I . . f ANNO V. Capodistria, 1 luglio 1871. N. io. GIORNALI DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI,, AMMINISTRATIVI DELL' ISTRIA, eu organo ufficiale per gli. atti della s001et.i agraria istriana'; Esce il'l'wl il'16 d'ogni mese. ASSOCI.4ZIO.\E per uu anno f.n» 05. semestre'e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ATTI. UFFICIALI DELLA SOCIETÀ- AGRARIA* N. 247 AVVISO DI CONCORSO ( caseificio y Allò scopo di dare incremento al caseificio pel-lè isole del Quarnero, la presidenza della Società agraria istriana apre con ciò un conc rso a premi: §. 1. Vengono stanziati tre premi pei territori di Cherso e di Ossero: il primo di fni. 25, il secondo di fni. 15, il terzo «li fni. IO. 2. Vengono pure destinati due premi pel distretto di Veglia: l'uno di fni. 15, 1' altro di fni. 12. 3. I premi verranno aggiudicati a chi dimostrerà di aver confezionato una partita di formaggio, che per durata, grossezza, grandezza e quantità meriti speciale considerazione. 4. A pari condizioni si preferirà la qualità migliore. - Nessun producente potrà aspirare a due premi. 5. Ove sembrasse assolutamente richiesto dalle circostanze potrà il giuri dividere un premio tra due producenti. 6. 11 giuri di aggiudicazione per Cherso ed Ossero è la presidenza del Comizio agrario di Cherso, cui dovranno rivogb'ersi le domande. 7. Il giuri di aggiudicazione pel distretto di Veglia è composto di quel Signor Podestà e di due altri membri nominati dalla presidènza della Società agraria istriana, e le domande saranno da presentarsi a mani del mentovato Sig. Podestà. 8. Le insinuazioni dovramne esser fatle entro il mese di agosto ed i premi verranno conferiti nel mese di settembre nella giornata che dalle rispettive commissioni verrà fissata. Rovigno, li 20 giugno-1871. l a Presidenza. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, a soldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. AVVI SO agli spettabili comizi agrari istriani. Intendendo di portare alla discussione di una dèlie prossime sedute di' Comitato l'importante argomento della introduzione di bovini di una razza da latte, la scrivente bramerebbe raccogliere prima materiali che le fossero di indirizzo e di appoggio. ...... Essa si rivolge quindi a- Comizi agrari istriani colla preghiera di volerle essere cortese di consi-glio. Gli studi e le ricerche dei Comizi dovrebbero essere rivolti innanzi tutto all' apprezzamento della razza tirolese di Taufer introdotta 1' anno decorso, come razza da latte, per poter decidere se quest' anno si debbano acquistare animali della stessa razza o ricorrere ad altra. Qui però non si dovrebbe dimenticare che la instabilità sull' acquisto difficulterebbe forse alla Società di raggiungere lo scopo, che si è prefissa, cioè la fissazione di una determinata razza da latte allato a quella da lavoro, di cui possediamo pregevoli materiali. Un secondo argomento che si dovrebbe per-trattare sarebbe il regolamento d' asta 9 ottobre 1870 514, interessando allo- scopo quali modificazioni dovrebbero per avventura farsi allo stesso. In fine la scrivente ritiene meritevoli di considerazione i quesiti, se per assicurare vieppiù la introduzione di una razza lattifera non si debba rivolgere maggiore attenzione al toro, quali provvedimenti si debbano prendere per facilitarne la introduzione finora difficilissima, ed in fine come si debba provvedere al collocamanto del toro ed alla riproduzione della razza collo stesso. La scrivente prega gli spettabili Comizi di esserle cortesi di parere prima che si chiuda il mese di luglio. Rovigno, 25 giugno 1871 La presidenza. LE DEIEZIONI UMANE (Continuazione vedi A". I2J Non dobbiamo obliare che le conferenze e le monografie dei nostri tempi hanno uno scopo ben diverso da quello delle poesie e delle dissertazioni accademiche