PUBBLIcrnT (prezzl per mm d'altezza, laxghezza 1 colomia): commerciali L. 1.60 — linanzlan, legall, cronaoa L. 2.60 — Concesslonarla escluslva UNIONE FUBBUCITA ITALIANA S. A. LDBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 12 giugno 1943-XXI Sl PUBBLICA OGNI SABATO ABBONAJMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sosteiütore L. 1000 Spedizione in abbonamento postale II" Gruppo — UN NUMERO CENT. 60 DIREZIONE — BEDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLPOVA 12 — Tel. 2196 Quarto anno di guerra Volonfa di combaHere Da quaJche giorno siamo entrati nel quarto anno di guerra e possiamo coscien-temente affermare che I'Iia-lia e fermamente decisa a continuare Ja lotta fino alia completa disiatta dei suoi nemici. L'Italia guarda serenamen-te aU'avvenire con la co-scienza dei suoi ventunanni dl Rivoluzione e ancor piü oggi ogni cosa ci fa ritenere di dover sopportare tutto il peso della guerra come durante la campagna greco-aibanese. Lo spettacolo di iorza danimo e di disciplina delle popolazioni soltoposte al fe-roce bombardamento nemico garantisce la continuitä della lotta in tutti i settori sia del fronte interno che di quello di battaglia. Lo sforzo bellico dei nostri nemici, la loro volontä di eliminare rapidamente dalla lotta 1'Italia, la loro feroce barbarie ci persuadono ancor piü che saremo noi ad essere ancora in piedi alio scoccare del famoso quarto d'ora decisivo delle sorti della guerra. Ragioni profondamente sto-riche e ideali e, perche no, anche economiche hanno de-terminato l'entrata in guerra dell Italia, e il popolo ilalia-no che conosce a fondo que-ste ragioni sa di dover com-battere fino alia sconfitta dei suoi nemici per poler poi li-beramente respirare nel suo mare e dare ai suoi iigli quel posto che loro spetta nella convivenza mondiale. Nessuno, assolutamente nessuno puö crearsi illusioni sulla iacilitä della lotta e sulla generositä dei nostri nemici; tre anni di guerra, pieni di sacrifici, di eroismi, di sangue lo dimostrano chiaramente. Le aspirazioni italiane e germaniche non erano ini-zialmente in funzione di pro-grammi imperialisti. Sono di-venuti tali il giorno in cui la politico franco-inglese ha di-mostrato che il non essere imperialisti significava sotto-mettersi per sempre all'im-perialismo altrui, morire cosi soffocati dall'esositä demo-pluto-giudaica e non far co-noscere a un popolo come il nostro, che ha tutti i numeri per saper guidare popoli mi-nori, la bellezza della sua niissione nel mondo, missio-ne di civiltä che deriva da Roma imperiale. Gli err or i di valutazione del pericolo incombente sul-le velleita anglo-francesi di inchiodare cioe l'avvenire al loro sistema si ripeterono a catena. Non si comprese che il fe-nomeno storico dell'evoluzio-ne italiana e della rinascita germanica costituiva il vero problema del momento, di wolto superiore a quello dei nazionalismi in gran parle artificiosamente pompati del servidorame balcanico e piccolo intesista. In tal modo si volle scorgere nel risveglio della coscienza imperiale italiana un movimento passeggero di infatuazione dell'Uo-mo che, accogliendone le aspirazioni, le indirizzava ad una meta. Si fece dell'ironia su Mussolini. Mussolini era invece interprete di una giustizia storica e di una coscienza che si affinava al fuoco delle delusioni patite, pronta a ri-bellarsi quando gli eventi politici avessero offerto I'oc-casione. E cosi fu. La guerra venne con tutta la sua tragicita e il popolo italiano, che non arrossisce per impugnare le armi poiche non e mercante ma sulle armi ha fondato la sua potenza, I'ha accettata in pieno e la combatte con forza degna delle sue miglio-ri tradizioni storiche. Se qualche malinconico da dietro le persiane o qualche filosofo da strapazzo pensa ancora che la guerra non ri-solve appieno le question! per cui e combattuta, noi di-ciamo a costoro che questa guerra le risolvera e anche in modo definitivo con la vittoria dell'Asse, poiche i due uomini che guidano le sorti dell'ltalia e della Germania hanno ben definito il loro programma che fonda le sue basi sulla giustizia fra i popoli. La nostra volontä di com-battere e ferrigna quanto I Asse che unisce I'alleanza dei due popoli rivoluzionari deU'Europa nuova. Ben vengano gli inglesi, gli americani o i russi a in-vadere il nostro paese. Noi li aspettiamo con le armi in pugno. L'esempio della Armata di Messe, dei nostri eroi di Russia e garanzia di certez-za nella Vittoria. E' un popolo intero che vuol vincere: costi quel che costi. I. p. Ultime istruzioni prima del decollo per un'azione di guerra. Giuseppe Lombrassa Alfo Commissario di Labiana Emilio Grazioli Prefetto a Catania Con decreto in corso e stato nominato Alto Commissario per la provincia di Lubiana a decorrere dal 15 corrente mese il Cons. Naz. dottor Giuseppe Lombrassa. La scelta di Giuseppe Lombrassa Quale Alto Commissario per la provincia di Lubiana non poteva essere piü felice in quanto I'uomo che per diversi anni ha retto il Commissariato per le rra-grazioni e la colonizzazione, divenendo poi Sottosegretario alle Corporazioni, arriva fra noi preparatissimo su tutti i problemi che interessano questa nuova provincia italiana. L'Eccellenza Lombrassa giunge a Lubiana attraverso una vasta attivita acquisita nel campo giornalistico attraverso dur^ battaglie che lo videro uomo di pvnta e fascista fedeUssimo. Giuseppe Lombrassa, gior-nalista e dottore in giuris-prudenza, e nato a Pesaro il 20 giugno 1906. Ž iscritto al P. N. F. dal 15 luglio 1921, squadrista, Legionario della Marda su Roma, collaborator e de II Popolo d'lta-lia, redattore de II laV or 0 fascista, diretto-re della rivista italo-spagno-la Le g ion i e falangi, Le navi francesl affondate nel porto di Tolone vengono ricuperate dai nostri palombari. II materiale servirä per nuove armi. capitano dei granatieri, ar-dito, combattente in A. 0.1., nella guerra antibolscevica di Spagna e nell'attuale sul fronte greco, invalido di guerra, tre volte ferito in combattimento, cinque volte decorato al valor militare. & autore di studi di carat-tere sociale, di un diario sulla guerra di Spagna e collaboratore nelle piü im-portanti riviste poUtiche e letterarie. Nel novembre del 1939 venne chiamato dalla fiducia del Duce alia carica di Commissario per le migrazioni e la colonizzazione e poi, il 25 febbraio 19^2, Sottosegreta-rio alle Corporazioni. Al giornalista, al combattente, al Capo della nostra provincia giunga il saluto augurale dei fascisti della Federazione di Lubiana e quello affettuoso e camera-tesco di «prima linear. Saluto all'Ecc. Grazioli Con il movimento annuale dei Prefetti, I'Eccellenza Emilio Grazioli, Alto Commissario per la provincia di Lubiana, e stato inviato a rico-prire il posto di Prefetto nella provincia di Catania che, oggi particolarmente, puö essere considerata, insienie alle altre della Sicilia, come una delle piü importanti d'ltalia. Dopo due anni di perma-nenza a Lubiana, anni densi di feconda attivita in tutti i settori, da quello economico a quello sociale, da quello amministrativo a quello politico in genere, Emilio Grazioli lascia la nuova provincia italiana per dare anche fra la popolazione siciliana il suo alto contributo di fedele ese-cutore degli ordini del Duce. Certi di interpretare il pen-siero di tutti i fascisti, rivol-giamo all'Eccellenza Grazioli un affettuoso e cameratesco saluto insieme con voti augurali per il lavoro del suo nuovo incarico. L'Ecc, Giuseppe Lombrassa Nella mattinata di oggi I'Eccellenza Emilio Grazioli si e recato alia Federazione dei Fasci per rendere omaggio alia memoria dei camerati Caduti e prendere congedo dal Federale. Accolto dal Federale, dai componenti il Direttorio e dai Gerarchi del Fascio di Lubiana e della provincia, I'Eccellenza Grazioli ha so-stato in commosso raccogli-mento davanti alia lapide che ricorda i Caduti, indi il Se-gretario Federale gli ha porto il saluto dei fascisti e iF ringraziamento per la colla-borazione in questi mesi di lavoro per un comune inten-to. Gli ha anche offerto a' nome dei fascisti un dono, ricordo della Federazione in prima linea. Liß fine del mšito dell'oro Nell'ultimo discorso del Führer ai suoi vecchi compa-gni di Partito, e sintomatica I'affermazione: «A che cosa giovano oggidi, agli americani, i loro tesori in oro se non per farsi fare dentiere artifi-ciali? II possesso di una de-cina di fabbriche di gomma sintetica avrebbe per essi maggior valore di tutta la loro riserva aurea». Nulla potrebbe piü plasti-camente rendere il passaggio da un periodo caratterizzato dalla supremazia dell'oro a un periodo in cui quel me-Idllo appare esautorato nella sua posizione di dominatore c di deposta dell'economia. Originariamente nella ricer-ca di un mezzo che agevo-lasse gli scambi si adottaro-no, mane mano, quei beni che — per il loro valore di uso — erano molto richiesti e quindi bene accetti a tutti; che erano facilmente tras-portabili e divisibili; che pre-sentavano un alto grade di inalterabilitä; che avevano valore pressoche costante e cosi via. Finirono, tra gli aJtri beni, per prevalere i metalli preziosi — e tra questi Tore — che piü, e meglio, riassumevano quelle qualita e I'oro fini, per tal via, per diventare I'indispensabi-le mezzo di scambio, il termine di paragone dei beni, lelemento per mezzo del quale I'originario baratto si in