Anno VII. Capodistria, Luglio 1909 N. 7 PAGINE ISTRIANE PER I ODI C O MENSILE, \ o, v-— ■ j> V* i Prime Esposizione Provinciale Istriana Ogni provincia, ogni citta, o tardi o tosto, gia da quasi un secolo, cerca di far conoscere ed apprezzare i prodotti delle sue inclustrie radunandoli per quanto le sue forze il con-sentono in ambienti appositamente decorati, e lende attento il forestiero a questa testa della sua attivita che gradatamente si e sviluppata, lieta di cio che ha prodotto, bramosa di au-raentare in seguito lo sviluppo di quelle arti ed industrie nelle quali apparisce deticente. Anche 1'Istria ci si provera quanto primn: 1'anno pros-simo essa raccogliera nei locali e nei pressi deli' antico con-vento di S. Chiara in Capodistria, ipianto 1' intelligenza, la forza, 1' operosita seppero ottenere. Nel maggio del 1910 si aprira la i'rima Esposizione Provinciale Istriana a Capodistria. L'antiea Egida, il rifugio imperiale di Giustino, perehe piu vicina al grande centro che e Trieste, fu disinteressatamente favorita dalle altre citta deli' Istria, affettuose sorelle, ed alber-ghera la prima mostra delle nostre forze e del nostro saperc. Ora finalmente si puo dire accertata 1' esecuzione del piano che da anni stava tanto a cuore ai nostri maggiori. Stato, provincia, citta, istituzioni e privati tutti vi concorre-ramio ed hanno gia fissato il loro contributo per la buona riuscita deli' impresa; gli artisti vi hanno dedicato il lampo del loro genio presentandosi numerosi al concorso degli avvisi speciali di richiamo, bandito dal Comitato esecutivo. Egli e per cio che anche noi, fedeli alla divisa «Pro Histria nostra» siccome quelli che costantemente ci adoperaramo per rendere popolare ed accrescere il patrimonio degli studi patri, che da 7 anni ci misuriamo stil campo dove si afterma la po-tenzialita deli' intelligenza latina, gia fin d' ora per solennizzare 1' avvenimento avvisiamo i nostri fedeli abbonati che nel mese deli' apertura deli' esposizione pubblicheremo un NUMERO SPECIALE DELLE „PA(iINE ISTRIANE" piu ricco degli altri anche perche adorno di molte incisioni. Invitiamo quindi da questo moinento quanti si occupano di studi patri, specialmente poi i nostri soliti cari collaboratori a cooperare alla corapilazione di questo fascicolo eccezionale e li rendiamo avvertiti che 1' ultimo termine per 1' invio dei manoscritti scadera eol 1 maržo 1910. Siamo certi che questo numero speeiale delle nostre «Pagine istriane* sara di sommo gradimento non solo a tutti i nostri abbonati, i quali ne rieeverauno una copia senza che percio venga aumentato il prezzo d' abbonamento, ma clie tornera caro a quanti si sentono buoni Istriani. Valga 1' amor nostro per le patrie cose a procurarci un valido appoggio, affinehe aneora una volta faccia bella figura la eara penisola che si estende dal «bel mar di Trieste* fino alle isole tlel Quarnaro. La Direzione. - Nesazio ed Epulo nel drammci Epulo, ultimo re degli Istri, dramma di Giovanni Riosa. Epulo, ultimo re degli Istri, dramma in tre atti e cinque quadri, di Giovanni Riosa e aneora inedito '), ma non čredo Mi fu gentilmente indieato dal eollega prof. Giovanui (Juarantotto. La copia che io ebbi a mia disposizione per la cortesia del eollega dott. Giannandrea marehese Gravisi, appartiene ali' archivio dei marchesi Gra-visi; e fu tratta dali'originale da un servo, al quale il drainina era pia-ciuto. II ms. e tutto fiorito di errori di ortografia, e la punteggiatura vi e maleoneia in modo da togliere ed alterare in molti luoghi il senso. Piu tardi mi fu gentilmente offerta una btiona copia dalle nipoti del prof. Riosa, signorina Fraucesca Dell'Osto e signora Maria Dell'Osto-Rinaldi, di Portole. ► che attendesse 1' ultinia mano dello scrittore. Benclie nulla aggiunga ai meriti di Giovanni Riosa, nobile e simpatiea figura di patriotta, pure il dramraa offre 1' oceasione, se non degna, tuttavia opportuna di tracciarne qui brevemente la biografia. Giovanni Riosa nacque