A1SISO TI. Capodistria, addi 25 llarzo ISSO Jf. 12. Soldi IO al mimerò. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale - Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 79 — 25 settem. 80 importa fior. 3 e s 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia L'UNIONE CRONACA CAP ODI STRI ANA BIMENSILE si pubblica ai 9 ed ai 25 i Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono -i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore I I V integrità di un giornale consiste nell' attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 29 Marzo 1606 Muore Bernardo Davanzali. (V. Illustrazione). V 3 S TT (R 3 A negli scrittori antichi greci e latini (F. il N° 17 dell'anno V e seguenti). E. Stato d'animo degli assedianti e degli assediati. Massimino assassinato. Ne' primi giorni la sorte del combattimento si tenne indecisa e quasi pari d'ambe le parti; ma trascorrendo il tempo l'esercito di Massimino diventò neghittoso e deluso nelle sue speranze se ne stava là senza cuore : perocché coloro eh' essi aveano sperato non dovessero resistere neanche al primo assalto, trovarono che non solo resisteano ma pur si difendevano con assai valore. Gli Aquilesi al contrario pigliavano vie più animo ed accoglievano in sé ogni buona speranza, e per lo continuar della zuffa acquistando in esperienza ed ardire ad un tempo dispregiavano quei soldati, sì da prendersi giuoco di loro, e da fare oltraggio a Massimino quando andava in giro, sì perfino da scagliargli in faccia a lui e al figliuolo maligne e turpi ingiurie; delle quali tocco in sul vivo vieppiù colui si accendea di sdegno. Nè po-tendol disfogare sui nemici, puniva gran uumero di condottieri delle sue truppe quasi all'assedio si compoitasserò da vili e da infingardi. Per lo che nacque fra' soldati odio e sdegno, mentre 5 APPENDICE. Lettera Crittografica (Cont. e fine V. i 4 N.ri prec.) Ne'cupi valloni di essa trovansi bene spesso fiumicelli perenni, eli' escono belli e formati dalle viscere d' una caverna per precipitarsi dopo breve corso in un' altra ; e tanto sono quelle acque conosciute dagli abitanti de'vicini villaggi che su di esse hanno piantato delle seghe pe' tavolami che formano il principale articolo del loro commercio. Nel breve tratto di paese selvoso che sorge fra il Lago celebre di Cxirknitz e la Città d'Idria nou meno rinomata pelle sue miniere, sonovi tre uscite, e tre risobbissamenti nelle caverne del fiume, per cui in parte trova esito sotterraneamente il Lago medesimo. Il Dr. Brown nelle Transazioni anglicane del 1669 riferisce che il Principe di Eckenberg avev'avuto la curiosità, e il coraggio di farsi calare giù d' una delle buche, pelle quali il lago si scarica, in tempo che era secco ; e dice che passò per di sotto a una montagna, e riuscì dalla parte opposta. Io ho notato più addietro lo scoglio di Prewold fra i luoghi osservabili pella discontinuazione degli strati e asportazione de' materiali fatta da qualche fiume antico che ora non si vede più. Sarebbe una pazzia il voler cercare di determinare in qual tempo quel gran fiume abbia esistito: ma non sa- negli avversari accrescevasi ognor più il disprezzo verso di lui. Si aggiugneva che gli Aquilesi erano provveduti di tutto che facesse d'uopo in abbondanza, perchè tutto prevedendo aveano ricolma la città di quello fosse necessario sì di cibi che di bevanda ad uomini ed animali; l'esercito all'opposto soffriva penuria di tutto, perchè gli alberi fruttiferi erano stati sradicati e i campi da lui messi in fiamme. Dimoravano però sotto a tende improvvisate, molti all'aperto, tolleravano pioggia e calor di sole, erano tormentati dalla fame, senza che potessero procacciare vettovaglie nè a sé nè agli animali da nessuna parte. Perocché tutt'in-torno aveano i Romani chiuse le vie d'Italia ergendo mura e porte. Al tempo stesso il senato avea spediti uomini consolari ed altra gente trascelta da tutta Italia, affinchè sorvegliassero ogni spiaggia ed ogni porto uè permettessero di salpare a nessuno, e Massimino così restasse allo scuro di quanto si faceva a Roma ; anche le strade Maestre ed i sentieri tutti veniano custoditi per modo che niuno vi potea passare. Però accadeva che l'esercito il quale si credea di porre l'assedio venisse assediato egli stesso, perciò che nè poteva prendere Aquilea, nè abbandonando la impresa marciare di là su Roma per mancanza di navi e veicoli: ogni passo era stato occupato e chiuso. Inoltre correano voci che in seguito rebbe però assurda cosa il dire, che per esso si saranno scaricate acque provenienti da montagne chi sa quanto più lontane, le quali adesso viaggiano pelle tenebre di sotterra. Ella non creda eh' io voglia segnare su d'una mappa il fiume, per cui gli Argonauti dalle foci del Danubio giunsero alle spende dell'Adriatico! Sarà probabilmente una favola quella loro navigazione fluviatile; ma è però certa cosa, che stanti le cose come stanno presentemente, una barca a stagione anche asciutta, partendosi da Uber-Laybach, lontano intorno a 80 miglia dal Mare Adriatico, può andare benissimo e ritornarsene dalle foci del Danubio ; ed è certo del pari, che nella stagione dello squagliamento delle nevi potrebbe dipartirsi da un luogo ancora più vicino all'Adriatico, come sarebbe Planina. Io non vorrei temere, che le persone sensate trovassero strana la mia opinione se dicessi, che