Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 78 — 25 settem. 79 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia L'UNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore l'integrità di un giornale consiste nell' attenersi, con costaneo ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 28 Giugno 1503 — Nasce Giovanni Della Casa — (V. Illustrazione) ì In varie province bagnate dal Po e da' suoi affluenti, e intorno al vulcano siciliano sono avvenuti in questi giorni gravissimi infortunii, per lo straripamento dell'uno e per l'imo subuglio dell' altro, che, dopo aver rigurgitato infuocata fiumana, cagionò terremoti funesti. Case crollate, campagne distrutte, aria mefitica per stagno di acque riverse, parecchie migliaia d'infelici senza pane, senza tetto, e a quest'ora forse febbricitanti : ecco la funerea scena che al presente angustia i vostri cuori, già bisognosi di conforto. Allo scopo quindi di agevolarvi il mezzo onde procurarvi un po' di sollievo col concorrere, per quanto sta nelle vostre forze, a sovvenire quei sciagurati, ci siamo costituiti in Comitato di soccorso; a noi vogliate far pervenire le vostre generose offerte, e noi le trasmetteremo pubblicandone il ricevimento. E siamo sicuri che anche questa volta Capodistria mostrerà quanta virtù alberghi nel suo seno; siamo sicuri che anche in quest' incontro vedremo la nostra popolazione, in pegno di amore fraterno, concorrere generosa a sollievo di quei digraziati. Capodistria, 24 Giugno 1879 IL COMITATO DI SOCCORSO per i danneggiati dal Po e dall'Etna Antonio Almerigogna di Antonio — Nicolò Bartolomei — Giorgio Cobol — Luigi Damiani fu Nazario — d.r Nicolò Del Bello — ing. d.r Pio Gambini — march. Giuseppe Gravisi — d.r Pietro de Mado-nizza — d.r Giovanni de Manzini — Domenico Manzoni — Andrea Marsich fu Giovanni Maria — Giovanni Battista Pa-dovan fu Nazario. V II S TT ® Il fa negli scrittori antichi greci e latini (F. il N. prec.) 12. ancora le isole {Lo stesso: C. 315 (VII, 5)]. Lunghesso l'intera costa, come dissi, ci son le isole Assirtidi, dove si narra che Medea abbia ucciso il fratello Assirto che la inseguiva. Poi l'isola Curittica presso i Gia- podi 1) : quindi le Liburniche in numero di circa quaranta: ed altre isole, le più note Issa, Tragurio, colonia degl' Issei, Faro l'antica Paro, colonia dei Pari donde Demetrio Faro. 1) Altrove li dice popolo gallo-illirico 13. aquilea commercio e ricchezza {Lo stesso; C. 207 (IV, 6)]. Il monte Ocra 1) è la parte più bassa delle Alpi, laddove confinano co' Carni, e oltre al medesimo viaggiano le merci da Aquilea sovra carri fino al luogo detto Nauporto 2), un tratto di via lungo poco più di 300 stadi; di qui giù pei fiumi vengono condotte fino all' Istro e ai luoghi circonvicini. Perocché scorre dinanzi a Nauporto un fiume navigabile che vien dall' Illiria e si getta nella Sava, sicché le merci facilmente si menano giù a Segestica 3) e ne' Pannoni 4) e ne' Taurisci 5). Confluisce nella Sava prèsso la città anche la Culpa : ambidue sono vigabili e scorrono dalle Alpi. 1) Selva dei peri? - 3) Lubiana sup. - 3) Sis-sek vecchia - i) Ungari. - 5) Abit. del Norico (Austria) 14. continua : miniere d' oro {C. 208 (IV, 6)J. Racconta ancora Polibio che al suo tempo specialmente presso Aquilea fra' Taurisci e Norici si trovò una miniera sì abbondante d' oro, che a chi scavava due piedi '1 terreno alla snperficie senz'altro gli venia fatto di trovarvi l'oro nascosto, e che la fossa non avea più di 15 piedi di profondità, e che l'oro colà trovato parte era netto della grossezza d'una fava 0 d'un lupino, sicché appena l'ottava parte ne andava perduta durante la fusione, parte avea bisogno d'una maggiore purgazione, ma era tuttavia molto lucroso. E che lavorando gl'Itali insieme co' barbari due mesi, subitamente in tutta Italia l'oro andò d' un terzo a più buon prezzo, e che i Taurisci vedendo come stava la cosa scacciarono i loro compagni di lavoro e ne faceano monopolio. Ma ora tutte le miniere sono in poter dei Romani. Anche qui, come nell' Iberia, portano i fiumi con sè minuzzoli d' oro oltre a quello scavato nelle miniere, ma non tanto. 15. continua: commercio {C. 214 (V. I)] Aquilea che giace vicinissima all' intimo seno 1) è colonia de' Romani baluardo contro a' confinanti barbari e si giunge a lei su navi tirate a ritroso del fiume Natisone per un tratto di 60 stadi e molto più. Ella è destinata ad emporio ai Veneti e ai popoli illirici attorno all' Istro : quelli vi conducono i prodotti del mare e vino che caricano sovra carri in botti di legno ed olio; questi schiavi e bestiami e pelli. Aquilea giace al di fuori de' confini dei Veneti. Ne sono separati per mezzo d'un fiume che viene dai monti alpini, il quale si può navigare allo ingiù 1200 stadi fino alla città di Norea, ove Gneo Carbone battutosi co' Cimbri non ottenne risultato alcuno. Questo luogo à ricchi lavatoi d'oro e officine. 