a Capodistria il 7 settembre del 1836, frequento quel ginnasio sino alla quinta classe, e quindi passo alla accademia di commcrcio di Trieste, dove fu earo al direttore, il eapodistriano de Lugnani. Compiti gli studi secondari, prese la laurea a Pavia. Nel 1859 fuggi da Capodistria, in seguito ad un mandato di cattura spiecato contro di lui per ragioni politiche, e si ree6 a Milano, dove fece parte della commissione iucaricata deli' arruolamento dei volontari. Di natura mitissima com' era, nessuno avrebbe potuto farne un soldato, bensi egli combatte sempre con la penna e con 1'opera di pacifica propaganda per la causa deli' italianita dellu patria. A Milano, dove fu professore di belle lettere nel collegio di SantfAmbrogio, che abbandono piu tarcli per entrare nel ginnasio di Monza, fu segretario della soeieta di beneficenza fra Triestini, Goriziani e Istriani. Egli, come mi comunica gentilmente il signor Giovanni Timeus di Pola, che visse per parecchi anni nella sua famigliarita, possedeva un' arte tutta propria per collocare i suoi raccomandati, dei quali scerneva con ipcrbolica benevolenza i meriti e li ingrandiva sino a farli diventare poco meno di personaggi celebri, almeno finche avesse procurato loro un pane. Le sue aderenze a Milano erano estese specialmente tra le famiglie piu agiate, clalle quali era desiderata la sua Opera di educatore. Raccoglieva a časa sua gli emigrati a eonvegno, e si manteneva in affet-tuosa ed assiclua relazione con i molti amici che aveva lasciati in patria, il Combi, il Luciani, il Coiz, il Grion, il Decastro, il Baseggio. Anehe cerco di far conoscere, per mezzo di articoli che pubblicava su giornali e i'iviste, la storia e le condizioni presenti della provincia natia; molto scrisse nella conservativa Perseveransa, ma da ultimo, nel contatto coi giovani, passo al radicalismo politico accostandosi a Felice Cavallotti ed a Matteo Renato Imbriani. Trascorse gli ultimi anni a Portole, dove mori nel febbraio del 1889. Nel fascicolo del luglio 1864 degli Annali universali di statistica, di Milano, pubblico Nozioni geografiche e storiche mil' 1 strici, che piu tardi rifece e amplio certamente con il disegno di farne un Iibro. II manoscritto, chiaro e nitido, di sua mano e contenuto in nove fascicoletti'), e porta il tilolo: Notisie storiche sulV Istria precedute da alcuni cen ni geo-grafici ed etnografici2). Piu apertamente entrava in campo a diniostrare «che 1'Italia ebbe sempre un primato materiale e civilizzatore sulle popolazioni delle costiere adriatichc, e cio pel corso di venti secoli», in un articolo Dell' Adriatico e della sna iuiportanza per V Italia. inserito nel fascicolo del settembre 1870 della rivista sopraccitata. A Milano tenne una conferenza sul Be-senghi, andata perduta come i manoscritti della tragedia Ca-milla e di due commedie La nomina del maestro del villaggio e II noče di Benevento. Ignoro se forse questo secondo sia da identiflcare con 1' operetta che il signor Giovanni Timeus ricorda scritta dal Riosa nei suoi giovani anni e musicata dal maestro Giovannini, ma piu tardi ripudiata come un peccato di gioventu. II lavoro al quale meglio rimane aflidato il nome del Riosa e il Cornpendio d i storia della pedagog i a dai tempi antichi sino ai nostri, ad uso delte s enote magist rali e dei docenti, del quale fu stampata a Milano nel 1887 la seconda edizione; ed e veramente una compilazione accurata e pro-porzionata. L' Epulo, come gia accennai sin dapprincipio, non ag" giunge nulla ai meriti letterari del Riosa, il quale del resto, sia detto a sua seusa, non lo pnbblico ne lo fece mai recitare. Anche nel Riosa la spint/i a serivere fu data dal desiderio di gloriticare un episodio di storia patri a, ma certo dali'eseni]>io dei predecessori fu indotto a scegliere proprio questo che di tutta la storia antica, medievale ed anche moderna fu, per ij Mi sono stati riincssi dalla sigMia Francesca Dell'Osto, dalla cui gentilezza li ottenne per me 1' egregio