anticamente i terreni essendo meno squarciati da' valloni (che formansi, o sprofondaci di giorno in giorno visibilmente pel rodere dell'acque montane, e divengono vastissimi col lungo andare degli anni) i fiumi dovettero avere i loro letti molto più alti. Tutti gli osservatori orittologi sanno che sulle falde non solo ma talvolta in vetta de' monti trovansi vasti strati di ciottolame fluviatile, e pochi sono quelli che cerchino, come il Sigr. Bowel nella sua Introduz. alla storia di Spagna, di farli credere generati in loco. Il trasporto d'una barca non grande si sarebbe reso poco malagevole, e molto agevolmente si po- al sospettare eccedeano la verità, che tutto '1 popolo romano fosse in armi, tutta Italia unanime, e tutt'i popoli illirici e barbari e le provincie di oriente e di mezzogiorno allestissero eserciti, comune a tutti il sentimento dell'odio contro Massimino. Sicché i soldati eran presi da disperazione, mentre mancavano di tutto, quasi d'acqua perfino. Perocché la sola potabile del fiume che scorrea da presso, si bevea corrotta da sangue e da cadaveri: quando gli Aquilesi non avendo ove seppellire i morti in città, scagliavangli nel fiume, e quei dell'esercito caduti nella mischia o morti di malattia si gittavano al fiume del pari, non avendosi l'occorrente a scavare le fosse. Seudo adunque lo esercito afflitto da difficoltà d'ogni sorta, mentre Massimino si riposava nella tenda, ed era quel giorno armistizio, per la qual cosa la maggior parte dei soldati si era recata alle proprie tende ed ai siti assegnati alla custodia, quelli che aveano avuto i loro alloggiamenti presso alla città dei Romani sotto al monte detto Albano, e colà abbandonati figliuoli e mogli, decisero ad un tratto di uccidere Massimino, per finirla una volta col lungo interminabile assedio, né desolare più oltre l'Italia a cagione d'un tiranno maledetto ed odiato. Audaci adunque si avviano alla tenda di lui iu sul mezzodì, e unitisi a loro anche quei del pretorio ch'erano là appostati ne strappano le immagini dalle insegne, tiebbe parlarne come di cosa credibile quando si fosse trattato d'un breve tratto di Montagna. Comunque sia della verità di questo fatto, ravvolto nelle tenebre densissime d'una antichità troppo rimota, i Carniolini più colti credono che gli Argonauti siano venuti secondo Plinio, dal Danubio nel Savo, indi nel fiume di Lubiana, l'Haemona antica, sino alle di lui sorgenti, che trovansi appunto fra essa città, e le montagne, nou lunge da Uber-Laybach. Dopo d'aver attraversato quel tratto di paese, veduto il fiume, ripensato anche un poco allo stato antico di que' luoghi io lo confesso, che non mi trovo più tanto disposto a credere favoloso quel viaggio degli antichi sì concordemente raccontatoci. A Lubiana io ebbi la consolazione di abbracciare il valoroso sig. Hacquet Membro di molte celebri accademie, Professore di Anatomia, e Segretario di quell' operosa Società. Della città non ho portato meco nessuna idea, perchè contento dell'istruttiva conversazione di lui, della compagnia de' libri e della collezione di miniere, che possiede, io non uscii quasi punto di casa prima del momento di rimontare nel calesse che colà mi aveva condotto. Ella gradisca questi miei pochi dettagli, e mi creda ec. Fine. (Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti. Milano, presso Giuseppe Marelli, 1778, in 4.° Tomo I. dapag. 254 a pag. 264.) e lui che si faceva innanzi dalla tenda, come appunto volesse arringarli, senz'attendere le sue parole, uccidono assiemi col figlio. Assassinano ancora ii luogotenente nello esercito e tutti gli amici intimi dell'imperatore; e poi-ch'ebber date le salme in balia di chi volessele oltraggiare e calpestare gettaronle pasto a' cani e agli uccelli rapaci. Ma la testa di di Massimino e quella del figlio inviarono a Roma. Tal fine si ebbero Massimino e '1 fanciullo e pagarono il fio di loro malvagia signoria. 1) 1) Mese di aprile. V. nota 1. ad A. F. Dopo V assassinio. Le teste a Bavenna ed a Boma. Ma l'esercito poich'ebbe avuto sentore della cosa, ne fu assai costernato, e in niun modo tutti erano contenti del fatto, e tanto meno i Peoni e gli altri barbari Traci, i quali gli avean dato in mano il potere. Se non che essendo ormai accaduto malvolentieri sì, ma tolleravano: e necessità costrignevali a far le viste di esserne lieti. Messe da cauto adunque le armi a mo' d'amici si avvicinarono alle mura degli Aquilesi, annunciando l'uccisione di Massimino : pregavano si aprissero le porte, si accogliessero amici i nemici di ieri. Ma i duci degli Aquilesi non acconsentirono di aprire le porte, sibbene esponendo adorne di corone e di rami di lauro le immagini di Massimo e di Balbino e di Cesare Gordiano 1) acclamavano essi giubilando, ed eccitavano i soldati a riconoscere e proclamare e a salutare gl'imperatori eletti dai Romani e dal senato. Dicevano che quegli altri Gordiani erano saliti in cielo ed al cospetto di Dio. 1) Ed allestirouo sovr' alle mura un mercato, ed esposero in vendita una profusione di tutto il necessario, di ogni sorta cibi e bevande, di vesti e calzari, e di quanto potea offrire ai bisogni della vita una città avventurata e fiorente. Onde ancor più attonito rimanea P esercito, a vedere che quegli aveano ogni cosa abbondante, anche se l'assedio fosse durato più a lungo, mentr'essi nella mancanza di tutto il necessario