o ^QGRA^ EIMSIO MIME SÖPEBIOBE T#- DI TRIESTE PUBBLICATO ALL A FINE DELL’ ANNO SCOLASTICO X JI f\ An 1892-93. A N NO TBENTESIM (Fr llCAPo*sm v: * -v Seansi: ' " TRIESTE Stabilimento Artistko Tipografiao G. Caprin. * Per pal yalico alio sra Aiilala in llalia? STUDIO GEOGRAFICO II passaggio di Annibale oltre le Alpi non e soltanto una delle maggiori glorie deli’ ero o cartagino.se, non soltanto un importante avvenimento storico, dal quäle Roma fu minacciata d’ estrema rovina, ma anche la piü ammirabile irapresa deli’antica arte 'militare, la piii bella vittoria clie mai il genio d’ 1111 condottiero abbia riportato sulla forza degli uomini o degli elementi collegati in sno danno. Non k quindi da stupire, se i contemporanei ed i posteri la levarono a cielo,1) se fu attribuito ad un intervento divino3) quello ehe pareva avanzare la virtii deli’ uoino, se gia da secoli si tenta di ricostruiro la meravigliosa spedizione in tutti i piü. minuti parti-colari, di raccogliere dalla tradizione malsicura e confusa, dallo studio osatto del terreno, quäle sia stata la via seguita da Annibale, per qual varco alpino sia giunto nella Gallia transpadana a cimentarsi con gli eserciti romani. L’ audace intrapresa venno variamente riferita, intessuta forso anche di favole; le notizie eontradditorie degli scrittori antichi, le varie congetture dei nuovi rendono assai spinosa ed ardua la que-stione. Sebbene riputati filologi abbiano omendato ed illustrato con acmne e dottrina il testo di Polibio e di Livio (le duo fonti princi-pali), sebbene uomini 'esperti nelle arini, e quindi piü atti a giudicare, ‘) Plinio, XXXVI, 2: >11 portento propes maiores habuere Alpes ab llun n ibitle ejcsupeiuitas. s) Polibio, III, 47, 20. abbiano percorsi i luoghi con questi autori nlla mano o molti, anzl moltissimi valentuomi'ni si siano affat.icati in questa ricerca, dobbiamo rioonoscere che ai dl nostri c’ b la medesima incertezza che ai tempi di Livio ') e di Seneca.5*) Nu mancanza di cognizioni, nö giudizi preconcetti o raziocinio poco esereitato hanno dato origin o a tanta varietä di pareri; bi-sogna piuttosto rioonoscere che le narrazioni dogli anticlii sono imper-fette e lasciano troppo adito alle ipotesi. E quasi hnpossibile qnindi navigare nel mare magnuni di opere, opuscoli, dissertazioni che s’aggirano sull’argomento. Quando *lo Zander nol 1823 publicö la sua dissertazione,8) ve n’ erano giä quarantadne; 1’ Ukert nell’ Appendice alla sua opera sulla geograrta antica, pnblicata nol 1832, ne novera circa settantä;4) finalmente l’Hennebert ne ennmera non meno di cencinquanta.6) La sua rassegna non ö pero ancora eoinpleta e nell’ nltiino deceunio sono venute in luce altre opere, le piu iinportanti dclle qnali cito-remo nel corso di questo lavoro. La cosa sembrö cosi degna di studio al Ministero della pubblica istruzione in Francia, che venne dato 1’ incarico al sig.v Chappuis di tentare, con im accurato esame dei luoghi, di risolvere la questione tanto dibattuta.11) II passaggio delle Alpi 6 strettameiite congiunto con la dire- . zione del cammino di Annibale dal Rodano fino alla catena dei monti, ed e legato in tal guisa alle coiulizioni del terreno in questa regione, che si possono distinguere e rioonoscere, come fa l’Hennebert, parecchi sistemi: lu del S. Gottardo, 2° del Sempionr, 3° del Gran S. Bernardo, 4° del piccolo Si Bornardo, 5° del Moncenisio, ‘) Livio, XXI, 88, 6. J) Seneca: Quaest. nat. III, praef. Cfr. Desjardins: Geographie histo-rique et administrative de la Gaule romaine, Paris, 187G, Tome premier, pag. 8(>. ’) Der Heerzug Hannibals, 1823. *) Hannibals Zug über die Alpen. — Zugabe zur Geographie der Griechen Tl. Römer, Vol. IT, pag. 501—G0(>. 6) M. E. Hennebert, capitaine du Genie: Histoire d’Annibal (Paris, Imprimerie imperiale). Notice bibliograpliique (Appendice A.), Vol. II, pag. 556—575. Cfr. Chapitre II, pag. 44. En abordant. cette question ardue, l’homme de bonne f’oi ne peut s’empöcher de freinir en face de la multitude de solutions, qu’elle a dojiY fait ^clore depuis l’antiquite jusqu’ k nos jours. ®) Chappuis Charles: Rapport au ministre de l’in'struction publique Sur le pasyage d’Annibal dans los Alpes, Paris, 18C0. G? dol Mont-Genevro, 7° dol Monte Viso. I tre primi ed il settimb non mette il conto di esaminarli: pili importante o degna d’ essere discussa e la congettura del Freshfield1), che Annibale sia disceso nella Cisalpina per il colle d’Argentera (Argentiöre).2) II metodo piti elementare obliga clii vuol trattare tale argomento a classificare per ordine di tempo e di importanza lo fonti: Polibio, Varrone, Tito Livio, Plinio, Appiano, senza tener conto delle tradi-zioni locali, die non possono avero per lo storico aloun peso, percho non c’ e passo nella catena occidentale delle Alpi, nt> roccia ehe non sia stata dichiarata quolla di Annibale; come nella Provenza apparisce dappertutto in torno ad Aix il nomo e la leggenda di Mario.3) Pili di ogni altro devono essere studiati Polibio e Livio, nei quali abbiamo la deperizione minuta della via segnlta dal Car-taginese. Quantunquo si debba aspottare una giusta soluzione del problema principalmente da un attonto studio del terreno, quantunquo, come vedremo, i due serittori siano ravviluppati ed inesatti nella loro relazione, pure e certo ch’ essi soli ci possono guidare nelle nostre ricerche : mettondo a confronto 1’ uno con 1’ altro, saremo in grado di emendarne gli errori ed avvicinarci cosi alla verita. Molti credono chc Polibio sia da valutaro piü di Livio, non soltanto perelie piti antico, ma perche Polibio serive d’ aver percorso lo le Alpi, per istudiarvi il passaggio d’ Annibale. Questa circostanza sa-rebbe infatti di gran momento, sp le parole stesse di Polibio non ne diminuissero il valoro; ogli cioe, mentre consura quelli che hanno esagorato i pericoli della traversata, ricorda 1’ esj>erienza ehe ne aveva fatta per i suoi viaggi nelle Alpi; non dice pero d’ aver seguito lo stesso cammino d’Annibale. 4) 01ti‘eci6 la fede, che' abbiamo in lui per 1’ amor suo alla veriti, resta alquanto indobolita e scosaa, quando scorgiamo che prende dei grossi abbagli e non sa raccapezzarsi nei paesi che percorro : p. o. secondo lui, il Rodano nasce al nord della parte piü interna del maro Adriatico, scorre poi sempre verso ') Douglas W. Freshfield: The pass of Hannibal (Alpino Journal, Vol. XI, N. HI). *) tl sig A. Bouehi'i-Leclercq in un ottimo articolo (llevue critique dol 19 Šettembre 1871) sull’ opera del Maissiat „Annibal on Gaule“ lia rammontato quoste divei'se opinioni. 8) Desjardins, op. cit., Tomo premier, Ch. I, pag. 88; Hennebert, op. cit., T. II, p. 59. *) Polibio, III, 48; Clr. Neumann Dr. Carl: das Zeitalter dos puni-schen Krieges, Breslau, 1883, pag. 282—283. eccidente e sempre ltingo il versante aettentrionale delle Alpi, findig si versa nel mar Sardo.1) Cii’ egli abbia questa erronea opinione anclie per il corso inferiore del fiume, si raccoglio dal passo dove narra che Annibale, dopo avor tragittato il-Rodano, si diresse, risa-londo il fiume, verso est. II tentativo di rintraceiare la via di Annibale per le Alpi con la scorta del solo Polibio poggia anche sulle indicazioni ehe ci dii 10 serittore rispetto la lunghezza dol cammino; queste per altro sono insufficienti a risolvere la questione. Gia 1’Ukert lo aveva dimostrato; la cosa venne poi ehiarita con maggior evidenca dal Linke,2) il qnalo prova che non possono essere di Polibio le distanze del cammino da Nuova Cai-tagine (Carthago nova) fino al Ilodano, che sono rettificazioni dei nuineri scritti-originariainente nel testo; quindi anche i ragguagli snlla lunghezza della via dal Podano alle Alpi devono essere accettati con oerta riserva. E infatti poco probabile ehe derivino da calcoli esatti, giaccho erano cosl malsicuri i mezzi, ehe allora si avevano, a misurare, specie sui monti, le distanze.3) Non ostante quoste inesattezze, molti dotti, inglesi o tedesebi, nel ricostruire la marcia di Annibale, prendono ad unica guida Polibio, transandando del tutto Livio, al quäle rinfacciano errori grossolani, . >) Polibio III, 47; Cfr. Neumann, op. cit., pag. ‘283; O. Linke: die Controverse Uber Hannibals Alpenübergang, Breslau, 1873, pag. 7 e seguenti. E strano che il Maissiat nolla sua pregiata opera.: „Annibal en Gaule, 1871,, dica, a proposito di questa descrizione geografica, a pag. 130: 11 n’y a rien a ajouter, ni a retrancher. Peut-on, en eff'et, voir quelquo chose de plus clair, de plus precis et de plus complet en wi peu de lhots, concernant les rapports göographiques du Rhone et des Alpes avee les plaines des rives du PC;1 *) Op. cit., pag. 25; Maissiat, op. eit., pag. 103-110. u) Cf. Berger: Ueber die Heerstrassen des römischen Reiches, Berlin, 1882, pag. 21. Wirft man nun aber einen Blick in eine selbst unter diesem Gesichtpunkte angestellte Erklärung der alten Routen z. B. in den Desjardin’schen Commentar zur Tabula Peutingeriana oder selbst in die mit schärferer Kritik ausgeführten Commontaro Mommsens zu den alten Strassen im Corpus inscriptionum latinarum, so wird man staunen über die Unsicherheit der Lokalisierung der alten Ortschaften, dem-gemftss anc.h Unsicherheit in der Fixierung des alten Strassenzuges, geschweige denn in der Nachweisung der ganzen Trace. Auch die angegebenen Ma-se führen zu keinem sichern Resultat wegen ihrer Ungenauigkeit, Unsicherheit und Unrichtigkeit. ScarSa conosccnza dei liioghi, trascuratezza nel servirsi de Ile fonti. Senza citaro qui i nomi dei singoli, basti dire die tutti quelli i quali ammettono clio Annibale sia passato per il Piccolo S. Bernardo, ') seguono soltanto Polibio. II sig. Meyer von Ivnonau in una confe-renza a Zurigo ha recentemente sostenuto che questo solo scrittore puö condurci alla veritči.2) In opposizione a questi, una schiera di eruditi, particolannonto francesi e italiani, celebrando la precisione e la chiarezza della relazione liviana, non tien conto che di questo e pro-pone, come valico di Annibale, il Mont-Genevre. Ma bisogna pure confessare che costa molta fatica mettere daccordo. con la verisi-miglianza e con le condizioni dei terreno certi passi di Livio, che alcnne contraddizioni non possono esser tolte, come fu tentato, per via di sagaei congetture. Sebbene 1’ Honnobert nolla pregevolissima opera gia citata dia, attenendosi rigorosamonte a Livio, una lunga e precisa descrizione della maroia da Grenoble al Mont-Genevre, non crediamo che si debba seguire esclusivamente lo storico padovano, come c’ingegneremo di mostrare nel corso di questo lavoro.3) Ci sia ancora concesso di raminentare che il Rauchenstein,4) il Linke, il Neumann, risollovando 1’opiniono doll’ Ukort, crodono sia possibile cOntaminare (per cosi dire) la relazione dei due storici: essi *) Per riferire soltanto i piü noti nominereino: Zander; der Heerzug Hannibals, 1828; De Luc: Histoire du passage des Alpes par Hannibal — d’apres la narration de Polybe, comparee aux recherohes faites sur les licux, Geneve, *1825; Niebliur: Vorlesungen über Röm. Geschichte 1. pag. 221 segg.; Wiokham and Cramen A disseftation on tlie passage of Hannibal over tlio Alps, od. II, London, 1828; Th. Mommseri: Römische Geschichte, I, pag. 57!) e segg., 5 Auflage. Recentemente ha sostenuto le ragioni dei Piccolo S. Bernardo molto diflusamente Law: The ,Alps of lianuibal, 2 vol., London 18GG. ■) Jahrbuch des Schweizer Alpenclub, XXIV Jahrgang, 1888-89. Ihne: Römische Geschichte, II vol., pag. 147—164. 3) Cfr. Maissiat, op. cit. (Appendice): Critique du recit de Tite Live concernant 1’ expedition d’ Annibal, pag. ‘507—1385). 4) Rauchenstein: Nochmals Hannibals Alpenübergang, Aarau 1864, pag 1: Ich muss daher nochmals ‘als unumstösslich den Satz voranstellen, das Folgbius und Livius im Anfangs- n. Endpunkte des Alpcn-ilbergangs mit einander ilbereinstiinmen, die verbindende Linie aber mir vom letzteren durch bestimmte Namen von Völkerschaften und Flüssen scharf und kenntlich gezeichnet worden sei, und dass somit nicht Livius nach Polybius, sondern dieser nach jenem, zu berichtigen und zu er-giluzen sei, woraus dann in zweiter Linie als sicheres Resultat für die Bestimmung des Weges der Mont (lenecre als der von Hannibal überschrittene Fass sich ergeben muss. dicono che le contraddizioni sono apparenti, clio ci danno tutti e due il medesimo itinerario, ma che, essendo Livio piü esatto, perche cita nomi di popoli o fiumi, che non troviamo in Polibio, si dove correggere questo con 1’ aiuto del prirao, non viceversa. Partendo da questa opinione i sannominati, com’ e naturale, propongono il Mont-Genevre. Determinaro a priori quäle dei due scrittori meriti la prefe-renza, non e ne utile, ne necessario : potromo farcene un criterio, soltanto quando avremo riscontrato sulla carta i loro ragguagli. Molti sono andati, a parer nostro, lungi dal vero, perche Hono partiti, nel giudicare, da una preconcetta opinione o non hanno Considerato abbastanza la natura dei luoglii, per i quali dovette passare il Car-taginese nella sua mirabile spedizione. Prima di venire alla narrazione particolareggiata della marcia d’ Annibale, importa ancora toccaro brevcmonte la questione, iino a ([ual segno Livio si sia giovato di Polibio nell’ esposizione di qnesti fatti e quali altre fonti lo storico latino abbia avuto sott’occhio.1) Se poniamo a confronto le due relazioni, risulta evidente che concordano non soltanto nollo cose principali, ma, rispetto al passaggio d’Annibale oltre le Alpi, anche nei particolari: talvolta le parolo di Livio corrispondono appuntino a quelle di Polibio.2) Tnttavia non si deve concludere che Livio non faccia che trascrivere alla lettera 1’ autore greco: si scorge agevolmento che cio 11011 puö essere, giacche .troviamo in Livio maggior copia di notizio, segnatamente nomi che mancano a Polibio, non perche quest’ ultimo li ignorasse, / ma percho egli stesso riprende 1’ uso di c.itare, parlando di paesi stranieri e poco conosciuti, nomi geögrafici, dei quali il lettore 11011 sa che farsene.3) Egli rimane fedele a questa massima, cd infatti (almeno in questa parte della sua storia) 11011 fit che noveraro operazioni militari, gole, forre, monti nevosi o strade diroccate, e ci6 in termini cosl generali, che si puö applicare la sua relaziono a piü d’ 11110 dei passi ') Tale argomento 6 stato tvattato in una serie di articoli o dis-sertazioni, 0 11011 6 nostro compito di addentrarvici. Utr. per6 Neumann, op. eit.., pag. 285, nota, e Bötticher C.: Kritische Untersuchungen über die Quellen des Livius in XXI und XXII Buche, 5. Supplementband der Jahrbücher für classische Philologie, Leipzig, 18(59. '•'J La cosa diventa evidonto a chi inetto a confronto i singoli passi dei duö scrittori, conie fece il Linke, op. c,it., pag. Ll-^-lG. “) IH, 3G; Cfr., Strabone, III, 155, XVf, 777. — li — delle Alpi occidentali. E quin d i da riteiiere clie, Polibio e Livio abbiano attinto, nolla narrazione del celebre passaggio, ad una medesima fonte; ma raentre il primo tralasciö, per conformarsi al suo principio, alcuni dei nomi clie vi si trovavano, e corresse, per la conoscenza clie aveva del terreno, qualche erronea affermazione, Livio inveče ripete pili fedelmente quanto c’era in quella fonte comune, accogliendono anclie gli errori. ■ Lo scrittore dal quäle trassero le notizie 6 probabilmente Sileno 0 Cincio Alimento.1) Alcuni credono clio Livio si sia inoltre giovato di Celio Antipatro, e ravvisano la maniera e lo stile di questo scrittore anipolloso in quei passi di Livio clie hanno un’ impronta ret-toi'ica, in cui sono esagerato e colorito le difficoltk, p. o. dove pari a delle rupi fatte scoppiare con l’aceto. II Diibi anzi stima clie i nomi Vocoutii, Tricastini, Tricorii, Druentia, clie appariscono in Livio soltanto e non in Polibio, derivino da Celio.2) Ma di ci6 dubiterei: se anclie non troviamo nello storico greco questi nomi, possono es-servi stati nell’ opera della quäle si scrvl ed egli averli deliberata-mente taciuti, com’o suo costume. Conviene quindi tener • per fermo clie hanno pressocliü uguale diritto ad un’attenta disamina 1 due solenni autori, e la nostra introduzioue lia soltanto lo scopo di mostrare qual metodo intendiamo seguire : sonza aderire ne ali’ lino, ne. ali’ alt.ro scrittore, vogliamo porli ji confronto tutti e due, ser-virci con cautela dei loro ragguagli e raddrizando con 1’ aiuto della carta gli errori, riempiendo le lacune dei due storici, tentare di giungore sulla traccia di quella veri ti,' clie pu-6 venir scoperta, meglio clie altrimenti, dalla considerazione attenta o spassionata dei 4uojghii*5 * * .