1) Adriatico 16. continua: distanze, trieste. [C. 314 (VII, 5)]. Da Aquilea fino a Nauporto, colonia dei Taurisci, a cui si conducono i carri oltre l'Ocra, ci sono 350 stadi: alcuni dicono 500. L'Ocra è la parte più bassa delle Alpi che si estendono dalla Retica fino ai Giapodi: qui nei Giapodi i monti si alzan di nuovo e chiamansi Albia 1). Ugualmente da Trieste villaggio carnico c'è un passaggio oltre l'Ocra verso il lago detto Lugeo 2) ... . La via poi da Trieste al Danubio importa press'a poco 1200 stadi. 1) Javomik. - 2) Zirkniz. 17. l' istria regione itala {Lo stesso: C. 209 (V, -?)]. A piè delle Alpi comincia l'Italia odierna. Perocché gli antichi dicevano 1' Enotria dallo stretto di Sicilia fino al golfo di Taranto e a quello di Posidone Italia, e '1 nome prevalendo si estese fino a' piedi delle Alpi. Sì egli si esteso e verso la Liguria fino al fiume Varo e a quel mare e dalle regioni del Tirreno all'Istria fino a Pola. l8. lo stesso argomento [C. 314 (VII, 5)]. Dicemmo nell'escursione per l'Italia che gl'Istri sono i primi presso alla costa illirica confinanti coll'Italia e coi Carni e che fino a Pola, città istriana, estesero i principi odierni i confini d'Italia. Or questi confini sono distanti dal seno 1) 800 stadi. Altrettanta distanza v' è dalla punta innanzi a Pola verso Ancona a chi abbia la Venezia a destra. Tutt'intera la costa istriana misura 1300 stadi. Poi segue la costa giapodìca con 1000 stadi . . . dopo la giapodica c' è la liburnica di 500 stadi più lunga di quella. 1) Adriatico. 19. il timavo, tempio e fiume [Lo stesso: C. 214, 215 (V, 1)1 Nel seno stesso dell' Adriatico c' è pure degno di memoria un tempio di Diomede, il Timavo: perocché à un porto e un grazioso boschetto e sette sorgenti di dolce acqua, che ben tosto si gettano nel mare, fattesi ampio fiume e profondo 1). Ma Polibio racconta che ad eccezione di una sola, le altre son d' acqua salmastra e che gli abitanti chiamano perciò la regione fonte o Kadre dal mare. Posidonio narra che il fiume Timavo sgorgando dai monti si getti in una vor?,;; ?», c'ie quindi dopo d' essere corso sotte;;.. : k^à stadi 130 metta foce nel mare. 1) V. sopra Virgilio. 20. altri templi e bei cavalli [Lo stesso: C. 215 (F, /)]. Della signoria di Diomede in questo mare fanno testimonianza e le isole Diomedee e quel che si narra intorno a' Danni e ad Argo Ippio : delle quali cose diremo quant'è importante per la storia; le molte favole e le altre invenzioni bisogna ommettere .... Si narra anche di alcuni onori che presso i Veneti sieno stati resi a Diomede : perocché gli si sacrifica un cavallo bianco, e si mostrano due boschetti l'uno consacrato a Era Argiva, 1' altro ad Artemide Etola. Favoleggiano ancora, com' è naturale, che in tai boschetti le fiere sieno mansuete e i cervi pascano coi lupi, e se li uomini li avvicinano e li accarezzano volontieri lascian fare, e che bestie inseguite dai cani, poiché siensi rifugiate da questa parte, non vengono più oltre inseguite. Narrano pure d'un uomo fra di loro illustre assai, il quale di buon animo facea malleveria, epperò venia beffeggiato, com'egli si fosse imbattuto in certi cacciatori che nelle reti aveano un lupo : e che, dicendogli essi per celia, s'egli entrasse mallevadore per il lupo sotto condizione di pagare i danni che avrebbe fatto, che lo scioglierebbero dalle reti, assentì. Ma che il lupo sciolto che fu, cacciando un grosso branco di cavalli non marchiati, li spinse dentro alla stalla del mallevadore. E che questo, avuto il contraccambio, abbia marchiato i cavalli del segno di un lupo e sieno stati chiamati »portati dal lupo", piuttosto per celerità che per bellezza distinti. Che poi i successori di lui abbiano conservato il segno e '1 nome e avuta 1' usanza di non alienare cavalla, affinchè a lor soli restasse pura la razza, questi cavalli d'ind' in poi facendosi rinomati. Ma ora, come dicemmo, tale occupazione cessò del tutto. 21. trieste, pola. [C. 215, 116 (F, 1)1 Dopo il Timavo segue fino a Pola la costa degl' Istriani che giace vicina all' Italia. In mezzo trovasi il castello di Trieste distante da Aquilea 180 stadi: Pola siede dentro nn seno simile a un porto che à in sè isolette dai buoni ancoraggi e molto fertili ; è antica colonia de' Colchi mandati ad inseguire Medea, jSoelETÀ y&LPINA JsTRIANA Dignano, 21 Giugno 1879. (L. H.) Come era stabilito coll'invito 29 Maggio p. p., oggi è stato qui tenuto il III. Congresso generale della Società Alpina Istriana con l'intervento di ventitre soci. Al tocco del mezzogiorno l'egregio sig. presideute D.r Antonio Scampicchio inaugurava 11 Congresso rivolgendo ai signori soci brevi ma sentite parole; facendo rilevare il suo rammarico nel non potere, come ardentemente a-vrebbe desiderato, offrire una relazione brillante sull'attività sociale durante l'anno