compraven- trasformava dita. E' evidente, perö, che questa posizione dell'oro era strettamente legata al suo valore d'uso, cioe alia ten-denza degli uomini di «usar-lo» per farne monili o cate-ne, oggetti di lusso o di necessity: se tale uso fosse improwisamente scomparso nessuno avrebbe scambiato piü il suo grano, la sua car-ne, il suo lavoro con «qualcosa» che nessuno desidera-va piü. Da cio deriva che sganciare i due aspetti di valore d'uso e di valore di scambio dell'oro e un errore, perche I'lmo nasce in funzione dell'altro; come e un errore il cercare di far leva sul valore di scambio, rare-facendo nell'opposto campo economico I'oro, perche la corsa all'aumento di ciascun bene trova un limite nella rinunzia al soddisfacimento del bisogno e questo awie-ne tanto piü presto quando il bisogno, cui corrisponde il bene, non sia di primaria importanza. Eppure a questo duplice errore ha condotto I'azione di accaparramento e di tesaurizzazione d'oro fatta dalle grandi democrazie. Sarebbe dovuto, invece, essere owio che per i popoli non e tanto essenziale il posse-dere questo elemento intermedio dello scambio quanto possedere o tutto quanto oc- corre all'uomo singolo e alia collettivita (e in questo caso 10 scambio diverrebbe inutile) oppure produrre, in misura superiore a quella necessa-lia per i propri bisogni, beni da cedere ad altri in scambio di quelli di cui si difetta (e, in questo caso, la mancanza dell'oro avrebbe soltanto un peso «tecnico», ma non potrebbe impedire il reciproco soddisfacimento, immediate o futuro). La sottrazione dell'oro alia sua normale destinazione e la sua conservazione nelle sacrestie delle banche e ne-gli enormi depositi delle Te-sorerie ha finito per risol-versi in un colossale errore storico - economico - politico. La ricerca affannosa dell'oro, infatti, e la speranza e la lu-singa di poter dominare a suo mezzo gli Stati, ne ha accentuate la tendenza au-tarchica dapprima e quindi 11 ha spinti verso la stipula-zione di accordi che prevedeno scambi internazienali, attuati a mezzo di clearing, e quindi realizzano, in piü va-ste orizzonte, una autonemia ecenomica estesa a piü stati. Contemporaneamente la ricerca di un'autonomia ecenomica, in funziene anche di una autonemia politica, ha finito per rivestirsi di forme e colorirsi di aspetti che hanne accentuate i senti-menti nazionalistici ed esa-sperate le rispettive pesizio- iii di contrasto: la frattura fra gli stati venditor! e quel-11 compratori, tra le pluto-crazie e gli stati poveri e andata facendosi sempre maggiore, fino a determina-re nei primi stati, la cui or-ganizzazione era fondata sul presupposto assiomatico di lin completo assorbimento dei lore prodotti da parte di tutto il mondo, quelle crisi di soprapproduzione che cosi gravemente ne hanno scosso la struttura, oltre che econo-mica, politica e sociale. Di fronte a tutto questo, i popoli prolifici e giovani hanno fatto leva sulla propria volontä di vita e di im-pero e si sono costrulte le ormi della loro poverta, del-la loro sobrieta, della loro moderazione, della loro ca-pacita di adattamento e hanno oosi costituito una econo-mia nuova che trova il suo punto di partenza e di arrivo nel lavoro degli uomini, mer-ce questa che non puö essere accaparrata da altri popoli, perche appartiene per intero a Chi fermamente vuole far grande la propria terra e prospero il proprio destino. G. B. Foniana LA MEDAGLIA D'ORO A GUIDO PALLOTTA Tutti gli Italiani hanno ap-preso con gioia la notizia della concessione della Me-daglia d'Oro al valor milita-le alia memoria di Guido Pal- lotta. L'altissima ricompensa Iributa il suo omaggio al sa-crificio dell'Eroe purissimo che rimarrä nei tempi esem-pio luminoso ai giovani di fede che credono in Mussolini e sanno morire per la Rivoluzione. II decalogo pronunciato da Pallotta nella sua relazione al Convegno della Scuola di Mistica Fascista in Milano, che qui sotto riportiamo, fa apparire chiaramente quanta fede albergava in quel suo grande animo. Siamo del parere che il decalogo, oggi piü che mai, e di attualitä e non soltanto noi di Mistica dobbiamo te-nerlo presente in ogni mo-mento della nostra vita per servire sempre piü degna-mente il Duce, la Rivoluzione, ritalia: I) II) IV) V) Obbedire al Duce. Odiare fino airultimo respire i nemici del Duce, cioe della Patrla. Ill) — Smascherare i traditori della Rivoluzione senza sbigottlre per la loro eventuale potenza. Non aver paura di aver coraggio. Non venire mai a compromessi col proprio dovere di fascista, dovessero andare perdu« il grade, lo stipendio, la vita. Meglic morire orgogliosamente affamato che vivere pinguemente avvilito. Spregiare il cadreghino. Odiare il vile denaro. Preferire la guerra alia pace, la morte alia resa. Non mollare. Mail VI) - VII) — VIII) — IX) - X) - ORIZZONTI iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii' Non d escluso che in questa guerra trionfi il principio ... della relativitä! Se ne dicono tante e noi ne vogliamo dire una di piü. Ma quante non ce ne sugge-.rirebbero 1 giomali americani, per le cui redazioni sta ora circolando questo «slogan». •«Si, possiamo anche perdere questa guerra!» fi proprio cosi: gli americani cominciano a temere un collasso. Se la propaganda uf-ficiale, quella inaugurata dal Presidente con i megafonl della pubblicitä, strepita ai quattro venti sulle vittorie di Attu e di Tunisi, c'6 un'altra propaganda americana, le cui sorgenti sono nelle misteriose divinazioni del popolo, la quale si abbandona al pessimi-smo e alia depressione. Come mai puö accadere una cosa consimile? Mentre le cittä italiane vengono mas-sacrate da bombe e sul muri fumanti pel crolll si puö an-cora leggere la parola «Vin-ceremoi. nella patria dei •«gangsters» deU'aria qualcuno pensa di perdere la guerra? Econ Che tono ne seri veno: l'origine del malessere starebbe nella sfiducia del pubblico verso i propri dirigenti e in una diffusa mancanza di fede nella Vittoria; ciö che.secondo uno scrlttore del N e w Y o r k Times, condurrebbe 11 Pae-se ad un indebollmento psi- Problemi balcanici II. DANUBIO cologico tale da rendere pos-siblle all'Asse di ottenere van-taggi capaci di annullare qualsiasi inferioritä sul ter-reno vero e proprio della bat-taglia. Ferml come siamo nella in-crollabile decisione di resi-stere, balza piü che mai evidente la grande veritä che alla fine vincerä Chi piü avrä creduto nella Vittoria. Non per la prima volta nella Sto-rla si verifica il caso inaudito dl vedere soccombere chi sembrava in vantaggio. Quan-do la lotta ö lunga e dura come l'attuale, crisi ne puö attraversare chiunque, ma ... tutto ä relative. Per fare un esatto bilancio blsognerebbe conoscere le con-dizioni deU'awersario in quel prcclso momento, e se egli per caso non sia afflitto da un qualche piü grave malessere. Sta di fatto che mentre noi nella scarnificante ascesa — e qui pensiamo al nostro mi-sticismo rivoluzionario — ci siamo dovuti liberare dal mol-to ingombrante bagaglio psl-cologico per ridurci alla formula Schletta: saper durare, il nostro babilonico nemico sente gonfiare in maniera paurosa le procelle della pro-duzione, degli approvvigiona-menti, del tonnellagio, della di-spersione delle forze, delle ele-zioni presidenziali, eccettera. A la guerre comme ä la guerre, signor Presidente. E di fronte all'ordine e alla disciplina che dai regimi autoritär! saranno conservati ad ognl costo, attendiamo dl vedere affogare le democrazle nel caos. | Rifare la storia delle iun-ghe trattative e del volumi-nosi accordi con cui, in quest! Ultimi cinquant'anni, i popoli europei hanno tentato di regolare la questione o me-glio il problema dei loro rap-porti per quanto concerne la navigazione sui grande fiume che, con un corso di 2900 chi-iometri, attraversa e con-giunge il territorio di sette stati, e un lavoro perfetta-mente inutile. La soluzione totalitaria data dall'affermarsi della volontä dell'Asse contro le ma-novre russe ed inglesi ha permesso di dare nuova e stabile vita a tali rapporti ad ognuno riconoscendo quanto per diritto di capacitä e di tradizione spettava; scom-parsa la bandiera greca dal fiume che precedeva per im-portanza fdi tonnellaggio le flotte italiane, svizzere e tedesche, scomparsa la mi-naccia, affacciatasi all'inizio della guerra, dl una azione di sabotaggio inglese, il corso dei traffici e stato ripreso in tutta la sua nonnalitä ed anzi potenziato dallo sposta-mento effettuato dalla rete fluviale gemianica a quella del Danubio di un'impor-tante aliquota di navi pe-troliere e di chiatte, si che possiamo annoverare il gi-an-de fiume balcanico fra le arterie di vitale importanza per i rifornimenti dell'Asse. II Danubio entrö presto nelle relazioni della vita dei popoli che vivevano sulle rive fondendoli in una unitä di interessi, se non di spirit!, che ha finito per divenire fat-tore dominante e determinante di storia. Giä Roma, dopo la conquista dell'Illiria prima e della Dacia poi, vi aveva costituito sed! ed em-pori fortificando le rive, cin-gendo di mura gli accampa-menti da cui dovevaiio sor-gere poi fiorenti cittä di cui imponent! rest! rimangono a Topalu, Resca, Cernavoda e Bolucbacz alle porte di Ferro. A Roma seguirono Genova e Venezia che navigarono il Danubio da Vienna alla foce anch'esse fondando o ri-pristinando empor! come Ra-tisbona e Calafat, dove i ge-novesi crearono un vei'o e