-H II numero dei passi alpini pratičati e rosi praticabili dai Romani a stento pai> essere accertato, parte perclio le testimoiiianze scritte sono troppo indeterminate, parte porche lo indagini archeo-logiclie non jiossono darci con siciirezza 1’ eti\ di una strada. Nei ') Neumann, op. cit., pag. 285, nota; Nissen: Italische Landeskunde, Berlin, 1883. Vol. I, png. 155, nota (i. J) Diibi: Die Römerstrassen ln den Alpen. Jahrbuch des Schweizer Alpenclub, XIX, Jahrgang 188ß—84, pag. !S81—41G. “) Gli altri sorittori classici .da noi menzionati non ci servono di guida che per certe loro speciali indicazioni, di cui esamineremo jl valore a luogo opportuno. — 1‘2 - tempi della republica 1’ attenziono dei Romani era principalmenta rivolta alle comunicazioni con la Grallia ulteriore e la Spagna; epper6 abbiamo meno scarsa notizia dei valiolii delle Alpi occidentali ehe di quelli delle altre rogioni alpine. Secondo la testimoniauza di StrabonePolibio conosceva quattro passi praticabili: 1° per le Alpi marittime, 2° per il paese dei Taurini (Moncenisio o Monginevro), 3° per il paeso dei Salassi (Piccolo S. Bernardo), per la Rezia (Brennero ?). Varrone aggiunge a questi altri due o 110 cita solo per le Alpi occidentali cinque.2) II Diibi enumorando tat ti i passi che per eerti indizi o pro-babile oongettura sono stati usati dai Romani nello Alpi occidentali distingue: 1° II passo litoralo per le Alpi marittime, una contiiiua-zione della via Anrelia, ‘2° il colle deli’Argentera, 3° il col do Gcnevre (Al/lis Cottia) con le sne prolungazioni, il col do Lautaret e il col de Cabre, 4U il Moncenisio, 5° il piecolo S. Bernardo (Alpis Graia), G° dubbi sono il colle deli’Altareto e d’Arnas (via DomitiaT), i colli de la Seigne e du Bonhomme (imjim Cremonisi). II sig.r Luigi Vaccarone iu un diligentissimo lavoro3) ha raccolto tutte le piü importanti notizie ehe abbiamo su queste vio, della cui natura e direzione vogliamo far breve cenno, prima di addentrarci nella questiono.4) ■) IV, G, 12, pag. 20!). ■) Presso Servio V, Eneide X, 13: Sane n m» es alti tud inen montium, licet a Gallis Alpes vocentur, proprie turne)! montium Gallicorurn sinit, quas quinqite vi is Varro dicit trausiri posse: min, quae est ituet a tnare per Ijiyures; altera, qua Hannibal transi it; tertia, qua Pnmpeius ad Hispa-niense bellum profectus est, quarta, qua Husdrubal de Gallia in Italiam venit; quiiita, quae quondain a Graeciš posxessa ent, quae exinde Alpes Graeeae appellantur. Cfr. Dttbi, op. cit., pag. 403, e la sua critica del-1’ opinione dei Freshfield, , ") Le vio dello Alpi occidentali nogli antichi tempi, Torino, 1884. 4) Trascrivo talvolta letteralmonte alcuni brani di quest’ opera, senza aggiungervi imlicazione pavticolare; completo poi le notizie dei Vaccarone con quelle dei Dübi, op. cit.; Nissen, op. cit,, pag. 157—15!); Desjardins, op. cit., T. I, Chapitre I, passim; Martelli e Vaccarone: Guida delle Alpi occidentali, Vol. I, (Marittime e Cozie), Vol. II, P. I (Graie e Pennine), Torino, 1889; Umlauft Fr.: Die Alpon (Handbuch der gesaminten Alpenkunde), Wien, 1887, Sechstes Capitol: Die Westalpen, pag. 1ag. 497—499: die 1.° Per Alpes maritimas e la via piü spedita, perche tra Nizza e Mentone ha da superare un’ altezza di soli 600 in. circa. Essa va lungo la costa da Genova por Savo o Vada Sabatia Savona, Albingam um Albenga, Albintimilium Ventimiglia, fino a Ceme-neluiu, Cimella o Cimioz, e Nicaea Nizza, per continuare poi nella Gallia. Questa e 1’ antica strada nota ai Greci, chiamata d’ Ercole, il c«i nome perdura in porltis Herculis Monoeci Monaco: la piü antica strada alpina che giungesse a notizia dei popoli deli’ antichitii classica. Per ottant’ anni i Romani coinbatterono coi Liguri per as-sieurai'si questo passo; ina appena nell’ anno 13 a. Cr. fu aperta una via, la qitalo ebbe il nome di via Julia Augusta. La distanza da Savona al Varo vien calcolata a 93 miglia. Sulla cima del passo {Alpe summa) s’ clevava un monumento dodicato all’imperatore o chiamato Tropaea Augusli, di cui restano alcune reliquie ed il nome ftlterato in queljo odierno di Turbia. 2.° Dalla valle della Stura un passo, che da Maggio fino ad Ottobro o senza neve, condueo oltre al eolle della Maddalena o dell’Argentera (19‘JGm ) nolla valle dell’ Ubayc. Nella Tabula Peutimje-riana, e nell’ Itinerarinm Anionini non ö segnata questa via, la cui esistenza perö sembra accertata dai vostigi lasciati e dalle iscrizioni rinvenute.Per questo passo il Preshfield suppone sia passato Annibale. 3.° Un’impoitantc strada passa per Alpes Cottias oltre il Mont Genevre (Monginevro.) L’altoz/.a dol valico o di 18G0 metri2) ed e sgombro di neve da Maggio fino a Settembre. A questo vantaggio cho nasce dall’ essere la sella piü bassa che nella maggior jiarto dogli altri passi s’ aggiunge anche la posiziono favorevole, perche Alpenpftsse). Non ostante le mie ripotute ricerche 11011 mi fu possibile procurarmi la pregevplissima opera, publicata per cura dello Stato mag-giore piemontese, di Annibale di Saluzzo: Le Alpi che cingono l’Italia cousiderate militarmente, Vol. I, Torino, 1815, o ne|)pür quella dol Val-lentin: Les Alpes Cottiennes et Graies, Paris, 1881. Mi «ono servito per (|uesti brevi cenni ancora della „Heisekarte von Ober-Italien“ del Leu-zinger, Zürich, 1890 (Maasstab 1:JKX),000), della Generalkarte von Central-Europa u. Griechenland herailsgegeben vom k. k. milit, geogr. Institut in Wien, 1881 (Nachträge 1887), 1). ‘J, Turin (1:300,000); della Oarta generale dell’Italia, publicata per cura dello Stato inaggiore italiauo (1:25.000). ') Durandi: Dolle antiche cittA di Pedona, Cabiu'ro, Germanicia e dell’Augusta dei Vagienni, Torino, 1879. •’) Per i dati ipsometrici seguo la Guida Martelli e Vaccarono e le indicazioni dello Stato maggiore italiano o lrancese. quivi e la via piü spedita e diretta tra la vallo dol Po o Ja Francia meridionale.1) Secondo ogni probabilitä, Poinpeo per il primo la percorse con im esercito noll’ anno 77 a. Cr.;2) Cesare liol 58 dovetto a forza aprirsi il passaggio. Piü tardi il principe Cottius, che fu assoggottato da Augusto, costrusoe una vera via, che fu molto froquentata al tempo degli imperatori. Essa segue la Dora Riparia e raggiunge a quaranta miglia da Torino quella che era la cittä, capi'tale del regno di Cozio Segmio Susa (500.m); poscia sale o dopo IG miglia giunge alla stazione ad Martis Oulx (10G3.m); dopo altro 12 miglia fino al passo chiamato mons Matrona (18G0.m), dove nasce la Drüentia (Du-ranza), discende quindi a Brigahtio Brianyon, (1321 m.) per sei miglia e prosegue poi per 35 miglia fino ad Eburodunun Embrun (870 m).s) . Dal villaggio di Oulx una via romana, lasciandosi a siniatra quella consolare del Mons Matrona, s’ indirizzava a nord salendo la valle di Bardonecchia, valicava il colle della Roue e metteva di la nel paese dei Medulli ad Mutationen), villaggio che porta tuttora il nome di Modano. — II sig. Vaccarone (op. cit. pag. 25): dioo: “Si sa como a quei tempi vi fossero sopra le vie consolari, a distanze fisse, certe abitazioni che si chiamavano mutationcs, dove i ‘) Ammiano Marcellino, XV, 10, 8: via media et compendiaria ma-gittque celebris. 3) Sallustio Fram m. 4 (p. 118 Jordan): hostisque in cervicibus idm Jtaliae agentis ab Alpibus in Hispaniatn submovi. per cas Her aliud atque Hannibal nohtu opportu/iius patefeci. Molti sostengono che non sia indi-cato da que.ste pilrole il Monginevro, ma il Ccnlsio. La questiono 6 strettamente collegata con quella del passo d’ Annibale; particolarmente il Diibi ed il Freshtteld se ne servono nello loro argomentazioni. Clie Pompeo abbia aperto il valico del Monginevro, 6 anche opinione del Kiepert*(Lebrbuch der alten Geographie, S. 372, § 328) e del Chappuis, il quäle (1. c. pag. 6) sorive: N’est ce pas le mont Genevre, qui est designe par ces mots: nobis opportun in.*? Oü clieroher nn passagc qui mieux que cette ligne de la Dore Riparia et de la Durance assure les interets des Romains; qui les conduiso plus directement ou plus sürement vers la Province roinaine et vers l’Espagne, qui soit plus avantageu.se. au point de vue strategiqüe? “) Passarono per il Monginevro lo legioni di Mario, Cesare, Domiziano, Massimino; Teodorico nel 395 vi diede battaglia, Carlo Magno lo superö colle sue schiere. I Francesi lo passarono e ripassarono piü volte: Carlo VIII nel 1494, Luigi XIII nel 1629, il Bollisle nel 1747, quando tentö di condurre i Gallo-ispani in Italia pel colle dell’ Assietta. veredarii, gen te che correva per la posta, o eorrieri di Stato, usa-vano fermarsi. La situazione stessa di questo borgo a pio delle Alpi, la sua distanza da Oulx, e il suo liome coincidono abbastanza esattamente col vocabolo latino mututio, doride si fece in seguito modatio e da ultimo Modana.„ 'j Ammiano Marcellino (1. c.) ci deserive un’ altra via assai ma-lagevole e disastrosa, la quäle dalla val di Husa motteva nelle Grallie, e praticavasi anclie nell’inverno, ina dai soli alpigiani. Cozio, clio pur fece costrurre e rassettaro piü strade s a queste Alpi, pare ehe di essa, da non tentarsi sonza pericolo, 11011 abbia creduto di occu-parsi. Ammiano osserva cho quosto passo ö molto perieoloso per i massi ehe dali’alto minaOoiano di continuo i viaggiatori; d’inverno 6 ricoperto di nove e di ghiacoio per modo ehe essi potreb bero pre- cipitare noi sottostanti burroni, se dei pali messi in lila, a certa distanza 1’uno dall’altro, non fossero indici del cainmino piii sicuro. Secondo il Vaecarone, questa via ö quella che muove da Exilles o da Ghiomonte, e rimontaijdo il vallone della Claree costoggia il fianco meridionale della punta del Ciusalet, e, raggiunto il colle Clapier (‘2491 metri), discende nella Maurienne jiresso Bramans.2) E piuttosto un «entiero ehe una strada. 4.° La strada oltro il Moncenisio da Susa conduce direttamente in direzione nord-ovest al giogo, la cui spaziosa sella compronde un lago. L’ altezza del passo e di 2098 m. od e sgombro di nove da Maggio a Settembro. La salita dalla parte francese (dalla vallo deli’ Are) o meno ripida ehe dalla parte d’Italia: Lanslebourg in Savoi'a e a 1398 'jn., Susa a 500 m. L’ antichitä di questo colle e inolto dibattuta tra gli eruditi. Alcuni credono, p.^ e. il Ereshfield, che il passaggio del Moncenisio fu usufruito dai Eömani fino ol tempo eh’ ossi couquistarono i due versauti del paese; e la relazione gi;\ esistento tra la Maurienne e Susa al .tempo dol passaggio di Giulio Cesare nelle Gallie pu6 es-sere spiegata soltanto dalla -supposizione che fossero da molto tempo prima stati uniti da una strada maestra. Al tri, fra i quali il Desjar-dins, il Vaecarone, considerando cho ne la tabula Peutingeriana, ne aleuno degli itinerari fa menzione del Moncenisio, deducono cho al tempo dei Romani 11011 fosse praticato. La notizia jiiu an-tica e certa cho ue abbiamo nel Medio Evo, 6 nel privilegium *) Vodi Desjardins, op. cit.., '1'. I, pag. 94. s) Vaecarone, op. cit., pag. 2Ü. di Abbone, uoino ricco o potente, governatore di Sasa e della Mau-ricnne, il quäle nell’anno 72G erigendo il monastero della Novalesa, gli dono tra lo altre terre al/tcs in Cenisio, cioe 1’ uso dei pascoli di quei monti. Divenne celebre per la calata in Italia di Pipino, re dei Franchi, contro Astolfo, re doi Longobardi, o poi di Carlomagno contro Desiderio. Pivi tardi Lodovico il Pio vi fece costruire un ospizio. I duchi di Savoia riguardando il Moncenisio come una delle raigliori barriere ehe separino il Piemonte dalla Francia, per politica o per difendere i loro stati iji Italia, in cui una via jjiii agovole avrebbe anche condotto piü facilmonte le invasioni nomiclio, ricusa-rono sempre di migliorare la strada.1) 5.° Altre due vie frequontate dai ßomani, quando per i T cr/v^an to> y.aT’ Atfuircov xaXoujJiivto AsXt«' xXr,v exsivou [asv OaXaxT« tyjv [Mav xXeupäv y.at Ta; tcov TOTa|AÖv pusst; eroCeii^vuci, TauTrj; S’ op-q SusirpoaoSa y.at ou-ejj.ßiXa xal g/ssov w; et-sTv drapeciT«,, . < Secondo questa comjmrazione il vertice del triangolo devesi ammettere die sia il punto in cui i due fiumi si congiungono; questi rapprosen tereb bero i due lati, la base sarebbe la catena di monti clio si ostende da Grenoble a Pierro-CMtol. Se eonsideriamo clie il Guiers, affluente del E. o dano, corre parallelamento a queste montagne, tanto piü evidente e giusta apparisce la similitudine di cui s’ 6 servito lo scrittore.') II Maissiat soltanto risuseita 1’ antica lozione, di cui parliamo nella nostra nota, ed afferma clio la cosi dotta Isola h il paese compreso fra la Saöne, il Rodano od il monte Jura e crede che Annibale non vi sia penetrato, ma si sia accampato di fronte a Lione c Miribel. Ma come si puö ammettere ehe 1’ esercito carta-ginese abbia in quattro giorni percorsa la distanza da Pierrelatte (luogo nel quäle, secondo il Maissiat, Annibale passö il Rodano) a la Bresso e le ßas-Bugey ? E porcli6 si sarebbo dovuto spingere tanto verso il nord ? Noi, coi piü, teniamo per ferino che il territorio desi-gnato col nome di Isola sia quello compreso fra il Rodano e l’Isere. Ma Annibale 6 poi penetrato nel paese o e rimasto sulla riva si-nistra dell’Isöre? Polibio (1. c.) aggiunge rpb; f]v (cioe vvjaov) dfixoiASVos; xal xaraXaßwv sv aütfj Suo äSiXfob; Cirkp tyj; ßaciXeta? aiactai^svrac Livio scrive XXI, 31, 4) uquartis castris ad Insulam pervenil.], Lo due particelle Trpe; e ad indicano chiaramente “in vicinanzän e non “cntro„ ; sicche e da ritenere ehe Annibalo stando fuori deli’Isola, ') Non dobbiamo tacero che i codici che ci tramandano le storio di Polibio danno ai fiumi clio limitano 1’ isola il nomo di Rodano o Scora -y.äpa;, i//.(opac, l'/.tspa;. I manoscritti di Livio lmnno quasi tutti “ ibi Arar ßhodanusque amites diverais ex Alpibus decurrentes... „ Un manoscritto di Cambridgo ha "jterrenit: Biaarar lihodanusque„. Gro-novio per il primo dedusse doverai restituire Jsara lihodwiusque o cosl il nome -KUPAS del tutto sconosciuto non essere che uim corruziono di I—APAS. Lo sc&mbio- paleograficamento e facilissimo. Tutti sono dac-cordo oggi nello stamparo in Livio e Polibio “Juaratanto piu che äpprende quello che succedo nell’interno dol paeso (ev auTij). ’) Dippiü non troviamo in nessuno dei due storici fatta menzione che i Cartaginesi abbiano tragittato 1’ Is6re, la quäle alla sua foce b larga e non facilo a superare. Tutti quelli che credono che Annibale sia disceso in Italia per il Piccolo S. Bernardo ammettono invece concordemente che si sia addentrato nell’Isola ed il Mommsen vuole che il capitano scegliesse tal via, percliö conduceva attraverso un territorio popoloso e fertile.2) Ma, secondo me, una considerazione sola, di grande im-portanza, basta a distruggere 1’ ipotesi: abbiamo veduto quanto scrive Polibio, che l’Isola ö limitata da una catena di monti brulli e quasi insuperabili, “opy oucxpdaoSa v.a't ou(7£|/ßoXa %ot\ g/eo'ov w; st~£iv aupociTflt, come infatti sono. Chi dunque, prendendo ad unica guida Polibio, aminette che Annibale sia passato attraverso 1’ Isola, viene contraddetto dallo stesso autore, il quäle certo non ci dice che quelle montagne furono superate dai Cartaginesi, anzi riprende le esagerazioni di' coloro che raccontano aver Annibale valicato monti inaccessibili. Oltrcciö basta volgere uno sguardo alla carta per convincersi che ad un esercito, il quäle si trovi a Valence ed abbia per meta il Piccolo S. Bernardo, la via piti spedita e facile e lungo la riva sinistra dell’Isere, non quella del Podano: questa sarobbe una deviaziono, un giro vizioso, che non puö essere ragio-nevolmente imputato ad Annibale, che, come giii accennammo, aveva guide esperte dei luoglii e 11011 andava a caso, ma con un disegno preciso. questo fiume liasce effettivamente dallo Alpi, come asserisce Livio, mentre l’Arar (Saöne) ha origino dai Vogesi. Cfr. Desjardins, op. cit., Tome I, pag. 8!), noia; Ukert, op. cit., pag. 587; Walckenaer, op. cit:, Tomo I, pag. 133—137; Honnebert, op. cit., T. II, livre V, Cliapitro II, pag. 83, n. 3. *) Rauclienstein, op. cit., pag. 6: In die Insel hinein marschirt er nicht, wie diejenigen annehmen müssen und dem klaren Wortsinn zum Trotz erzwingen wollon, welche Haimibal über den kloinen Bernhard ziehen lassen, denn ail und steht fest und mit allen Künsteleien macht man daraus kein in und ei?. 3J Mommsen, op. cit., III Buch, Cap. IV, pag. 580: So marschirte das karthagische Herr zunächst an der Rhone hinauf gegen das Thal der oborou Isere zu, nicht wie man vermutlien könnte, auf dem nächsten Wege, an dem linken Ufer der untern Isere hinauf von Valenoe nach Grenoble, sondern durch die “Insel,, der Allobrogor, die reiclio und da* mals schon dichtbevölkerte Niederung, die nördlich und westlich von der lihöne, südlich von der Isere, östlich von den Alpen umfasst wird. Senonche altra ragiono induce molti storici e geografi a pena'arö al Piccolo S. Bernardo. Ed 6 questa: riguardo agli avvenimenti ac-caduti nell’ Isola, Polibio e Livio hanno diversamente compreso o usato le loro fonti e nella loro relazione c’ ö qualche divario che importa mettere in chiaro. Secondo Livio (XXI, 31, 5,) tra gli Allobrogi due fratelli si contendono la corona; viene scelto arbitro Annibale, il quäle decide in favore del fratello maggiore, di nome Branco; questi ed i suoi fautori, in ricompensa, somministrano al-1’ esercito annibalico vettovaglio e vesti. Polibio (III, 49, 30) non ci dii il nome del popolo in cui ebbe luogo la contesa, n6 quello di Branco; die© inveee, ci6 clie non troviamo in Livio, clie uno dei pretendenti, favorito ed appoggiato da Annibale, protesse con arraati 1’esercito, mentre si avventurava nel paese degli Allobrogi e questo appunto sarebbe il popolo che poi assall i Cartaginesi, quando penetrarono nelle gole delle Alpi. Ora quasi tutti gli serittori clie si giovano unicamento dello storico greco sostengono cherisulta indubbiamente dalla sua relazione ehe Annibale non solo s’ e internato nella cosl detta Isola, ma s’ e anzi diretto verso il Piccolo S. Bernardo attraversandola tutta e risalendo il corso del Rödano, poiclič gli Allobrogi occupavano il territorio compreso tra le Alpi, il Rodano o 1’ Isere. Ma appunto questa premessa non ö giusta: 1’Isere non e da considerarsi come il limite meridionale di quel popolo; espressamento lo nota il Desjardins (Tome II, Cliap II., 23G); “Mais comme nous n’admettons pas que les riviöros aiont servi do limites, nous cro-yons qu’ aux temps qui ont prčcede les Ilomains, les Allobroges ne durent pas s’enfermer dans cotte “ile„ dont parlo Polybe et qui etait forinoe par le Ehöne, 1’Isere et les Alpes; la ligne de leur frontiero dut surtout s’ Ocarter de 1’ Isere, au large epanouis-sement des vallees de la Romanclio et du Drac, dans cette douoe plaine du Qraisivaudan, oii leurs eaux tumultueuses ont le temps do se calmer avant de verser dans la grande riviere leurs apports reunis.fl ') *) Cfr. Amed6e Thierry, Histoiro des Gaulois, I, 1: La coniede-ration des Allobroges čtait ržpandue entre l’Arve au nord, l’Isöre au midi et le Rlione au coucjiant. Elle occupait, au temps do Cesar, le nord-ouest de la Haute Savoie et la majeure partie du dčpartement de risöre. Son magnifique territoiro se composait ainsi de vastes plaines et d’6troits vallons. Ume, op. cit., vol. II, pag. 140, 30: ....es passt viel besser zu Poly-bius’ Erzählung, wenn wir annehmen, dass Hannibals Freunde nicht Allobroger waren. Se dunque leggiamo in Polibio che i Cartaginesi ’giunsero alle Alpi attraverso il territorio degli Allobrogi, non ne deriva punto cli’ essi siano dovuti passare per 1’ Isola e muovere verso il Piccolo S. Bernardo per questa via. E da notare ancora che, mentre Polibio la paragona per estensiono e forma al delta del Nilo, Livio dice semplicemente (1. e.) “ ibi lsara Rhodantisque anines diversis ex Alpibus dacurrentes agri aliquantum complexi confiimnt in untnn; tnediis campis Insulae nomen inditum. incolunt prope Allobroyes, gens tarn inde nulla Oallica gente opibus aut farna inferior.