ORGANO DELL’UNIONE SOCIALISTA DEI LAVORATORI Anno VII. — N° 368 Redazione e Amministrazione: CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei. 128 Prezzo 18 din — 20 lire ABBONAMENTI: Annuo din. 420. semestrale din. 220, trimestrale din. 110 Spedizione in c. c. p. ★ L'accordo su Trieste gl Consiglio esecutivo della R.F.P.J, e al Comitato degli esteri dell* Assembleo federale Grandioso contributo jugoslavo alla pace e alla collaborazione fra i popoli La fine di una situazione marmale aure le miiliarl prospettive al regolamento dei reciproci rapporti fra il nostro Paese e la Il Consiglio esecutivo della R. F. P. J. ha approvato il 7 corr. l’accordo italo-jugoslavo per Trieste, autorizzando il Comitato di Coordinamento a preparare ' proposte adeguate per la sua esecuzione de presentare all’approvazione dell’Assemblea popolare federale. In apertura dei lavori, il Presidente della R. F. P. J., Maresciallo Tito ha pronunciato le seguenti parole: Compagni e compagne, Oggetto ideH’odiema seduta sarà l’accordo conseguito tra la Jugoslavia e l’Ibalia in merito alla suddivisione del TLT. I dettagli e il lato tecnico verranno chiariti dai compagno Bebler, nell’esposizione che presenterà, mentre io vorrei dire soltanto alcune parole. Indipendentemente dai sacrifici compiuti dal nostro Paese, posso e sprimere qui, da questo posto, i] compiacimento che si sia finalmente giunti a questo accordo, che per una serie di anni è stato un penoso problema in questa parte dell’Europa. Questo problema, non soltanto ostacolava la collaborazione tra i nostri due paesi, ma era anche oggetto di preoccupazione per tutta l’umanità progressista. Posso dire che, similmente a quanto è avvenuto alcune volte in passato, pure questa volta la Jugoslavia ha rivelato la. propria prontezza a sacrifici ancor maggiori per dare il proprio apporto al consolidamento* della pace e alla stabilizzazione in Europa. Voi sapete come sia sorto questa problema. Voi sapete che esso e stato, per così dire, il prodotto di una soluzione ingiusta e non equa alla conferenza della pace. Da tale soluzione, da tali clausole, emanate alla conferenza della pace sul TLT, veniva ad essere creata una situazione anormale, che acutizzava ed avvelenava vieppiù i rapporti tra Italia e Jugoslavia. Tenendo presente questo fatto, ci siamo convinti che, se volevamo raggiungere una nostra situazione normale, se volevamo allacciare in certo qual modo rapporti normali più duraturi tra noi e L’Italia, dovevamo contribuire con sacrifici ancor più grandi. Io sono convinto che questo sacrificio con cui ha contribuito la Jugoslavia, darà frutti e sarà non soltanto a vantaggio dei nostri due paesi, owerossia, dell’Italia e della Jugoslavia, ma anche a vantaggio della stabilizzazione e dei consolidamento della pace in Europa. Infatti, pur trattandosi di una piccola questione per le sue proporzioni, quest’era, per il suo carattere, importantissima, una questione europea, ed ora in questo modo* con tale accordo, essa è stata tolta dall’ordine del giorno. Desidererei porre con l’occasione in rilievo che noi, che siamo responsabili della politica del nostro paese, siamo riusciti a portare tale faccenda a un tale compimento grazie soltanto alla tolleranza ed alla comprensione dei nostri popoli. Posso dire da questo posto che noi, che siamo responsabili, possiamo davvero essere grati per questo aiuto portoci dal nostro popolo e che, nel contempo, siamo profondamente convinti che anche questa soluzione, che è stata emanata, incontrerà piena comprensione da parte del popolo nel nostro paese e sarà altresì apprezzata anche al di là dei nostri confini, nel mondo, come una prova di più che la Jugoslavia rientra nel novero di quei paesi che dimostrano veramente anche di fatto di desiderare di contribuire quanto più possibile ad una distensione della situazione internazionale ed al consolidamento della pace nel mondo. Dopo quanto è stato raggiunto, il nostro compito è chiaro. Noi accetteremo molto volentieri ogni suggerimento e non solo l’accetteremo*, ma saremo noi stessi a promuovere l’iniziativa onde, sia dal punto di vista economico che da o*gni altro, si addivenga alla collaborazione tra Jugoslavia e Italia che seno economicamente orientate parecchio Tuna verso l’altra e in ima posizione geografica si eccezionalmente favorevole. Io sono convinto che anche al di là del confine, in Italia, le personalità responsabili che hanno partecipato a tutto questo ed hanno accettato ora tale accordo, seguiranno allo stesso modo, con le stesse aspirazioni e con lo stesso desiderio la direzione del consolidamento e della collaborazione tra i nostri due Paesi. Ha riferito quindi sull’azione svolta dal Segretariato di stato agli esteri dr. Aleš Bebler che, dopo aver sottolineato il significato pratico dell’accordo e le difficoltà superate per raggiungerlo, ha rilevata in particolare che esso rappresenta un ragionevole compromesso di utilità reciproca fra il nostro Paese e la Repubblica Italiana. Hanno parlato poi i Presidenti dei Consigli esecutivi delle Repubbliche federate e, fra essi, il compagno Boris Kraigher, Presidente del Consiglio esecutivo della R. P Slovena. IL MASSIMO DI QUANTO si poteva raggiungere «La soluzione del problema di Trieste rappresenta indubbiamente il massimo risultato raggiungibile nelle condizioni attuali» —■ ha detto Boris Kraigher nel suo discorso al Consiglio esecutivo federale. Questo accordo rappresenta un grande sue-cesso, come nei giorni che sono seguiti alla firma del Memorandum hanno manifestato gli abitanti dei distretti di Buie e Capodistria per i quali questa soluzione rappresenta l’eliminazione degli ultimi ostacoli nei loro sforzi tesi all’edificazione di rapporti sociali socialisti alla pari con gli altri popoli della Jugoslavia. Lo stato di provvisorietà in cui viveva quella gente negli ultimi nove anni le impediva una conseguente edificazione e perfezionamento del suo potere popolare, del suo sistema economico e di tutta la sua economia di pari passo con noi. Perciò ritengo non sia necessario rilevare come le manifestazioni degli ultimi giorni siano una palese prova che la popolazione di quei distretti accoglie con grande entusiasmo la soluzione raggiunta con il memorandum testé pa rafato. «Date le voci diffusesi qua e là, e particolarmente all’estero, stando a cui sopratutto il popolo sloveno avrebbe ostacolato la possibilità di una rapida soluzione del problema di Trieste, devo sottolineare che il popolo sloveno, con la stessa comprensione degli altri popoli jugoslavi, ha accolto la soluzione raggiunta come un grande successo, data da una parte l’eliminazione di un notevole ostacolo sulla via della normalizzazione dei nostri rapporti con l’Italia, nonché sulla via della normalizzazione della situazione alla frontiera italo-jugoslava, e dall’altra perchè, pur rappresentando questa soluzione un grande sacrificio per i nostri popoli, essa significa tuttavia un enorme passo dalla LO SAPEVAM01 « E’ da tener conto infine di un malumore che l’accordo per Trieste avrebbe provocato in Vaticano come riferiscono alcune fonti. La Santa Sede riterrebbe 1 intesa troppo favorevole per la Jugoslavia e dannosa quindi per i propri interessi nella diocesi triestina. Certo è che ieri un inviato della Curia di Trieste si è recato dall’on. Sceiba nelle prime ore del pomeriggio per riferire le lamentele del vescovo Santin a proposito dell’accordo. » (Dai giornali del 9 corr.). « Il vescovo Santin non può prendere parte a una dimostrazione patriottica >. (Dal « Corriere della Sera » del corr.). In effetti non poteva essere altrimenti. Solo chi non conosce i veri sentimenti del vescovo Santin e di coloro che lo circondano nel famigerato «covo di via Cavana»: solo chi ignora l’odio razziale antislavo di cui egli è impermeato e il fanatismo fascista che ha sempre caratterizzato il suo operato di pastore dell’anticristo, poteva illudersi che l’accordo in atto fra l’Italia e la Jugoslavia potesse incontrare il gradimento del vescovo Santin e del suo « covo ». Il solo fatto che formi parte integrante di tale accordo, uno statuto in cui vengono sanciti i diritti delle minoranze slave in Trieste e nella ex zona « A », suona aperta condanna per il vescovo Santin che non aveva esitato a bandire con proprio decreto l’uso delle lingue croata e slovena financo nella predicazione e negli atti di v culto nelle chiese frequentate dai credenti delle due nazionalità, formanti parte del suo gregge. D’altronde, com’è concepibile che il vescovo Santin — dopo aver usurpato il governo delle diocesi riunite di Trieste e di Capodistria, ordendo un ignobile complotto contro il legittimo pastore delle stesse, e dopo aver benedetto i labari delle «quadrate legioni» di Mussolini, che dovevano riportare i confini del risorto impero di Roma oltre la provincia di Emona e nella Tracia e nella Panonia - possa oggi accettare ed adattarsi al fatto compiuto dello smembramento delle sue diocesi? Non si dimentichi a questo proposito che egli, riferendosi alla sua «diletta» Capodistria, da anni non ha trascurato occasione alcuna per ripetere il fatidico «ritorneremo» del compianto suo grande protettore e duce. Com’è concepibile che il vescovo Santin possa gradire il fatto di una reale distensione, di una fattiva intesa fra Italia e Jugoslavia, se lui tutto ha fatto e nulla trascurato per fomentare l’odio fra i popoli dei due paesi, arrivando fino all’estremo di violare le leggi canoniche in materia liturgica, celebrando e radiodiffondendo dalla cattedrale de San Giusto una messa che per le sue speciali caratteristiche e per i fini cui tende, ben a ragione può definirsi la «messa dell’odio? » Come è possibile che il vescovo Santin possa gradire la riconferma ufficiale, attraverso uno statuto, della pienezza dei diritti di cui fruiscono tutti gli Italiani della zona « B », clero compreso, se lui per anni e anni, tempestando di telegrammi i cardinali d’Inghilterra e d’America, ha inondato il mondo di recriminazioni e calunnie, alla cui base stavano le pretese « persecuzioni » del clero italiano, i cui rappresentanti qui da noi, secondo le sue direttive, dovevano svolgere le funzioni di « fari luminosi dell’Italianità »? Il bilancio consuntivo attuale del vescovo Santin si presenta quanto mai disastroso e fallimentare. Non diversamente infatti si presentano oggi i frutti dei miliardi profusi dai suoi CLN e dalla Pontificia Commissione di Assistenza prima per la snazionalizzazione di Pola con l’esodo degli Italiani — che ha fruttato i « pacchi dell’amicizia » da lui benedetti — poi per la snazionalizzazione della zona « B » che ha smembrato definitivamente le sue diocesi. Ben a ragione perciò « Vita Nuova », organo della Curia del vescovo Santin, definisce l’attuale accordo « l’atto più vile ed infame compiuto dal governo italiano ». Come volevasi dimostrare. situazione che si era creata con il trattato di pace con l’Italia del 1947. Allora il nostro governo, firmando il trattato di pace, aveva tenuto a rilevare in una speciale dichiarazione che non poteva in alcun modo approvare le decisioni territoriali del trattato in base alle quali si strappavano alla Jugoslavia «territori etnici ju-' goslavi, quali, ad esempio, il Territorio di Trieste e dellTstria nord-occidentale». Al termine della dichiarazione si rilevava che «con la firma del trattato di paca non rinunciavamo a questi territori, indipendentemente da eventuali mutamenti etnici, che si verificassero nel futuro in conseguenza della dominazione straniera degli stessi». Cito questa dichiarazione in quanto ritengo necessario sottolineare che non dimenticheremo i territori che rimangono al di fuori dei confini della nuova Jugoslavia, come anche per il fatto che la situazione in ogni caso è mutata in meglio. «Con il nuovo accordo viene a ridursi il territorio sloveno che rimane fuori dei nostri confini con l’unione al nostro paese di uno parte abbastanza grande del-l’Istria nord-occidentale, con Capodistria e Buie, mentre d’altro canto il trattato di pace non dava alla Jugoslavia alcuna possibilità di difendere gli interessi degli Sloveni rimasti in Italia o nel TLT. Oggi, invece, è stato concordato uno speciale statuto per la popolazione slovena di Trieste. Oltre a questa migliorata situazione, ritengo opportuno sottolineare come particolarmente importante sia l’impegno del Governo italiano a consentire alle organizzazioni culturali degli Sloveni a Trieste l’uso di alcuni nuovi edifici. Anche se nuesta concessione materialmente sia ben lontana dal corrispondere a ciò che dal 1918 al 1945 agli Sloveni è- stato tolto o distrutto in quel territorio, si tratta tuttavia di un grande successo poiché per la prima volta con un atto internazionale, si riconoscono da parte del governo italiano sebbene indirettamente le ingiustizie di cui è rimasta vittima per 27 anni la polo-lazione sl^vona di Trieste e dintorni. C’è chi a Trieste ritiene, e questa opinione è condivisa anche da alcun: circoli della nostra Repubblica, che sarebbe stato meglio non scendere a questo compromesso, ma chiedere la stretta applicazione del trattato di pace cioè la formazione del TLT còn la nomina del governatore. Questa variante, non soltanto in questi 9 anni si è dimostrata praticamente impossibile; non soltanto avrebbe significato in ogni caso un enorme sacrificio per la popolazione dei distretti di Capodistria e Buie, già incamminati sulla via del socialismo, ma per la stessa popolazione di Trieste è meglio che essa lotti per i suoi diritti democratici nell’ambito dell’Italia,. piuttosto che dipendere dalla buona volontà di potenze straniere. Anche per la popolazione triestina sarà più facile risolvere i propri problemi richiamandosi alle clausole del raggiunto accordo e in base ad esso lottare per i propri diritti, per una maggiore indipendenza e autonomià in seno all’Italia, anziché basarsi su una specie di protezione immaginaria, poiché in definitiva negli ultimi anni è sempre risultato in pratica che la. popolazione triestina mai ha potuto trovare quell’organismo, quel governo che fosse in grado di rispondere dei torti da lei subiti, un governo in grado di rispondere alle sue richieste. La popolazione triestina è stata sempre costretta ad andare da Ponzio a Pilato nella ricerca dei suoi diritti. «Noi tuttavia comprendiamo il malcontento della popolazione triestina per il fatto che pure con questo accordo non è stata trovata una soluzione che possa definitivamente soddisfare i suoi interessi ed i suoi diritti. Comunque, ritengo che con questo l’accordo è stata creata un situazione più chiara per la stessa popolazione triestina ed appare evidente che i nostri popoli anche in avvenire, come sempre hanno fatto, si interesseranno della popolazione dei