or trascorso, accentuando però che circostanze estranee ed indipendenti dalla buona volontà della Dire- i zione, specialmente la quasi generale mobilizzazione ordinata per le nostre Provincie e che ci privò di molte e giovani forze su cui la Società avrebbe potuto fare sicuro calcolo, re-, sero impossibile l'attuazione dei piani presta-stabiliti già nella II generale adunanza. Ora però che la calma sembra ristabilita, confida che la nuova direzione ed i soci tutti sapranno dare maggior impulso all'attività sociale, cooperando così efficacemente al consolidamento ed alla prosperità del simpatico nostro sodalizio. Dopo di che il segretario sociale signor Giuseppe Bradicich ha dato lettura del verbale della II adunanza generale, che veniva unanimemente approvato. Il segretario stesso quindi dava relazione su quanto operò la Società dall'epoca dell'ultimo Congresso generale ad oggi, ed egli pure ha accennato alla fatale mobilizzazione dello scorso estate come causa precipua della mancanza di attiva vita sociale. Propugna la creazione dei comizi alpini distrettuali qual mezzo acconcio per un generale risveglio e pel facile raggiungimento dei nobili scopi prefissi dalla Società. Fa noto pure come diversi soci credettero opportuno sciogliersi dal vincolo sociale, ma confortasi ;in pari tempo nel sapere che tutti questi signori, pochi esclusi, sono riconosciuti di sentimenti e principi ai nostri affatto opposti, per cui non trova motivo a deplorarne la perdita. Raccomanda in ultimo ai signori soci a voler approfittare della piccola ma scelta biblioteca sociale, adatta per tutti i gusti, potendo disporre di opere che trattino svariatissimi ed interessanti argomenti. Conchiude facendo appello all'operosità di ogni socio e facendo voti per un prospero avvenire della nostra Società. Indi si passa alla lettura del conto consuntivo dell'anno 1878-79 presentante un introito di fi.r 457; 94, ed un esito di fior. 251; 20, ed un civanzo di cassa quindi di fior. 206;74; nonché del preventivo per l'anno 1879-80 con un introito pari all'esito di fior. 502;74: am-bidue i conti furono approvati ad unanimità. Dopo ciò si è approvato, modificato in parte, il regolamento pei Comizi Alpini distrettuali, rendendo così possibile la costituzione in ogni distretto giudiziarie di un consorzio intimamente legato e dipendente dalla Società Centrale, che troverà in essi potenti ausiliari per estendere la sua attività e renderla veramente proficua per i nostri vitalissimi interessi. Non potendosi, per mancanza di numero legale, modificare il paragrafo IV dello Statuto sociale, nel senso di ridurre il canone annuo da 4 a 2 fiorini, viene autorizzata la nuova direzione a riscuotere dai signori soci per 1' anno sociale, che or principia, solo l'importo i di fior. 2, riservando ad un successivo congresso di portare tale modificazione anche nel sovraccennato paragrafo. Passati poscia all' elezione della nuova direzione risultarono eletti i signori: Bradicich Giuseppe — Benussi Giovanni di Valerio — Camus Giuseppe — Camus Leandro — Fonda D.r Giovanni — Hasch Luigi — Mrach D.r Egidio — Scampicchio D.r Antonio — Sbisà Pietro — Sotto Corona Tommaso —; i quali poi scelsero dal proprio seno a presidente il signor D.r Giovanni Fonda ; a vicepresidente il sig. Dr. Antonio Scampicchio ; a cassiere il sig. Giuseppe Camus; e a segretario il sig. Giuseppe Bradicich. Onde poi render possibile una maggiore concorrenza alle adunanze generali viene stabilito che queste abbiano negli anni avvenir» da tenersi contemporaneamente e nell' istesso luogo ove radunasi il Congresso della Società Agraria Istriana. Viene in seguito autorizzata la neoeletta direzione a fissare l'epoca e le modalità della progettata passeggiata alpina lungo il Vallo Romano ed al Monte Maggiore, sospesa l'anno decorso per i già noti motivi. Indi fu unanimemente esternato atto di ringraziamento al cessante presidente per le disinteressate e zelanti prestazioni a prò della Società, dopo di che si sciolse l'Adunanza. La festevole accoglienza di cui i soci furono fatti segno per parte dei cittadini Di-gnauesi è nuova prova della proverbiale ospitalità e dell' indissolubile legame ed uniformità di affetti, sentimenti ed aspirazioni di tutti gli Istriani. Tributiamo doveroso atto di riconoscenza all' egregio podestà, sig. Sbisà, che con l'innata sua diligenza e puntualità tutto organizzò sì bene da render ad ognuno gradite ed indimenticabili le belle ore trascorse nella simpatica città, eh' egli tanto saggiamente dirige e con zelo invidiabile tiene sulla via di materiale e morale progresso ; facciamo plauso ai brindisi, che, nel geniale banchetto offerto ai soci, si pronunciarono peli' incremento della Società e per la prosperità e lieto avvenire dell' amata nostra Provincia. Concludiamo facendo appello alle nostre giovani forze chiamate in prima linea a