„ Da queste parole si potrebbe dedurro cho Livio abbia chiamato Isola solo il breve tratto di terreno compreso tra la confluenza dei fiurai; diventa cosi chiaro il “prope incolunt Allobroyes„, che altrimenti sarebbo difficile interpretare, poieho la congettnra del Linke mi pare piü seducente cho probabile.1) Senza voler indagare (e le ricerche riuseirebbero probabilmente infruttuose) quäle delle due versioni, se la polibiana o la liviana sia piü credibile, a noi basta mettere in sodo: 1° che da nessnno dei due scrittori si puö arguiro che i Cartaginesi abbiano passato l’ Isöre; il grosso dell’esereito rimase sulla riva sinistra, mentre forse un distaccamento di soldati fu mandato da Annibale oltre il fiume per sostenere con le armi le ragioni del pretendente favorito; 2° che i popoli nominati poco appresso da Livio e trovantisi sul cammino d’ Annibale abitavano, como vedremo, indubbiamente al sud di questo fiume; 3° che la narrazione di Polibio, il quäle non fa menzione che degli Allobrogi, non öontraddice-a quella di Livio; soltanto il Greco, confonne alla sua massima, tralascia alcuni nomi. La valle dell’ Isere si ramifica in tre valli: quella dell’ Isöre propriamente detta, o Tarentaise, la valle dell’Are o Maurienne, la valle del Drac o Matasine-et-Vercorps.'-) La Tareptaise (abitata allora dai Ceutrones) avrebbe condotto Annibale al Piccolo S. Bernardo, donde sarebbe disceso verso il Po lungo la Dora Baltea, ‘j Op. cit., pag. 17: die Worte des Livius: incolunt prope Allo-br-offes deuten darauf hin, dass in der vom ihm benützten griechisch geschriebenen Quelle ein Ausdruck gestanden hat, den er wörtlich zu übersetzen versuchte und der auch die Deutung sehr wohl zuliess, die ihm Polybius gegeben. Wahrscheinlich war in der gemeinschaftlichen Quelle "po?cty.oust 8’aüttjv oi ’AXXißpqe^ zu losen, was eben so gut heissen kann die Allobroger wohnen auf als neben der Insel, und, wie wir sehen, in der Tliat von Livius in jener, von Polybius in dieser Bedeutung aufgefasst worden ist. 5) Vedi Hennebert, op. cit., Atlas, pl. I: les Alpes oocidentales. Ina per clii si trova al sud deli’ Isero la via piü spedita per giungerö in Italia e quella della Maurionne (abitata allora dai Medulli) : le valli deli’ Are e della Dora Riparia congiunte fra loro, stante il poco spessore della catena dello Alpi in quel punto, presentano una linea di comunicaziono di grandissima importanzä, superiore ad ogni altra. Anclando invece lungo il Drac fino alla Duranza, risalendo questa in una parte del suo corso e cominciando a Brianpon la salita della catena si allunga di molto il cammino; per giungere poi alle Alpi italiano attraverso il Col de Lautaret si deve soguiro «na via assai aspra e malagevole. Tenendo dunque per formo che Annibale non ha tragittato l’Isere, ma e rimasto col nerbo doi soldati sulla riva sinistra del fiume, tentiamo di ricostruire il suo itinorario fino alle Alpi. Qui comincia il maggior divario tra le opinioni. Polibio (III, 50) scrive: “’Avvtßa? o’ ev Bey.a TOpsuOiis rapä t'ov xoTajJibv et$ oxTaxoafsu? cra- Si’ou? 'Op;aTo Ti)c, Ttp'o? Taq "AXirei? ävaßoXyjs, y.al auvsßr) auTov wepwrcasiv y.iv5uvoi?.„ Sono indicazioni vaghe, che lasciano libero il campo a molte congetture: il fiume di cui si tratta pu6 essere altrettanto l’Isere che il Rodano (anzi non mi par da rigettarsi neppure la spiegazione deli’ Ameis, il quäle traduce Trapa tov to-Tajjiv. neben dem jedesmaligen Flusse).1) Dalle parolo di Polibio possiamo anclie dedurre dunque che Annibalo risali fino ad un certo punto il corso deli’ Isere; ma non ne ricäveremo una norma sicura, se non avessimo da Livio la seguonte notizia (XXI, 31, 9): “Sedalis Hannibal certaminibus Allobrogum, cum iam Alpes p eter et, non reda regione iter instituti, sed ad laevam in Tricastinos flexit: unde per extremam oram Vocontiorum agri tendit in Tricorios, haud usquam impedita via, priusquam ad Druentiam flumen per venit. „2) Considoriamo con attenzione questo passo, porch6 su osso principalmente, o per dir meglio eselusivamente, fondano le loro congetturo i sostenitori del Mont-Gonevre. Per valutare giustamento le parole di Livio, s ara opportuno, priina di tutto, esaminare quali erano i confini dei territori occupati dai popoli dei quali si fa menziono: anclie qui dobbiamo spesso restringcrci a congetture, porcluj molti da questo parolo appunto di Livio deducono le piü antiche notizie su questi popoli, muntre a noi premerebbe saggiare col confronto di altre fonti, quanto sia esatta 1’ esposizione liviana. ') Rauchenstein, op. cit., pag. 4, nota 9. ’) Ammiano Marcellino, XV, 10, 11: Taurinis ducentibns accolis per Tricastinos et orani. Vocontiorum extremam ad saltus Tricorios venit. Secondo il Desjardins i Tricastini occupavano il territorio tra il Rodano, 1’ Eygues, la Drömo ed i monti; lo loro cittä principali erano Tricasfcin et Saint-Paul-Trois-Chäteaux.') II Walckenaer črede che si estondessero piü verso 1’est (op. cit., Tome I, pag. 157): "J’ ai d6jä dit que les Tricastins 6taient das le district de Crest sur la route de Die i Brianpon, ou Annibal commenca i gravir les Alpes,,. Altri serittori infine, p. e. il Neumann, 2) li collocano tra la Drömo e 1’ Isere. Inclino a crodere pho abbiano occupata una regione piü vasta di quella che il Desjardins suppone, perch6 Livio parlando (V, 34) della venuta dei Galli sotto Belloveso in Italia, fra i popoli della Gallia non nomina ehe i Tricastini, clie devono essere stati potenti — almeno in quel tempo — e signori di vasto territorio ; forse Livio assegna loro il paese occupato dai Cavari: L’estensione dei Tricastini ci apparirä, piü chiaramente dalle no-tizie sui popoli finitimi, p. e. i Vocontii. A questi concordemente vongono assegnati3) i capoluoghi Vasio (Vaison), Lucas (Luc en Diois) ed un centro religioso Dia (Die)': occupavano una vasta regione ed avevano in loro clientela e dipondenza molte stirpi. Probabilmente confinavano al nord con gli xVllobrogi, all’ ovest coi Cavari (tra cui anche i Tricastini), al sud coi Memini, il cui luogo principale era Carpentoracte (Carpentras) e coi Vulgientes , il cui territorio al tempo dei Romani costitul la civitas Apta Julia (Apt), ali’ est coi Quariates, che prohabilmente abitavano intorno Forcalquier, coi Bo-diontici, cui appartenevano le citti di Dinia (Digne) e Segustero (Sisteron), con gli Avantici, il cui noine vien ricordato dal fiumicello Avance (afiluente a destra della Duranza), dai comuni di Avanpon o Saint-ßtienno d’Avanpon; centro dei loro temtorio erano Icto-ilurum (la B;\tie-Vieille) e Vappincum o Vapincmn (Gap.). La maggior parte delle regioni della Dröme apparteneva ai Vocontii■ ma il loro dominio si estendeva sui dipart'iinenti di Vau-lcuse, des Basses Alpes, des Hautes Alpes et de 1’ Isere. Ripetiamo ‘) Vedi nel Desjardins, op. cit., Vol. If, la bellissima carta: Gallia braeata, region du sud-est de la Gaule avant l’arrivee des Romains, ed inoltre Vol. II, pag. 226; Cfr. Hennebert, Tome II, livre V, Cliapitre II, pag. 85— 89. *) Op. cit., pag. 2S)2: Dies Volk bewohnte nämlich die westlichen Höhen zwischen der Drome und Isere; seine Haupstadt war früher Augusta Tricastinorum, das jetzige Aoust an der Drome; Cfr. Dübi, 1. c., pag. 400. 3) Desjardins, op. cit., pag. 228; Walckenaer, Tome I, pag. 258 —2G1. perö a questo proposito che non si devono considerare in quei tempi romo'ti i fiumi como linoe di separazione tra i popoli c non ü naturale ritenere ehe im popolo abbia oocupato la riva destra, l’altro la sinistra del fiume. La valle del Drac disgimige i Vocontii dai Tricorii. Questo fiume, clio al pari della Romanche, un suo affluenfce, proviono dai ghiacciai del Pelvoux, bagna una valle lunga, soparata dal bacino della Duranza, dei Buech e dolla Dröme mediante le Devoluy; le mon-tagne d’ Aurouze e ln catena volgarinente chiamata Monts-do-IYance, la cui cresfca doveva fonnare il limite orientalo dei Vocontii. La vallo del Drac era certo occupata dai Tricorii, die si estendovano fino all’Isere ed abitavano anche nella vallata della Romanehe. So ora consideriamo il passo di Livio, vedremo che manifesta-mente ci sono contraddizioni ed errori, da cui perö potremo sompro ricavare qualche notizia utile. Annibale, come alJbiamo dotto, si trovava lä, dove 1’ abbiamo laseiato, a Valence. Ora le parole ucu»i iam Alpes peteret, non recta regione Her ■instituti, sed ud laevam in Tricastinos flexitr non possono essere interpretate che nel modo seguente: Annibale non si diresse per una via diretta verso le Alpi, cioö in direzione ost o sud-est, ma piegö verso il nord, nel territorio dei Tricastini, cioe risali il corso dell’Isere, il quäl fiume dobb.iamo ammettere fosse il confhie set-tentrionale di quel popolo. Interprotando a questo modo il passo, esso ci di\ un senso chiaro e, eiö che a noi importa, concorda anche coi ragguagli di Polibio. Le parole “per extremam oram Vocontiorum in Tricorios„ indicano evidentemente una continuazione della marcia nella medesima direzione lungo l’Isere rasentando il limito setton-trionale del paese dei Vocontii fino alla valle del Drac : ed anche in ciö abbiamo un accordo perfetto con lo scrittore greco (ev 2iy.x mpsuÖel? 7:ap3c t'ov TTCTOpiv). Dippiu in tal guisa non k necessario scervellarsi per spiegare quel uad laevam,, che ha tanto dato da fare ai critici ed ai commentatori: recta regione significa (come sosten-gono il Rauchonstoin, il Neumann, il Freshfield, il Linke) per la vallo della Drömo oltre il col de Cabres nella valle della Duranza; ad laevam vuol dire da Valence a Gronoblo lungo la riva sinistra dell’ Is&re. *) ') L’Hennebort, (op. cit., T. II, livro V, Chap. III, pag. 211) ereilo ehe Annibale si sia dirotto a Grenoble lungo la riva destra dell’Isore: Quo lo gros de ses colonnes ne s’ecavta point sensibloment du trace de la routo actuello ni de celui du clxemin do fer do Valence a Gronoblo; que par Cosi non abbiamo bisogno di mutare, como fecoro aleuni filologi, ad laevam in a laeva od anzi ad dextram (!), ne di accettare la singolare spiegazione del Letronne (1. c., pag. l‘J) uad laevam: par rapport ä 1’ historien relativeraont k la position en Italio, ce qui est assez ordinaire aux auteurs anciens,,, opinione accolta anche dal Desjardins (op. cit, Tomo I, pag. 92). Fin qui mi trovo auch’ io daccordo coi fautori del Mont - Ge-nevre, principalmente perch6, a mio crodere, t.anto Polibio clio Livio ci danno in diversa guisa la stessa direzione della marcia. Ma dovo non posso accettare l’opiniono ne del Neumann, 116 del Rauchenstein, ne del Letronne, n6 del Linke, ne deli’ Hennebert in quanto segue: es si cioe (con lievi differenze) ammettono che Annibale da Grenoble siasi piegato verso il sud lungo il corso del Drac e per Vizille, La Mure, Corps, S.* Finnin, S.1 Bonnet, Gap, la Bätie-Neuve, Chorges abbia raggiunto la Duranza e, passatala tra Savines ed-Embrun, si sia diretto lungo il fiume verso il nord lino a Briani^on. Prima di tutto, h strano clie si voglia dedurre dal passo gia citato di Livio un giro cosi lungo e tortuoso, e poi come 'conviene' 1’ ad laevam ad un esereito che piega verso il sud ? Queste parole si. riferiscono evidentemente alla direzione generale della marcia e non soltanto al ain Ti'icastinoS flexit„. 0 bisogna quindi rieonosoere che l’indicazione ad laevam e del tutto erronea o teuer per fermo che i Cartaginesi si sono mantenuti sempre in direzione nord-est, como abbiamo detto, cioe lungo l’Is&re. In secondo luogo i Tricorii non s’estendevano tanto al sud, e ne Vapinctim (Gap), ne Chorges, no Embrun si trovano nel loro territorio; il nomo Tlicot'ii esclude quindi la congettura che Annibale si sia spinto verso il sud. In terzo luogo avendo per meta il Mont-Gen&vre, non era necessario passare la Duranza; e pur ammettendo che i Cartaginesi 1’ avessero passata, per rimontarne, nel salire le Alpi, la riva sinistra, osserviamo quanto dice poi Livio (XXI, 32, 6): Han-nibal a Drumtia campestfi maxime itinei’e ad Alpes cum bona pace consequent les colonnes carthaginoises sont passees par Saint-Paul- les Romans, Saint-Marcellin, Vinay, Tullins (Tullinus), Moirens (Moirencum), Voreppe (Vöreppimn) et Fontanil. *) II marchose di Saint Simon (Histoire de la guerre des Alpes, 1769) clie ritiene che 1’ “Isola,, sia il territorio fra il Rodano e la Saone, fa maroiare Annibale fino a Vienne e poi di nuovo lungo il Rodano verso sud fino a St Paul de Tricastin e di liV, alla notizia della partenza dei Romani, per Vaison, Nyons e Serres nella valle della Duranza: strana contromarcia! Cfr. Dübi, op. cit., pag. 3'JD. incolentium ea loca Gallorum pervenit. Ora tutti dovranno acconsentiro che per arrivare al Mont-Gen evre, h neoossario seguire a ritroso il corso della Duranza, e non allontanarsene, eorao indicano chiaramente le parole ua Druentia,,; e mi stupisco che nessuno, per quanfco io mi ’sappia, abbia posto mente a eiö. Cosi il “campestri itinere„ non corrisponde punto alle eondizioni del terreno.1) Infine aneora, secondo Livio, appona dopo il passaggio del fiume i Cartaginesi si trovarono in mezzo alle montagne. Secondo invece 1’ itinerario proposto dai suminonzionati, sarebbero dovuti aiidare da Grenoble fino ad Embrun in mezzo alle Alpi del Del-iinato (Dauphine): giä, Vizille h situata vicino a monti che raggiun* gono metri 1185 d’altezza; Laffrey si trova 640 metri piü alto di Vizille; dalla strada si scorgono i ghiacciai del Monto Pelvoux (3938 m.), della Barre des ficrins (4103 m.), de la Meije (3987 m.); poco lungi da Corps di liY dalla gola (gorge) de la Souloise si drizzano le montagne del Devoluy, terininate dall’ Obion (2793 m.); da Corps per arrivare a Gap la strada passa per il collo Bayard (1246 m.).'-) Livio invece racconta che i soldati videro i ghiacciai e le alte cime dolle Alpi, appona dopochö si furono allontanati per strade piane dalla Duranza. Non vogliamo in tutto ciö neppur tener conto del fatto che la descrizione clie Livio fa della Duranza (XXI, 31, 10) corrisponde ora al vero appena da Sisteron; non ne teniamo conto, perchü il Desjardins crede che in quei tempi il fiume sia stato quäle ce lo descrive lo storico patavino.3) ’) Non mi capacitano neanche le parole del Linke, op. cit.. pag. 23: Die Angabe des Livius (XXI, 82, 6) Hannibal campestri maxi nie itinere ab Druentia — ad Alpes pervenit stellt C. Peter a. a. O auch als unrichtig hin, indem er bemerkt, dass dies “mit jeder Vorstellung, die man sich von dem Zuge nach den Angaben des Livius selbst würde bilden können, völlig unvereinbar ist. “Diese Bemerkung jedoch ist durchaus nicht stichhaltig, denn “campestri itinere„ bezeichnet hier nicht einen Marsch in der Ebene, wie Peter meint, sondern einen Marsch im Thalgrunde, im Gegensatz zu Märschen an Höhen hinan oder beigab. 