prima sarebbero stati distrutti che avessero preso una città provveduta di tutto. E l'esercito ferinossi sotto alle mura, ed aveasi il necessario sportogli giù dalle medesime quanto ciascuno volea; e fa-ceano trattative. Vi era condizione di pace e di amicizia, ma tuttavia apparenza di assedio, in quanto le mura restavano chiuse e l'esercito accampavasi attorno. Così passavano le cose dinanzi Aquilea ; ma i cavalieri che di qui si erano partiti con la testa di Massimino viaggiavano in tutta fretta, e man mano giugnevauo alle altre città si aprivan loro le porte, e la popolazione acco-glievaii recando rami di lauro. Poiché ebbero tragittato i laghi e le paludi fra Aitino e Ravenna, s'imbatterono nell'imperatore Massimo il quale erasi fermato a Ravenna 1), dove raccoglieva le truppe scelte che veniano da Roma e quelle che dall'Italia. Era a lui giunto ancora un corpo non piccolo di truppe ausiliari germaniche, inviategli per la propensione che gli addimostravano da lungo tempo, dacché era stato presso di loro governatore zelante. Mentr'egli adunque allestiva l'esercito che dovea combattere con quello di Massimino, a lui si presentano i cavalieri recando le teste di Massimino e del figlio, ed annunciando vittoria e buon successo, che l'esercito riconosceva le decisioni prese dai Romani, ed approvava gl'imperatori che avea eletti il senato. Giunta novella di questi fatti contr' ogni speranza, immantinenti si offersero sacrifici in sugli taltari, e tutti intuonarono un canto alla vit-oria che senza colpo ferire aveano riportata; quindi Massimo poiché ebbe tratti dalle vittime fausti presagi manda i cavalieri a Roma ad annunciare al popolo quant'era successo e a recare la testa. Quando vi furono pervenuti e volando verso la città mostrarono la testa del nemico che aveano conficcata su d'un palo, perchè fosse meglio veduta da tutti in giro, non si può dire a parole la festa di quel giorno. Non v'era età che non si affrettasse agli altari ed ai templi, niuno restò a casa, ma quasi fuor di sè, giravano attorno congratulandosi l'un l'altro e concorrevano all'ipprodromo come vi si dovesse i tenere adunanza del popolo. Balbino anche lui offerì ecatombe 2), e tutt'i magistrati e '1 senato ed ogni singolo cittadino come scossa dalle loro cervici una scure che vi avesse gravitato tutti erano lieti oltre modo ; anche alle provincie furono inviati messaggieri ed araldi recauti rami di lauro. 1) V. nota 2 ad A. — Donde agli Aquilesi tai busti de' nuovi imperatori ch'essi mostrano dalle mura? — Probabilmente alle statue decapitate di Massimino e del figlio si erano sostituiti nuovi capi, e valeano provvisoriamente a rappresentare gl' imperatori novelli. — 2) Propriamente sacrificio di cento buoi, in generale sacrificio solenne. (Continua) Paletnologia istriana Grande diletto pigliamo noi, e con noi certo anche i nostri lettori, nel vedere inserite nell'Annuario Scientifico (Milano, Treves, Anno XVI, 1880), del quale or ora è comparsa la prima parte, le più recenti notizie paletnologiche che ci riguardino ; ed anzi ne riportiamo qui subito il brano intero. Ma, non essendo esse peraltro pienamente esatte, ci corre debito di far seguire alcune osservazioni. Ecco adunque prima il brano accennato. "Anche l'Istria (è il prof. Pompeo Castelfranco, che fa la rassegna paletnologia della penisola) ha portato il suo prezioso contingente agli studii preistorici. Le due notizie che ne posso dare sono veramente importanti e si debbono al dottore C. Marchesetti (1) il cui nome è già ben noto agli studiosi. Quell' egregio signore ebbe ad esplorare, presso S. Daniele del Carso, e dietro invito del sig. Giuseppe Fabiani, un'ampia e bellissima caverna che prolungasi per circa 160 metri nel cavo del monte, caverna che il caso aveva poco prima fatto scoprire. In essa ritrovaronsi non dubbie tracce dell' esistenza dell' uomo ; cocci di pasta grossolana, carboni, un òmero umano ricoperto da una crosta stalagmitica, un' ascia di diaspro rosso perfettamente levigata e due punteruoli d'osso. Tutti questi oggetti si rinvennero alla superficie della grotta, nè pare che vi sia stato finora praticato alcuno scavo regolare. Nell'Istria sembrano scarsissime finora le tracce dell' età della pietra ; pare però che moltissime grotte vi abbiano servito d'abitazione. Il De Marchesetti non lo pone in dubbio, e scrive che "se tanto poche sono le nozioni che si hanno in proposito, ciò deesi ascrivere unicamente al non averci pensato mai d'investigare ciò che trovasi celato sotto la crosta stalagmitica delle caverne, nei depositi d" argilla che ne occupano il fondo». Ora però un primo segnale è stato dato; nutro la fiducia che nella relazione dell'anno venturo avrò occasione di render conto di altre consimili scoperte avvenute nelle grotte del Carso per opera dei benemeriti a cui dobbiamo questa prima. La seconda notizia è un cenno di alcuni oggetti di bronzo ritrovati in un campo presso S. Daniele, non lungi dalla grotta di cui testé si fece parola. Si tratta evidentemente di una tomba della prima età del ferro, dello strato che si rivela alla Certosa ed a Marzabotto. Conteneva infatti oltre a una cista a carboni alquanto guasta, vasi di argilla con entro resti di ossa brucciate, diversi braccialetti o grandi anelli ornati esternamente di punte, varie fibule del tipo più frequente alla Certosa ed altri