SUPPLIMEITO ALLA „ PROVINCIA" PER GLI ATTI BELLA SOCIETÀ AGRARIA ISTRIANA. PARTE UFFICIALE. N 6 anno H. Verbale della V. seduta di Presidenza. Rovigno ai 51 di dicembre 1809. Presenti: Il v. p. Dr. Luigi Marsali — i direttori G. R. Polpi ed A. Cecon. — Il f[. di segretario Dr. Piccoli. Alle ore 5 I fi il v. P. apre la seduta. Vengono preletti, approvati e firmati i protocolli di seduta presidi nz ale dei 27 e dei 29 Dicembre 498 e 499. 11 v. P. fa preleggere la lettera del sig. Bartolomei dei 29 corr. ricevuta nelle ore del mattino, con cui veniva fatto conoscere alla Presidenza che tutta la mandra delle vacche non era in istato di fare un viaggio, e che in ogni modo il sig. Bartolomei non polca intervenire all'asta di Pisino e di Dignano, ma che vi manderebbe gli animali coi prezzi impressi sur un marchio di metallo. Vista la urgenza della cosa il v. P. credette di poter prendere i necessari provvedimenti coli'appoggio del Segretario, ed annunciando il contenuto dei dispacci spediti al sig Bartolomei ed al sig. Presidente Marchese Polesini ne chiede l'approvazione, che gli è accordata. Il primo dispaccio incarica il sig. Bartolomei di fare tre gruppi degli animali sani e di. tarli partire da Capodistria, e vi aggiunge la preghiera d'intervenire anche a Pisino ed a Buje, o altrimenti di telegrafare per provvedere in altra guisa. Il secondo telegramma pregava il s:g. Presidente di voler persuadere il Sig. Bartolomei a questo intervento. A questo punto giunge un telegramma del sig. Bartolomei, che annuncia la partenza di lo animali, mentre una vaccha avea peggiorato. Non facendo cenno il telegramma dell'intervento a Pisino a Dignano, e ritenendo quindi la Presidenza accettato dal sig. Bartolomei il relativo mandato, passa il telegramma agli atti. Altro argomento annunciato per la pertraltazione è l'esposizione economico-tecnico-agraria triestina del 1870. Per farne conoscere tutti gli atti il Segretario dava lettura delle note giunte alla Società in questo argomento sia dalla Società agraria di. Trieste sia da quel Comitato di esposizione, e precisamen- te delle note 18 Novembre 1868 N.° 194, IO marzo 1809 N.° 72, I Settembre 1809 ed 11 Novembre 1801) N.° 2. come pure delle evasioni 2 Gennaro 1809 .V 55 e '25 Ottobre 1809 N.° 570-404. Esaminali i principi del programma d' esposizione nonché gli appunti fatti dalla cessata Presidenza d'intelligenza col Comitato sociale viene deliberato di mantenere ferme le anteriori vedute, senza pel-questo entrare in discussioni ormai inutili. Doversi quindi rescrivere al Comitato centrale dell'esposizione triestina^ che quantunque alcune dei-Io opinioni contenute nella nota degli 11 Novembre 1809 N." 72 non possano essere dalla Presidenza ne accettate nè discusse, eppure apprezzando gli equi intendimenti espressi nella nota stessa, ed avuto anche riguardo alla promessa di valutare gli appunti fatti per iscritto al programma di esposizione, quesiti Presidenza acconsentiva a nominare i richiesti membri pel Comitato centrale, e di stabilire in massima la istituzione di un Comitato figliale, che con atto successivo verrebbe fatto conoscere ed al Comitato centrale ed alla nostra provincia. Passando alla nomiua dei tre membri del* Comitato -centrale riuscivano eletti i soci sig. Pietro D.r de Madonizza di Capodistria, Pietro Vatta di Piranoj e Dominilo Huzzier di Ant. di Trieste. Alle ore 8 1[2 è levata la seduta. X" 55 CONCORSO A PREMIO. Neil' intento di stabilire le massime che serviranno di regolo netl' aggiudicazione di alcuni premi per letamaj e per colaticci, pei quali verrà pubblicato successivo concorso, e d'altra parte per olii ire agli agricoltori