5) Cfr. la carta gifi citata del Depot de la guerre: feuille n. 5 (Valence), feuille n. 6, (Brian^on); Joanne: Dauphine et Savoje (Guides Diamant), pag. 164—171 e 208—214; e la carta aggiuntavi: Dauphine et Savoje; F. Perrier: A travers los Alpes du Dauphino, Lyons, 1885. ’) Tome I, pag. 165: Ces descriptions (cioö di Livio, XXI, 31, e di Silio Italico, III, 468—76) ne s’appliquent qu’au cours supdrieur de cette riviere, puisquo il s’agit, dans ces deux ecrivains, de la marche d’Annibal venant du pays des Allöbroges et gagnant les Alpes: olles 11 Desjardins, nel rieostruire 1’ itinerario di Annibale, immagina ehe il generale abbia abbandonata la riva sinistra deli’ Isero, p>er inter-narsi nella valle del Drae, poi in quella della Romanehe fino al Col de Lautaret; attraversando quindi su questo punto le Alpi del Delfinato per mi passaggio, dove ai costrui piu tardi la via romana da Cularo (Grenoble) a lirigantio (Brianyon), sia giunto nella vallata della Duranza appie dolla roccia su cui sorge Brianpon. Ma questo itinerario non corrisponde punto alla tradizione: ci basti far osservaro clie il Col de Lautaret (3153 in.) e piü alto del Mont-Genevro; si fa dunque passare 1’ esercito cartaginese per due monti, il primo dei quali presentava gi;\ grandissime difficolti.') Da quantö abbiamo lin qui detto apparisce ehe i ragguagli datici da Livio non sono coerenti: dalle parole a d laevcim, dai nomi dei popoli menzionati, dalle altre circostanze esi>oste, dalla testimonianza di Polibio dedueiamo con grande probabilitž, clie la. marcia abbia avuto luogo lungo la riva sinistra deli’Isere.2) So vogliamo tener conto delle distanze, ne avreino nuova conferma, poiche lo serittore greco ci da La misura di 800 stadi percorsi dali’ esercito lungo il fimne. Ora da Valenco a Grenoble la distanza (percoi'rendo la riva sinistra del liume) e di 97- chilometri — 520 stadi, da Grenoble al ]>onte di Montmolian di 49 cliilom. = 270 stadi. La distanza com-plossiva 0 di 520 270 = 790 stadi, ciö clie corrisponde quasi appuntino alle indicazioui di Polibio. II cammino fu percorso — como dice il medesirao serittore — in 10 giorni, ciö clie conviene benis-simo alla nostra congettura. Ma dove troviamo qui la Duranza ? Un passo di Strabone schiarira la cosa. Egli dice (IV, VI, 5) parlando dei Medttlli, ch’essi abitano' lo cime piu elevate dolle Alpi, alte 100 stadi (18x/a cliilom.) (sie!) ed aggiunge che su quelle medesiiiie cime, entro profonde cavitä, si trova un gran lago e ehe a poca distanza 1’una dali’ altra si in-contrano le sorgenti di due fiumi; la Durance (6 Apousvtta?)3) clie si seraient eneore exactes pour les cours infžrieur, mais il est probable toute fois qu'a l’epoque romaine.la Durance a ete navigable ,jusqu’& la hauteur des Meyerju-gues (au nord d’Aix); en face • se trouve Pertuis, rive droite, dont le' liom ötait eneore au moyen äge, Vortus. ') Questo itinerario 11011 si accorda per neseun conto ne ai rag-guagli di Polibio, ne a quellt di Livio ; bisognorebbe, per aminetterlo, trasourare tutte le fonti ■) Cfr. Larauza: Histoiro eritiquo du passage des Alpes par Han-nibal,'pag. .63; Ukert, op. cit., pag. 5!)G. 3) Alcuni manoseritti hanno AapOšvtioi;. precipita verso il Roctano o sul versante opposfco. la Dora (6, Aoupi'a«;), che va al Po al rli qua dolle Alpi attraversando il paese dei Sa-lassi. Tutti acorgono gli errori acoumulati in queato poche righe-: 1° lo cime piü elevato dolle Alpi erano per gli antichi le Penino (cui appartenevano il nionto Bianco, il Gran S. Bernardo o il monte Roaa); 2° laghi su questa catena non vi aono; e nello Alpi Cozio e Graie, al tempo di Strabone, non si conosceva clie quello dol monte Cenisio; queato lago perl) non si trova no in caverne, ii«S in abissi; 3° Se e vero ehe dalle Alpi piü alto naaco la Dora Baltea, Ditria maior, la quäle attravorsa il paese dei Salassi, cioö la valle d-’ Aosta (Anglista, Praetoria) e d’Ivrea (Eporedia), molto lou-tano da quella trae la sua origine la Duranza. *) Da questo passo pero poasiamo dodurro clio piü d’un fiume abbia avuto il nome di Druentia, come ci sono piü Doro (e cosl crede 1’Ukert), 3) oppuro riconoscei’o che Strabone avova un’idoa falsissima dol corso di questo fiumo e quindi probabilo che Livio, poco osperto in goograiia, o che si sorvi doll’ opera dol geografo, ne abbia avuto -una cognizioiio imperfetta, anzi orronea. E verisimilo ch’ egli abbia aecolto quel nomo sonza rendorseno ragiono o ehe trovato nella sua fonte Apousvria? applioato ad altro fiume della Gallia, 1’abbia immedesimato alla Duranza, di cui fa la descri-zione. Polibio, che conosceva meglio i luoglii, snpondo clio questa non poteva trovarsi sulla via di Annibale, lungo 1’ Isere, non la menziona affatto. Nel cammino dol Cartagiaese si trovä inveco il Drac (Dravils) e questa fu la corrente da lui superata, dalla quäle ]>oscia, como cliiaramente dicono lo parolo “a Drumtia„, si discosto. 11 Drac scaturisce dalle alture di Chainpol6on, nel Champsaux; deriva dal fianco meridionalo d’un ghiacciaio dell’altozza di 3075 m.; •) Desjardins, Tome II, pag. 96, s) Op. eit., pag. 597: es scheint aber als ob den Namen Druentia mehrere Alpenflüsse geführt haben. La cosa viene contennnta dalP origine del nome, di cui cos! parla il Vaccarone (op. cit, pag. 215): Stunt deriva dal celtico Stoni o Storni, fiume, acqua corrente, scorrere ecc., e Stören muoversi con impoto, precipitare: vocaboli che ritengono la stessa significazioiie nell’ antica lingua toutonica. E cosi Dora, Dorone, Durenza, Drenza in italiano; Durance o per sincope Drance in f’rancesej Dou.ro, Duero in ispagntiolo; Ditria, Durentia o Druentia in latino; Ao’jpia; dei Groci traggono pure origino dallo voci celticho Dmir, clio aignifica acqua o Rhun, che significa correre rapidamonte. L’Hennebort (op. oit.,*T. II, 133, n. 1) dice: Druentia, Der-ou-ens. Ce nom est ossontiolloment geno-rique, come tous los noms dos lieux que donuaiont los anciens. come seconda sorgente si puö consideraro il ruscello Rognons, ehe discende dal colle di Prelles e, come terza il cosidetto Drac d’ Orcieres. Scorre dapprima da est ad ovest, poi verso s«d, poi di nuovo verso 1’ ovesfc e, ingi-ossato da numerosi torrenti, passa per Chabottes, Forest-Saint-Julien et St. Bonnet; attraverso Aubes-sagne, Corps e Cognet si volge al nord est, per ripigliare succes-sivamente fino a Tri ž ve s la direzione verso ovest e poi verso il nord, finche si getta nell’Isere. Seguendo questo corso,i cui meandri tortuosi misurano circa 120 chilometri, scorre irapetuoso in un letto assai inclinato e profondamente incassato'; quando straripa, cagiona danni grandissimi. • • Suoi affluenti sono: a destra: la Mardaöne le Buissard la riviere des Granges la Durovillouse le Pi^anson la Severaissette la Severasse lo Brudour la Bonno la Romanche Supcratolo, Annibale dovette attraversare il ridente piano di Graisivaudan, priina di entrare nella vallo deli’ Are, cio ehe corrisponde appunto al patentibus compis di Livio. Rieapitolando quanto abbiamo fin qui detto, crediamo ehe Annibale, partendo da Valonce, abbia press’a poco seguito la direzione della bella strada ehe s’accompagna alla riva sinistra del-1’ Isere: !) sia dunque passato per St. Marcel-les-Valence, Bourg-de-Peage, St. Na'zaire-en-Royans; St. Just-de-Claix presso la riva destra della Bourne e St. Romans. Attraversato un piano lungo 7 chilometri, la strada continuaper Beauvoir-en-Royans, Izeron, Rovon, St. Gervais, la Riviere, St. Quentin-sur-Iserct Alla distanza di circa ')-Yedi: feuille n. 5 (Valence), e i>oi feuille n. 3 (Lj'on). Menzio-nando le strade ed i lnoghi odierni non vogliamo naturalmente clie indi-care la probabile direzione deli’esercito annibalico; con ciö non inten-diamo dire ch’ egli sia realmente passato per i borghi o le citti\ di cui rechiamo i nomi. n sinistra: la Riougra la .Tordanne lo Rioubel la Souloise la Croix-de-la-Pigno la Chalanne 1’Ebron 5 cliilometri, accompagnando sempre il corso deli’ Isžre piega verso il sud e mantiene questa, direzione lino a Grenoble. Si arriva quindi a Veurey, Nogarey, e percorsi altri G cliilometri, a. Sassenage. All’ost in linea retta a duo cliilometri di distanza da Sassenage il Drac sbocca nell’Isere. Contimiando quindi il cammino per Fontaine, passato il Drac, si giunge a Grenoble, 1’ antica Cularo o Gratiano-polis (213 m.). Qui incomincia la bellissima strada, fatta- costruire da Napoleone I, che conduce al Moncenisio.1) In grazia dolla sua situa-zione vicino alla piegatura doll’Isore tutte le p'iü importanti lineo di comunicazione fra la Daranza ed il lago di Ginevra convergono a guisa di raggi a Grenoble. Noi sujiponiamo che Annnibale, coino abbiaino detto prima, abbia segtüto la riva sinistra e quindi press’ a poco la direzione dclla strada napoleonica, che parallelamente alla forrovia si dirige verso nord-est lungo la vallo dell’ Isere ed entra poi in quolla dc'l-l’Arc. Ricostruendo quindi coi nomi moderni 1’itinerario dei Carta-ginesi, essi partiti da Grenoble, passarono per Giere s e Murianotte e, tragittato il fiumicello Dom6non, per Domene, oltro il Versoud per Villar-Bonnot, oltre il Laval per Froges, la Pierro, Tencin, situata allo sbocco dol torrente los Adrots nell’ Isere. Arriyati poseia a Goncolin avranno proseguito per le Cheylas-la^Bussiere e Pontcharra. La fer-rovia, superato il Breda ed il ruscello che serve di scolo al lago di Sainte-ITelenc-dii-Lac, passa dal dipartiinento dell’Isöre in quollo della Savoja, o descrivendo una curva a sinistra passa il liuino su di un viadotto e lasciando a destra Montmölian, raggiungo presso la sta-ziono di questo nome la ferrovia Parigi-Torino. La strada invoce tra Saintc-H61žne.-du-Lac e la Cliavanne continuando verso nord-est si congiunge presso quest’ultimo luogo con quella proveniente da Chambery, che .presso Chamousset si riepngiunge alla ferrovia. Crediamo che Annibale presso Mpntmdslian abbia laseiato 1’ Isere ,e si sia accampato prima nella vallo di Böurgneuf o poi presso Aignebelle. Dalla concordo testimonianza di Livio (XXI, 32-38) e di Polibio (III, 50 —5.1) apprendiamo che,, quando egli lasciö il piano o s’interno nollo gole dello Alpi — la quäl cösa sJ adatta *) Umlauft, op. cit., pag. 112-113: die Passage (s’ lntende al Mon-cenisio) beginnt auf der französischen Soito bei dem stark befestigten Grenoble (213 m.), welches seine Bedeutung der Lago am Beginn dos letzten Durchbruchknies der Isžre verdankt, wo ,nich fast allo wichtigeren Verkehrsstrassen zwischen der Durance und dem Genforseo strab-•lenförmig vereinigen — Cfr. lieclus: Nouvello göograpbie universelle, T. II, la France, pag. 330. ottnnamente alla situazione, cho a noi par vera, poich^ ad uit esercito ehe dal piano di Graisivaudan imbocca la valle deli’Are convengono appuntino le parole acl Alpes pervenit — fu assalito da un popolo (di cui lo serittore latino tace il nome o cho Polibio cliiama Allobrogi), il quäle sbarrö il passo ali'esercito cartaginese. Nella dešerizione del combattimento i dne serittori s’accordano esattamente anche nei particolari. Da loro raccogliamo cho i ne-mici avevano Occupata un’ altura, la quäle dominava la strada; quando si allontanarono, durante, la notte, per ritirarsi in una citta vicina, quel lnogo olevato fu occupato con milizie scelte da Annibale, c.lio dovette proteggere il resto dolle suo gen ti da un assalto dato da quei montanari in un sentiero angusto, roccioso ed a pre-cipizio, ’) e dopo zuffa accanita li disperse. Osserviamo ora la via lungo 1’Arc: da Aiguobelle la strada attraversa la gran catena granitica, che dal Monte Bianco obliqua-mente si estende traverso la Tarentaise e la Maurienne. per unirsi con le alture di Belledono e Taillefer. Al di sopra della rupe di Charbonnieres e delle rovine della sua antica fortezza la valle per ]ungo tratto si restringe e le coste selvoso del monte si spingono lino al margine del Hume; p.oscia si allarga di nuovo c li incontriamo ora una liuea ferrovinria, ehe mena a S.‘ Georges d’ Hurtieres. Le pitto-resche ruine di questo castello si elevano su di una rupe ehe domina tutta la valle: da Aiguebelle lino ad Epierre.2) Questi luoglii ') Cfr. Sausšure: Vo3'age danä les Alpes, T. V, c. 4; Albanis de Beaumont, op. cit., T. II, pag. 591—593; Ukert, op. cit., pag. 597; La-rauzn, op. cit., ]>ag. 97. 2) Barbier: Der Mont-Cenis (Frejus) übersetzt von J. H. (Europäische AVanderbihler), Zürich, pag. 66; Covino: Da Torino a Cliambery ossia lo valli della Dora Riparia e dell’Arc, Torino, 1872, pag. 57—69; Ukert (I. c.): das Gefeoht fiel vor im dom Defile zwischen Aiguebelle und Argentil: in der Ebene bei dem letzterem lagern die Cartliager und in dieser Gegend war die Stadt die erobert wurde. — I propugnatori tlel Piccolo S. Bernardo considorano quost’assalto avvenuto in tutt’altro ' luogo: immaginando che Annibale abliia attraversato 1’Isola, per ottenere la distanza indicata da Polibio, (anno marciaro il Cartaginese lino St. Genix-d’-Aosto presse il Guiers. o Yonne od ammettono die abbia supe-rato il Mont du Chat (1497 m.) per discendere per il versante orientale al lago di Bourget. II Mont du Chat ha due passaggi importanti: 1" da St. Genix per il Col de'l’Epine verso Chambevy; per questo si risolve il Maissiat (op. eit.., pag. 177 - 178), il quäle ei da un’ esatta desorizione dei luoglii, illustrata da una bellissiraa carta (1: 80.000); ‘2° da Yenne oltre Chevelu: la discosa al lago di-Bourget o molto ripida: per qui Wiekham e Cr am er, Law ed il Monnnsen credono wia passato Annibale. s’ accordano dunque con la descrizione dei due scrittori. Dobbiamö ram-* mentare ancora che, secondo Livio, a questo punto del loro viaggio, poco prima d’ essere assaliti, i Gartaginesi scorgono i ghiacciai dollo Alpi e ehe poco dopo pen') attraversano valli verdeggianti (cfr. pag. 32). Or bene: il Barbier nell’opera citata, pag. G3, serivo: “Herr Robert jedoch sagt beim Anblick der Landschaften der Maurienne, dass es schwer zu begreifen sei, wie diese schöne Gegend bis auf den heutigen Tag so wenig beachtet habe bloiben können. Die Frische ihrer Thalgründe und die Pracht ihrer Gletscher stellen sie den schönsten Gebieten der Alpen an die Seite.,, II Covino, op. cit., pag. GO, dice : “Un viaggiatore, dopo di aver dipinto la Morienna dal piti sfavorevole lato, prorompo in questa sentenza: '“Machi ama gli aspri e selvaggi prospetti, i raira-bili effetti della natura; chi prende diletto nnll’osservare i grandi fenomeni geologici, nel seguire gli augoli dolle montagno e considerare la direzione de’ loro strati, nell’ esaminare i burroni scavati dai tor-renti, lc nevi che imbiancano le cime de’ monti, lo pondici de’ quali sono verdeggianti e fiorite, nell’ osservare le rovino e i dirupamenti, nel rappresentarsi finalmento l’uomo in atto di lottaro colla natura, e di superarla per isvellerle di che ])rovvoilero a’ suoi principali bisogni, egli puö aver in grado il passaggio della Morionna,,. Non ricordano queste parole la descrizione liviana?......... E qui da notaro che gli avversari del sistema del Monconisio mettono innanzi prima di tutto 1’ obiezione che la via per questo passo non fu conosciuta, ne praticata dai Romani, ma si cominciö ad usare appena nel medio evo.'). Questa non e per altro che una cön-gettura, non comprovata da nessun fatto o contraddetta (v. pag. 15) Secondo questi, la citta presa dai Cartaginesi dopo 1’ assalto fu Cham-b£ry [Lemincum). Sen za ripetero gli altri argomonti, che militano contro queste ipotesi, ci restringeremo a dire cho sarebbe assai strano, so questa fosso, secondo Polibio, la via, che non facesse alt una menzione del lago, come infatti non ne fa. Quelli cho propeiulono per il Mont-Ge-nevre ripongono il luogo di questo priino assalto o vicino il Mont Dauphin, o, come rHennebert (T. II, pag. ‘209) al Col de la Pioly, tra Forest St. Julien e Chorges; la citta oocupata dai Cartaginesi sarebbe allora Chorges, nel paese dei Caturiges. Questi per6 non sono menzionati nep-pure da Livio; la conformazione del terrreno non corrisponde punto alle parole degli storici. ') Cfr. Rauchenstein, op. cit., pag. 15; Desjardins, T. I, pag. 93; De Luc, op. cit., Livre 11, pag. 280; Vaccarone, op. cit., pag. 28. — Š9 tla mol t i dotti, p. e. dal Nissen, dal Freshfield, dal Diibi. Se anciiO fogse vera o giusta, non toglie punto valore alla nostra opiniofie. L’ esercito di Annibale era guidato Ja Galli, i quali indubbia-mente avranno conosciuto questo passo ehe, ])er il minimo spessoro ilella catena, offriva una delle pivi brevi e sienre vie di čomnniea-zione tra la Gallia transalpina o la cisalpina, ed in secondo luogo il condottiero voleva sorprendero gli eserciti romani o giungere in Italia per un sentiero poco praticato. A quelli poi che dicono ehe la valle dell’Arc e troppo stretta o ehe non pn6 alimentare un numeroso esercito, eontrapporremo ehe infatti, secondo Polibio, i Cartaginesi vi patirono penuria e ehe par molti eserciti pii\ tardi vi sono passati. Che strategicamente la Maurienne non presenti questi ostaeoli, lo prova il fatto ehe Napoleone I, fondandosi soltanto snlla ragione di guerra, stimava che Annibale fosse seeso in Italia appnnto per il Moncenisio. Infine