dei tempi andati. Allora miravasi puramente ad un innocente diletto; oggi mirasi specialmente all'utile pratico, essendo che la scienza comprese o-mai la sua vera missione di procurare coi suoi dettami e le sue applicazioni il benessere universale. Parrà strano che le umane deiezioni abbiano la loro storia; ma lo stupore sparirà se riflettiamo che ebbero poemi, sacerdoti ed altari in tempi, che forse potremmo invidiare. Per un lasso di tempo considerevole dovemmo contentarci di storie scritte, come dicesi, ad usum delfini. Esse dovevano di rigore trattare unicamente di dinastie e di guerre; ma la storia delle masse, del brulicar delle ide-i, del maturarsi dei sentimenti, della ragione, delle costumanze, della riuscita ed utilità di certe pratiche adottale dopo molto brancolar parziale e suggerite dal senso comune con criterio più o meno perspicace; dei risultati lieti o tristi nell'ondeggiarne oceano della vita delle generazioni; la storia che sapesse scorgere la ragione di grandi effetti in cause impercettibili o poco avvertite perchè comuni come l'aria che respiriamo^ tale storia era pomo vietato ed è un lavoro nuovo e moderno. Eppure è questa appunto la storia di maggiore istruzione ed utilità pratica. La storia stessa delie dinastie e delle guerre dovrebbe essere narrata sotto questo profilo. Che imperlerebbe a noi di sapere che il prisco re Saturno ricevette omaggi sotto l'attributo di Sterculio, se non ci interniamo a riconoscere che questo titolo gli venne attribuito per riconoscenza dalle masse, perchè insegnando ad accrescere la fertilità dei campi coil'impiego delle deiezioni, procurò loro un aumento di produzione rurale, che è sorgente primiera della prosperità pubblica e privata e della potenza deg!i Stati? Questo fatto ci loto ad esempio basta per se a suggerirmi l'idea d'un esistente rapporto di causai ili tra le coslumanze di un popolo riguardo alle sue deiezioni e la sua prosperità All'estremità orientale dell'Asia, in uno spazio che è circa 1[10 dei continenti mondiali, trovasi agglomerata la metà circa di tulto il genere umano. Ivi la civiltà fu delle più precoci; da essa molto imparammo e molto ci resta ancora da imparare, l e condizioni di clima e di suolo non sono colà diverse da quelle di molti altri paesi del mondo dove la popolazione trovasi al contrario scarsa e vivente a stento Si disse, e taluno grida ancora, clic 1' agricoltura non può prosperare e produrre quanlo dovrebbe senza prati, bestiame — m 3 1) 5 n 4 IV » 3 •n 5 » 4 V » 3 D 6 4 VI 3 *n 6 U 4 VII 3 n 5 » 4 Vili V 3 V 5 n 4 ore 26 . ore 48 ore 24 Da questo prospetto chiaro si vede come in quel Ginnasio concedasi alla lingua italiana una sola metà del tempo assegnato alla latina, e meno di ore che non alla greca : cioè 4 ore alle classi I. e II, e 3 alle altre. — Io veggo ancora nel suaccennato programma ginnasiale ehe il carico d'insegnare il no* stro idioma si getta sulle spalle di alcuno fra maestri di altre discipline quasi fosse peso a ogni dosso.: e come se chi insegna qualsiasi parte dello scibile abbia anche la investitura di maestro nella lingua italiana. II professore, a ino' d' esempio, di matematica e di scienze naturali tiene cattedra anche «li questa materia ; così ugualmente quello di storia e geografia. Sembrami poi che Io studio impiegato nel latino, nel greco, nell'algebra, nelle scienze naturali esiga affaticamenti lunghi da togliere allo scolaro il tempo dovuto a formare il gusto nella sua favella con letture di buoni autori, col notare le scelte locuzioni, colle prove e riprove del comporre da se. Da ciò risulta che gli allievi ginnasiali, mancanti oltre a ciò di una buona e copiosa bibblioteca, rassomiglino nello scrivere italiano a fattori e a castaidi. Si suppone forse che la lingua nostra si apprenda bene da chi nacque