bronzi minori. La scoperta della cista a cordoni è certamente importante, come quella che ci potrà mettere sulla traccia delle relazioni passate, a un certo momento della prima età del ferro, tra le diverse popolazioni dell'Italia superiore.» Ed ecco ora le nostre osservazioni. Non è vero che in Istria sieno "scarsissime finora le tracce dell'età della pietra.» Nei musei di 1) Sugli oggetti preistorici scoperti recentemente a S. Daniele del Carso. Bolett. delle Scineze natur. Anno IV, n. 1. Gorizia, di Trieste e di Albona esiste già un discreto numero di armi e stromenti litici, di ciascuno dei quali si conosce la precisa provenienza, poiché tutti furono trovati nel paese nostro ; e le Notes on the Castellieri ecc. pubblicate a Londra nel 1874 dal capitano R. F. Burton, provano ad esuberanza che la regione istriana è ricca di avanzi preistorici. Che molte poi grotte e caverne dell'Istria abbiano servito di abitazione ai primi abitatori, è vecchia opinione del nostro Luciani, non accolta ancora dal Burton, il quale peraltro riportò scrupolosamente nel suo libro sopra menzionato, le testuali parole del Luciani. Infatti vediamo a pag. 25 delle Notes, tradotte dalla signora Nicolina Gravisi Madonizza, che il Luciani scriveva ancora nel febbraio 1870 al Dr. Buzzi di Trieste: penso. . . che le numerose caverne del suolo istriano visitate e frugate con diligenza debban fruttare importanti rivelazioni, se non alla scienza, certo alla storia del nostro paese — e a pag. 39 si legge un brano di altra lettera, scritta tre anni dopo, nella quale allo stesso Burton dice direttamente : .... giacche è deciso d' intraprendere uno studio serio, io la prego di non limitarlo ai Castellieri, bensì di estenderlo anche alle caverne. Molti le diranno che sono inaccessibili, impraticabili, che furono visitate da altri, che in esse non hannovi indizii di abitazioni o di resti umani. Non si acqueti a tali asserzioni . . . Veda coi propri occhi e tocchi colle proprie mani. In Istria, come dissi nella lettera al Dr. Buzzi, bisogna distinguere le voragini (volgarmente fdette » foibe " dalle caverne „ grotte'1). Le prime per loro natura precipitose e perpendicolari, inabitabili veramente, lasciamole pure al geologo ; ma le seconde, che si aprono sui fianchi delle costiere e s'inviscerano orizzontalmente, o quasi, nelle montagne, tocca a noi esplorarle attentissimamente, perchè sotto la crosta stalagmitica contengono, o certo possono contenere, l'incognita dei primi abitatori selvaggi. A noi quindi procura grande soddisfazione il verificare come la persistente presupposizione del nostro illustre amico (assente dall' Istria quasi vent' anni) venga ora confermata dai più recenti fatti del chiarissimo Dr. Marchesetti, dalla cui dotta operosità attendiamo fiduciosi ulteriori scoperte. Lo splendido risultato otteuuto a S. Daniele del Carso deve invogliarlo a scendere anche nelle numerose caverne dell'Istria pedemontana e peninsulare. Venga, venga, che avrà da noi e guide e compagni a cordiale accoglienza. Le località dell'Istria che diedero le prime armi di pietra, sono Albona, Fianona, Cherso, Ripenda, Pedena e Vermo di Pisino. Vennero esse ammirate anche nella Esposizione nazionale di Bologna (1871), come risulta dalla Relazione di quel Giurì, della quale torna bene qui riportare il brano che le riguarda. A completare la classe degli avanzi preistorici del-l'Italia settentrionale, si ammiravano finalmente le belle ascie di pietra levigata, rinvenute nell'Istria e possedute dal sig. Tomaso Luciani. La forma loro è quella che generalmente si osserva negli strumenti consimili e contemporanei che si raccolgono in tanta copia per tutta la penisola. Il giuri per altro non sa tenersi dal notare che nella cólletioncina del Luciani esisteva un'ascia in pietra levigata, proveniente da Albona, la quale tutto che guasta nel taglio, superava di gran lunga pel suo volume le ascie maggiori di tutte le altre, c gareggiava di bellezza col- l'ascia di Monte Gualandeo del Perugino...... (Bologna, 1871, pag. 12). Dopo il 1871, la località S. Pietro in Selve di Pisino diede una bella accetta di giadeite, che passò nel museo di Trieste; e in Corridico, pure di Pisino, furono rinvenute fra altri oggetti dell' epoca preistorica, molte corna di cervo tagliate, segate, levigate, trarforate, appuntite, lavorate insomma o in lavoro (V. Bullettino di Paletnologia italiana, a. 1877, pag. 62). A Draguccio di Pinguente poi vennero in luce alcune armi di bronzo (V. Bullettino di Palet., 1878, pag. 31). Delle quali armi di bronzo a s. Pietro o più precisamente sul colle S. Marco presso Gorizia, ancora nel 1867, se ne rinvenne tale un deposito da far ritenere che ivi abbia esistito in antichissimi tempi una vera fonderia. Di tale deposito, che fornì bei esemplari all'imperiale Gabinetto Archeologico di Vienna e al Museo di Schwerin, poche cose restarono al proprietario del fondo, al conte Coronini, ai Musei di Gorizia e di Trieste ; e appenna alcuni frammenti passarono nel Museo preistorico di Roma. Di tale deposito o fonderia scrissero italiani e tedeschi, ultimo fra tutti il prof. Pigorini, la cui dotta Rellazione può vedersi nel più citato Bullettino, anno 1877, da pag. 116 a 127, corredata da una tav. con 15 figure. La nostra Società Operaia. Il giorno 19 corr. la Società Operaia ha tenuto il suo decimo annuale