noii si rileva da nessuna testimonianza ne di Polibio, n6 di Livio che le popolazioni por il territorio delle quali passö il Gartaginese nel muovere verso le Alpi, sieno state oosl numerose, come vogliono quelli ehe asseriscono che nella v.alle deli’ Are pon poteva abitare un popojo cosi potente da arrischiare un assalto contro 1’esercito di Annibale. Anche un numero relativamente piccolo di alpigiani pratici, come erano, dei luoghi e pronti alle insidie poteva sperare, in quel terrono, di danneggiare gravemente i nemici. La cittä che dopo la sconfitta data ai barbari (Livio non la cliiama cittä, ma caatellum) fu occupata dai Cartaginesi deve essero stata nol territorio prima deseritto. Nel quarto e quinto giorno dopo cominciata la šalita delle Alpi 1’esercito segul la strada porcorsa oggi dalla ferrovia, ciofs por Epierre, la Chapelle. Lasciando a destra Saint-Remy, a sinistra les Chavannes si giunge al disopra deli’ Are, largo in quel punto come un gran fiume e con numerose isoletto. La valle, fino a quel punto assai stretta, si apre tutta ad un tratto; passato il Bugeon si arriva a la Chambre; di 1<\ attraverso il torrente Pontmafrey presso il vil-laggio dello stesso nome e deserivendo una gran ctirva attorno il Gol du Ghatelard si passa 1’Are o si perviene a Saint]- Joan - de -Maurienne. Questo luogo 6 situato in una valle amena e bon coltivata,’) ’) Barbier, op, cit., pag. 72: die Thalweitung, in welcher die Stadt liegt, die von zwei Gewässern bespült wird, ist, obgleich hohe Berge sie umstehen, freundlich und wohl angebaut. cio che sl accorda con lo parolo di Livio (XXI, 34): “Perventum inde ad frequentem cnltoribus alium, ut inter montanos, populum Qui secondo la' testimonianza di Livio (1. c.) o di Polibio (III, 52) gli abitanti di quei luoglii vengono incontro ad Annibale in atto di supplici, con ramosbelli ') in mano e corone in capo, a far proposte di pace. Egli, per non inimicarseli, Hugo di prestar fede alla sinceritii delle loro parole e poi, ricevuti gli ostaggi, si affida a tal scgno, clie prende alcuni di loro a gnide nel resto della via. Por la disposizione dei luoghi doveva ossere St. Jean de Maurienno il piu gran centro di popolaziono nella vallata dell’Arc; e quindi naturale che Annibale abbia h\ incontrata raccolta la gente del paese per un avvenimento cosl straordinario come il passaggio deli’ esercito cartaginese e lä gli alpigiani abbiano risojuto in-sieine il partito da prendere in quella congiuntura. Sono i Medulli, di cui parla Strabone. Sgomentati forse alla prima notizia dell'arrivo di Annibale, ripresero animo pensando ai monti ed alle forestc, clio offrivano loro un asilo impenetrabile o concepirono il disogiio che poi arditamente posero ad effetto. Per due giorni Annibale proce-dette guidato dai Medulli: nel primo giorno 1’esercito giunSe proba-bilmente per St. Michel dopo nna marcia di 22 chilometi'i a La Praz a) o forse due chilometri piü in la, a Baint-Andre, dove il lnogo era opportuno per accamparvisi. II giorno seguente i Carbaginesi doveVano attraversare Freney, Modane, Villarodin, Bramans ed arrivare a, Tormignon, ma la marcia fu interrotta a turbata da un improvviso assalto o 1’esercito fu assalito trn'la Praz e Termignon. Coll’aiuto di Polibio possiamo ancor |>iu chiarainente designar il lnogo. Egli sorivo. (III, 52): rcpoiwpsusjjivtov S’aÜTÖiv'I-! 3'js -^xipaic, euvaOpstcOivrs; o!. Ttpostpvjpivst x,al aimvwXcuOvfaavTi* £7CtT(6svTat, i^prffä v;rx Sucrßaiiv xat y.pYijJ.vwsy) rapatou|/ivwv auröv o piii giü (III, 53): twv yxp tstcwv ÜTtipSiijtav Svvwv xst; wsXsjj.tot;, avnzapdfonsi ci ßipßapsc -tat? nzpupslzi:, v.T. -y.: |J.h t'xz x«pa? c,...... E Livio (XXI, 31, 6): ubi in angmtiorem viam et parle altern mtbieclam int/o in.tuper immitienti ventwn ml, nndique e.r insidiis barbari', u fronte ab 7) Le parole: cuvr,-mov OaAXou? y.xi aiifavou; hanno dato origine a diverse interpretazioni. Alcuni traducono 0aXXo6^ ramöseelli d’ulivo, e si giovano di ci6 contro i soatenitori del Piccolo S. Bernardo, perche in vicinanza di quel passo non alligna l’ulivo; altri, a togliere la difficoltiY, traducono il vocabolo greco “ramöseelli verdi,,; Cfr. Rauchenstein, op. eit.., pag. 7. ’) Cfr. la carta della valle <3.0ll’ Are (I: 210.000) aggiujita al libro del Covino. /ergo coorti communis emimis petunt, saxa ingenfia in aginen devolvunt. Considerianro ora i luoglii. Da St. Michel la valle si fa piü ripida e stretta, ma da Modane il paese non mostra piü la raonotonia e 1’ uniforaitä, propria della Maurienne inferiore: la strada sale a poco a poco per una variata regione, ricca di oascate, abissi, burroni; da lontano si scorgono ghiacciai: a destra quello della Tete Noire e la cima del Grand Vallon, a sinistra i ghiacciai del Boucliet, di Chavie-res e di Peclet. Continuando per la strada del Moncenisio s’incontra il bei yillaggio di Villarodin prosso il ruscello St. Anne, che viene dal. Col de Pelouse. Avanzialno ancora ed arriviamo in una rogione singolarmente deserta-e selvaggia, dove s’innalza oggi il forte Les-seillon: ') in questo punto probabilmente ebbe lnogo l’attacco, poiche qui abbiamo una valle chiusa da tutte le parti: ai due lati da monti inaccessibili, davailti dalle alte cime delle Alpi e di dietro da una gola. Figuriamoci un’ immonsa cresta di rocce, d’1111’elevazione di cento metri, che si stacoa dal iianco delle montagne della riva destra dcll’Arc e viene a sbarrare la valle fino all’altro versante, tranne una fenditura a porpendicolo, che e un vero abisso in fondo del quäle si sente il rumore delle acque del fiutne. Sulla riva sinistra, dove passa la strada, questa vienß tagliata da un altro abisso roceioso, nel quäle, con altrettanto impetö dell’Are, scorre il nominato t.orrente di St. Anno (o Nant). Questo precipita nel priiiio appunto dove sorge il forte Lessoil-lon, il quäle domina lo sbocco al grande e piccolo Moncenisio : subito dopo si trova quello stretto vallone, chiuso da ogni parte, dove i Cartaginesi furono colpiti da pietre lanciate dagli abitanti dal paese, i quali, conoscendo i luoglii, attendevano il nemico a quel varco. La descrizioner che fa di questa gola angusta Davide Bertolotti (Viaggio in Savoia) ervoca nella mente 1’ iinmagine usata da Polibio, il quäle di-ce che quel burrone avrebbe potuto essere la toinba dei Cartaginesi.2) Siocpme il Bertolotti percorse quei luoglii nel secolo ') Cosl e chiamata nella carta “des t’rontieres des Alpes,, da noi usata (feuille n. I Albertville); quella dello Stato maggioi'ö austriaco porta (I). 0)': l’Esseillon, quella del Covino: Msseillon. Per quelli che sosten-gono le ragioni del Piccolo S. Bernardo quest’assalto sarebbe avvenuto in una form vicino al torrente Reclus. Quelli del Mont:Genftvre lo ripon-gono in una gola tra Bi-ian^on e il Mont-Genevre ; p. e. il Linke (p. Hl) dice: Es ist nun unzweifelhaft derjenige Engpass gewesen, der sich gleich hinter Brian^on auf dem Mont-Gonevre befindet, bis auf dessen Passhöhe man von Brianfon aus drei Stunden zu gehen hat. Eine Stunde lan^ steigt man durch eine enge Felsonschlucht; 1’ Hennebert (op. cit., T. II., p. 220) crede sia il pertuix Rostung. 3) Cfr. Covino, op. eit., pag. (54; Barbier, op. cit., pag. ‘J7; Ukert, op. cit., pag. 598; Larauza, oj). cit., pag. 115; Maissiat, op. cit.., pag. 218—234. - 4‘2 - passato, prima che la strada napoleonica rendesse menö aspro il eaimnino, possiamo eongetturare (lalla sua deserizione, quäle 110 fosso 1’aspetto nei tempi di cui parliamo. Egli serive: “La saldezza ilellc costrutture militari, le grandi e giuste loro proporzioni, le vio tagliate entro ai dirupi e salenti in giro sull’ alto, il ponte a cavallo di 1111 abieso, il fiume ehe mugge in un baratro, il desolato aspetto di luoghi o ve la natura sembra iminersa in uji lutto eternale, le ingenti opere deli’ nomo tra le voragini e il caos, I’ idea della terribilo guerra, dove gli elementi hanno gia stabilito 1’ impero della distruzione, 1’ orrore ehe ispira 1’ idea d’ un assedio e piti di un assalto in mezzo a tante immagini di rovine e di morte scuotono voementemente 1’animo e fanno il viandante sospeso a rignardere ed a meditare.,, Questo antieo cammino, dai punti infuori ehe sono rieoperti dalla strada odierna, e traeeiato sulic earte dello Stato inaggipre sardo.J) Dal ponte di Saint Andre in faecia di Frenoy fino a Soli Öres - Envers presso Termignon 1’ esercito rimontava la riva sinistra deli’Are, a piedi del pendio della valle, ehe, volto a nord-ovest, arto della valle deli’ Are 'che va da St. Andi-6 a Termignon (1: 50.000) trovasi nel* 1’opera dol Maissiat. 3?olibio : outw<; &jt’ avarpuccGijvai tov ’Avvtßav jj-sxa xrj; žuviu.soj, VU'/.Tip£üjat TTipf TI XsiZ/OTCiTpOV 0/_UpSV / abbraeciare con lo sguardo Cosana e la vallo irrigata dalla Dora; ina 11011 mai lo Campagne corse dal Po. Non mette neppur il oonto di combattore quell’ opiniono secondo la quäle Annibalo, disoeso a Česana, cioö quasi al livello di Brianpon, invece di seguire il corso della Dora, avrebbe asceso il collo di SestritVes, (2021 m.) piii alto e piü erto del Mont-Genevre, per ridiscendore po; nella vallo di Pragelato. Quosta supposiziono, per se inverosimilo, non s’ accorda punto col racconto dei duo autori.f) Al contrario il colle dol Moncenisio s’ apro in direzione Bildest, cioe appunto nella direzione dello pianure irrigato dal Po od andaudo 1111 po’ a dostra accanto ad un ruscello ebo scorro nel lago, ovvero alquanto a sinistra sulla pondice meridionale del G ran Moncenisio, si scoprono quei piani; al sud 1’ orizzonto s’apre olt.ro il piccolo lago in uno spazio augolare compreso fra il Rncciamolonn (situato sulla riva sinistra dolla Cenischia, a destra di Susa, alla di-stanza di circa 15 cliilometri dallo spettatore) od il monte dolla Ilossa (pošto alla riva destra dolla Dora Riparia, presso Bussoleno, alla distanza di 30 cliilometri). In quella direzione la vista giungo al di lit della Sagra di S. Micliele lino a quel vasto piano ek’ 6 irrigato dal Po nolla rogione di Carmagnolä e Carignano e, se il tempo e del tutto' soreno, lo sguardo arriva fino all’Appenino.2) Dal Moncenisio dunque Annibale, avvertito probabilmeiite dalle sue guido galliclie, pote mostrare ai commilitoni 1’agognata Italia. Quindi comiriciö la discesa, nella quäle 1’osorcito trovii aiuovi e piii gravi ostacoli da superaro, peirhe, coino dicc Livio, (XXI, 35, 11): cetermn itier multö <[uam in aseeitxu fueml, ut pleraque .Al-pium ab Italia sie ut bveviora ita arrectiora sinit, dlfficilius fuit: parolo ehe convengono al Moncenisio, ma non agli altri duo passi mentovati. ‘) Questo importante valioo motte in diretta oomnnicaziono 1’alta valle della Dora Riparia (Cosana) colla parte superiore dolla vallo del Chišone, aprondo una facile vla sussidiaria al transito dalla Francia nella pianura dol Piemonto pol colle dl Monginovro (Martelli o Vacca-rone, op. cit., Vol. I, pag. 258). • a) Maissiat, op. cit., pag. 242; vodi anolio la bellissima hiliogra-vurc dol Moncenisio (1: 50,000). Se leggiamo la diffusa descrizione che Polibio (III, 54, 55) e Livio ('XXI, 36) ci farmo della discesa, del terreno sdrucciolevole, coperto di ghiaccio e neve; su eui uomini e cavalli cadevano, senza potersi rialzare, vedremo oho s’ accorda con la scabrositüi del luogo. Ad un certo punto, essi raccontano, i Cartaginesi arrivano ad una frana o quest’ indicazione ci gioverii a rintracciare per quäle strada fu operata la discesa. Polihio serive : ... os tm r.xpoi-'vtiz<>M xpb? toisütov totov Sv oütc toi<; Ov)p’ois 0ÜTS toi- Cto£uyioc? Suvarov yjv xapeXflsüv Su tyjv otsvot^t«, o/tez'! siri Tpu ■qv.zi&y. trj; čntopp&fBS **i ^pb TöD jj.vi o’jgy;;,. tots 8s y.at ’jjtaXXov Ixt Tipoa^aTto; «TceppwYuta?, evraüOa ttocXiv äÖujj.^7at y.ai Statpsrarjvai auvsßrj ts E Livio : natura locus iain ante praeceps recenti lapsu terrae in pedum mille admoclum altitudinem abruptus erat. Ebbene, la strada napoleonica va dai casali di Clran Croce pei' Bard, Molaretto, San Martino; ma l’antica, quella che Annibale probabilmente segul, conduce, per il piano di S. Nicola, Perrera, Novalesa, in una stretta valle dove scorro la Cenischia; e prababil-' mente quella che la guida giti citata dei sigg. Martelli e Vaccarone (Vol. I, pag. 325) menziona con le seguenti parole: 'Era stata costruita per difendere i viaggiatori dali’ iinpeto dei venti e dalle valanglie, ora e quasi tutta seppellita sotto i materiali che si dovottero scavare per la cöstruzione della nuova strada, la quäle raggiunge 1’ antica all’ entrata dei piano di S. Nicola. Questa, che e molto ripida e i soli pedoni possono seguire, inabissandosi nolla gorgia della Perrera in zig-zag, raggiungo la valle della Cenischia al villaggio della Novalesa». E il Barbier nel citato lavoro, pag. 115: “Jenseits des Plateau stieg sie von der Grande Croix an steil durch die Echelles in die kleine Pläche von St. Nicolas hinab. Dann gelangte sie nach dem Dorfe Fernere und über einen gar rauhen schwindelnden Berghang hinunter erreichte man la Novalaise, von wo aus der Reisende „ Non concordano questi dati con la descrizione dei due storici? L’erta di cui si parla h quella che oggi vien designata col nome di Scale di S. Nicola, donde si giunge in un piano dello stesso nome. L’esercito čartaginese si trovava piü giü, quando fu arrestato daun burrone ehe ne gli elefanti, n6 le bestie da soma potevano su-perare per lo spazio d’uno stadio e mezzo (277 metri). Ciö deve essere avvenuto, secondo me, tra Perrera e Novalesa, molto vicino a Perrera vecchia, dove la costa e assai erta, scoscesa e presenta molte difficoltiV, anzi e quello il punto piü pericoloso della discesa per 1’ antica strada. II Covino (op. eit. pag. 18) scrive: “L’ antica strada nel declivio clie gunrda la Francia, naliva dircttamente da Lans-le-ßourg alla Rainasso per un 'suolo molto pietroso e inalagevole; tra-versata la pianura clie sl trova al sommo del giogo si discondeva nel piccolo piano di S. Nicolo; trovavasi quindi il villaggio di Fer-rera e dopo una discesa raj>ida e spaventosa giungovasi a Novalesa,,. Nulla di tutto ciö al Mont-Gonevro : la discesa lungo la Dora si sarebbe offettuata corto senza gran fatica, lo' eondizioni del torreno sozio in disaccordo manifesto con la descrizione clio abbiamo riferita. Non dobbiamo qui tralasciaro poro di far cenno d’ una circo-stanza cho mal s’ accorda con quänto abbiamo finora detto. Polibio descrivendo le fatiehe ed i pericoli doi soldati nel discendero, dice clie sulla neve deli’ inverno precedente era caduta della nuova ; ma noi sappiamo invece clie no sul Cenisio, no su gli altri passi preši in. considerazione dura la neve perpetua da un inverno ali’ altro. E d’ altra parte si puo forse pensare che Annibale, il quäle era guidato da Galli pratici dol paeso, pd aveva, prima di effettuare il suo ardito disegno, fatti esplorare i luoghi, abbia va-licato i monti proprio lä, dove s’accumulano d’anno in anno lo nevi? E come avrobbe potuto aprirsi una via? E sulle novi eterne a ehe aggrapparsi i soldati e cho cosa trascinare nella caduta, com’ e pur narrato ? Polibio ha qui certamente commosso orrore o piuttosto e stato tratto in errore. Secondo ogni probabilitiV, Annibale si trovava sulle Alpi alla fino di Ottobree vi trovö la neve rimasta da cinque o sei settimane, che per 1’alternarsi dol calore del solo e delle golide notti s’ era indurita in modo, ehe i soldati a paragone di quella ehe cadeva la potevano credere doli’ anno antecedente. Lo serittoro greco sapeva ancora dai suoi viaggi alpini cho i ghiacciai hanno appunto origine da questo aecumulamonto annualo della neve,2) epperö accolse senza sospetto la notissia trovata nelle fonti, oppure, avendo letto ehe il monte era coperto da nove ammucchiata, v’ag-giunse di suo le parolo “doli’ anno precedenteCio mi pare tanto piü credibile in quanto cho Livio dice soltanto “veterem nivem„. Merita ancora di essere riferita la doseriziono ehe il cronista Lambertus Hersfeldensis fa del passaggio deli’ imperatore Enrico IV oltre il Moncenisio nel Gonnaio del 1077, porchö vi troveremo molti punti di somiglianza con la narrazione di Livio e Polibio. Non di-montichiamo jioro clie Enrioo, accomj)agnato da pochi fodeli, non J) Anche su questo proposito i dlspareri sono molti. 