguardo alle quali la vicina Trieste ci offre il destro di un'opera già fatta, a cui attaccare la nostra; le banche popolari, sull'esempio di quelle, di cui è ormai gremita la Germania, che le iniziava con tanto vantaggio delle povere classi laboriose; i sodalizii di mutuo soccorso, che anche in picciole proporzioni possono prendere vita onorata ; i magazzini cooperativi, le biblioteche o librerie circolanti, le scuole serali, le agrarie, le pubbliche letture, e simili. Nè possiamo tacere fin d'ora dell'urgente lavoro di una statistica della provincia, che sotto la direzione della camera di commercio dovrebbe farsi da commissioni di fiduciari, raccolte intorno a ciascuno dei principali municipi od uffizi comunali. Il nostro giornale sarebbe ben lieto di pubblicare mano mano anche i semplici frammenti di quest'opera di lunga le-Jia. Ogni notizia invero di tal genere, sebbene staccata e minuta, avrebbe pregio, e andrebbe accompagnata da utili commenti, applicabili a più luoghi e a più fatti. Che poi queste singole parti, aumentandosi e collegandosi per via, si presterebbero in appresso a comporre un tulio, per cui fosse tolto uno dei più notevoli difetti, onde soffrono gli studii economici della provincia, ci sembra cosa evidente I soli registri degli uffizi di porto e di sanità, che pur danno ogni più speciale ragguaglio del nostro movimento marittimo, non sarebbero forse argomento di svariate e assai proficue riflessioni ? Perchè dunque non avremmo a prenderli ad esame, e a riferirne le cifre, da cui fosse per uscire un insegnamento? Sia pertanto che si ponga avviso al fine di questo concorso di applicazioni, sia che guardisi all' immediato vantaggio di associare in ogni comune le migliori attività intorno ad oggetto di tanto interesse, i desideri nostri ci si presentano meritevoli della considerazione più attenta. La materia adunque per opportuni scritti, di che giovarci, non manca, e noi certo non l'abbiamo scorsa tutta, essendoci limitati ad accennare, senz'ordine e misura, agli oggetti che primi ci ricorrevano alla mente. Se pigliamo poi a considerare gli altri due offici, che il nostro programma assegnava al progettato giornale, il tema si moltiplica, senza perdere d'importanza. L' amministrazione della provincia e dei comuni svolge questioni moltissime, di cui sta bene mettere a parte il pubblico, perchè la pubblica relazione anima chi fa, e volge l'opera in meglio e istruisce quelli, per cui essa è fatta. Nè si creda, che il tema sia frivolo e da non curare, perchè troppo locale. I principi non mutano natura per la esiguità dell' oggetto, e quello che si dice del poco vale ancora pel molto, e addestra esso pure l'intelletto a cose maggiori. Il nostro giornale adunque vuol essere altresì il giornale dei nostri affari provinciali e comunali; e noi portiamo opinione, che appunto gli affari più concreti, gli affari che più ci stanno sotto gli occhi e meglio sono intesi da tutti, sono il tema più proprio ad essere trattato con pienezza di ragionamento e sicurezza di pratica utilità. Nessuna scuola migliore di questa del ragionare i pubblici interessi. È piegandosi alla realtà della vita che gl'ingegni serii rendono questa veramente operosa e benefica. I nostri comprovinciali non si lascino sconsigliare da esitanze, da sospetti, che delle bisogne del loro comune non abbia a farsi la debita stima. Ci dobbiamo tutti uno scambio di carità e di cortesia, chè il bene generale comincia precisamente allora che l'interesse delle singole parti trova ascolto e favore presso ciascuno. Ed è in questo modo ancora che si l'orma il patrocinio del debole nella pubblica opinione. Vengano adunque numerose da ogni parte dell' Istria le corrispondenze, le quali saranno giudicate ottime non in ragione delle brillanti eleganze o delle arguzie pungenti, ma in ragione delle utili cose, che lealmente vi saranno espresse, con quel supremo proposito del buono, il quale esclude ogni acrimonia e le zuffe volgari. Vorremmo proseguire assai di buon grado, ma confidiamo di esserci spiegati abbastanza anche per quello che ci resterebbe a dire. Aggiungeremo sì questo solo, che il vero modo di ascriversi alla causa migliore e di vincerla è rendere servigio alla civiltà, e che tanto meglio si serve ad essa quanto più si è giusti con tutti. Capodislria 2o agosto 1867. Appena si seppe quest' anno del verno. Meno brevi giorni un po' crudi e mordenti, non avemmo geli, nè neve, o così