ANNO III. Capodistria, 46 Ottobre 4869. N. 20. LA PROVINCIA GIORNALE DEGLI IS.TEBES.Sl CIVILI, ECONOMICI EU AMMINISTRATIVI DELL'ISTRIA, Esce il» t ed il 16 d? ogni* mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 5; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. la SOCIETÀ' GEOGRAFICA ITALIANA. Altra volta la Provincia ebbe a parlare di questa illustre società, che annovera tra i suoi membri tanti dei più chiari uomini della nostra nazione,, e che si è ormai acquistata la miglior rinomanza in Europa, sebbene sorta da brevissimo tempo. Essa può dirsi veramente il Parlamento scientifico d'Italia, e i suoi bollettini, che sono volumi di gran mole e di grandissima dottrina, hanno tal diffusione, che mezzo più opportuno di quello, ch'essi porgono, non potrebbe aversi, per diffondere illustrazioni attinenti- allo scopo della società stessa. Noi prendiamo occasione a riferirci a quanto ne abbiamo già detto, dalla pubblicazione del terzo bollettino, grave di pressoché 600-pagine, e a cai sono unite alcune tavole e carte geografiche di mollo pregio, come, principalmente, quella dell''Abissinia di Fra Mauro, riprodotta nelle identiche dimensioni dal Mappamondo di questo celebre geografo. E desso un li<-bro che non solo reca, un prezioso concorso ai progressi delle scienze geografiche, ma offre altresì largo argomento di lettura altrettanto piacevole che istruttiva. Conoscendo, come parecchi della nostra provincia : formino parte della società di cui parliamo, ci è doppiamente grato di fare questo cenno. E congratulan-| dori con essi, che seppero scorgere così prontamente 1 onore e il vantaggio d-i appartenervi, vogliamo aggiungere per quelli, che assai facilmente possono i-mitarli, le belle parole del chiarissimo presidente, commendatore Negri, colle quali dimostrava la nobiltà dell'opera di chi ajuta i nobili studii, per esaltare la patria. Esse suonano così: Ora la società esiste, ed esiste vitale: ha dato voce e vigore all'istinto della moltitudine': sia nobile e grande1 Essa narrerà all'Italia ed al mondo ogni viaggio, Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione — Pagamenti anticipati. • ogni scoperta che sia d'onore italiano: essa mostrerà che anche in passato la vita impetuosa o debole, ro-morosa o silente, ha sempre abitato l'Italia, benché siano corse epoche tristi nelle quali ignorava l'Europa, ed ignorava l'Italia che anche contro vento e marea, proseguiva solitaria, e senza onore di bandiera, la nave italiana. Dice un adagio, ed è vero, che le patrie distribuiscono spesso ingiustamente la gloria; mal'Italia non la distribuiva ad alcuno: era muta per lutti. Se quarant'anni sono Sebastiano Balduino faceva colla sua nave, forse il primo italiano dopo Pigafelta, il giro del globo, e salpando da Manilla, senza toccar terra, arrivava a Genova, nessuno il sapeva. Se inostri missionari in paesi nuovi o malnoti estendevano, oltre là religione, la scienza ed erano uccisi alle isole di Salomone, a Dehli, alla China, non sapeva che Pioma del loro merito e del loro martirio, o le loro relazioni assumevano a Lione linguaggio, e spesso credenza di relazioni francesi. A Londra erano onorati Belzoni e Raimondi, ed a Parigi lo erano Botta e Massaia: sovr'essi pesava in Italia il silenzio. Costantino Bei-tiami, esulando d'Italia, trovava le sorgenti dei Missis-sipi; il conte Francesco Arese risaliva il Missouri, e solo per più mesi fra selvaggi visitava il Iago degli Spiriti, di là scendendo ai laghi del Canadà; Osculati esplorava il Rio Napo, De Scalzi il Rio Negro di Patagonia, e Lavarello il Rio Vermejo: Bolla scopriva i monumenti assiri!Moro tracciava il canale dell'istmo americano, Flores d'Arcais promoveva, la metallurgia del Messico, e Codazzi dotava Venezuela di matematiche carte, ma il loro nome non aveva eco gloriosa fra le genti italiane. Pochi anni sono noi leggevamo un elenco pubblicato a Parigi'dà persona autorevole, di tutti i viaggiatori non addetti a religiose missioni,, od in esercizio di traffico, che a notizia dell'autore a-vevano risalito il Nilo Bianco: non vi trovavano il nome di un solo italiano. Ma per non dire del celebre Drocchi che vi perdette la vita, né d'altri non pochi, v'era fra noi una nobile schiera di conoscenti ed a-rnici, che avevano risalito di v^sto tratto quel fiume: v'erano p. es., Dandolo, Leonardi, Cavour. Tangit ho-nor animos, e non grandeggiano, dice Tacito, se non le virtù che si onorano. Noi le onoreremo, le presenteremo all'Italia, ed al mondo, noi proveremo, lo spero, che l'Italia ha natura squisita e forte, graziosa e sensata, facile e pertinace, che si delizia dell'arte, ma si piace dell'utile., e penetra e spazia in tutto l'orbe scientifico. Certamente che ad alcune Società straniere dovremo essere come satelliti a maggiori pianeti, ma oscurarci dietro il loro disco giammai! Nessuno parlando di noi possa travolgere al senso morale quel detto virgiliano: procnl obscuram, humilemque vtde-mus Italiani! Per lo meno il terreno italiano non dobbiamo abbandonarlo ai nostri gloriosi rivali, e l'Italia ha da uscire per noi ben oltre i confini della patria: essa deve dilatarsi alle colonie italiane, deve esser la scienza. Sì, non dirizziamoci per ambizione, ma non chiniamoci per umiltà. Abbiamo ad esser grandi. L'uomo privato, se è saggio, ha da tarsi un amico dell'oscurità; ma se si tratta dell'onore italiano, ha da sentire ■il fascino della patria comune. Veneriamo la scienza per sè, ma veneriamola altresì perchè amiamo la patria. . dieta provinciale istriana. (?) I progetti di legge che dal governo furono -presentati alla Dieta sono varj, cioè quello concernente la regolazione dei rapporti di diritto de'maestri nelle scuole pubbliche : l'altro che riguarda la istituzione, conservazione e frequentazione della scuole popolari ; un terzo che definisce la competenza degli organi chiamati a decidere se una permuta di terreni sia atta migliorarne la coltivazione; un quarto che contempla il caco di un deputato provinciale condannato ad una pena, o sotto-pusto ad iuquisizione penale. I primi due passarono al Comitato scolastico ; gli altri al politico-legale. Quelli e sono di gravissima importanza verranno in discussione fra breve; di questi s'è scia trattato il primo, mantenendo inalterata la proposta relativa. Tra le leggi che furon votate nella sessione del 1868 non ebbero la sauzione sovrana la legge sulle scuole reali, che verrà riproposta di giorno in giorno, e lo statuto comunale della città di Rovigno. Le poche emende fatte a questo non trovarono obbiezione, e perciò essendo stata aocolta la sua edizione corretta e riveduta, audrà tantosto a conseguire la imperiale approvazione: non so se così avverra dei progetto delle scuole reali. Quantunque un solo paragrafo sia il pomo della discordia, pure non potrebbe ancora dare nel genio il palliativo addottalo. Il Comitato meditò lungamente per raccapezzare una forinola conciliativa, che io chiamerei col suo vero nome di mezza misuraj; ma che in ogni modo mostra il desiderio vivissimo di veder attivata una legge, che servirà sen:a dubbio colla saggia sua applicazione a'dare uu polente e largo sviluppo agli studj tecnici, industriali e nautici, aiccome quelli che più si addicono alle nostre condizioni e alle nostre tendenze. > In argomento di agricoltura sono allo studio l'importantissima legge sulle aque, quella sull'uccellazione. e quella sulla distruzione de'bruchi. * Sta inoltre in prospettiva la pertrattazione di uno scema di legge proposto dalla Giunta, che cangia totalmente la legge 3 novembre 4 865 riguardo alle spese ospilalizie. Si comporrebbe di tre articoli, cioè, 1. I Comuni di pertinenza avrebbero a rimborsare al fondo provinciale la quiuta parte delle Kpest di cura a mantenimento da quello anticipate ai pub- blici ospedati pei malati poveri ; 2. Per quei Comuni della provincia che abbiano un proprio ospedale pubblico non varrebbe la premessa disposizione riguardo ai loro pertinenti poveri, curati nell'ospedale medesimo; 3. La legge entrerebbe in attività col 1.° di gennaro 1870, col qual giorno cesserebbe d'aver vigore la disposizione della legge 5 novembre 1863, in quanto concerne la rifusione da parte dei Comuni delle spese per cura d'ammalati poveri loro pertinenti, abbuonale dal fondo del Dominio dell'Istria ai pubblici ospedali. La Giunta presentava pure altra legge con cui si modificano alcune disposizioni del Regolamento per le elezioni delle Diete provinciali nel Litorale, per quanto esse si riferiscono al Margraviato dell' Istria, e poiché ella apparve di vitale importanza, in quanto implica per indiretto la spinosa questione delle elezioni dirette, fu nominato uno speciale Comitato di sette membri, affinchè sia severamente passata al vaglio della critica, e di ponderati consigli. Nel campo .finanziario non iacarseggiò la messe de'lavori, e furono udite ed approvate le Relazioni sul conto consuntivo del fondo provinciale pel 1868; sul consuntivo del fondo di esonero dello stesso anno ; sul fondo di coltura ; su quello delle pensioni, e sull'altro delle coufraterne. Mozioni da parte di Deputati ve n'ebbero già di jwre«-chie. Si chiese, onde dal Ministero di Giustizia vengano date le necessarie disposizioni perchè i giudicati della Suprema Corte tanto in affari civili che penali siano comunicati alle parti interessate nella lingua, colla quale la causa od il processo vennero trattati. Una mozione concerne la formazione di un Comitato per proporre cambiamenti o facilitaziooi nella legge dell'Impero 5 deeembre 1868 sul servizio militare, e nella relativa complicata istruzione d'ufficio per l'esecuzione della stessa, onde pel tramite dei Ministero venga trattato l'argomento nelle forme costituzionali. Fu proposto d'incaricare' la Giunta di porgere petizione, affinchè la esistente i. r. scuola reale inferiore di Pirano sia elevata ad istituto completo, vale a dire ad i. r. scuola reale superiore. Chiesero altri doversi interessare il Ministero del Commercio, perchè voglia nel corso della prossima sessione legislativa presentare alle Camere del Consiglio dell'Impero il progetto di legge per 1*autorizzazione alla concessione garantita di una ferrovia che da Pola, traversando la penisola istriana, si congiunga col sistema ferroviario della monarchia. Recata la mozione dinanzi la Camera diede luogo ad animata discussione. Vi fu chi accettandola presso che nell'intero suo testo, voleva pure si accentuasse più vivamente l'idea di uua comunicazione fra Pola e l'Istria tutta con Trieste; ma poiché sembrò che con ciò si pregiudicava forse la questione, massime dopo alcuni schiarimenti avuti sulle pel-trattazioni seguite in Vienna, e che la mozione non contemplava altrimenti un punto determinato di congiunzione col sistema generale ferroviario, piuttosto per St. Peter che per Divaccia, fu accolta quale l'annunciai poco prima, ma perù a debole maggioranza. DEL R10RDINA31ENT0 DEI LIBRI PUBBLICI. I Parlando altrove *) del riordinamento del notariato e dei libri delle notifiche io avea cercato di dij mostrare quale influenza abbia l'istituto notarile so- pia i pubblici libri, e come le proposte leggi notarili tendano a rialzare il credito pubblico ed a portare sicurezza nei rapporti giuridici dei contraenti. Ma se la sicurezza degl'interessi reali parea esigere determinate guarentigie per la iscrizione nei libri tavolali, io argomentava che tali guarentigie doveano ben più a