7) Vedi;Supan: GrundzUgo der physischen Erdkunde (Leipzig 1884), pug. 112-113. doveva lottarc con gli ostacoli che incontrö 1’ esercito cartaginese ; d’altra parte egli tragittö il passo nel cuore deli’ inverno e d’uno dei piü erudi inverni del secolo. II Lamberfc (Monumenta Germ. bist. Script. T. V pag. 255-256) cosi dunque serive: “Hiemps er at asper-rirna, et montes, per qiios transitus erat, in immensum porrecti et pene nubibus cacumen ingerentes ita mole nivium et glaciali frigore obri-guerant, nt per lubricum praecipitemque decessum nec equites nec pedites sine periculo admitterent Igitur quosdatn ex indigenis lo- corum peritos et praeruptis Alpium ingis assuetos mercede conduxit, qui comitatnm eius per abruptum montem et moles nivium praecederent et subsequentibus, quaque j)ossent arte, itineris asperitatem levigarent. lllis ductoribus cum in verticem tnontis magna cum difßcultate evasissent, nulla ulterius progrediendi copia erat eo qnod praeceps montis latus et, ut dictum est, glaciali frigore lubricum omnem penitus decessum negare videretur. lbi viri pericnlum omne viribus vincere .conantes nunc ma-nibus et pedibus replando nunc humeris ductorum suorunt innitendo, int er dum quoque titubante per lubricum gressu cadendo et longius volu-tando, vix tandem aliquando cum gravi salutis suae periculo ad cam-pestria pervenerunt.1) La principale cagione per cui dai piü stimavasi che le rela-zioni dei due storici non fossero conciliabili tra loro 6 che seinbra-vano in disaccordo nol designare il luogo dove il condottiero pervenne subito dopo aver superate le Alpi: como se, mentre Livio accenna manifestamente il paese dei Taurini, Polibio indicasse gl’Insubri. Senonche il Linke ed il Neumann dimostraröno, a parer mio molto chiaramente, che tale contraddizione non sussiste. Infatti lo scrittore greco, dopo aver descritto la discesa dell’ esercito cartaginese, ag-giunge: (III, 50) wtrßi xoty-Yjpai; ei; xa Xip\ xov HaSov rciSta y.ai xb xwv ’lffilxßptov lOvo;: s’avanzö arditamente nelle pianure del Po e fra il popolo degl’ Insubri. Questo popolo d’origino gallica, occupava tutto il territorio compreso fra il Ticino, il Chiese e la riva sinistra del ') In genovale sono molto important! le notizie che abbiamo sul passo, prima che fosse costruita la strada napoleonica. Oosi il Maissiat cita un brano d’un libro publicato nel 1631: Ulysses Belgico — Gallicus, sive Itinerarium belgico-gallicum (Lugduui Batavorum), in cui descri-vendo la traversata oltre il Moncenisio (p. 067) dice: Per hunc procedentes, profunda itione ad alium pontein itur, a quo protensum illud lapi-dosumque iter pedibus terere med. mill. necesse babuimus ad paguin la Ferrerie; nec heie quies erat usque dum herculeis laboribns declive hoc saxetum ad pag. Novalexiatn 1 mill. continuaremus. Po; al nord confinava coi Baeti; forma va una delle confedorazioni galliche piii potenti nella Cisalpina.1) Qaelli che prendono ad unica guida Poiibio dicono : Ecco im altro argomonto a confermare che Annibale sböocö in Italia per la valle dolla Dora Baltea attraverso Aosta ed Ivroa; dal paoso dei Salassi che oocupavano questi luoghi, paösö in quello degli Insubri. In primo luogo ricordiaino che i Salassi non appariscono montovati e che manca quindi una prova diretta di quanto si assorisco; che tra questi e gl’Insubri c’erano gli Ictimuli, gli Euganei, gli Agauni, sicchö non si puö da quelle parole ancora dedurre che Annibale abbia superato il piccolo S. Bernardo. Ma v’lia di pifi: se leggiarao at-tentamente Poiibio, vedremo che la sua ver.siono non differisce dalla liviana, anzi si combinano appuntino. Nel passo riferito lo scrittore non feco che indicare la meta principala del capitano cartaginese, il quäle desiderava di cimentarsi ormai con 1’ esercito romano, che trovavasi allora appunto a Piacenza nell’Insubria; quando poi, dopo una lunga digressione geo-grafica, ripiglia il racconto, scrive: (III, 60, 25): j/stčc Se täuta, 7rps;aviiAY)fü(a; v;3y) ttj; 3uvi|i,so)<;, twv Taupivwv c'f tu^xavouat wpo; T/j xapwpi’a xaTcivwuvTS?, CTa;;ia£6'mov j;iv Trpbc; tou; "Igoyfipotq ämc-coüvTwv ok tgT; Kxpyrfii'nc.' to |j.;v izpSno'/ «ütou; si? petx xocTiiy.oijVTS? contengano un' osservazione accessoria, che non stia in istretta relazione coi racconto. Ed infatti, se Annibale si fosse trovato nella valle dolla Dora Baltoa, a che scopo, avendo per meta 1’ Insubria, si sarebbe impacciato coi Taurini ? Egli avviö pratiche 'con loro, per averne sgombra la via, i>oich I) 11 III e IV: Milllor, Corso, ecc., P. II. V: Mtlller, Graimnatica dolla lingua todosca — NoS, Antologia tedesca, P. I. Classe VI: Cobenzl, Graimnatica dolla lingua tedesca — NoS, Antologia tedesca, P. I. Classe VII: Noe, Antologia tedesca, P. II. — Cobenzl, Graimnatica. Classe VIII: ,, „ „ „ „ „ 7. Gcografia c storia. Clab.se I: Sei/dlitz, Elementi di googralla. Classe II: (Hndelij, Compondio dolla storia universale, P. I. — Klun Googralla universale, P. III. Classe Classe Classe Classe Cr.AssK III: Gindely, c. s.; P. II. — Klun, c. s. P. III. Classe IV: . „ c. s., P. III. — „ c. s. P. II. Classe V: „ Manuale di Storia universale. Storia antica. Classe VI: „ „ „ „ „ dell’Evo medio. Classk VII: Piltz, Evo moderno, trad. da T. Mattei. Classe VIII: Ilannak, Compendio di Storia, Geografia o Statistica dolla Monarcliia austro-ungarica. Atlante Trampier, I—VIII. Putzger, Atlante storico, II—VIII. 8. Matematica. Cr,asse I e II: Walleiitin, trad. Postet, Manuale di aritmatica. — Ho- čevar, trad. Postet, Manuale di geometria. Classe III e IV: Močnik, Aritmetica, P. 11, versione del dott. Zampieri. Geometria, P. II. Classe V: Močnik, Trattato di Geometria. Classe VI: Močnik, Algebra. Id. Trattato di Geometria Classe VII: Močnik, Trattato di geometria. Böhm, Manuale logaritmo- trigonometrico. Classe VIII: Močnik, Algebra; Witt stein, Trigonometria. Böhm, Logaritmi. Frischauf, Geometria analitica. 9. Scienze naturali. Classe 1: Pokorni/, Storia illustrata del Regno animalo, Ermanno Loe-scher. Torino e Vienna, 1885. Classe II: Pokorni/, c. s., Pokorni/, Regno vegetale, versione del prof. Teod. Caruel. Classk III: Bischimj, Elementi di mineralogia, versiono di E. Girardi, Vienna 1885. Vlacovich, Elementi di fisioa. Classe IV: Vlacovich, idem. Classe V: Pokorni/, c. s., Ilegno minerale e regno vegetale. Classe VI: „ c. s., Rogno animale. Classe VII o VIII: MUncli, Trattato di fisica. 10. Proyedeutica filosoftca. Classe VII: Beck, Elementi di Logica, versione del dott. Pavissich. Classe VIII: Lindner, Psicologia einpirica, versione del dott. Masclika. {/g/ h ( CAPODISTKIA TEMI PROPOSTI PER I C nelle classi superiori TEMI D’ IT ALI AN O CLASSE V. La morto d’ Anfrido. — Al porto nnovo. — La mia stanza da studio. — Diflerenza tra 1’emulazione e 1’invidia, dimostrata con esempi t.ratti dalla storia. — “Scemasi sovente Dei mali il peso col narrarli alfcrui,, (Monti). — Alcuni esempi di umorismo nei “Promossi sposi,,. — Cin v’insegna una scienza vi da un frutto, ma clii v’ insegna a studiare vi da una pianta. — Pcricle. — Un idilio cainpestvo. — Autobiografia d’un biglietto di lrnnca. — Leggendo la Niobe di Ovidio (iinpressioni). — Tempesta di maro. — Morte di Ettore. — La bollozza doli’ univorso (sulle tracce del la cantica dol Monti) — “Externus liostis maximum est in urbe concordiao vinculum,,. Si confermi questa sentenza di T. Livio con gli esempi della storia romana, dalla quäle 6 manifesto, como in Koma le domestiche discordie tacquero, ogni qualvolta la citta era minacciata da nemici esterni.. CLASSE VI. Il primo bruciataio (profili d’autunno). — L’elemonto classico nelle poesie del Foscolo studiate in iscuola, — “A egregie eose il forte animo accendono L’urne dei forti,, (Foscolo). — Clio cosa devouo la cultura e la scienza al vetro? — L’onoro o 1’onesto secondo Scipiono Maftei. — 11 Gionata del Bettinelli e il Saul dell’Alfleri. — Commemorazione d’un Grande (per il contenario della morte di Carlo Goldoni), — 11 Parini o la satira. — Si parli dogi’ intendimenti morali deli’ odo “La vita rustica,,. — Di quali poeti italiani dol 700 si puo dire con Orazio : “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci Lectorom delectando pariterquo mo-nendo,, V — L’oro od il ferro considorati fisicamente o moralmonto. — 11 Mercurio deli’“Eneide,, e'1’arcangolo Gabrielo della “Gerusalomme liberata,,. — Carattero di Tomistoclo desunto dal dramma di P. Metastasio. — Cesare ebbe a d ir c ehe amavn, meglio -essere il primo in nn piccolo borgo, ehe il seeondo in Roma. Indagavo come quest'o sentimento corri-sponda al carattere cli Cesare ed a certe speoiali inclinazioni dello spi rito umano. CLASSE VII. Le virtü. degli avi so da un eanto fofmano la gloria dei nipoti gettano dall’altro sulla loro vita il peso di una grande responaabilti.— L’acqua ed il fuoco considerati quali elementi di civilta. — In teatro.—• Guttenberg e Colombo. — Nel futuro 'le speranzo del giovine, nel presente le lotte deli’ uomo, nel passato i rimpianti del vecchio. — II Mediterraneo nella storia della civilta. — “Or quella 6 nobilta so tu pol sai ehe. näsce da to stesso, e questo e il merto vero di oui tu fondator ti fai„ (Menzini). Le opero minori di Dante. — “Vade, liber, verbisque meis loca gi-ata sa-luta: Contingam certe quo licet illa pode,, (Omd. Trist.). — Nelle belle imprese si tiri innanzi, senza tener conto doli’invidia dei malevoli. — II Manzoni chiama “pro v vida,,, in un coro deli’ Adelclii, la sveutura, ed il Poliziano serisse: “I grandi uomini si fanno nelle avversita,,. Pevcliu? ehe c’e di vero in queste parole? — Le Arpie in Dante ed in Virgilio.— I castolli ih aria. — Si dimostri quanto sia di voro in quella dura seii-tenza di Petronio Arbitro: “Fere totus niundus oxercet histrionem,,. CLASSE VIII. - “All, quella o vera gloria D’uom che lasciar puö qui Lunga ancor di se hrama Dopo 1’ ultimo di„ (Parini). — La lingua deve essere padrona degli ingegni mezzani, ma deve essere serva degli uomini superiori (Poscolo). — “Io veggio ben, ehe giammai non si sazia Nostro intolletto, se il Ver non lo illustra Di fuor dal qual nessun vero si spazia. Posasi in esso come feva in lustra. Tosto cho giuhta 1’ba . . . . „ (Dante, Par. IV, 124 sg.) — L’ ideale doli’ uomo del Cinquecento seeondo il Castiglione. — Illustrare il virgiliano “Tantae jnolis erat Romanam condere gentem,,. — Altezza d’ingegno e nobilta di carattere. •— L’inlinitö (leggendo il Leopardi). — II Platone della “Gerusalemme liberata,, ed il Lucifero della “Divina commedia,,. — Se il deforme sia esteticamente conciliabile coli’ arte. — 11 Gustöde del Pui'gatorio daiitesco. — Potenza dell’ingegno umano. — Gli uomini grandi non di rado debbono alla natura il germe, .ed alla sventura 1’ ineremerito della loro grandezza. — L’ jndustria ed il commercio sono lo manifestazioni piu vive della civilta d’ un popolo (tema di maturitiV). TEMI DI TEDESCO Traduzione di brani scelti da diversi autori, nel VII e VIII corso por lo pili dal Manzoni e Leopardi, Temi liberi ud VIJ c nett’ VIII corso: I. Haupt.ursachon der ersten Blütozeit der deutschen Literatur, II. Die Tannhäusersage. III. Dio Dichtor dos Göttinger Hainbundes. IV. Das Wort kann oft den Sturm dos Lebens stillen. V. Naclitheiligo Folgen für diejenigen, welche den Umgang mit An dern meiden. VI. Arbeitsamkeit ist das beste Schutzmittel gegen Elend. VII. Divi.tiae apud sapientom virum in sorvitute sunt — apud stultum in imperio. (Seneca.) VIII. Wer nur Geld hat, ist — arm. IX. Etwas' fürchten und hoffen und sorgen Muss der Mensch für den kommenden Morgen (Schiller. “Braut v. Messina,,.) X. In welchen dramatischen Dichtungon behandelt Scliillor dio Fabel des Bruderzwistes ? (tema di maturitiV). STUDI LIBERI Disegno. — Sei ore per settimana. Corso I. Esercizi di disegno geoinetrico a mano libora. Foglie sim-metriche semplici; ornamenti piani e semplici. Corso II. Ornamenti secondo i modclli del Teubinger, a semplice contorno e a mezz’ ombra. Corso III. Ornamenti ad acquerello. Copie d’ornati dal gesso; pro-spettiva elementare. Calligrafia. — Quattro ore per settimana. Carattore inglese, tedesco, rotondo e gotico. Ginnastica. — Due ore per settimana, nella civica Palestra diretta dal signor L. de Reya. 4) RAGGUAGLI STATISTICI C L A s. S E a I II III IV V VI Vi) VIII •S • a a ■b 'c n b a b m 1. Numero A11 a fino dol 1891-1892 Al prinoipio dol 1892-1893. . . . Entrati durante 1’anno . . . . . 27 47 31 45 2 31 82 38 40 41 2 31 29 25 35 1 38 41 26 27 3 27 22 24 30 2 25 22 357 377 10 Inscritti in tutto . 47 47 — 38 43 2P 36 41 30 22 32 22 387 Promossif tU*° ' \ venuti dal di ition . . deli’Istituto lp .o i ^ venuti dal di fuori. . 4-2 4 1 41 5 1 — 32 .. 2 3 32 4 7 23 6 1 28 1 7 35 2 4 24 2 3 20 '2 23 5 3 1 21 1 238 100 43 4 Straordinari Usciti duranto 1’ anno 5 9 — 1 4 5 3 4 2 1 S 3 . e 1 •' 2 45 Alla fine dol 1891-92 ...... Di questi orano: scolari pubblici „ privati „ straordinari 42 42 38 38 — 34 33 1 38 37 1 26 21 2 32 32 39 38 1 27 26 . 1' 19 17 1 26 25 1 21 21 342 334 6 . 2 2. Patri a Triesto e territorio Istria .... Gorizia-Gradisca Tii-olo Dalmazia Austria inferiore Italia Svizzera . Egitto ' . . . Turchia 34 5 2 1 30 — 25 4 2 1 1 1 31 4 1 1 l 21 ' 2 1 1 .1 29 2 1 33 4 1 1 23 3 1 20 3 1 1 1 15 '4 1 1 276 36 10 6 6 1 4 1 1 1 Somma . . 42 38 — 34 38 2C> 32 39 27 29 26 21 342 3. Lingua materna Italiana Tedesca ...... Slava J Gi-eca Inglese . . . . ...... . •. . 37 • 2 2 1 30 l 1 — »1 2 37 1 25 1 32 39 27 19 25 1 21 329 4 2 . 6 1 Somma . . 42 38 — 34 38 26 32 39 27 19 26 21 312 C L, A S S E cö . I II III IV V VI VII VIII 0- a a b c a b a b m 4. Kcligione Cattojici Israeliti Greoo-ortödossi Evangelict dl confess. August. . Senza con'fessione 34 C j \ ! 1 | — 27 4 2 1 31 (i 1 20 4 2 25 j 1 1 _ 1 20 7 _ 17 2 22 2 1 1 18 3 272 55 10 1 4 Sorama . . 42 38 — 34 38 26 32 39 27 19 26 21 342 ' 5. Kt ji Di anni 11 12 . „ 13 . 14- • • 15 • „ IG „ 17. ........ . „ 18. . . „ 19 , „ 20 . . . ‘21 » 29 5 7 1 20 12 4 2 — 17 9 8 18 2 6 2 3 13 9 3 1 12 12 8 18 7 11 2 1 15 ! _ 13 3 3 1 1 1.1 M -oot' 1 1 4 7 5 4 1 49 52 54 56 35 36 24 19 12 4 1 Sommft . . 42 38 — 34 38 26 32 39 2.7 19 26 21 342 6. Domicilio doi genitori Del luogo . . . . . ... . . Di fuori 39 3 35 3 — 32 q 33 5 23 3 32 36 3 26 1 17 2 22 4 21 316 26 Somma . . 42 38 — 34 38 26 32 39 27 19 26 21 342 7. Classiiicazione a) Alla fino deli’anno scolastico 1892-1893: 1. Prima classe con eminenza . 2. Prima classe 3. Seconda classe 4. Terza classe 5. Ammossi: all’ osame di riparazione . . ad esame suppletorio . . . Scolari straordinari 5 22 10 4 1 '’-cqcct- 1 1. — 5 IG G 4 2 5 22 6 3 2 21 17 2* 1 2 2 19 7 4 7 16 10' 2 1 2 18 5 1 1 12’ 2 3 2 21 1' 1 5 13 8 41 199 58 22 18 2 2 Somma . . 42 38 — 34 38 26 32 39 27 19 26 21 312 C L A S S E c3 I II III IV v VI VII Vin a a a h c a b a b cn b) Aggiunta all’anno sco-lastico 1891-92: Ammessi ad esame di ripar. o suppletorio . . Corrisposero Non corrisposero . . . Non oomparvero .... Risult. finale dol 1891-92: 1. Prima classe con emin. 2. Prima classe 8. Seconda classe .... 4. Terza classe Scolari straordinari . . 3 1 3 10 3 2 4 2 1 1 3 17 8 2 1 4 2 2 3 19 7 2 4 4 3 21 4 4 9 4 4 1 5 23 10 2 . 5 4 1 3 19 5 4 4 3 1 2 14 8 1 5 4 1 21 21 9 2 6 5 1 1 20 3 1 1 5 3 1 1 2 23 1 1 1 1 4 17 3 6 19 51 35 8 8 38 235 61 21 2 Somma . . 27 31 31 32 40 31 25 38 26 27 24 25 357 8. Tasse a) Tassa scolastica: 1. Paeanti nel I Semestre ir !) )> >! 43 36 42 26 — 25 23 25 23 20 16 21 21 25 30 20 18 17 16 19 12 19 18 276 238 Esentati nel I Semestre » j) i » 2. La tassa scolastica am-montö nel I Sem. . .1. n II » • • » 3 10 344 288 5 13 336 20S — 12 12 200 184 16 15 200 181 9 10 160 128 13 12 168 168 16 9 200 240 S 200 180 1 170 150 12 11 19(1 180 3 3 190 180 101 108 2358 2090 Somma . f. 632 f>44 — 381 384 288 336 440 380 320 370 370 4448 ib) Tassa d’iscrizione . . f. c) Tassa per la biblioteca degli scolari . . . . „ S4,— «.50 82,— 13,— 11.50 o.— lli.50 2,— H,— 2 10 50 4,- 11.50 fi,— 8.50 10.— 8- 8.50 108,— 110.50 Somma . f. Ü0.50 95.— 13.50 IS. 50 10.— 12.50 15.50 14.50 18.50 8.50 314.50 9. Frequentazionc della Calligralia c mater, libere Calligrafia Disegno Ginnastica 14 9 9 7 13 4 — 10 8 6 1 3 4 5 6 1 3 3 4 11 1 3 3 5 1 1 38 49 47 10. Stipendi Numero degli stipendiati . Importo totale degli stip. f. — — — 1 210 3 455 Z 1 105 3 336 8 315 1 105 — 1 150.— 13 107«.— ü) STIPENDI E SUSSIDI Erano stipendiati 12 scolari giusta il segucnte Pro'spetto: Classe ginoasiale . o H i „ 20/12/92 N. 19666/IX 105 — 210 IV 2 n n „ 20/12/92 N. 19666/IX 105 — 210 — IV 1 „ Francol . „ 30/11/90 N. 18269/IX 126 — 126 — VI 1 „ 25/11/89 N. 16716/IX 150 — 105 — VIII 1 Mazzoni .... Mag.e 20/5/90 N. 19101/VI 150 — 150 — II B 1 | Slip. C. i&r. Reinelt Dep. di Börsa 11/1/98 N. 90 150 — 150 — 11 A 1 „ Cossitz . . . Mag.e 3/7/92 N. 28382/VI 210 — 210 — 1 Totale . . . - - 1676 — L’importo per i libri scolastici distribuiti dall’inclito Municipio agli tcolari poveri di questo Ginnasio ascese a fior. (500, e furono dal Fondo,dei libri gratuiti provveduti dei testi neeessari 136 scolari. La spett. Libroria editrioe Monauni di Trento regalö al fondo libri gratuiti 48 testi di Grauimaticlie lat.ine o libri di esercizi. II sig. Arr. Doll. Felice Venezia» elargl a nonie proprio e di alcuni snoi amici a titolo di sussidio per un povero scolaro della Vlll’iinporto di fiorini 105. TJa noto benefattore dei ragazzi elargl 1’ importo di fior. 8 perche con csso venisse pagata la tassa sco lasti ca per uno scolaro della IV classe o regali dei vestiti a due altri. L’ unione filantropica triestina “La Previdenza,, sussidio parecčlii scolari deli’Istituto con oggetti di vestiario, con piccoli importi di danaro, a t.re pag6 per intero il didattro. Sieno rese le piu sentite grazie ai generosi benefättori. AUMENT.O DELLE COLLEZIONI SCIENTIFICHE A) Bibliöteca «lei Professori. B il)l io tecari o: Prof. C. Cristofolini. l. Doni. Dall’ ecc. i. k. Ministero dkl Culto sd Istruzionk: Internationale Ausstellung für Musik u. Theaterwesen, Wien, 1802. Sei Cataloghi oditi dalla sp. Commissione per la dett.a Esposizione. Dall’kcc. t. h. Luogothnen/.a : Bollettino delle Leggi ed Ordinanze per il Litorale austro-illirico. Dall’inouta Pkesidbnza münicipat.e: Die oest.