proprio cantiere navale. La sua navigabilitä da Regensburg a Sulina permette l'unione economica delle fer-tili region! del sud rieche di cereal! a quelle minerarie del nord e soprattutto, interessante in questo particolare momento, l'affluire dei petro-1! romen! alla Germania e all'Italia. II porto principale di im-barco del prezioso liquido e Giurgiu che riceve da solo il 90% del prodotto da esportare ed e stato attrezzato dalla Germania con la piü moderna fornitura di impianti; altri poi-ti di carico sono Olte-nitza, Cernavoda e Sulina dove il prodotto affluisce a mezzo di oleodotti o di carri-cisterna. In tal modo la flot-ta petroliera del Danubio, giä considerevole come tonnellaggio, e andata aumentando oltre che per le nuove costru-zioni anche per il trasferi-mento, dagli altri fiumi ger-manici, di tali battelli. Una caratteristica impor-tante del fiume e appunto quella della possibilitä di col-legamenti con la restante rete europea effettuata ora dal-l'inserimento del corso del Danubio in quello del Reno a mezzo del vecchio Ludwigs- DELITTI COMUNISTI NEI BALCANI II comando comunista di P. (Bal-cani) dava la caccia a Jagos K. e poiche non riusciva ad averlo lece callurare il liglio undicenne Misco sperando di indurre il padre a pie-sentarsi. Non sappiamo se Misco ebbe conoscenza di tale callura o se il senlimenio anlicomunisla si impose sul dolore sollerto per I'al-lelto {amiliare colpilo; latlo sla che egli continud ad essere irrepe-ribile. Allora, in esecuzione ad una sentenza di tale genere emessa dall'improvvisalo tribunale del P., il lanciullo Misco venne ucciso e butlato in un carnaio. * Vasilie B. era prete orlodosso ed aveva moglie e due ligli. Non era molio innamorato della moglie, in veritä lorse non eccessivamente le-dele, ma tuttavia non acconsenti a che ella si recasse a prestare servizio presso il comando comunista del P. (Balcani). I capi allora credettero opportuno dare una le-zione esemplare e gli ordinarono di recarsi immediatamente al-I'odred. Egli esitö e lorse decise di iuggire. Ma non lece in tempo. Una mattina del dicembre 1941 lu trovato tagliato a pezzi. *■ Slasciatosi il regno jugoslavo, il tenente colonnello Niko P. si ritird in C. (Balcani) per attendere tempi migliori. Essendosi rillutato di ag-gregarsi alle bände comuniste si vide comparire nella sua casa (dove aveva la vecchia madre di circa oltant'annl ed un liglio di nove) due uomini mandati dall'odred dello stesso paese i quali lo invi-tarono a recarsi al comando. Non pote riliutarsi e vi andö. Insieme con lui venne preso il liglio perche potesse testimoniare agll estranei su quello che veniva latto. Essende ancora stalo invltato nello stesso senso ed essendosi di nuo-\ o riliutato, venne condotto vicino ad un prolondo spacco della roc-cla dove lu sottoposto ad inumane sevlzle. Tra I'altro gli vennero ta-gllate le dita delle mani e dei pledi e quindl, ancora vivo, venne buttato dentro il crepacclo, LI dentro sopravvisse ancora qualche giorno lino a quando non venne a liberarlo, provvida, la morte. Aveva sessant'anni. * La quarantenne Maria M, era vedova, madre di sei bambini e viveva in M. (Balcani) dove il comando comunista era nelle mani di Mi leva S., donna di venti-cinque anni. Vicini, nel villaggio di P., erano i nazionalisti dai quali Resti di un corpo straziato dai banditi comunisti e ab-bandonato nel fango. Maria riceveva assistenza per i piccoli. II comando di M. la invito a non parlare piü coi nazionalisti. Ella chiese il perchš. Per risposta hi, nel dicembre 1941, im-prigionata e condotta a M. M. Ouindi, senza tanti preamboli, venne condotta vicino ad una cascata di aequo e vi lu buttata dentro non ostante supplicasse e lacesse presente di avere i ligli da so-stentare. Scomparve tra i gorghi invocando per nome i suoi bambini. * Nikola L. aveva quarant'anni ed era di sentiment! nazionalisti insieme con tutta la sua lamiglia. Era intenzione del comando comunista del P. (Balcani) di imposses-sarsi del fratello Giorgio per ell-minare un lorte nemico. E non essendo ladle prendere Giorgio, lece catturare il Iratello e lo tenne come pegno. Era I'aprile del 1942. Nikola lu tenuto died giorni in priglone prima a M. e poi a K. Durante questo periodo 1 suoi ne-, , mid lo tenevano dlgiuno e spera kanal e in seguito dalla rea-lizzazione d! una grande opera in corso che prevede lo sfi-uttamento dell'alto corso del Reno; inoltre, nonostante la guerra, proseguono alacra-mente i lavori tendenti a con-giungere Bratislava e Vienna, cioe il Danubio e I'Oder. Ne va dimenticato il pro-gettato congiungimento Po— Danubio attraverso l'attuale canale lagunare Venezia— Monfalcone che dovrebbe es-;;ere ampliato dal congiungimento Isonzo—Sava attraverso la depressione del Cai*-so in corrispondenza della vallata di Lubiana. Ne questo grandiose quadro di lavoro sarebbe attuato esclusivamente ai fini di una distribuzione del petrolio, come potrebbe far credere questo scritto: oltre agli scam-bi che potrebbero cosi essere effettuati tra paesi a forte Potenziale industriale e quel- lo agricolo e forestale, riguar-dante prodotti di lavorazione e prodotti finiti, dovremmo ricordare I'altra importante materia prima del consegui-mento della vittoria: il gras-so ed i cereali. fe certo infat-ti che i territori dell'Europa balcanica molte ancora atten-dono daH'odiema tecnica di lavorazione e cultura sicche, ad un calcolo approssimativo, si pensa che l'attuale espoi-ta-zione di 4 milioni di tonnel-late di cereali potrebbe essere elevata a undici milioni di tonnellate e la completa valo-rizzazione dei territori venu-ti a gravitare nell'orbita da-nubiana, ivi intendendo cioe le terre della Transnistria, dar nutrimento a un miliardo di uomini. Non puö quindi sfuggire a nessuno I'importanza del Danubio nella guerra attuale e nella futura sistemazione dell'Europa nuova e soprattutto quali/ e quanti problem! si presentino alia attenzione di chi volesse approfondire nei suoi aspetti politici o tecnici la questione. Gian Luigi Gaüi La difesa delle plante RUNMNCA SI ottlene In modo perfetto usando prodotti • Ramital e (upramina ■ Antlperonosporici a base dl rame e materie attivanti, giä largamente implegati ed appreizatl nella lotta contro la peronospora della vlte, della patata, del pomo-doro, contro I'occhlo dl pavone deH'ollvo, ecc. 9 Cupramina Beta ■ Antiperonosporico dl slcura efficacia al 2 'lo dl rame sotto (orraa cupro organlca, per la lotta contro la peronospora della vite, della patata, del pomodoro, deH'occhlo dl pavone deH'ollTO, ecc. • 0 r i 0 n e - Antiperonosporico metallorganlco dl provata efficacia, per la lotta contro la peronospora della vlte, della patata, del pomodoro, ecc. • Granovit - Prodotto per la dlslnfezlone delle sementi, a base dl mercurlo, furfurolo e sostanze attivanti. 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La guerra e uno sconvol-gente fenomeno e bisogna adattarsi a far di tutto. Cosi divento attendente del cappellano e negli scorci di tempo fabbricava le casse per gli ufficiali morti. Tutte queste faccende le sbrigava perö con noncuranza, la sua vera vocazione era un'altra. Quella di fare il becchino. Questa passione I'aveva di-mostrata fin dai primi gior-iii del suo arrivo al repai-to. Ogni tanto sotterrava qualcuno, depo il combattimento o durante qualche tregua, senza preoccuparsi di scegliere, senza preferenze. Nazio-nali o miliziani per lui erano la stessa cosa. A chi glielo fece ossei'vare, rispose secco: «Tutti fioi de Dio», e conti-nuö a spalare scrupoloso e metodico. Questö fepettacolo di solidarieta umana, com-moveva un poco tutti. Guardavano il gigante dagli occhi celesti con simpatia, volevano quasi ingraziarselo passando-gli ogni tanto un poco di ta-bacco od una scatoletta. In fondo al cuor loro i soldati sentivano un certo confoi-to, che un pensiero ben chiaro vagava loro per il cervello: «Se crepo da un momento al-I'altro — ragionavano — bi-accia in croce sul petto. Lui provava, ma il braccio, con uno scatto d'automa, ritor-nava nella posizione primi-tiva, come quello d'un maca-bro burattino meccanico. Al-lora senza impazientirsi s'in-ginocchiava, 11 soldato, e con un colpo deciso lo spezzava come un ramo secco. E glielo incrociava sul petto. Visti co-si composti e sereni, i morti sembravano riposare dopo una gran fatica. La fatica per prendere quella posizione di beato abbandono quasi era stato sfoi-zo loro, non del becchino. Lavoro duro fino a sel a. Fino a che la luna color zafferano comincio ad affac-ciarsi, laggiii, dietro le colli-ne, avvolte dalla nebbiolina d'opale. A Barracas ci si resto un pezzo, attestati. Quasi a riposare. Dopo una diecina di giorni di lavoro serrato, Passatore aveva sistemato il cimitero. Aveva perfino scritto a caratteri cubitali «Cimitero legionario di guerra» sul muro di cinta. Si sedeva per terra con le spalle appoggiate al cancello e fissava per ore, immobile, il cocuzzolo della Pena Oscura che piano piano cangiava in color iunetista. • Una mattina arrivo un sergente dei Marocchini, con il viso bulinato come una xilo-grafia e la barbetta ricciuta lucida e nera. Andava chie-dendo a tutti del becchino. Era un pezzo che lo cercava, Arrivo fino alia baracca dove doiTniva il cappellano ed al Cesare Andreoni — <>Resa di partigiani» ro: «come gli altri, come tutti, tutti uguali». II sergente s'accese come un fiammifero, comincio ad agitarsi, a strillare, a scuo-tere per le braccia il becca-morto che non capiva un gran che di quello che l'altro bia-scicava, ne perche la sua ri-sposta avesse provocate quella violenta reazione. Dopo un gran baccano s'in-tesero e s'avviarono in fretta verso il cimitero. Passatore apri il cancello. 