ragione richiedersi per la inscrizione nei libri delle notifiche. Eguali ragioni di diritto e di pubblica economia parlavano a mio vedere anche pei nostri libri, per cui conchiudeva che anche ad essi» si estendessero ie disposizioni delle nuove leggi notarili* E ciò mi sembrava doversi chiedere tanto più altamente,- in (pianto che l'intervento notarile gioverebbe a mio \edere ad appianare la via alla istituzione di un buon sistema di credilo fondiario. E questo sistema io di-cea che si potrebbe ottenere con libri censuari abbozzati sopra quelli già progettati dalla eessata delegazione veneta, meglio che attendere la< costosa, difficile e lontana istituzione dei libri tavolali.. B-altra parte 10 non vedea ragione per essere invaghito di una i-stiluzione che appartiene ad un vecchio ordine di cose e che ormai perdette del tutto quella*aurcola di cui la burocrazia amò rivestirla. L'attuale libro tavolare non è per lo più che un elenco di debili nè può servire ad altro che a mostrare allo storico ed allo statista la nostra miseria economica. Nè dimentichiamo che è meglio non provar nulla di quello che correre 11 pericolo di dar prove non veritiere. Ma per ritornare alle cose scritte in questo proposito nella Gazzetta, dei Tribunali di Trieste, dirò che l'argomento delle stesse trovò grazia inattesa. La Camera notarile di Rovigno chiese al Ministero ed alle Camere legislative che le disposizioni delie nuove leggi notarili si applicassero anche ai libri delle notifiche. La solerle associazione dei notai delle due Austrie e del Salisburgo fece sua la nostra questione e nello schema di legge notarile che essa presentò alle Camere per combattere il progetto ministeriale, essa decampa da un anteriore suo progetto ed esige pei libri delle notifiche e delle ipoteche le stesse guarentigie che pei libri tavolaci.-Oltre di ciò la Gazzetta notarile di Vienna ristampò in tedesco l'articolo italiano della Gazzetta dei Tribunali appoggiandone caldamente la tesi. Maggior ventura però io ritengo l'essermi incontrato in massima colle vedute della nostra Giunta provinciale, di cui lessi avidamente la pensata relazione. Nello stesso tempo mi accadde anche di vedere un notevole articolo d'ignoto autore nel diario ufficiale ili Trieste. Le esperienze delle altre provincie e lo studio comparativo delle istituzioni economiche e giuridiche ili altri popoli ricchi e civilissimi sono tali da dover veramente sfatare e ridurre a povera cosa questa cotanto vagheggiala istituzione dei libri tavolali. Epperò in questo riguardo non possiamo non unirci intieramente alle vedute della nostra Giunta provinciale. Diversamente però sta la. cosa ove trattisi di registri delle ipoteche. Pensate obbiezioni rivolse il diario ufficiale contro questi libri nè noi possiamo disconoscerne la importanza. In questo riguardo una serena discussione 11011 sarebbe forse disutile e potrebbe condurre ad ini componimento, Non v'ha dubbio che la legislazione i-polecaria italiana è quella che più si appresenta confacele ai nostri bisogni, ma d'altra parie nell'introdurla in mezzo a noi dobbiamo far prò delle esperienze altrui. giacché sarebbe mezzano provvedimento ed opera forse non civile di dar vita ad una istituzione clic sappiamo già oggi richiedere urgentemente esenziali riforme. Sarebbe quindi forse piii acconcio di chiedere la legislazione ipotecaria italiana con speciale riflesso alle proposizioni di riforma fatte colà prima che cessasse il regime austriaco. Non la legislazione ipotecaria italiana esistita, ma quella che si volea colà introdurre all'appoggio di lunghe esperienze e col concorso dei più valenti, sarebbe un beneficio per la nostra provincia. Chi sopraintende alla cosa pubblica vi pensi, e chi può porti il proprio granello di sabbia. Nel prossimo numero poi recheremo il notevole progetto di legge messo innanzi in questo proposito dalla cessala delegazione venda, riservandoci di dare più tardi alcuni dei ragionamenti che lo fecero nascere e ve lo accompagnarono. *) Gazz. dei Trib. di Trieste, III. N.9 14. Dr. P. SULLA GRAN QUESTIONE DELL'UTILE SPERABILE NELLE SPECULAZIONI SUI bestiami ED IN PRIMO LUOGO SULLA CONVENIENZA DELLE MANDRE DI VACCHE. (Continuazione vedi n. 19.) Poiché nella fabbricazione del formaggio nel podere che tengo a mia mano in Lesegno, si mescola il latte delle pecore con quello delle vacche, dovrò dare un conto comulalivo dei due latti; ma dietro i dati dell'esperienza sarà facilissimo lo attribuire a ciascuno dei due latti la proporzione dei prodotti che se ne ricavano,, e sceverare quanto appartiene a quello delle vacche. Prodotto del latte negli anni 1834 e 1855. Latte di VACCA PECORA litri litri 1854. — 59,085 9,567 1855. — 58,494 10,383 Consumato Totale in natura Lavorato litri litri litri 68,652 4,057 64,595 68,877 5,520 63,557 Il latte consumalo in natura Io è, per la maggior parte, dalle vitelle che si allevano, essendo esse separale dalla madre dopo quattro o cinque giorni, ed avvezze a bere il latte che si dà loro, misurato in giusta proporzione dei loro bisogni. Il rimanente è consumato dalla mia famiglia in Castello, e dai mandriani e pastori, ai quali è somministrato come facente parte del loro salario Ecco ora il prodotto in latticini: . Prodotto in Latte lavorato Butirro litri chilogr. 1854.- 64,595 1122,77 — 6088,7 Formaggio chilogr. 4855. — 65,557 1214,06 5920,5 Da questo prodotto risulta che 400 litri di latte hanno dato: 1854 1855 Butirro . . chilogr. 1,75 1,91 Formaggio . » 9,42 9,31 Totale tra butirro e formaggio chi!. 11,17 11,22 Il ricavo in denari fu come segue: Nel 1854. Butirro, chil. 113,77 a L. 1,62. L. 184,30 id. » 1009,00 a » 1,42. » 1432,77 L. 1617,07 Formaggio chil. 6045,70 a L. 0.95. L. 5743.41 » » 43, a » 1,60. »> 68',80 L. 5812,21 (1) Valore del latte consumato in natura litri 4057 a L. 0,11 ......... . . 