sostenere e a far progredire la Società Alpina; e caldamente li eccitiamo a voler numerosi far parte edlla stessa ed a non mancare all'interessante passeggiata in progetto, onde gì' Istriani possano alla fine conoscere a perfezione il proprio paese, e non sia duopo che lo straniero ci faccia da maestro in cose che saremmo obbligati a non ignorare. J_,a ^Bandiera DEL MUNICIPIO DI PIRANO È candida come degli avi la fede, È pura, fratelli, la notra bandiera : Del nostro beato paese che crede L'imago è più santa, l'imago sincera. A Lepanto un giorno i prodi antenati L'avjvan sul cuore di sotto la maglia; Oh! sempre con essa pei dogi passati I nostri antenati vincean la battaglia. Lo scudo simile alla nostra marina Quel candido drappo la croce pur tiene, La croce che adora la gente latina, Colore del sangue eh' abbiam nelle vene. Fratelli, è l'emblema dei buoni, dei forti, Dell'uomo che soffre, dell'uomo che spera, Ricorda le glorie dei poveri morti; Ci abbella il domani la nostra bandiera. Davanti ai colori del nostro stendardo Or dunque, fratelli, pieghiamo i ginocchi: Se v' à chi P insulti col cuore codardo II sole gli nieghi la luce degli occhi! Pirano, giugno 1879. D.r Fragiacomo (DdM© Mé<& d» iltei (Lettera) Li 8 giugno 1879 Movemmo da Messina colla corsa delle 2 pomeridiane alla volta di Giardini, dove arrivammo, dopo un' ora e mezzo circa. Là si trovano degli asini, un po' zoppi, un po' affamati, un po' lerci, ma tanto va ; essi sanno il loro mestiere e lentamente conducono sino agli sbocchi della lava incandescente. Vi dirò le mie impressioni e vi comunicherò le mie considerazioni di questo viaggio un po' poetico, un pov prosaico. Appena lasciato il paese di g iardini (erano le tre e mezzo, circa) ci si offrì un primo- i quali non raggiungendo l'intento da sè condannaronsi al bando 1); "dei fuggiaschi l'avrebbe chiamata un greco, come dice Callimaco, ma la lingua di quelli nomò Pola,,. I luoghi al di là del Po abitano i Veneti e gl'Istriani fino a Pola. 1) V. Igino sotto. (Continua) spettacolo di fumo, o meglio di polvere d'ogni genere: polvere dell'Etna, che quasi manto funebre e simile alla cortina mistica del Monte Sion, copre le case, gli ortaggi, le vie e tutto quanto ci circonda ; polvere della strada ; polvere artificiale di gesso, che si spande da un laboratorio di questo cemento ; polvere di calce idraulica che esce dalla fabbrica posta a Giardini ......Si è proprio in una nube variopinta, ma che non vale ad attenuare gli ardori del sole. La prosa è al suo apogèo. Procedendo innanzi, sempre in uu oceano di polvare e di sole, costeggiando, traversando e ritraversando il fiume Alcantara, giungemmo alla plaga di Graniti, ove ci si trova come per incontro in un vasto prato di oleandri fioriti, che sono quasi oasi per gli adusti ed impolverati pellegrini, due terzi dei quali, se potessero, tornerebbero volentieri indietro. E si giunge a Kaggi — paese di origine saracena — come accenna il K che è in testa al suo nome, e più e più la pulitezza e l'ordine delle sue vie e dei suoi edifici. Cola, se viene voglia o bisogno di riposare, di rinfrescare le ardenti e impolverate fauci e di rifocillare lo stamaco, lo si può fare entrando in una osteria anonima, la quale ha il soffitto e le pareti tinte a fumo e tapezzate di formaggi di vari colori, di varie età, di vari nomi e di vari sapori, ma ove in compenso si beve del vino accellente che si cercherebbe invano nelle migliori osterie, trattorìe ed alberghi di Messina. Spiccatici da Kaggi — e continuando il solito sentiero di polvere si ginge finalmente a Francavilla, ove può dirsi finita la via crucis; specialmente per chi vi conta degli amici sui quali può fare assegnamento, come fortunata- " mente l'abbiamo trovato i miei compagni di perigrinazione ed io. Partendo da Francavilla alla mezzanotte, si costeggia e si traversa in vari punti l'Alcantara e i suoi confluenti, accompagnati dal chiaro della luna, dal profumo delle erbe secche, da un concerto gratuito e incantevole che vi danno gli usignuoli (soprani) i merli (contralto) e l'upupa che fa da basso fondamentale agli uni e agli altri. E si giunge al paesello di Mojo, all'ucsi-ta del quale sta custode pietoso il simulacro di S. Antonio, protettore di Mojo ed è precisamente quello del porco; animale che per rispetto al santo protettore gode in quel paese di singolari privilegi, come quello di poter vagare liberamente per le strade e per le case e dormire sotto lo stesso tetto coi cittadini e con le cittadine di Mojo. Giunti a passo di Mojo e precisamente al punto dove sgorgano le più ricche sorgenti dell' Alcantara (e dove si pescano delle trote magnifiche) si para dinanzi lo spettacolo della eruzione nel suo complesso, nel suo colpo d' occhio. E qui occorre una correzione. Si ritiene generalmente e si ripete inconsciamente, che l'eruzione attuale venga fuori dalle