dell' Istria nonne sicure e facili per tenere razionalmente il letamajo e la fogna, la Presidenza della Società agraria istriana, sentito il parere del Comitato sociale ha stanziato la somma di fiorini 00 da offrirsi in dono all' autore d' un» memoria italiana dettata in istile corretto e facile sul modo più economico e razionale di formare e governare il hlamajo e la fogna, e di confezionare il concime naturale secondo i dettami della scienza. Questa memoria dovrà risguardare anche la fogna ed il cesso sull' abitato e dar norme per raccogliere tutte le materie riducibili naturalmente a concime in modo da non perdere di vista né le e-sigenze agrarie e dell* abitato, né la igiene e 1» nettezza. T manoscritti dovranno essere presentati all'ufficio della Presidenza colle solite formalità accademiche. La memoria premiata sarà di ragione della Società, le altre potranno essere ritirate dopo seguita I' aggiudicazione verso resa della corrispondente cedola di presentazione. Il termine utite per la presentazione dei manoscritti corre lino a tutto il mese di Marzo. HovUjvo ai 22 di Gonnajo 1870. MEMO R1 E bella febbre aftosa dli bovini (Continuazione e fine, vedi n. 2J. Castaldo. Ali! dunque la può andar peggio di quello che Ella m'ha raccontato? Veterinario. Sicuramente. Intanto quella vescichette di cui vi parlai, si possono trasformare in ul-cerazionij che qualora occupino lo spazio fra le unghie e la parte supcriore dei piedi, producono scoli fetenti ed acri; 1" infiammazione si propaga ai tessuti vivi dell" interno dei piedi, e le unghie si staccano e cadono. Altre volte le gambe restano impacciate nei movimenti, anche se V animale sia enlrato in convalescenza. Avviene poi il caso che nelle bovine le ma-melle cosperse di afte s'infiammino, induriscano, suppurino, quindi consegue l'alterazione del latte, e si accenna alla morte di alcuni vitelli che lo popa-rono. Se poi si trascurano le pregnanti infette, esse hanno difficoltà nel parto, e danno prodotti meschini. Da ciò vedete che è ben giusto che 1' autorità ed i privati si preoccupino per impedire 1" insorgenza e la propagazione della febbre aftosa, che per sè stessa e per le sue conseguenze arreca sempre notabili danni ai possidenti. Gastaldo. E vero; ma dunque questo male è attaccaticcio e contagioso. Veterinario. Caro mio.se dovessi discorrervi di tutte le varie opinioni che si hanno intorno alla natura di questo male, vi riempirei il capo di troppe e per voi inutili cose. Vi basti pertanto sapere che molti ed insigni maestri nella scienza veterinaria ammettono la contagiosità del morbo; altri non meno illustri la negano recisamente; e la spiegazione della controversia insorta sopra un fatto che dovrebbe essere agevolmente constatato, alcuni credono averla trovata nella considerazione che non poche volte, regnando la epizoozia 1) altosa, questa si complica a malattie di natura maligna e contagiosa, 2) alcune delle quali hanno certa rassomiglianza con essa, e potrebbe darsi che questa fosse stata confusa con quelle. Ad onta però dì questo modo di spiegazione, bisogna pur dirlo, le cause del male non souo ben chiarite. Gasi aldo. Ma allora, signor dottore mio stimatissimo, come si farà a mettervi riparo? 1) Malattia che colpisce cogli stessi caratteri uh gran nu-ii,i io di animali. 