dott. Giovanni Pesante, al iptale sono debitorc anche di cortesi inforinazioni. s) Quest'opera di cui dice chiarameate lo scopo in una pretazioito ai lettori «di dissipare alcuni dubbi circa la nazionalita degli abitanti e di estirpare alcuni errori che corrono anche fra illustri uoinini, tratti in inganuo da inonografic e storic venuteci d' oltremonte», lo occupo per molti anni: difatti circa nel 1872 egli veniva dettandola, a Portole, ad un suo giovane ainico, Giovanni Timeus, ora maestro a Trieste, che ne conserva tuttora P ampio scartafaccio, il quale sta, quanto a testo, tra 1' articolo stampato e 1' autografo deflnitivo. quanto io sappia, 1' unico a fermare 1' attenzione di coloro i quali si proposero di esaltare nel dramma la storia della pro-vincia istriana. Nell' eseguirlo il Riosa si ricordo di aver co-minciato le sue prove sni teatro con un libretto per musica; che infatti questo Epulo, ultimo re degli Istri, non piu si cliiama tragedia, ma dramma in versi, di tre atti e cinque cjuadri con cori. Le strofi di versi brevi e rimati, che fan qua e la la loro comparsa tra gli endecasillabi sciolti, avvi-cinano molto il dramma ad un libretto per musica, I nomi poi dei personaggi, stavo per dire cantanti. sono, sin dove e permesso, inventati: Otalia, Agisto; e tutto il quadro scenico e 1' ambiente appartengono al piu romantico medio evo da opera in musica. II dramma ha di comune con le tragedie soltanto questo che il povero Epulo e ridotto a fare la seconda o la ter/a parte e perde il suo tempo a bisticciarsi con la tiglia il cui matriinonio 6 assurto aU'importanza di una questione di stato: ecl intanto i nemici sono alle porte. Insomnia anche questa volta la tiglia di re Epulo, Otalia, si innamora di un romano, Metello tiglio del console Claudio, e lui di lei che lo ha salvato «.colto da raortal dardo» e «quasi spirante del Timavo in sli la riva»; certamente durante la sorpresa del campo romano nel primo anno della guerra. Quando la scena si apre, gli Istri sono accampati lungo il mare, presso a un boschetto consaerato a Vesta; al culto della dea ha votata la propria verginita Otalia, proprio come Romilda nella Sacerdotessa d'Irminsid e Norma nell'opera omonima; n6 la affinita della eondizione ci meraviglia, che anche nel seguito ci imbatteremo in tante altre reminiseenze delle opere piu conoseiute. Al campo di Epulo viene ]\tetello ad oftrire proposte di pace, ne molto gli importa che il nemico le respinga perche solo gli preme di parlare con Otalia che l'ama non ostante i voti pronunciati. Del resto i Romani non attendono la risposta di Epulo e s'avanzano verso Nesazio da Faveria, dove 1'autore immagina che essi abbiano il loro quartier generale. Gli Istri vanno incontro al nemico cantando un coro: Su corriaino! Di patria 1' affetto Si ridesti dei forti nel eore; E c' infondano i Nami un vigore Che valenti ne guidi a pugnar. Per la terra diletta, pei flg-li, Per 1' amate fedeli consorti, Con 1' aeciaro, i perigli e le morti Quant' e earo da forti sfidar ! La stil campo la gloria ci atteude, Dove ardito il Romano si avanza, La conosca 1' immensa possanza Di chi brama la patria salvar. Nel secondo atto, Otalia e prigioniera nel castello di Faverla e sta al balcone di una stan z a scarsamente illurninata e canta una romanza alla luna, mentre di fuori si intrecciano i brevi versi di richiarao delle scolte. Sotto alla tinestra viene Metello a eantare : Mia bella prigioniera Ascolta la canzon, Clie ali' aure della sera Allida il tuo garzon. Hai volte le impille Intorno la prigion'? Di sangue alcun e stille Son presso ad un veron : E lisso v'e un pugnal. Questo tu premi! e spora, Mia bella prigioniera! Essa preme il pugnale, e, da un uscio segreto, entra Metello che promette di salvar lei ed Epulo e le insegna il modo di fuggire. Nella seconda meta deli' atto cambia la scena: dinanzi a Faveria canta un coro di pastori e pastorelle: Unanime un eanto di gioia, o pastor, Concordi inalziamo al liberator. Claudio