immani viscere dell' Etna. Ciò è inesatto. L' Etna non ha nulla a vederci in questa bisogna. Polifemo vi dorme per entro i suoi favolosi sonni, non meno saporiti e meno ciclopici per esser dormiti con un solo occhio. I monti in eruzione sono quelli che si chiamano Montenero, Mon-tefrumento e Tremonti, i quali sono divisi dall'Etna da altri monti e da estese valli, e distano non meno di sessanta chilometri da quel sovrano di monti. Se poi per un'amplificazione si vogliono chiamar Etna tutti i vul-canelli suoi sudditi allora è un altro pajo di maniche; allora tutti questi territori da Catania a Giardini possono chiamarsi Etna, perchè qui i vulcani si schiudono dappertutto, e per dirla col poeta; „ Quivi, a ogni passo ti rivelan l'orme ».Spenti vulcani su cui Dio riposa! La prima, impressione che da questo lato olire l'eruzione è quella d'un accampamento piantato dal monte in giù lungo, la: vallata e la pianura sottoposta, e nel quale, dopo una vittoria, si accendono dei fuochi di gioia ; ovvero di un grosso paese di montagna illuminato a festa, nel momento che si accendono i fuochi d'artifizio, che verrebbero rappresentati dalle bocche principali e-ruttatrici di fiamme e di massi incandescenti, i quali, giunti ad una più o meno grande altezza, si sparpagliano per l'aria e ricadono in pioggia fantastica di eolori e di fuoco, precisamente come fanno i razzi e le bombe che lanciano coi mortai di legno i nostri pirotecnici. Passato l'Alcantara di un mezzo chilometro ci si trova di fronte come a una immensa fabbrica di gas, alla quale invisibili squadre di operai somministrino i carboni, ed aprano le storte e lascino vedere il materiale in piena combustione. È quella l'estremità della lava, il punto da dov'essa procede. Resta deluso chi crede che la lava scenda come scende un corso d'acqua. Ciò può avvenire sul cominciamento della eruzione, finché la lava non è raffreddata e accumulata, ma iu seguito la materia incandescente — che del resto non è mai liquida — si precipita per entro i vasti meati della lava semispenta e come cuneo la spacca, la solleva, la precipita, la spinge innanzi e le sostituisce, aspettando che quella che vien dietro faccia altrettanto con essa. Ed è cosi che soprapponendosi strati a strati, massi a massi, procede terribile, maestosa, inesorabile, suscitando dei rumori diversi, sui quali domina quello come di cosci accumulati che si precipitino da un poggio. È desolante vedere ardere a metro a metro, a palmo a palmo estese tenute e custodite recinte, pianticelle odorose, ed alberi secolari, pianure di spighe e boschi di nocciuola ! Sarà sfuggito a molti un fatto che mi commosse e mi aprì il cammino a mille riflessioni. Mentre il fuoco dilata e rarefà l'aria che si vede tremu-lare ed oscillare rapidamente intorno ad esso, mentre un poco gradito odore di bitume e di zolfo s'innalza da quelle numerose crepature e tiene gli uomini a rispettosa distanza, le allodole, i cardellini e gli usignuoli vi passano e ripassano sopra, quasi esploratori aerei d' un campo nemico ; e passando e ripassando vi gorgheggiano canti, che pagherei un occhio per sapere che cosa significhino. È una maledizione alla lava che distrusse il loro nido? È un inno alla lava che lo preservò? È una pietosa preghiera perchè lo rispetti? E uno scongiuro? È una fatidica rivelazione, pari a quella della colomba dell'Arca? La lava procede lentamente — e accenna a cessazione completa. Le bocche ignivome sono poco attive, solq il cratere principale emette quantità enorme di fumo densissimo e di cenere sottilissima e quasi bianca. Speriamo che presto voglia completamente spegnersi e quindi cessare da più oltre funestare quelle bellissime contrade ricche di tutto quel che si chiama ben di Dio. . . G. P. NOTIZIE DEI VIAGGIATORI (Noterelle di letture) Il conte Savorgan di Brazzà, al fiere di vascello che, come dicemmo, trovasi convalescente a Roma colla compagnia del suo amico Dr. Ballay medico della Marina, ha intenzione, appena si sentirà rimesso compiutamente in vigoria, di ritornare in Africa, di penetrare nell'interno e scendere pel fiume Alima fino alla sua supposta confluenza. L'agente in Aden del re Menelik, dà al comm. Guarmani, la seguente notizia: ''Una lettera che ricevo dallo Scioa in data dell' 11 marzo mi dice: Cecchi e Chiarini sono prigionieri dei Gallas, nelle vicinanze di Giuma-Abughifar presso Kaffa, e vi sono impiegati a lavorare il ferro. li}. re Menelik, appena informato della loro sorte, ha deciso di spedire ai Gallas il generale Attogavana per farli mettere in libertà.,, Questa notizia è confermata da Mohamed Abu-Beker, figlio del pascià di Zeila. G. Messedaglia fa sapere in data di Dar-for (Kordofau) IO marzo 1879, di proseguire secondo l'ordine ricevuto, verso il Sud per unirsi con Gessi in direzione di Kala-Ka. Manzoni è giunto tra i Somali, si trova a Berbera (g«lfo