446,27 (2) Valore del Siero consumalo dai maiali 646,95 Totale ricavato in danari L. 8521,50 Rei 1855. Butirro chil. 89,80 a L. 1,60. L. 143,68 id. » 1124,26 a »» 1,42. »» 1596,45 L. 1740,13 Formaggio» 5831, 5 a » 0,97. » 5656,55 id » 89 a » 1,62. » 144,18 L 5800,73 Valore del latte consumato in nalura litri 5320 a 0,11 L. 585,20 Valore del siero consumalo dai maiali . » 635,57 Totale ricavato in danari L. 8761,63 Dalle somme ottenute colla vendila del butirro e del formaggio, risulta che ogni litro di latte lavorato diede una rendita di L. 0,115 nel 1854, e di L. 0,118 nel 1855, al quale valore devesi ancora aggiungere quello del siero. Ma questo latte è, in alcuni mesi dell'anno. una mescolanza di latte di vacca e di pecora. Ora si sa che le medie di tutte le analisi conosciute dalle varie specie di latte, e principalmente quelle recenti, fatta in grandissimo numero e con molta accuratezza dai sig. Doyére (3), danno la proporzione delia ricchezza del latte di vacca in butirro e formaggio, paragonata a quella del latte di pecora come, tale 5|6. ossia come 6 a 11. Applicando questo dato dell'esperienza per conoscere separatamente il valore dei due latti diversi, ed avendo io avuto nel 1854: Litri di latte di tvacca..... 59,085 dei quali consumato in nalura . . 5,700 Furono lavorali litri 55,385 (1) Più sotto spiegherò in qual modo fu determinato questo valore. (2) Essendo cambiato in questi due anni il modo di speculazione sui maiali, ne risultò qualche difficoltà ad avere la cifra esatta del loro reddito, eppereiò, mi tenni alquanto basso e-stimando ad un centesimo per ogni litro di latte lavorato il valore del siero da essi consumato. (5) Doyére. Etude du lait au poiut de vue physiologique et écouomique. Mélhodes nouvelles pour déterminer la couiposi-tion du lait et son titre en beurre et caseine, E litri di latte di pecora...... 9567 dei quali consumato in natura . 357 Furono lavorati litri 9210 lo posso considerare questi 9210 lilri di pecora come equivalenti in ricchezza ale 5|6 questa quantità di latte di vacca, cioè a litri 16,885. Si può quindi sostituire ai 9210 litri il loro equivalente in latte di vacca, senza punto alterare la quantità di butirro e di formaggio e così dirassi : Latte di vacca lavorato .... litri 55,585 Equivalente, in latte di vacca, dei .2210 litri di pecora .... » 16,885 Totale lilri 72,270 Ciò vuol dire die 72,270 litri di latte di vacca danno la medesima quantità di butirro e di formaggio, ossia di danaro, che i 64,595 litri della mescolanza ; e siccome il ricavo in butirro e formaggio, nel 1854 fu di L. 7,429,28 il valore del litro di latte di vacca lavorato risultò in quell'anno, di L. 0,1028; e quella di pecora fu di L. 0,1883, ai quali valori devesi aggiungere quello del siero, che serve di nutrimento ai maiali. Operando nella medesima guisa pel 1855, trovasi che, in quell'anno, il valore del litro di latte di vacca fu di L. 0,1019, e quello di pecora di L. 0,1923, oltre il valore del siero. Nel conto del ricavo in denari ho assegnato al laite consumato in natura ri valore di L. 0,11 al litro, perchè jn esso devesi anche calcolare il valore del siero, il q»ale è a poco presso di un centesimo per litro. Ma non ho creduto di dover aggiungere il centesimo intiero. Ho voluto stare piuttosto al dissotto per tema di troppo innalzare il valore del latte, poiché se al latte lavorato va aggiunto il valore del siero, esso deve pure essere caricato di spese, quali quelle del presame. della legna, del casaro, ecc. dalle quali va esente! il latte consumato in natura. Ma per altra parte, essendo quest'ultimo una debole porzione del totale, molte delle spese di lavorazione, come il fitto del locale. fuso degli Utensili, il casaro, ecc. non variano punto, ed alcune altre sono di minima entità, cosicché sembra giustificata l'aggiunta soltanto di una parie del valore del siero per ottenere quello del latte consumalo in natura. D'altronde una frazione di centesimo moltiplicata per un numero ristretto di litri non potrebbe portare in fin dei conti che un errore insignificante, se errore vi fosse. In quanto ai valori trovati di L. 0,1028 per un litro di latte di vacca nel 1854, e di L. 0,1049 net 1855, essi si ponno dire valori netti, poiché, come si vedrà in appresso, le spese tutte di lavorazione souo compensate dal valore del siero. La fabbricazione nel Casone, come si è veduto di sopra, ha dato tra butirro e formaggio, nel 1854 chi-log. 11.17 per 100 litri di latte misto di vacca e pecora ; e nel 1855 lilri 11,22. Applicando la medesima forinola di 1 a 1|6 per la porzione tra la ricchezza del latte di vacca e quello di pecora, ricavasi che tra butirro e formaggio, il latte di vacca ha reso: nel 1854 chil. 9,98; e nel 1855 chil. 9,92: similmente risulta che quello di pecora diede: nel !854 chil. 18,29; e nel 1855 chil. 18,18. Calcolando la quantità di vacche giornalmente presenti nella stalla, -e compulendo nel loro numero eziandio quelle asciulle, risultò che nel 1854 il prodotto medio di ogni vacca al giorno fu di litri 5,66, ossia clie ogni vacca, l'una sull'altra diede nell'anno litri 2005,9. Nel 1855 la media giornaliera per vacca fu di litri 5,92, ossia una produzione di litri 2160,8 nell'anno. (Continua) E. di Sambuy. A complemento di quanto fu detto sulle Scuole di Metodo Magistrali nei numeri 15, 14, e 15 di questo periodico, rechiamo la seguente nota : Dicemmo che il Regolamento della Scuola di metodo di Rovigno non meritava una critica, la quale dovrebbe ancora riuscire troppo lunga, e forse inopportuna, certo noiosa ai lettori. Non vogliamo dire che quella scuola vada male; anzi forse procede nel migliore dei modi: adesso che è compito l'anno scolastico si sarà potuto giudicarlo. Ma noi le cose tutte, e specialmente le leggi, giudichiamo in sè, non per riguardo alle persone, le quali possono e correggerle ed ancora guastarle di più nella pratica. Ma pur non volendo fare un'ordinata critica, non ci dispensiamo da qualche osservazione, specialmente adesso che il Consiglio provinciale sarà chiamato a prendere provvedimenti nuovi nelle cose scolastiche. 