congresso nel teatro sociale con molto concorso di soci. La seduta viene aperta dall' onorevole presidente Pietro Dr. Madonizza, il quale porgendo un saluto ai soci convenuti constata il felice andamento degli affari sociali; l'aumento progressivo del numero dei soci ; le regolari risultanze dei conti preventivati; la cospicua somma, posta a frutto, dei civanzi, malgrado la grossa spesa di sussidi. Accenna con particolare compiacenza al conpimeuto del decennio di vita sociale, quale periodo che lo statuto contempla come necessario a intraprendere nuove forme di sussidio, potendo la società far calcolo oggi su di un capitale fruttifero di oltre dieci mila fiorini. Fatta menzione di questo primo periodo di prova superato felicemente, dice sorgere spontaneo, poderoso nell' animo il pensiero a quei generosi che fondarono la nostra Società, essendo dovere di gratitudine il ricordarli quali veri amici del popolo. Dice che, oltre al comitato promotore, molti furono i cittadini i quali prestarono ajuto alla società, ma che, essendo troppo lungo 1' accennare a tutti, si limita a ricordare quei primi, fra i quali figura il caro nome del compianto avvocato Antonio Madonizza, preside del comitato fondatore, e primo a suggerire la formazione della Società, dimostrando allora con la sua facile e conveniente parola i benefici che ancora fra noi s'ignoravano. Ricorda indi con particolare affetto 1' ottimo Dr. Cristoforo de Belli, così immaturamente perduto, primo Presidente e medico sociale, il quale con l'autorità acquisita per le sue pregievoli doti, tenne unita anche in difficili momenti la società nostra, guidandola con amore ne' suoi primi passi, e combattendo con la sua energica attività i molti ì ostacoli che sul sorgere si frapponevano. Sebbene di più modesta operosità, ma non meno ispirato a generoso e nobile scopo, j ricorda Giovanni D' Andri, che fu primo segretario della Società, provvedendo con sacrificio di sè, che durò parecchi anni, a tutto ciò che allora bisoguava creare perfino alla fede nei soci titubanti, lottando a corpo a corpo con le arti gesuitiche tanto dei falsi amici del popolo, quanto de' suoi aperti nemici; e aggiunge che se la sua modestia volle sottrarsi sempre ai giusti elogi, è dovere in noi di attestargli pubblicamente la riconoscenza dell'intiera società. Ricorda infine il gentile pensiero delle concittadine, che regalarono alla Società la bandiera, solennemente inaugurata nell'aprile del 1875. Riandando ancora la vita sociale trascorsa per far tesoro dell' esperienza, rileva che la Società oggi può dirsi fiorente, soltanto per la puntualità dei pagamenti, per la costanza dei soci nella concordia dei propositi, e per la piena fiducia nei principi che furono posti a guida dello statuto, i quali si compendiano nel motto: lavorare, risparmiare,provvedere. Conclude dicendo che sulla via della fatta esperienza è nostro debito oggi di tener alto il nome della società, già ben noto tra molte sue consorelle, giudando la navicella delle sue sorti lontana così dai rumorosi impeti delle passioni, come dai bassi fondi, non meno pericolosi dei meschini pettegolezzi, e pensando all' avvenire il quale, purché si voglia, spiegasi dinanzi a noi promettente e sicuro. Il segretario sig. Giorgio de Favento dava poscia relazione sul movimento della società durante l'anno, chiudendolo con la lettura della dimostrazione matricolare. Invitati i soci alla nomina di due consiglieri e tre revisori, venivano eletti a maggioranza di suffragi, quali consiglieri, i soci Luigi Montanari e Francesco Romano ; ed a revisori, i signori Andrea Marsich fu Domenico, Luigi TJtel, e Giovanni Martissa-Carbonajo. Presentava quindi il cassiere sociale, sig. Leonardo Venuti, il resoconto dell'anno 1879: risulta da questo una sostanza, posta a frutto, di fior. 9579.13 ; una facoltà mobile di fior. 347.21 ; un fondo separato per la bandiera di fior. 94.30; e quello delle vedove e pupilli di fior. 115.87. — Gl'introiti a vari titoli sommarono durante l'anno a fior. 2722.65 e gli esiti, (nei quali si comprendono fior. 765.67 capitalizzati) a fior. 2681.64.11 bilancio, compreso il fondo cassa dell' anno 1878 di fior. 624.47, veniva chiuso colla restanza in contanti di fior. 665.48. —La discussione del conto preventivo per l'anno 1880, approvato in ogni sua parte, dava fine alla seduta di questo simpatico sodalizio, il quale torna di grande vantaggio alla classe artigiana, e di decoro alla nostra città. c—l. A CARLO DB FRANCESCHI „Et pius est patriae facta referre- labor." Ovid. Trist. 2. 322. Non archi e mura solo o in mezzo al foro Marmo, che sculto antiche glorie insegni, Nè delubri giganti e bel decoro D'aerei segni; Ma '1 pregio sì d'inclite menti e tali Fronti, cui cinge non caduco serto, Chiare fan le cittadi ed immortali, Se i fasti il merto Di nota ornar, che fato rio non solve. Chè, oziosa la penna, a 1' opre buone Mercè vien manco, ed ampio vel le involve D' atra oblivione. — Di più fulgida luce or se risplende L'Istria e qual fosse '1 suo destin ben vede E de gli avi le belle gesta intende E tua mercede! E se giorno verrà, che de'maggiori Giusta gara fecondi a' figli il seno, Questo fia guiderdon, che tuoi sudori Compensi appieno : Premio, che tutto avanzi, e laudi e onore, E tale, a cui tenda ogni alma cortese. Questo il desir, che a l'alta impresa il cuore Gentil t' accese. E