da essercene appena accorti per qualche lieve biancore sulle vette lontane, nè soffio impetuoso di bora, come certe volte che ci asciuga ed assidera per parecchie settimane. Onde la campagna avanzò, e prima del solito verzicarono i prati, e sbocciarono i fiori degli alberi. La foglia del gelso sviluppò precoce, vivida e bella. Ma le disgrazie degli anni passati svogliarono i bacai. Ci fu nullameno chi ne allevò qualche parti-cina o per abitudine o per vezzo di sperienza com seme parte nostrano, parte giapponese^ e parte incrociato. Molte stranezze si son vedute, e chi spera-\a più in una qualità accertata per sanissima, rimase deluso, mentre l'altra che pareva spregevole e malignosa fece buona prova. In generale ebbe il vanto il seme indigeno. Lo struggimento però mandò a male il più de' bachi, comecché custoditi diligentissimamente. Sul mercato della nostra piazza, che traeva ne' bei tempi un quantitativo medio di cinquantamila l'unti di bozzoli. non se ne recarono quest' anno che poc' oltre gli undicimila. Vuoisi che ce n'entrassero alla mula altrettanti, ma ciò non possiamo con fondamento affermare. Certo è che alcuni incettatori corsero il paese, e che vollero far mistero della quantità adunata, non sapremmo poi ben dire se per rivalità di mestiere o per uno sporco risparmio di qualche soldi alla pubblica pesa. Intanto chi va in traccia di dati statistici, onde mostrare la produttività del nostro suolo, e la convenienza di accarezzare la coltura del gelso, forse preferibilmente a qualche altra men facile e lucrosa, dee apparire senza colpa inesatto e scorretto. La speranza di un meglio avvenire invogliò a se-menzire con bozzoli scelti e specialmente de'nostri, e le farfalle che n'uscirono ebbero brio ed aspetto di piena sanità. Si pensa da altri a'cartoni del Giappone, ma anche in questa manifattura è entrato l'inganno. Bisogna dunque andar cauti, e far capo a semai galani tuomini. Il governo italiano incaricò i suoi consoli in Asia a improntare di un particolare suggello i cartoni che vengono di là, e converrebbe che chi ha ad aquistarne non guardasse a spesa per aver roba originale ed eletta. Farebbe un buon affare e per sè e per altri, almeno per la prima e seconda riproduzione. Il frumento nacque bene accestito con poche radure, ma sul più bello un forte tramontano venne ad abbatterlo, così chè non avendo gli umori facile ascesa, la granigione non fu copiosa, e il prodotto non quale si aspettava. Già all'aprirsi della primavera, che fu gaia e ridente, si mostrò la muffa nelle uve. A salvarle si dette mano al solfare, e il popolano stesso, a cui bisognarono quindici anni di povertà per persuadersi che non c'è altra via di mezzo, si risolse a soffiare un po'di rimedio sulle sue viti. Il comune per quanto gli permisero gli scarsi suoi mezzi, ajutò i volonterosi e i poveri con qualche provvisione di zolfo. Ma nonostante i grappoli sono in molte parti imbrattati di oidio. Ad ogni modo si spera che la vendemmia sarà abbondante, e che i vini riusciranno fumosi e prelibati, perchè la luce vivida del sole, che da noi nell'estate non manca mai, contribuisce a svolgere nell'uva i principi che danno il buon vino. Gli ulivi offersero in aprile uno stupendo spettacolo per la freschezza delle rame, il vivacissimo verde e la quantità della mignola. Allora si potè dire come in Toscana: se mignola operosità; ma garantirvelo assolutamente non lo potrei, perchè dopo le tante delusioni patite, il mio carattere si è fatto molto scettico, e non sta più però nelle mie abitudini di fare garanzia per nessuno. Accontentatevi dunque per questa volta che vi dica quel poco che so di scienza certa; il resto verrà dippoi Uno dei primi argomenti, che è forse il più spir-noso di tutti, perchè aggrava straordinariamente il fondo provinciale e le comuni, al quale mi è noto che la nostra Giunta rivolse la propria attenzione, si fu quello della rifusione delle spese ai pubblici ospitali pella cura e mantenimento degli ammalati pertinenti alla provincia, statuendo sull'argomento alcune discipline amministrative, dell'osservanza delle quali ess;t si ripromette qualche alleggerimento nell'annuale dispendio significantissimo, che per questo titolo devono sopportare l'uno e le altre, ed una più uniforme e stabile procedura della passata, in tutto ciò che appartiene a questa partita dell'azienda provinciale.