11 sergente grido: «Come stanno? Dove ii hai messi?» II soldato indict), senza \parlare, con la mano nocchieruta, alcuni mucchietti di terra fresca, appena smossa, giü in fondo, a ridosso del muro di cinta. II marocchino spicco un salto /e 'fuggi gridando, come čimmattito. Tornö con il cappellano che s'industriava di comprendere 10 spagnolo bastardo e velo-ce con il quale il sergente gli andava illustrando I'accadu-to. Una specie di tremolio epilettico aveva invaso il nero, come se gli fosse passata avanti agli occhi una visione diabolica e terrorizzante. Passatore comincio a sor-ridere. La presenza del pi'ete I'aveva tranquillizzato; quando il marocchino tacque e resto con lo sguardo fisso al viso del cappellano, questi si giro verso il becchino, lo squadro a lungo. II soldato si confuse come il monellac-cio che ha commessa una bir-bonata. «Ba! stai a sentire, Passatore, quei marocchini bisogna levarli di li — attaccö preci-pitoso il prete — bisogna che 11 sistemi da un'altra parte, lä sulla destra, con il viso ri-volto dalla parte dove spunta il sole.» «Perche — sospirö il soldato — non possono restare cosi, signor capitano?» «No, cosi non possono restare — precise il prete — debbono riposare come pre- zio fu crinato da un colpo d'artiglieria. Cadde perö lon-tano fuori del paese. Fu il segnale. Avvampö d'improv-viso la linea. Per primi co-minciarono i rossi con i loro pezzi, a vomitare una quantity di colpi disordinati che scoppiavano in qua ed in lä. Poi le batterie dei nostri ri-sposero, accelerando. II duello duro fino al vespero. II cimitero sembrava il bersaglio predestinate, frequenti scoppiavano i colpi airingiro. II marocchino era restato feic-coccolato, solo che ad ogni scoppie, per istinte, piegava la testa. L'altro lavorava come se quelle granate fessere cariche a salve; una specie di febbre lo possedeva. Se un colpo sceppiava piü vicino, alzava la testa bofon-chiando scorato: «Pevero lavoro mio, sono capaci di ararlo a cannonate il mio cimitero, quei dannati». Pol i cannoni si tacquero tutti insieme. Lui respirö, perche li den-tro, di grave, non era acca-duto nulla. Si gettö il badile attraver-so le spalle ed usci ti-abal-lando. II nero s'alzö di scatto e gli si mise alle calcagna. Camminarono cosi fine al paese ed era quasi buie. La luna stava sorgende, enorme, color zafferano, cen una grande lentezza, come fati-casse ad uscire dalla terra. Quando stavano per arrivai-e alle prime case del paese il sergente affrettö il passe por-tandesi all'altezza del becchino. Gli mise una mane sopra una spalla. L'altro si fermö sorpreso. «Tu sei buono italiane, — disse il nero con la voce che gli tremava — buono con 1 poveri morti marocchini». Scemparve come un'ombi-a. «Tutti fioi de Die» disse, quasi a se stesse, il soldato e tirö una lunga boccata dalla pipetta corta. AHiIIo BaMisiini CALAFURIA liü avulo la stortuna dL loggere, prima di vederlo ridotlo per lo scliermo, tCalaIuria>. E dico sfor-tuna riiwrUmdouii ad un giudizio iiegativo )ion dell'opera leUeraria, ehe sarebbe superhuo esamiuare (pii, ma piuttosto dell'opera ciae-malografica che risulta — a para-gone dell'origiiiale — travisala e sminuita nei suoi interessi p.sicolo-gici, drammalici e descriUivi. U conflilto liagico che si dilata, avvolto in una sorta di indetermi-natezza sentimentale e punteggia-la dl morbose amiotazioni che ra-■seutano ill talunl punti I'indagiiie psicopalologica, nel cerchio invali-cabile delle aiiime di Marta e di Tommaso, nel tihn si riduce a banale situazione irregolare di uua donna che non riesce a dimentica-re un passato coaitaminato. L'inter-rogativo slraziante che, nel roman-zo, risuoiia incessantemente nel cervello e nella carne di Marta e la fa rltrarre inorridita sulla so-glia dell'offerta, s'imborghesisce uel film iu un coiJlitto che di dranimatico ha soltanto gli accesso-ri di prainmatica; e la donianda angosciosa risuona in bocca a Doris Duranti flebile e inaspettata, nuasi perdendosi fra quelle sue labbra ambigue che sensualizzano tutto: epidermica, insufficiente co me tutto il film. In ,Calafuria> Calzavara lia di-moslrato di aver perso di vista il ipquisito essenziale di «tempo ci-iiematografico>: in easo contrario non si sarebbero avvertiti quegli squilibri dislrlt)ulivi di cui risente I'economia del film, lentissimo e tropiK) analitico airinizio, arbitra-riamente somnuirio alia fine. Speravo almeno nei tanto decan-lati .esterni>: la descrizione della rocwi selvaggia e della natura asi)rigna in cui sboccia 11 desiderio d'amore del protagonista avrebbe-ro potuto offrire uno spunto, se-condario s'intende, ma sempre "tile in caso di naufragio. Un'evasio-ne nel descrittivo poteva torse salvare '-CalafurLa>, noii dico dall'in-consistenza dranimatica ma almeno dal pericolo del manierismo psi-cologico. Invece e slata lui'altra occasione perduta. La recitazioiie inoltre non fe amal-gamata, risultando difettante di uiiitä e di coerenza. Si pensi ad esempio al diverso stile recitativo della Duranti, della Solbelli e del-la Dalma. (Non sarebbe male quin-di che i registi avessero una sia pur sommaria nozione dei eanoni fondamentalL della recitazione e ciiiematografica e teatrale. Cito anche quest'ultima perchfe soltanto la conoscenza approfondila di essa puö evitarne la comparsji inoppor-iuna sullo scherino). Nitida la fotografia di Pogany ma teri'ibiimeute banale nella di-sposizione degli effetti chiafoscu-rali nella prima iiarte, nelle scene della Firenze malfamata: sembravano provinL per un vDelltlo e ca-sligo> da dozzina. In conclusione, Delfino Cinelli e stato frodato un'altra volta (mi ri-ferisco, per la prima, a alias cTragica notte> di Soldati): e questo, per un uomo del suo temperamente, non era ammis-sibile. La manipolazione del finale, disgustosaniente accoraodante e dol-ciastro, non era sufficiente motivo per un veto categorico? Qui si trat ta, se non erro, di lesione lettera-ria in grande stile: e un uomo come Cinelli, un toscano pai, non doveva tollerarla, non, non doveva. La vicenda 6 ideata e sceneggia-ta con quel bonario senso borghe-se che contraddislingue buona parte dello sforzo cinematografico te-desco: privo di superb! colpi d'ala, e vero, ma onesto sino alio scru-polo. K forse appunto da questa voloutaria rinuncia a qualsiasi pre-tesa d'ordine squisitamente fantastic« (eccelto la scena, notevolissi-ma, del delirio di Annelie durante foperazione) nasce il clima poetico del film. Riviiwita della verosinii-glianza narrativa sulla Irasligura-zione fantasttica. Posizione intellet-tuale preltamente germanica e non priva di significato. A dire il vero, a un'analisi superficiale lo stile cinematografico tedesco attuale (escludo, naturalmente, Pabst che assegno malgra-do gli Ultimi «Commedianti» al priuio periodo — l'aureo — della cineniatografia mondiale) puö ap-parire deficiente di interioritik o, meglio, di queirinquietudine ri-flettentesi in tragici interrogativi che innervano, ad esempio, la pro-duzione francese anteriore alla di-sfatta. Un'inquietudine che denun-cia una sensazlone di instabilitä Inteniore sommamente drammatica, giudicati i valori etici e social! iu gioco (nessuno negherä, spero, che se vorremo in un prossimo o lon-tano futuro elaborare un panorama documentanistico della situazione spirituale della Francia ante-guerra, dovremo tener conto della sua cineniatografia, queMa che annovera, per intenderei, , cQuai des brumes>, cHO-tel du Nord», ecc.). Non potendo qulndi contare su al-cuno di questi requisili, in un eer-lo senso fondamentali per l'opera d'arte cinematogratica, difficile riesce la ricerca, nel normale film tedesco d'oggi, dii un intento nonchf? di un cllnia esolusivamente cine-niatografici. Rievocazioni storlche, per lo piii, o celebrazioni propa-gandistiche. Oppure, come nel caso di cA nnel!e>, fotografia d! un mon-do che — per essere discretamente lontano dal nostro — permetle Vapplicazione di un vigile, intelligente metodo rievocativo, con una concessione affettuosa aj gusto del costume, e al contempo un giusti-ficato intervento di quella propaganda velata che 6 vanto della ci-nematografia tedesca. , come ho delto, 6 un esemplare, concentrato, di tutti questi pregi e difetti. Pregii: un gusto narrativo saporoso, pimenla-lo dl invenzioni garl)ale (il pre-supposto originale del famoso quarto d'ora di ritardo) e una conce-zione antiretorica del costume; difetti: una certa previdibilitA di svolgimento e di reazioni e di con-seguenza una leggera monotonia neU'insieme. L'interpretazione della Ulrich si puö sinceramente definire grande: non dimenticherö facilmente il suo viso deliziosamentc irregolare con-Iratto nello strazio nuito dinanzi al cadavere del marito; e quel suo abbandonalo gesto di solidarietil per il soldato ferito che chiede la sigaretta. Ecco un viso di donna che annulla la sua bruttezza in un dono di puriti. Grazie, Luise Ulrich. Ninia Anlossi C'E SEMPRE UN MA... Film che oggi, giugno 1943 quarto anno d! guerra, si puö definire con una sola parola: controproducente ANNELIE ß triste dover fare eco, dopo cosi lungo tempo, alle espressioni lusinghiere che ! critici dllustri non lesinarono alla prima veneziana di .