1. E per prima le scuole di metodo dirette e tenute da maestri elementari di regola non ci danno guarentigia dì una istruzione abbastanza soda ed e-stesa. Diciamo di regola, perchè non negheremo che \i possano essere maestri elementari da ciò: ma è caso individuale. Come per istruire maestri delle scuole medie vediamo incaricati professori universitari, così, per principio, l'educazione di maestri elementari sarebbe da affidarsi ad istitutori di un grado superiore: ginnasiali o tecnici che si vogliano. 2. Di queste scuole come disimpegnerà il dupplice ufficio di direttore e di maestro chi è ancora direttore e maestro della caposcuola? 0 forse gli educandi si i-struiranuo all'alto in questa medesima scuola coi fanciulli, aggiunta per loro forse qualche ora di più alla j settimana? 3. Troppo grande parte vi vediamo spettare al j prete. Questi assieme con un maestro, divide il carico dell'istituto, con quale frutto pensate voi^ massime che | esso gli può essere affidato interamente o quasi, quando sia catechista e direttore della caposcuola elementare, cumulando in sè cinque mansioni, oltre gli speciali uf-lici del sacerdozio. E questo è in Istria il caso per due delle tre sedi della scuola di metodo, e potrebbe essere in tutte! Per quanto possiamo essere amici di tale c tale prete, come individuo, non vorremmo per massima uu privilegio pericoloso. 4. Non pare poi che questo geloso ufficio si dovesse affidare a persona determinata già per carica che altrimenti occupa, anziché essere scelta per concorso fra le persone stimate più degne. 5. Nell'istituto sono ammessi giovani di \7 anni che terminarono la quarta elementare. Ora che s'in- tende con questa prescrizione? che avranno fatto questi giovani nei li o 6 anni da che terminarono le elemeif tari? non si saranno occupati di studi? o, per non disimparare, saranno costretti ad attendervi privatamente ? Se si, dove, come, presso cui, con quali mezzi? e la perdita del tempo non sarà congiunta con frutto guasto e con noia? Oppure per questo tempo faranno da pedagoghi e maestruzzi privati, contraendo abitudini viziose che diffìcilmente abbandoneranno? .... 6. Ma passiamo agli studi. A che servirà l'ulteriore studio del catechismo e della storia sacra, dove il maestro non sia obbligato ad insegnare da catechista? Forse per uso suo particolare al quale forse non basta quanto già apprese nelle elementari? o piuttosto per la scuola come utile agli altri insegnamenti? Ma allora sarebbe necessaria una istruzione enciclopedica ; anzi delle speciali cognizioni in tutti gli altri rami dello scibile il maestro avrebbe di tanto maggiore bisogno, che per questi non è provveduto, come per il catechismo, con un insegnamento tutto proprio in i-sctiola e in chiesa. 7. Si obbligano i maestri a studiare la lingua illirica e la tedesca. Dopo la ricognizione delle nazionalità nell'impero, adottata anche per ufficiale la lingua del paese, non si dovrebbe trovare questa prescrizione ingiusta e strana. Gli elementi di queste lingue si insegnino per l'amo-re del sapere: chi ne vuole di più si provveda. Questo scriviamo persuasi delia grande utilità di conoscere molte lingue: ma l'utile non si deve confondere col necessario, uè il raccomandabile coli'obbligatorio! 8. Troviamo fra le materie d'obbligo lo studio dell'organo. Per soltomaeslri ! per maestri campestri ? in Istria! A quale scopo? Il maestro naturalmente sani dunque organista. Ma quanti sono i borghi ed i villaggi nostri che abbiano l'organo-, aiutatore della divozione ragionala? 0 forse si vuole stabilirlo? a questi tempi! e si daranno anche i denari per comperarlo? Ma ci siamo espressi male; il suono dell'organo non è solo materia obbligatoria, anzi per i'ammissione slessa si richiedono le cognizioni elementari del cauto e del suono dell'organo. Ma dove le acquisteranno gli alunni? saranno obbligati a prendere un maestro privato ? la mancanza di questo requisito esclude giovani d'altronde di egregie altitudini? Ancora noi proponemmo per queste scuole il canto, ma. il benigno lettore se ne accorgerà, con ben altro scopo che non sia qui proposto l'organo. Aggiungiamo che il maestro organista sarebbe poi nuovamente un subalterno del parroco, con cui potrebbe venire in relazioni incompatibili forse, e che ne potrebbe incagliare le occupazioni specialmente della scuola agli adulti festiva, o serale o complementare. 9. A riscontro di questi studi, quale insufficienle, quale superfluo, quale inutile, splende per la sua assenza lo studio della geografia e della storia, che non sapremmo quale dopo la lingua materna, sia più proficuo, e dell'igiene e della ginnastica, e delle scienze fiisiche, senza le cognizioni elementari delle quali og-gimai non può nè uomo uè donna appartenere alla società civile. 10. 11 Gli alunni, sta scritto, impareranno le materie della quarta elementare: „ dunque non più di quello «he insegneranno; ciò, se non è dello espressamente, risulta chiaro da tutto il seguito. Veramente leggiamo poi : " agli alunni si deve offrire (sic) il modo di arricchirsi di tutte quelle cognizioni che ad un educatore sono proficue; „ ma non è detto quali sono queste cognizioni proficue, e molto meno, e ciò importava, come sarà offerto questo modo. Comunque sia, quand'anche fosse accennato, pensi il lettore quan- 10 in un anno, di studio assieme e dì pratica, e un armo vuol dire nove o dieci mesi, quanto, diciamo, si possa ritrarre di profitto in un anno di studio sulle materie della 4.