territori che sono rimasti al di fuori delle nostre frontiere e che, nei limiti delle loro possibilità, aiuteranno la sua lotta per il progresso e per i diritti democratici e nazionali. Per la popolazione triestina quindi la situazione viene a rasserenarsi soprattutto per il fatto che alla base di questo accordo sta la buona volontà della Jugoslavia e dellTta-lia di procedere al miglioramento e alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Questo accordo dimostra che nella stessa Italia vi sono forze che desiderano la normalizzazione dei rapporti con la Jugoslavia ed è certo chp ^ulteriore miglioramento delle relazioni dipenderà diretta-mente dalla politica del governo italiano a Trieste stessa e dai suoi sforzi diretti a calmare quanto prima l’isterismo sciovinista nella città. Ciò gioverà a sua volta al miglioramento della posizione della popolazione slovena a Trieste. «Non bisogna però supporre che non incontreremo nuove difficoltà e che questo sciovinismo possa rapidamente calmarsi. Già le prime dichiarazioni fatte dal sindaco di Trieste, Bartoli in cui la soluzione concordata viene definita uno stimolo alle pretese irredentiste da Zara a Caoodi-stria e nelle quali si parla di una futura presunta libertà dell’intera popolazione della cosidetta Regione Giulia, stanno ad indicare un certo pericolo. Inoltre il signor Sceiba attribuisce un significato molto equivoco alla provvisorietà della soluzione: «A Trieste restiamo, la provvisorietà si riferisce al resto.» Ciò significa proprio a quei territori che sono incontestabilmente jugoslavi. Con tali concezioni scicoviniste non potremo giungere ad una distensione, mentre una distensione è la condizione necessaria ner una normalizzazione dei rapporti. Proprio riferendomi a questo, giudico della massima importanza la dichiarazione dei governi del Regno Unito, degli USA e della Francia nella quale si rinuncia ad ogni appoggio a nuove richieste territoriali dell’Italia. Con ciò vengono a cadere la dichiarazione tripartita e il diktat dell’otto ottobre e di conseguenza anche le condizioni che potrebbero alimentare Tisterismo sciovinista. «Dato che l’accordo significa che i circoli dirigenti dell’Italia desiderano la normalizzazione dei rapporti tra i nostri due paesi — diversamente essi non avrebbero aderito alla sua stipulazione — possiamo sperare che si adopereranno per stroncare questo sciovinismo. La dichiarazione del signor Sceiba al Senato, secondo cui gli Sloveni in Zona «A» possono essere sicuri di una coerente applicazione delle clausole dell’accordo da parte italiana, lascia sperare che nuovi problemi possano essere risolti in avvenire e che la posizione degli Sloveni possa sostanzialmente rasserenarsi» Ritengo che condizione essenziale del miglioramento della situazione della popolazione triestina sia anche la soluzione delle clausole dell'accordo relative al traffico di frontiera tra Trieste e i territori jugoslavi che confinano con Trieste e con l’Italia. Dato che il retroterra naturale essenziale di Trieste è rappresentato proprio dal territorio jugoslavo occidentale, innanzi tutto dal territorio della Slovenia e della Croazia, è logico che Trieste si troverà in una molto difficile situazione economica se oltre agli altri problemi non verrà innanzi tutto risolto favorevolmente quello del traffico e di frontiera. Ritengo che una favorevole soluzione di questo problema dipenda innanzi tutto dalla buona volontà degli stessi ambienti governativi triestini ed italiani. Noi siamo disposti andare loro incontro nella misura in cui dall’altra parte si dimostrerà buona volontà per la normalizzazione dei rapporti tra Jugoslavia ed Italia. Se questi rapporti in un prossimo avvenire potranno svilupparsi in quella direzione sull’esempio dei rapporti tra Jugoslavia ed Austria, ritengo che (Segue in II. pagina) * 1 2 * 4 La storica decisione Esprimendo il proprio compiacimento per il conseguito accordo, me-diante trattative, accordo contenuto nel Memorandum d’intesa sul TLT tra i governi della RFPJ, della Repubblica d’Italia, degli USA e del Regno Unito di Gran Bretagna; ritenendo che negli odierni rapporti internazionali tale accordo rappresenti un’adeguata realizzazione dei giusti diritti dei popoli della Jugoslavia e delle loro secolari aspirazioni alla liberazione e all’unifi-cazione ; constatando con rammarico che parte dei nostri connazionali è rimasta tuttora al di fuori confini della RPFJ ; ritenendo che, ciò nonostante, l’accordo raggiunto costituisca un grandioso contributo alla pace: mondiale e alla* collaborazione internazionale; il Consiglio esecutivo federale, in base all’art. 79, punto 1, in riferimento all’art. 9 comma 1, capoveTso 3 della Legge costituzionale, HA DECISO 1. Viene approvato l’accordo contenuto nel Memorandum d’intesa sul TLT, tra i governi della RPFJ, della Repubblica d’Italia, degli Stati Uniti, e della Gran Bretagna siglato a Londra il 5 ottobre 1954 con i protocolli annessi el le lettere allegate. 2. H giorno in cui, conformemente al punto .2 del Memorandum, verranno attuale le rettifiche di confine in esso previste, cessato che avrà di funzionare l’Amministrazione militare dell’APJ della zona jugoslava del TLT, verrà introdotta l’amministrazione* civile della RPFJ nel territorio al quale, in base a questo accordo, verrà estesa l’amministrazione civile della RPFJ. 3. L’Amministrazione civile nel territorio di cui al punto 2 della presente decisione verrà esercitata dai Comitati popolari dei comuni, dei comuni cittadini e dei distretti nonché, nel quadro dei propri diritti e doveri, dagli organi repubblicani e federai?, Nel territorio del distretto di Capodistria, nonché nel territorio dell’ex zona «A» del TLT a cui viene estesa l’Amministrazione civile della RPFJ, i diritti e i doveri degli organi repubblicani verranno esercitati dai corrispondenti organi del potere della RP di Slovenia e nel territorio del distretto di Buie, da, corrispondenti organi della RP di Croazia. Le prospettive di Capodistria L’accordo su Trieste è stato approvato sabato scorso anche dopo La discussione in seno al Comitato per gli affari esteri dell’Assemblea popolare federale. In merito aveva riferito prima il sottosegretario di stato arii esteri, compagno AleS Bebler, sottolineando certi aspetti di particolare importanza cui non s’era prestata la dovuta attenzione. Dopo il dr. Aleš -Bebler hanno preso la parola, fra gli altri anche i compagni Miha Marinko e Ivan Regent. L’espoisdzkme del compagno Bebler verteva sui seguenti problemi: 1. La questione del confine. Con questo accordo è stato infatti conseguito, per quanto riguarda il confine, quello che, nelle condizioni. obbiettive ,era oggi possibile conseguire. Bisogna tenere presente che incombeva costantemente il pericolo che tutto il territorio di Trieste diventasse un mezzo di pressione nei nostri confronti. Che tale pericolo fosse serio, lo ha dimostrato la situazione dell’btto ottobre. Ancora - nel corso delle trattative, in febbraio e in marzo, la Jugoslavia ha dovuto lottare per la costa della zona «B<». Si Ipxoponeva infatti che parte maggiore della costa della zona «B*» appartenesse ,all’Italia e che la Jugoslavia ricevesse, quale compenso una parte di territorio nel retroterra di. Trieste. Ora, per la prima volta nella sua stori-a, la Slovenia viene ad avere un punto di sbocco al .mare. 2. Il problema del carattere definitivo o non definitivo dell’accordo, nel senso di quella oontradiz-zione che si manifesta naturalmente tra le nostre aspirazioni e quella che riteniamo oggi una soluzione, che noi 'desideriamo sia più duratura. Qui sono in questione due cose: in primo luogo il desiderio che tutti gli Sloveni siano uniti alla Slovenia. Esso è duraturo. DalF altro punto di vista, dal punto di vista della nostra politica statale, raccordo introduce una modifica sostanziale : primo, viene ad essere ridotto quel territorio, popolato da nostra popolazione, che resta fuori dai nostri confini e, secondo, per questa popolazione vengono ad essere date delle garanzie per quanto riguar- Nella discussione seguita all’espo- r paranze sizione del dr. Bebler, il compagno Miha Marinko ha rilevato innanzi butto ohe l’accordo per Trieste rap presenta un grande successo della Jugoslavia. «Ritengo — ha detto egli — che anche l’opinione pubblica mondiale sappia che l’accordo è stato raggiunto principalmente grazie al senso di realismo e ai sacrifici della Jugoslavia. Il nostro popolo approva la soluzione con piena compressione, sebbene in esso sia rimasto un senso di dolore al pensiero di tanti Sloveni e tanto territorio fuori dai nostri confini. Questo doloro viene in un certo qual modo attenuato da uno statuto per le mino- nazionali che difficilmente tpuò trovar pari. Ancor maggiori ,speranze infondono le dichiarazioni dei circoli responsabili in Italia, secondo i quali i diritti delle nostra minoranze saranno veramente rispet tati. Oltre Adriatico noi vediamn seri segni di uno sforzo volto a eliminare le gazzarre irredentiste. Possiamo attenderci che la situazione a Trieste s-i rassereni e che i problemi della collaborazione economica assurgano al primo posto. Con ciò verrà pure eliminata quella innaturale situazione per cui un porta così grande come quello triestina veniva separato dal suo naturale retroterra. Noi sinora abbiamo dato (Segue in II. pagina) la un'intervista ni Corrispondente del „BORBÄ" dinibti, " .garantiti dall’acoordo. ver- SCELBA AUSPICA FIDUCIA RECIPROCA ROMA, 10 — Palesemente soddisfatto e di ottimo umore, il Presidente del governo italiano Mario Sceiba, aderendo alla preghiera del corrispondente romano del «Boiba», l’ha ricevuto a Pa. ..zzo Viminale, concedendogli un’intervista. Domanda: Nell’istante i» cui i lunghi sforzi per la soluzione del problema triestino, vengono ad essere conclusi oon l’acoordo, desidereremo conoscere l’opinione del Presidente del consiglio ministeriale suH’influs'So e sul contributo dell’ac-oordo nello sviluppo pratico dei rapporti internazionali. Risposta: L’influsso deU’acoordo, siglato a Londra non può non influire favorevolmente sullo sviluppo intemazionale attuale. Ci troviamo in una fase1, in cui la ricerca di un più stabile equilibrio europeo, nel-i’interesse di tutti, offre a quanto pare, favorevoli promesse. La rimozione di una causa sì delicata di attrito tra i nostri due paesi costituisce, perciò, un contributo positi- vo a questo ricerca. Mi associo perciò alle calde parole pronunciate dal Presidente Tito *a Sarajevo che lo accordo attuale è nellinteresse di entrambi i paesi, nell’interesse del rafforzamento della pace in questa parte dell’Europa e di conseguenza nel mondo. Domanda: Quale influsso particolare avrà, secondo Faspattativa di Vostra eccellenza, l’accordo rag-giur to sui rapporti tra i due paesi? Risvosta: Sono in primo luogo convinto che l’attuale accordo può essere la base migliore per instaurare rapporti della più stretta collaborazione tra i nostri due paesi. Questa convinzione l’ho esposta nel mio discorso al parlamento il 18 febbraio di quest’anno, quando dichiarai appunto che, risolto il problema di Trieste, sarà possibile raggiungere «quella collaborazione, che è suggerita dalla complementarietà della struttura dei nostri paesi e dalla loro posizione geografica.» (Segue in IL pagina) ranno rispettati da p,irie delFItaiia, tanto più facile sarà, per la nostra opinione pubblica, conciliarsi con Fattuale confine, come una soluzii ne duratura. Molto dipenderà dal trattamento cui verrà fatta segno anche Faltra nostra minoranza in Italia e più di tutto forse dallo sviluppo dei nostri rapporti generali con Fltalia. Come terza questione, Bebler ha parlato dei dettagli dello statuto speciale della minoranza slovena. Egli ha affermato che non v’e ragione di essere pessimisti, poiché l’odierna Italia non è quella del recente passato. In base allo statuto, esiste poi it principio della reciprocità e su di esso Fltalia deve oontare, trattandosi di un fattore morale. 4. Possibilità di sviluppo di Ca popodistria, quale nuovo centro del Litorale sloveno. Non vi è motivo per temere, come si ode dire a Trieste, che a Capodistria verrà creato un grande porto mediterra neo del tipo di Trieste e di Fiume, che faTà concorrenza a Trieste t rammenterà economicamente. B’sc gna consentire che Capodistria di venga un muovo centro provinciale per compensare almeno fino a un certo punto, la perdita di Gorizia e di Trieste quali centri provinciali. Italiani e nient’ altro L’accordo sul tanto vessato problema di Trieste è un fatto di questi giorni. La popolazione dei distretti di Capodistria e di Buie, preso atto del memorandum nel modo che è noto, è già tornata alle sue normali occupazioni. C’è da mandare avanti il lavoro nei campi e nelle fabbriche, ci sono vari e complessi rapporti di vita che vanno quotidianamente curati, c’è insomma l’impegno di rendere più bella, a noi che l’abitiamo, questa terra che ora entra definitivamente nella grande famiglia dei popoli jugoslavi e di cui farà ancor più sua l’esperienza socialista. Anche le genti oltre la Morgan hanno i loro problemi. Non vorremo distogliere nessuno dalle sue occupazioni, tuttavia ci si permetta di ricordare quanto da tempo sostenevamo: non per menarne vanto, naturalmente, ma perchè ora, ad accordo concluso, è possibile fare il bilancio di molte cose. Saremo brevi. Dal maggio 1945, quando l’Armata Jugoslava liberava l’Istria e Trieste, sono trascorsi nove anni, e anche i muri sanno ciò che in tutto questo tempo è avvenuto. Molti italiani di Fiume, Pola, Rovigno, Parenzo e poi di Capodistria, Pirano, Umago, hanno lasciato le loro case per andare incontro a un destino spesso ignoto e sempre problematico. Quelle erano in definitiva le loro case; v’erano nati e vissuti, vi avevano cullato sogni e speranze. Nessuno li scacciava da quelle case. Ma a Trieste l’Ufficio terre di confine, il CLN e altre organizzazioni irredentistiche chiamavano a gran voce. Stampa, radio, compiacenti reti di agenti prezzolati, sparsi per l’Istria intera, promettevano mari e monti a «fratelh giuliani oppressi». E molti Italiani partivano. Non tutti però. Gli Italiani rimanevano anche. Riuscivano ad apprezzare l’invito ad un comune cammino che i popoli della Jugoslavia socialista rivolgevano loro; riprendevano il lavoro, si costruivano una vita accanto al lavoratore sloveno e croato, con questo dividendo sacrifici e successi. Ma CLN, e quanto c’era di «superpatriottico», dovevano dimostrare al mondo che gli «s’ciavi» erano mangia-ttahani e che pertanto a questa «iniquità» si ponesse fine, restituendo l’Istria e chissà cosa ancora all’Italia. Donde nuovi appelli della «patria» ai «fratelli op pressi». Altri Italiani partivano. A quelli che rimanevano, minacce e insulti. E’ logico: quanti più Italiani abbandonavano queste terre, tanto più s’allargava l’eco nel mondo delle «atrocità tifine», e maggiore era la possibilità che gli anglo-americani si commovessero è dessero una «meritata lezione agli usurpatori». Questa la politica irredentista fino a ieri .