e dimora in Istria col solo necessario uso di essa scortato da una breve e rapida istituzione? Invece quanti che nacquero sotto il cielo di Toscana non sono costretti d' imparare a scrivere come quasi s'impara a scrivere una lin- glia moria o -stranieri.? Tuffo devesi prendere dagli scrittori; di niente o di pochissimo ci giova i! conversare cogli noniini. Così la pensava 1' illustre "Giuseppe Bianchetti. Ora il gran numero degli scrittori che per GOO anni tennero alto il vessillo delle lettere in Italia, il bisogno ne' giovani di perfettamente conoscerli per [sceverare in essi i pregi dai difetti, tutto ciò esige molto tempo, esige maestri -che scrivano e parlino assai bene l'italiano: maestri di soda, vt-ra, intrinseca dottrina e non di quelli imprestati alla lingua nostra da altre discipline. Se erede, signor direttore, meritevole questa corrispondenza della stampa, la pubblichi nel numero 1.° luglio, e le ne prometto dell' altre per 1' avvenire che andranno dì mano in mano a sviluppare V importantissimo tema di sopra trattalo, ben lieto come dissi, se ciò darà motivo ancora ad altri istriani di parlarne più diffusamente e con più cognizioni di quelle m' abbia io. F. Togliamo dalla Perseveranza il seguente articolo the può interessare sommamente la nostra Mari uà: l' idrografia dell' adriatico. Intrapresa quasi contemporaneamente da alcune navi da guerra* italiane e austriache, si può ora considerare, per ciò1 che riguarda il lavoro degli ufficiali austriaci, come finita. Essa consterà di 13 carte incise in rame, delle quali tre sono già pubblicate, 5 stanno per esserlo e altre cinque soilo ancora in lavoro. Le spese complessive salgono, sempre per riguardo al-l'Austria, a 91,600 fiorini — somma abbastanza modesta, attesa la capitale importanza dell' opera. La flotta austriaca adoperò a questo scopo quattro piroscafi a ruote e due barcaccie a vapore con 19 ufficiali di marina e 7 di terra. I lavori cominciarono, come è noto, da ambe le parti nel 1866; gli Austriaci presero come punto di partenza 3 Canale dell'Anfora e scesero per Trieste lungo le coste dell' Istria e Fiume, rilevarono lo isole (kl Quarnero e indi quell'avviluppato intrecciamento di seni e punti e isole, che costituiscono le coste dal^ mate, per scendere quest'anno fino al Capo Kiefali in Albania. Fu un lavoro lungo e difficile, perchè molte volte i rilievi dovettero essere estesi fino a due o tre miglia -entro terra, e perchè, attesa la configurazione spezzata e frequentemente interrotta da isole della costa orientale dell'Adriatico, richiesero moltissimo tempo, specialmente dove la sonda non era mai stata gettata. Gli ufficiali anstriaci lavoravano periodicamente sei mesi in mare e sei mesi al tavolo ; e poterono così condurre a compimento un' opera, che si dice degna di stare a paro colle migliori inglesi e americane. E inutile poi aggiungere il vantaggio grandissimo che ne ricaverà la navigazione, potendo finalmente i bastimenti avere un portolano completo della sponda più frequentata di cotesto mare. Resterebbe ora a dire dei lavori della spedizione idrografica italiana; ma di questi non sappiamo altro se non che si spera che entro il 1871 saranno forse compiuti. Auguriamo elio lo siano, e che non risultino inferiori a quelli dell'Austria: sarebbe una nuova sconfitta, che quella Potenza, divenuta per opera nostra quasi padrona dell'Adriatico, ci recherebbe. CRONACA DELLA CITTÀ. Abbiamo il conforto di registrare che le subazioni sottoscritte dai membri della Società Operaia per l'Associazione Marittima Istriana raggiunsero la somma di tremila fiorini. * * * Il mercato dei bozzoli, aperto il giorno 7 corrente, sembrava da principio dovesse intristire, poiché il solito accordo, stabilito celatamente quasi tra tutti i compratori, non permetteva che i prezzi ascendessero