-Cionondimeno intesi dire da più parti che. attesa la grande aifluenza degl'istriani specialmente a Trieste e Fiume allo scopo di procacciarsi lavoro, la medesima rimarrà sempre un'ampia voragine, nella quale annualmente andranno sepolte rilevanti somme di denaro, e che la questione dell'economia sopra proporzioni più larghe, e com'essa sarebbe desiderata dalla generalità delle comuni, è ben lontana ancora dall' essere sciolta colle suddette misure, e non è possibile di scioglierla sotto l'influenza delle presenti leggi dello stato, che regolano la materia. Anche riguardo al progettato manicomio era stata fatta domanda di delegare a Gorizia un apposito incaricato, affine di scegliere d'accordo coi rappresentanti della detta provincia e di Trieste il sito adatto, su cui erigere l'edifizio, e passare contemporaneamente all'acquisto del fondo necessario, dell'estensione di 30 jugeri, e colla spesa approssimativamente calcolata di f. 40.000. - Ma la Giunta riflettendo, e non a torto, come mi sembra, che la non sarebbe buona speculazione d'impiegare adesso infruttuosamente una somma cospicua nella compera del fondo, quando è incerto ancora il tempo del fabbricarvi sopra, ciò dipendendo essenzialmente dall'assegno delle lotterie promesse alle tre pro^incie, e dal risultato in denaro che se ne otterrà, declinò da se per ora l'invito di conipartec-pare alla commissione, suggerendo invece di dilazio- «aria sino al verificarsi di quest'ultima condizione. Ed attesocchè delle pertrattazioni sinora assunte nell'argomento, le fu dato di rilevare che, secondo i calcoli latti in via approssimativa, l'erezione di questo stabilimento costerebbe alle tre provincie riunite la baga-tella di mezzo milione di fiorini, essa consigliava in pari tempo alla Commissione incaricata della elaborazione del relativo progetto di attenersi alle più strette esigenze della necessità e della scienza, dovendosi rinunciare per parte dell'Istria alla creazione di uno stabilimento modello europeo, siccome incompatibile affatto cogli scarsi mezzi pecuniari, ond'ella può disporre, e troppo gravoso anche nelle successive spese congiunte all'ordinaria amministrazione. In fatto di strade, ritenete per certo che nella ventura sessione dietale la Giunta non mancherà di presentare un progetto di classificazione delle strade della provincia; anzi su questo proposito posso assicurarvi eh' essa è disposta ad aprire una larga discussione mediante il vostro giornale, facendovi inserire per intiero il progetto stesso. Di nuove costruzioni stradali a spese della provincia abbiamo prossima quella del ramo tutt' ora mancante da Baratto a Villanova di Parenzo, con che, riuscendo completato l'intiero stradale da Canfanaro per San Lorenzo, Mompaderno, e San Giovanni di Sterna sino al Monte lizzano, vien-si ad abbreviare di quattr'ore la distanza da Tiieste a Pola, e di tre da Trieste a Iiovigno, in confronto dell'attuale viziosa direzione della strada postale, che perciò cederà anche il posto quanto prima nel servizio delle poste, al suddetto nuovo stradale. — Fu presentata anche la istanza per la costruzione della ferrovia da Trieste a Pola; ma, sebbene si confermi la esistenza di una società avente per iscopo d'intraprenderne gli studi preparatori, tuttavia temo che tardo assai sarà quel giorno, in cui troverà compimento questo desiderio. Odo dire che in questi giorni la Giunta abbia prodotta una rimostranza al Ministero della pubblica i-struzione, il quale dimenticava affatto questa provincia, nell'organizzazione delle scuole complete di magistero pei preparandi maestri nel Litorale. Ancora una buona notizia, e poi chiudo subito, perchè continuando di questo trotto, finirei collo squac-eherarvi tutto; ciocche non voglio e non posso fare, primieramente, perchè non vado in cerca per mestiere degli affari altrui, ed in secondo luogo, perchè dicendovi poco più sopra, che delle cose della Giunta non ne so più di tanto, cadrei anche in contraddizione con me stesso, mostrando invece di esserne bene informato. Vi dirò dunque che non è guari giunse alla medesima direttamente dal Ministro di Giustizia la partecipazione, essere egli intenzionato di procedere all'organizzazione delle autorità giudiziarie distrettuali prima ancora che sia seguita la costituzionale per-trattazione delle nuove leggi basate alla pubblicità ed oralità dei giudizi, ed avere perciò dato ordine a tutte le Presidenze di Appello di comunicare alle Giunte provinciali pel loro beneviso parere, i progetti delia nuova