2) Glos-antrace, tifo, vajolo. Veterinario. Abbiate pazienza, e sentirete delia-utili indicazioni, sia per prevenire lo sviluppo del male, sia per minorarne i sinistri effetti — Fra le cause a cui questa si attribuisce, si citano i repentini cambiamentini atmosferici, il caldo-secco seguito da freddo-umido, le pioggie prolungate, ecc. ecc. Ma non sembrando a taluni sufficienti tali cause per determinare lo sviluppo dell' aftoso morbo, essi ammettono che la cagione stia in una incognita speciale alterazione atmosferica, la quale operando su molti a-nimali di una località, quelli che ne sono predisposti vengono colpiti dal morbo. D'altra parte non mancano casi che sembrerebbe comprovassero la contagiosi della febbre altosa: in Lombardia si ritiene che essa si sviluppi in conseguenza della sua importazione dalla Svizzera, paese donde si ritraggono mo te bovine e lattonzoli. Se pensiamo alle cause che possono avere originata in quest' anno la presente invasione, potremo credere non dovessero essere estranei g'i straordinari acquazzoni caduti nell'estate, che danneggiarono anche le raccolte dei fieni, e le piog-gie che incessantemente cadono da due mesi: e se e vero quanto leggesi nei giornali, vale a dire che nel Bellunese sia stata importata la malattia da buoi provenienti dal Tirolo, che trascinavano il fon di-neve, e che successivam nte sia avvenuta la diffusione sopra 21 stalle, questo sarebbe un notevole caso in favore dei fautori della contagione. Gastaldo. Tutte queste cose belle mi piace di sentirle; ma ora che ho un'idea del modo con cui si conosce questo male, conte procede e termina, a-merei dadovvero, eh' Ella, buon dottore, in' indicasse quale sarebbe la maniera di preserverai e di curare tal morbo. Veterinàrio E già tardi, i nugoloni sono diradati e bisogna che ne approfitti per subito recarmi a casa, dove sono certo atteso Domani devo ritornare per visitare la puledra del padrone, e vi prometto di làr contento ii vostro onesto desiderio. Gasluldo. La ringrazio; e a rivederla. 1E*) Veterinario. Eccomi qui a mantenervi la promessa. Gastaldo. Benvenuto, signor dottore; ho proprio piacere di vederla; e prima d'ogni altra cosa, mi dica se ci sono novità sul conto della malattia dei bovini, di cui ella mi ha già discorso. Veterinario. Ilo avuto relazione da un mio collega di Padova, il quale mi assicura che la malattia è assai benigna nei suoi effetti, e che è assai limitata. Anche nei giornali di questi giorni non vidi relazione di sorta; per cui credo che il male sia circoscritto al numero che già vi annunziai. **) Gastaldo. Benché il timore dell' invasione di questo morbo vada sempre più allontanandosi da noi, pure vorrà essermi compiacente d'indicarmi quali *) Bullett. corr. pag. 756. **) Dopo approntata la stampa del presente scritto si venne a sapere clie nel paese di Arba distretto di Spilimbergo. si sviluppò la febbre aftosa nei bovini, ma di carattere assai benigno; ignorasi il numero dei colpiti. Dai giornali rilevasi poi che anche nella città di Rovigno insorse questo morbo, diccsi importato dalle pecore ivi «Ti passaggio. sono i mezzi por conservare immuni i bovini da questo flagello, ed il metodo di curarli quando ne fossero cólti. Veterinario. Si certo, poiché 1' interesse che prendete per rendervi istruito su tutto quanto riguarda il morbo alluso, mi invita ad adempiere la mia promessa. Sia desso contagioso o meno, o dipenda da alterazioni nell'aria, ciò non toglie che gli animali debbano avere una certa indispos'zione per esserne influenzati. Affinchè essi non contraggano tale disposizione, conviene prima di tutto che sieno circondati di tutte quelle condizioni clic lor sono favorevoli, e che tenga lontano quanto a loro può riuscire dannoso, e. come noi sogliamo dire in una sola parola, avere cura della loro igiene. Perciò bisognerà offrire ad essi buon nutrimento, foraggio sano, ma non troppo abbondante, e non avendone di tal qualità, aspergerlo con dell' acqua salata prima di amministrarlo; usare per abbeveraggio dell'acqua