al livello di quelli di Gorizia e di Pisino ; la quale cosa sarebbe tornata certo a scapito della piazza, essendo ovvio che i venditori si recano nel luogo più vicino soltanto in caso di parità di tornaconto o di leggiera differenza. Ma la commissione speciale, presieduta dal sig. Podestà, che attende a questo mercato ebbe l'accortezza di pubblicare il bollettino giornaliero dei prezzi tra le notizie commerciali dell' Osservatore Triestino, in modo che la venuta di altri acquirenti mise fine allo sconcio. Le qualità dei bozzoli che comparvero sino a tutto ih26 corr. sul nostro mercato furono la giapponese riprodotta "; la nostrana ; là così detta inferiore in genere, la quale è costituita dal rigetto delle scelte ; e la Turkestan. Della prima si pesarono funti 16,369:28 (prezzo medio minimo s. 50 %>; medio massimo fui. 1 V(„) --- della seconda funti 7,570:21 (prezzo medio minimo fui. 1 ; medio massimo fili. 1 e 5t> V,n) — della terza funti 712:6 (prezzo medio minimo s. 24 Vi»; medio massimo s. 50) — della quarte funti 230:24 (prbèzo medio minimo......; medio màssimo fni. 1 s/,o. Dunque dal 7, che fu il primo giorno, sino al 26 inolusivamen- te pervennero funti 24,883:15. * * # Dei varii modelli di bandiera, che erano stati proposti, la Società Operaia prescelse quello che recava 10 stemma cittadino tradotto in drappo azzurro, foggiato a cornetta, nel cui centro campeggia splendidamente la testa dorata di Medusa. Alla sommità s'intrecciano due nastri rossi, per pendere e portare 1' uno l'iscrizione : Società Operaia Capodistriana. 1869 ; e l'altro il motto : Lavoro e mutualità. Queste due parole, che significano il dovere e il diritto di lavorare, e il precetto di aiutarsi reciprocamente, racchiudono 11 codice morale del nostro operaio : ad esse egli vi s'attiene finora con fermezza, in guisa che 1' associazione, continuando nella via esemplare in cui si è messa fino dal principio, diverrà un vanto della nostra piccola città. * * Le pratiche della Deputaziene Comunale per istituire il corpo dei vigili volontarii andarono iti questi giorni molto avanti. Questa volta fanno da vero. * * * Tra pochi mesi, ed anzi con tutta probabilità all'apertura del nuovo anno scolastico, l'ordinazione dell i Biblioteca Civica non sarà più un desiderio ma una realtà. I volumi da cui intanto essa viene costi- tuita — cioè quelli del Pio Istituto Grisoni ; quelli che ci provennero dal testamento del conte Giuseppe del Tacco ; quelli che il Municipio acquistò dagli eredi del Sig. Bortolo Dezorzi -, quelli che la città ha ereditato dal Dr. Antonio de Madonizza ; e quelli della presente biblioteca ginnasiale — verranno collocati neli' ampia sala del Ginnasio. Finora, ad eccezione dei primi e degli ultimi accennati, giacquero chiusi nei cassettoni, perchè c' era e forse c' è ancora l'imbarazzo della spesa per gli scaffali. Se il Municipio può difendersi dall' accusa di tartaruga, col farvi sciorinare dal Consigliere della cassa la breve esposizione finanziaria, non così lo può fare la cittadinanza neghittosa, alla quale ci permettiamo di ricordare il vecchio esempio esperimentale' del lascio di verghette, usato dal nonno della parabola per istruire i suoi projnepoti. Un piccolo sacrificio pecuniario e gli scaffali sono pronti.. Sarebbe invero per noi molto spiacevole che l'unica città tra le maggiori dell' Istria, a cui manca una biblioteca, pubblica, debba, essere ancora la nostra, L' aggiunto di Atene istriana, col quale i comprovinciali, continuando un'antica abitudine^ sogliono nelle solenni, circostanze nomare Capodistria, deve essere sempre un encomio meritato e non una gentile bugia. (V. notizie intorno alla biblior teca civica nel n. S dell' anno 11). * * * Perchè squillano i rintocchi dell'agonia, cioè del lieto sprigionamento dell' anima dal