■^nnelie». Eppure il film merita questo riconoscimento totalitario e il quasi totalitario plauso. Semplice, umana, poelica si svol-ge questa storia di una vita, se-condo quel gusto realistieo della cineniatografia tedesca che giä ci diede «Mutterliebe» d! Ucicky (da notarsi l'identitä quasi perfetta della scena finale, nei due film). Schiva di qualsiasi pretesa este-tizzante, conimovente nella sua verosimiglianza, la narrazione si delinea linda sin dall'inizio, soltanto aggrumata in qualche contra-sto drammatico nello svolgimento e serenaniente conchiusa in leti-zia (anche se Annelie niuore, l)en-chfe la sua non sia una morte ma soltanto il presagio, appunto per questo poetico, della morte). 21 duo TSLardi alla Jilarmonica Concerto interessante, per l'e-clettismo del programma e l'abi-litä degli Interpret!. Quesfultl-mi, Gregorla e Rio Nardi, banne dlmostrato di possedere una cospicua dose di afflatamento, requisite prime ed indispensabl-le per im'esibizlone a due: mor-bldo e percorso d! sottlli vlbra-zlonl sentimental! 11 toeco fem-mlnile, squlUante e slcui-o, in talun! puntl combattlvo, quello maschile. C! e placluto soprattutto 11 «Rondo op. 73» di Chopin, In cui l'interpretazione accuratls-slma e stata integrata da un'a-nimazione personale di slcuro gusto, e 11 «Valzer op. 39» dl Brahms, sfrondato intelllgent«-mente di ogni vlrtuoslsmo con-sueto che fa apparlre questxi brano insopportabllmente stuc-chevole. DlUgentemente eseguit! (forse sarebbe stato gradito un poco piü d! calore, anche a costo di parere poco ortodossi) Mozart, Schumann e Clement!. Originali, nella loro mediter-ranea vlvezza, le tre «Danze an-daluse» d'Infante che hanno conchluso in letizia il concerto. Convinti e fervidi gli applausi. * * * Guerra ed inflazione Acc(ule (Ii lengere con und certti frcquenzn mii (lUotMiaiii nrlicot, rij/uiirfliiiili il pcrlculo iiiflazioni-ula I'l-rsu il quale I'dzione ileyli or-i/tuii renijunnahili lii qncxto o qui'l jxifxe, hellij/eninte o no, miiKicci-rrhhi' ill combm-e la pro^prin mo-iiela. Reccvte era uno ncritio dnl litnlo ^11 CatKula verno I'inflazio-vei, im nitro jrrecedente tl'mtesta-zionc similare viiitava il nome del I'nene in qiicntione che era In (Irnn Brrtaiina, v ria dicendo. Tutu qireKli articoli, j/enenil-mevle d i scnr-io coritcmito e vu-lore, till II no in cnmnne In carat t v-rintiea di dipingerci I'inflnzione iiuinetaria come iin abixno iiel quale i/ii Sinti di nolln in volta conxiderati correrehliero il rincliio di prccipitnre, senzn cnrarxi di in-dayari' intonio alle caitite di nn fenomeno non certo di lieve ino-■mrnto e piii micora xenza moHrn-re di cononcere che si trntta tanto di iin pericolo avvenire quanio di nn procexso che in effetti e in pieiio sviliiin'o alia pri rata ric-chezza ai fini del finnnzinmento della guerrn e ptrlnnlo yli stati HI sentirnno spinti fatnlmente verso In botte senzn fondo diU'emis-sione per attiugervi i mezzi. Come conseguenza di tutte qiie-ste circostaiize e cause decisamen-te sfavorevoli, logico e che il pro-cesso inflazion'istico si sia ripetu-to a distmiza ili vfnticinquc anni, non .^olo, ma nbbia quasi ovunqiie niultipiicnto i suoi perniciosi effetti. Infntti dopo tre anni e mezzo di guerra I'aumento subtto dalle circolazioni ivconverlibili nella mayyior parte de yli stati e note. I'olmente piii elevalo di quello subito dalle stesse nel. corrispon-den te periodo del passato co^if lit to. Tut to aid mentre si ricorre sempre pill largamente alle forme se^npre piu pericolose, da un punto di vista tecnico, del debito piib-blico. La fncile spiegazione deve tro-vnr.ii nel sempre crescente costo della guerra Specie per i paesi anylo-.tasnoni. Un esame delle cifre yiornaUere ci pone di fronte lul importi fai'olosi e do come loyica derii'azione del fatto che Gran Bretagna e Stati Uniti sono co-, stretii a condurre In lotta nei set-l(yri piu dispnrati del globo e ye-neralmente oltremare, e che per-tanto il costo pir qiiesti pae.^i si mantiene notevolmente superiore a quello sontennto da Italia e Germania. Oltre alia magyio^-e distanza che separa i Inoyhi della lotta dai centri di riproduzione, le due potenze anylo-sassoni sono costrette a produrre due carri annati, can-iioni, aerei perche uno ne arrivi ai reparti operanti, e do per Vin-sidia del süuro. Potra ossernarni per converso che la dovizia dei mezzi a disposi-zione dei due yruppi avversi po-trebbe in pratica attenuare il di-rario del costo, soi/rattutto po-nendo mente alle eno-rmi riserve atiree del Forte Knox. In effetti yli aumenti della cir-colante occorrente ai payamenti interni hanno invece infliiito in modo decisivo sui valori delUi vw-neta, mentre la esulienmte maSsa il'oro. destinnta a coperliira non ha poiuto arreslare il processo smiiutativo del dollnro e steiiina yiacchi e noto che pno esservi inflazione qmind'anche tutta la carta-moneta emessa fosse coper-ta al cento per cento da oro, qutindo i mezzi circolatori si rive-lano esuberanti rispetto alia massa delle transazioni ed usi in cut intervengono. Invece non e chi non veda quale decisiva importanza abbia I'azione pill o meno interventistii degli cw-guni statali, e I'efficada della loro azione di controllo sui costi ed i prezzi. Germania ed Italia, infatti, stanno a dimostrare quale peso possa avere una estesa disciplina dei consumi, intesa a limitare la domanda dei beni diretti, ai fini d'impedire I'aumento del livello generale dei jyrezzi come conseguenza dell'azione della circolazio-ne. Pur attraverso un inevitabile impulso verso il rialzo, costi e prezzi possono dirsi pienamente dominali nel loro ascendere dal-I'azione govemativa, anche se non infrequentemente, clandestinameii-te, si pub constatare una tendenza al rialzo. Indubbiamente fat tore indispen-sabile i la politica di disciplina e di controllo della produzione che atlriiverso il meccanicismo di costi e prezzi sia totalitaria, e a tale riguardo di gramle rilievo sono i risultati cospicui di un anno di iittivitA del Comitato intermini-steriale di ooordinamento per gli approwigionamenti, la distribuzio-ne cd i prezzi nella sua azione rivolttia garantire I'indispensnbile unitii di irulirizzo nella politica di disciplina e controllo svolta nel iiostro paese. La bonta e I'efficada dell'azione interventinta dello Stato, da tempo attiiata in Germania ed Italia, e a siifficienza lumeygiata dal fatto che gli stesai Stati Uniti e Gran Bretagna in definitiva ri- Armi per la Pair ia apprestate in uno stabilimento industriale V^uove provvidenze per la del lavoro femminile tutela La figura della donna va vista oggi in una nuova po-sizione nella vita della Nazio-ne, e cioe in relazione al suo pill esteso inserimento in at-tivita professionali, comuni etl eccezionali. 11 lavoro femminile in tempo di guerra ha assunto infatti un notevole sviluppo in tutti i settori per un complesso di cause facil-niente identificabili, quali i I richiamo alle armi di nume-rosi uomini, il trapasso d i maestranze maschili da determinate attivita ad altre maggiormente gravose, le uuove, piü vaste, esigenze di ordine tecnico ecc. E cosi, mentre da un lato si e verificato un afflusso, in parte spontaneo e in parte provo-cato, di uomini e di donne verso speciali lavorazioni che assumono una precipua importanza nel momento attua-le (come ad esempio quelle del settore meccanico e me-tallurgico), dall'altro vedia- corrono oggi per arrestare il fatale corso inflaziomstico, od al-meno per attuarne gli effetti, proprio a quel trislemi e 'mezzi gii'i criticati nllorcht i prouvedimenti I'luno stati presi nei Paesi avversi. II risparmio ferreo da tempo usato in Germania viene avjupi-cato da Hopkins negli Stati Uniti come neceasitä indispensabile per diminuire la auperliquidita affian-candolo ad un ulteriore inaspri-mento dei tributi, ment/re il Keynes concepiva in Gran Bretagna un sistema di risparmio coatto. Certamente pud oaservarsi che per combattere I'inflazione sono soprattutto necessarie due cose: debellare la creazione di una psi-cosi inflazioniatica, incrementare al massimo il risparmio nazionale. II fattore psicologico e d'impor-tariza capitale. Come in molte ma-lattie e indispensabile per guarire che il paziente si formi la coyi-vinzione di pater superare la crisi del nmle; come in Boraa ai notu che il peggiore nemico delle qiw-tazioni aostenute e il panico apeaso provocato dall'aggiotaggio; cost nel campo monetario finchi suasi-ste nella generalitä dei cittadini I'elemento fiducia ogni pericolo rimane lontano. Quanto al risparmio, nel quadro generale coviplesso del fenomenu inflazionvitico, esso ha la funzione impoi-tantisaima di garantire come polla inesauribile il fluaso con-tiniio lii quei viezzi dei quali lo Stato in guerra tanto neceasita per il finansiamento della condot-ta della guerra atessa. II Regime intende fennamente mantenere fede al programma di stabilitä economica, finanziaria e monetaria enundato nel memora-bile discorso del Duce del 26 maržo XX, programma che deve im-pegnare tutte le categorie della Nazione per difendere nella moneta la sicurezza del lavoro, Vordine sociale, il preatigio della Nazione. Enrico Zenoglio mo verificarsi in particolari settori la sostituzione parzia-le o totale di maestranze fem-minili a lavoratori