distrettuazione, prima di avanzarli a lui. - Eccoci pertanto posta almeno in prossima aspettativa questa tanto sospirata separazione della giustizia dall'amministrativo. A rivederci forse con nuove relazioni, per la seconda quindicina del vostro periodico. PiranOj arjoslo 1867. (O.C.) Lo scrivere in argomento di scuole è oggidì un tema prediletto, e sarei quasi per affermare, che per essere trito e ritrito non si avrebbero che a ridire cose già intese e pertrattate ad esuberanza. Eppure desso deve costituire un assunto, che dagli onesti e dai buoni vuol essere tenuto ad un perenne ordine del giorno, e non sarà certamente una monotonia discara, se si vorrà impegnare qualche pagina dei giornali popolari a raccogliere consigli benevoli ed esortazioni, suggerite dai tempi per il vero metodo e per il salutare andamento delle istituzioni scolastiche. È lecito di asseverare senza peritanza, che noi contemporanei siamo senz'altro i più competenti a pronunciare sentenza in tale proposito; e se in quest'epoca di transizione, sòrti ieri da un periodo confuso, noi vediamo affacciarsi ora un orizzonte più splendido e più vasto, se i tempi novelli, nella loro forza invincibile, ci sono alfine pietosi di benedette conseguenze, potremo istituire serii confronti, e nel ribrezzo pel passato trovare con lieto presaggio le indicazioni per l'avvenire. Pirano va benemerita per gl'immensi sacrifizi sostenuti per l'educazione scolastica. Essa nella generosa aspirazione di vedere educati i propi figli, conobbe ed afferrò l'idea dell'evo moderno, e comprese che nessun capitale è meglio impiegato che quello devoluto all'istruzione scolastica della gioventù. E a tal fine sostenne dispendii sproporzionati alle sue risorse economiche, ed ottenne l'istituzione delle scuole reali inferiori, che però furono scarsamente frequentate, avvegnaché la gioventù istriana preferisca il corso ginnasiale. Perciò ultimamente si fecero pratiche a convertire la scuola reale in ginnasio reale. Ma il progetto sta lì rannicchiato agli atti, in aspettativa che dagli aulici dicastri ( che del resto non sembrano finora molto propensi a questi misti istituti ) se ne pronunci il verdetto sull'opportunità di esistenza. ISene frequentate sono le scuole elementari, denominate ir. caposcuola, ma che nell'ultima seduta municipale ottennero il novello battesimo di scuole cici-clie. spettando bene a ragione alla comune di dare un titolo più materno ad un istituto ch'essa provvede, alimenta e paga. E su di ciò mi attorniano tanti desideri, che spero non si riduranno soltanto ad essere pii. Sarà cosa ottima, che a conferma dei sostenuti sacrifizi le cure del comune per le scuole continuino a corrispondere alla santità dello scopo. Noi non vorremo certamente detrarre al rispetto dovuto ai signori maestri, che tuttavia con onestà e zelo si studiano di corrispondere al loro compito. Ma interessa pure che i medesimi rilevino gl'intendimenti del comune, ne comprendano le mire, ne valutino la volontà. L'insegnamento grammaticale della nostra lingua nazionale non sarebbe forse da affidarsi a maestri più esperimentati ed idonei, anzicchè a docenti non nostri, e possessori di una lingua acquistata soltanto a merito di sistemi mne-motecnici sovra sterili teorie linguistiche? E non intendo io già di esigere dicitura eloquente, o stillata facondia del popolo : il desiderio mio è semplice e modesto : parlare senza spropositi, senza snaturare o svisare l'idioma nei modi e nei tempi, senza inquinarlo di discordanti desinenze straniere. La lingua è il pri- ilio distintivo nazionale, c reagire a questo non possono neppure i più ricalcitranti. E l'Istria nostra deve più che mai tenere d" occhio questo faro luminoso, essa che da una sorte matrigna si era veduta in passato contesa e tenuta in abbiettezza colle sbarre dell'oscurantismo, che udì come alcuni saccenti pronunziassero sentenze altrettanto ridicole che erronee perfino sulla vera lingua del paese, e che traendo deduzioni dalla sua posizione geografica, e mettendo in non cale la considerazione sopra i vantaggi e svantaggi di tutte le provincie di confine in qualsiasi stato d'Europa, presero l'apparenza per la realtà, ed emisero aforismi, non saprei se più con pravità che con ignoranza, ed insidia della nostra storia, della nostra geografia, della nostra etnografia. Primo pertanto il mantenimento della nostra lingua, quindi quelle cognizioni che in ispecialità si addicono