frale e doloroso involucro? Certamente acciocché in quel momento innalziamo preci di suffragio. Ma il circoscrivere il suffragio alle anime della sola parrocchia in cui si abita, è una consuetudine che contrasta, colla fratellanza del cristianesimo, coli' ampiezza del globo terracqueo, col-l'infinità del creato. Supplicherò requie per uno che muore nel rione di s. Tomaso e ommetterò di fere altrettanto pei moribondi, esempigrazia, di Trieste, di Napoli, di Pechino, e, se ve ne sono degli astri ? Dunque eccoci alla conclusione. Ogni mattina i devoti aggiungano alla solita preghiera queste poche parole : e raccomando con fervore alla.vostra divina misericordia tutte quello anime che si presenteranno a voi in questa giornata. In tale modo i rintocchi della lugubre campana, riuscendo superflui, si potrebbero tralasciare anche quando, non regnano epidemie. * * t- Nella dolorosa verisimiglianza in cui si si trova di epidemie e contagi, ci pare che il rimettere in vita la Commissione Sanitaria — la quale a vero dire dovrebbe rimanere stabile—- sarebbe provvedimento molto prudenziale. La nostra città generalmente non è sucida; ma in alcuni luoghi vi sono lordure e fraci-dumi derivanti per lo più dall' otturamento o dalla, mancanza dei canali, e .dalla soverchia morbidezza delle numerose stallette. È certo più efficace epperciò giovevole il cominciare per tempo lo operazioni di spurgo e disinfettamento urbano, poiché intraprese dopo nella fretta dell' affanno riescano difettosissime in causa della renitenza beffeggiatrice che incontrano qui, come in tutto il mondo, da parte della popolazione, e pella deficienza dell' agio necessario a invigilarne 1' eseguimento. Onorevole Sig. Redattore! (* Mi pregio di darle relazione sull'andamento dei bachi da seta in questo Comune, sicuro che si compiacerà di accordarmi un posticcino nel suo accreditato giornale. Ad onta dell'hicostanza dei tempi i bachi da seta procedono bene ; e la massima parte sono già al bosco. In generale il prodotto sarà ancor migliore e più abbondante dell'anno scorso. La maggior parte di sementi venne acquistata dal sig. Sottocorona di Dignano, dal sig. Carlo Camus di Pisino, dal sig. Alfredo Conte Caronini. di Gorizia e dal sig. Zaccaria di Trieste. Chi desiderasse fare- acquisto della, galletta per filanda o per confezione di semente si rivolga a questo Comizio agrario, il quale gli darà, dettagliate informazioni ed assistenza. Pel Comizio agrario di Yisinada. Fac/t inetti. (,* Onesta comunicazione non comparve net n. 12 del nostro Giornale perchè ci pervenne quando esso era già in torchio. Redazione. t ii» castel esose di capodistria. Su questo importante monumento medioevale' della nostra patria attendiamo un lungo lavoro, a cui dà mano egregio ed operoso nostro concittadino, il quale servirà a dissipare molti dubbi che lìn ad ora corsero intorno all' epoca, alle vicende, ed alle vere cause della sua fondazione. Frattanto ripubblichiamo un' erudita lettera del benemerito conservatore avvocato Kandler, indirizzata all'illustre capodistriano Nicolò dr. de Pan, quale prodromo al proficuo suaccennato lavoro, e che dà parzialmente lumi in proposito. Noi poi aggiungiamo alcuni dati officiali attinti dall' Archivio del nostro Municipio, siccome quelli, che, a nostro parere, serviranno a rischiarare un punto, che fu per la dovuta concisione di una lettera, fuggevolmente toccato dal chiarissime autore. Ecco la lettera:- 1 Veneti secondi pel distacco della flotta g radesse dalla pretorea di Ravenna che aveva la poliizia del mare supero dall'intimo seno tergestino all'Egitto, operato dall'Imperatore Trajano avevano giurisdizioni marine sui Comuni marittimi dell'Istria, per marinari per generi, nel tenere purgato il golfo (superiore da ladroni, per navi ; siffatto dominio vernile riconosciuto in vari tempi dai Comuni marittimi,, e specialmente nel 1202 a mani del Doge Enrico D.an-dolo, nell'occasione che diceva recarsi alla Crociaita, ma che terminò colla conquista dell'Impero bizantiino di Costantinopoli, e coll'acquisto di una quarta p;ar-te e mezzo che ne fecero i Veneziani. Il dominio di mare era riconosciuto e tollerato dal principe terrilto-riale dell'Istria; i Dogi tenevano palazzo in Pola,, i loro provvedilori tenevano stazione fissa alle rivieere di mare, nò si tenevano aliene dalle ccse terresltri, tome al tempo di Roma, della quale un ammiraglio dedicò in Trieste il tempio delle Divinità Capitoline, mi sottoammiraglio quelli di Marte e di Nettuno in Parenzo. Il dominio di mare presto si convertì in dominio territoriale profittando i Veneziani delle discordie fra città e città, della debolezza del Governo pa-triarchino che dovette accontentarsi di annuo equivalente delle rendite di cadauna città, dal quale i Papi assolsero più tardi i Veneti per benemerenze verso la Chiesa. Il modo che i veneti secondi adoperavano per aquisire il dominio territoriale della città era la dedizione volontaria che si esigeva anche dopo conquistata una città colle armi. E ad onta di siffatte dedizioni volontarie le città maggiori tentavano di defezionare ritornando al patriarca e novellamente defezionando da questo, il che poi non era un riuscire nella libertà da dominio superiore, dacché patriarca, conte d'Istria, Veneziani volevano per sé il dominio, discordi ed inimici fra loro. A tenere obbedienti le città adoperavano il semplice mezzo di diroccarne le mura dal lato di mare, dacché dei Veneziani essendo l'Adriatico, e solcato dalle loro navi soltanto, e dalle loro navi presidiato, don avevano d'uopo di perdere tempo assaltando le mura di città renitente, e le mura verso terra, ed il castello interno delle città, bastavano a resistenza contro attacchi da parte di terra. A tempi della seconda ed ultima guerra dei Genovesi si ri con oblio la necessità di presidiare le città verso mare, dacché l'altra guerra dei Genovesi non tendeva a togliere Venezia sibbene a guastarne i possedimenti oltremarini; nell'ultima guerra i Genovesi erano padroni di Poveglia dalla quale udivano il suono delle campane di S. Marco; non fidarono, e Genova fu rotta affatto nel 158U. Avevano al cominciare delle ir-'rotopenti ostilità pensato a presidiare le città contro mare, ma furono progetti, nè sanciti dal principe, né posti ad esecuzione, altre cure c ben maggiori esigevano tutta l'attività e la forza dei Veneziani. Capodistria posta in isola di mare, aveva un ca>-stello che dicevano di Musella, ma era inutile pei Veneti, e non poteva serv ire contro attacchi di terra che doveva temere, perché capitale dell' Istria patriap-china, desiderata dai Patriarchi che avevano dovuto trasportarla in Albona, e sebbene malfidi od incostanti i conti di Gorizia erano in Istria loro allenii. Strada o piuttosto argine veniva da Canaan alla città, esposta da questo lato agli attacchi di terra, la vera via di ingresso da Ario!, o da Semedela era traghetto di mare. A metà di quest'argine o strada decretarono i Veneziani di alzare castello dal quale potessero uscire in terra ferma contro al nemico, lo tolsero affatto dal castello alla città, sostituitovi ponte su pali, e sarà annesso, ponte che V ingegnere Giulio Savorgnani nel 1589, convertì ad archi di pietra conservato il ponte levatojo presso al castello. Il castello era costrutto in palude salina che si scavò per aprire canale accessibile alle galere che potevano approdarvi e legarsi alle anella ferree da questo, dal lato di mezzogiorno, vietato di ridurre solido il terreno circostante, perfino di formarvi saliere. lì castello venne costrutto nel 1278 contro il colile d'Istria, al quale si era sottraila Capodistria, allora