(per il futuro vedremo). Guai a quegli Italiani che vi si opponevano: il meno che potesse loro toccare era esser messi all’indice, esser tacciati da traditori e da venduti. Noi, e vogliamo dire circoli di cultura, enti culturali e giornali e insomma lavoratori italiani tutti — ci opponevamo alla politica irredentista. Eravamo i venduti: sol perchè rimanevamo ai nostri posti di lavoro assieme agli Sloveni e ai Croati, perchè potavamo il nostro contributo — politico, culturale, economico -d’italiani allo sviluppo di queste terre. E al CLN dellTstria strillavano come aquile. Quante volte «11 Giornale di Trieste» non ci ha onorato chiamandoci «pennaioli venduti»? E «il più umile fante d’Italia», alias Piero Almerigogna, non ha fatto pervenire i suoi sputi ai «traditori de «La nostra lotta»? Ci sarebbe stato facile diventare «patrioti». Un bel giorno potevamo prendere le nostre cose e lasciare tranquillamente la zona: trecento lire al giorno di sussidio, la mensa pagata e l’albergo gratis l’avremmo probabilmente ottenuti. Ma non erevamo tagliati al mestiere di «esule», non ci sentivamo «italianissimi», ma soltanto Italiani. Così siamo rimasti noi Italiani senza superlativo, a tenere viva la lingua, la cultura italiana in queste terre, a educare i nostri figli, ad usufruire dei diritti e a esercitare i doveri di uguaglianza che la Costituzione ci garantisce nel novero degli altri popoli della R. P. F. J. Ora che la forza del diritto e della ragione — la sola cui la Jugoslavia si richiamava — ha fatto piegare anche gli irredentisti sull’accordo parafato a Londra il 5 corrente, proprio nel memorandum leggiamo che l’Italia ha chiesto garanzie varie per gli Italiani di Capodistria e Buie. Vi si parla di scuole italiane, di stampa in lingua italiana e perfino della facoltà data agli esuli di far ritorno ai loro luoghi di origine. Si dice il caso! Ebbene, per quale minoranza italiana in Jugoslavia avrebbe chiesto l’Italia le garanzie di cui sopra se noi — i venduti e i traditori — avessimo lasciato questa terra? E il fatto che da parte italiana si sia voluta la clausola che contempla la possibilità del ritorno degli esuli, non significa rinnegare una politica durata ben nove anni, la tanto famosa voce della «patria» che chiamava i «fratelli giuliani»? Almerigogna e soci del CLN e delle altre organizzazioni irredentiste lasce-ranno — o perlomeno dovrebbe essere così — le comode poltrone tanto tempo scaldate, ma la perdita del foraggio, se pure lo perderanno, non sarà mai una punizione adeguata per le sofferenze e le peripezie cui hanno costretto, ingannandole, migliaia di famiglia italiane dellTstria. In quanto a noi, Italiani e nient’altro, un’ultima domanda: i vari Almerigogna vorranno ancora farci oggetto dei loro insulti? L’eco dell’accordo tra la nostra gente Alle 25 mila persone riunite a87Capodistria hanno parlato i compagni Beltram e Abram «Jugoslavia! Jugoslavia!» era mercoledì il grido che echeggiava nel nostro distretto, allargato, ripetuto, scandito da folte masse di popolo ohe si riversavano a Capodistria per manifestare entusiasticamente in quell’ora che ci univa alla Jugoslavia. In questo grido di tante migliaia di lavoratori c’era la storia di 10 anni di lotte, di conquiste, di aspirazioni. C’ecra la fede che animò in tutti questi anni sloveni, italiani e croati e li accompagnò nel quotidiano lavoro dei campi e delle officine. Dieci anni sono trascorsi da quando la gloriosa Armata Popo- lare Jugoslava rendeva libera questa terra, da quando quegli stessi combattenti deponevano il fucile e davano inizio alla ricostruzione. La cittadine, i villaggi, i campi persero presto i segni della guerra, si rinacquero. Ora questa battaglia può essere portata avanti in seno alla più grande famiglia socialista della Jugoslavia. La folla raccolta sotto un mare di bandiere era lì ad esprimere, mercoledì, ohe si era chiuso un capitolo della nostra storia e che un altro se ne apriva: un nuovo periodo che è garanzia di nuove Le manifestazioni nel distretto di Buie Anche se la firma dell'accordo su Trieste era attesa già da mesi, il suo annuncio è stato accòlto festosamente da tutte le cittadine de1) distretto di Buie. Nel capoluogo del distretto le voci della prossima firma erano circolate la mattina e con esse alle finestre cominciarono ad apparire anche le prime ban diere, che diventarono centinaia quando alle quattro pomeridiane di martedì veniva pubblicato anche i! testo del Memorandum firmato a Londra. Oltre tutta la piazza fu issato un festone sui quale a lettere cubitali era scritto: «Viva Buie jugoslava». Sotto di esso s’erano venuti ad ammassare tutti quanti potevano abbandonare le case, vecchi, uomini, donne e ragazzi, per ascoltare dagli altoparlanti le ultime notizie. Alle prime ombre della sera sulla piazza era tutto un garrire di fiaccole mentre sulle alture circostanti Buie grandi fuochi di gioia mandavano al cielo il loro riverbero rossastro. Discorsi, accolti entusiasticamente dalia folla, furono pronunciati dai compagni Vanja e Bonetti. «Il popolo di questa zona è sicuro di trovare il suo pieno sviluppo solamente nell’ambito della Jugoslavia — ha detto nel suo discorso il compagno Vranjicam — sviluppo che gli viene garantito dal sistema socialista, dai rapporti socialisti, dalla gestione operaia e dal rapido sviluppo economico. Coscienti dì questa luminosa meta, le genti del nostro distretto hanno strenuamente lottato ed hanno finalmente ottenuto anche questo grande giorno — ha concluso il segretario del Comitato Distrettuale della Lega dei Comunisti. Anche nella ridente cittadina di Umago nelle prime ore del pomeriggio di martedì si vuotarono rapidamente le vigne, dove la vendemmia era al suo pieno ritmo, e la popolazione si riversò nelle vie e nelle piazze di Umago dove verso le 17 si formò un grande corteo che percorse le vie e le piazze della località. Anche dopo le vibrate parole dei compagni Medica e Gre-gorovió, la manifestazione e la gioia popolare si protrassero sino alle tarde ore della notte. A Cittanova gli oratori parlarono alla massa che gremiva la sala della Casa di Cultura. Anche qui frequenti ovazioni interrompevano i relatori per inneggiare all’awenuta riunione alla Jugoslavia. Manifestazioni e comizi si sono svolte in tutte le località e nel centro di Verteneglio dove alla popolazione riunita ha parlato il compagno Gorian. Plavje in festa Oltre al vessillo sloveno che garrisce sul campanile, ogni casa ha il tricolore jugoslavo alla finestra. Plavje, in festa, ìia atteso la commissione jugo-angh-america-na per la delimitazione del nuovo confine ed ora s’appresta ad accogliere la gloriosa Armata Popolare Jugoslava conquiste e di alti destini socialisti. Alla folla di oltre 20 mila persone che si pigiava in piazza della Rivoluzione a Capodistria ha parlato mercoledì 6 il compagno Julij Beltram. «Noi siamo qui riuniti — egli ha detto — ncn più per gridare «vogliamo!», ma per prendere atto tutti insieme che questa terra è Jugoslavia: Oggi noi non possiamo che sentirci soddisfatti per la fine trasformarono in cantieri di lavoro, di una lotta che durava, dia 10 anni. Alla luce delle passate vicende va appunto guardato l’accordo di Londra». Dopo aver tratteggiato per sommi capi la storia del problema di Trieste, il compagno Be'tram ha colsi proseguito: «Ogni cosa che a-vevamo bisogno di importare dall’estero, ogni tonnellata di grano 'era in qualche modo legata a Trieste e serviva di pressione sulla Jugoslavia ... Ma con l’accordo sono cadute le pretese imperialiste italiane sui nostro territorio, e non solo ci siamo ancora di più avvicinati a Trieste, ma ci sono stati riconosciuti diritti fondamentali in quella città dove vive una nostra minoranza nazionale. Finalmente è liquidata una base imperialista internazionale dalla quale partivano le più strane manovre contro la Jugoslavia. «Per questo — ha sottolineato inoltre il compagno Beltram — noi possiamo ritenerci soddisfatti dei risultati raggiunti, certi che la lotta del popolo sloveno non si arresta. Lo speciale statuto sui diritti delle minoranze, allegato all’acoor-do, è di particolare importanza, e dalla sua applicazione pratica dipenderà lo sviluppo dei rapporti italo-jugosiavi nel futuro». Il compagno Beltram ha quindi cosi concluso : «Con questo accordo sono cadute certe particolari condizioni che frenavano lo sviluppo del nostro distretto, ma ricupereremo in breve il tempo perduto, investendo in tutti 1 settori e creando ©osi nuove fonti di benessere per il popolo lavoratore». Ha quindi preso la parola il compagno Mario Abram, il ouale ha esaminato i principali punti dell'accordo fra la Jugoslavia e l’Italia sul problema di Trieste. Egli ha fatto rilevare che questo è stato raggiunto sulla base della più completa uguaglianza. Continuando, ha detto ohe raccordo in questione è un grande fattore positivo nell’interesse della' pace generale ed è dovuto massimamente agli sforzi compiuti dalla buona volontà jugoslava. «Oggi noi ci impegniamo a moltiplicare gli sforzi per l’edificazione socialista nel nostro distretto, e la nostra esperienza — ora che è stato tolto di mezzo l’equivoco del problema di Trieste — potrà tornare utile ai lavoratori italiani nella loro lotta sociale». PROTOCOLLI AGGIUNTIVI Nella nostra edizione straordinaria, uscita la sera del martedì. 5 corr. abbiamo pubblicato un testo riassuntivo del Memorandum d’intesa e gli allegati allo stesso, nel testo integrale. Pubblichiamo oggi i principali protocolli aggiuntivi al Memorandum stesso. Porto franco Lettera dell’Ambasciatore d’Italia a Londra all’Ambasciatore di Jugoslavia: In vista della inapplicabilità delle disposizioni dell’Allegato Vili, del Trattato di pace con l’Italia relative ad un regime internazionale del Porto Franco di Trieste ed in relazione all’art. 5 del Memorandum d’intesa parafato oggi, il Governo italiano invita if" Suo governo a partecipare con gli altri Governi interessati ad una riunione in data prossima pei consultarsi circa la elaborazione delle misure necessarie per applicare, nel quadro della situazione esistente, gli articoli da 1 a 20 dell’Allegato Vili, del Trattato di pace con l’Italia allo scopo di assicurare il più ampio uso possibile del Porto Franco in armonia con le necessità del commercio internazionale. Nelle more delle soprammenzionate consultazioni, il Governo italiano emanerà norme preliminari per regolare Fammi 1 nistrazione del Porto Franco. SEDI CULTURALI Lettera dell’Ambasciatore d’Italia a Londra all’Ambasciatore di Jugoslavia: Il mio Governo desidera informarla che, nell’assumere l’amministrazione della zona per la quale sarà responsabile in baso alle disposizioni del Memorandum d’intesa parafato oggi a Londra, esso renderà disponibile una casa in Roiano o in altro sobborgo da essere adibita a sedo culturale per la comunità slovena di Trieste e metterà altresì a disposizione i fondi per la costruzione e l’arredamento di una Leggete e diffondete LA NOSTRA LOTTA nuova sede culturale in via Petronio. E' confermato che anche il «Narodni Dom» a San Giovanni è disponibile per essere adibito a sede culturale. E’ inteso dal mio Governo che per parte sua il Governo jugoslavo è disposto a prendere in favorevole considerazione le richieste fatte da organizzazioni culturali italiane per ottenere ulteriori locali per le loro attività culturali nella zona che viene sotto l’amministrazione jugoslava. Risposta dell’Ambasciatore di Jugoslavia a Londra, all’Ambasciatore d’Italia: Desidero ringraziarLa per la Sua lettera del 5 ottobre 1954 relativa alle sedi da mettere a disposizioni di organizzazioni culturali slovene in Trieste e nei suoi soborghi e di informarLa che il Governo jugoslavo ò pronto a prendere in favorevole considerazione richieste di organizzazioni culturali italiane intese ad ottenere ulteriori locali per le loro attività culturali nella zona che viene sotto amministrazione jugoslava. Uffici consolari Lettera dell’Ambasciatore d’Italia a Londra all’Ambasciatore di Jugoslavia: Ho Fonore di riferirmi al Memorandum d’intesa parafato oggi a Londra e di chiedere se il Suo Governo è d’accordo a che il mio Governo apra un Ufficio in Capodistria per lo svolgimento delle funzioni consolari nei riguardi del territorio che verrà sotto amministrazion^ jugoslava in base alle disposizioni del Memorandum sopra menzionato. Nel caso che il Suo Governo sia d’accordo, il mio Governo si propone di nominare un Console a capo di tale Ufficio. Sono in grado di dichiarare che il mio Governo, per parte sua, è pronto ad approvare la conversione della rappresentanza jugoslava a Trieste in un ufficio per lo svolgimento delle funzioni consolari nei riguardi del territorio che verrà sotto l'amministrazione italiana ai termini del Memorandum d’intesa. Risposta dell’Ambasciatore di Jugoslavia a Londra all’Ambasciatore d’Italia: Ho Fonore di accusare ricevuta della Sua lettera in data odierna e di ringraziarLa per la proposta del Suo Governo relativa alla rappresentanza del Governo jugoslavo in Trieste. Il mio Governo si propone di nominare un Console Generale come Capo della sua rappresentanza a Trieste. Il mio Governo è d’accordo da parte sua, per l’apertura da parte del Suo Governo di un Ufficio in Capodistria per Io svolgimento delle funzioni consolari nei riguardi del territorio che verrà sotto l’amministrazione jugoslava. Le scuole menzionate nell’art. 4 dell’Allegato IL (Statuto Speciale) del Memorandum d’in tesa I. Scuole slovene attualmente in funzione nella zona che viene sotto Fam-ministrazione dell’Italia in base al Memorandum d’intesa: 1. ASILI INFANTILI a) Municipio di Trieste: Barcola, Gretta, via S. Fortunato, San Giovanni, S. Giacomo, Servola, San Sabba, Longera, Bazovizza, Trebiciano, Villa Opicina, S, Croce, Prosecco. b) Comune di Duino—Aurisina: Malchina, Aurisina, Duino; c) Comune di Monrupino; Monrupino; d) Comune di Sgonico: Sgonico, Gafa rovizza; e) Comune di San Dorligo della Valle: San Dorligo della Valle, Bagnoli. S. Antonio in Bosco, Domio. « 2. SCUOLE ELEMENTARI a Municipio di Trieste: San Giacomo, via San Francesco, Via Donadoni, Servola, Cattinara, Roiano, Sant’Anna, San Giovanni, Barcola, Villa Opicina, Prosecco, Santa Croce, Trebiciano, Gropada, Baso-vizza; v b) Aurisina, Sistiana, Duino, San Giovanni di Duino, Medeazza, Cerolje, Malchina, Silvia, San Pelagio; c) Sgonico, Sales, Gabrovizza; d) Monrupino; e) San Dorligo della Valle, Bagnoli, Sant’Antonio in Bosco, San Giuseppe della Chiusa, Domio, Ceresana, Pese; f) Stramare, Santa Barbara. 