alle condizioni nostre. Io vedrei in Pirano assai volentieri una scuola a-graria; essa sarebbe un fomite di risorse inapprezzabili, e porterebbe la popolazione a conoscenza dei novelli perfezionamenti agronomici e delle novelle industrie, emancipandola dai vecchi usi e dai rudi pregiudizi del secolo passato non peranco sradicali, interessa che alle produzioni del suolo siano applicati i provvidi risultati dell"agronomi! migliorata; che i prodotti delle nostre vigne e de' nostri uliveti, i quali finora furono e sono scemati e guasti da rozze manipolazioni, siano confermati dall'arte perfezionata in quelle prerogative, di cui le fornì natura; iuteressa che le frutta dei nostri colli, i nostri campi, prati e boschi riconoscano i benefici dell'agricoltura redenta da profane teorie e da metodi grossolani. Che dire poi delle scuole domenicali qui esistenti? Esse sono riservate ai giovanetti che dediti nei giorni feriali ai lavori di campagna e d'industria possono dedicare qualche ora della domenica all'istruzione. Queste non presentano però che un inutile compendio degli insegnamenti attinti alle scuole elementari. Tempo poco meno che sprecato, risultato incerto o nullo, laddove quelle ore potrebbero essere spese in più preziose dottrine, ed in consigli di pratica utilità. Non sarebbe opera di civile previdenza edificare gli spiriti con esortazioni semplicemente morali, che li avviino nel comportamento sociale, li invoglino alle osservanze di una buona condotta cittadina, la quale riesce tanto apprezzabile anche sotto modeste vesti dell'agricoltore e del pescatore? Raffinate quegli intelletti coli'incentivo degli esempì, allettateli coi dettami del reciproco rispetto, attraeteli colle immagini della dignità umana, rannodateli insomma in una morale associazione, che loro insegni ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è lodevole e ciò che è sconvcnievole. Alla sbiadita materialità accademica delle scuole domenicali, sostituite un insegnamento popolare su base facile, corrispondente alla semplicità dei giovanetti della classe bassa, e così vi sarà dato, se non di eliminare, ma almeno di scemare il mal vezzo delle turpi bestemmie, la consuetudine alla crapula, le sfrenate licenze, e gli sguaiati clamori, che in tante sere delle giornate festive molestano ed assordano per le vie di questa città, ad opera di giovanotti, appartenenti, per lode del vero, ad una brava e buona popolazione, che tanto sarebbe suscettibile di migliore educazione sociale. Sono voti questi, ma di facile realizzazione, ma di preziose conseguenze. « L'incivilimento della intelligenza e del lavoro, ecco il nostro tempo. » Così si espresse anni sono un nostro contemporaneo istriano in una sua memoria improntata dei più onesti concetti. E qui io concludo ripetendo una massima assai nota, cioè che una grave responsabilità incombe alla famiglia ed alla patria. In quell'età, in cui il fanciullo sta in bilico tra i buoni e i malvagi istinti, in cui le percezioni intuitive allignano appena in embrione nel suo cuore, l'educazione è quella che deve illeggiadrire di nobili sentimenti, che deve irrorare di amorevoli influenze i germogli della società ventura. A' giovinetti dunque, che ci crescono intorno, sia dedicata con sollecitudine affettuosa 1' opera nostra e-dueatrice, onde non sia tristo sogno la speranza di un più ridente avvenire. Pisino agosto I8G7. (A. C.) Amerei che l'annunzio del Giornale « La Provincia » venisse preso da tutti in sul serio; imperocché seria è la situazione di noi istriani e seriamente ce ne dobbiamo occupare, scambiando le nostre vedute appunto a mezzo di un giornale che tratti de veri interessi di casa nostra. — Lasciamo i romanzi alle donne, qual primo grado di lettura, o qual ricreazione di famiglia, laddove per condizione peculiare soltanto l'uomo è chiamato alla direzione degli affari, e la donna non sia più d'un fusto semovente su cui possa spiccare la ricchezza e il grado sociale del capo di casa; — lasciamo gli aneddoti a coloro che godono di stabili pensioni non soggetti a influenze meteorologiche, i quali possano contarseli a reciproco trastullo; — lasciamo le sciarade, i logografi ai ragazzi, che hanno fresca la memoria di nomi mitologici, storici e geografici ; anche le poesie adattano a-gli scapoli che si pascono, e con ragione, de' pietosi sguardi e di effusione d' affetti; gli idillj sono per quelle famiglie benestanti che si portano