® elementare. 11. Quanto alla parte praticarci pare in questo caso insuflieenle lo assistere alle lezioni date dai maestri elementari attuali; dove si dice che in generale insegnano male e si vuole rilevare veramente l'arte. 12. Nulla poi troviamo nel regolamento di questo istituti), che riguardi direttamente il cuore e le facoltà inorali, perchè s'impari non solo il modo d'istruire, ma quello di educare. -13. Per l'educazione degli allievi stessi pare che non si tenga coulo che della religione. E questa stessa per giovani sopra i 17 anni è intesa come per fan-ciullini; dove la condotta decente e religiosa è da radicarsi per esempi e per una pratica continua e precisamente coU'obbligo di assistere al culto divino (solo alla messa?) e ricevere i sacramenti (quoties?). Essendo poi proibito di frequentare luoghi pericolosiial costume,, non sappiamo che cosa vogliasi intendere coll'aggiunla : che non abitino case sospette. „ Il sospetto può rilevarsi per mille e mille ragioni. Ci condurremo all'arbitrio di tutte quelle che credessero dover avere qualche influenza in queste scuole? Forse sforzando 11 senso della parola contegno morale parrà che si accenni anche ad altra cosa oltre che a crescere gli a-lunnl alla pietà. Ma non è detto. E veramente l'educazione civile si cura? come s'istilla l'amor patrio? come quello delle libere istituzioni? come l'amore al dovere? come al lavoro? che cosa si farà in vista che i giovani maestri hanno una coscienza, sono esseri liberi e devono riuscire esseri risponsahili? Anche qui, «oQie vede il lettore, non formiamo che semplici domande. Forse la buona pratica ci risponderà. -14. In queste medesime scuole si vogliono formare maestri illirici! Della necessità di questi maestri non diciamo, dopj che i nostri contadini, gli slavi, si persuasero di quale razza di utile è loro il culto di questa lingua e, per qualunque uso pratico, devono parlare, e parlano,, bene o male, l'italiano che è la lingua della civiltà e degli affari. Ma ancora ammettiamo per un momento l'opportunità di queste scuole per quelle comuni rurali the liberamente dichiarassero di volere scuole illiriche. Or come è mai possibile in uno stesso Istituto formare maestri per scuole italiane e illiriche, se la scrittura e la grammatica e la composizione sono la parte principale dell'istruzione? distinte queste parti chc resterebbe di comune per quesli maestri in cotesto istillilo?..... 15. Dopo questo corso gli alunni devono lare tre anni di prova. Dove? sotto quale guida e sorveglianza? Io dubito forte che questo non sia faccenda da simili maestri e chc queste prove saranno a spese degli scolari, come in corpore vili. Oh come sarebbe bello che i medici dopo un'anno di studio ne facessero tre di pratica mandando gente all'altro mondo e poi, volendo veramente addottorarsi, andassero a proseguire gli studi! Su per giù il parallelo non sgarra di mollo, quando si legge che chi non trova collocamento potrà passare nel II.0 anno della scuola di metodo triennale, la quale, fra parentesi, non abbiamo. N. P. G. ^ Società' Agraria Istriana. (ContinuaziJn& e fine, vedi n. \ 9J. I. » Scelta di razze pel miglioramento degli asini » dai muli nella provincia. » Si accede dall'adunanza al parere recato su tale proposito dalla Giunta provinciale per l'introduzione di sei coppie di a-sini siracusani o pugliesi, e per l'aquisto di due cavalle linfatiche grosse, onde farne uno sperimento nelle valli di Bolliuno e del (Juieto, proponendosi a scopo il miglioramento della razza asinina non uieno che la produzione dei muli. Ili. » Impiego della sovvenzione di fui. 2500 accordata dallo stato per abbeveratoi. » Su tale proposito volle la Presidenza della società attingere opinioni e proposte; ma al suo iavito non fu corrisposto che incompletamente, e in modo anzi che non riuscì di dare al fondo una precisa e determinata destinazione. Venutosi però a ragionare sull'argomento, 3Ì espresse il desiderio, che fosse rivolta particolare attenzione ai bisogni, senza dubbio urgenti, di un ab-beveratojo, dalla parte, occidentale di Pisino, e precisamente punto di congiunzione di Pedena, Gaìlignana e Gimino. E a cotesto il Comitato dava la sua piena adesione. Fu osservato che senza frammentare la sovvenzione con tenui soccorsi, sarebbe più consulto, trattandosi che lutto dà a credere, che la sovvenzione sarà per essere costante d'anno in anno, di provvedere con larghezza innanzi tutto que'siti, dove più forte si sente la necessità di abbeveratoi, e poseia tnan mano alcuni altri* finché in ultimo, dopo un conveniente giro d'anni, non se ne lamenti la privazione in nessuna parte della provincia. Anche a tale proposta annuiva il Comitato, come del pari a ciò che si dovesse prendere in riflesso l'ovest del distretto di Montone, e che nelta costruzione degli abbeveratoi a-vessero i Comuni a concorrervi almeno per una terza parte. 