3. SCUOLE E CORSI PROFESSIONALI a) Municipio di Trieste: Scuola professionale industriale a Roiano, scuola professionale industriale a San Giovanni, corso professionale industriale a Villa Opicina (2 anni), corso professionale commerciale a Prosecco (2 anni), Corso professionale commerciale a Cattinara (2 anni), corso professionale a Santa Croce; b) Corso professionale industriale ad Aurisina (2 anni). c) Corso professionale industriale a San Dorligo della Valle (2 anni. I sopramenzionati corsi professionali saranno cambiati in scuole professionali in base alla legge italiana. 4. SCUOLE SECONDARIE Trieste: Scuola media inferiore via delle Scuole Nuove, San Giacomo; Liceo scientifico con sezione classica, via Lazzaretto Vecchio 9; Istituto magistrale, piazza Gioberti, San Giovanni; Istituto tecnico commerciale, piazzale Gioberti, San Giovanni. * IL Scuole italiane attualmente in funzione nella zona che viene sotto l’amministrazione della Jugoslavia in base a) Memorandum d’intesa. 1. ASILI INFANTILI Capodistria e le sezioni italiane negli asili di Isola, Pirano, Buie, Sicciole, Cittanova, Umago. 3. SCUOLE ELEMENTARI Umago, Verteneglio, Castagna, Cittanova, Capodistria, Pirano, S. Lucia, Sicciole, Buie, Grisignana, Mondano, San Nicolò, Isola, Prade, Semedella, Strugnano. 4. SCUOLE PROFESSIONALI (OTTENNALI) Capodistria, Isola, Sicciole, Buie, Umago, Cittanova e la sezione italiana della scuola dell’artigianato a Capodistria. 5. SCUOLE SECONDARIE Ginnasio-Liceo classico a Capodistria, Liceo Scientifico a Pirano e Scuoia Tecnica Commerciale a Isola (2 anni). BASO VIZZA S GIUSEPPE i STANDARD Oli SAGN OU1 SBOCCO MUGG/A Sottile ZAULE LAZZA VECOJ/A •SSCQVOLO A 'MILOcatl barbara • CAB VA TINI © COLOMBAIO iPALBCNKCO *2jpABfBB *&BOSW/ g) plav/a .scon LE PROSPETTIVE DI CAPODISTRIÄ IL tracciato del nuovo confine Verso TRIESTE ('linea, nera marcata) CìònadUetit ISOLA Matrimoni: Bosich Mario di anni 22, agricoltore, con Stipancich Vittoria di anni 20 operaia; Savron Giovanni di anni 45, agricoltore con Stipancich Anna casalinga di anni 26. Decessi : Grbec Francesco di anni 39 minatore; Matelich Giovanni di anni 52 agricoltore. CAPODISTRIA Nascite: Skergat Danilo di Dragutin e'Stan Kvèrina; Sokolić Marino di Marijan e Barbarie Elda, Sosič Tamara di Miroslav e Hrvatin Olimpia; Bolčić Boris di Jožet e Poropat Valeria; Beržan Nedjan di Benito e Prodan Paimira; Apollonio Marina Nevia di Italio e Pierina Požrn; Petronio Vili di Aldo e Maria Rihter; Barzan Goran di Giulio e Egidia Vatovec; Kodarin Silvo di Riccardo e Jurinčić Lidia; Vodopia Marino di Mario e Pa-renzan Rita; Jurišević Zdravko di Mirko e Fohlen Emilia. Decessi: Kariš Dušan di anni 3. Matrimoni: Scher Bruno, falegname con Marsich Caterina casalinga; de Bassa Aldo, autista con Amahen Josepina impiegata. (Continua dalla I. pagina) prove sufficienti della nostra volontà perchè questo problema economico venga risolto.» Il compagno Miha Marinko ha quindi parlato del futuro di Capo-distria ed ha detto: «Noi non abbiamo pensato di fare di Capndistria una Sušak del periodo fra le due guerre mondiali. Capodisttria non può divenire quello che fu Sušak poiché non ne ha le condizioni basilari, poiché non ne ha le possibilità economiche, e sarebbe assurdo andare alla ricerca di mezzi. Il timore dei triestini è infondate, poiché noi abbiamo già un notevole traffico marittimo, abbiamo porti già costrutti e in costruzione. Il porto di Capodistria dovrebbe svilupparsi in misura da soddisfare le necessità locali, cioè della popolazione che verso di esso gravita direttamente. Il Porto di Capodistria dovrà servire al traffico richiesto dell’attività economica non soltanto del capodistriano e del buiese, ma anche delle rimanenti zone del litorale giù legate a Trieste. D’altro fante il problema del porto triestino è questione di negoziati. Vedremo in quale misura il porto di Trieste sarà per noi utile. Miha Marinko ha poi sottolineato l’importanza di fare quanto possibile per organizzare il traffico di frontiera, naturalmente fls anche dall’ultra parte si procederà alla soluzione del problema con senso di opportunità «La Repubblica Popolare Slovena — ha detto Miha Marinko — farà ora tutto quanto è necessario per eliminare le difficoltà di coloro che per la loro occupazione a Trieste hanno bisogno di recarvisi. Capodistria dovrebbe divenire un centro regionale, il centro del Litorale meridionale, come Nuova Gorizia è il centro del Litorale settentrionale. Dovrebbe svilupparsi in modo da attirare quella popolazione ciré attualmente vive in condizioni di disagio. Una strada è già in costruzione; ora è necessario costruire un tronco ferroviario di 27 chilometri, ed altri obbiettivi per la cui edificazione esistono le possibilità.» Il compagno Ivan Regent ha definito raccordo un contributo al consolidamento della pace e alla prospettiva di un futuro sviluppò dei rapporti tra Italia e Jugoslavia. Egli ha detto -tra l’altro: «Dopo la prima guerra mondiale il sovrano italiano, Vittorio Emanuele III, dichiarava solennemente al parlamento di Roma che gli Sloveni della Regione Giulia avrebbero goduto di tutti i diritti e che la democraz : italiana è civiltà italiana. Ha dato insomma le migliori garanzie per i! rispetto dei diritti degli Sloveni. Tutti noi sappiamo che l’Italia purtroppo non ha mantenuto queste promesse. Ora, dopo la firma dell’accordo per Trieste, il presidente Sceiba ha sottolineato che l’Italia si atterrà fedelmente a quanto concordato e che gli Sloveni avranno garantiti tutti i diritti dell’uomo. Mi auguro che ciò diventi realtà e che in Italia si cominci a fare quanto si dice. Dopo la guerra abbiamo offerto a Roma una mano fraterna ed abbiamo cercato di dimenticare ciò che ci è statto fatto di male prima e durante la guerra popolare di liberazione. Oggi osserviamo in Italia luomini che iciò comprendono, che non v’è maggiore crimine della diffusione dell’odio fra i popoli. «Mi auguro che in Italia aumenti, d numero idi coloro che sono proti a diffondere l’idea dell’amicizia tra l’Italia e la Jugoslavia, di coloro che sono pronti ad. aprire, gli occhi al popolo italiano e a dire ad esso che la storia ci ha posti gli uni accado agli altri-e che per la x>ace e per noi, la cosa migliore è vivere in rapporti amichevole. Perchè ciò sia raggiunto, da parte nostra continueremo ad agire in questo senso. Avremo compiuto allora una grande opera e le future generazioni benediranno coloro che hanno firmato l’accordo per Trieste, cioè un accordo più normale non soltanto per la popolazione triestina, ma anche per i popoli di Jugoslavia e di Italia.» Il massimo di quanto si poteva raggiungere (Continua dalla I. pagina) avremo allora sufficiente garanzia per una assai favorevole regolazione del traffico di frontiera. «Per la popolazione del distretto cfiTLa-podistria, come anche per quella dei territori limitrofi, particolarmente del Carso e delFIstria, la perdita di Trieste rappresenta un grande problema. La popolazione del Litorale perde ora un altro centro economico, culturale e politico: Trieste, ancor più importante di quello già perduto di Gorizia. Capodistria non potrà colmare tale perdita. Dovremo provvedere col facilitare quanto più possibile il traffico di frontiera in quei settori. Cosa che, a mio avviso, dipende in primo luogo dalla buona volontà dell’Italia. La Repubblica slovena inoltre, con la riedificazione di Capodistria, con il miglio- ramento dei legami della cittadina col retroterra tramite strade e ferrovie, con l’edificazione dell’industria, con l’istituzione di legami marittimi e migliorando le condizioni di alloggio, sanitarie, dell’istruzione, farà quanto è possibile per risarcire almeno in parte la nostra popolazione della grande perdita. Senza tema di esagerare, affermiamo che questo accordo significa anche una storica svolta nei rapporti tra Jugoslavia e Italia e che esso, malgrado gli enormi sacrifici che abbiamo dovuto sopportare per raggiungerlo, rappresenta uno storico successo per il miglioramento della nostra posizione e del nostro prestigio internazionale. Ritengo che l’unità dei popoli jugoslavi — manifestatasi anche F8 ottobre dello scorso anno e che ha smentito nel modo più efficace tutti gli intrighi di coloro che hanno voluto presentare il problema triestino come un problema locale del nazionali^ smo sloveno — ha dimostrato che la questione di Trieste è profondamente sentita da tutti i popoli jugoslavi, che essa è realmente un problema jugoslavo. Esso ha comprovato la ferma volontà di tutta la Jugoslavia di non acconsentire ad alcun diktat, ad alcuna avventura. Proprio questa unitaria resistenza, manifestatasi dopo F8 ottobre, ha più che tutto contribuito alla eliminazione dalFordine del giorno di questo doloroso problema nei rapporti tra Jugoslavia e Italia. »Ritengo che tale soluzione corrisponda, per adesso, nel miglior modo sia ai nostri interessi nazionali che al miglioramento dei rapporti fra Jugoslavia e Italia e al rafforzamento della pace nel mondo. Perciò ritengo necessario esprimere lui lo il riconoscimento per Fattività svolta dalla nostra Segreteria agli esteri, in «articolare dal nostro ambasciatore a Londra, compagno Velebit, che, in relazione a questo problema, ha assolto in quest’ultimo anno questo compito ecce rionalmente difficile e delicato. «Credo non sia necessario rilevare che sono pienamente d’accordo con le parole pronunciate dal «residente della Repubblica compagno Tito. In particolare bisogna sottolineare che proprio grazie ai suoi meriti questa soluzione contribuirà nuovamente all’ulteriore rafforzamento della fratellanza e dell’unità dei nostri popoli in quanto il popolo sloveno è conscio che non avrebbe mai potuto raggiungere questi successi che aprono agli sloveni in Italia nuove prospettive, se non ci fosse stata una così decisa e compatta azione dei popoli jugoslavi, di cui, sotto la. guida di Tito, hanno dato prova SCELBÄ AL „BORBA" (Continua dalla l. pagina) Domanda: Quali prospettive sono auspicabili per la collaborazione tra i nostri paesi, secondo le vostre previsioni, signor presidente? Risposta: Essendo stati eliminati gli inciampi che si manifestavano nei recenti oolloqui', la normalizzazione dei rapporti tra i nostri due paesi e la loro collaborazione, saranno un risultato spontaneo, favorito appunto da quelle circostanze economiche e geografiche, che ho fatto presenti. Desidererei, però sottolineare a questo proposito che una applicazione liberale e concorde delle norme previste nello statuto dei gruppi etnici contribuirà certamente a instaurare nuovamente una collaborazione piena di fiducia tra i due popoli e accelererà il processo della distensione tra i due paesi, cosa che auspico vivamente nell’in-tereisse dell’Italia, della Jugoslavia e della pace europea. Domanda: Essendoci ancora nei rapporti tra Jugoslavia e Italia, questioni ohe dovrebbero venire risolte, desidereremmo sapere se il governo presieduto da Vostra Eccellenza abbia l’intenzione di formulare progetti e proposte concrete Risposta: Certamente ambo le parti si accingeranno allo studio di progetti e proposte per la soluzione di alcune questioni rimaste ancora insolute. Nel frattempo, la cosa fondamentale è — lo ripeto — continuare risolutamente a instaurare e a rafforzare l’atmosfera della fiducia reciproca. Sono felice, perciò, di rivòlgermi in quest’occasione attraverso la «Borba» all’opinione pubblica jugoslava più qualificata, per esprimerle questa mia convinzione». BUIE Nascite: Macan Vesna di Giovanni e Vascotto Mercedes ; Petkovič Mladen di Alessandro e Zanharč Djurdjioa; Sepie Nadia di Marcello e Antcnac Letizia; Pavič Srdjan di Kasijan e Stančević Maria; Stančić Pierina di Petar e Stančić Iva na; Djurdjević Luigino di Giuseppe e Franceschini Fausta; Kraljević Marino di Eugenio e Posede! Maria; čelom Srdian di Ivan e Doc Maria; Kersikla Osvaldo di Bruno e Busdachìn Sadina; Jelič Vai-ter di Riccardo e Razza Guerrina; Jelič Srdjan di Fiorentino e Silvie Anna. UMAGO Matrimoni: Balija Dragutin d: anni 44 bandaio, con Brglac Anna casalinga d.i anni 39 ; Medica Antonio, agricoltore di anni 23 con Mejak Ljuba di anni 21, casalinga; Batinić Gabro-Miro, ufficiale del l’AP con Mažar Manda, impiegata di anni 22 ; Lučić Mirko, ufficiale deM’APJ di anni 28 con Grass! Bruna, operaia di anni 19. Decessi: Muggia Graziella, casalinga di anni 33; Vittor Angela, ca salinga di anni 78 ; Despctović Giorgio, militare dell’APJ di anni 21 ; Bernić Antonio, marittimo di anni 68. Nascite: Travaš Goran di Branko e Travaš Darinka; Ljubljana Maria di Antonio e Codiglia Amalia; Krajnović Željko di Dimitrije e Mandarić Darinka. AZIENDA COMMERCIALE - PIRANO „ml APR O“ in occasione dell annessione alla Jugoslavia socialista invia al proprio collettivo e a tutto il popolo le migliori felicitazioni. LA VENDEMMIA IN ISTRIA POLA, ottobre — Estate tardiva, quest’anno. Tarda e strana nello stesso tempo. E’ per questo che la vendemmia ha ritardato di qualche settimana, mentre gli occhi ansiosi dei nostri viticoltori andavano ogrni sorger del mattino1 ed al calar del sole, scrutando il cielo per scoprirvi, o meglio per non sco-rirvi, quedehe indizio foriero di grandinate. Alfine, ccn l’a’iegria dettata dalla tradizione, la vendemmia in Istria ha avuto inizio. In lungo ed in iargo in questa nostra beila- penisola, dove c’è la vigna è cominciata la sagra dell’uva; i grappoli lucenti si staccano com un taglio netto della «kusirica» dalla, vite che li ha gei-mollati e nutriti, per la gioia dell’agricaltore e per i bisogni del consumo. Non per tutto quest’anno l’uva potrà essere raccolta dai contadino con il sorriso sulle labbra. In alcuni posti, in quel di Parenzo, di Rovigno, di Vi-signano, la grandine ha picchiato1 sui filari di viti, distruggendo il cento per cento del raccolto. Per fortuna ciò non è successo dappertutto e in media le viti dellTstria fruttano quest’anno urna vendemmia non molto distante dalla migliore. In compenso la qualità dell’uva è dappertutto soddisfacente. Nell’ultima quindicina di settembre, si è fatto sentire un caldo particolarmente forte, che ha assicurato ai grappoli l’assimilazione di alte percentuali di zucchero. La gradazione del vino sarà quindi alta e, tenendo conto che le Cooperative vinicole pagano il vino per grado (quella di Parenzo ha fissato il prezzo d’acquisto in Dinari 1,60 per grado), qùesto beneficio aiuterà i viticoltori più danneggiati dai temporali a sopperire alle perdite- in generale i tecnici delle cantine vinicole prevedono che i tini daranno un vino di prima qualità» che speriamo di assaggiare anche noi, lavoratori delle città istriane, nei vari obiettivi alberghieri. La vendemmia istriana costituisce il più bello ed attraente spettacolo delia nostra campagna. Tutti sono mobilitati, nei giorni di raccolta, affinchè il più presto possibile il frutto del lavori) di un’annata venga messo al sicuro. In queste prime giornate autunnali, con il cielo ripulito dal primo «bo- rine» (portatore dei raffreddori inaugurali) i campanili dei villaggi si stagliano nell’azzurro svettanti, circondati -da un'atmosfera gioio sa. Dalla vite alila bigoncia e da questa alla «castellana» vanno i grappoli dolci, mentre le cantine, rimbiancate di fresco, spalancano le porte sulle viuzze e sulle calli Uno ad uno i filari delle viti rimangono spogli dell’uva e soltanto i pampini restano a vestire i tronchi ; poi a poco a poco anch’essi, secchi e rosseggiami verranno staccati dal vento. Intanto i lenti buoi trainano il prezioso raccolto nei tini, dove tra giorni comincierà a ribollire il mosto biondo o violetto. Il succo del grappoli verrà affogato nel liquido torbido gorgogliante nelle botti e tutta l’aria dei villaggi sarà impregnata da un caldo fiato dolciastro, misto di miele e di frumento. An- . che le pietre quadre del selciato saranno impiastricciate di vinacce $ di mosto colato. Vecchi e ragazzi sono sul campo in questa stagione per prender parte aH’avvenimento campagnolo. Lungo le «cavedagne» vanno e ven- gono le «brente» ricolme di malvasia, moscato, borgogna, teran, ir un’apoteosi di colori e di aromi. 