sarà pago il cuore, io ti prometto E quanti son d' etade a me fratelli, A cui ne 1' aureo libro con affetto Padre favelli! — Tolto 'I livor che 1' occhio torvo gira Su lo splendore altrui, or altri provi Quel che ne 1' opra tua meglio s'ammira, E che più giovi ; E mentre a venerar n' andran le genti „11 tuo bel nome in mille carte accolto", Al giovin vate ne' futuri eventi, A che l'han volto I voli arditi del pensier, la vetta Scerner concedi estrema di tua gloria E di copiose linfe fonte eletta La dotta istoria. Che se da 1' alto seggio non t'offenda Chinarti sì eh' accolga l'umil detto E a la mal ferma e nuda rima scenda, 'Ve puro affetto Anco potria albergar, grazia fia questa, Onde lieto avrò a scherno i rei criteri E l'altera ignoranza, varia e infesta A' bei pensieri. Ma tu, pari a 1' ardor che mi commove Il sen, restìo se '1 verso oggi non suona, Che contro ogni alto ardire il fato move Pensa — e perdona. Capodistria, Marzo 1880 Arturo Pasdera Un esempio da imitarsi Abbiamo rilevato dal giornale La Bilancia di Fiume, come quel Municipio, nella sua tornata del 3 corr., deliberava in vista all'utile che potrebbe ridondare in ispecie agli abitanti del territorio, di attivare la coltura serica: „ 1. col disporre all' occasione — come sarebbe quella dell'imboscamento — di favorire la propagazione del gelso" ; „ 2. coli' incaricare persone perite della distribuzione di sementi di filugelli colle relative istruzioni" ; „ 3. collo stanziamento di fior. 200 per 1' acquisto di tali sementi e di opuscoli del prof. Verzon, o di altri d; data più recente". „ 4. col disporre che i bozzoli abbiano a formare oggetto di una esposizione nella sala municipale, nel giorno indicato dal Podestà, nella quale occasione i periti decideranno se si avrà a continuare con semente propria, o con altra semente. Il prodotto resterà al producente e secondo le circostanze dovrebbegli pure venire aggiudicato un qualche premio". L'industria serica da noi ha preso da alcuni anni un confortante sviluppo, mercè l'opera di benemeriti allevatori di buona semente, e il valido appoggio in più modi prestato dalle autorità provinciali ; ma l'impulso di singole località non è ancora esteso come potrebb' essere per tutta la provincia. Resta perciò ancora molto da fare; e noi crediamo che l'esempio del Municipio di Fiume dovrebbe essere, colle opportune modificazioni, imitato da parecchi dei nostri Comuni, ' e più particolarmente da quelli dove il possibile progresso di questa industria lascia molto a desiderare. Un taJe provvedimento, da attivarsi intanto nella parte possibile, sarebue tanto più utile in un' annata come la presente di eccezionale miseria. A molti allevatori mancheranno i mezzi o le garanzie per comperare la necessaria semente, e se una lodevole gara s' è iniziata da parte di tutte le autorità e da privati cittadini nel sollevare in più modi l'indigenza, sarebbe opera molto proficua quella ancora di venire in ajuto dei più poveri agricoltori col procurar loro in via di antecipazione della buona semente di bachi, e noi crediamo ciò potrebbe essere fatto appunto con maggior esattezza ed efficacia per mezzo dei singoli Comuni. Ognuno può misurare il grande beneficio che da questo prodotto giunge all'agricoltore nei momenti più difficili, e quanto più proficuo tornerebbe in un'annata come la presente. Facciamo voti che la nostra proposta cada su fertile terreno, e sarà uno dei migliori mezzi di prestare valido ;ajuto a chi realmente ne abbisogna. c—ì. FRANCESCO MARZOLO, patriotta operoso, di principii severi, e rinomato chirurgo e scienziato, morì dopo pochi giorni di malattia nella sua Padova, a 63 anni, il giorno 19 corrente. Grande è il lutto per questa perdita in tutte le province venete. Era professore in quella insigne Università, e anche adesso la reggeva. Tra i molti, che da più parti se n' erano interessati alle prime voci di timore, fu il Ministero della pubblica istruzione, che si procurava notizie giornaliere e che si dolse poscia colla famiglia, coli' Università, col Municipio. La stampa liberale di Trieste mandò alla derelitta famiglia telegramma di condoglianza, firmato da cinque redazioni. Condiscepoli, allievi, conoscenti, beneficati, ne contava parecchi anche in Istria; e qui pure la memoria di uomo tanto pregiato durerà lungamente. Illustrazione dell' anniversario. Bernardo Davanzati, nato a Firenze, d'antica famiglia, passò la sua gioventù mercatando a Lione, già assodato in bèlle lettere e col leggere assiduamente Orazio, Tacito e Dante. Bimpatriato, e quantunque continuasse a mercatare, gli vennero conferite cariche, nal cui disimpegno mostrò grande rettezza d'idee, congiunta ad elegante brevità di stile; ma niuno preconizzava in lui la fama, che uno strano caso gli porse il destro di conseguire. Nel preambolo di una traduzione francese di Tacito, pubblicata a Parigi, l'autore vantava la preminenza della sua lingua materna sopra tutte e specie poi sopra la nostra, che (oh lo cioccherello !) giudicava verbosa e floscia. Piccatosi di ciò il Davanzati, si mise a tradurre Tacito per provare che non solo la francese dalla nostra poteva essere superata in concisione, ma persino la latina. Riuscì infatti; e con "faticoso calcolo dimostrò, a lavoro compiuto, che l'italiana stava colla latina in ragione di nove a dieci, e di nove a quindici colla francese. Peraltro nella brevità egli è talora un po' smoderato, e vi mesce troppi riboboli fiorentini e modi volgari, che nuocono alla maestà storica. Le stesse mende vennero riscontrate anche nell' altro suo lavoro storico, j 10 ,Scisma d'Inghilterra". Scrisse sui .Cambii", sulle I ^Monete'' e due scherzi accademici; innoltre un trat- j tatello sulla ^Coltivazione toscana delle viti", e un altro sali' »Uccellagione a ragna". Ispirò co' suoi tratti : viva simpatia, e morì quasi ottuagenario nel 1606. j Cancelleria municipale.