in campagna a godere l'aura, le frutta, le ricolte, e si soffermano anco con ingenua curiosità a3 lavoro de' loro coloni, talvolta arrivando ad ammirare a vicenda per cui si viene ad ottenere la farina, ma rimanendo ben lungi dal valutare quante fatiche, privazioni e sudori di essa gente costi una trina, una piuma. — Anch' io mi stava appunto in questi giorni accudendo alla mietitura ; mi sovveniva de' bei versi : « E i membri non mai stanchi Dietro al crescente pane; E i baldanzosi fianchi De le ardite villane; E il bel volto giocondo Fra il bruno e il rubicondo » Lasciamo i fianchi e i volti, che per dircela non mi pareano troppo pari-niani, badava più al crescente pane e me ne stava tutt' altro che contento, perchè il conto delle spese e del reddito mi corrispondeva ancor meno. In Istria c'è squilibrio forte tra l'esito e l'introito; si va, chi più chi meno, ma si va grado grado al di sotto : da ciò il mal umore, il poco coraggio di combattere il male l'isolamento individuale, e il vivere alla giornata. Gli è vero che qua e la ci sono alcuni, i di cui affari prosperano per bene, ma sono casi singoli non già conseguenza di un incremuto bene avviato e bene inteso nel paese, ma di favorevoli circostanze speciali. o. per cui in un individuo si accentrò verbigrazia l'incetta dei bozzoli e la confezione delle sementi de' bachi; in altro la speculazione e granaglie, nel terzo i legnami, nel quarto i vini; ma nei nostri piccoli centri distrettuali ne basta uno per sorta, o meno ancora di cotesti fortunati; ed essi han trovato il destro di far bene, come quelle piante maggiori cito allargando le radici ed i rami, tutto il succo assorbono, ed aduggiano tutte le altre. Diranno: Il nostro tare è ovvio, imitateci, nessun ve l'impedisce. U.spondo : sta bene; la cosa sembra giusta in teoria, ma in pratica la è pur troppo un'ironia. Quanto all'agricoltura osservo ebe parecchi divenuti danarosi per altre speculazioni, e che vollero spendere in terre, possono mostrare qualche campagna che potrebbe prendersi a buon modello; ma io vorrei conoscere un complesso di terre coltivate che per se stesse mi rendano l'interesse sul loro valore e sul capitale impiegatovi nelle migliorie. È vero che in fin de'conti dalla terra si vive; se non ci desse un reddito, dovremmo perire; ma io intendo sempre di terre fatte lavorare da possidenti per mano di giornalieri. Taluni possono per illusione procurarsi un reddito dalle medesime, spendendovi il frutto di altre speculazioni, ma in questo caso egli è un miglioramento parziale, col-! impoverimento altrui; come un membro che si rinvigorisca a spese degli altri e non in armonia cogli altri, per cui il sistema venga alterato e ne patisca il corpo intero. Vi sono alcuni, che, dopo i tre lustri che perdura la crittogama, ebbero occasione di avere mezzi e di procurarsi de'novali, dove fecero piantagioni di viti,, ed ora producono più vino che i forti possidenti di terreni vecchi Ma anche qui c'è che dire. Volevasi forse che i possidenti prevedessero la durata della malattia, ed avessero il coraggio di fare esterminio delle loro piantate? Dove il danaro, le opportunità di aver novali per farvi in larga scala piantagioni? — Yi sono sempre certuni che ebbero fortuna di far bene o per un verso o per l'altro, ma se per queste ragioni si tengono migliori degli altri, davvero che si fanno belli a troppo buon mercato! Tali'ni possono cogliere nel segno ed applicare appropriatamente un industria agricola alle condizioni del luogo in cui vivono e ritrarne vantaggio propriamente dalla medesima, e costoro si faranno propugnatori del loro sistema, dicendolo, possibile e conveniente a tutti. Quanta c'è qui jattanza! si vorrebbe far credere che si ami la concorrenza non amandola guari, si vorrebbe far credere l'applicazione d'un metodo peculiare adatto dappertutto, mentre si sa che questo è il paese de' contrasti, dove ogni comune ha il suo frutto, la sua uva, il suo cereale che primeggia quasi esclusivamente, dove terreno, clima, opportunità di smercio variano con vece bizzarra. — lo vorrei saper dire, senza toccare la suscettibilità altrui, come qui tra noi sarebbe desiderabile, che coloro i quali con più facilità sanno esprimere i loro pensieri in iscritto, conoscessero più intrinsecamente le cose nostre, oppure sapessero meglio esprimersi in iscritto coloro, che le conoscono più addentro e non sanno di penna. Che a me parve di trovare il migliore