1 bambini hanno le guancie spruzzate ed attaccaticele per l’ultima «sbafata» d’uva deH’amno. Poi qualche grappolo ne mangieranno ancora spiccandolo dai chiodi infissi nelle travi della soffitta, poiché è usanza delle nostre vecchie istriane, mettere ad appassire una scorta di uva da tavola, quella più solida, da sgranulare anche dopo qualche mese. Le verdi vigne sono dappertutto popolate, le famiglie al gran completo prendono parte all’azione. Così dappertutto nell’Istria, da Parenzo a Pinguente, a Dignano, a Umago, Buie, Medolin-o, Cittanova, Rovigno, Capodistria, Visignano, Isola, eccetera. Dai centri maggiori molti lavoratori usufruiscono delle ferie annuali per recarsi in campagna ad aiutare parenti ed amici, per vivere assieme le giornate liete eid indimenticabili della vendemmia- Per il successo della quale facciamo i nostri auguri a tutti i viticoltori istriani. R. FARINA «VIA COL VENTO» IN PROIEZIONE A CAPODISTRIA NEI GIORNI 14, 15, 16 E 17 OTTOBRE UN COLOSSO IN TECNICOLOR. CHE DEVE ESSERE VISTO. SCOMODIAMO, MA SOLO UN PO’, I DEFUNTI DI UN TEMPO Congiure e assassini nella Pola del passato Dicono vecchi annali che intorno il 120 -d. n. e. Raspa-ragano, re dei Rossaìlani, vinto da Adriano, si ritira va a Pola a vita privata in una villa a Scoglio Olivi dove venne sepolto con il figlio. A Fola egli assunse i) nome di P- Elio, in adulazione di Adriano. Ancor oggi vengono conservate a Scoglio Olivi le antiche vestigia di ville romane. In un piccolo recinto si elevano a) cielo piccole colonne e qualche pietra. Un vecchio olivo, con le sue fogile grigio-verdi, dona un colore particolare a queste vestigia circondate, quasi soffocate dal vivace mondo del lavoro nel Cantiere navale. Per i visi- tatori è questa una delle piò interessanti caratteristiche del Cantiere. che fare con la schiavitù in proprie mani la somma dei cui teneva il proprio popolo pubblici poteri, per oonces durante gli anni quando non era «penitente-» ... siane dei patriarchi di Aqui I:ia. Ma, con il consolidarsi Però non tutti i «grandi)) che venivano a Pola erano destinati a lasciarvi la pelle per punizione. Si ricorda ad esempio, che nel 1060 circa, Salomone, re d’Ungheria, trovava asilo a Polla presso il cognato Uldarico, marchese d’Istria. Salomone non si... trovava molto bene a casa sua per cui preferì respirare l’aria fresca della nastra costa. Dicono anti-ohi documenti ohe egli visse penitente e morì santo- così che gli appiopparono un Molti secoli più tardi Pola era teatro di sanguinose lotte per il potere. Rimane ancora adombrata dalla leggenda la rivolta popolale del 1331 che determinò la fine della signoria dei Ca-strcpol-a con la loro espul- di L a personale R. Hlavaty E’ aperta nella «hall» dell’albergo Triglav a Capo-di-,stria una mostra del pitto sione dalla città. Era questa re Robert Hlavaty. Questa una «illustre» famiglia di vassalli aquileie-si che da prima si denominò «de Pola» e poi, ottenuto in feudo di abitazione il castello, «de Castro Polae». Le famiglia personale dell’artista sloveno di Trieste riunisce circa 30 acquarelli che rappresenta-' no la più recente produzione del Hlavaty. Visitando questa mostra si «Beiatoi» accanto al nome, ti- suddetta giunse un po’ alla ha subito l’impressione che telo, che non ha niente a volta a concentrare nelle IPpSt > f>> * * . II :1 essa posisa dividersi in due parti ben distinte: Della prima serie non si può dire che bene. Incontriamo lavori contras-segnati da titoli come «Piccolo cantiere», «Baracche,», «Case del litorale». In essi troviamo un sapiente gioco di colori: azzurri alternati ai gialli, ma sopratiutto neri e rossi pastosi -che col loro contrasto servono egregiamente a puntualizzare un’atmosfera, un «-racocunto'» quasi-Non a caso abbiamo detto «racconto», perchè Robert HIa-vaty ci comunica 1’impression e che si prova davanti alle pagine di certa narrativa moderna. Se ci fosse permesso insistere su questo- '-tasto, se potessimo effettivamente "stabilire un paragone con le pagine di alcuni della loro potenza, i Castro pola, che assunsero i-1 titolo di «capitani generali e perpetuali» straf fecero nell’esercizio ideile toro mansioni : erano ambiziosi, audacemente litigiosi, avidi' di denaro e di poteri, tanto da essere spesso autori di soverchierie e di prevaricazioni. Venne organizzata una congiura a capo della quale si trovava la famiglia degli tonatasi, del partito cosiddetto «popolare». Il venerdì santo di quell’anno ebbe luogo una processione religiosa nella file della quale si trovava un drappello di congiurati, camuffati con le tonache dei «fratelli di S. Stefano» (!). Quando la processione giunse all’altezza della chiesa omonima, i congiurati estrassero le armi e fecero uina carneficina de-i Caistropola presenti e dei loro fautori ; un secondo drappello contemporaneamente irrompeva nel castello e pu gnalava i rimanenti Castro-po-la. Narra la leggenda che un solo bambino, l’ultimo rampollo dei Castro-po-la, venisse salvato dai servitori dell castellilo. Il bambino venne calato con una corda giù dai bastioni, si racconta, e’ ricoverato nel vicino convento di S. Francesco. Ma la rivolta ebbe un altro esito, e i f-aititi s'allontanano dalla leggenda- Liberatasi dal Capitanato patriarcale e dai fautori della signoria, la -città era minac- Dal mondo dol dnema VuX f;: II I' ■ H I //* -- i 1-1 film «Via col vento», tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mitchell, Nadja Poderegin, la bella interprete dei nostri più recenti film, ha ricevuto vantaggiose offerte da case cinematografiche straniere scritto nel decennio che va dal 1926 al 1936, è il più grande colosso filmistico della cinematO'graiia mondiale, lungo iben 5950 metri e -della durata di quattro ore. La lavorazione del film è stata iniziata da David O. Selznick, il q-uale ha dovuto rinunciare al montaggio causa le enormi spese, e cedere tutti i diritti alla famosa casa americana M. G. M. che ha organizzato la prèndere del film il 15 dicembre 1939 nella città di Atlanta, dove, per Foc-casione, il sindaco ha indetto tre giorni di festeggiamenti ufficiali. Sino ad oggi -il film è stato visto da ben 150 milioni di persone in tutto -il mondo. La prima parte del film è circoscritta al periodo deda guerra di secessione americana e al suo sviluppo nello S-ta-to -della Georgia. Le figure centrali del romanzo, come pure dei film, sono rappresentate dai grandi proprietari terrieri, i quali stanno Crollando. Essi sanno che il sistema di vita -passato non ritomera più. Vedono rovinare il proprio mondo, con il quale spariranno pure loro per cedere il posto ai poco scrupolosi businnesmen del Nord. I sudisti aspettavano Finizio della guerra sopravalutando le proprie forze, così vanno incontro alla sconfitta. Chi riuscirà ad uscire salvo dalla guerra sarà ridotto alila miseria. Pochi sudisti si sapranno orientare durante la guerra, fra queir Scarlett -O’Hara, l’eroina del film. La seconda parte della pellicola ci riporta al periodo immediatamente dopo la vittoria nordista. La vita si normalizza e nuovi nomi vengono alla ribalta, alcuni con successo, altri invece falliscono. Scarlett -O’Hara lotta per la vita e per riavere i propri possedimenti senza guardare ai mezzi. Due disgraziati matrimoni però non permettono -a questa donna di trovare la felicità nella vita. scrittori realisti conitemp-oira- data dalle soldatesche gori- Pola, Porta Aurea nel XVII secolo L'AMORE Ai LUME DI NASO L'odorato come via maestra all'avventura sentimentale Qualche numero addietro parlammo brevemente dell’uso dei profumi nei tempi, Oggi vogliamo occuparci dell’organo attraverso il quale avvertiamo il senso dell’odore. Non per darne una de- to —- quando c’è — purché l’eterna vicenda della vita compia il suo cid-o. Ma avvenuta la fecondazione — osservano i più illustri botani-exi — le piante perdono l’acre odore e i fiori il profumo, scrizione anatomica, il che che -prima emanavano per rinon vuole e non può essere oggetto di un articolo breve sione violenta della conquista. A tale proposito diremo che un -precetto dell'antichissima religione Bramirne,t dice testualmente: «le parti da baciare sono la bocca, gli occhi, la gola, il petto', d seni, le ascelle e ... l’ombelico!» Ta- oome questo, ma per vedere la sua importanza quale intermediario nella trasmissione dell’emotività che i profu- confermerebbe il fatto che i chiamare gli insetti. E se dob- li forme rituali si leggono nel bi-am-o credere al grande Sha- Vasyayama e trovano riscon- kespeare le piante sono sensi- tro nel Corano dei Mussul- bi-li anche all’odore emanato mani con espressività ancor dal corpo degli uomini. Lo più accentuata. mi esercitano sul-Fuom-o. Vi diremo pertanto che in quella -parte della mucosa na-salé, cihe costituisce la cosidetta regione olfatoria, risiede il bulbo olfatori-o, il quale percepisce le sensazioni odorose aspirate dal naso. Sarà facile pertanto comprendere l’importanza -di questo bulbo e delle sue funzioni quando si pensi che l’odorato ha anche un ness-o -assai stretto con il gusto, per cui uno che abbia il naso ostruito (fenomeno frequentissimo nei raffreddori) non solo non potrà apprezzare l’odore, ma nemmeno il sapore dei cibi. Al contrario di quanto -potrebbe sembrare, il seoondo male non è il peggiore. L’impossibilità di avvertire gli effluvi — che notoriamente esercitano un ruolo importantissimo nell’eròtica, e non solo degli uomini — priva l’individuo -delle più piacevoli sensazioni. Seoondo il ginecologo Giessler, infatti, gli effluvi esercitano la Iotq Singalesi costruiscono le loro ^bbe ragione, quindi, il d,lle chiarissimo laringoiatra dr, capanne lontano dalle palme di cocco che, altrimenti appassiscono Michele Depangher, capodistriano di -nascita, che ambiva dedicare le sue ore di li- Osserviamo il regno anima- berta alla divulgazione di le: lo sviluppo degli organi consigli medici per il popolo dell’odorato di certi insetti mólto spesso infarciti di maschi sta a dimostrare -ab- roventi ironie contro gli alti bastanza eloquentemente che papaveri del palazzo «Che- la percezione degli -odori serve a sentire Tirritazione sessuale delle femmine. Tra i mammiferi, e persino fra i rettili; la -potenzialità odorosa si acuisce al massimo appunto nel periodo dei loro amori. Il grande Darwin osservava la stessa cosa sull’elefante che, in quel periodo, seceme un -liquido dal forte odor di muschio. ha», vulgo Municipio Terge-is-tino, infetto di lue irreden-tiistioa — a intitolare uno dei suoi opuscoli «Il naso nell’amore». G.B. nei, diremmo che quest’artista -triestino affronta e «narra» temi e ambienti che hanno fatto la fortuna del-l’uiltima narrativa americana e 'italiana. E lo fa -proprio con un piglio, per rimanere sempre nel paragone, alla Caldwell o alla Pavese, con tratti forti i decisi e un tantino bruschi. I particolari spariscono nella cura deilll’in-sieme, neU’assunto svolto di blocco. Ail-lo-ra n-cn importa più -la fedeltà alle proporzioni: una leggera «forzatura» serve- a ricostruire una compiuta, armoniosa realtà pittorica. Si vede -ad esempio come il quadro «Siesta nel meriggio») riesca a darci in un groviglio- -di figure appena sbozzate la pesantezza del sonno avvolto nella canicola estiva. - Tutta qui la «narrativa» di Robert Hlavaty, piegata in scorci -di immediata, quotidiana umanità- Quando la mano deU’artista non si muove su questo filo, a nostro avviso, il lavoro cede dì colpo-: -la pennellaita, da forte e concisa che era, s-i fa incerta, adugia nei particolari; i colori perdono d’in-oiisiv-ità e si ha qualcosa -di vagamente leccato, di gra-tuito come in un gioco. ziane setto- il comando di Pietro, signore di Pietra-pelosa che voleva conquistarla. La città venne «salvata» mercè "intervenite dell conte Federico di Veglia che si fece pagare per ciò una grossa somma di denaro. E poi ci furono trattative fra i pezzi grossi dellT-stria e Venezia. Indi fece .ritorno a Pola Na-scin-guerra ohe aveva- mantenuta nella nostra città p-e-r due decenni la tirannica signoria del Oaistrcpola. Ma i band immobili gli vennero confiscati dal tribunale consolare veneto. E ila storia continua. Storia di interassi e di lotte, di furti e di congiure, di assassinili e di precipitose fughe. Povera Pota, in quel tempo ! Alle lotte' successero distruzioni, saccheggi, incendi e poi la peste che infierì ripetutamente dal 1500 al 1631 quaind’elsisa, quasi disabitata, giunse ad avere, solo 600 abitanti. Dante, che, si .racconta, visitò la nostra città tra lì 1302 e il 1321 non ebbe torto a citarla (questo però lo dobbiamo al caso) nel nono canto delilTnferno-... L'interpol alla ricerca di conlrabbandieri di diamanti Uni biada di raffinati specialisti opera in tutto il mondo con mezzi tanto grandiosi da sbalordire le migliori polizie Il commercio illegale di saltò esser -stato un talk; -diamanti, che, con successo che era già sotto la sorve-Sta conducendo un’intera re- -glianza della polizia, perchè te idi contrabbandieri delle -sospettato di appartenere a miniere di diamanti deiirAf ri- un gruppo di contrabban-ca del Sud fino ai più noti diari -di diamanti di Antwer-agent-i di borsa di pietre pen. Ulteriori indagini porta-preziose ne-1 mondo, raggiu-n- rono alla scoperta del siate- STORICUS Il noto naturalista Cadel Deraux, nel suo lavoro «De Vatmosphere de la femme ei de sa puissance» sostiene che non la bellezza, non la dolce espressione -del