allora, e fu grosso equivoco di qualche scrittore di tempo lontano l'attribuirlo all'anno 278, om-messo il mille e fu detto fosse a ricovero delle popolazioni di terra in pericolo. Fu costrutto tutto in cotto. Fu costrutto, essendo podestà Ruggero Morosini proveditore dell'Istria, successore nella podestaria al conte Alberto 11 d'Istria che nel 1277 era stato proclamato podestà: e in quell'anno 1278 la podesteria era stata esercitala da Tomaso Querini, da Concinno Conta ri no, nel seguente da quel Giovanni Dandolo che nello slcsso anno fu eletto Doge di Venezia. La forma era quadrilatera, ai due lati che guardavano la città e Canzano, sporgevano due torri semicerchio, che non sorpassavano la linea retta degli altri due lati, cosi che non era quadrato con torre alti angoli; nel centro vi era cortiletto, a pianterra verso la porta marina v' erano nella curva delle torri le stalle pei cavalli, i quali tenevansi separali da pareti concentriche, dall'altro lato v'erano magazzini di generi, nel primo piano li alloggiamenti pei soldati e l'armeria, il capitano aveva l'alloggio più superiore respicienle la città. Il Castello costrutto prima che si adoperassero le artiglierie, subì poi molte modificazioni per addattar-velo, ed altre progressive modificazioni avvennero per la incuria in cui venne, per la pace secolare che più tardi seguì, e pei mutati modi ui guerra. Giun-simo a vederlo; ai lati nell'esterno eranvi al suolo batterie di grossi cannoni, il bellissimo leone era stato tolto e poggialo alle mura esterne, era affatto sguarnito ed inabitato. Al cadere della Repubblica Veneta, vi dimoravano alcuni Cappelletti veneti dagli abiti rossi, dalmati, il capitano da lunga pezza non vi abitava, il canale di approdo dille galere non era che fossa colmala; però i terreni all'intorno si tenevano vacui, attraverso lino di questi, dal lalo di mezzogiorno passava l'acquedotto veniente dal Cam-pomarzo, in tubi di legno forato. Nel 1555 scoppiata formale ribellione nella città, ad instigazione del conte d'Istria, il Castello che ebbe nome di Castel Leone, tenne fermo, per cui sbolliti i primi impeti, e piegata a male la rivolta, la città fu domata e castigata a quel modo severissimo che tutti sanno, ed attrattivi stranieri ad abitarla, intendiamo stranieri a Capodistria, non allo Stato Veneto, fatta città di dragomani, di benemeriti soldati beneficiati, che prevalsero ai pochi indigeni di nobile condizione. Nel 1809 fervendo guerra dall'Austria e dall'Inghilterra contro Napoleone, li Inglesi travagliavano Capodistria dal mare,, li Austriaci cannoneggiavano il Castello, e vi moriva colpito da palla il tenente Silve-rio della guardia civica di Trieste, entro Capodistria il Macrì rimaneva ucciso da bomba. Capodistria capitolò; quaranta o qualche giorno più tardi veniva restituita al Reame d 'Italia. Nel 1818 durando il genio di diroccare antichi edifizi, durante il Regno d'Italia vi fu pentimento di non aver diroccato il duomo ed il campanile, e trasportata la cattedrale ai Servi, il Castel Leone fu spianalo al suolo, così ehe oggidì appena vi ha traccia nelle fondamenta.il Castel Leone durò 540 anni; cedette non all'ingiuria del tempo distruttore, ma alla volontà delli uomini. Figura in dipinto di quel Municipio. A questa lettera dell' illustre Conservatore imperiale del Litorale sul Castel Leone di Capodistria, crediamo opportuno di aggiungere i seguenti dati, che abbiamo rilevato dall'Archivio nostro Municipale.. Nell'ottobre 1818 il Governo decretava la demolizione del Castel. Leone di proprietà comunale, allo scopo di impiegare i materiali per la costruzione di una polveriera, e i ruderi per l'imunimenlo dei paludi intorno la città. Nel marzo 1819,1' ingegnere dell'Istria Petronio presentò calcolo presuntivo dell' importo dei materiali ritraibili dalla demolizione del castello e della spesa e sgombro di materiali. Questo calcolo deve esistere negli atti del Commissariato distrettuale. 