d'Aden), ed ha già rilevato cinque miglia di territorio in lunghezza e quindici in larghezza all'est di Berbera. Presso Berbera', vecchia, tutta capanne tranne due case di pietra, senza acqua potabile, è ora stata fabbricata dal pascià (teste traslocato in Egitto) Berbera nuova (Sciaab), la quale conta bellissime case, ospedale, caserma, moschea, deposito di granaglie, divano (ossia il palazzo governiale); ed entrambe fornì d'acqua conducendola sotterra dal monte Dobàr con tubi di ghisa per due chilometri. Pane non di frumento nè di granone, ma fatto di durali (specie di mais) e cattivo. La carne bovina a sessanta centesimi di franco al chilogrammo; quella di montone a quarantacinque; quella di camello a trenta : prezzi questi tuttavia esorbitanti a cagione della truppa: venti anni fa essi erano inferiori di tre quarti all' attuale tariffa. Una gallina grossa vale circa tre ana, cioè circa quarantotto centesimi; una dozzina di uova (le quali ai Somali ripugnano) circa venti centesimi. Il Barometro da 758 o a 765. Del termometro media massima 36° cent, e media minima 30° cent, all'ombra. Il nuovo Governatore, uomo brutale e immorale, apportò disordine; si procurò il barbaro trionfo di massacrare alcune tribù pacifiche di Somali sulle montagne Gherigon e Forkul. Non essendosi il Manzoni procurato passaporto perchè conosciuto dal precedente governatore, ora non lo lasciano uscire di città fintanto che se lo faccia pervenire; e spera di averlo in breve dal suo console in Aden. Re Giovanni d'Abissinia scrisse a IMarretti, membro della spedizione commerciale italiana da Massaua in Aden, quanto segue : Giovanni d'Abissinia, Re dei Re, a Giacomo Narretti, salute e amicizia. Come stai di salute? io sto bene. Ho ricevuto la tua lettera e quella dei tuoi a-mici italiani. Altre volte altri popoli vennero in Abissinia e mi assicurarono delle loro buone intenzioni, ma invece cercarono di porre o-stacoli al mio Governatore e di cambiare la religione, che per essere opera di Dio non può subire cambiamento. Degl' Italiani ho stima perchè conosco te e credo che sono buoni come sei tu. Dirai al dott. Matteucci che sono molto contento della sua lettera e che attendo di vederlo in tua compagnia. Le mie terre sono le terre del Signore ed io non posso chiuderle che ai cattivi: Italiani sono buoni ed io desidero di vederli.. Ti avvertirò del giorno che partirò da qui Cobalabtò, ove mi occupo a far costurre delle • chiese. Le cartucce che mi hai inviato non corrispondono al fucile : compera quelle che tu conosci essere buone. Dello Stato nessuna notizia importante. Addio. Ginvanni (Gran sigillo con sopra scritto Re dei Re. Leone in campo rosso). Scrive il Dr. Matteucci all' Esploratore in data del 12 marzo p. p. da Adua (capoluogo del Tigrè, regione dell' Abissinia, che il Narretti è l'unico europeo stimato dal re Giovanni; che quindi per mezzo del Narreti egli ha fiducia di ottenere buoni risultati; che il re dello Scioa (S. M. Menelik) si è fatto vassallo del "Re dei Re»; che l'Abissinia è perfettamente tranquillizzata ; e che egli invoca la simpatia di tutti gl'Italiani per riuscire nell'impresa di preparare il terreno a importantissime relazioni commerciali tra l'Italia e tutto l'altipiano'Abissino. . —=— Del Marchese Antinori (spedizione scientifica Italiana in Africa) nei giornali geografici c' è una lunga lettera diretta al Console d'Italia in Aden da Let-Marefià (paese dei Galla) 10 novembre 1878, in cui annuncia che dalla sommità del Monte Erer scorsero verso il sud cinque laghi da nessuna carta ancora segnati; e che vaiuolo, febbri, piogge, straripamenti difficultavano loro d'assai le esplorazioni. Dicedi godere "ottima salute, e (continua) "posso dire di non essermi accorto d'aver compiuto, il 29 ottobre decorso, il mio sessantasettesimo anno.. Possiamo quindi sperare che la notizia della morte dell'Antinori, pervenuta teste al Matteucci, non sia vera. "Avrò forse molto da lottare (così scriveva il capitano Gessi in una delle sue lettere dirette dall'accampemento di Rumbek, provincia di Rohl, nel paese dei Denka sotto il Sudan Egiziano, nel decorso autunno) nel Bahr-el-Gazel, vero nido dei trafficanti, ma spero di superare ogni difficoltà e che la fortuna vorrà sorridermi nel sottomettere i sediziosi (egli milita per conto del governatore egiziano Gordon pascià), i quali sembrano preparati a una disperata lotta, convinti che il governo, anche quando si arrendessero, non potrebbe perdonar loro le stragi e le atrocità inaudite che hanno commesse., E infatti presagiva giustamente. Ecco un brano del suo rapporto fatto a Gordon Pascià da Dem Indis, 1 gennaio 1879: . . . . "Avevo a mia disposizioue 3000 uomini, compresi i 1000 di Abi Huri. Sapevo che il distaccamento dei Macraca era poco lontano ; accampai per poter riunire tutte le mie forze. — Suleiman si preparava a marciare sopra Sciacca