-ung. Monarchie in Wort, yt. Bild (fino alla puntata ). — Prospetto del personale inse-gnante e statistična degli allievi delle scuole popolari e cittadine di Trieste nel 1891-1)2 — Gestione amministrativa della Direzione generale di puhblica beneficenza pur 1’ anno 1892 — ßesoconto triennale (1879-91) delle Salo di lavoro per giovanetti abliandonati — La Coinmissioire d’imhoschimento del Carso aiel territorio della cittä di Trieste duranto il auo primo decennio 1882-91 — Bollettino statistico m^nsilo — Conto consuntivo deli’ Amininisträzione civ'lca di.Trieste per 1’anno 1891 — Conto di previsione idem per 1’anno 1893 — Verbali del Consiglio della cittä di Trieste ann. XXXII.— Alauda, armönie giaeliche moderne per il prof. A .dott. Iona (Fosco di Vallenera), Trieste, Morterra, 1892 — Arclieografo triestino 1892. De’ Medici, Eneide di Virgilio tradotta, Capodistria 1898. Dalla spkttabii.e Dikezione bull’ Osskrvatorio Meteorologuco Astrono-mico : Bollettino motoorologico — llapporto annuale dell’Oeserya-torio marittimo dl Trieste per 1’anno 1890, Trieste, Lloyd a. 1892. Dal signor cons. scol. prov. ca v. Antonio Klodiö-Sabladosky: Volksohullehr-pliine für das Küstenland, Wien, 1889 — Lehrpläne für die Bürgerschulen, Wien, 1891. Dal signor prof. dott. B. Benushi il proprio op us colo: II privilegio Eufrasiano. Studio critico, Parenzo, 1892. Dal signor A. Blomoren, editore: Letture italiano di prosa o poesia ad uso dello scuole Commerciali e Reali, Industriali e Nauticho super io ri doll’ Impero austro-ungarico. Parti due, Trieste, 1891. Dal sig. G. Borai.vvi: L’Iliado d’ Omero, traduzione di V. Monti, odlz . scol. con noto dichiarative 'di esso. Livorno, Giusti, 1892. Dal signor prof. C. Cbistopolini : Bollettino della Socioti Adriatica di šcienze naturali in Trieste, vol. XIII o XIV — Rivista di filologia o d’istruzione clašsica, ann, XXI, Torino, 1892-93 — La Cultura, ann. I-VlII — Per ,lo vie de’ cioli. Dae conferenze tenute nella sala del Gabinetto di Minerva dal prof. F. Rossi, Trieste, 1892 —• Rivista critica della letteratura italiana — Dai colli friulani, di Gesare Rossi, Trieste, Balestra, 1893 — Rimo di Cesare liossi, Trieste, 1892 — Esorcizi di sintassi latina per la III classe dei ginnasi italiani compilati dal dol/. C. Jillg, Trento, Monauni 1892 — Eser-oizi id. por la IV classo id, ivi, 1893 — Brevo sintassi della lingna latina di G. B. F er racina, Feltre, Coana,. 1892 — Un numero separate (ann. I, faso. 4) della Rivista Etnoa di lottere, arti e scienzo, Catania, 1893 — Eraseologia latina ad uso delle scuole secondarie, del doll. C. Meissner, recata in italiano da G. .Coceva, Roma, Pasqualucci, 1892. Dal signor prof. P. Gelcicii: Homori Ilias lat. versilms oxpressa a Raim. Cunighio Ragusino. Venötiis, her. Balleoni, 1784 — Homeri Odyssea lat. versibns expressa a Bern. Zamagna Ragusino ib. ap. eosdem, 1783 — riiilosopbiae a B. Stay Ragusino versibus traditae, libri VI, ib. Coloti, 1744. Dal signor G. Sknizza : Budda, aziono drammatica in quattro atti ed epilogo, Fiume, Karletzky, 1892. Dal signor G. Tomašiču, oditore: Canti ingonui di G. Bennati, Trieste, 1893 Dal signor G. Vatova, professoro nell’i. r G in nas io di Capodistria: Nel-P Istria, impressioni di dno scienziati settentrionali, tradotte cd annotato da esso. (Estr. da! giornalo 1’ Istria). 2. Acquisti. Nuova Antologia, Rivista di scienzo, lottere od arti, Roma, 1892-93 (v. 40-15 della III Sorie) — Giornalo storico della letteratura Italiana, Torino, Löscher. 189i*-93 (vol. XX e XXI) — La Cultura. Nuova serio, anno II— Zeitschrift für die österr. Gymnasien XLIV. Jahrg., Wien, 1893 - Mittheiliing der k. k. geogr. Gesellschaft in Wien, XXXVI Bd., 1893 — Zeitschrift für das Roal-Schulwesen, Wien, 1893 — Statistische Monatschrift, XIX. Jahrg, Wien, 1893 — Zeitschrift für Elektrotechnik,Wien, 1892-93 — Verordnungsblatt dos Ministeriums für Cuitus und Unterricht, 1893 — Guida scematica di Trieste, 1893. lieclus, Nuova Gßografia universalo, trad. da A. Brunialti (lino alla di.sji. 50>8), Milano, Vallardi, 1892-93. — dotf. G. Finzi, Trattato ole-mentaro di elettriciti e magnetismo, Milano. Hoepli, 1892 — A. Graf, Miti, loggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I, Torino, Löscher, 1892, vol. II, ivi, 1893 — F. Abati Trioonii, Dell’emulazione e del preinio, ivi 1892, — G. Pocar, Monfalcone e suo territorio, Udine, 1892, — M. Tamaro, Le oittA e le castella deli’ Istria, vol. I, Parenzo, Coana, 1892 — Stewart and Gee, Praktische Physik I. Elektricitiit. und Magnetismus, Berlin, Springer, 1889 — lleis, Lehrbuch doi* Physik, VIII. Aufl, Leipzig, Quandt und Händel, 1890. — Ivan Müller, Handbuch der classischen Alterbunswissenscliaft, XVII Halbb. München, Bock, 1891 — Lexicon Taciteum, fase. X, A. Greif, Lipsiae, 1892 — P. Cornolii Taciti Opera quao supersunt ad fidem codd. Medd. od. Baiter-Orelli, vol. II, f. II, Hist. 1. III, cd. Carolus Meiser, Berlini, 1891 — Die Rätsel der Sprache. Grundlinien der Wortdeutung von Rad. Kleinpaul, Leipzig, Fridrich, 1890 — Menschen-und Völkernanien von ltud. Kleinpaul, Leipzig, 1885 — M. Ant. Mureti orationes, epistolae, liymni — M. Tulli Ciceronis ora-tiones, VII, Ingolstadii, 1592, 1593 — Q. Horatii Flacci Carmina ox-purgata et illustrata auctore los. luvoncio, Vonet.iis, 1755 — P. Ooidii Nasonis. Tristium libri V et Epist. ex Ponto libri IV, Nürnberg-Wien, 1758 — Idem, Mctamorphoseon, libri XV, od. los. luvoncio, Parmao, 17G3 — Idem, Elogiao Tristium, libri V, cum Iac. I’ontani comm. Tyrnaviae, 1731 — P. Papinii Statii opora ex rec. loh Veenhusen cum notis selectioribus, tom. II (Thobaidos 1. XII), Venotiis, Bottinelli, 1786 — T. Calpurnii Siculi liclogae ed C. E. Glaoser, Gottingao, 1812 — C Inlii Caesaris Comm. de bollo Gallico et civili, 2 vol., Venotiis, Bettinelli, 1783 — Apollodori Bibliothoca cum notis, 4 vol. — Hoineccii Fundamenta stili cultioris omnibus Io. Ma. Gessneri animadv. etc. lucupl. ed. Io. N. Nichts, Lipsiae, 17CG — Sig. Stor-c-henau Institationes Metaphysicae in IV libr. distributae, Venotiis, Rossi — Ant. Gonuensis elementorum artio logico-criticao, lih. V, (in G vol.), Napoli, Gessari, 1753 - M. Tulli Ciceronis [de Officiis, 1. III, in usum scholarum, odit. I. Soibt, Pragae, .1827 — MiOwv Atawzr/.wv auvxytoY^ fabb. Acss. colloctio. Basileae, Sohweighaeuser, 1780 — Thomao Vallaurii orationes liabitae in auditorio maximo r. Taurin. Athenaei. Aug. Taur. ox oft. regia, 1852 — Phil. Cluverii Int.roductionis in univei'sam Geographiam, 1. VI — P. Berti, Bre-viarium totius orbis terrarum una cum sorio Rom. Imperatorum — Le Odi di Anacroonte con vorsioni latino (Enr. Storimo cd Elia Andrea) ed italiane (P. Rolli o Rognier des Marais), Perugia, Baduel, 1791 — Hör. Tursellinus Rom., Particulae latinae orationis Vonet.iis ap., Chr. Zane, 1738 — M. Hioronymi Vidae Cremononsis opp. motrica, tom. 2, Posonii, Loeve, 1789 — Momta Isocratoa Iac. Facciolati studio coll. ot oxpl., ed. III, Patavii typ. Semin, 1747, Tragoediae Sophoclis quotqiiot oxt-ant graooo-latinao, Ingolstadii, Sartorius, 1G08 — I’latonis diall. delectus ox rec. ot cum. lat. in-torpr. Fr. Aug. Wolfii, Berolini, Nauck, 1820 — 0£oy.p("6u Supaxou7(ou Ei56XXtat graeco-lat. MDLXIX — Aurelii Prudentii, xip’. CTisavwv liber — Herodiani do Romm. Impp. vita ]>ost. Marcum usquo ad Gordianum Nopotom, 1. VIII, A. Politiano interproto etc. Patavii ex typ. Sotnin. 1G85 — Sox. Aurolius Victor ox rec. I. Arntzonii. Rotterodr.mi ap. Looy et van Spann, 1801 - Machiavelli, Ilistoriao Hör. I. VIII, Lagduni Bat. Vogol, 1 (>-15 — Ouicciardini, Historiao sui tomporis — Palladio, Historia del Friuli — Idem, Re rum Fo-roiuliensium — Martini du Gygne, Comoediae XII, Pars I (cont. G oomm) Ingolsladii, de la Haye, 1722 — Gli avanzi di Cristoforo Colombo, Relazione (lella r. Accad., trad. da P. Longo, Milano —-riatonis opp. a Mars. Ficino translata, vol,. VILugduni ap. Tor-naesium, 1550 — Bibliotecao Maphaei Pinelli Veneti, vol. VI, Ve-netiis, 1777 — Historia di Giov. Zonara, trad. da M. Emilio Fiorentinoj Venezia, 15G0 — Karl F. A. Goerling, Der deutsche Aufsatz, VIII. Ausg. Leipzig, 1892 — Guida per lo mondo di Dionisio Feriegete col volg. di Fr. Negri, Venezia, 1838 — Der geographische Unterricht nach den Grundsätzen der Ritter’ sehen Schule hist, und metho-dol. beleuchtet von Hermann Oberländer, Grimma, Gensei, 18913 — Illustrirtes kleines Handbuch der Geographie von H. Ad. Daniel, II. verb. Aufl. bearb. von W. Wolkenhauer, 2 Bde., Leipzig, Fues, 1887 — M. Tullio Cicerone, il Bruto. Testo riveduto ed ill. da F. Kreole, Torinö, Lösoher, 1891 — Fr. X. Wegele Dante Ali-ghieri’s Leben und Werke, III. Aufl. Iena, 1879 — Geschichte des gallo-friinkischen Unterrichts- und Bildungswesens von den ältesten Zeiten bis auf Karl den Grossen mit Berücks. der litter. Verhält-nisse von W. M. Otto Denk, Mainz, 1892 — Poesie e lettero edite ed inedite di Salvator Rosa per G. A. Cesarco, N»ipoli, t.ip. della r. UniversitiV, 1892 — La vita italiana nel Trocento, III Arte, Milano, Trevos, 1892 — La vita italiana nel Rinascimento, I Storia, II Letteratara, Milano, Treves, 1893 — dott. C. Oregorutti, L’antico Timavo e [le vie Gemina e Postumia, Trieste, Caprin, 1890-92 — ltich. Kukula, Bibliogr. Jahrbuch der deutschen Hochschulen, Innsbruck, Wagner, ]893 — de llnbeis, Mouumenta Eccl. Aqui-leiensis — Scholia' Terentiaua coll. o disp. Frid. Sclilee, Lipsiae. Teubner, 1893. T. Maccio Flauto, Commedie. Vers. metrica di Sale. Cognetti de Martiin con pref. di G. Cardaeci, vol. I, Torino, Löscher, 1891 — Fra Paolo Sarpi. Studio di Al. Fascolato ecc , Milano, Iloepli, 1893 — Lo scetticismo degli Accademici di L. Credaro, 2 vol., Milano Hoepli, 1893 — G. Chi arini, Gli amori di Ugo Foscolo nelle sue lettere, l’arti 2, Bologna, Zanicholli, 1892 — Zur Geschichte der Lehre von den Redetlioilon bei den lat. Grammatikern von L. Ieep, Leipzig, Teubner, 1893 — Q. Horatii Flacci serm, et epist. libri, mit Anmerkungen von L. Müller, Prag, Tempsky, 1891 — 0. Hübner, Statistische Tatei aller Länder der Erde, 1892. B) liibliotcca degli scolari. Custodi: Prof.ri G. Coslantini e N. Ravalico. ltigntini, Neologismi — De Castro, Forga — Bellezze doll’Iliade e del-1’ Odisea — Virgilio, opera ill., lleine, 4 vol. — Milton, il I’aradiso — Gessner, Idili e morto di Adamo, trad. Gozzi — Göthe, Egmont, tradotto — Ozanain, Dante e la filosofia cattolica — Bertbla, Saggio sopra la favola — Grillparzer, L’avola— Tirabosco, 17uccellazione — Verne, Indie nere, 2 vol. — Adrien Fanl, 11 pilota Willis, 3 vol. — Colombo, Vita e viaggi di Cristoforo Colombo, 1 vol. -- Verne, La casa a vapore, 4 vol. — Ahnard, Palla franea, 4 vol. — Idem, II Bisonte bianco, 2 vol. — Verne, Un oapitanb di quindici anni, 4 vol. — Aimard, CittA indiana, 2 vol. — Idem, Gliscorridori dell’Arkansas, 2 vol. - Idem, I Pirati delle Praterie, 2 vol. — Idem, 11 Bianco o il Negro, 2 vol. — Idem, L’ Hacienda dei Muzquite, 2 vol. — Idem, Cospiratori, 2 vol. — de Stefani, La superficio della terra — llugues, L’ opera scientifiča di Critoforo Colombo. — Botcardi, Al tempo dei miracoli ((> copie). — Cordelia sulla terra — Cristoforo Colombo nel teatro. ' . C) Gabinetto di Storia naturale. Custode: Prof. E. Visintini. Un microscopio composto della fabbriea E. Loitz di Wetzlar. Una raccolta di 17 preparati mieroscopici di anatomia vegetale. D) Gabinetto di Fisica. Custode: Prof. A. Brumatti. Piccolo apparato destillal ore — Apparato essicatoro dei gas — Vaso sferico di rame — hnbuto di vetro con robinetto — Apparato di percussione secondo Daguin — Bilancia a molla — Piano inclinato di Galilei — Tubo per 1’ interferenca delle ondo sonore — Spettroscopio a visione diretta — Taumatropio — Bastone di ebonito — Condut.tore ci-lindrico per 1’ elettricitä statica — Appararato per dimostrare 1’plettrieitA, alla superficie dei corpi. — Elettroforo con disco d’ebonite — Galvanometro verticale — Carta astronomica di Konter. E) Gabinetto di geografia. Custode: Prof. Dott. Benussi. Kiepert, Alt-Griechenland. ESAMI DI MATURITÄ Agli esarni di maturi t<\ vennero ammessi 18 candidati, tutti scolari pubblici deli’istituto. Le prove • scritto si fecero, in soguito a disposizioile superiore (D. L. 19 aprile 1893 N. G851-VII), nei giorni 24—27, ‘29 e 30 maggio. Furono assegnati i temi seguenti: 1. Per il componimento italiano: L’ industria od il commorcio sono le manifostazioni pii vive della civilta d’ un popolo. 2. Ter la versione dal latino nell’ italiano: Taoito, Annali XIV, 14-16. 3. Per la versione dali’ italiano nel latino : Machiavelli, Discorsi, III 32. •4; Per la versione dal greco nell’ italiano: Senofonte, Memorabili IV, 8, 1-6. 5. Per il tedesco: In welchen dramatischen Dichtungen behandelt Schiller die Fabel des Bruderzwistes ?. 6. Per la matematica : a) Y y — Y x — "V x 4- y — Y 4 x\j -f- x — y 9 V i~^~x : * = 3 : 2 b) Un serbatoio d’ acqua puo vonir riempiuto mediante i tubi A e B in 35 minuti, e mediante i tubi 11 o C in 70 minuti. In quanti minuti puö esso venire riempiuto mediante ogni singolo tubo? c) Si calcoli il volume di un Ironco piramidale clio abbia la base li — all’ ottagono regolare iscritto ad un cercbio eol l'aggio = 2 metri, o la base Bl =• all’ ottagono regolare cir- coscritto al modesimo cerchio, o 1’ altezza = alla distanza dei punti Mt — (4, 6) ed M.t — (10, 14). Gli osami orali si faranno nei giorni 8-11 luglio a. c.; del- 1’ esito finale si riforinV nol Programma 1893-94. DECRETI PIÜ IMPORTANTI Dalle superiori Antorilä diretti al Ginnasio. X). L. 9 agosto 1892 N. 13034-VII. Si restituiscono gli atti filiali clell’ anno scolastico 1891-92, riconoscendo le presta-zioni del Corpo insegnante per il buon andamento dell’istituto, e in pari tempo richiamandone 1’ attenziono sul disposto dal vigento ßegolamento circa gli esami di riparazione, cui l’allievo non ha aleun diritto, ma puö esservi annnesso soltanto in via di grazia e nel solo caso, che nel primo semestre nella rispet-tiva materia abbia ottenuto la prima classe. D. M. 2G settembre 1892 N. 39235-VI. L’ insognamento della calligrafia viene affidato al signor G. B. Sencig, maestro nella civica sciiola cittadina di Citta nuova. D. L. 4 ottobre 1892 N. 16680-VII. Si approvano l’orario e il riparto delle materie per 1’ anno scolastico 1892-93. D. M. 21 ottobre 1892 N. 46007. E accordata a 12 scolari delle classi I-VIII 1’ esenzione dal pagamento della tassa sco-lastica. D. L. 20 novembre 1892 N. 19948-YII. Sono affidate per la durata di tre anni al professore fiel Ginnasio di Rudolfswert, signor M. Geinbrecicli, le funzioni d’ispettore per 1’ istruzione del disegno nelle scuole medie e magistrali del Litorale. D. M. 4 dicembre 1892 N. 52578-VI Vieno accordata la proroga del pagamento della tassa scolastica e condizionata-mente 1’ esenzione, a sensi deli’ Istruzione relatiya sub 3, a otto scolari della I classe. D. M. 16 gennaio 1893 N. 1558-VIII. TI Consiglio della Cittä nella sua tornata dei 14 dicembre 1392 ha nominato pro--fessore di lingua e letteratura italiana in questo Ginnasio comunale suporioro il professore döfinitivo dell’ i. r. scuola Reale superiore di Gorizia, signor Nicolö liavalico. ■ D. M. 12 xnarzo 1893 N. 12065-1V. E acoordata 1’ esönzione dal pagamento della tassa äcolastica ad alfcri 3Ü soolari. D. M. 22 aprile 1893 N. 19592-V1. II professore provvi-sorio signor Riccardo Adami venne. dal Consiglio della Cittä nella sua tornata dei 7 febbraio 1893 nominato professore effottivo. D. L. 27 aprile 1893 N. 6653-YII. Si approväno i testi proposti per l'uso neH’anno scolastico 1893-94, tra i quali * vengono introdotti per la prima volta nella 1. elasse la “Gram-matica della lingua italiana,,, II ediz;, Triesto, Chiöpris,' (in luogo della Grammatica dei Demattio), il “Corso di lingua tedesca„, di G. Defant, p. I (in luogo dei Müller, I); nella II lo Steiner-Sclieind'ler, "Grammatica ed esercizi latini„; parte II (in cöntinüaziono della I parte usata ipiest; anno nella I); nella III il “Manuale di geometria Hoöevar-Postet e il “Manuale di Aritmetica„ Wallentin-Postet, II parte (in luogo doi libri del Močnik.) CRONACA DEL GINNASIO L’ anno scorso nel sopar.arci prima delle vacanze, deplo-rando vivamente 1’ asscnza di un nostro carissimo colloga, ehe sapevamo gravemente ammalato, noi femmo voti fervidissiini por la sna guarigione, augurandoci di cpianto prima rivederlo tra noi pienamente ristabilito. Purtroppo Vane tornarono le nostre speranze. Vinto da male insidioso e ribelle ad ogni cura deli’ arte salutare, dopo una lotta di sette lunghi mesi sostenuta con cristiana e veramente esemplare sofferenza, il sig. Gioachino de SzombathvUj, professore di lingua e letteratura italiana nel nostro istituto, addi 10 agosto alle ore 12 meridiane, nel fior degli anni, la sna bell’ anima rendea al Signore. L’ acerbissimo annnnzio della perdita immatura del distinto insegnante desto nei suoi amici, nei suoi discepoli o in tutta la