311. » Impiego delia sovvenzione provinciale di fni. 600, accordati alla società agraria istriana per essere dedicati a scopi di utilità agraria. » Si propone la istituzione di due premi per-opere di agricoltura e di argomento alla stessa attinente, e precisamente u-no di cinquanta napoleoni d'oro per un manuale italiano di a-gricoltura popolare, e l'altro di napoleoni quindici per un piccolo trattalo di veterinaria, da conferirsi nell'autunno del 1870 in occasione della terza riunione generale della società agraria. Altri però avrebbe desiderato che ai detti fui. 600 si ag-giugnessero i fni. 500 destinati per vivai di vili e di frutta, e per far aquislo di un orto sociale ; chi per sovvenire orti agrarii già esistenti; ed altri ancora per provvedere macchine agrarie; ma la maggioranza fu pel conferimento de'detti due premi, lasciando alla presidenza di stendere il relativo programma. Al concorso poi de' premi per -semente di bachi e gelsi, fu fissato il termine fino a tutto -settembre. IV. » Modo d'impiegare la sovvenzione dello Stato di fili. 100 per aquisto e distribuzione di -sementi. » È accettata la proposizione d'impiegare l'importo accennato nell'aquisto di sementi foraggiere ed erbacee, da distribuirsi ai noli Comizi, perchè le abbiuno a ripartire tra' coltivatori, ritenendosi necessaria questa ultima aggiunta, affinchè possano al caso esserne partecipi anche quei membri della società, i quali non hanno la possibilità di far parte di un Comizio. V. » Programma di premi per letamai e per fogne nel complessivo importo di fni. 300. » A dirigere i concorrenti al premio fu preso unanimemente di compilare e pubblicare, insieme all'editto di concorso una memoria sui migliori sistemi di formazione razionale di letamai e fogne. VI. «Modo d'impiegare la sovvenzione dello stato di fni. 500 per vivai di viti e di frutti. » Per incontrare le vedute del ministero la sovvenzione sarà concessa ai comuni e non ai comizi, a'quali però n'è accordata una particolare sorveglianza. Onde promuovere poi la diffusione de'vivai, si daranno in altra seduta di comitato più concrete proposte. i VII. •» Impiego delle sovvenzioni di fni. 2466 accordali'dallo-stato per l'aquisto e distribuzione di tori e di vacche da razza."» Una quarta parte ne sarà impiegata in aquisto di tori, e Ire altre iu aquisto di vacche, incaricandone persona intelligente con impeciale riguardo alle razze Prinzgau del Tirolo, e Marien-hof del Salisburghese. VIII. 51 Mozione del sig. Ghira per lo studio di un progetto di mutua assicurazione provinciale contro i danni del fuoco, e contro il furto di animali utili. » Si vuol riferito l'argomento ed un comitato speciale, affinchè ne studii la convenienza e l'opportunità, ed eventualmente ne accenni i modi di attuazione. IX. Sui mutamenti nelle condizioni delle stagioni degli stalloni erariali. » Esseudosi rilevato dietro attinte informazioni, che le esistenti stazioni erariali non hanno esercitato alcuna buona influenza sulla razza di cavalli della provincia, « ciò unicamente per la debolezza degli stalloni, si propone di rappresentare alla Luogotenenza la necessità di avere stalloni più robusti, con organi respiratoli più dilatati, e con pastumi più forti, aggiuntovi qualche esemplare di razza araba. X. » Impiego della sovvenzione dello stato di fui. 50 per apicoltura. » Stante l'esiguità della somma vien preso per quest'anno di distribuire a'Comizj un alveare, una camicia con maschera reticolata che difende dai pungiglioni delle api, e le opere del Sartori e del Bastian. VARIETÀ* società' di mutuo soccorso ('«». gli artieri ed operai della citta' di capodistria. Anco tra noi si là strada lo spirilo di associazione, si sente il bisogno di affratellarsi nelle idee, non ignorasi che l'individualismo si dilegua dietro le masse compalle, e che le singole forze si consumano nell'impotenza, mentre le aggregate moltiplicano s« stesse, trionfano degli ostacoli, e riescono a risultali insperali. Le società di mutuo soccorso sono forse li-più diffuse, dovunque spiri l'alito della civiltà. I nostri artieri ed operai ne afferrarono il concetto appena fu posto loro innanzi, ed apprezzandone l'altissima importanza, vollero stringersi insieme e darsi la mano 1'un l'altro per provvedere ai tristi giorni delle distrette, ed a que'conforti che fanno men melanconica l'età, affralita dal lungo e sudato lavoro. In breve ne fu redatto lo statuto, (che recheremo per e-steso nel prossimo numero) e poiché esso s'informa ai più retti principj di morale, di operosità, di parsimonia, abbiamo tutto il motivo a credere che saranno fauste le sorti della nascente società. RICCOLI.M E LUGNANT. Appunti di storia letteraria. Noi istriani, via confessiamolo schiettamente, abbiamo tulli po' su, po' giù dello strano, del bizzarro. Non dico con questo che tra noi sia fàcile a restare offesi in granajo. ; pure o per causa dello Scilocco, che deprime i nervi, o del Borea che gli eccita,, o di qualche altra causa occulta, nell'Istria abbondano i caratteri eccentrici, e certe ottime persone dominate da qualche idea fissa danno spesso a parlare de' fatti loro. Per esempio a tempi passali e' era in Giuslinopoli un tale che dal belvedere fiutava l'odore dei cadaveri sulle pianure friulane all'epoca delle guerre napoleoniche; e la razza di questi uomini di buon naso non è spenta. Ma per toccare dei vivi, modestia a parte, chi non conosce le stranez-ze passate e recenti dello scrittore di questi scarabocchi? Le sono note lippis et lon* soribus. Un mio amico, buon uomo, s è messo in testa che il sublime dell'arte stia nello scrivere con vocaboli vieti, ferrareccia dei dizionari, e tira giù versi e prose in uno stile da conte Bacuco di strepitosa memoria, e di più ha fitto il chiodo in una certa sua idea credendosi un martire, un genio non compreso; un altro scrive novelle e tragedie in uno stile brodoso e rompe le scatole a tutti i dotti della penisola per non so che opere pie; un terzo fa studi profondi di statistica rosicchiandosi le unghie. Ma non la finirei così presto se di tulli volessi dire particolarmente; entriamo dunque in argomento» Chi non ha conosciuto tra noi il signor Giuseppe Lugnani, già direttore delle scuole reali a Trieste? E innegabile, era un bravo maestro, un distinto cultore di scienze esatte ecc. ecc. eppure anche lui aveva la sua eccentricità, e s'era fitto in capo di essere poeta, e scrisse certe tragedie certe Anadeche buone al più da recitarsi qui a Milano al teatro Gerolamo. Mi ricordo che la prima volta che me le sentii leggere sudai per tutti i pori, come Orazio inseguito nel suo passeggio da quel tal famoso seccatore di cui si parla nella satira albani forle via sacra.» con quel che segue. Pure, finché si leggeranno in Italia le opere del distinto tragico Niccolini,'.e si faranno studi sulla vita di lui converrà rammentare anche le tragedie del Lugnani; ed ecco come e perchè. 