ed aveva già occupato Monte Delgauna con tre Sangiack di 2500 uomini cadauno; quando gli giunse la nuova del nostro approssimarsi, si ritirò colla evidente intenzione di assalirci alla spicciolata e poscia avanzarsi sopra Sciacca. — Tutti gli indigeni, spaventati dalle atrocità da lui commesse, erano fuggiti e non potevamo avere notizie ulteriori de' suoi movimenti, quando il 27 dicembre venni informato alle 3 pom. che il nemico col grosso delle sue truppe, era distante due sole ore di marcia e che intendeva attaccarci il mattino seguente. Non stimando prudente di arrischiare un combatimento in rasa campagna, impiegai il resto della giornata e tutta la notte nell' erigere barricate con legnami, e terrapieni con tutto ciò che mi venne sotto mano. Lavorammo alacremente ed in modo che potei prima dell'alba postare la mia truppa nel forte. Le quattro compagnie armate di Re-mington le misi fra l'Hotteria. Alle 7 del mattino Suleiman ci attaccò con 32 sangiack di 300 uomini 1* uno e due altri sangiack di 400, il che ci venne riferito dopo il combattimento. Il nemico ci avviluppò d' ogni parte e aperse un fuoco che durò sino alle 10 3/4 antimeridiane: quantunque perdesse enormemente in causa della nostra favorevole posizione, ritentò per quattro volte 1' assalto e quattro volte fu respinto: gli Arabi specialmente mostravano gran valore e sprezzo della vita, gittandosi contro le opere di difesa. Dovettero però anch'essi ritirarsi precipitosamente, inseguiti dai nostri. Suleiman lasciò sul terreno 1087 morti, fra i quali 104 Arabi e 10 ufficiali : i nostri trofei sono nove bandiere, fucili e gran numero di prigionieri: la nostra perdita è di soli 20 uomini fra morti e feriti.. QUINCI E QUINDI * * * Quando prendete in mano un giornale e vi capitano sott' occhio le stellette a triangolo, c' è il novanta su cento di probabilità che quelle sieno aralde di spirito, che cioè sotto di esse il cronista vi ammanisca dei brillanti perio-dini, pieni di punteggiature, per farvi ridere ad ogni costo, imperocché sembra proprio che, spesso, tutto il garbo di un giornale non poli- tico-mentre la politica è la cosa più buffa del mondo ... a proposito: come definireste la politica? Se interrogate uno studentino d' università egli vi spiattella subito una definizione presso a poco così concepita: "La politica è il complesso delle relazioni tra popolo e governo, e tra governo e governo Ma chi ha abbandonato da parecchi anni l'università, vi risponderà invece (limitandosi di difinire, bene inteso, la politica esterna) che la politica è un complesso inzuccherato di bugie, di finzioni e d'inganni onde effettuare il pro-pio tornaconto o soddisfare la propria ambizione. Se questa parentesi sia opportuna, giudicatene voi : se poi contenga della verità lo potrà forse giudicare e meglio di voi qualche postero, quando sarà scritta la Filosofia della tersa politica europea (probabilmente chiamerano " prima, la truce fino alla rivoluzione francese del 1789 ; "seconda, la prepotente inaugurata da Nopoleonel; e "terza, la nostra contemporanea melliflua (con lampi di prepotenza) la quale forse durerà fino al tempo in cui non sarà più bisogno di politica . . . Si, si, udiamo l'interruzione! Voi ci tacciate di madornale immodestia, e ci ricordate (crudeli !) che il nostro foglietto finirà sul banco del pizzicagnolo, e non già nelle mani dei posteri . .. ma dobbiamo giustificarci: venendo l'Unione custodita nell'archivio municipale, può darsi benissimo che da qui a qualche secolo, e proprio questo numero, venga percorso dal naso di un coraggioso frugatore di carte vecchie, ed ecco il postero da noi preveduto .. . anzi, pel caso che la nostra previsione si avverasse, gli lasciamo qui un saluto: "Salve o postero giusti-nopolitano! Tu certo sei meno infelice di noi vissuti nel secelo decimonono, secolo di progresso materiale e di dolore per i tuoi antichi concittadini. Molte cose avremmo a dirti, ma 1 . . rileggi attentamente la storia del nostro secolo, e il ma ti riuscirà chiaro. Salute o felice postero ! ... E tempo di chiudere questa parentesi alquanto lunghetta, e che potrebbe diventare proverbiale; non sarebbe infatti difficile udire un docente istriano raccomandare al suo discepolo : "Ehi, dico, non farmi mica le parentesi lunghe come quelle dell' Unione di Capodistria ! ... E sarebbe anche ... no no, chiudiamola definitivamente--debba consistere nel cercare ogni via per suscitare il riso. E vero che il riso, dagli antichi fatto figlio di Venere, ebbe molti panegiristi, e non a torto: una buona risata fa bene ; c' è anzi un proverbio, fra i molti su tale proposito che dice: "chi ride e canta suo male spaventa,, ed un altro (che deve essere . . . non scappate, è una parentesi brevissima ... che deve essere o inglese o tedesco), il quale suona all'incirca così: "ogni risata spezza un chiodo della bara, ; ma tutto sta a riuscirvi. Mettetevi nei panni di uno che voglia destare ilarità e che invece veda sbadigliare . . . poveretto, deve provare un avvilimento tale da cadere strammazzone . . . . ebbene, voi dopo di avere sbadigliato, compiangeteci : la nostra posizione ora si asso-miglia a quella... "Alla conclusione! Alla conclusione, ! (voci di lettori). La conclusione adunque si è che ci preme di avvisare una volta per sempre i nostri pazientissimi lettori come, nell' adottare le stellette a triangolo, noi non abbiamo avuto alcuna idea di scendere nell'arena degli spiritosi, ma che causa della loro prima comparsa (delle stellette) in uno o in due degli ultimi numeri, è stato capriccio estetico del proto ; ecco la piccola favilla che la gran parentesi ha secondato. * * * Noi, per parte nostra, continueremmo a dire qualche altra corbelleria, ma questa volta ci manca lo spazio. Non è una delle solite dei soliti, è proprio verità. SOTTOSCRIZIONE CITTADINA onde sopperire alla spesa necessaria per ridarre ad uso di Biblioteca Civica un apposito locale, radunandovi i libri del Comune, ora disuniti e in parte mancanti di scaffali. (II lista, V. N.° 16). — Giorgio Cobol, fior. 5 — Ingegnere D.r Pio Gambini, fior. 5. Illustrazione dell' anniversario Giovanni Della Casa, nato presso Firenze nel 1503, ebbe giovinezza errante a mottivo del genitore nobiluomo avviluppato nelle turbolenze; e dicono che in seguito, dopo finiti gli studii a Bologna e a Padova, fosse a Roma di suo senno e vivesse alla scapestrata. Certo poi rinsavì poiché potè farsi ecclesiastico e diventare arcivescovo di Beveneto. Allora venne inviato da Paolo III a Venezia con due incarichi: persuadere la Reppubblica ad entrare nella lega contro Carlo V, il che non ottenne ad onta di due celebrate orazioni; e secondare il patriarca nel processo contro l'insigne Vergerio, nostro vescovo e cittadino, incolpato di dottrina luterana (m. a Tubinga nel Wurtemberg il 4 ottobre 1565, ed ivi seppellito nella chiesa di S. Georgiano); ma l'essersene immischiato gli costò molto, chè il nostro Vergerio, costretto a lasciare l'Italia e riparatosi in Germania, pubblicò del monsignore toscano notizie di orrida licenziosità. Scrittore lindo ed elegante per eccellenza; in latino prosatore commendevole e nobile poeta,"discepolo d'Orazio. Come lirico, dice il Tasso, "al più sublime giogo di Parnaso s'innalza., È l'autore del notissimo Galateo, libro di aurea favella, da tutti citato, da pochi lotto, da pochissimi seguito. Morì a Roma nel 1556. Gl'imputati politici di Gorizia. Il 19 corr. la Corte d'Assise di Graz condannò Jamsceg a due anni, Mulich a diciotto mesi, Riavitz a sei mesi; ed assolse Gregoricchio, Pogatschnegg e Richetti. Vicende dell'"Alba,, (Circolare). — sendo stata per decreto dell'i, r. Tribunale sospesa l'Alba novella, che aveva assunto la continuazione del foglio al cessato giornal e L'Alba, la si avverte che L'Aurora subentr a negli stessi obblighi verso i Signori Abbonati de' suddetti periodici soppressi. JLTBRI RECENTI Lettere e scritti inediti di Pietro e di Alessandro Verri, annotati e pubblicati dal Dott. Carlo Casati fMilano; Giuseppe Galli editore libraio).^-~*/. Poesie e novelle in versi, di Ferdinando Fontana (Milano, idem). Pompei e le sue rovine di Pier Ambrogio Curti, con incisioni; 3 voi. in 16°: L. 17 (Milano, Idem). Alessandro Manzoni. Studio biografico di Angelo De Gubernatis (Firenze, Le Monnier). Milano e la Repubblica Cisalpina, giusta le poesie, le caricature ed altre testimonianze dei tempi per Giovanni De Castro (Milano, frat. Dumolard). Ode al Re di Mario Rapisardi (Firenze, tip. Arte della Stampa). Novelle di F. Bernardini (Milano, G. Brigola). Trapassati nel mese di Maggio 1879 1 Nicolò Lonzar fu Stefano d'anni 81; Pietro De Stradi fu Vincenzo d'anni 72. — 3 Reverendo Padre Ruffino da Verona, cappuccino, d' anni 66; Michele Odak, d' anni 62, da Saverich (Dalmazia). — 6 Nazario Depangher fu Giovanni d'anni 69; Matteo Urbanaz fu Nazario d'anni 76. — 7 Giacoma Steffè Ved. Giuseppe, nata Casson, d'anni 67. — 8 G. C. (carcerato) d'anni 40 da Podgradje (Dalmazia); Biagio Favento fu Andrea d' anni 88. — 13 Giuseppe Clon fu Tommaso d'anni 70. — 15 Paolina Delise Ved. Giovanni d'anni 67. — 16 A. N. (carcerato) d'anni 42 da Trieste. — 17 Giuseppe Furlattich fu Giovanni d'anni 78. — 18 S. K. (carcerato) d' anni 20 da Zamoniko (Dalmazia). — 19 F. K. (cacerato) d'auni 30 da Zezedice (Dalmazia) — 26 Giovanni Giursi d'anni 48. — SS G. G. (carcerato) d'anni 19 da Stolai (Dalmazia) ; Francesco Favento fu Matteo d'anni 69; Giovanni Lazzeri d'anui 83. — 30 Veronica Genzo Ved. Francesco d'anni 67. — 31 P. G. (carcerato) d' anni '26 da Pogliazze (Dalmazia). Più 18 fanciulli sotto i 7 anni. Matrimonii celebrati nel mese di Maggio 1879 3 D.r Pio marchese de Gravisi - Laura de Belli. — 11 Matteo Tremul - Maria Turco.