pura, ed in caso d' impossibilità d'averla tale, aggiungervi qualche mezzo bicchiere di buon aceto per o-gni secchia. Quello poi che è in potere di tutti si è di tenere mondi gli animali d'ogni sozzura, di cangiar loro spesso le lettiere; staggiarli, strofinarne la pelle con della paglia; ed ora che la stagione del riposo li obbliga a stare lungamente nelle stalle, e che vi ha la pessima abitudine di chiuderle in ogni modo e di lasciarvi accumulato il concime, anche se queste sono piccolissime, bisogna aver cura che I" aria sia frequentemente rinnovata, e clic vi sia tolto il letame. Gastaldii Ma signor dottore, è pur necessario che siano gli animali diffesi dal freddo; e vorrei sapere come si dovrà contenersi per non lasciarli in una stalla troppo frédda, che credo loro non potrà the nuocere. f'elerinario, In generale le vostre stalle sono assai piccole e basse, e l'incoveniente del troppo caldo e dell' aria viziata è quasi in generale; ma per giudicare se queste siano in buone condizioni, basta por mente nel primo entrarvi alla sensazione che proverete. Nel maggior numero dei casi vi sembrerà trovarvi in un locale riscaldato ed umido assai, un o-dore orinoso vi pizzicherà le nari e gli occhi, sentirete un caldo incomodo alla testa, la respirazione non sarà libera, e ciò particolarmente nelle giornate in cui domina lo scirocco. In questi dì spalancate le finestre e la porta sino a che, ritornandovi, non sentirete che mi omogeneo tepore. Ciò servirà anche a menomare il danno che deve portare alla salute di quei villici che conservano ancora l'abitudine di passare le ore serali noli - stalle coi loro bestiami. Gasluldo. E se ad onta di queste precauzioni mi cadesse ammalato d" afte qualche animale, che dovrò fare? Veterinario. Prima vostra cura sarà di isolare la bestia colpita, poiché nel dubbio sulla natura del morbo, va bene di attenersi a quelle misure che vengono indicate come se fosse contagioso, tanto più che ciò non costa niente e si potrà meglio curare 1' ammalato. Se non potete separarlo affatto dagli altri animali, ponetelo in un canto della stalla comune lontano dai compagni, usate per abbeverarlo una secchia a parte, e fate che il famiglio che lo governa non abbia contatto coi sani, particolarmente se fosse una bovina a cui insorgesse 1' eruzione alle inanimi I-le, nel qual caso sospendete l'ali'attamente dei vitello, se lo ha, nutritelo col latte di una sana misto ad un infuso di fieno. Non usate del latte della bestia infette; mungetelo, ma senza conservarlo. Se 1' animale è robusto, e la febbre gagliarda, fategli un moderato salasso. La dieta, i beveroni acidulati sono pure indicati. Gli verrà propinato un infuso di camomilla con entro dell'olio di lino, o qualche oncia di sale amaro, sciolto nell' acqua di malve, e gli saranno dati frequentemente dei beveroni di acqua con farina di segala. Per fare injezioni nella bocca si dovrà avere pronto un decotto di orzo o di malva con entrovi del miele, con aggiuntovi dell' acido idroclo-rico (15 grammi per secchio). Per introdurlo si adopera lo schizzetto, ovvero una spugna od un pezzo di tela soffice attaccata all' estrem ita di un bastoncino. Se le afte sono sviluppate sulle mammelle, allora converrà fare dei lavacri e fomenti con acqua di malva, od applicarvi una pomata di unguento populeo. Castaldo. Ma mi disse che il male va anche a manifestarsi assai di sovvente fra le unghie dei bovini ; ed allora? Veterinario. Bisognerà aver gran cura della polizia di queste parti, ed anche condurre l'animale in acqua corrente, lasciandovelo un quarto d'ora circa. Nella stalla gli si bagnano i piedi con acqua e aceto. e si introduce fra le unghie della stoppa imbevuta di solfato di soda nella proporzione di 1 per IO: e converrà, come vi dissi, tenere assai mondo l'animale, cangiandogli spesso la paglia, che è la lettici a la più conveniente per isterilirlo. Gasi aldo. Ma, signor dottore, come farò io a tener in niente i nomi di quei rimedi che mi va indicando ? Veterinario. Capisco che non è cosa da pretendere da voi; ma di quelle sostanze medicamentose che vi annunziai, e che vi andrò accennando, vi la-scierò un promemoria dei quale voi potrete nel caso giovarvi. In quanto poi alle alterazioni che possono avvenire ai piedi per causa del morbo aftoso, qualora assumessero caratteri gravi, come altra volta vi dissi che può succedere, conviene ricorrere all'opera di qualche persona dell'arte, perchè in tal caso vi abbisognano cure speciali ed anche talvolta delle operazioni. Non voglio, prima di terminare il mio discorso, tralasciare di farvi conoscere un metodo semplice e sollecito che nella recente invasione della fèbbre aftosa nel Belgio I) dicesi facesse assai buona prova. Alla prima comparsa del male, bisognerà amministrare nel beverone, composto di una secchia d'acqua in cui siasi fatta bollire della crusca, 50 a 00 grammi di clorato di potassa, dose che può essere anche divisa in due o tre volte, basta che ne venga continuato l'uso per tre o quattro giorni. Alla comparsa delle vescicole devono farsi lavacri alla bocca con acqua che contenga sciolti per ogni 5 o 6 litri da 500 a 400 grammi di solfato di ferro, detto comunemente vetriolo verde, e volendo rendere il liquido più attivo, vi si può aggiungere 10 grammi 1) Questo metodo trovasi stampato sul giornali) della R. Società di medicina-veterinaria di Torino. di percloruro di ferro. Si dice che questa bagnatura è così efficace, che gli animali a cui si applica riprendono il cibo dopo 24 ore. Quando il male assale i piedi si avvolgono con stoppe o pezzuole che si tengono costantemente inumidite colla detta acqua carica di vetriolo verde. Quando poi il morbo invade le mammelle si usano i bagni con lo stesso liquido, indi si ungono con pomata composta di tre parti di grasso e di una dello stesso vetriolo. Castaldo. Ma come mai potranno giovarsi i villici dell' opera dell'uomo studiato, quando si può dire che la nostra provincia manca all'atto di persone dell'arte, e non abbiamo che dei contadini, che si dicono medici del bestiame, e che ci ordinano il brodo di gallina nera per cacciare ai nostri animali la febbre calda, e quelli di pollo bianco per allontanare da essi la febbre fredda; che ci indicano le rane, i ramarri per far ritornare la ruminazione ai nostri bovini, e simili stranezze? titerinario. Dovete sapere che se per disgrazia scoppiasse in qualche parte del Friuli questo nude, vi si manderebbe sopraluogo persona saputa per dare le opportune istruzioni^ e ordinare le misure meglio indicate per la limitazione ed estinzione del morbo; di più abbiamo tutto il motivo di sperare che vengano attuate le condotte veterinarie, ed allora sarà tolto il malanno di avere cosi grande e sempre crescente numero di animali, senza che vi sia personale istruito che vegli sulla sua salute. A proposito di empirici, vi de\o raccomandare a tenervi lontano da costoro; essi nella febbre aftosa sogliouo soffregare le vescicole col vino, anche amministrandolo internamente, applicano sulle afte pepe franto e olio di vetriolo; fanno strofinazioni con eorde nuove alle alterazioni dei piedi sino a trarne sangue; ordinano infine rimedi controindicati e costosi. Castaldo. Ed in caso scoppiasse questo male, si ha obbligo di denunciarlo? Velcrinario. Certamente bisogna tosto dirigersi al