11 chiarissimo tragico fiorentino aveva entusiasmalo il popolo con la sua tragedia: Il Foscarini. Si sa come i letterali siano ordinariamente una razza di gente biliosa, permalosa, invidiosa. Parlo dei lel-teratucci in sedicesimo, delle zanzare del Parnaso, non dei grandi, benché anche questi qualche volta abbiano dato in ciampanelle: esempio Pire del Foscolo v del Monti. Or bene, certi barbassori contemporanei del Niccolini rosicchiali dall'invidia per oscurare la far ma di lui, lo accusarono di plagio, asserendo ch'egli avea copialo dal nostro Lugnani. Sentite Niccolini medesimo. (Vedasi l'epistolario edizione Le Mounier 1866). «Carissima amica, (così scriveva il poeta alla distinta attrice Maddalena Pclzel)» Rubare senza saperlo! oh questa è nuova di zecca. Almeno della tragedia di Ar-nauld io conosceva il piano da un dramma messo iu musica dal Rossini e da Cetfroy. Ma io non sapeva esistesse il Lugnani e molto meno la sua tragedia che qui non si trova» (volume 2.° pag. 41). Ed altrove: »Ho potuto avere la tragedia del triestino: veramente sono daccordo con vostro mari-Io e col Foscarini: qui non si accusa-, si calunnia.» (voi. 2.° pag. 49). Notiamo come il Lugnani non fosse. triestino ma capodislriano. Continua in altra sua il !Niccolini » La critica del Cicognani è liscila alla luce; 3iii qualifica per plagiario non solo di Arnauld, ma del Lugnani autore di Steno e Conlarena: eccomi ladro senza saperlo, giacché non sapevo che questo miserabile componimento esistesse» (volume 2." pag. 60). Che più? per far dispetto al Niccolini il Cicogna-ili stampò la tragedia del Lugnani, che ebbe così l'onore di una ristampa in Toscana. »ll Cicognani (scrive il tragico insigne) ha stampato Steno e Conlarena con una prelazione in cui mi, accusa di plagio d'una cosa che io non conoscevo.» (volume 2.° pag. 69). E finalmente a pagina 91 volume 2.° »Voi conoscete le critiche le quali mi furono fatte nella mia patria: si fecero collo scopo di nuocermi due edizioni in Toscana della Bianca e Moncassin d'Arnauld, si dissotterrò una tragedia del Lugnani: della prima io non conoscevo che il piano, della seconda ignoravo 1" esistenza. » Per carità patria e rispello alla memoria del signor Lugnani, voglio credere che in queste mene del Cicognani e in tulio questo battibecco letterario egli ci sia entrato come il cavolo a merenda, o al più al più abbia provato qualche insperata soddisfazione d'a mor proprio. Ed ora dirà taluno con tutta questa tiritera sulle eccentricità istriane e lugnanesche a che si approda? É un appunto di storia letteraria, ecco lutto. L'egregio ed infaticabile palriotta che ci regalò la prima parte della bibliografia istriana, quando vorrà o potrà compiere il suo interessante lavoro e donarci anche fi parte letteraria, si compiacerà di rammentarsi di questo breve mio cenno. Prof. Paolo Tedeschi. PUBBLICAZIONI. Il signor Giacomo Agnelli di Milano prosegue n dare in luce libri didattici ed operette morali di moltissimo pregio da giovare grandemente la popolare e-dueazione. Notiamo fra le ultime pubblicazioni di quest'anno la storia della geografia del Branca; l'uomo e la scirnia di Nicolò Tommaseo, ed un nuovo Galateo del professore Carlo Caimi, che noi vorremmo corresse nelle mani della gioventù nostra, siccome quello che racchiude ottimi ammaestramenti in fatto di urbanità e di cortesia. Le edizioni del signor Agnelli sebbene nitidamente stampate e corrette, pure vanno annoverate fra le più economiche che si pubblichino in Italia. Della tipografia dell'Unione in Napoli, strada nuova Pi zzol'alcone, 2, è uscita la prima dispensa della Divina Commedia, recala in dialetto napoletano dal cavaliere Domenico Jaccarino con illustrazioni e biografie. Quelli che amassero associarsi faranno pervenire all'indirizzo dell'signor Domenico Jaccarino, .Napoli, 58. Pente di Chiàjà, in lettera franca, lire 2, per quattro dispense anticipale, e così dì mano in mano sino alla completa edizione dell'opera. Questo egregio lavoro del professore napoletano merita essere raccomandato oltre che pel reale suo valore,, anche per le lodi che gli furon tributate dallo illustre Zalin, professore della regia Accademia di Berlino,e dall'ex ministro della pubblica istruzione in llalia, il commendatore Coppino. Agi' istriani, che bramassero arricchire le loro biblioteche di studi danteschi e per lo interesse-che può desiar loro la conoscenza di uno de'più vivaci e fiorili dialetti d'Italia nostra, lo raccomandiaimu Prèsso il tipografo poi Giuseppe Tondelli di questa città si darà Ira non mollo alla slampa un racconto storico di argomento istriano del professore Nicolò P. Grego intitolato Santo Gavardo. E scritto con pregevole diligenza e noi siamo persuasi se ne vorrà lare aquislo, anche per la modicità del prezzo. 11 signor professore Grego, scrittore assai laborioso per tulio ciò che riguarda la nostra provincia è già nolo per i due racconti: / Turchi a Ciltanova e Gasparo Ca-lavani ossia la notte di san Sebastiano. (Red.) itti ■ i— ■—■iimiii iimhimnf «nmmmujuua. , IIP. DI GIUSEPPE TONDELLI: