ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 341 received: 2020-06-01 DOI 10.19233/ASHS.2021.22 TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA Filip GALOVIĆ Hrvatsko katoličko sveučilište, Ilica 242, 10 000 Zagreb, Croazia e-mail: filip.galovic@unicath.hr Irena MARKOVIĆ Sveučilište u Zadru, Obala kralja Petra Krešimira IV, 2, 23 000 Zadar, Croazia e-mail: imarkov@unizd.hr SINTESI Diversi lessemi di origine romanza sono in uso ancora oggi nelle parlate ciacave dell’isola di Brazza (Brač), specialmente tra i parlanti più anziani. In base alle recenti ricerche dialettologiche sul campo, l’articolo tratta e analizza la presenza di voci di origine romanza nella denominazione dei dolci nella parlata di Umazzo inferiore (Donji Humac) sull’isola di Brazza. Parole chiave: prestiti romanzi, dolci, parlata di Umazzo Inferiore (Donji Humac), isola di Brazza (Brač), dialettologia TERMS FOR PASTRIES IN THE LOCAL DIALECT OF DONJI HUMAC ON THE ISLAND OF BRAČ ABSTRACT In the Chakavian dialects of the island of Brač numerous lexemes of Romance origin have been used to this day, especially among the elderly population. This article presents and elaborates the Romance loanwords for pastry in the local dialect of Donji Humac in the island of Brač, gathered during on-site research. Keywords: neo-Latinisms pastry, dialect of Donji Humac, island of Brač, dialectology ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 342 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 INTRODUZIONE Il termine “romanismo” si riferisce a qualsiasi elemento linguistico che da un dialetto o da una lingua romanza è entrato nella lingua oggetto di stu- dio (dialetto, parlata locale) (cf. Gačić, 1979a, 4). In altre parole il romanismo è „un elemento del latino (nuovo latino) o di un’altra lingua romanza entrato in una lingua non romanza” (Klaić, 1985, 1174). Le parole di origine romanza possono appartenere allo strato più antico (resti lessicali del dalmatico) o a quello più recente (veneziano, veneto-dalmata, triestino, italiano standard) (Spicijarić, 2009, 21). Ancora oggi le parlate ciacave sull’isola di Braz- za abbondano di prestiti romanzi. Molti termini di origine romanza sono vivi e di uso frequente, spe- cialmente tra gli anziani. Essi sono stati riscontrati in diversi campi semantici, in alcuni maggiormente rispetto ad altri. La terminologia culinaria e gastro- nomica è particolarmente interessante, specialmen- te se ci si sofferma sulle voci che descrivono i dolci, che non sono numerosi e si preparavano raramente, considerando le scarse possibilità economiche dell’epoca. In tempi più recenti siamo testimoni di due diverse tendenze: da un lato, oggi le donne più anziane preparano molto più spesso alcuni dolci tradizionali, mantenendo vivi così anche i loro nomi, dall’altro, un certo numero di dolci e dolciu- mi tipici nei tempi passati non viene più preparato e di conseguenza si stanno perdendo anche i loro nomi. Negli ultimi anni sono presenti molti nuovi tipi di dolci sulle tavole di Brazza, strudel, crostate, torte e molti altri, introducendo così anche nuovi termini. In base alle recenti ricerche sul campo, gli autori di questa relazione hanno deciso di selezionare e di analizzare le voci che si riferiscono ai dolci di origine romanza nella parlata ciacava di Umazzo Inferiore sull’isola di Brazza. DIALETTO CIACAVO – AREA CIACAVO MERIDIONALE – ROMANISMI1 Oggi, il diletto ciacavo copre una vasta area dell’Istria, una larga area del Litorale Croato, le isole da Veglia (Krk) a Lagosta (Lastovo) con alcune località stocave (San Martino di Brazza - Sumartin na Braču, San Giorgio sull’isola di Lesina - Sućuraj na Hvaru, Racischie sull’isola di Curzola - Račišće na Korčuli), la parte occidentale della penisola di Sabbioncello (Pelješac) e la terraferma da Brevi- lacqua (Privlaka) e Novegradi (Novigrad) vicino a 1 È impossibile individuare, soprattutto entro i limiti di questo articolo, i contributi scritti sul dialetto ciacavo e sui loro ricercatori. Si tratta di un’area molto ampia. Pertanto, ci si concentra maggiormente sul dialetto del ciacavo meridionale, a cui appartiene il dialetto di Umazzo inferiore (Donji Humac) sull’isola di Brazza, ed vengono elencati autori e studi selezionati relativi alla ricerca di queste parlate ciacave, nonché alla ricerca dei romanismi in essi. Zara fino al fiume Cettina (Cetina) con una serie di località stocave e altre in cui si intrecciano le peculiarità ciacave e stocave. I parlanti ciacavi si trovano anche in altre aree croate: a Lika (Otočac e dintorni, Brinje e dintorni), in vari punti di Gorski Kotar, nell’area di Ogulin-Duga Resa e in alcuni luoghi di Žumberak. Al di fuori dei confini della Croazia, le parlate ciacave sono registrate in alcuni insediamenti in Slovenia, Ungheria, Austria (Gra- dišće), Slovacchia e altri. È ben noto che nella dialettologia croata il dialetto ciacavo è diviso in sottogruppi secondo il riflesso dello jat, lo sviluppo dei nessi *sk’ e *st’ e l’accentuazione. Possiamo, quindi distinguere sei sottogruppi dialettali ciacavi: 1) pinguentino (buzetski) o parlate dell’area di Quieto superiore (gornjomiranski); 2) istriano sudoccidentale o sta- cavo-ciacavo (štakavasko-čakavski); 3) ciacavo set- tentrionale o ecavo; 4) ciacavo centrale o icavo-e- cavo; 5) ciacavo meridionale o icavo; 6) lagostino (lastovski) o iecavo (jekavski) (oasi di Lagosta). Sulla terraferma il ciacavo meridionale o icavo oggi occupa l’area da Novigrad e Privlaka vicino a Zara fino al fiume Cetina, dove troviamo anche un certo numero di insediamenti stocavi o località che sono caratterizzate dalla mescolanza del ciacavo e dello stocavo, e nell’Istria nord-occidentale. Lungo le isole, esso si estende dall’isola di Pasman (Pašm- an) a Curzola (Korčula) e copre il sud dell’isola di Pago (Pag) e la parte occidentale della penisola di Sabbioncello (Pelješac), ad eccezione delle oasi nell’arcipelago della Dalmazia centrale (San Mar- tino di Brazza – Sumartin na Braču, San Giorgio sull’isola di Lesina - Sućuraj na Hvaru, Racischie sull’isola di Curzola – Račišće na Korčuli). Al dia- letto ciacavo meridionale appartengono anche le parlate ciacavo icave a sud di Gracischie (Gračišće), accanto alle parlate di Štoja. Le parlate