criterio de' fatti nostri in quella classe di possidenti civili, la quale per dilìcili circostanze, è costretta a pensare seriamente e nella loro intimità le cose nostre, senza poter dedicarsi allo studio letterario. Vorrei, chiunque abbia un desiderio lecito, un" esperienza sicura, una proposta plausibile pel bene comune, l'esponesse nel periodico La Provincia; e se altri non F approvi in parte o in tutto, ne faccia le sue contro osservazioni; ma si scriva, si scambino le idee, e chi fosse ancor timido si rinfranchi e si avanzi pure, che si agguerrirà nella battaglia. I Nord - americani divennero prodi soldati senza previo esercizio, ma durante la guerra: da principio derisi, destarono in line 1' ammirazione di tutto il mondo, — Oltre alla coltura dei campi, alla enologia, che per l'Istria dovrebbe essere principale studio, havvi 1' istruzione, 1' amministrazione comunale, la quale olTre vasto campo di proggtti e deliberazioni, di cui molte servirebbero di beli' esempio a vicenda, se rese di pubblica ragione a mezzo della stampa. — Exempla Irahunt. Quanti anni si predicava per la diffusione del gelso; bastò un anno in che si vendettero i bozzoli a 4-5 più fiorini il funto per far propagare ogni dove bel numero di gelsi. Della conservazione e rinnovazione de'boschi si approva tutto e non si fa nulla; si legga 1' esempio della Val - Torta e della Val - di - Scalve, addotto dallo Stoppani nelle Note ad un corso di Geologia ( opera pregevolissima atta a persuadere anche quei tangheri, e ve ne sono, che credono la lettura essere compenso soltanto pegli ammalati o per chi sia colto da ozio assoluto) e si pretenderà che una legge ordini, se non altro, il taglio a scelta e non a lotti ne'boschi in pendio; per quanto il proprietario, difeso da valente avvocato, si tenga padrone della roba sua. Vidi giorni fa nel Comune di Gardosela, a cinque quarti d' ora da Pisino, una costiera di proprietà del Comune così distrutta in quest'anno. Furono tagliati 270 passi di legname da fuoco, pei quali il Comune ricavò fiorini 450, aumentando così di annui f.ni 7 in L. N. il reddito alla cassa comunale. Sarebbe desiderabile che degli studj d'economia pubblica si facesse qualche applicazione sui beni comunali per lo meno. — Si scriva, si sveli, si istruisca e non si si lasci scorare da que' pochi, i quali danno a divedere di ascoltare le parole di patria e di bene pubblico con dilezione, mentre nel cuor loro vorrebbero le mille miglia lontani da se cotesti inframettenti scribacchiatori, tollerati da Loro per necessità di conservarsi con tutti in buone relazioni. Prestiamoci, acciocché il ben essere possa attecchire dalla vera base, e come tale generalizzarsi e ricondurre il paese alla prosperità, di cui era capace ne' tempi antichi Promovendo la vera istruzione e col provocare le buone istituzioni si ridesterà la vita. — Polu 25 arjoslo 1867. (k) Appena sfuggitami dal labbro la promessa di scrivere la corrispondenza locale pel vostro giornale, me n' era già pentito così, che tanto non lo fui mai de' miei peccati. — E potrebbe darsi ne avessi di grossi; benché, seguendo il comodo costume di inoliti messeri, mi giovi non darmene per inteso. In grazia almeno di questa non so se più faceta od ingenua confessione, spero vorrete usarmii la .cortesia di credere che il pentimento non muovesse da accidia o desiderio di schivare fatica; che dia queste brutte bcstiacce prego il cielo mi tenga lontano come il diavolo dall' acqua benedetta. Altre considerazioni mi occupavano il pensiero. — Che volete ?.. In queste benedette città di provincia, e siano pure sulla via dell'ingrandimento come la nostra, a voler scrivere sinceramente delle cose locali, non è cosa facile. — Vi sono mille convenienze da rispettare, mille scogli da evitare, e petulanti da acchetare ed ombrosi da imbuonire; e beato (luci corrispondente, il quale arriva a cavarsela di buon mercato, o come si suol dire, con discreta infamia! — Se portate in chiaro i difetti di una cosa qualunque, siete un oppositore sistematico che sparla a dritto od a torto pel puro piacere di dir male; se ponete a nudo certi brutti vizii sociali, Tizio e Cajo che crederanno adombrate le loro rispettabilissime persone, con una mano di parenti, amici ed aderenti, vi grideranno addosso la croce; apprezzate una nobile azione, gli invidi, i ringhiosi, se vi risparmieran-110 per pudore il titolo di venduto, vi daranno per lo meno del credenzone