Municipio locale, dal quale verranno date le occorrenti ingiunzioni sino all'arrivo della Commissione, che farà il resto. Così io credo di avervi esposto alla meglio quanto vi interessava di sapere intorno a questo malore, che vogliamo lusingarci stia lontano dal Friuli. Quando vi occorra qualche altro consiglio ricordatevi di me. Castaldo. La ringrazio tanto del disturbo che si ha preso e del tempo che spese per istruirmi su di un argomento che tanto desiderava che mi fòsse schiarito, e si assicuri ebe io sarò sempre memore e grato della benevolenza clic mi ha dimostrata. T. Zambelu medie»-veterinario MOTIZI E. SPETTABILE PRESIDENZA, Sorpreso di vedermi premiato per istudi sulla coltura dei bachi, e segnatamente sulla confezionatura di semente baciti, non trovo termini acconci per ringraziare quei benevoli, che pronunciarono un ver- detto a mio favore, suggerito forse più da cortese deferenza, che da meriti eh' io non so avere. In qualunque modo il mio grato animo non verrà meno nel dimostrarmi zelante in tutto ciò che potrà essere utile alla nostra provincia nel ramo bachicoltura, onde d'accordo con i molti intelligenti e volonterosi miei comprovinciali, mettere a profitto spiei suggerimenti dei migliori nostri bacotìli italiani, e di altre nazioni che varrà uno a promuovere l'importantissima industria. E perchè le promesse sian seguile dai fatti, desidererei che cotesto onorevole Presidenza, si compiacesse dedicare lo stesso importo elargitomi, che ia restituisco qui in seno, o in effettivo, o in qualche oggetto di i guai valore, che ne ricordi lo scopo., a quel primo, che in avvenire presenterà una partita non minore di 23 (venticinque) funti di galletta gialla indigena, e non incrociata, allevata in provincia, scevra affatto di corpuscoli dietro esame di un micografo approvato, appartenente o alla Società a-graria istriana, o a qualche comizio egualmente i-striano. a più comodo dell' aspirante. La detta partita ridotta in semente secondo i dettami della scienza avrebbe poi ad essere venduta in provincia a profitto, s'intende del produttore, accordando ia preferenza a quegli acquirenti, che sono più in faina di solerti ed appaasionati allevatori. Se poi avesse, che Dio non voglia, a riuscir ineseguibile il progetto, sia pure protratto pegli anni venturi, quando o maggiori lumi, o maggior attività, o condizioni più propizie dei cielo concor-rerreranno a renderlo realizzabile. Ilo 1 onor di protestarmi con ^articolar considerazione Capodistria 10 Gennaio 1870 Umilissimo servitore ClAN ANDREA GRAVISI. LA FEBBRE AFTOSA E LA ZOPPIXA NELL'AUSTRIA SUPERIORE. fi ministro dell'Agricoltura accordò a questa Società agraria una sovvenzione di f. SUGO per introdurre buoni animali bovini riproduttori. !ii luogo di stabilire proprie stazioni di monta taurina si deliberò anche cola di vendere gli animali a prezzi di favore ed a condizioni che le assicurassero l'ottenimento dello scopo prefisso. Se non cbè l'esito fu sfavorevole, imperocché la febbre aftosa e la zoppina, serpeggianti qua e la per buona parte d' Europa. e cui alcnno non avrebbe potuto nè prevedere nè impedire, recarono a quegli animali danni sensibilissimi. 11 deperimento ed il timore del contagio ne diminuirono il prezzo, mentre le aumentate cure ne acccrebbero le spese, finché per isfuggire a perdite maggiori dovettero disfarsene a qualuuque costo. Il prezzo e le spese di acquisto superarono il ricavato di ben 34,62 fiorini, sicché andarono totalmente perduti i f. 2000 del Ministero e f. 1462 della Società. (Dulia Gazzetta agraria, dell' Austria superiore n. I. anno 1870.) TIP. DI GIUSEPPE TO.\I)ELLL MCOLO' de MADOMZZ A Induttore.