ciacave sono state solidamente elaborate (Lisac, 2009). Tuttavia, anche in questa area esistono parlate che sono state descritte molto tempo fa, quindi non conosciamo la situazione odierna; oppure parlate parzialmente studiate, mentre alcune mancano di studi in generale. Sintesi importanti sul dialetto ciacavo del secolo scorso sono state scritte da Božidar Finka (Čakavsko narječje (1971)) e Milan Moguš (Čakavsko narječje. Fonologia (1977)), mentre in questo secolo da Josip Lisac (Hrvatska dijalektologija 2: Dialetto ciacavo (2009)). Essi hanno elaborato numerosi studi sulle singole parlate ciacave. Qui dobbiamo menzionare anche un’opera importante di Petar Šimunović ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 343 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 (2011) Čakavska čitanka con testi di parlate vive di circa un centinaio di località ciacave2. Non dob- biamo qui trascurare che negli ultimi tempi sono stati scritti numerosi dizionari delle parlate ciacave meridionali. Molti di essi sono scritti da autori amatoriali e possiamo costatare sono come siano di qualità diverse3. È ben noto che il lessico del dialetto ciacavo da un lato conserva elementi antichi, mentre dall’altro riceve ed ha ricevuto influssi stranieri. Il ciacavo meridionale, chiaramente, contiene lessemi eredi- tati dal periodo proto-slavo, e oltre ad esse, vi è un minor numero di lessemi di origine orientale, alcuni germanismi e ungherismi occasionali, mentre l›infl- usso delle lingue romanze è sostanziale con un nu- mero significativo di prestiti romanzi. I romanismi, nei dialetti ciacavi sono stati ampiamente analiz- zati ed in questo senso possiamo dire che esistono contributi significativi (Šimunković, 2009). Jasna Gačić, nei due articoli del 1979, tratta gli elementi romanzi nella (vecchia) parlata di Spalato. Per il campo semantico della terminologia romanza edi- lizia in Dalmazia troviamo il contributo di Marina Marasović-Alujević del 1984. I romanismi della cu- cina e del campo semantico culinario nella parlata di Spalato vengono analizzati da Ljerka Šimunković e Maja Kezić nel libro del 2004. Nel 2007, Magda- lena Nigoević pubblica il libro sui romanismi nella rivista umoristica di Spalato Berekin. Goran Filipi porta diverse etimologie sul lessico dell’ingegneria navale a Betina nel suo dizionario del 1997. Per la stessa località Ivana Škevin nel 2011 presenta i romanismi nel campo semantico dell’agricoltura. Dalla sua dissertazione del 2007, Nikola Vuletić in diverse occasioni tratta accanto alle parlate ciacavo centrali, i romanismi delle parlate ciacavo meri- dionali. Nada Županović Filipin nel 2018 discute dei cambiamenti nel lessico romanzo nella parlata di Rogoznica. In diversi articoli Irena Marković analizza i romanismi nella variante ciacava di Zara riguardanti una decina di campi semantici, con una specifica attenzione all’infiltrazione veneta in un articolo del 2018 e particolarmente sulla termino- logia marinaresca nel 2017. Marković sintetizza i risultati più recenti nel suo libro del 2019 accanto al dizionario dei romanismi nella variante zaratina. Nello stesso anno, per la sua tesi di dottorato, Maria Mariola Glavan studia i prestiti di origine romanza nella parlata di Privlaka. Sui romanismi in diverse parlate del dialetto ciacavo meridionale ha scritto recentemente Filip Galović, elaborando le voci romanze per l’abbigliamento, le calzature e gli accessori nella parlata di Milna sull’isola di Brazza 2 Oltre ad essi, dal secolo scorso ad oggi diversi autori si sono occupati del ciacavo (teoricamente o sul campo) ed hanno pubblicato contributi significativi. Per ulteriori informazioni vedi Lisac (2009). 3 Per approfondimenti sulle località, dizionari e autori vedi Lisac (2018). (Brač) nel 2013, e nella parlata di San Giorgio della Brazza (Ložišće) sulla medesima isola in collabo- razione con Keti Papić nel 2016. Sui romanismi riguardanti la terminologia di occupazioni, titoli e servizi onorari nella parlata di San Giorgio della Brazza (Ložišće) sull’isola di Brazza (Brač) ha scrit- to nel 2014, mentre lo stesso tema lo ha elaborato a Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza (Brač) nel 2017. Nel 2018 studia lo stesso campo semantico nelle parlate ciacavo meridionali e nelle parlate dei croati delle Bocche di Cattaro (Boka Kotorska). In un breve articolo del 2016, ha fatto riferimento a diversi prestiti romanzi nel discorso di Villa In- feriore (Donje Selo) sull’isola di Solta (Šolta). Ha elaborato i termini romanzi per i dolci nella parlata di San Giorgio della Brazza (Ložišće) sull’isola di Brazza (Brač) nel 2019. LA PARLATA LOCALE DI UMAZZO INFERIORE SULL’ISOLA DI BRAZZA Dolnji Hūmȁc (Umazzo Inferiore) è uno degli insediamenti più antichi di Brazza. Ḕ situato nella sua parte centrale, a meno di due chilometri a nord-ovest della città di Neresi (Nerežišće), al cui comune appartiene. Secondo i dati dell’Ufficio cen- trale di statistica del 2011, Umazzo Inferiore conta 157 abitanti. Accanto al paese si trova una cava di pregiata pietra bianca che ne ha parzialmente diretto lo sviluppo. Ancora oggi la tradizione della lavorazione della pietra è ben conservata, tanto che il luogo ha dato famosi scultori e produttori di pietre. Gli abitanti più anziani si occupano di agri- coltura, allevamento di bestiame e caccia, mentre i giovani accanto ai suddetti lavori tendono a lavo- rare la pietra, lavorano nella ristorazione o cercano il lavoro a Neresi (Nerežišća) nei campi agricoli. La località di Umazzo Inferiore è conosciuta per le sue affascinanti case antiche e per gli edifici in pietra, per aver preservato la tradizione e le varie usanze popolari. Una descrizione più approfondita delle caratte- ristiche linguistiche delle parlate ciacave di Brazza è stata data da M. Hraste nei primi anni ‘40 del 20 secolo (Čakavski dijalekat ostrva Brača), seguita da P. Šimunović negli anni ‘70 (Čakavština srednjo- dalmatinskih otoka; Ogled jezičnih osobina bračke čakavštine). I paesi ciacavi di San Giorgio della Brazza (Ložića) e Prasnizza (Pražnica) e quello sto- cavo di San Martino (Sumartin) sono stati investigati nella seconda metà del 20 secolo come punti per l’Atlante linguistico croato. Le ricerche degli anni ‘80 sulla parlata di Umazzo Inferiore si basano ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 344 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 Carta 1 e 2: Posizione geografica di Umazzo Inferiore. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 345 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 soprattutto sulle somiglianze e differenze con altre parlate dell’isola di Brazza (Sličnosti i razlike u govorima otoka Brača kao odraz migracijskih kre- tanja). Rispettivamente, nel 1988 A. Sujoldžić, B. Finka, P. Šimunović e P. Rudan hanno condotto una ricerca dialettologica sul campo di 350 parole del vocabolario di base di ciascuna delle 16 località a Brazza. Fino a poco tempo fa, ossia fino alla pubblicazione di F. Galović (2014) (Govor Donjega Humca) che analizza le caratteristiche dei quattro livelli della lingua, la parlata di Umazzo Inferiore non era mai stata descritta separatamente. La parlata di Umazzo Inferiore4 appartiene al tipo icavo: snȋg, zvīzdȁ, sȉme, kolȉno, dȉ, trpȉt, anche se si possono incontrare alcuni esempi ecavi persi- stenti: starešȉna, ȍbe, zȅnica. Le vocali ridotte del protoslavo, o più recentemente la ‘schwa’, hanno dato la vocale a e nella trasformazione qualitativa successiva anche la o: dãska, dolȁc, otȁc, vȍsak; dȏn, ȍgonj, sȏn. La vocalizzazione forte del ciaca- vo è stata identificata nel verbo vazẽst/vazȉmat e nell’aggettivo vazmȅni. Altrimenti, in tutti gli altri casi le *vъ/*vь vengono realizzate come u: ȕ glo- vu, u kašȅtu; udovȁc, unȕk, ustȁt, užgȁt, a parte un esempio isolato tõrik con la caduta del primo elemento. La l sillabica di una volta si riflette nella u: jãbuka, pũk, spũž, sȗnce, tȗst, žȗč e la stessa situazione si riflette dalla nasale posteriore: grēdȕ 3a pl. pres., mūkȁ, rūkȁ, sūdȁc, unũtra, žejȗd. Ḕ da sottolineare una caratteristica dello ciacavo quando la nasale posteriore nella distribuzione dopo la j, č, ž passa in a (nei cambiamenti secondari anche in o): jazȉk, požȁt, ujõt, zajõt, anche se počẽt, žẽdan, žẽja. In altri contesti distribuzionali abbiamo la e prevista: mȇso, pãmet, svẽti, telȅtina. Nella parlata di Umazzo Inferiore la pronuncia della r sillabica è abituale: napȑtit, vrsnĩk, nȉzbrdica, sãmrt ed in alcu- ni casi incontriamo anche la r sillabica secondaria prmȉstit, prlõni. Sono abituali anche le forme rēbȁc, rẽst e krȅst, risultato dei cambiamenti ciacavo-sto- cavi della ra in re, accanto al lessema grȇb con il cambiamento della ro in re. Possiamo altrettanto sentire esempi come glōvȁ, grȏd, dove la antica a lunga passa ad o, mentre la forma in o è il risultato della riduzione delle sillabe lunghe: čũvon 1a sg. pres., kȕšoj 2a sg. imp!, glȅdot, prõzno kȕća. Negli accenti brevi e nella sillaba non finale di parola la vocale a viene allungata in ã: žãnjemo, mãslina, iz- vãdit, zažãlit. Il sistema consonantico non conosce il fonema dž che al suo posto viene occupato da ž: naružbenȉca, svjȅdožba, žȅp, žȉgerica. Il fonema h è stabile in tutte le posizioni: hȉtit, raskȕhot, pūhȁt, strȉha, krȕh, grĩh, anche se abbiamo ȍlma. Il fonema 4 Nella parlata di Umazzo Inferiore, le vocali lunghe e e o si realizzano come chiuse, altrettanto come la o accorciata successivamente nella posizione postonica. Nonostante questo, per motivi tecnici la chiusura dei suoni non può essere registrata. Menzioniamo anche il suono (ć) che deve sempre essere letto come un suono dolce t’. Le voci ǯ, x a ń vengono notificate come (dž), (h) e (nj). f si incontra frequentemente nelle parole di origine straniera: ferȏta, fjȕbica, frementũn, kafȁ, trȅfit, altrettanto come al posto dei nessi *pv e *hv: ȕfot se; fōlȁ, pofōlȉt. Dalla iotazione primaria e secondaria della dentale *d (e la velare g nei primi prestiti) risulta il fonema j che è presente sia in prestiti di strato vecchio che quello nuovo: ȉzmeju, mȅja, mejõš, mlajarȉja, rōjȁt, sãje, tũji, žẽja; jelȏž, kortejȏnt, vijȏj. Oltre alla realizzazione regolare della j in alcuni prestiti (stranieri o interni) vediamo la presenza della d’ ciacava: izvãďen, usõďen; reďipȅt che può avere anche la variante slegata dj: zapovȉdjen, urẽdjen. Nella parlata è presente la tipica pronuncia ciacava palatale ť: kȕća, nȏć, plũća, rȅć. Il fenome- no sciacavico (šć) occorre regolarmente: gȕšćerica, klīšćȁ, kȑšćen, natašćȅ, prĩšć, zapũšćen; dažjȕ DL sg., grȏžje, gvȏžje, mȍžjoni. Il nesso consonantico čr viene conservato nella parlata di Umazzo Inferiore in casi come čȑmanj e črjēnȁk (anche se cȑn, crnȉlo, crĩva). Tra il confine del prefisso e della radice mor- fematica, nelle forme base del presente del verbo aggiunto a *jьti, si forma il nesso jd: dõjdeš, izõjdu, nõjdemo, prõjden, snōjdȉte se. La l finale si conser- va sistematicamente nella sillaba finale nella forma base in sostantivi e aggettivi, anche come nella sillaba finale degli avverbi: dĩl, kotȏl, sȍkol, stȏl; bȋl, gȏl, nõgal; odizdõl, pȏl, e altrettanto come nella po- sizione finale delle sillabe centrali: bõlnica, kȏlci N pl., mũlcima DLI pl., pȏlca G sg., dȏlnji. Invece, nel participio passato maschile singolare la l di regola sparisce: dȍbi, pȋ, činȋ, dõša, kȕho, pȍče. Nella posi- zione finale la m finale passa ad n (sia nelle flessioni che nelle parole invariabili): nȍsin, znȏn, sȅbon 1a sg., sȅdan, ȍsan, anche se troviamo kȗm, grȏm. Tutte le parlate ciacave di Brazza vengono caratterizzate dal cambiamento della lj in j. E così anche nella parlata di Umazzo Inferiore: nedȉja, pojūbȉt, pȍstija, zemjȁ, žũj. Inoltre, la semplificazione dei nessi consonantici è alquanto presente nella parlata e si svolge nel seguente modo: l’affricata viene sostituita dalla fricativa: kvȍška, mãška, polȉtiški; l’occlusiva viene sostituita dalla sonante: jelnȁ, polpīsȁt, ol- nĩla, pol cȅstu; l’occlusiva viene ridotta: bogãstvo, rȍkvica, splȉski. In un gran numero di casi è stata verificata l’assimilazione sia di contatto che quella a distanza: š njõn, š njȉma, š njĩn; oškȍruša, šũša. La parlata conosce anche i fenomeni di dissimila- zione: i nessi mnj e mn vengono dissimilati in mj e vn: sumjȋv; gũvno, osavnȃjst, mentre il fonema r cambia in l nella parola lebrȍ. L’addolcimento della nasale n è presente più frequentemente nei nessi gn: gnji ̄zdȍ, gnjȏj. Anche se non è regolare, possiamo ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 346 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 confermare il rotacismo con diverse realizzazioni: mȍre/ mȍge/ mȍže, mȍremo/ mȍgemo/ mȍžemo. Nella parlata possiamo distinguere tre accenti: ȁ, ȃ e ã: posȉpjedu, zovȅ 3a sg. pres., hȍćeš; nikȋ (‘neki’), lȋpo, korȋzma; dicẽ G, uzjãhot, osandesẽt. Le lunghezze vocaliche sono conservate nelle posizio- ni protoniche: nīsȏn, rūkȁ, ošūšȉli, però non nelle postoniche mȉsliš, bȍlest, gȍlub. Oltre all’allunga- mento della ȁ > ã (vedi sopra), esiste l’allungamento di fronte alla sonante: dlȏn, kotȏl, tovȏr altrettanto come di fronte alla consonante sonora: obrȏz, prȏg, slȏb. La forma del plurale breve è regolare: bȍri, gȍlubi, grȍmi, stolȉ, zȋdi. Il genitivo plurale spesso contiene la desinenza zero: dõn, svẽtoc; jõj, lebõr; lȉtor, srdȇl e la desinenza -ih: mȉših, karatȉlih; sȉdrih, sȑcih; kobȉlih, tavãjih, mentre nel genere maschile abbiamo -ov: bubrȉgov, orȉhov, rogõv. Il sincretismo si osserva nel dativo, locativo e stru- mentale dei sostantivi plurali maschili e neutri, vale a dire i casi vengono fusi nella forma –ima: popȉma, svẽcima; pȍjima, selȉma, mentre nel gene- re femminile, secondo un criterio distribuzionale non chiaro, troviamo -on, -ima e -ami: kokošȏn, kozȏn; kȕćima, prijatejȉcima; dušãmi. Nella parlata troviamo i pronomi interrogativi ča, če e čo: jĩš čȁ hȍćeš; če sȅ dogõjo?; jȅmo čȏ nȍvega?. È presente il vecchio genitivo čȅsa (accanto al čȅga). Inoltre, sono confermati anche i compositi ciacavi molto importanti zõč, põč, nõč, però soltanto ũšto. Al posto del ‘čiji’ troviamo čihȏv, e conforme a que- sto anche svãčihov, nȉčihov e simili. I dimostrativi ‘ovaj’, ‘taj’, ‘onaj’ si trovano come (o)vȋ(n), (o) tȋ(n), (o)nȋ(n), mentre gli aggettivali ‘takav’, ‘ovakav’ e ‘onakav’ hanno forme takȏv e (o)tãki, (o)vakȏv e (o)vãki e infine (o)nakȏv e (o)nãki. Il pronome indefinito nȉko(r) ha il significato di ‘nitko’, mentre nikȏ(r) significa ‘netko’. Il pro- nome ništȍ copre il significato di ‘nešto’. Nella declinazione degli aggettivi pronominali troviamo l’assimilazione secondo le basi palatali: lĩpega, tȅplega, mlãjega; mõlemu (e mõlen), vrĩdnemu (e vrĩdnen). Gli infiniti sono apocopati, con la perdita frequente anche della -t finale (trajtȁ(t), izvãdi(t), però krȅst, plȅst). Nel presente della 3a persona plurale accanto alla forma -u domina la forma -du: činīdȕ, vȉdidu, plĩvidu; držũ, prĩmu. Nei suffissi, l’imperativo presenta frequentemente una riduzione della vocale i: donȅs, mȕč, promĩnmo, sprẽmte. Per la composizione del condizionale le forme del verbo ‘biti’ sono: bi(n), biš, bi, bimo, bite, bi(du). 5 Le conferme, prese da altri dizionari dialettali, sono presentate nella forma registrata nell’originale. L’eccezione qui sono le con- ferme prese dal Dizionario della parlata di Lissa (Vis). In particolare, in questo dizionario il segno per l’accento breve ascendente ha sostituito il segno per l’accento breve discendente. In questi casi si notificheranno gli accenti brevi ascendenti. Un’altra ecce- zione è stata fatta per l’articolo sui dolci nella parlata di San Giorgio della Brazza (Ložišće) sull’isola di Brazza. In questo caso la (ń) dell’originale nel presente contributo viene sostituita con la (nj). LA PREMESSA, LA RICERCA E LE MODALITÀ DI ANALISI DELLE UNITÀ Negli ultimi anni, nella località di Umazzo Inferiore, tramite una ricerca sul campo, è stato riscontrato un considerevole numero di termini di origine romanza riguardante l’ambito della pasticceria. Molte conver- sazioni libere con gli informatori, che hanno spesso toccato l’argomento della cucina, dei cibi e dei modi di preparare i vari piatti, si sono rivelate particolarmente preziose. Nel febbraio del 2020 il corpus ottenuto è sta- to ricontrollato ancora una volta e in alcuni casi rivisto ed aggiunto. Oltre agli informatori del corpus raccolto precedentemente e poi pubblicato, le informatrici che hanno maggiormente contribuito alla recente ricerca sul campo sono Ica (Margarita) Jadrijević (1937) e Smiljana Jadrijević (1944). I termini sono elencati in ordine alfabetico ed evi- denziati in grassetto. La forma al genitivo viene notifica- ta soltanto se l’accento è diverso dalla forma principale, oppure se è stato rilevato un cambiamento fonologico o morfofonologico. Seguono i dati grammaticali, un sinonimo, oppure la definizione del significato nella lingua standard. Ogni termine registrato per la parlata di Umazzo Inferiore viene confermato con un esempio menzionato dagli informatori. Il termine viene descritto attraverso voci e significati estratti dai dizionari selezio- nati, legati all’origine del termine, che di seguito confer- mano l’etimologia prossima, ed in certi casi chiarificano anche l’etimologia remota (cf. Muljačić, 2003; 1998). Di seguito, vengono riportati significati e conferme dal Dizionario delle voci straniere di Klaić. Infine, se trovati nei dizionari dialettali o in altre fonti, alla voce iniziale si aggiungono altre varianti romanze riguardanti i dolci, trovate nelle parlate del ciacavo meridionale, proprio per ottenere un quadro completo della loro distribuzio- ne geografica5. ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE (Bo) – Boerio, Giuseppe. (1867). Dizionario del dialetto veneziano. Venezia: Reale tipografia di Giovanni Cec- chini edit. (Co.Zo) – Cortelazzo, Manlio; Zolli, Paolo. (1999). DELI – Dizionario Etimologico della Lingua Italiana. Bologna: Zanichelli. (Do) – Doria, Mario. (1987). Grande dizionario del dialetto triestino. Trieste: Il Meridiano. (Kl) – Klaić, Bratoljub. (1985). Rječnik stranih riječi. Zagreb: NZMH. (Mi) – Miotto, Luigi. (1984). Vocabolario del dialetto veneto-dalmata. Trieste: LINT. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 347 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 (Pa) – Paoletti, Ermolaio. (1851). Dizionario tascabile veneziano-italiano. Venezia: Tipografia di Francesco Andreola. (Sk) – Skok, Petar. (1971–1974). Etimologijski rječnik hrvatskoga ili srpskoga jezika, I–IV. Zagreb: JAZU. (Vi) – Vinja, Vojmir. (1998–2004). Jadranske etimologije. Jadranske dopune Skokovu etimologijskom rječniku, I– III. Zagreb: HAZU, Školska knjiga. (Zi) – Zingarelli, Nicola. (2006). Lo Zingarelli. Vocabola- rio della lingua italiana. Bologna: Zanichelli6. I dizionari delle parlate ciacave meridionali sono abbreviate nel seguente modo7: (Bi) – Bibinje – Šimunić, Božidar. (2013). Rječnik bibinjskoga govora. Zadar: Ogranak Matice hrvatske u Zadru. (Bl) – Blato na otoku Korčuli – Milat Pandža, Petar. (2015). Rječnik govora Blata na Korčuli. Zagreb: Institut za hrvatski jezik i jezikoslovlje. (Br) – Brusje na otoku Hvaru – Dulčić, Jure; Dulčić, Pere. (1985). „Rječnik bruškoga govora“. Hrvatski dija- lektološki zbornik, 7, 2: 371–747. (Hv) – grad Hvar – Benčić, Radoslav. (2014). Rječnik govora grada Hvara. Forske rici i štorije. Hvar: Muzej hvarske baštine – Hvar. (Mu) – otok Murter – Juraga, Edo. (2010). Rječnik govora otoka Murtera. Murter – Šibenik: Ogranak Matice hrvat- ske Murter – Županijski muzej Šibenik. (Ok) – Okruk na otoku Čiovu – Buličić, Manuela Bareta. (2015). Okruška rič. Ričnik okruškoga govora. Split: Naklada Bošković. (Pr) – Pražnica na otoku Braču – Ivelić, Ivo. (2015). Prožniški libar. Riči, judi, zgode i još puno tega, sve prožniško. Pražnica: Naklada Bošković. (St) – Split – Jutronić, Dunja. (2018). Spliske riči. Rječnik hrvatski standardni jezik – splitski govor. Split: Matica hrvatska – ogranak u Splitu. (Tr) – Trogir – Geić, Duško. (2015). Rječnik i gramatika trogirskoga cakavskoga govora. Split: Književni krug Split – Združeni artisti Trogir. (Vis) – Vis na otoku Visu – Roki Fortunato, Andro. (1997). Libar viśkiga jazika. Toronto: Libar Publishing. I TERMINI ROMANZI NELLA DENOMINAZIONE DEI DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE arancȋn m scorza d’arancia candita # Arancȋni su ti ol narȏnčih... tȏ se ol narȏnčih ošũši, ondȁ se stãvi kȕho sa cȕkron i tȏ lȋpo jĩš. 6 Altri dizionari consultati e non menzionati nell’analisi: Deanović e Jernej (2002); Divković (1900); Rosamani (1990); Pinguentini (1954) e Šimunović (2009). 7 Oltre ai dizionari elencati, abbiamo consultato un recente articolo sui termini per i dolci nella località ciacavo meridionale di San Giorgio della Brazza: Galović (2019) nelle abbreviazioni segnalato con (Lo). 8 Con significati diversi dalla variante croata. 9 it. 1. scorza d’arancia candita; 2. arance piccole, essiccate e candite. La lingua italiana conosce la forma arancino8 (Zi.137), secondo arancio/arancia < arab. nāranğ, pers. nārang (Zi.137, Co.Zo.120). Klaić notifica: arancíni (it. arancia) con i significati „1. ušećerena kora naranče; 2. male, osušene i ušećerene naranče“9 (Kl.93). Nella città di Lesina (Hvar), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e a Spalato (Split) dicono arancȋn (Hv.89, Lo.34, St.182), e la stessa variante (con un accento leggermente diverso) si può sentire a Traù (Trogir): aràncȋn (Tr.28). cukarȋn m dolciume di zucchero, caramella # Kōgȏr rȅče cukarȋni, kōgȏr bombȏni. Ali starȉji svȋt rȅčedu cukarȋni. Tȏ su bombȏni, ȍbišni. Boerio i Paoletti evidenziano il termine zucarin „zuccherino“ (Bo.823, Pa.390), altrettanto come Miotto: zucarìn „zuccherino“ (Mi.228). La lingua italiana standard presenta la variante zuccherìno (secondo zùcchero) (Zi.2065, Co.Zo.1855). Il ter- mine cukarȋn lo incontriamo nella città di Lesina, a Prasnizza (Pražnica), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e a Spalato (Split) (Hv.128, Pr.31, Lo.35, St.34). La variante di Traù (Trogir) registra una dop- pia accentazione: cukàrȋn (Tr.70). ćikolȏta f cioccolato # Ȍćeš mãlo ćikolȏte izȉst? Nel dizionario di Boerio e di Paoletti troviamo la conferma chiocolata (Bo.167, Pa.55), nel Miotto ci- colàta e ciculàta (Mi.51), nel Doria cicolata (Do.151). Nell’italiano standard viene usato il termine cioccolàta (Zi.342). Il lessema è stato ben conservato nelle varianti ciacave meridionali: ćikolḁ̑ta a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) (Bl.106), ćikulȏta a Lissa (Vis), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e a Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza (Vis.68, Lo.35, Pr.32), čikolȃta a Spalato (Split), a Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) (St.40, Ok.74), cikòlȃta a Traù (Trogir) (Tr.64) e č̍ikulȃta a Bibigne (Bibinje) (Bi.190). galetȋna f biscotto # Kal je dõša pȍp, nȉšta nīsȏn imãla. Stãvila san mu mãlo galetȋnih na pijatȇl i skȕhola kafẽ. Miotto notifica il lessema galetìna (Mi.87), con la stessa variante presente nel dizionario di Doria: galetina (Do.258). Nell’italiano standard troviamo gallettìna, secondo gallétta < franc. galette, de- rivato da galet (Zi.761, Co.Zo.631). Il termine è abbastanza frequente nel dialetto ciacavo meridio- nale. In diverse località è stata notificata galetȋna: a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula), a Lissa (Vis), a Lesina (Hvar), a San Giorgio della ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 348 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 Brazza (Ložišće) e Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza, a Spalato (Split), sull’isola di Morter (Murter) (Bl.139, Vis.118, Hv.174, Lo.36, Pr.40, St.73, Mu.90). A Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) è stata registrata la variante galetȋni (pl.) (Ok.119), a Traù (Trogir) galètȋn e galètȋna (Tr.103) e a Bibigne (Bibinje) galetȋn (Bi.240). garȋtula f dolce pasquale a forma di treccia con un uovo in mezzo # Stãviš jõja, cȕkar, mȏst i kvȏs – i ondȁ se tȏ zamĩšo i ondȁ tȏ vȃ da uskȉsne. Ondȁ kal uskȉsne, ondȁ kȉdoš, onda pletȅš. Ondȁ u sridinȉ stãviš jȏje. Tȏ se zovȅ garȋtula. Nel veneto-dalmata registriamo il termine garìtola con il significato di „dolce pasquale“ (Mi.88). Secon- do Skok garȋtula è un diminutivo dalmatoromanzo -itula < vlat. *gallitula (Sk.I.553), confermato anche in Vinja sotto la nota garȋtula (Vi.I.173). Nella fonte di Klaić troviamo garìtola (tal. garitula) „uskršnji kolač“ (Kl.470). A Lissa (Vis), Brusie (Brusje) sull’isola di Le- sina (Hvar), nella città di Lesina (Hvar), a San Gior- gio della Brazza (Ložišće) e a Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza è evidenziata la variante garȋtula (Vis.120, Br.450, Hv.176, Lo.36, Pr.41), a Traù (Tro- gir) gàrȋtul, anche se alterna con gàrȋtula (Tr.104), sull’isola di Morter (Murter) karȗtula (Mu.128). gulozarȉja f caramella, dolciume # Mĩ svȉ rȅčemo slakarȉje ȉli gulozarȉje. Tȏ je ȉsto. Jõ rȅčen dȉci: „Sȏmo jītȅ gulozarȉje!“. Nel dizionario di Miotto e Doria è evidenziata la pa- rola golosarìa nel significato di „leccornia“ (Mi.90, Do.274). Il lessema è abbastanza frequente nel ciacavo meridionale: gulozarȉja a Lissa (Vis), nella città di Lesina (Hvar), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e a Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Braz- za e a Gessera (Jezera) sull’isola di Morter (Murter) (Vis.136, Hv.187, Lo.36, Pr.43, Mu.96), goluzàrije/ gulozàrije a Spalato (Split) (St.157), guloźàrȉja a Traù (Trogir) (Tr.114), goluzarȉja e gulozarȉja a Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) (Ok.124), golužarȉja a Bibigne (Bibinje) (Bi.248). hȑstula f tipo di dolce fritto tirato in forma di strisce (spesso in forma di nastro), crostoli, cenci, chiac- chiere # Nīsȏn odõvna činȉla hȑstule. Pitãla me Lȕkrica da hoćȕ činȉ. Nei dizionari sono testimoniate le forme: cròstoli „pasta di farina bianca intrisa con uova e zucchero, tirata a guisa di vermicelli, ingraticolata insieme e fritta nel grasso di porco o nel butirro“ (Bo.210), crostoli „crespelli“ (Pa.69), cròstolo „dolce casalin- go, cenci“ (Mi.60), cròstolo „sfoglia di pasta fritta dolce e crocante“ (Do.186). Zingarelli evidenzia la voce cróstolo, legata al lat. crŭstulu(m) < crŭsta(m) (Zi.484). Klaić evidenzia kròštule (lat. crustulum) „vrsta hrskavog kolača pečenog na masti“ (Kl.759). Le varianti ciacave meridionali sono: hrȕśtule (pl.) a Lissa (Vis) (Vis.145), hȑstula e hrȍstula a Blato sull’i- sola di Curzola (Korčula) (Bl.156), hrȕstula a Brusie (Brusje) sull’isola di Lesina (Hvar) e a Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza (Br.469, Pr.45), hȑs- tula a San Giorgio della Brazza (Ložišće) sull’isola di Brazza (Lo.38), hrȍštule e krȍštule (pl.) a Lissa (Hvar) (Hv.194), krȍštula e hrȍštula a Spalato (Split) (St.190), krȍštula a Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) (Ok.185), krȍśtula a Traù (Trogir) (Tr.180), krȍštule (pl.) a Jezera sull’isola di Morter (Murter) (Mu.141), króštula a Bibigne (Bibinje) (Bi.335). kotonjȏta f marmellata di mele cotogne, cotognata # Tȏ nikȏr činĩ marmelȏdu. Tȏ se skȕho mrmelȏda i jȍš ništȍ, ondȁ se tȏ stãvi u lašćȇru i tȏ se zovȅ kotonjȏta, ali nȅ znon čȁ svȅ grẽ. Tȏ su starȉji jȗdi činȉli. Tȏ se ȍbišno činĩ ol dȕnje. Tȏ je bȁš bȋ za Božȉć ovȋ Vĩnko, ča nȁn je prȉjatej, dõša i mȅni dȍni vãko na pijatȇl, pȗn vãko kotonjȏte. Nell’italiano standard testimoniamo alla variante cotognàta con il significato di „marmellata di mele o pere cotogne“ (Zi.470). L’etimologia riporta al lat. cotōneu(m) < gr. kydṓnios (Co.Zo.408). La voce veneziana notifica codognàda „vivanda di cotogne cotte col mosto“ (Bo.176), altrettanto come il vene- to-dalmata codognàda „marmellata di mele cotogne, fatta in casa, per la merenda dei bambini“ (Mi.54). Sotto la voce gdȕnja Skok evidenzia kotònjata „marmelada, sir od dunja“ a Ragusa, Ragusa vecchia (Dubrovnik, Cavtat), kodònjāda a Curzola (Korčula), kodunȃta a Budua (Budva), e tutto secondo l’it. coto- gnato (Sk.I.557–558). Nella fonte di Klaić abbiamo: kotònjāta (it. cotogna) „pekmez od dunja“ (Kl.746). A Lissa (Vis) dicono kotonjȏda e kodonjȏta (Vis.226), a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) ko- tonjḁ̑ta (Bl.211), a Lesina (Hvar) kotonjȏta (Hv.252), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) kotonjȏta/ko- tunjȏta (Lo.37), a Spalato (Split) kodonjȃta/kotonjȃta (St.200), a Traù (Trogir) kotònjȁta (Tr.175). krokȏnt, krokȏnta m tipo di dolce con mandorle e zucchero, croccante # Ȕvi se je činȋ krokȏnt. Rȅkla je jelnȁ da sȁda svȁk ȉmo ovȇ zȗbe fõlse, ondȁ da tȏ nĩ dobrȍ jȉst. La voce crocante „berlingozzo“ è notificata sia da Boerio che da Paoletti (Bo.209, Pa.69). Nella lin- gua standard abbiamo croccànte con il significato di „dolce di mandorle tostate e zucchero cotto“ (Zi.480). L’origine del termine è legata al francese croquant, secondo croquer (Co.Zo.417). Skok evi- denzia la voce kròkanat nel significato di „kolač od prženih bajama i šećera“ a Ragusa e a Ragusa vecchia (Dubrovnik, Cavtat), nome aggettivale it. dedotto dal part. pres. croccante, venez. crocante, ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 349 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 di croccare < franc. croquer (Sk.II.208). Nella fonte di Klaić possiamo leggere: kròkan(a)t (it. croccan- te) (Kl.757). Testimonianze ciacavo meridionali si trovano: a Lissa (Vis) korokȏnt o krokȏnt (Vis.237), a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) krokȁn- at e krokḁ̑n (Bl.215), a Brusie (Brusje) sull’isola di Lesina (Hvar) e nella città di Lesina (Hvar) krokȏnt (Br.512, Hv.255), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) krokȏnt e krokãnat (Lo.38) e a Prasnizze (Pražnica) sull’isola di Brazza krokãnat (Pr.59), a Spalato (Split) krokȃnt/kròkanat (St.174), a Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) krokȁnat (Ok.185), a Traù (Trogir) kròkȁnat (Tr.180). mandulȁt, mandulãta m dolciume fatto di mandorle, mandorlato, torrone # Mandulȁt se prȋn činȋ. Danȁs se tȏ mãlo činĩ, tȏ većinõn kũpiš. Tutte le fonti contengono forme identiche: mandolàto „composto di mele, di chiara d’uovo e per la maggior parte di mandorle“ (Bo.392), mandolato „mandorla- to“ (Pa.168), mandolàto „torrone“ (Mi.112), man- dolato „mandorlato, torrone“ (Do.353). La variante standard è mandorlàto (Zi.1051). La sua origine si spiega dal lat. tardo amăndula(m) (dal latino clas- sico amy ̆gdala(m)) < greco amygdálē (Co.Zo.922). Klaić notifica: mandòlāt e mandùlāt (it. mandorlato) „slatkiš od badema, bademovac, bademnjak, baja- movac“ (Kl.841). A Lissa (Vis) sono registrate man- dolȃt e mandulȃt (Vis.278), a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) mandulã ̥t (Bl.238), a Brusie (Brusje) sull’isola di Lissa (Hvar) e nella città di Lissa (Hvar) mandulȁt (Br.527, Hv.281), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) sull’isola di Brazza mendulȁt (Lo.39), a Spalato (Split) mandùlat (St.30), accanto a mandùlȅt a Traù (Trogir) troviamo mandùlȁt (Tr.204). pandešpãnja f tipo di dolce fatto con farina, zucche- ro e uova, pandispagna # Teta Suzȃna pokȏjna ȕvi je činȉla pandešpãnju. Starȉji svȋt je tȏ činȋ, a vȏ mlõdega nȉko nȉšta. Nel dizionario di Boerio segnaliamo pan de