-- Il nostro egregio concittadino Giovanni D' Andri, che da tre anni fungeva da segretario provvisorio, dopo un complessivo quindicenne servizio di diurnista e cancelliere (interrotto solo per sei mesi), non ottenne nella seduta del 6 corr. la maggioranza di suffragi necessaria a coprire il detto posto in modo definitivo; e così il Municipio perdette un prezioso impiegato. La conseguenza di quella seduta destò grande stupore in tutta la città, e in moltissimi rammarico. Gli succede il signor Ferdinando Percolt, ottima persona e colta. Un dovere (li coscienza. (Indipendente: Trieste 15 marzo). — Con questo titolo alcuni nostri amici dell' Istria ci scrivono quanto appresso : "Nel principio della commendevole recensione, inserita nel vostro simpatico giornale, dell'Iena, Note storiche, di Carlo De Franceschi (e precisamente nel N. 3 marzo), ove è parola di quella voluminosa pubblicazione intitolata Saggio di Bibliografia istriana (Capodistria, tip. Tondelli, 1864), non emerge bene chiaro quanto esteso sia stato il lavoro del Dr. Carlo Combi; ma di ciò non puossi fare certamente alcun addebito all' egregio autore della recensione, poiché n'è causa la modestia soverchia del Combi, anche in quella circostanza da noi tutti francamente disapprovata; modestia che valse perfino ad impedirgli di apporvi il proprio nome. A noi Istriani peraltro, il sentimento della riconoscenza impone 11 dovere di distruggere, quando ci venga il destro, le conseguenze della sua modestia; epperò oggi dobbiamo rendere noto che il lavoro del Combi non si limitò solo a coordinare le opere che parlano direttamente dell'Istria, fornitegli iu parte dalle persone da lui nominate nella prefazione, ma che grau copia ne rintracciò egli stesso, e tutte poi quelle in cui l'Istria v'entra per incidenza. E a tale uopo percorse tutta la provincia, e si recò e si trattenne a lungo in parecchie biblioteche fuori di provincia. Egli ebbe insomma la patriottica abnegazione di occuparsi costantemente per due anni interi iu questo importante lavoro, che ha già recato grande utilità all'Istria apprestando agli studiosi le fanti onde vie meglio illustrarla. E voi, che così amorevolmente pertrattate le cose nostre, aggradite una cordialissima stretta di mano. Addio......„ — Facciamo eco di gran cuore agli amici dell' Indipendente, i quali anzi nel compiere il dovere di coscienza ci hanno prevenuti ; ed aggiungiamo che è l'avvocato Girolamo Vidaco- vich il „valente giovine", dal quale il Combi nella prefazione fa sapere di essere stato assistito. Ferrovia Capodistriii-Pisiiio (Progetto). — In data 28 febbraio p. p. due impressarii ebbero licenza dall'i, r. Ministero del commercio d'intraprendere (per la durata di tre mesi) gli studii uecessarii onde poter costruire una ferrovia da Capodistria a Pisino, passando per Castel venere, Buje, Castagna, Montona, Caroiba e Terviso. Teatro Sociale. — Concerto vocale ed istrumentale. — Il benemerito Comitato di beneficenza, presieduto dall' illustrissimo sig. Podestà, Avvocato Pierantonio Gambiui, ottenne per la sera del 12 corr. la gratuita prestazione di alcuni distinti artisti, la quale portò un aumeuto al pubblico peculio destinato a sovvenire i numerosi indigenti del comune. Il perno del concerto fu la sig.a Rosina Ca-ponetti, contralto, (fino a ieri del teatro comunale di Trieste) che venne molto festeggiata; artista di grande merito. Insieme a lei si prestarono, seguendo un dilettevolissimo programma, quasi tutto di musica nazionale, i signori triestini Luciano Gasparini (tenore): Giri o Sidri (basso); Carlo Coronini (prof, di violino); Giovanni Guidicelli (maestro di piano); e bene vi cooperò 1' orchestra filarmonica. Fu pure molto applaudito il nostro maestro Montanari, quale autore di una dolcissima romanza da. sala dedicata all' illustrissimo sig, Podestà. Perquisizioni ed arresti a Trieste. (In-dip. 11 corr). -- lerisera verso le 9 f/2 vennero arrestati dagli organi della Polizia i signori Giovanni Pagura ed Antonio Battisnig tipografi apprendisti. Dopo praticato 1' arresto gli stessi organi procedettero ad una perquisizione nelle loro abitazioni, — Stamane alle oro 10, dopo praticata una perquisiztone al domicilio del sig. Gustavo Cravagna e nello scrittoio dello stabilimento tipografico B. Appolonio, del quale era agente, il Cravagna venne arrestato. — Altra perquisizione venne fatta, alla stessa ora, pure dagli òrgani della Polizia, nello stabilimento tipografico Caprili, presso il quale era addetto il tipografo apprendista sig. Giovanni Fui'lauetto, che venne arrestato. (Id. 12 marzo). Ieri nel pomeriggio gli agenti della Polizia, dopo praticata una perquisizione nel domicilio e nell' ufficio del signor G. 0. agente di commercio, lo arrestarono. „Clie cosa sono gli scacchi." (W. N. Potter ; nella Enciclopedia Brittanica. 