viso, non la voce melodiosa, non le graziose movenze di una -donna costituiscono l’attrattiva mag- 2000 anni di omaggi ai vini istriani La coltivazione della vite quella Giulia, Gli a-mmini- azi-one sopratutto sul sistema grjore per jj maschio, bensì genitale degli uomini, degli «surtout Fènriis-sion voluptu- animali e anche delle piante. Non per nulla in primavera, la stagione degli amori decantata dai poeti di tutti i popoli, la natura tripudia di un’ebbrezza generale. Guardiamo un pò fra le piante: esse, che non possono muoversi dal luogo ove crescono, hanno a loro disposizione una quantità di messag- eus-e qui s’exale de. la surface du corp de la femrn-e» (sopratutto l’esalazione voluttuosa della superficie del corpo della donna). Purtroppo non sempre gli odori di certi corpi- femminili sono piacevoli e eccitanti, ma ciò si deve alla trascuratezza di usare acqua e sapone su quelle palli che, appunto, dovrebero e là produzione del vino hanno in Istria origini ra-mote, come è remota la medesima Storia della penisola. Il magnifico clima mediterraneo-fece sostare i vagabondi fug fuggitivi-di Giasone, fece a-n- stratori dei vigneti eesaria-ni avevano sede ad Abre-ga. Ancora 86 anni dopo la distruzione di Aquilea, Cassio-doro descrive ITstria popolata ,di uliveti e coronata di viti «per cui non a torto- di- che fece sostare i vagabondi cesi 0he lei sia la campagna che ambientare l’albero de- felice-, la dispensa del palaz-dica-to al culto di Bacco- An- zo reale». cora nella lontana antichità Nell Medioevo, con il sus- lTstria produceva il famoso di guerre, distruzio- vino «Pucino» che ornava 1-3 5 - • • , ti ni, peste ed altri malanni mense di Roma imperiale. Il ra’grfcoltura e con essa la viticoltura ebbe un ristagno. gerì alati — gli insetti — che diffondere l’effluvio erotico, s’i-ncaricano di trasportare il polline fecondatore'. Di un tanto si incarica anche il ven- così fortemente' -avvertii» dal masch-o, specie quando il primo bac'o scocca eoa la pas- ricehissimo Crasso possedeva in Istria immensi territori coltivati a vigneti ; mentre il console Pansa ne lasciò in eredità, nel pare-ntino, alla famiglia di Antonio ed a Francia, dove viene a preferenza adottato quale vino da taglio.» A-lla fine del secolo scorso i vigneti istriani vengono distrutti 'dai terribile, flagello della filossera, insetto importato dalla America; dopo la filossera, la peronoispera. I preti predicano che è un castigo di Dio. Ma la comparsa nelle nostre vigne delle viti -americane — importate dai Rovignesi — con la «Rupestria», la «Solo-m» e la «Riparla» permette ai nostri Artisti di Maribor a Lubiana (Dal nostro corrispondente) LUBIANA, ottobre — Che Lubiana sia veramente il principale centro culturale sloveno lo dimostra il fatto che, dopo aver visto la mostra dei «Quindici» di Lubiana e le opere di vari pittori triestini, ci è dato di assistere ora a una esposzione artistica di Maribor. Il padiglione di Jakopič è riu- In questa decadenza genera-le non mancavano i contadini, servi della gleba, che uscivano -dal-le cittadine muriate per scalzare, zappare, potare e legare le viti. Il «trèbbiaino», una delle più vecchie- viti coltivate in I-stria, prosperava ancora nelle campagne di Pisino. Ne-1 tredicesimo secolo sal- ge il fantastico guadagno an-nuo -di 70 mili ani -di dollari. Ciò è stato const atato da un gruppo di detectives della polizia internazionale, che già da molto tempo sta indagando su conto degli ignoti contrabbandieri. Il compito della polizia internazionale non è facile- 1 'contrabbandieri si conoscono -tra loro solo con degli pseudo-mini, e della vera identità dei propri colleglli non ne sanno nulla. Oltre a ciò essi si servono anche -di collaboratori esterni, per lo più turisti, i quali non sospettano che, portando oltre confine qualche pacchetto, diventano complici della rete di contrabbandieri meglio organizzata che cl (sia al mondo. La polizia ha dovuto volgere la prooria attenzione anche su certe alte personalità, specialmente da Quando, nel novembre dei 1953. sitrevò o-veisso l’ex ministre uruguaiano Eduard de Ar-tueiga una pietra preziosa del valore di 60 mila dollari. Una severa organizzazione è l’unico mezzo ohe permette ai contrabbandieri una attività indisturbata. Essi han -no preso- tutte le -misure p-ei non essere sco-oerti ben -sapendo che, in base alla legge sud-africana, per il con tra-bbando dei diamanti è prevista la -condanna- a morte. Per comunicare tra loro si servono di avvisi sui giornali. telegrammi cifrati e lettere. La milizia per puro caso è riuscita a scoprire un primo anello della ben cr ■ma usato dai contrabbandieri per avvisare i propri aiutanti dell’arrivo della merce. La gran parte dei diamanti viene riversata sui mercati mondiali a mezzo -di aeroplani, navi ei motoscafi. Il compenso per ogni diamante trasportato va 100 a 200 dollari circa. Da quando ha avuto inizio la caccia ai contrabbandieri, è aumentato il controllo delle stazioni di confine, mentre la banda ha incominciato a servirsi di tutti i mezzi possibili per sfuggire alle ricerche. Per il trasporto dei diamanti si adoperano di sòlito de-i comuni e veloci motoscafi che scaricano -il prezioso carico su zone deserte del-lTnghilte-rra e del mare del Nord e quindi speciali camions, muniti di radar, si recano sul luogo ove è stata depasta -la merce. Questa viene poi -.spedita ad Antwerpen, centro- di fama mondiale -per la lavorazione e il taglio delle .pietre- preziose. Fino ad Antwerpen i diamanti vengono fatti passare in varie maniere, persino con l’aiuto di piccioni viaggiatori. Questo metodo fu scoperto quando, in un giorno A tempesta, uno di questi piccioni si calò su di una fattoria. Quando un contadino accorse presso lo stanco animale, trovò, con gran meraviglia, legato ad una gamba dell’uccello, un diamante. Pochi sono i diamanti che rimangono in Europa. Circa il 20 per cento- va a finire in Asia e -nelle terre dei Medio Oriente, l’otto per ce-nca nelle terre deH’unione britannica, il 10 per cento nel-TAmerica- Latina e il resto nell’U.S.A. Si ritiene pertan- to che il maggior profitto di tale commercio illegale vada ad alcune persone statunitensi. La polizia internazionale già da due anni lavora alla scoperta della banda, ma ancor sempre si p-uò dire che si trovi al punto iniziale. Sii Percy, capo delle indagini, ritiene che in qualche luogo dell’America si nasconda l’organizzatore della banda, il cui arresto porterebbe alla scoperta dell’intera rete che tanto dà da pensare ai circoli economici e agli e-spenti -della polizia. La polizia , intemaziona-le, che è meglio di -tutti informata su questo affare, ritiene che i> momento della vittoria fina le non sia poi tanto lontano. Il prossimo anno — annunciò poco tempo fa un noto funzionario — noi potremo probabilmente raccontare l’intera istoria! Lentamente e sicuramente prepariamo il nostro intervento. SI mARGANO GLI ORIZZONTI SCIENTIFICI La registrazione delle immagini viticoltori la ricostruzione del patrimonio viticolo istr-ia- gamizzata catena. Un detect! no. Al posto delle viti col- Ve, che lavorava per la so-tivate ad alberelli si sostituì-. luzione- di problemi «di altro Nel mondo tecnico-scientifico sta’ spargendosi ormai un notizia che ha destato ampia -sensazione già al suo primo apparire. Si tratta delia regist-razio-ne magnetica dell’immagine!. E’, a dire il vero, un’idea alla quale si è arrivati per via di logica, ma le sue vaste passibilità di applicazione hanno Creato un tale scompiglio da pre. vedere in un vicinissimo futuro il sovvertimento totale di parecchi sistemi oggi io uso. L-a prima a risentirne gli effetti sarà però la cinematografia, e già alcuni noti scono quelle a filari equidi- -genere, lesse sui giornali il produttori -cinematografie' stanti. I metodi di lavora-zio- -seeue-nte annuncio sospetto: ne si uniformano. Le viti si «Pietro, ti -creso di metterti appoggiano sopra fili di fer- ij,n comunicazione con me, ro tesi fra pali -di frassino, evaridge. Paris. La mamma è acacia, ginepro e rovere. So- d’aiccomdo. Saluti T.M.H.«. la Maribor proletaria con la sua da vicino, visitando i campi, lo energia e rivoluzionaria classe fabbriche, i nuovi pozzi di petro- pavano dai P orti istriani le operaia. Con la sua cultura e con Ho, intrattenendosi con i contadi- la sua economia progredita essa ni c gli operai durante le ore di crea le condizioni per uno svilup- lavoro e di riposo. po sempre maggiore della Slovenia settentrionale. Questo importante momento della vita del nostro popolo, non poteva essere ignorato dai suoi artisti. Ed è per meglio rappresen- In tal modo gli artisti sloveni sono riuspiti a rispecchiare con successo, uno dei lati più vivi e palpitanti della nuova Slovenia socialista. scito appena ad accogliere nei suoi tarlo che essi vollero conoscerlo locali le opere di 11 pittori e di MAV1L tre scultori, i quali, con questa prima loro mostra .-ollpttiva del dopoguerra, sono riuscii ad avvicinare a noi quella parte delia Slovenia che ri era cosi poco conosciuta: la Slovenska gorica, il Prekomurje e il resto della Slovenia nord-orientale. Dopo la liberazione, la Slovenia settentrionale ha cambiato vol--o . sistema di vita patriarca) de ekomurje ha subito un cambiai anto radicale. Alte torri petrolifere sono sorte per dare nuo va sembianza a quelle regioni. Ha termine la secolare arretratezza economico-culturale dei campi di Ptuj e sempre più forte si eleva il canto dei fonditori di Raven e dei minatori di Mežica, canto che echeggia e si espande lontano, oltre il confine della libera Koruška fino a Zilja e Gosposveta, ‘ mentre dal fiume Drava l’idro- centrale porta il progresso fino al più piccolo paese di confine. Ed à su questa nuova vita che veglia Kolbič Gabrijel : La ri cerca della nafta galere cariche di botti riempite di «ribolla bianca»; era il tributo che ri-stria pagava alla Repubblica veneziana. Con il passare degli anni le variefeà si sostituivamo. Fecero la loro comparsa il «terrano» tipicamente istriano, il «refosco» di Orsera, il moscato rosso di Dignamo, il «moscatello giallo-» di Car podis-t-ri-a. E furono- noti in tutti i paesi d’Europa. Poi si cominicii-arono a coltivare varietà francesi come il «Carbernet», il «Pinot» che oggi è -la vite -caratteristica del paremtino, i-l «Taminer», il «Borgogna», il «Tamilian». All’inìzio del 1800 in Istria erano coltivati a vigneti 81.776 jugeri di terreno con una rendita annuale di 352.903 fiorini, con una media per jugero di 4 fiorini, e rappresentava il 27% della rendita complessiva dell’economia istriana. Si producevano, allora, 220.000 ettolitri di vino. Dice una cronaca del 1822 : «Lo smercio del vino istriano — le piazze di Trieste, di Pola e Fiume ne consumano moltissimo senza contare quello che viene spedito nel Goriziano, neilla Car-niola, nella Croazia ed in lamenta nell’isola di San-sego, «l’isola senza terra», prospera ancora la vite nostrana poiché data la natura sabbiosa -del terreno la filossera non può svolgere la sua azione distruttrice. Oggi la viticoltura istriana va riprendendo la fama che le compete. Si fanno tatti gli sforzi per farla progredire-, per estenderne le coltivazioni. Particolare attenzione si dedicherà -a questo ramo agricolo nel corso del piano decennale ; le nostre cooperative creano- vignati modjello e -collt-ivano uva da tavola. in Istria sono piantati circa 80 milioni di viti. Fra dieci anni le superfici a vigneti raggiungeranno il -doppio. La vite è p-ur sempre il cespite maggiore della nostra agricoltura. ,e pur sempre, come da secoli, il vino istriano mantiene alto il suo nome. Nelle grandi cantine di Dignano, Rovigno, Parenzo e Fisi-n-o si raccoglie in questo Il detective decise di sapere chi aveva fatto mettere tale avviso sul giornale. Ri- hanno progettato, forse ùin pò troppo affrettatamente, di liquidare i propri stabili-menti. I fratelli Warner, ad esempio, hanno dichiarato di non voler giungere al punto di fallire per «sciocco conservatorismo.». In che- consiste questa sensazionale invenzione? Più che di invenzione però si tratta di una geniale applicazione di apparecchi già adibiti ad altri usi. Ma pro cediamo con ordine, da bel principio. Il fisico danese, Pulsen già nel 1906 pensò di sfruttare la proprietà dell’accia- cioè l’energia magnetica e-mana-nte dal filo medesimo. Tramite un amplificatore, questi impulsi giungevano ad un microfono riproducendo il suono. Questo apparecchio, in un primo- tempo, non incontrò il favore dei costruttori che lo ritenevano piuttosto complicato. Solo molto più tardi si comprese pienamente la sua utilità, ed oggi esso è entrato nell’uso comune. Certo che molti sono stati i perfezionamenti apportati: primo, quello di aver sostituito il comune filo di acciaio con un n-astro di cellophane ricoperto di un so-tilissimò strato di polvere magnetica. Con questo nuovo prodotto si ottiene una riproduzione molto più perfetta. Oggi questo registratore è usato un po’ dappertutto : nelle -stazioni radio (la maggior parte dei programmi viene registrata in precedenza con questo sistema), uffici commerciali, scuole di musica e canto eco. Nel campo della riproduzione, questo apparecchio ha compiuto un passo da gigante in confronto dei comuni dischi grammofonici. Dal fontano 1906 molto tempo è passato e molte so- e perferzionamenti, è nato il «videoregistratore» cap-'ce di contenere magneticamente delle immagini visive. E’ un concetto che al primo momento fa girare la -testa, ma ohe, ponderato, risulta enormemente- semplice e chiaro. Grazie a questo sistema i programmi televisivi che sinora dovevano servirsi di trasmissioni dirette, oppure di film da riprodurre, oggi può contare sulle registrazioni riproducibili anche dopo pochi minuti. La cosa sarebbe sta-ta straordinaria anche se si fosse fermata a questo punto, se-nonchè un nuovo audace progetto comincia a profilarsi all’orizzonte scientifico : l’applioazione del sistema magnetico alla cinematografia. io nel conservare il magneti- no state le conquiste dell”e- peri-o-do appunto il liquido di Una ditta inglese specializ- Bacco che è un pò il san- zata nella fabbricazione di gue della nostra terra. Mal- orolagi a carrillon ha inven- zazdoni (caiamite) più o me varia, Refosco, Moscato Ro- tato uno speciale oleatore intense a seconda della va- smo cedutogli da un’elettro, calamita, per registrare il suono, in sostituzióne dei comuni dischi grammofonici, allora molto imperfetti. La sua rudimentale idea venne in seguito perfezionata dall’ingegnere tedesco Blatten. Nacque così il magnetofono. Questo apparecchio registrava su di un sottilissimo filo di acciaio temperato l’energia magnetica di un’elettrocalamita, oollegata ad un amplificatore microfonico. Su questo filo venivano in tal maniera fissate un’infinita sequenza di