cittadinanza, la quäle con tanto interessamento avealo seguito nella sua dolorosa malattiä, il piii profondo rammarico e il piči sincero com-pianto. Di ehe resero chiara testimönianza le sölenni onoranze ehe con tanta spontaneitä e con si grande concorso al caro estinto furono tributate il di dei funerali. La venerata salma, posta su decoroso carro funerario, venne prima trasportata alla parrochia di S. Antonio. La accompagnavano il sig. Podesta e molti'consiglieri municipali, il sig. Ispettore scolastico provin-ciale, il sig. dirigente del Magistrate con molti altri nfficiali dol Comune; rappresentanti delle varie scuole civiclie e gover-native; il direttore, i professori e tutti gli studonti — presenti e passati — del ginnasiö comunale, che in quei giorni. di va-canza si trovarouo in cittä, e un lungo stuolo di congiunti e amici. In chiesa il catecliista del ginnasio, prof. D. Artico, recitö le preči esequiali e imparti al defunto 1’ assoluzione. Compiuto il saoro rito, uscendo il feretro venne ancora una volta per brevi istanti deposto nel vestibolo del tempio, ovo il prof. /. Greif}', in nome del collegio dei professori. e degli scolari deli’ istituto, pronunciö le seguenti affettuosissime parole: Collegki, discepoli, Coll’animo aiiranto dal dolore, prima ehe la terra copra questa Salrua venerata, a nome deli’Istituto, cui il caro ostinto sacrificö gli anni piü fioridi della sna vita; a nome dei collegbi o discepoli presenti ed assenti, compio il mesto o doloroso officio di dare 1’ estromo valo nll’ottimo collega, all’amato maestro. Gioacliino do Szombatliely, prolessore di lettere italiane al Ginnasio comunale, non e piü. Morto inesorabile ne t.roncö nel pieno vigor della vita la preziosa esistenza di appenaotto lustri, lasciando desolato sconforto nella famiglia, immenso desiderio di se lici colleglii, nei discepoli, negli amici. Dire della sna vita, dol valoro scion-tifico dello stndioso, doli’opera sna lettoraria, non ö compito mio, e noli 6 qnesto il luogo. Dir6 soltanto che Gioacliino de Szombatliely non ebbo vita sempre tranqnilla; ma dotato eomo egli era di animo forte e costante, e d’olevafco sentire, coli’energieo suo volere, col Iavoro assiduo ed indolesso, soppo combattere coraggiosamense le asjire battaglio della vita, o vincere no-bilmente gli ostacoli che gli altravcrsarono l’arduo cammino dei suo magistero; finche dopo avev consacrato gli anni suoi piü belli al cülto della scienza ed all’edneazione dei nostri giovani, trovo pace perfetta nei dolci affetti della famiglia die di rocente si era creata siccome porto sicuro e' tranquillo dopo il furor clelle tompeste, Ahim6! Egli sposo af-fettuosissimo, padre tenerissimo di un angioletto in cui si beava, aveva appena assaporato le sante gioie della famiglia, quando un insidiosp e fatal morbo lo trasse in breve al sepolcro. Perdita si grave 6 profondamente sontita non solo dai docenti o dai discepoli, cho in lui piangono 1’anmtissiijio collega o maestro, ma 1’ eco funesta mestamonto si ripereuote ben anco nejl’ intera cittä, di cui Gioacliino de Szombatliely per lo peregrine doti dell’ingegno era lustro e decoro. Uomo generoso, lealo, sincero, modosto sempre, non conobbe nemici, e il numeroso stuolo di amici di cui sempre si vide circondato clie gli tributavano alta stima e sincero alfotto, attesta, quanto fossc ambita la sua oulta persona, la sua genialo convorsaziono. Collega, era sua preci])ua dote un’innata, inetlabilo bontä di cuoro, in lui fattore potente di conciliazione, d’armonia, d’amoree di pace. 'Noi, colleghi, cho por lungo, ininterrotto giro di anni della piü armonica o collegiale convivenza, abbiamo avuto la buona Ventura di conoScerne, am-mirarne ed apprezzarne piü cho altri mai le nobilissime doti doll’ animo, oggi ricordiamo con mosto rimpianto la dolco aflabilitiY, il sereno sorriso, con cui egli, ancora poco tempo fa, ci veniva incontro! Mai usciva parola dalle sne labbra, che non suonasse prezioso consiglio nel dubbio, clolot! conforto nel dolore, valido sostegno nolle Controversie della vita; o noi tutti, piü die Collega, ci eravamo ormai abituati a considerare in lui un vero fratello. Docento fornito di vaste e profoudc cognizioni nella scienza da lui professata, che egli eoltivö sempre con intelletto d’amore, maestro impareggiabile, egli trasfuse negli amati diseepoli i tesori delle italicbe lettere con zelo indefesso, con eure paterne. Conoscitore espertissimo di tutti i secreti della difficile arte didattica, seppe temperaro o fondete nella piü perfetta armonia la severita coli’indulgenza, la ginstizia colla mitezza, la disciplina con una ben intesa libertü. I diletti suoi diseepoli lo ricainbiarono mai sempre di pari affetto, nutrendo per lui quella ve-neraziono, quel rispotto, quoll’ amore, che piü che a maestro, eran dovuti a padre amoroso. — Oho sia benedetta o feconda di virtü. anche nei loro giovani cuori la sua cara memoria! Ed ora, collega e maestro amatissimo, dl taute belle doti di mente o di cuore, che ti procurarono 1’ammirazione, la stima, 1’amore delle superiori Autoritd scolastiche, della Direzione ginnasiale, dei cittadini, dei colleghi, doi diseepoli, piü nulla? Oh 110! Se la materia e morta, vive | il tuo nobile spirito! Dall’alto deli’ otorna pace, ei ci aloggi sempre benefico d’intorno, o mentre nel momonto solenne di questa mesta cerimonia noi ti rivol-giamo addolorati 1’ estremo addio, fisso lo sguardo negli alti insegnamenti cho a noi tutti lasciasti, facciamo voto sulla tua tomba di imitare le tue virtü, di seguire i tuoi esempi, e di poter compiere quando che sia altrettanto degnamente questa mortale carriera. Vale, o collega, maestro, amico! Finito il breve diaoorso, i parenti, gli amici piü intimi, i colleglii del defunto e moltissimi študenti del ginnasio salironp nelle carruzze pronte all’ uopo e seguirono la bara sino al cämposanto. E lä, dopoche il sacerdote ebbe tenninate le ultimo osequie, davanti alla porta della cajipella mortuaria il prof. Miagostovich, dol Liceo femminile, da molti anni intimo amico döll’ egregio trapassato, addoloratissimo ne ricordö la vita e le virtü. E’ disse: Amico corne fratello e per ventidue anni testimonio della sna vita da giusto e adesso della sua morte da Santo, con sentit«, o pietosi ch’ io diea 1’ ultimo addio al prof. Gioachino do Szombatliely, giä cosi diletto alla famiglia e alla souola, a’ buoni studi e al cittadino consorzio, ed ora cosi immaturamente mutato al sepolcro. Per compiere il caro e doloroso nfficio, non t) mestieri, nel generale compianto, la mia scarsa parola: che lo virtü di lui sono di per sö stesse oloquenti, sebbene esercitato in silenzio, e sempre (' lin’ unco a s6 medesimo dalla sua modestia celate, ed Imnuo tempera cosi squisita, che pur a un atto si conosce il valore cli ciascuna, e basta pur una ad intendere il soave accordo di tutte. A dirgli il bene che v-orrei, di lui toccherö solo pochi e brevi rioordi. Di nobile famiglia ungherese■ näcque a Padova addl 30 d’agosto del 1852, e cola fil educato sino al quinto anno del Ginnasio, che poi con lode sagnalata continuö ed assolse a Trieste. Scelto a professione il magistero, ritornö a Padova ed attese per un anno agli studi di lettere in quella Universitä; studi che indi a poi compiö a Graz ed a Vienna, dove fu approvato professore di filologia greca, latina ed italiana. Per un biennio, docente provvišorio a questo clvico Ginnasio dove fu alunno, nel 1877 venne nöminato docente effettivo, e per quindici anni, fino alla morte, professö lingua e letteratura italiana. Breve e non insuoto giro di avvenimenti; ma -quante gioie in esso e quanti dolori, qnante sporanze e quanti sconforti, o ehe infaticato esercizio di pensieri e di aftetti, di propositi e di conati. Dalla balda adolescenza, a quest’ ultimo tempo che il morbo letale gli andava incurvando a precoco vecchiaia la git\ iiorente virilita, la sua vita fu lavoro o lotta continua, non per sö, che di poco era contento, ma a pro di tutti coloro che gli appartenevano (per sangue e per affinitä, o oui fu provvido con larghezza. Figlio e fratello, marito e padre, egli püö ossere additato nobilis-simo esempio, che la pietči domestica osservö sempre con tenero culto, e solea ripetere che la famiglia ora la patria del cuore. Dopo la famiglia, scopo della vita gli fu la scuola; e allievi o colleghi e superiori ne attestano le behemeronzo, o adesso ehe 1’ lianno perduto, ne sentono piü vivo che mai il desiderio. Con la scuola si connettono quasi tutti i lavori letterari cli’ egli mand6 alla luce: le commemorazioni degli illustri direttori del civico Ginnasio triestino dott. Guglielmo Braun e Pietro Mattei, dei quali tratteggiö con molto affetto e con sottile perizia l’animo e l’ingegno, gli studi o le opere; un poderoso lavoro di letteratura dantosca, che fregiö il volume commemorante il ventioinquesimo anno dalla fondazione di esso Istituto; ed uno studio su Giacomo Zanella, che letto giiY con ])lauso nel Gabinetto di Minerva di cui era socio, fu riprodotto or sono due anni nel Programma ginnasiale e poscia in opuscolo, che egli con-sacrö alla memoria del padre. II lavoro che ho detto di letteratura dantesca, is appena il prin-cipio di una Serie di monogralie intorno ai poeti della bei In scuola del Limbo, regiono la meno studi ata del divino poema o in cui si contengono relazioni della piii alta importanza letteraria, storlca, filosofica o morale. Lo studio del prof. Szombathely, che s’inaugurö da Ovidio, 6 bello di ardiniorito, di novita, di erudizione, di critica, d’arte. Incuorato dall’opera-sua stessa e dal favore onde 1’ accolsero illustri dantisti, dai poeti della bella scuola dol I.imbo ogli era giustamonte risalito a Stazio, e lasciö inediti diligenti studi preparatori intorno al bello e vasto argomento. Altro tema dantesco, originale non men che importante, a cui da anni attendeva con pnssione e che aveva ben innanzi condotto, fu (iiiello intorno alle Ombre del poema, la gravezza e la levita dolle quali, e quosto ne era l’assunto, hanno pro fonda ragione filosofica ed estetica nella legge secondo cui lo spirito o fu soverchiato dalla materia o la vinse. Come 1’Alighieri tra gli anfcichi, cosl prediletto a lui ti-a’ moderni fu GLacomo Zauella, direttore del Lioeo di Padova alloroli’ egli v’ era tuttavia scolaretto de’ primi corsi, o il rapiva quando il pensiero d’ averlo maestro piu tardi, qjiando la gioia se mai accadeva clie in talune ore venisse s.up-plente alla sua classo. Dallo Zanella, professore poscia all’Universitä,, sentl cominentare il Paradiso di Dante. E lo Zanella fu il tipo dol precettore i e dello scrittore a cui ogli s’ mformi; e chi legge la bellissima comme-morazione dettata dallo Szömbafchely, il vede in essa fedelmente ritratto. | Con aceuratezza diligente e con amoroso aeume, dalle opere del poeta vicentino egli ne desunse la vita e il carattere, e ee lo presento maestro e poeta, conciliatore della fede con la seienza, de’ diritti coi doveri sociali, della patria con la famiglia, della nazionale con le straniere lette-. rature, della natura con 1’ arte. Un altro scritto sullo Zanella lasciö lo Szorabathely, e l’avea appareccliiato per 1’ inaugurazione del monumento ehe di qui a poclii giorni gli fari Vicenza. E se ne compiaceva, poveretto, e diceva die bramava guarire per assistere.alla fausta solemiita. Speranze fallaci! Ne solo raccolto negli studi, si ancora .aperto ali’opora della vita civilc era lo schietto o genoroso suo spirito, cui nel tempo stesso ed allärgava libertA magnanima' e conteneva temperanza sapiente. Sollecito sempre del nazionale prosperamento, e' 1’ebbeacuore costantemente, n6 mai gli mancö lena quando, comecchessia, poteva promuoverlo. E Trieste gli fu patria diletta, non meno della nativa sua Padova. Liberale vero, volova la libertä nel bone, eni nulla potesse impedire o tutto riuscisce ad age-volare. Epperö fu sincero credente o cristiano, e 1’intera sua vita n’6 prova e, pii\ recente, la lunga malattia, preghiera continua, e la movte, simiglianto ad un’estasi. Addio Gioachino! La preghiera, ehe su to moribondo il sacerdote innalzava, tu con islancio di purissimo amöre dicesti clie desideravi si rifondosse su colei clie ti fu sposa diletta o lida conipagna. La tua proce avvererai tu stesso, ed in quella misura moltiplicata, che da questa bassa terra a' alzano le raggianti sfere dol cielo. Di lassü. tu la veglia e con-forta insieme coli’ orfanello tuo bambino o con tutti i tuoi cari. Addio (rioaebino! Molti lasci quaggiu che t’amarono e a cui šari sempre sacra la tua memoria: allievi o colleglii, conoscenti ed amici. Non ti dimenticaro d’ aleuno. Noi benediremo al tuo nome, ci rieonforte-remo al tuo esempio, ci raecomanderemo sempre alle tue preghiere. Addio! Lasciarono lo bello parole del dotto professore un’ impi-es-sione .profonda nol cuore degli astanii, i quali müti da.1 dolore restarono odificatissiini del’ f'atto commovonte che allora segui. Gli študenti deli’ ottava spinti da subitaneo im pul so del loro cuore gentile e bene educato si tolsero sulle loro spallo il - fe-retro deli’ aniatissiino maestro e lo trasportarono essi stessi al luogo, ove ebbe onorata sepoltura. La tomba deli’ indimenticabile professore e fregiata della seguente bella epigrafe, composta dal prof. Miagostovich. GI0ACH1N0 DE SZOMBATHELY NATO A PADOVA Al)Dl SO D’APRILE DEL iar)2 ALLIEVO E PElt DTECISET CE AN NI PROFESSOBE DI LETTERE ITA LIANE NEL GINNASIO CIVICO DT T RIESTE A GUI FU D’ONOllE ANCO PEK GLI SCRITTL PREGIATI PlOI.rO E FRATELLO MARITO E PADRE COLLEGA ED AMICO AFFETTUOSO VIRTUOSO BENEMERITO NEL MERIGGIO DEL Di 9 D’AGOSTO DEL I8 ant. alle 12 mer. Grli .scolari ehe vengono da altri ginnasi devono venire acöömpagnati dai genitori o loto rappresentanti e produrre, oltre i documenti piü sopra indicati s'ub 1, 2, 3, 1’ ultimo at-testato semestrale, nninito della prescritta dausoladi dimissione. Devono dare l’ esame nella Uiif/un ihdidua, quelli che vengono da ginnasi d’älträ linguad’iusegnamento, e pfflfqnesto esame non e da pagarsi veruna tassa. S ono obbligati a formale osame di ammissione in tutte le materie gli scolari che non vengono da altri ginnasi della Cisleitania, ma dali’ estero o hanno stn-diatö privatamente. Dipende dali’esito deli’esame, al quäle non vengono ammessi che nel easo solo clie domandirio di venire inseritti quali scolari puhlici deli' istituto, a qual corso dovranno essere promossi, e fatto hene o male 1’ esame essi non rieevono attestato. Per questo esame devesi pagare a ti-tolo di tassa d’esame di ammissione 1’importo di f. 12. Hanno poi 1’öbbligo di annunciarsi nell' ufficio della 13 i -1’ezione nei giorni suindicati 15-17 settembre anche gli scolari giä appartenenti ali' istituto. Ritardi, che 11011 venisser.o a tempo debito giustificati ne da loro ne da chi ne fa le veci, equivar-ranno a. volontario ritiramento dali istituto, e passati i giorni' deli’ inserizione chi voglia esservi riammesso dovrä chiederne formale concessione ali' Autorita scolastica superiore. Gli esami di riparazione e suppletori si’ faranno nei giorni 17 e 18 settembre. Gli scolari, ehe non si presentano a darli in quei giorni, a sensi del vigente Eegolamento rinuneiano al beneficio loro accordato alla fine deli’ anno seolastico e yauno considerati ooine non promossi. al corso superiore. La tassa d’inserizione per gli scolari 11011 appartenent i ali’ istituto — e a questi vanno annoverati anche quelli cho 1’hanno abbandonato prima della chiusa deli'anno scolastico — e di fior. 2, il contributo per la biblioteea importa soldi 50. Degli scolari appartenenti ali’istituto soltanto i paganti la tassa scolastica pagano per la biblioteea degli scolari il contributo di soldi 50. 11 giorno 18 settembre alle ore 8.30 ant. si celebrerä nel-1’oratorio la mossa d’inaugurazione del nuovo anno .scolast ico 1H(J3-J)4, e ai lil settembre alle 8 ant. principieranno le le/.ioni. G. Gostantini. Por qua] vnlico alpino aceae Annibale in Italia? A'otizle scolastiche: I. Corpo insegnante.................................................. II. Piano delle lezioni . ..................................... III. Elenco dei libri adoperat.i nell’insegnamento.................... IV. Temi proposti per i oomponimenti nelle classi superiori: Temi d’ italiano.................................................. Temi di tedesco................................................... V. Studi liberi...................................................... VI. A) Ragguagli atatistici........................................... B) Stipendi e sussidi . . , ....................................... VII. Aumento delle collezioni acientifiche . . . . . . VIII. Esami di maturitä................................................. IX. Decroti piti importanti dalle superiori AutorihV dirett.i al G-innasio..................................................... . X. Cronaca del Ginnasio.............................................. XI. Prospetto degli alunni che riportnrono Ist «lasse complea- siva “Prima con eminenza,,........................................ XII. Avviso per il nuovo anno acolastico 1808-SJ4 . . .