9.a edizione — Traduzione della Nuova Rivista degli scucchi di Livorno). — Gli Scacchi, nella più semplice definizione, sono un passatempo intellettuale. Essi ricreano, non tanto col procurare un divertimento propriamente detto, quanto coli' impossessarsi delle facoltà intellettuali e col distrarlo dalle loro consuete occupazioni. Il cervello, dopo di esser stato a lungo occupato iu affari, o tormentato dalle cuce, o in qualsiasi modo travagliato da penose riflessioni, trova nelle proprietà assorbenti degli scacchi quel temporario sollievo che noii sempre somministrano altri passatempi più leggieri. La ragione di ciò non è difficile a trovarsi. Le cure sono cagionate dalla antiveggenza di date contrarietà, o dal timore che sopraggiungano ; e questo e quella vengono neutralizzati dalla previsione che è richiesta nella condotta d'una partita a scacchi. Inoltre le perturbazioni mentali, per quanto varie, non sono che l'impiego delle facoltà dell'immaginazione e della ragione nella incubazione d' un dato fastidio o dolore; ma queste stesse facoltà, ed il loro esclusivo esercizio, sono appunto richieste per provvedere alle emergenze della battaglia intellettuale e per la soluzione delle varie situazioni intricate che sorgono nel corso d' una partita. È comune credenza che gli scacchi siano un giuoco difficile tanto nella teoria quanto nella pratica. Errore. Le mosse possono impararsi in mezz' ora e la pratica di otto giorni basta per far acquistare una abilità sufficiente a recar piacere allo scolaro, non meno che allo insegnante. L'allievo intelligente si convince ben presto che il muovere i pezzi a casaccio non condnce ad alcun successo, e cercherà quindi delle cognizioni sul miglior modo d'aprire il giuoco. Alcune aperture sono, al postutto, semplici, e non sarà per lui difficile a poco per volta il conoscerle. Sei mesi basteranno a questo scopo, a meno che la sua intelligenza non sia serva dell'ostinazione, dell' indolenza, e della presunzione di se stesso. Il rimanente io acquisterà colla sua capacità naturale. Una intelligenza che sia appena discreta, basta già per far aC(lui" stare una certa forza, metre un intelletto non molto superiore al comuue (purché acco ppiato ad una naturale attitudine) basta a cos tituire un giuocatore di 2." classe, cioè uno di quei giuocatori a cui i maestri del giuoco possono soltanto concedere lo scarso vantaggio di „pedona e mossa". Costoro, volendo progredire, troveranno molto giovevole di giuncare alla pari con giuocatori più forti di loro, poiché il giuocare sempre con vantaggio, oltre all'esercitare una influenza scoraggiante e debilitante sul giuocatore inferiore, altera il carattere delle partite, e tende a produrre situazioni differenti da quelle che avvengono nel corso ordinario della partita e nelle aperture più note. Di fatto, il ricevere vantaggio impedisce al giuocatore di acquistare una buona intuizione uei principi dell' arte scacchistica e la intelligenza dei disegni latenti e delle concezioni su cui si fondano le combinazioni d'un buon piano di combattimento, mentre all'opposto, il giuocatore alla pari costringe subito il combattente a valersi di propri concetti e obbligandolo a studiare il giuoco del suo avversario, lo trae necessariamente a migliorare il proprio stile. Bollettino statistico municipale di Febbraio 1880. Anag-rs« So — Nati (Battezzati) 27 : fanciulli . -10, fanciulle 17. -- morti 21: maschi 7 (dei quali S 1 carcerato), femmine 6, fanciulli 6, fanciulle 2. — Matrimonii 5. — Polizia. Denunzie in linea di polizia igienica 3; in linea di polizia edilizia 6; di annonaria 2; di maliziosi danneggiamenti 1 ; per pesca abusiva 1; per insulti e minacce 1; per insinuazione alle guardie, 1; per corsa sfrenata di veicoli 1; Arresti: per furto 2; per insulti 1; per eccessi 1; per eccessi ed ubbriachezza 2; per schiamazzi notturni 5; per v.igabon-daggio 1 ; per maltrattamenti 1 — Sfrattati 14. — Usciti dall'i, r. Carcere 13; dei quali 3 Triestini, 2 Dalmati, 1 della Carniola, 1 del Trentino e 6 Istriani, — Licenze: d'industria 2; di fabbrica. 1, di ballo 4 — Intimazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 10; per Ettol. 101 elit. 83; prezzo al litro soldi 44. — C'erti li cali per spedizione di vinoòi, per Ettol. 83 e lit. 83. e decìl. 15 — di olio recip. 11; Chil. 881 e Ett. 4 (peso lordo), pesce salato recip. 14, per Chil. 640 peso lordo. — Animali macellati: Bovi 43, del peso di Chil. 10402 con Chil. 9111/2 di sego; Vacche 7 del peso di Chil. 963, con Chil. 80 di sego; Vitelli 51; Agnelli 31, Castrati 1. ___ Corriere dell'Amministrazione (dal 22 febbraio p. p. a tutto il 23 marzo corr.) Milano. Dr. Andrea Marsich (V anno). — Pirano. Antonio Bartolo (VI anno). IL COMITATO PROMOTORE della Società ii Navigazione a Vapore Istria-Trieste si pregia di avvisare il Pubblico, che col ì Marzo a. c. darà principio all' accettazione delle sottoscrizioni delle azioni necessarie a costituire la prefata Società Istriana di Navigazione a Vapore lungo la costa d'Istria da Pola a Trieste. NB. Per Pola dirigersi per informazioni e sottoscrizioni presso il Notajo D.r Grlezer, presso la Ditta Hocco e Bartoli ed Andrea Rismondo, e per la Provincia presso le singole Podesterie di ogni paese. G-li statuti sono ispezionatili presso le Podesterie, principali Caffè ed Associazioni di ogni luogo. (Comunicazione del Municipio).