maschi. In tal senso sono state appunto emanate le recenti disposizio-ni, relative alia mobilitazione civile di donne destinate a svolgere servizio di fattorine, di iniischere ecc. al posto di uomini che possono essei'e utilizzati altrove. Tutto cio provoca naturalmente la necessitä di affrontare e risolvere un'infinita di pr-oblemi soiti in conseguenza della nuova situazione che impone di ricorrere sempre pill largamente all'opera delle maestranze femminili, soprattutto nel settore deH'nidu-stria. Occoi-re determinare in quale settore la donna potra produrre meglio dell'uomo e dove essa, invece, potra ren-dere nel medesimo modo o in misui'a lievemente inferiore o dove sarä assolutamente ina-datta, e tale accertamento e indispensabile per ovvie con-seguenze che ne dovranno op-poi-tunamente derivare. E poi, per ogni nuova lavorazione a cui verranno adibite le maestranze femminili, sorgera il problema del loro addestra-mento, con Timmediata necessitä di prowedere al riguardo, affinche le donne che si presentano al lavoro siano in grado di iniziare senz'altro un'attivita veramente produt-tiva. Le organizzaizioni sinda-cali dell'industria hanno tem-pestivamente provveduto in tal senso, disjwnendo che ai corsi professionali istituiti per le varie categorie di lavoratori presso le Scuole e le Aziende vengano ammesse anche le donne, e I'lNFAPLI ha adottato subito i necessa-ri provvedimenti per attuare tale importante direttiva. E altre interessanti iniziative saranno prese in proposito, d'accordo con i Centri federali del Sei-vizio del lavoro. Ma il problema delle nuove lavorazioni a cui verranno adibite le donne porta con se tante questioni di ordine eco-nomico, morale, assistenzia-le, medico-sociale ecc.; ad esempio, un importante pun-to da risolvere e quello del trattamento economico delle lavoratrici. II problema e stato impostato nel senso maggiormente rispondente alia logica oltre che ai ben noti principi corix)rativi: i salari debbono essere adeguati alia produttivita e alle effettive esigenze delle operaie (tenuto sempre conto delle pratiche possibilita dell'azienda), pei-cui assume un particolare va-lore Tinteressamento dell'or- ganizzazione sindacale al fine di accertare le attuali condi-zioni economiehe delle lavoratrici in tutti i settori. A parita di rendimento con I'uo-mo, dovrebbe corrispondere una parita — o quasi di sa-lario —, e questo concetto, fissato anche dalla giurispru-denza, vale maggiormente per il caso della reti'ibuzione a cottimo. A proposito della tutela economica delle lavoratrici, ricoi'diamo qui il re-cente contratto collettivo sti-pulato in favore delle operaie occupate nell'industria mec-canica e affine, che ha effet-to retroattivo, con decorren-za dal 28 ottobre, data in cui il Duce dispose il migliora-mento delle condizioni di que-sta categoria di lavoratrici. Nel complesso delle provvidenze in atto o in via di attuazione nei confronti delle donne che lavorano, acqui-sta un particolare significa-to la tutela della maternitä. Sono note, tra le recenti di-sposizioni del Ministero delle Corporazioni a favore degli operai appartenenti a stabili-menti soggetti al pericolo di incursioni aeree, quelle per cui e vietato adibire al lavoro le donne in stato di gravi-danza dall'inizio del sesto me-se, anticipando cosi di due mesi il riposo obbligatorio precedente al parto. II divie-to del Ministero comprende logicamente vaste categorie di lavoratrici, perche i motivi dell'anticipata jistensione dal lavoro derivano da tutti i particolari disagi cojmuiv que provocati dallo stato di guerra, compresi in essi, ol- tre alle incursioni aeree, agli allarmi ecc., anche la scai-si-tä dei mezzi di ti-asporto, I'o-scui-amento, la difficolta di jirocurarsi gli alimenti. ft questo un provvedimento che risponde a ^ondamentali principi eugenetici e sociali, che oggi hanno assunto un valore pill vasto anche in rapporto alia possibilita di im maggio-re applicamento delle donne, dovuto sia agli sforzi richie-sti dal pill intenso ritmo produttivo, sia alia piü scar-sa nutrizione. Ad eliminare il danno provocato dall'anticipata asten-sione dal lavoro, si provvede-rä con la cOrresponsione di un'indennita tratta dal fondo della Cassa integrazione gua-dagni degli operai lavoranti ad orario ridotto. Non e stato ancora stabilito I'ammon-tare di questa indennitä, ma essa sarä certamente tale da assicurare alia donna gestan-te la corresponsione di una somma sufficiente ad evitare qualsiasi disagio di ordine materiale in un momento cosi delicato come quello precedente al parto. Altri /provvedimenti rela-tivi alia tutela della maternitä formano oggetto di tratta-tive interconfederali. Si ten-de infatti ad ottenere che la donna presenti il certificato medico attestante lo stato di gravidanza e la data presun-ta del parto, non piü al sesto bensi al quarto mese di gi-a-vidanza: iniziativa di note-vole importanza pratica, per-clie eliminerebbe il pericolo, che talvolta ancora si verifi-ca, del licenziamento prima del sesto mese di gravidanza. Ricordiamo infine un ulteriore punto da risolvere, che consiste nella disciplina del lavoro per le operaie gestanti e madri, fino ad un anno do-po il parto: esse infatti non dovrebbero assolutamente essere adibite a lavori gravosi o comunque nocivi o inadatti in relazione al loro stato, oltre naturalmente al divieto di lavoro straordinario e festivo. Esigenza questa di notevole significato sociale, a cui si aderirä certamente dl buon grado da parte industriale. Abbiamo quindi un quadro abbastanza complete di quello che si e fatto e si intende fare iprossimamente pei- una sempre piü vasta tutela delk-lavoratrici, in relatione al-I'importanza jxssunta oggi dal lavoro femminile. La materia richiede una disciplina organica e completa per tutte le categorie, tale da garantire alle lavoratrici un trattamento rispondente alle loro fondamentali e particolari esigenze, e le iniziative at-tualmente in corso rappre-sentano senza dubbio un pri-mo passo verso I'attuazione di tale programma. M. Tabellini a. g. a a I C S. Lubiana — Kolodvorska, 3 Cartonagio, legatoria di libri, Lavori di chincaglieria, confezione di carta. Calendar!. OstitiLto 2i dtexiito u doniniatcio a? Dti^uattla Tuffe le operazioni d i b LUBIANA Via Prešeren 50 anca su fuffe le piazza d'Ha I ia V. .y <»RAIVni: AKBIilRGO X TIVI CIIV" LUIUANA - MlKLOŠir-KVA C. I I'reniinenle - AlboiKo di primissin.o ordine con servi/.io inap-puutabile - (.alfe dotalo di ogni eomodilii di pi-inio ordine -Kistorante nnoinato, con cueina squiailisBlnia - Vini scelti — Categoria extra ^Vei Fiisci in Tvincca II Labaro del Fascio Femmlnile intifolato ad Ariella Rea nel primo anniversario della morfe Una funzione religiosa presenfi le Autorifä AI termine della S. Messa il Cappellano militare ha pro-nunciato fiere parole di com-memorazione, dopodichä il Federale ha consegnato al Fascio Femmlnile 11 Labaro intitolato ad Arieila Rea. leri II corr., alle ore 8,30, alia Federazione del Fasel č stata celebrata una S. Messa al campo nel primo anniversario diella morte di Ariella Rea. Presenziavano alia sacra funzione il comm. Bisia in rappresentanza deU'Eccellen-za l'Alto Commlssario, l'Ec-cellenza Gambara, 11 Federale, il Podestä, numerose altre Autoritä, il Fascio Femminile al completo, una rappresen-tante della Fiduclaria dei Fasel Femmlnlll dl Brescia, la Fiduclaria dei Fasci Femmi-nili di Trieste e la Fiduclaria della Sezione Femminile del G. U. F. di Trieste. Prestavano servizio d'onore una rappresentanza di squa-drlsti, con il Labaro föderale e le fiamme intltolate al Ca-duti, e un reparto della Mlii-zla Conftnaria. Del Labaro, offerto dal Fascio Femmlnile di Brescia, 6 stata madrina la sorella della Caduta. Sul nuovo Labaro, che per-petuerä 11 ricordo glorioso della Martire, la Fiduclaria Provinciale dei Fasci Femmi-niii di Lubiana ha quindi giu-rato, a nome di tutte le fa-scLste della Federazione in prima linea, di continuare con orgoglioso fervore la mis-sione iniziata da Ariella Rea com cosl eroica passione e conclusa col supremo sacrifi-cio della vita. Nel quarto anniversario deU'entrata in guerra In occasione della ricorren-za del quarto annuale della nostra entrata im guerra 11 Segretario Federale si 6 reca-to al Corpo d'Armata per porgere ail'Ecceilenza Gambara il cameratesco saluto delle Camicie Nere in prima linea, accomunate nell'eroica lotta ai valoroßi combattenti. Nella giornata il Segretario Federale si 6 anche recato airOspedale Militare, ove ha distribuitx> ai feriti ed amma-latl i pacchi-dono della Federazione dei Fasci. Anche in gioi'nata la Fidu-ciaria Provlnciale dei Fasci Femminiii, accompagnata da numerose collaboratrici, ha vlsitato lOspedale militare, distribueado doni ai combattenti ivi degenti e il Cimitero militare, jostando in com-mosso raccoglimento sulle tombe degli eroici Caduti. 