Spagna e pan di Spagna (Bo.466). Nel dizionario della lingua standard troviamo: pandispàgna e pan di Spàgna (da Spagna) „dolce a base di farina, fecola di patate, uova, zucchero e burro“ (Zi.1259). Sotto la voce pan² Skok presenta le varianti pandišpanj a Potomie (Potomje), pandešpȁnj, patìšpanja (Banja Luka) che deduce dall’ it. pan di Spagna (Sk.II.596). Klaić spiega che pandìšpanj (it. pan di Spagna) significa „vrsta suhog kolača od brašna, šećera, jaja i oraha“ (Kl.998). Alcune località ciacavo me- ridionali riflettono forme: pandiśpȃnja a Lissa (Vis) accanto al pȃn de spãnja (Vis.368), pḁ̄ndešpḁ̑nj, pḁ̄ndišpḁ̑n, pḁ̄ndišpḁ̑n a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) (Bl.298), pandešpãnja e pan- dišpãnja a Lesina (Hvar) (Hv.340), pandešpȏń a San Giorgio della Brazza (Ložišće) sull’isola di Brazza (Lo.39), pandešpȁnja/ pandišpȁnja/ pandešpȃnj/ pandišpȃnj a Spalato (Split) (St.157), pandìšpȁnja a Traù (Trogir) (Tr.270). paradižȅ m dolce a base di crema fatta con uova e latte # Jõ čȇsto činĩn paradižȅ. Bȁš san jučẽr mȉslila da ću učinȉ, i nīsȏn. Tȏ ti se stãvi mlīkȍ, ondȁ se vãmo istūčȅ jõja – bilȏnca, ondȁ se bilȏnca iskȕho na mlīkȍ, ondȁ se stãvi u tȅću, ondȁ se pȍnovo žũto zamũti, ondȁ se stãvi u mlīkȍ i polȉje se s tĩn. Nel vocabolario di Miotto troviamo l’attestato di paradisèto nel significato di „dolce casalingo“ (Mi.144). Il termine non è sconosciuto al ciacavo meridionale: paradiźȅt a Lissa (Vis) (Vis.369), para- dižȅt a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) e a Lesina (Hvar) (Bl.299, Hv.341), paradìžet a Spalato (Split) (St.157), paradižȍt a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e a Okruk sull’isola di Čiovo (Lo.39, Ok.276), paradìźȅt a Traù (Trogir) (Tr.271). pãšta f pasta sfoglia alla crema, sfogliata alla crema # Mĩ rȅčemo pãšte, nārȍčito ako su kupȏvne. Smȉljana je bĩla donĩla dvȋ pãšte jučẽr. Boerio presenta pasta (Bo.479), altrettanto come Doria (Do.439). Nella lingua standard troviamo pàsta (Zi.1285), con l’etimologia della parola păs- ta(m) < gr. pastái, dedotto da pássein (Co.Zo.1147). Nelle Etimologie di Skok sotto la voce pàšt troviamo varianti accentuali pȁsta a Perasto, Ragusa, Poto- mie (Perast, Dubrovnik, Potomje), pȃsta a Bosavia (Božava) < it. pasta (Sk.II.618). Klaić spiega pȁšta (< it. pasta) „tijesto, tjesetenina, rezanci, makaroni i sl.“ (Kl.1017). Nella città di Lissa (Vis) è evidenziata la variante pãśta (Vis.375), a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) pȁsta (Bl.302), a Lesina (Hvar), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e a Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza pãšta (Hv.345, Lo.40, Pr.80), a Spalato (Split), Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo), sull’isola di Morter (Murter) e a Bibigne (Bibinje) pȁšta (St.156, Mu.194, Bi.483), a Traù (Tro- gir) pȁśta (Tr.276). pršurãta f tipo di pasta fritta, frittella (ven. fritola) # Pršurãte se nȏjvȅće činīdȕ ȍko Božȉća. U stõro vrȋme, kal je bȋlo vȅće svȋta, bȋ bi za Božȉć cĩli Hūmȁc vȍnjo ol pršurãtih. Sotto la voce prsura Skok evidenzia prsurata a Cur- zola, Sebenico (Korčula, Šibenik), pršurȁta a Lesina, Brazza, Lissa (Hvar, Brač, Vis), pišurata Cuciste (Kučište) e altre varianti, derivata dal dalmato-ro- manzo in -ata secondo lat. frixoria (Sk.III.58). Nel ciacavo meridionale si verificano: parśurãte (pl.) a Lissa (Vis) (Vis.372), pršurȁta, prušurȁta o pušurȁta a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) (Bl.354), paršurãta a Brusie (Brusje) sull’isola di ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 350 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 Lesina (Hvar) (Br.584), pašurãta e paršurãta a Lesina (Hvar) (Hv.346), pršurãta a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza (Lo.40, Pr.90), pršurȁta accanto a frȉtula a Spalato (Split) (St.43), prśùrȁta a Traù (Trogir) (Tr.328) ac- canto a frȉtula (Tr.100), pršunȁta sull’isola di Morter (Murter) (Mu.216). Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) ha per esempio soltanto frȉtula (Ok.114). rafijȏli, rafijȏlih m pl. tipo di dolce secco ripieno di mandorle o noci a forma di mezzaluna, ravioli dolci # Tȏ se vãko umĩsi, ondȁ hi se kȉdo sa nikõn ćȉkaron ȉli pȍton. A unũtra stãviš ništȍ, ȍbišno unũtra grẽ mȇndula. Sotto la voce rufioi Boerio evidenzia rafioi e rafiòli „vivanda in piccoli pezzetti, fatta col ripieno di erbe battute con cacio, uova ed altro, e che si cuoce in minestra ed anche in frittura“ (Bo.587), e delle varianti identiche sono registrate nel dizionario di Paoletti (Pa.264). In altri dizionari troviamo: rafiòl „raviolo, dolce casalingo, con ripieno di mandorle e noci“ (Mi.165); rafiol „raviolo“ (Do.507). Sotto la voce ràfijōl Skok notifica l’etimologia: ven. rafioli, rafioi, friul. rafiol, tosc. raviuòli (Sk.III.97). Klaić evidenzia rafìoli (it. ravioli) spiegando che si tratta di „valjuščići od sjeckanog mesa“ (Kl.1127). Tra i me- ridionali ciacavi incontriamo: rafijȏl e rafjȏl a Lissa (Vis) (Vis.449), rafijȏli (pl.) a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) (Bl.360–361), rafijȍli (pl.) a San Giorgio della Brazza (Ložišće) (Lo.40), rafiȏl/rafijȏl a Spalato (Split) (St.75), rafijȏli (pl.) a Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) (Ok.323). Interessante che il termine nelle varianti menzionate descrive biscotti, mentre a Traù (Trogir) rafijȏl è „valjušak od sjeckanog mesa (obično u umaku)“ (Tr.334). rožȃta f tipo di dolce cremoso fatto con latte, uova e zucchero cotto a bagnomaria, creme-caramel # Nȏjbȍje rožȃte na Brõč činĩ Sẽka Tomōsȁ iz Milnȇ. Velȅti pũti bi bĩla poslãla. I dizionari evidenziano le seguenti conferme: rosàda de late „sorta di latte nel tegame fatto di latte, zuc- chero e uova dibattute insieme“ (Bo.584), rosada de late „lattaiuolo“ (Pa.262), rosàda „dolce casalingo“, rispettivamente „uova, latte, un pizzico di farina, limone grattugiato, zucchero“ (Mi.172). Il termine è stato attestato in alcune località ciacavo meridionali: rožȃta e rožȃda a Lesina (Hvar) (Hv.406), rožȃta a San Giorgio della Brazza (Ložišće) sull’isola di Braz- za (Lo.41), rožȃta e rožȃda a Spalato (Split) (St.189), rožȃda a Cerchio (Okruk) sull’isola di Bua (Čiovo) (Ok.334), ròźȃda a Traù (Trogir) (Tr.353). šavajȏrda f tipo di biscotti