esce dalla fortezza, congeda i pastori c s' intrattiene col figlio Metello; sopravviene Epulo e domanda la pace o almeno la liberazione della figlia, ma non ottiene nulla. Anche il terzo atto, che comincia con un coro di Istri, e diviso in due quadri, prima uno spiazzo nell' interno di Nesazio, dove compaiono Otalia, fuggita dalla prigione, e Metello che la segue per salvarc Epulo, poi una sala d' armi. Epulo rivela ad Agisto, giovane guerriero: Quando, nel suo sangue immersa Per sacrilega man, cadeva al suolo La sposa mia m o rente, te, 1'anciullo Ancor, chiamava alla regal sna tenda; E la čara bambina sua mostrando, Giurar ti feee di protegger sempre. E continua rinfacciando alla figlia 1' amore per uno straniero e attribuendo al sacrilegio dei suoi voti violati la caduta della eitta ; ir.cita poi Agisto, il quale ora si mostra furente amatore tli Otalia, ad uccidere Metello. E difatti con non molto coraggio questi lancia dal balcone nella sala un darclo sul Romano che muore nelle braccia di Otalia. Siamo al gran finale! Fuori cantano le donne: Piangete, fanciulle, La patria che muor. Con essa perite: Lo vuole 1' onor. e si gettano su un rogo che riverbera il chiarore delle fiamme sulla scena. Epulo afferra Otalia: Ascolta, figlia: il tier neinico avanza. Vieni fra le ime braccia ! E mentre essa grida Al rogo ! al rogo ! si getta con lei dal balcone nel tuoco, e tutto 1' editicio crolla sopra di loro. Se il Riosa si fosse risolto a fare un libretto per musica, forse quest,o sarebbe riuscito non dei peggiori, ed avrebbe offerto anche sufficiente grandezza di situazioni e varieta di intrecci e di scene per chi avesse voluto musicarlo; ma per quanto 1' esser messo in musica non sarebbe una bella fine per 1' eroico Epulo, non sarebbe nemmeno stato il peggio di quel che poteva toccargli e gli tocco. Ad ogni modo tutti e quattro gli scrittori dei quali ho parlato sopra, ebbero il generoso proposito di esaltare nelPan-tieo, e quasi leggendario re Epulo la preselite coscienza istriana e segnare dalla eroica fine di Nesazio il principio glorioso della civilta romana propugnata e difesa con atavica ribelle tenacia: eppero vanno ricordati con rispetto e gratitudine. Trieste, vel geiinciio 1909. Attilio Genti Ue. A66IUKTA. — La tragedia deli' Albertini (cfr. pag. 80, nota) fu rappresentata, giusta quanto gentilmente mi conranica il signor Giorgio de Favento, nel teatro di Capodistria, la sera del 24 gennaio 1828, dalla ebmpagnia Collonnesi nell' occasione della serata del tiranno, Lipparini. Numeroso fu il concorso del pubblico e di molto superiore alla media, come indica P incasso fatto; pero la tragedia non fu ripetuta. La-copia che servi per la recita, ed e ora in possesso del signor de Favento, reca alcuni segni per facilitare la lettura, e vi sono tolte le virgole dove in-tralciano la recitazione. Le correzioni, imposte dalla censura, non sono molte, tuttavia caratteristie.be. Sono annaccjuate le parole che allora pa-revano di fuoeo : i despoti sono trasformati in vineitori (pag. 26), l' indi-pendevea sita in La cara patria (pag. 42'. Indipendenti, liberi in Con fermo votlo, intrepidi i pag. 88;; la sentenza che la spada non soggiace Al caprirrio de' numi (pag. 25) e cašsata certo per rispetto ali' al tare ; o per rispetto al trono 1' audace afferrnazione che. quanto al mondo Sacro e alle genti, a calpestar son presti I tiranni del mondo, e attenuata a. diMnenticar ('o di-sprezzar) son presti I vineitori del mondo pag. 89); e tutta oinessa, e non so immaginar perche, la narrazione della e.spugnazione di Nesazio, uno dei poehi brani nei quali viene riprodotta la storia di Livio ! Agostino Giovanni Carli=Rubbi II 10 aprile deli'anno 1747 a Venezia s'tiniva in matri-nionio il eonte Gianrinaklo Carli con Paola Rubbi, nata il 1723 dal dott. A gost in o Rubbi fu Antonio e da Bartolomia Flaris-Nerini. II Carli obligavasi subito dopo questo niatriinonio di «entrare nella časa paterna della signora Paola Rubbi ed ivi stabilire e formare continuamente la sua abitazione ed assu-mere il nonie della faniiglia Rubbi.... cosi che in ogni tempo chiamati saranno i Discendenti eol titolo e Cognome di Conti Carli-Rubbi, l). 