'Austera cerimonia militare al n-XXI Btg. G. Ä. F. In occasione del quarto annuale della nostra entrata in guerra il n/XXI Battaglione G. A. F., con la collaborazione della Sottosezlone A dell'XI" Corpo d'Armata, si 6 reso promotore di una significativa cerimonia: sono stati cio6 in-vitati tutti i famlliari dei Caduti sepolti nel cimitero di guerra della zona a visitare le tombe dei loro cari. Erano a riccvere i familiari dei Caduti il rappresentante il Comando di Divisione, il rappresentante del Segretario Federale, il Comandante il Battaglicine, 11 Cappellano militare e numerosi Ufficiali. Alle ore 10,45 6 stata offl-ciata dal Cappellano militare una S. Messa al campo, al termine della quale il sacer-dote ha ricordato con com-moventi parole il sacrlflcio del glorlosi Caduti, esortando alia coragglosa, serena sop-portazione i convenuti. Questi sl sono quindi recati al cimitero mUitare dove il Cappellano impartiva la benedizione ai tumuli. Due fanti hanno recato una corona di flori re-cante la scritta «U II/XXI Battaglione G. A. F. ai suoi Cadutl>. Dopo la benedizione il Ten. Col. Comandante ha fatto l'appello fascista degli scomparsi. I convenuti sono stati in seguito ospitati dalla Mensa Ufficiali del BattagUone. AI termine della colazione il Ten. Col. Comandante e i rappre-sentanti della Divisione e del Partito hanno rivolto com-mosse parole di commiato ai familiari dei Caduti che sono, in serata, ripartiti per le ri-spettive sedi. II saggio ginnico finale della G. I. L. L Oggi alle ore 17, nello Sta-dio di Via Vodovodna, si ter-rä il saggio ginnico finale degli alunni delle scuole medle di Lubiana. La Mostra d'Arte ispirata alio Sport organizzata dal C.O.N.1. A iniziativa del C.O.N. L oggi viene inaugurata nel Padiglione Jakopiö una interessante manifestazione arti-stica e ciofe la I» Mostra Provinciale dl Arte ispirata alio sport. Attraverso questa manifestazione gli artisti sono stati invitati a dare una interpre-tazlone pittorica o scultorea di un esercizio nel momento culminante o tipico della sua espressione agonistica. La Vita sportiva puö offrire un vasto campo di esempl e di esperienze da poter tradurre in colon e in forme plastiche sl da offrire nuovi campi di attivitä artistiche e al tempo stesso costituire motivo di propaganda per lo sport. AH'appello del Comitato or-ganizzatore gli artisti della Provincia hanno risposto con notevole buona volontä mal-grado le difflcoltä del tema nuovissimo e slamo certi che anche dal punto di vista qualitative la Mostra avrä un degno successo. Contemporaneamente alia Mostra di Arte sportiva sarä inaugurata anche la Mostra del Cartellone di Propaganda Turistica indetta dalla Dele-gazione Provinciale per il Tu-rismo. Ift^nc^HodadcAaeUaJlca Nel primo anniversario della morte eroica di Ariella Rea, in questo giorno che co-si vivamente fa risorgere nei nostri cuori affetti, memorie e rimpianti, sento il dovere di tentar di delineare o me-glio ancora di scolpire quale fu, negli attributi della sua mirabile perfezione, I'eletta figura della cara Scomparsa. Ariella Rea cadde a Lubiana I'll giugno 1942 dopo un anno di lavoro consacrato con infinita bonta, cou inde-fettibile fede e con giovanile entusiasmo alia popolazione rurale la quale giä guardava a Lei come all'espressione piü nobile e piü pura del Fasci-smo. Alia Rivoluzione essa die-de, dall'infanzia pensosa al-I'ultimo respiro della sua stu-penda giovinezza, la parte migliore di se stessa. Iscritta airOpera Nazio-nale Balilla dalla fondazione, essa svolse nella Casa riona-le «Edmondo De Amicis» di Trieste, con passione inimi-tabile, un'assidua attivitä ginnica, sportiva, culturale ed artistica, cosi da meri tare, prima nella sua citta, la cro-ce al merito con una degnis-sima motiviizione. Per questa attivitä, che non ebbe mai soste, le venne anche conferito il diploma di Medaglia d'argento della G. L L. • Studentessa ancora e quindi insegnante elementare, Ariella Rea consacro sempre le sue vacanze alle colonie della G. I. L. e del Fascio Femminile, negandosi costantemente anche un periado, sia pur brevissimo, di tregua. Negli anni fino al 1940, fu nella colonia di Pierabech fra le giovani fasciste. t: a Pierabech che Ariella Rea imparo i bei canti della mon-tagna che usava rievocare poi nelle frequenti ore della sua nostalgia; i canti che ripete un gionio, con gli occhi umi-di di lacrime, insieme con gli alpini feriti reduci dal Mon-tmegro, di passaggio da Lubiana. Con tutta I'anima sua, nobilissima, Ella sogno ed amo sempre tutto cio che si rivestiva di poesia e di bonta. La lotta ed il sacrificio erano i tei-mini ideali della sua vita d'ogni giorno; la dottrina del Duce il credo della sua giovinezza e lo scopo delle sue aspirazioni piü alte. Diplomata maestra inse-gnö sul Carso in piccoli paesi, fra umile gente che apprez-zo in Lei, Gez-arca del Fascio oltre che insegnante, la serie-tä, la semplicita, il lavoro mirabilmente svolto. Per questa sua vasta opera di pioniera d'italianita e di fede fascista sul Carso venne in seguito insignita del diploma di medaglia di bronzo dal Minister© dell'EducazioneNa-zionale. Apparteneva al Gruppo rionale «Luigi Razza» dove collaboro attivamente, quale Segretaria delle giovani fasciste, col Fiduciario Mario Grambassi, I'indimenticabile Mastro Remo del quale Ariella Rea fu madrina durante quella guerra di Spagna che lo annovero fra i suoi Caduti gloriosi. Iscrittasi poi al G. U. F. di Trieste, partecipo, con le Uni-versitarie ai Littoriali della scherma a Napoli ed ai Littoriali di pallacanestro a Genova. Nel 1939 e 1940 fu co-mandata alia G. I. L. come Segretaria ed Ispettrice Federale. Giovanissima ancora, la sua figura di educatrice e di Ge-rarca si contraddistingueva presso tutte le organizzazio-ni del Partito, imponendosi come esempio luminoso non solo alle giovani ma alle fasciste tutte. Conquistata poi la Provincia di Lubiana, nuovi compi-ti si delinearono per il Fasci-smo femminile, che fu pron-tamente in linea. Ariella Rea non poteva non essere scelta per lo svolgimento di un'atti-vita che richiedeva quei re-quisiti che erano in Lei vir-tü innate e prodigiose. Per un anno consecutivo Ella dono sorridendo i tesori della sua fede sconfinata. Imme-diatamente Ella intui quale doveva e deve essere la nostra attivitä in questa terra dove non si tratta soltanto di svolgere tanta parte dell'at-tivitä delle altre Federazioni, ma dove a questa attivitä si deve giungere soltanto dopo aver tentato di vincere, con I'azione e con I'esempio co-stante, la prevenzione e la diffidenza generati dalla propaganda comunista. Tutte noi, in un'aderenza ideale perfetta, annullando le nostre personalita e i nostri nomi, unimmo le forze tese fino alio spasimo per rag-giungere la meta che Roma ci aveva additata, diventan-do semplicemente: il Fascio Femminile di Lubiana. Ariella Rea, intimamente conscia che a tutto si poteva rinun-ciare, tutto si poteva soffrire per tutto donare, affinche questo Fascio Femminile — espressione della nostra immensa fede — si perfezionas-se e s'imponesse anche all'at-tenzione dei piü ostili, a tutto rinunciö e tutto dono se-renamente. Chiamata a Trieste dalla Fiduciaria che le offri la carica di Vice Fiduciaria provinciale di quell'importante Fedei'azione, per quanto lu-singata dal pensiero di essere ritenuta degna di un simile posto di responsabilitä e dalla prospettiva di poter vivere accanto ai suoi cari che ado-rava, Ella rifiuto. Rinunciö a questo onore e a questa gioia come rinunciö a chiedere un periodo di ri-poso in un momento in cui non reggeva piü. «In questo periodo piü che mai siamo qui dei soldati — essa affer-mava — ed i soldati italiani non possono disertare». Sempre piü esile, quasi che la materia fosse in Lei bru-ciata dalla troppo intensa vita dello spirito, Ariella si pro-digava in mille modi: nel lavoro d'ufficio che svolgeva in modo perfetto, nello studio di complessi problemi riguar-danti la classe rurale alia quale volle dedicare i tesori della sua intelligenza, nella propaganda improntata ad una serietä e ad un fervore impareggiabile. Fu accanto ai soldati feriti ed ammalati, all'ospedale e sui treni di pas saggio, come una sorella. Le soffei'enze dei nostri valorosi combattenti divennero le sue sofferenze; la pietä faceva strazio delle sue foi-ze che Ella tuttavia prodigava sorridendo costantemente, paga soltanto del bene che poteva donare. Iniquamente stroncata dalla viltä impotente dell'igno-bile banditismo comunista, Colei che Iddio giudicö la piü degna di assurgere al Cielo dei purissimi Eroi, si diparti da noi, ma fra noi rimane e rimarrä per sempre con il Suo esempio meraviglioso. II Suo nome glorioso e stato dato al nostro Fascio Femminile e questa consacrazione impegna ognuna di noi fino al limite delle nostre forze, per tutta vita e a costo di qualsiasi sacrificio. E in tutto ciö che faremo, lo riconfenniamo oggi ad un anno dalla Sua morte gloriosa, ci Sarai Tu pure, Ariella, piccola nostra indimenticabi-le: guida alle nostre azioni, conforto alla nostra fatica, luce delle anime nostre che altro non chiedono se non di imitarti, nel nome del Duce e nel nome santo della Patria. Ida De Vecchi LA FARMACIA m. G. PICCOLI I LnkiiN, di Ironie al grattaeieia dlapon« dl graad« Mfortimento M •oMtlilk nazlonali «d Mt«ra, fgr-bUm Bedioin* » rlMKt ü tatt* I» Mtu unmi](U. Arr*4aU asdcnumMiU • T«I. I COLORI asciuttl - ad olio - smalti - vernici a smalto - pennelli e tutti gli utensili per pittori - stucco per vetrai - ecc. — potete acqui-stare a prezzi vantaggiosi presso: Fr. MEDIC FABBRICA Om - SMALTI - COLÜRI Resljeva cesla 1 - LUBIANA CINEMATOGRAFI L U B I A i A RappresenlazIonI: giorni fexlivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - glornl (eriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA Un film di produzione svedese „LA SEGRETARIA DI PAPA" Una vicenda appassionante ed eraozionante. Segue un film d'eroismo „AQUILE D'ACCIAIO' MATICA Un cnpolavoro della cinemato-grafia europea; il film e girato in un perfetto Agfacolor ^..LA CITTÄ D'ORO" Interpret!: Kristine SOderbaum, Paul Klinger UNION Una dramniatica awentura d'a-more nella fastosa cornice di Napoli borbonica. „TEMPESTA SUL GOLFO" con': Armando Falconi, Andrea Checcht, ■.Adriana Benetti e Annelise Uhling RappresenlazIonI: giorni fcrlall alle ore 15.30, 17.30 e 19.30; giorni fcstlvi alle ore 10.30, 15.30, 17.30 e 19.30. MOSTE Un film interamente drAmmalico „PERDlZiONE" e reroioo film „GENTE DELL'ARIA" KODELJEVO „GIORNI FELICI" con Lilta Silvi ed Amedeo Nazzarl. „CONFLITTO" con Corlnne Luclialre HODIAHO Ca0 «C^mOtia» jZukan^^ ESERCIZIO DI PRIMO R^^I^OO NEL CENTRG DXUJl OriTA — Rl-ragVO DI PUBBUCO DISTINTO — nR-VEZIO INAPPtJNTABILB. — OIORNALI I RTVIBTI, — OIORNAIiMENTB CONOBRTI POMERmiANI ■ 8KRAIX ünico ^ TU^toca^ a Lubiana — TU^tocahte ItaliaM Via Ariella Rea 16 Cueiaa itallan« • Ottimo trattamento • Preglati vlnl Itaila«! • Pasto Lire 14-- ••••••••••••••••••••••••• Dogaii Giovanni LUBIINA - via Bleiweis, 17 Falegnameria meccanica M „R luogo di COLAZIONE ■ ottimi VINI • ' Šelenburgova (di fronte all'U. P. I.) cartoleria LČdt.