leggeri a base di farina, uova e zucchero, savoiardi # Šavajȏrde smo činȉli prȋn. Tȏ je ȉsto slakȏ, ali se danȁs mãlo duperȏ. Nel veneziano abbiamo la testimonianza di savo- giardo „cibo fatto con fior di farina, zucchero e uova, e per lo più si fa in fette e si vende colle confetture“ (Bo.603), mentre nella lingua italiana standard savoiàrdo „biscotto oblungo, soffice e molto nutriente, a base di farina, uova e zucche- ro“ (Zi.1610). L’etimologia ci porta ai Savoia (Co. Zo.1442). Infatti, anche nel triestino incontriamo savoiardo (Do.554). Sotto la voce savajȏrda, Vinja notifica diverse varianti, tra le quali forme interes- santi come šavorjȃga a Neviane (Neviđane) sull’iso- la di Pasmano (Pašman), švojȃrda a Teodo (Tivat), ševujȃda a Sebenico (Šibenik) e simili. Spiega che il termine viene preso dal ven. savogiardo, it. savoiar- do (Vi.III.157). A Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) sentiamo šavrjḁ̑da e savrjḁ̑da (Bl.415), nella città di Lesina (Hvar) šavajȏrd (Hv.437), a San Giorgio della Brazza (Ložišće) šavajȏrda (Lo.41), a Spalato (Split) šavojȃrdi (pl.) (St.190). A Brusie (Brusje) sull’isola di Lessina (Hvar) il significato di šavarjȏga è attestato come „dolciume; caramella“ (Br.675), mentre a Traù (Trogir) śavòjȃrda „tipo di dolce, biscotto bianco“ (Tr.363). škanjȏta f tipo di biscotti secchi (fatti in forno, veni- vano seccati su uno spago e si inzuppavano per es. nel latte) # Umĩsiš krȕh... i cȕkar i ȗje i ondȁ učinĩš škanjȏtu. Ka uskȉsne, ondȁ hi pečȅš. Ondȁ hi za kafȕ, za mlīkȍ duperȏš. Jõ činĩn pȍpole, ondȁ hi jȍš stãvin u špãher mãlo pȅć. Za kafȕ je lȋpo, tȏ se mȍže sȕpot. La variante veneto-dalmata presenta scagnàta, con il significato di „ciambella tenera, all’olio, per il caffelatte della mattina“ (Mi.179). Sotto la voce škanata Skok evidenzia forme škànjata a Curzola (Korčul e škànjeta a Ragusa (Dubrovnik) e Canali (Konavle) (Sk.III.398). Nella città di Lissa (Vis) si dice skonjȏta (Vis.494), a Blatta (Blato) sull’isola di Curzola (Korčula) škanjḁ̑ta (Bl.420), a Lesina (Hvar) škanjȍti (Hv.442), mentre a San Giorgio della Brazza (Ložišće) e a Prasnizza (Pražnica) sull’isola di Brazza škanjȏta (Lo.42, Pr.103). ELENCO DEI TERMINI arancȋn m scorza d’arancia candita cukarȋn m dolciume di zucchero, caramella ćikolȏta f cioccolato galetȋna f biscotto garȋtula f dolce pasquale a forma di treccia con un uovo in mezzo gulozarȉja f caramella, dolciume hȑstula f tipo di dolce fritto tirato a forma di strisce (spesso a forma di nastro), crostoli, cenci, chiacchiere kotonjȏta f marmellata di mele cotogne, cotognata krokȏnt m tipo di dolce con mandorle e zucchero, croccante ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 351 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 mandulȁt, mandulãta m dolciume fatto di mandorle, mandorlato, torrone pandešpãnja f tipo di dolce fatto con farina, zucche- ro e uova, pandispagna paradižȅ m dolce a base di crema fatta con uova e latte pãšta f pasta sfoglia alla crema, sfogliata alla cre- ma pršurãta ž f tipo di pasta fritta, frittella (ven. fritola) rafijȏli, rafijȏlih m pl. tipo di dolce secco ripieno con mandorle o noci nella forma di mezzaluna, ravioli dolci rožȃta f tipo di dolce cremoso fatto con latte, uova e zucchero cotto a bagnomaria, creme-caramel šavajȏrda f tipo di biscotti leggeri a base di farina, uova e zucchero, savoiardi škanjȏta f tipo di biscotti secchi (fatti in forno, veni- vano seccati su uno spago e si inzuppavano per es. nel latte) CONCLUSIONE L’articolo identifica e tratta i termini utilizzati per definire i dolci di origine romanza nella parlata locale di Umazzo Inferiore sull’isola di Brazza, raccolti du- rante recenti ricerche sul campo. Abbiamo incontrato circa una ventina di termini di etimologia romanza che ancora oggi vengono conservati nella parlata. Nonostante ciò, va notato che da un lato le donne an- ziane preparano molto spesso alcuni dolci tradizionali, conservando così anche i loro nomi, mentre dall’altro, un certo numero di dolci e dolciumi che era specifico del passato non viene più preparato e di conseguenza anche i loro termini iniziano a scomparire dal sistema. Come tutte le parole in generale, così anche i nomi dei dolci testimoniano un tempo passato e costumi di vita. Essendo in pericolo d’estinzione è importantissimo annotarli accuratamente e in questo modo conservare il loro valore culturale e tradizionale che l’odierno stile di vita sta cancellando sempre più. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 352 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 ROMANSKE IZPOSOJENKE ZA POIMENOVANJE SLADIC V LOKALNEM NAREČJU DONJEGA HUMCA NA OTOKU BRAČ Filip GALOVIĆ Hrvaška katoliška univerza, Ilica 242, 10 000 Zagreb, Hrvaška e-mail: filip.galovic@unicath.hr Irena MARKOVIĆ Univerza v Zadru, Obala kralja Petra Krešimira IV, 2, 23 000 Zadar, Hrvaška e-mail: imarkov@unizd.hr POVZETEK Članek opredeljuje in obravnava izraze, ki se uporabljajo za določanje poimenovanj romanskih sladic v lokalnem narečju Donjega Humca na otoku Brač, zbranih med nedavnimi terenskimi raziskavami. Eviden- tirali smo približno dvajset izrazov romanske etimologije, ki so še danes ohranjeni v govoru. Kljub temu je treba opozoriti, da starejše ženske po eni strani pogosto pripravljajo nekatere tradicionalne sladice, s čimer se ohranjajo tudi njihova poimenovanja, po drugi strani pa določenih sladic, ki so bile značilne za prete- klost, ne pripravljajo več, posledično pa izginjajo tudi poimenovanja zanje. Kot vsi izrazi tudi poimenovanja sladic pričajo o preteklem času in življenjskih običajih. Ker jim grozi izumrtje, je zelo pomembno, da jih pozorno opazujemo in na ta način ohranimo njihovo kulturno in tradicionalno vrednost, ki jo današnji življenjski slog vse bolj briše. Ključne besede: romanske izposojenke, sladice, narečje Donjega Humca, otok Brač, dialektologija ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 353 Filip GALOVIĆ & Irena MARKOVIĆ: TERMINI ROMANZI PER I DOLCI NELLA PARLATA DI UMAZZO INFERIORE (DONJI HUMAC) SULL’ISOLA DI BRAZZA, 341–354 FONTI E BIBLIOGRAFIA Boerio, G. (1867): Dizionario del dialetto venezia- no. Venezia, Reale tipografia di Giovanni Cecchini edit. 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