magnetiz- sa, Terrano, Borgogna ci ri- na asfera. Ecco una collezio-cord'ano i nostri colli über- che funziona come una pen-tosi e le tradizioni della no- ne di orologi nel reparto col-stra gente. Ed i loro canti laudi della fabbrica. A sini-di vendemmia e svinatura. etra, in alto, il nuovo BACCUS oleatore rietà del suono originale. Per la riproduzione bastava far scorrere nuovamente il filo tra i poli, dell’elettrocalamita, ma questa volta con lettronioa, la più grande quella della televisione. Per quanto nell’Europ-a continentale sia ancora ai primi passi, nell’America del Nord essa ha avuto -uno sviluppo grandissimo, tanto che oggi i televisori vengono venduti alla stregua dei comuni apparecchi radio. E’ in questo campo che il magnetofono ha potuto a-ver la sua più grande applicazione. A scopo di chiarezzza, diamo un quadro- schematico del funzionamento dette, televisione. Da esso si può constatare come l’immagine venga riprodotta tramite impulsi elettrici. E’ su questa base che i tecnici della «Radio Corporation of America» hanno pensato di re- in qual maniera si può raggiungere questo scopo? Anche qui in linea di principio la cosa è molto semplice. Si tratta di una normale impianto televisivo a cerchio, chiuso (detto anche a base frequenza). Un nastro magnetico che porta registrate le immagini, manda i suoi impulsi ad -un televisore di grandi proporzioni, rimmagine, con un sistema di lenti e specchi, viene riprodotta sullo schermo cinematografico. Quali i vantaggi di questo sistema? Ci sia permesso dì definirli enormi. Con esso tutta l-a parte fotografica viene automaticamente eliminata. Tutte le difficoltà e la lentezza della stampa e dello sviluppo della pellicola spariscono d’incanto, n proiettore, costoso e ingombrante, pericoloso e complicato da manovrare, non è più necessario, e, al suo posto, subentra il piccolo e semplice «videoregistratore». Non è più necessaria l’apposita cabina di proiezione, ma basta ormai la piccola saletta con un tavolino su cui -posare l’apparecchio e che può trovarsi gistrare su nastro anche le in qualsiasi -posizione, anche immagini della televisione lontano dalla sa4a cinemato- funzione inversa, sfruttando Dopo qualche anno di studio grafica. »vomente nera le 'squadre del Capodistriano PASSA SOLO L’ISOLH Movimentata partita sul campo aurorino CAMPION Ari O .luì «ili . Il al a. ni „ . li i-+i mi i •. 11. - I r. n miai rtiiviaipira 11/ 1M a/ilm CAMPIONATO Ktr «j DCLitAn O GlKOnt Ul^iucuiIALE Isoia — isoroian 2:0 Žeicznicar n<-j — Postojna 2:1 Urancar — Tirano 3:0 Auiora — Krim 0:4 Branik — Slovan non disp. Krim železničar Grafičar Slovan Isola Aurora Postojna Pirano Korotan Branik LA CLASSIFICA 4 4 o 0 20:1 NG 4 0 0 3 0 1 3 0 1 2 0 2 2 0 2 10 3 10 3 0 0 4 0 0 4 22:3 14:8 7:7 6:10 3:il 4:9 3:12 4:14 1:13 0 (0:2) AUROKA — KRIM 0:5 KrUiVi: bievec, Rune, Nagode I, rajon, Suitah, Matoz, Gaurov-šek, Rožič, Nagode 11, Slapničar, RoKoren. AUitURA: Dobrigna, Orlati I, Turcmovič, Ramam, sanun, Or-lau n, Gombač, ravento, Turk, Carmi, Cavalli. ARBITRU: Ceh di Jesenice. MARCATORI: ai 4 e ai 57’ Slapničar, al 05' e al 48' Nagode li. NOTE: Alla mezz’ora Carini usciva dal campo sanguinante per alcuni rum un, in seguito ad mio scontro oon Sievec. Angoli 8:2 in lavore dell Aurora. Al io' deiia ripresa, un giocatore del Krmi, soccombente m mi duello con -5-ancm al limite den area da rigore, trascendeva m paiole oiieuaive 1 onore di quest umilio, provocandone la reazione elle degenerava poi in un tumulto quasi generale, durato alcuni minuti, non ricuperati. Il Krim di EuiDiana ha riportato domenica scorsa a Capodistria una larga vittoria sui padroni di casa den Aurora. BenoUè il bottino di reti sia stato in elletti troppo voluminoso (.almeno due potevano essere evitate da un Dobrigna in migliori condizioni di forma e una è stata segnata in fuori gioco) e nonostante la partita abbia degenerato nella ripresa in un picca e ripicca generale, mal controllata dall’arbitro (uno dei più indecisi e fallosi visti sui campi della Lega repubblicana) il successo del Krim non fa una grinza in fatto di tecnica, velocità e sopratutto di volontà a ben figurare. Queste doti sono mancate in pieno, invece, all’Aurora, presentatasi in campo priva, per giunta, di un giocatore della classe di Perini e di alcuni altri elementi indisposti, i cui sostituti non sono stati in grado di rimpiazzarli degnamente. Di conseguenza ciò ohe s’è visto in campo è stato ben pietoso nei Confronti di quanto eravamo abituati a vedere a Capodistria in fatto di bel gioco e cavalleria sportiva. E sì ohe Rincontro d|i Postumia1, vinto in bellezza e la successiva vittoria capodistriana sul Branik, sembravano denotare chiari segni di ripresa. Siamo del parere che non si tratti soltanto della carenza di giocatori (in genere l’ossatura della squadra è la medesima dello scorso armo!) ma, sopratutto della mancanza di una piena-razione fisica e morale seria, quajle è sempre stata quella dello sport capodistriano: è un fatto che le presenze agli allenamenti, in genere giustificate per ragioni di lavoro o altro, sono assai scadenti e nuociono alla disciplina, per cui si arriva talvolta all’assurdo che questo o quel giocatore, non solo trasgredisce le norme di società, ma giunge sino al punto di rendersi prezioso e reagire ai rimproveri o ai consigli dell'alllenatore e dei dirigenti, ricattandoli con la minaccia di astenersi da ogni attività. Aggiunto a questo, il fatto che la squadra sta attraversando quel periodo indispensabile ad ogni società nel ringiovanimento idei ranghi, bisogna concludere che, di fronte alla direzione dell’Aurora, sta un ben arduo compito, che è tuttavia necessario assolvere con la massima energia, altrimenti la squadra si troverà in condizione di dover lottare addirittura per la permanenza in Lega. Tanto più energicamente e celermente si procederà, tanto meglio sarà. Ancora qualche parola snll’arbi-ttaggio. Come già detto, esso è stato di una- levatura tale da offrire uno spettacolo veramente pietoso. E sembra proprio che non sia il caso di una giornata disgraziata del direttore di gara, ma di una palese impreparazione a dirigere incontri di calcio in genere. La odierna prova di Ceh conferma quella altrettanto negativa dello scorso anno a Nuova Gorizia. Con ciò probabilmente s’è detto tutto. SERIE A Atalanta — Lazio 3:2 Milan — Catania 3:1 Inter — Pro Patria 2:0 Triestina — Juventus 2:1 Torino — Napoli 2:0 Bologna — Roma 4-3 Sampdoria — Fiorentina 3:3 Spai — Novara 2:1 Udinese — Genoa 3-0 Milan 4 4 0 0 13:2 8 Inter 4 3 1 0 6:1 7 Bologna 4 3 0 1 11:9 6 Triestina 4 3 0 1 6:6 6 Napoli 4 2 1 1 7:5 5 Juventus 4 2 1 1 9:7 5 Roma 4 2 1 1 8:7 5 Fiorentina 4 2 1 1 7:6 5 Atalanta 4 2 1 1 6:5 5 Spai 4 1 2 1 3:3 4 Torino 4 1 1 2 4:5 3 Sampdoria 4 2 0 2 7:10 3 Catania 4 1 0 3 9:9 2 Lazio 4 1 0 3 7:11 2 Genova 4 0 2 2 3:7 2 Udinese 4 1 0 3 4:10 2 Novara 4 0 1 3 4:7 1 Propatria 4 0 1 3 2:6 1 Il campionoto della Sottolego di Pola VITTORIA CITTANOVESE SUL CAMPO DELL'ALBONA CITTANOVA — ALBONA 1:0 ARS LA 10 — Il Cittanov-a ha colto una brillante vittoria sul campo deii’Arsia, battento all'80’ di gioco il portiere albo-nese e la sua squadra con una frecciata del centro-avanti cittaarovese, Pavat. Una vittoria meritata, avendo gli ospiti ■giocato una partita veloce, oon accorgimenti tecnici veramente sorprendenti. Nella prima parentesi dell’incontro, l’Alboma usufruiva di calcio di rigore per un fallo commesso da un difensore nei riguardi di un attaccante locale. La massima punizione non veniva però rea- lizzata. Ha arbitrato dìscretamemte-Jerebić di Pola. BUIE — DIGNANO 4:0 IN MARGINE ALL’ INCONTRO SCOGLIO OLIVI - BORifVO POLA, 10 — Fece molto scalpore il mio articolo di una (settimana fa. Si gridò allo scempio, all’impudenza, mi si querelò e tutti questi arrochiti strilli uscivano dalle, bocche degli «attaccati». Dopo un allenamento negli spogliatoi, il vice presidente del sodalizio polese lesse l’articolo e il commento che ne seguì venne fatto dall’allenatore con inusitata irruenza, dove l’offesa prese il posto alla serena obiezione. I giocatori non si pronunciarono. Brevi mormorii e basta. Si pronunciò pubblico domenica, dopo l’incontro di campionato con il Borovo, perso senza attenuanti, con il duro risultato di 3:1. Amarezza e musi lunghi a fine partita. Lo Scoglio Olivi aveva dovuto cedere dinanzi alla tecnica e omogeneità, rivelandosi squadra stanca, slegata, priva di fantasia e per ancora una volta con la prima linea inedita. Perchè questo insistere a variare la formazione? Perchè così poveri di idee? Come non si sapesse che lo scattante Buzzo, relegato all’ala sinistra, fosse più adatto al centro dove Kirac, lento e ormai molto giù di corda per quel ruolo, -dominato costantemente dal suo diretto avversario, avrebbe reso di più alla mezz’ala. Con lui piazzato al centro del campo, con Družina destinato ai collegamenti tra mediana e attacco, Gligo, Buzzo, e Ceriul, tutti e tre veloci e buoni stoccatori, avrebbero trovato la via della rete. Invece, tutto il contrario. E’ qui che non mi raccapezzo. I tecnici dello Scoglio Olivi nell’intervallo non avevano rilevato tale inefficienza e pensare che il risultato era di parità sino allora, dimostrando ancora una volta la loro incapacità. La mediana ebbe un solo uomo veramente efficiente, Pavkovié che giganteggiò ed eccelse nel suo caratteristico gioco di rottura. II laterale Gerbac, nel suo solito grigiore, svirgolò parecchio: non fu nè d’appoggio all’attacco, nè alleggerì il lavoro della difesa. Pensare che il bravo Gerbac compromise così, per causa di tèrzi, il brillante passato di calciatore: è da alcuni anni sua intenzione di ritirarsi a riposo, ma c’è qualcuno che non gli da pace perchè vede in lui quello che da tempo non è più. Ninčević fece del suo meglio in una giornata anche per lui nera. Butkovié, il capitano, giocò con sfortuna, mentre l’altro terzino, Vanoviè si profuse con il suo solito impegno. Punis, il portiere, fu senza colpe, avendo fatto il possibile. E’inutile fare la cronaca della partita, sarà meglio identificare il male che, a mio avviso, si diagnostica cosi: incompetenza. Gli allenamenti settimanali troppo duri, fatti fare senza distinzione e senza tener conto delle energie che i singoli aiteti danno nelle officine (l’80 °/o degli aiteti è composto da operai) è chiaro che questi allenamenti nuocciono perchè essi portano gli uomini oltre il gradi di preparazione consentito. In super-allenamento non vi è campione che sia capace di giocare una partita onesta, a prescindere dalla sua volontà. Dopo i primi minuti, si crolla, le gambe non possono eseguire la volontà del cervello che pian piano perde di lucidità. Da qui scarso anticipo, reparti slegati e idee opache. Ecco perchè una formazione viene dominata pure sul proprio terreno da una compagine dal valore tecnico quasi uguale, ma in possesso dell’importante particolare consistente nella giusta preparazione. Atleti freschi, ben preparati e una accorta tattica hanno permesso al Borovo di capovolgere il pronostico di tanti, meno edotti in materia. E’ triste consta- tare dopo sole cinque partite, di trovarci già nelle zone basse della classifica. E’ mai possibile che i responsabili non se ne rendano conto? La leta interepubblicana di calcio non è la sottolega di Fiume! Non si gioca contro squadre principanti: la tabella di marcia ce Io conferma. Non sanno o non ricordano i dirigenti dello sport polese le nostre disavventure di quando giocavamo nella lega croata. Chi guidava la squadra allora? Colui che la guida adesso. Quale era il nostro posto in classifica? Quello che abbiamo adesso. Ma non basta ciò, per capire dove finiremo di questo passo. Si vuole proprio vedere il nostro undici gareggiare in sottolega? Basta. Si elimini il male senza sentimentalismi: si ricida l’appendicite marcia. Solo così, con il tempo sufficiente a nostra disposizione, eviteremo il peggio. Titubanze ed esitazioni non sono consentite, altrimenti sarà troppo tardi. B. C. DIGNANO, 10 — Fra le candidate al- primo posto vi è 11 Buie. Bella ed amalgamata compagine. Vincitori isu ogni campo, i buiesi hanno perso solo a tavolino per un’infrazione al regolamento, commessa in Ansia nella prima giornata del campionato. Ospiti dei Di-gnano, i giocatori del Buie hanno imposto la loro classe, infliggendo un secco 4:0 alla squadra che in classifica si trovava già male. Difficilmente il Dignano potrà reggere al ritmo con cui si gioca in questa sottolega. Solamente la fortuna potrà salvarlo con Rapporto di qualche nuovo giocatore. Tuttavia è lecito sperare ed il Dignano spera. Buono l’arbitraggio del polese Donko PISINO — AVIJATIČAR 4:1 RUDAR — PARENZO 6:3 (4:1) RO VIGNO — UMAGO RINV. LA CLASSIFICA Rudar Rovigno Buie Umago Pisino Albona Avijatičar Parenzo Cittanova Dignano 3 3 0 0 15:4 3300 11:3 4 3 0 1 10:8 3210 10:4 3 2 0 1 14:4 4 112 4 10 3 4 10 3 4 10 3 4 0 0 4 7:10 3 8:10 2 7:21 2 3:12 2 3:16 0 La grossa sorpresa della quarta giornata del campionato italiano serie A ci è stata data dai nostri vicini di casa, i triestini ohe recatisi a Torino oon la massima speranza di raccogliere un pareggio, ne sono tornati a casa oon la posta piena. La Juventus è stata più a lungo all’attacco, non riuscendo però a concludere. I triestini hanno segnato la prima rete al 32’, dopo aver fronteggiato fino a quel momento le azioni juventine. In una discesa di contropiede, l’ala destra Lucentini centrava quasi da fondo campo e Jensen, sopravvenendo, infilava il pallone da due passi. Al 35’ la Juventus inscenava un’azione sulla propria destra svolta da Boniperti, Maimucci e Mucinelli. Su un passaggio di quest’ultimo, il terzino Vaienti, arrestava la palla con le mani. Il rigore subito concesso era trasformato da Praest con tiro ben azzeccato sotto la traversa. Al 40’ Mucinelli usciva dal campo in seguito ad una violenta pallonata ricevuta sulla testa e rientrava solamente all'8’ della ripresa. La fisionomia del secondo tempo era pressoché identica a quella del primo. La Juventus, proiettata aU’attacco, doveva guardarsi da qualche rara controffensiva avversaria. In una di queste, condotta sulla sinistra da Jensen, lo stesso indirizzava un pallone Sipiovente verso la porta di Viola in uscita e segnava. Le altre due sorprese sono costituite 'dalia vittoria del Bologna a Roma e da quella del Torino a Napoli. Il Torino non ha praticato il catenaccio ma un gioco fluido, aperto, incisivo, impostato sulla tattica del doppio centro avanti. Il Torino segna subito ai 7’ con Bertolo-ni e raddoppia- il vantaggio in contropiede, aiLl inizio della ripresa per opera di Bertoioni. A Roma la partita è stata ricca di incidenti. La Roma l’ha finita in 9 e il Bologna! ha giocato per un’ora oon un terzi-; no all’ala. Al 24’ su punizione battuta da