*^ soc. a. l. via šelenburgova 1 — via s. pietro 26 TXrm QLI OGOBTTI DI OANOSLUEIUA, WOCMJk-8TIGI B TEONIQI — PSNNB sfeiOORAWOH« CARTA DA LBTTBRA — OHIAMXCHJ! fitUna tinto M ARI NAI D'lTALI A. EROI SILENZIOSI ff. .. Si scruta Torizzonte in cerca del nemico Momenti dl sosta sul mare libero M. A. S. in crociera di guerra ....... mCOMTRO SUL N4RE (da bordo del C. T. X.) Si carica il pezzo; il colpo andrä a segno In occasione della ricor-■renza della Giomata detla Marina, pubblichiamo questo artieolo del marinaio Euro Orciani che, nel ricordo deU 1'impresa vittoriosa del €Ca latafimi», Im inteso celebra-re lo sforzo eroico e costan-te dei suoi camerati che, su tiitli i mari sfidando Vinsi-dia nemica, vegliano in armi per la sicurezza delle coste della Patria. La foschia contrastava an-cora al mare il bacio del sole, in quella mattina, e giä a bordo si sapeva la gesta eroica del «Calatafimi». Sull'istante si era restati a bocca apei-ta e occhi spalancati, quasi in-creduli, timorosi che fosse una beffa od una falsa noti-zia; e poi come un colpo di cannone esplose il nostro urra! che sarebbe voluto ar-rivare fino ai camerati della prodigiosa torpediniera. Ed una gioia mai provata prima ci commosse intima-mente lustrandoci le pupille giä smorte per I'intenso continue lavoro di soi-veglianza notturna. Era I'alba e, come al so-lito, si doveva andare in branda per il piu che merita-to riposo, ma chi ci penso? In quei primi istanti non fu che un incrociarsi di doman-de, di pensieri, di speranze, di supposizioni: un sorridere soddisfatto, uno stringersi di mani, un abbracciarsi affet-tuoso. Proprio come se fossimo stati noi i protagonisti! Oh! quanto invidiammo i marinai che avevano avuto la fortuna e il coraggio di com-piere quell'attacco! II nostro Comandante — anche lui richiamato — sma-niava mordendosi i pugni, passeggiando con irrequietez-za dall'una all'altra ala del-I'angusta plancia. Infine, col gesto di chi prende un'im-provvisa decisione, si sporee in fuori verso poppa e gridö con voce stentorea: — Molla tutto!! Affascinati da quell'ordine che sapevamo giä per quale affettuoso scopo era dato, prendemmo il mare in men che non si dica e filammo a tutta velocitä incontro al «Calatafimi» ancora fuori vista. Avremmo voluto volare come i cacciatori aerei a 700, ma d'altronde le nostre len-tissime 42 miglia ci davano modo di fremere con lo stes-so ritmo delle lamiere di bordo sottoposte ad un tremito di febbre. Eravamo elettrizzati, affascinati da quella corsa pazza sul dorso delle onde: ed eravamo invasi da un senso guerriero come se invece di andar a strappar alia lonta-nanza un incontro giä troppo tardivo, ci fossimo scagliati all'arrembaggio di quelle navi franco-inglesi che erano ora sulla via del ritorno. Entusiasmo, orgoglio e am-mirazione era; riconoscenza e amore ci spingevano com-mossi verso una meta forse lontana, foi-se vicina. Un amore tanto grande per i camerati quanto potente I'odio per i nemici. Odio e schenio per coloro che, giä abituati a scappare brillantemente, eran venuti in numerosa com-pagnia alio scopo di incoi-ag-giarsi I'un I'altro nella fulmi-nea fuga. Anche questa indi-menticabile impresa pensava-mo fosse degna delle «gloriose tradizioni britanniche» e fu con una gioia diabolica che al loro indirizzo sfog-giammo tutto il nostro cam-pionario di insulti. Dai nostri posti di combat-timento scrutavamo I'orizzon-te con intensa attenzione e mentre il cuore ci batteva forte pensavamo a tante cose belle ma impossibili a ripe-tersi, a cose meravigliose e subito dimenticate. Perche non eravamo anche noi a fianco del «Calatafimi» quan-do le nove sagome nemiche emersero a poco a poco dal fitto «caligo» e dall'oscuritä ? La nostra era un'attesa re-ligiosa, ansiosa, appassiona-ta; lunga come quella di Butterfly e altrettanto fiduciosa. Finalmente vedemmo elevarsi un fil di fumo all'estremo limite del mare. — Avanti a tutta foiiza! — gridö il Comandante. — Saltiamo in aria! — ri-sposero dal locale macchine. — Saltiamo pure in aria! — confenno ancora il Comandante. La prora del caccia svetto verso il cielo come se volesse prendere il volo, poi s'immer-se tutta in un'onda tornando-ne fuori fresca e gocciolante a somiglianza d'un monello che affondi il muso accaldato nella vasca d'una fontana. I baffi laterali, candidi, si ro-vesciavano all'indieti-o con un rumore di torrente impe-tuoso. Che cosa c'e di piü entu-siasmante d'una corsa sul mare? Soltanto una vittoriosa battaglia navale. Ed erano appunto vincitori di una di queste che stavamo per in-contrare. Durante alcuni minuti re-stammo quasi col fiato sospeso in attesa che lo scoppio delle caldaie ci scaraventasse all'ingiro, confusi con rottami d'ogni genere. Ma questo non si verifico; i due bastimenti si avvicinavano sempre piü; dal nostro vennero trasmessi saluti e felicitazioni a mezzo di bandiere, dall'altro si ri-spose ringraziando. Ma il Comandante non si accontenta-va del dialogo muto dei se-gnalatori: dopo averlo incro-ciato a sinistra passo di poppa e gli si affianco a dritta cosi vicino da sentir I'odore della cucina equipaggio, ove si stava giä approntando un succulento pranzo speciale. Fu un attimo di delirio da ambo le parti: ognuno di noi Fra le altre fotografie, che riproducono I'eroismo silenzioso dei fedelissimi del mare, questa della «iSan Giorgio», (iffmidata dai nostri marinai prima dell'occupazione inglese di Tobnick, rimane a signi-ficare, oltreche un ricordo glorioso per tutti gli Italiani, anche tin vionito per la tracotwnza nemica che dovra, per faUdita storica, piegare di fronte alia civilta di Roma. Messaggio dell'Ecc. il Sottosegretario di State per la Marina ai marinai d'ltalia: Marinai d'ltalia, oiiiendo allideale romano eroica, definitiva realizzazione, fedeli al vostro credo, voi da tre anni, ininterrottamente, strenuamente. eroica-mente, combattete sui mari un nemico che ha ialto di tutto, senza riuscirvi, per irenare i] vostro ardimento. Vibranti di purissima fede, avete tracciato la via maestro indicatavi dalla storia; questa via voi state percorrendo senza soste. Dura e la iotta, noto iJ coronamento. Alle aspirazioni, quando sacrosante, lo spirito offre soltanto so-luzione di certezza. Marinai d'ltalia, voi celebrate la vostra giornata nella maniera pill degna e piü cara al soldato: combattendo! Celebrazione di gloria giä consacrata, celebra-zione di un valore giä proclamato. La lotta e ancora lunga e dura, cosi come dura e la vostra volontä di cammino, profonda la consapevolezza della meta, indubbia la fede. So con certezza che il vostro cuore di prodi sarä sempre degno di una Patria grande. Saluto al Re! Saluto al Ducel Arturo RiccarJi si era cercato un cannon iere 0 un silurista dell'altro bat-tello, col quale poter conver-sare a forza di grida. Segui un vivacissimo dialogo collet-tivo fra i due equipaggi e fra 1 due Comandanti: eran do-mande veementi e risposte decise, richieste e spiegazioni, congratulazioni e ringrazia-menti. Si vedeva sul viso degli eroi un'aria di serena felicitä che Ii faceva belli nella loro calma e che non si poteva confondere con I'orgoglio o la vanitä, consci di aver fat-to soltanto un'azione appena fuori del noi-male. Ma noi li vedevamo con gli occhi accesi dalla fantasia; ce li immagi-navamo nel pieno fervore della battaglia fra colpi di cannone, scoppi di proietti e di siluri, rumori d'armi e d'armati. Sotto il fuoco cen-trato di diecine di cannoni la piccola nave sfrecciava a zig- zag incontro al nemico po-tentissimo, sparando bordate dei suoi meschini pezzi da 76 su questo e su quelle, sempre schiantando il bei-saglio. Era con tale visione retro-spettiva che feßteggiavamo i reduci della prima battaglia navale italo-alleata. Poi, sfegati in parte i bol-lori della curiosita e del ca-meratismo, noi aumentammo la velocitä per portare in porto I'avviso del prossimo arrive perdendo lentamente di vista il «Calatafimi» pave-sate di gala. iMarinaio Euro Orciani Y^cifna ÜMa tCTTIMANALE DBLLA FEDCRAZIOHI DEI FASCI DI COMBATTIMENTO 01 LUBIANA DIrettore raaponiabll* LUIGI PIETRANTONIO Tlpogralla «Merkur» 8. A. Liibl&n