11 25 giugno deli' anno seguente nasceva a Venezia da questo matrimonio il eonte Agostino Giovanni Carli-Rubbi Figlio di cotanto padre, «11011 inferiore a lui per i suoi talenti ') Tale il contratto nuziale tra Paola Rubbi e suo padre dott. Agostino (Venezia (! febr. 1846). 2 Da una nota di A. Gravisi nell'Unione. I, 4, e da 1111 articolo biografico su Gianrinaklo Carli, pure in Unione, III, 21, che dicono Agostino nato a Capodistria m' ero laseiato indurre a farlo capodistriano aneor io, quando nella nostra rivista trattai per ineidenza di Agostino in un articolo su Francesco Coinbi (Pag. Istr. V, 115). Tavola genealogica della famiglia CARLI irolamo Carli I I I I I Giovanni Rinaldo Anzoletta Stefano Don Aaostino Bionda Bradamante Tarsia Girolamo Barbabianca—Laura Fini _I I_I Martino Imberti— N. N. Nieola Baldo—N. N. I_I I_t t 1722 Elena in f 1728 f 1732 in in farsia I Morosini Gravise Agnesina Rinaldo t 1757 L— Uiaii Rinaldo f 1795 I_ Bradamante in Verzi Stcfano Sebastiano Sebastiano I_ Anna I Ceeilia Imberti Girolamo I Asrostino (iiovunni Curli-linhhi t 1825 I__ Paolina Iseppo Rubbi—Caterina Cavrana Gio v. Anton. Veccelii-Teresa Angeloni Giaeomo Flaris-Nerini—N. N. Paolo da Brazzo—N I-1 I-1' I__I I__ I Antonio Agostino *) i Lucietta Eleonora I Paolina Rubbi Jietro Paolina —I Bartola Antonio Pettenello—Maria Anna Gorbanin t 1759 I_ I Maria Anna Maraherita I Ceeilia X. De Feeondo *) Addottorato a Padova il 19 ghtgno 1T0Š. Marianna Dott. Giuseppe Ronzoni ') laie n coiurarto nuzifue na i »uiii . on^ padre aort. Ago- stino (Venezia 6 febr. 1846). 8 Da una nota di A. Gravisi nelVUnione I, 4, e da un artieolo biografi ci su Gianrinaldo Carli, pure in L n ione, III, 21, clie dicono Ago-stino nato a Capodistria m' ero laseiato indurre a farlo capodistriano ancor io, (juando nella nostra rivista trattai per incideuza di Agostino in un artieolo su Fraueesco Combi (Pag. Istr. V, 115). c per P intenso genio agli studi» '), avrebbe potuto pur egli continuare su la via luminosa tracciata dal suo genitore, se il carattere suo impulsivo e indipendente non P avesse reso schivo fin da giovane di mettersi al servizio deli' uno o del-1' altro regnante, con grande rincrescimento del padre. «Pregio sommamente la solinga, placida e serena mia indipendenza, e rispetto un certo destino, clie si oppose a far di me un uomo politico», seri veva, gia vecchio, Agostino in una lettera al conte Marescalchi. Ma tale liberta e indipendenza gPimpedirono di riuscire a grandi eose, perehe pur troppo, non potendo di-sporre d' una certa sostanza, la miseria lo perseguito dovunque e lo costrinse, in eta matura, ad accettare eariehe, che poeo gli fruttavano, e per di piu lo tenevano assai occupato, per modo che non pote manifestare tutti interi al mondo i suoi talenti. Fu tuttavia un uomo grande, che seppe guadagnarsi la stima di tutti i caratteri piu eminenti del secolo. Amante della patria, si dolse piu d' una volta nel vederla lacera e calpesta, disputata e contesa dalle ingorde sanguisuglie del suo tempo. Nei politici avvenimenti, quantunque alieno dalla politica, fu di sorprendente penetrazione. Oltre alla propria lingua gli erano famigliari quella francese, la spagnola e la tedesca, non del tutto estranea 1' inglese; conosceva molto bene anche il latino. Gli studi araldici e storici erano i suoi preferiti, ma era pure versato nella giurisprudenza, nelle matematiche e nella fisica, e dotato di grazia e di facondia 2). Coltivo anche la musica e studio la «teoria musicale» di Antonio Eximenio (Roma 1773). Un vivace senso artistico e una memoria stra-ordinaria completavano il forte carattere di quest' uomo, che oggi forse, se non fbsse stato figlio deli' illustre Capodistriano, sarebbe caduto, ma a torto, in dimenticanza; poclii in vero s' occuparono di lui e anche questi sempre di sfuggita. II padre stesso d' Agostino si fallava, e grossolanamente, quando seri-vevagli in una lettera: 4' onore della famiglia Carli a me incipit, in te desinit,» perehe il figlio seppe continuarlo, e se ') Cosi ebbe a dirlo Giainlnaria Mazzuehelli, nella Memoria intorno alla vita del Carli. 