Celio1, Galli si è intruffolato tra i difensori rossoblu, segnando oon un tiro e mezz’altezza. Due minuti dopo il Bologna ha ottenuto il pareggio in modo fortunoso si tiro di Cervel-lati, deviato da Eliani. La prima parte delTmoontro si è por-tatta oltre il 49’. Al 48’ il Bologna è andato in vantaggio con un lungo tiro di .Pivatelli che ha sorpreso Albani. Lo stesso Pivatelli ha segnato il terzo gol al 3’ della ripresa. La Roma ha accorciato le distanze al 19’ oon Venturi, ohe ha colpito Ja base del palo e mandato la palla in rete. Nei minuti di ricupero, al 46’ il Bologna ha segnato con Bo-nafin il quarto gol, al 47’ terzo gol della Roma con Celio. TIPOGRAFIA E LEGATORIA «lcuÌM(%» CAPODISTRIA invia le più vive felicitazioni a tutti i propri clienti e a tutto il popolo lavoratore del distretto LE FINALISTE DELLA COPPA TITO La quarta in tono minore del campionato jugoslavo La quanta giornata del massimo campionato jugoslavo di calcio si è svolta in formato ridotto, dato che solo tre delle sette partite in programma hanno avuto svolgimento normale, perché un bel numero delle maggiori squadre era impegnato negli incontro di quarti di finale della coppa Tito. Così a Lubiana l’Odred ha incontrato i campioni dei mare del-l’Hajiduk di Spalato, calato in Slovenia al gran completo, per assicurarsi l’ingresso nelle semifinali. L’incontro, malgrado il grande divario di classe e l’elevato risultato-finale a favore dell’Hajduk, si è svolto su un piano- di equilibrio, rotto solo nella seconda metà della ripresa dal serrate finale degli spalatini, fra i q-u-ali Vukas è stato il meno attivo. Gli sp-alatini, pur dominando tecnicamente, hanno passato un brutto quarto d’ora nel primo tempo, quando gli -attaccanti dell’Odred hanno insidiato piuttosto pericolosamente la loro rete, difesa però da un Be-ara sempre all’altezza della situazione. Al 16’, su passaggio di Mait-osić, era Viđošević a segnare la prima delle quattro reti da lui messe a segno. Nella ripresa, già in a-pertura Viđošević aumentava il vantaggio per i’Hajduk, ridotto nuovamente ad una sola rete per un rigore trasformato da Piskar. Sul 2:1 molti speravano nel pareggio. Si -sono -sbagliati. L’attacco del-PHaj-d-uk si è risvegliato, passando da gran dominatore fra le pur solide maglie della difesa lubianese, segnando altre tre reti. A Belgrado il Partizan si è trovato di fronte lo Split, squadra della Lega interepubblicana. Sceso in campo senza i tre nazionali : Čajkovski, Milutinovič e Zebe-c, non ha p:irò incontrato troppa resistenza negli ospiti, passando nettamente con il grosso risultato di 7:2. Da citare Bobek, vero fromboliere delia squadra ed autore di ben cinque reti. A Subotica i padroni di casa dello Spartak hanno varcato con facilità i quarti di finale, battendo il Mačva con un secco 5:0. Sabato invece è stata la Crvena zvezda a superare i Velež con il più alto risultato dei quarti di finale 9:0. Delle tre partite di prima lega, la più combattuta è stata quella deputata a Skoplje fra Vardar e Vojvodina. Gli ospiti serbi sono stati sul punto- di aggiudicarsi ambedue i punti, giacché la fine del primo tempo li vedeva, oltre che indisturbati dominatori in campo, pure in vantaggio per 2:1. Nella ripresa, la partita non cambiava di tono sino alla mezz’ora, ma gli attaccanti delia Vojvodina non riuscivano a concretizzare la grande superiorità. Un’azione in contropiede del Vardar, a pochi minuti dalla fine, permetteva ai padroni di casa di raggiungere quel pareggio, -del resto meritato per la combattività dimostrata durante l’incontro. Ad Osijek, il Proleter ha aggiunti altri due punti a quelli già incamerati sino ad oggi in classifica a spese di quella Lokomotiva di Zagabria, squadra troppo instabile, che -alterna alti e bassi da una domenica all’altra con una continuità sorprendente. Il Prole-ter è stato il vero dominatore della partita, più di quanto non indichi lo striminzito -punteggio. Passato in vantaggio al 40’ con una bella rete di Bukvić, il Proleter raddoppiava il vantaggio su calcio di rigore al 43’. Al 3’ della ripresa, la Lokomotiva riusciva a raccorciare le distanze G ri L BU1ESE BREVI CAMPIONATO DISTRETTUAL2 DI PALLAVOLO Dopo la riorganizzazione sportiva nel territorio di Buie in seguito alla quale il ramo calcistico si è staccato dagli altri, le rimanenti attività sono rimaste disorganizzate. Anche se la società «Partizan» de) distretto di Buie è piuttosto gio vane, essa cerca ugualmente di destare nel resto della gioventù l’interesse per gli altri rami sportivi Dopo il primo incontro a Pisino, i pallavolisti si sono incontrati a Cit-tamova il 10 -ottobre al campioma-to distrettuale. Come previsto, hanno partecipato le organizzazioni di Cittanova, Buie, Umago, Dalla, Gamboć e dell’attivo degli impiegati della PTT, i quali sono entrati in campo con il nome di «Poštar». SI FONDANO NUOVE SOCIETÀ' NEL TERRITORIO DI BUIE Accanto alle squadre di Umago e Buie saranno formate tra breve nuove organizzazioni. A Vertene-glio e Cittanova sono stati eletti i primi comitati, mentre si aspetta pure nuova attività a Momiano e Gamboć. PARTITE DI PALLAVOLO Ha avuto luogo domenica un in- contro di pallavolo tra le squadre del «Partizan»di Buie e,.la -guarnigione dell’A.P. del hio-go. La combattiva compagine dell’A.P. ha battuto i giocatori del Partizan pei 2:0 (15:1, 15:10). Tale risultato rappresenta un cattivo auspicio pei il- prossimo campionato regionale da parte dei nastri giocatori-. Con l’intento di aumentare Tat -tività sportiva a Buie, la società «Partizan» sta organizzando un incontro con gli alunni delle scuole medie di Lubiana. Le gare avranno luogo nei giorni 16 e 17 ottobre. Vi prenderanno parte le squadre locali maschili e femminili di pallavolo e quelle maschili di pallamano. Gli incontri sono attesi co-n grande interesse. in contropiede, ma al 10’, nella più bella azione della giornata, Bukvić segnava imparabilmente il terzo goal per i padroni di casa. A Sarajevo, battaglia fra cugini železničar e Sarajevo. I neo promossi della železničar non sono stati in grado di opporre una solida difesa, per la qual cosa sono stati maramaldeggiati dagli avanti del Sarajevo, che hanno messo a segno ben sei reti, subendone solamente una. L’aspettativa si è intanto spostata sulla prossima giornata, nella quale si avrà l’incontro di cartello Dinamo — Partizan, che servirà a mettere un po’ di luce nella classifica generale. Al „Partizan“ di buie Un anno fa, e precisamente il 1° settembre 1953, ebbe inizio l’attività dalla Società Ginnica «Parti zana a Buie. La società, pur essendo senza mezzi, ha rivelato, dope Un intenso e faticoso lavoro, i primi risultati. In occasione del 22 dicembre, si esibirono per la prima volta i membri d-i questa giovane organizzazione. Nei giorni freddi l’attività venne interrotta perchè la palestra d’al-lora non poteva essere utilizzata nel periodo invernale. Nel frattempo,, grazie alla comprensione del Patere Popolare, venne acquistato il materiale necessario per un importo di 200 mila dinari. Con la venuta della primavera, la società riprese a lavorare Nel periodo estivo venne tenuto a Salvore un corso, durato 20 giorni, al quale parteciparono 39 giovani. La nuova stagione iniziò in condizioni favorevoli : la sala di soggiorno, la palestra messa a nuovo e spogliatoi ordinati, segnano nuovi passi neU’-ambito di un lavoro che ottiene sempre maggior successo. Il campionato istriano di pallavolo rivelò come la stessa società, attivizzando le altre squadre della regione, abbia svolto unla|ttività maggiore. Il numero di otto- squadre, delle quali sei di Buie, documenta nel miglior mc-do il suo reale lavoro. ( Rettifica Componendo l’articolo sull’incontro di calcio Aurora—Branik (pubblicato nel ns. numero 367 dd. 5. X. 1954 in IV. pag., 7 col.« il linotipista Branko Brumat ha inserito arbitrariamente la frase fra parentesi «Anche se non era», per cui il testo originale dev’essere Ietto come segue: «ma l’arbitro annulla per fuori gioco. Il primo tempo si conclude . . .» Rettificando quanto sopra, ci scusiamo con gli sportivi per la scorrettezza, non imputabile alla nostra volontà. La Cooperativa agiicola generale —^ di Verteneglio -...................— nel giorno in cui si realizzano le aspirazioni di tutti i nostri popoli con l’annessione alla Jugoslavia socialista, invia ai propri soci le più sentite felicitazioni. La Cooperativa agricola di Strugnano NELLA GIORNATA FATIDICA DELL’ANNESSIONE ALLA JUGOSLÀVIA INVIA AI PROPRI SOCI L AL______ POPOLO LAVORATORE LE PIU’ SENTITE FELICITAZIONI. AiifflihAimih.iiiinMimkAA IMPRESA INDUSTRIALE „$ab/eül" PIRANO S’ASSOCIA ALLA GIOIA DI TUTTO IL POPOLO LAVORATORE PER LA CONSEGUITA UNIONE ALLA JUGOSLAVIA SOCIALISTA. wwwwwwww IL COMITATO POPOLARE DEL COMUNE DI UMAGO NEL GIORNO DELLA DEFINITIVA ANNESSIONE ALLA PATRIA SOCIALISTA, INVIA LE PIU’ VIVE FELICITAZIONI A TUTTO IL POPOLO DEL DISTRETTO DI BUIE E CAPODISTRIA. d Comitato popolare I comune cittadino DI BUIE INVIA ALLA POPOLAZIONE DEL COMUNE E DI TUTTA LA ZONA LE PIÙ’ SENTITE FELICITAZIONI, NEL GIORNO UN CUI SI REALIZZANO LE PIU’ GRANDI ASPIRAZIONI DEU' * NOSTRA GENTE. impresa per esportazione ed importazione - UMAGO NEL GIORNO IN CUI SI REALIZZANO LE ASPIRAZIONI DEI NOSTRI POPOLI, INVIA AI PROPRI CLIENTI E FORNITORI E AL POPOLO TUTTO -LE PIÙ’ VIVE FELICITAZIONI. > azienda pesìchereccia P I R A N O MENTRE SI ASSOCIA ALLA GENERALE MANIFESTAZIONE DELLE NOSTRE POPOLAZIONI PER L’AVVENUTA ANNESSIONE ALLA JUGOSLAVIA SOCIALISTA, ESPRIME IL PROPRIO RINGRAZIAMENTO ALL’AMMINISTRAZIONE MILITARE DELL’ARMATA JUGOSLAVA PER LA FECONDA OPERA DA ESSA SVOLTA E CHE CI HA PORTATI SU UNA STRADA AVANZATA DELL’EDIFICAZIONE SOCIALISTA. La direzione e il collettivo di lavoro della «Meso promet» Capodistria PORGE AL POPOLO LAVORATORE LE PIU’ VIVE FELICITAZIONI PER L’AVVENUTA ANNESSIONE ALLA JUGOSLAVIA SOCIALISTA. 91 RUDA ii E E VETO LATERIZI E MATERIALE EDILE ISOLA INVIA LE PIU’ SENTITE FELICITAZIONI AL PROPRIO COLLETTIVO E A TUTTO IL POPOLO LAVORATORE IN OCCASIONE DELLE GIORNATE CHE SEGNANO LA SUA DEFINITIVA UNIONE ALLA PATRIA DEI LAVORATORI. All’esultanza del popolo lavoratore di tutta la nostra Zona per la realizzazione delle sue decennali aspirazioni si unisce la Cooperativa generale di Isola Leggete e diffondete „La nostra lotta“ // n Cantina vinicola Bui INVIA LE PIU’ VIVE FELICITAZIONI A TUTTO IL NOSTRO POPOLO PER L’AVVENUTA ANNESSIONE ALLA JUGOSLA-VIA SOCALISTA. {JADRANKAj Azienda commerciale ■ ISOLA INVIA ALLE PROPRIE MAESTRANZE E A TUTTA LA NOSTRA POPOLAZIONE LE PIU’ VIVE FELICITAZIONI IN OCCASIONE DELL’ANNESSIONE ALLA PATRIA SOCIALISTA Il Comitato popolare comunale della città di PIRANO nell’ora che ci unisce alla Jugoslavia socialista e nella quale si attuano tutte le aspirazioni dei nostri popoli invia alla cittadinanza di Pirano e alle genti dei distretti di Capodistria e Buie, le più sentite felicitazioni. L CONSERVIFICIO ^AGOGNA DI UMAGO SI ASSOCIA ALLA GENERALE ESULTANZA DELLE NOSTRE POPOLAZIONI PER L’AVVENUTA ANNESSIONE ALLA NUOVA JUGOSLAVIA. «LA ASSICURATRICE —- - -..---- TRIESTINA» S. p. A, PIRANO NEL GIORNO IN CUI SI ATTUANO LE ASPIRAZIONI DELLA NOSTRA GENTE, INVIA A TUTTI I PRO-PRI ASSICURATI LE PIU’ SENTITE FELICITAZIONI. IPIRiElRAID WWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWW'IM» AZIENDA COMMERCIALE ALIMENTARI ALL'INGROSSO PORTORÓSE SI ASSOCIA ALLA GENERALE ESULTANZA DELLA POPOLAZIONE DELLA NOSTRA ZONA PER L’AVVENUTA ANNESSIONE ALLA MADREPATRIA SOCIALISTA ED INVIA A TUTTI LE PIU’ SENTITE FELICITAZIONI LE MINIERE DI BAUXITE - UMAGO si associano alla gioia del nostro popolo per l’awenuta annessione alla Jugoslavia socialista. «MEHANO TEHNIKA» FABBRICA GIOCATTOLI MECCANICI ISOLA invia a tutto il popolo lavoratore le più vive felicitazioni per l’avvenuta annessione alla Jugoslavia socialista AZIENDA A U T O B U S PIRANO invia le più sentite felicitazioni alla nostra popolazione per l’avvenuta annessione alla Madrepatria. La Cooperativa agricola generale di Umago II si felicita con tutti i propri soci per l’avvenuta realizzazione dei sogni secolari dei nostri popoli. Il LA COOPERATIVA AGRICOLA DI S. LUCIA nel giorno in cui si realizzano le aspirazioni dei nostri popoli invia ai propri soci e clienti le più vive felicitazioni. LA COOPERATIVA AGRICOLA DI SICCIOLE Y ESPRIME LE PIU’ VIVE FELICITAZIONI A\ PROPRI SOCI E A TUTTO IL PO-POLO LAVORATORE NEL GIORNO IN CUI SI REALIZZANO LE SUE ASPIRAZIONI. La e le maestranze della 99 ARRIGONI“ DI ISOLA IN OCCASIONE DELLA DEFINITIVA ANNESSIONE ALLA RPF DI JUGOSLAVIA INVIANO ALLA NOSTRA GENTE LE PIU’ SENTITE FELICITAZIONI, ED ESPRIMONO LA FERMA DECISIONE DI CONTINUARE SULLA STRADA DEL SOCIA- LISMO. Ditti Le maestranze SALONE DI PIPANO NEL GIORNO DELLA DEFINITIVA ANNESSIONE ALLA JUGOSLAVIA SOCIALISTA INVIANO LE PIÙ’ FERVIDE FELICITAZIONI A TUTTA LA POPOLAZIONE DEL NOSTRO CIRCONDARIO LA COOPERATIVA AGRIGOLA GENERALE DI BUIE IN OCCASIONE DEL GRANDE GIORNO DELLA DEFINITIVA ANNESSIONE ALLA PATRIA SOCIALISTA SI FELICITA CON TUTTI I PROPRI SOCI PER L’AVVENUTA REALIZZAZIONE DELLE LORO ASPIRAZIONI. IL COMITATO POPOLARE DEL DISTRETTO DI BUIE NEL GIORNO CHE SEGNA UNA NUOVA TAPPA IMPORTANTE DELLA NOSTRA EDIFICAZIONE SOCIALISTA, NEL GIORNO IN CUI QUESTA EDIFICAZIONE HA LA SUA PIÙ’ GRANDE CONFERMA CON L’ANNESSIONE ALLA JUGOSLAVIA SOCIALISTA, INVIA ALLE POPOLAZIONI DEL DISTRETTO IL SUO PIU’ CALOROSO SALUTO ED UN AUGURIO DI PROSPERO AVVENIRE NELLA FRATERNA COMUNITÀ’ DEI POPOLI JUGOSLAVI. IL CONSIGLIO SINDACALE DISTRETTUALE DI UMAGO SI FELICITA CON TUTTI I LAVORATORI DEL DISTRETTO PER LA GRANDE VITTORIA CONSEGUITA CON L’UNIONE ALLA NUOVA JUGOSLAVIA, VITTORIA CHE CORONA LE SECOLARI ASPIRAZIONI DELLE NOSTRE GENTI. FINALMENTE CI E’ GARANTITO IL LIBERO SVILUPPO DELLE FORZE SOCIALISTE NELLA NOSTRA PATRIA, LA JUGOSLAVIA. IL COLLETTIVO DI LAVORO DELLA sa- ri VRGOPRO r DI UMAGO INVIA LE PIU’ VIVE FELICITAZIONI A TUTTI I PROPRI CLIENTI E A TUTTO IL POPOLO LAVORATORE DEL DISTRETTO. IE ED E: BUIE . NEL GIORNO FATIDICO DELLA DEFINITIVA ANNESSIONE ALLA NOSTRA PATRIA SOCIALISTA ESPRIME LE PIU’ VIVE FELICITAZIONI AI PROPRI CLIENTI E FORNITORI. Il COLLETTIVO DELLA MINIERA DI BARBONE ✓/ Sùcciole // in occasione dell’annessióne alla Jugoslavia socialista invia al proprio collettivo e a tutto il popolo le più sentite felicitazioni. Comilalo popolare del cornane di Portorose Ljudski odbor mestne cimine Portorož SI FELICITA CON TUTTO IL POPOLO LAVORATORE PER L’AVVENUTA AN-NESSIONE ALLA PATRIA SOCIALISTA. Fabbrica Bardine « EX AMPELEA» di Isola ★ con le proprie maestranze protese all’ edificazione socialista, si associa alla gioia generale della nostra gente per I’ avvenuta annessione alla Patria socialista ed esprime la propria deci-sione di continuare sulla strada tracciata dal compagno TITO