11 lavoro della demolizione venne assunto da Cristoforo Venier di Pirano, ed esecutori furono i soldati del IX battaglione dei Cacciatori. Principiò la demolizione li 10 luglio 1820,. e venne sospesa li 6 settembre, e poi ripresa li A dicembre di quell' anno. Il Comune ha dovuto pagare fni. 100 ai soldati demolitori per ordine del Commissariato distrettuale. Non esiste negli alti municipali una resa di conto del materiale ricavato, come non esiste la polveriera, che si doveva costruire con quello. Si trova bensì una memoria scritta dall' attuario Domenico Venuti portante la data 22 giugno 1821, dalla quale appare che furono ritratti dalia demolizione del castello : Mattoni piccoli N.° 132,500 a f. 2.11 f. 289.17% » grandi » 1,500 a L 4.22. » 6.55 f 295.50Vs che in più volte vennero contati » 200 che restano a pagarsi f. 95.òOV>s Non risulta da nessun atto nè chi li avesse comperali, nè da chi, nè a chi venissero pagati gli acconti. Appare però evidente, che nessuno della città volle farsi imprenditore della demolizione, nè alcuno dei cittadini vi portò 1' opera sua, per cui si è do-vuto ricorrere a quella del militare, sotto la sorveglianza di un incaricato dell'I, iì. Commissariato, e questo fu il signor Luigi Grandis ; costui non era eapodistriano. 11 leone poi scolpilo in pietra clic- fregiava la facciata esterna del castello giace tuttora nell' orto dei conti Totto. La Redazione. Riceviamo da. Milano la seguente lettera: Onorevole Signore,. L'ossequioso scrivente prega la S. Y. dell' inserzione del seguente avviso, mettendo a di Lei disposizione le colonne del Monitore degli Impiegati per quelli annunci, notizie od articoli che alla S. V. piacesse di pubblicare. Aggradisca i. sensi della più. distinta, stima e viva riconoscenza.. Ber. Serv. \ G. B. Stamfa MONITORE DEGLI IMPIEGATI Giornale Politico - Amministrativo Ufficiale per gli Atti;della Società di Mutuo Soccorso degli ImpiegatL. Anno — Y1IL Questo periodico, contiene, articoli sulla pubblica Amministrazione ed inserisce gli annunci di Impieghi vacanti che vengono notificati. dagli Uffici pubblici, dai privati, dalle Case di Commercio, dagli Istituti d'Istruzione, Stabilimenti Sanitari e simili. Una. tale rubrica riesce di sommo vantaggio ai Segretari Comunali, Insegnanti, Mèdici, Notaj, Organisti, Maestri di musica, Chirurghi, Levatrici, ed in generale a tutti quelli che aspirano ad impieghi, od essendo impiegati vogliono migliorare la loro condizione. Prezzo d' associazione anticipato del giornale franco a domicilio per tutta Italia: Anno L. 7. Un Semestre L. 4. Le associazioni possono incominciare dal 1. d' ogni mese e l'importo d' Associazione si dirige all' Ufficio del Giornale in Milano, Galleria Vittorio Emanuele (Ottagono, scala n.. 15, piano 1.) presso l'Istituto Stampa. Salutiamo con piacere il deliberato preso dal Consiglio dell'Impero nella seduta 22 giugno p. d. sull' attivazione delle nuove misure e dei pesi. decimali. Facciamo voti che tale deliberazione venga pure adottata dalla Camera Alta e ne ottenga la superiore sanzione; sicché possa aver il suo effetto nel.gennajo 1873. Sappiamo da buona fonte che l'egregio prof. Ba-buder, già resosi benemerito degli studii patrii per gli eruditi suoi lavori intorno ad Andrea Divo, a Pietro P. VCrgerio il seniore ed a Girolamo Gravisi, stia ora attendendo ad un nuovo scritto sopra Cesare Zarotti, il quale pure per la sua medica dottrina e per la sua coltura letteraria è degno di vivere nella memoria deli la nostra provincia. lied. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. .....................!.. n.i.. i .... i....................... MCOLO' de MADOiMZZA Redattore.