2) Cfr. Bossi — Elogio storico del Conte Comm. Gian Rinaldo Carli, Venezia, Carlo Palese 1797, pg. 82. tanto alto non lo mantenne quanto il padre, una delle cause varicercata forse in Gianrinaldo stesso, il quale, come vedremo. fu un po' troppo pedante col figlio, che avrebbe voluto in tutto e per tutto suo pedissequo. Confidando di far cosa utile alla nostra storia, anche perche trattasi d' un periodo cosi mosso e non inai a sufficenza studiato, rendo di publica ragione quanto o potuto ricavare dalle molte memorie di Agostino, che conservansi nelFArchivio Civico di Capodistria'). Dividero il lavoro in due parti prin-cipali; nella prima trattero la gioventii del nostro Agostino, la sna educazione, i suoi passatempi e i primi lavori letterari, nella seconda, che per maggior chiarezza, essendo piu lunga suddividero in due, 1' uomo maturo, le sue aspirazioni, lusinghe e disinganni, quindi i suoi lavori piii maturi e le relazioni sue con gli uomini piii distinti d'allora 2), (Continua) J>ott. Leone Volpis. • Oi h citlio ftlli iliiieca di s. Ana ji Capistria, Ogni cosa a suo pošto, Nei primi giorni di settembre deli' anno p. p. trovai nella nostra biblioteca due frammenti d i un breviario da coro, che conobbi tosto preziosissimi sotto ogni aspetto. Trattandosi pero di frammenti eminentemente liturgici sia riguardo al testo che riguarclo alla notazione musicale molto primitiva, decisi di rivolgermi a persone competenti in tali studi, persone certa-mente a me non troppo vicine, per chiederne il giusto giudizio, e poi a tempo opportuno pubblicare il prezioso manoscritto. Cfr- Pl'ot- F- Majer — L' archivio cintico det Municipio di Capodistria, B. Carte clel Co. Agostino Carli N.i 1505-1520 in «Pagine Istriane-> A. VI, N. 11-12, pg. 275 e sgg. 2) La tavola genealogica della famiglia Carli, che puhlico nel pre-sente fascicolo, la trovai in parte gia coniposta da Agostino stesso, in parte la conipletai con date e con 1' aggiunta di altri nomi. Dico .persone a me non troppo vicine*, ben sapendo che competenti archeologi in questo genere, i piu vicini a Capo-distria, sono unicamente i benedettini di Seckau nella Stiria. L' esperienza 111'insegna, ohe anche il piu bravo archeologo musicale, il quale non abbia fatto studi particolari sull' antico canto gregoriano, non pno dare un giudizio adeguato sni rela-tivi codici o frammentL Pero varie cause, fra le quali anche la mancanza di tempo disponibile, mi fece differire il mio progetto. Ora mesi fa (sara forse anche mezz' anno, non lo ricordo), mostrai i frammenti ad uno stretto parente del signor Manara, con nessuna intenzione pero di cederglieli affinehe li pubblicasse. Ma le insistenze furono tali, che da ultimo mi trovai costretto a cedere i preziosi cimeli, eolla clausola di pubblicarli a tempo indeterniinato, cioe dopo aver preso con-siglio da persone competenti e fattivi i piu accurati studi. Dalla consegna dei frammenti fino alla pubblicazione degli stessi, teneva per certo dovesse passare qualche anno. Ora quale non si fu il mio stupore nel ricevere questi giorni un Estratto dall'Archeografo Triestino, 111 serie, vol. V fasc. I, o ve sono riprodotti i frammenti del breviario (e non antifonario), commentati dal sig. Filippo Manara? La disamina di opera cosi importante rni parve che si fosse fatta troppo in fretta, che non dovesse quindi andar scevra da qualche errore. Incominciai a leggere la prematura monografia del signor Manara e tosto alla prima pagina notai quel iusto (Luisa Gervasioi, merita la nostra migliore attenzione. Oiuuano Tessaju editore e redattore responsabile. Štab. Tip. Carlo Priora, Capodistria.