imbecille; accennate a migliorìe da introdursi qua e colà nelle instituzioni, nei costumi, nelle varie pratiche della vita, vi pigleranno per un pericoloso innovatore; e dalli al falso profeta. — Tuttociò vi inceppa il pensiero, vi incatena la penna: sicché vi trovate ridotto a parlare delle cose più insulse di questo mondo, senza potervici innestare quel po' di salsa che si rende indispensabile a rendere più appetitosa lu vostra corrispondenza. — Vedete bene adunque che, accettata una volta la poco ambita carica di vostro corrispondente, vi bisogna o stancare le orecchie, e se meglio v aggrada, gli occhi dei mal capitali lettoli con inezie prive di interesse. ed aquistarvi per soprassello la rinomanza di seccatore, ovvero dare per sempre un addio alle tanto apprezzate dai Donabbondi di ogni età beatitudini del vivere pacifico, in buona con tutti, e rassegnarvi ad essere guardati in cagnesco da amici e nemici, ed a portare la vostra croce con filosofica disinvoltura. Se si potesse trovare una via di mezzo per salvare la capra e i cavoli, la sarebbe una scoperta da grande medaglia dell'esposizione universale ! .. Masi, a tempi che corrono e con questi lumi di luna, sfido bravo a trarsene d'impiccio! — Avvenga per altro quello che può, ho promesso: e non vorrei per oro al mondo mancare alla data parola. — Perciò mi vi ci proverò. — Intanto vi mando questa mia come pallone d'assaggio, direbbero gli infranciosati, così per fiutare l'aria ed appar-recchiarmivici. — Che Dio gliela mandi buona ! .. Se avessi dovuto scrivervi un pajo di settimane prima, avrei cominciato col farvi una triste descrizione delle condizioni nostre atmosferiche. Nel mentre in quasi tutti gli altri distretti dell'Istria, della pioggia se n'ebbe quest'anno d'avanzo, qui un cielo di bronzo ci negava ostinatamente per tre lunghi mesi il benefizio di poche goccie di aqua. — Ai venti umidi sciroccali si alternavano i venti asciutti del settentrione, ai sollioni del luglio i densi nuvoloni dell'autunno, e quando sembravano aprirsi le cateratte del cielo por innondarci di pioggia, eccoti lì pronto quel ma- ledettissimo vento del nord, e portarsi seco in un colle nubi le mal concepite nostre speranze. — Manco male che non fummo costretti, come per lo passato, ad ingojare il diluvio di polvere, che il continuo andirivieni di carri e cavalli sprigionava dalle strade; dappoiché il carro percorrente le vie, colle botti ripiene d'aqua, munito da apposito ordigno per inaffiarle, ci ha in ciò segnalato un vero ed utilissimo progresso. — Peccato, che da cui spelta non siasi creduto opportuno concedere al Municipio il chiesto favore di far riempire le botti alla colonna d' aqua che sgorga dal braccio dì ferro, innalzato pel servizio dei carri erariali sulla riva, a poca distanza dal Caffè Pavanel-lo; che il tempo necessario per riempire le botti al lontano bacino della Fontana, sarebbe stato più utilmente impiegato nel girare e bagnare una volta di più le vie della città. Tutto è arso ed isterilito; di raccolti non è a farsene parola; ed anco le viti, che all'aprirsi della stagione facevano di se bella mostra, si vedono ora intristite, colte dalla schifosa malattia e quasi secche; tantoché può dirsi della pioggia come di tante altre belle cose, che sia venuta per noi troppo tardi. — Dacché questo orribile flagello della siccità si rinnova ogni anno nella nostra povera Istria, non vi parrebbe giunto il tempo di propugnare una associazione de'nostri eletti ingegni per istudiarne le cause e rintracciarne i possibili rimedii? Quasi a giusto compenso dei favori che ci negavano il cielo e la terra, l'attività degli uomini ha preso quest' anno proporzioni straordinarie. — Oltre ai continui lavori erariali di grande levatura, vedete qui un rigoglio, una furia di altri lavori privati, che desta veramente meraviglia. Più di cento case nuove furono quest' anno edificate o si stanno tuttora costruendo, senza contar i ristauri, gli abbellimenti od ampliamenti delle vecchie. — Non v' è contrada, non vicolo in città, non via suburbana, ove l'occhio non riposi con compiacenza sopra edifizii nuovi o restaurati di fresco. — Contrade intiere sorgono come per incanto ove fino a jeri verdeggiavano gli orti e le vigne. — Dovunque volgiate il passo, i colpi di pesanti martelli che calano con misurata cadenza sul ferro incadescente, lo stridere delle lime e delle seghe o lo sfregar delle pialle vi arrestano dinanzi a