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Excelsior____ La Commissione mista per la regolazione della pesca nell’Adriatico si è già da lungo costituita a Gorizia, ha incominciato la faticosa sua opera, ha chiamato intorno a sè gli elementi tecnici creduti necessari a risolvere con piena conoscenza di causa il mandato affidatole, entro i limiti di sua competenza lo ha a quest’ ora nell’ obietto di maggior momento esaurito, se vero è quanto udimmo, e noi, noi soli sinora non abbiamo ancor mosso labbro nella grave e delicata questione, noi soli inerti restammo in disparte mentre i nostri confratelli in provincia, nel Goriziano e nella Dalmazia, nelle tre regioni cioè al di qua del ladri direttamente interessate nell’importantissima industria peschereccia, concordi alzarono la voce affinchè venisse validamente tutelata a Gorizia, ma tutelata nell’interesse generale, non di singoli speculatori o di ordini sociali singoli, che forse unicamente a sè stessi dònno ascrivere la causa della propria indigenza. Il tacer nostro però non fu senza ragione, e siccome non possiamo pretendere, che ci si creda sulla parola, tale ragione dobbiamo dirla senza reticenza, apertamente, in quella franca maniera, che ci siamo imposti quando spiegammo la nostra bandiera di pubblicisti. Per noi la questione della pesca ventilata alle falde ridenti del Coglie, sulle azzurre sponde dell’ Isonzo non è questione economica, è questione politica. Se pria d’ora fosse stata da noi discussa secondo i nostri criteri i civilizzatori di Zagabria, inacerbendola, avrebbero forse roso, se non impossibile, più difficile il compito della commissione, avrebbero certo reso a noi i soliti onori delle solite denuneie. Preferimmo dunque il silenzio e credemmo di fare il nostro dovere. A modesto nostro parere, l’Adriatico è mare ristretto e tra i suoi confini esercitar non possono uguale influenza due potenze di primo ordine quali l’Austria e l’Italia. L’ una o 1’ altra vi dee prevalere, onde tendono entrambe a sfruttare ogni accidente per conseguire quella preponderanza, alla quale credono di poter legittimamente aspirare. Oggi sta sul tappeto, forse astutamente suscitata, l’inchiesta sulla pesca ed i due governi, amici ma sino a un Una settimana in Eira per l’Istria Non vogliamo atteggiarci a saccenti, tutt’ altro ; una semplice esposizione di osservazioni fatte nel corso di una settimana, sarà il nostro programma. Seguendo 1’ esempio di molti nostri distinti concittadini, animati dal desiderio di cose nuove, volemmo conoscere 1’ Istria, questo cantuccio di terra italiana, che è la bella e ridente nostra patria; volemmo osservare per quanto possibile in sì breve tempo i suoi costumi, la coltura della popolazione ; raccogliere i dati storici più o meno conosciuti, esaminare alcune stazioni preistoriche, osservare attentamente i monumenti lasciati dai Romani, segni incancellabili di nostra gloria, scoprire e notare per quanto vale il nostro criterio tutto ciò che potesse ridondare a vantaggio della storia patria — In parte siamo riusciti ; abbiamo ammirate le bellezze sublimi delle rive ricche d’ oliveti, ammirati i colli coperti di verdeggianti vigneti, i prati, le valli ubertose, insomma la natura tutta nelle sue espansioni primaverili. Sì, I’ Istria è bella, belle le sue vaglie città cinte ancora da avanzi di merlate mura, le cui superbe ruine ci empievano 1’ animo di patetica commozione, portando il nostro pensiero a que’ tempi di abusi inumani e di vendette fero ci sfogate nel sangue ! Era 1’ alba del 15 aprile. Densi nuvoloni si mostravano pel cielo errabondi, presagi sicuri di pros- certo punto, delle migliori forine diplomatiche usando, da una parte mirano a togliersi cautamente di dosso oblighi passati in giudicato, dall’ altra a raffermare e rinvigorire diritti acquistati e garantiti da solenne trattato. E che al ver ci apponiamo emerge per noi palesemente dal fatto che l’agitazione promossa contro le tartane ed i bragozzi tendente ad escluderli o quasi dalla pesca lungo le coste orientali dell’Adriatico è surta e viene mantenuta vivissima in Dalmazia, ove oggi è alla direzione della cosa pubblica,- sostenuto dai poteri dello Stato, un partito avverso a tutto ciò, che sa d’italiano, (in Dalmazia, paese al quale per la profondità del mare in tutta prossimità alla terra, le reti a cocchia degli intrepidi pescatori di Chioggia e Palostrina recar non possono alcun danno) mentre nelle tre provinole, che costituiscono il così detto Litorale, pacatamente si ragiona nei sereni campi economici ed a tutela de’ pescatori indigeni ed insiem dell’ universale s’invoca unicamente l’esatta applicazione ed osservanza del Regolamento per la polizia della, pesca alle coste adriache 6 Maggio 1835. Appo noi d’altronde eguali furono sempre le opinioni sviluppate in giornata dalla stampa imparziale e sostenute nelle nostre più autorevoli sfere, uguali anche quando, tramontata la passeggierà meteora napoleonica, l’Italia esisteva nei voti soltanto di pochi fervidi ed arditi patrioti. Ne sia prova il seguente documento firmato dai Capi de’ nostri sestieri e da quelli di oltre a cinquanta notabili famiglie giustinopolitane : “Attestiamo noi Capi di Contrada, e particolari sottoscritti per la1 verità qualmente li pescatori così detti Bragozzi, che da tempi assai rimoti hanno pescato in questo golfo di Capodistria, sono stati, e sono sempre utili e necessari a fluesta popolazione e territorio, attesoché hanno sempre portato e portano le loro pesche, le quali servono di sussidio a tuttala qualità di gente della popolazione stessa, pelle diverse qualità di pesce che vendono, per li ricchi e per li poveri, ed a prezzi mediocri, che invece li pescatori di tratta, grippi ed altre arti di Capodistria non hanno mai fornito il paese di pesce sufficiente ; ed in pescaria non si vede, che poca quantità di minudaglia, ed a cari prezzi, di modo che sima pioggia. In quel mattino, come convenuto, ci trovammo, in caffè, e si era incerti se, ad onta, del tempo minaccioso, s’ avesse da intraprendere la gita. Una breve discussione pose termine al nostro esitare ; ci decidemmo a partire, incamminandoci alla volta di Caroiba. Dopo un’ ora di cammino giungemmo alla necropoli preistorica di Verino. Visitando colà il terreno degli scavi eseguiti per conto della Provincia sotto la direzione dell’ erudito signor Antonio Beltramini, rinvenimmo con somma nostra soddisfazione un frammento di selce di forma prismatica triangolare della lunghezza di 12 millimetri, dentata leggermente ai margini, con un resto di peduncolo alla base. Il peduncolo giaceva nel terriccio rimosso d’ una buca, dove tempo addietro furono trovati degli oggetti di rame unitamente ad altri oggetti d'osso di costruzione molto rozza. Siccome in quella località non furono scoperti oggetti di bronzo, ed essendo accertato che i preistorici conoscevano il rame prima della lega che forma il bronzo, cosi non v' ha dubbio che il frammento di selcie doveva appartenere ad una freccia dell’ epoca neolitica. In un’altra buca dove furono trovate delle urne di bronzo e di cotto, trovammo uno di quei curiosi oggetti, denominati fusayuole che aveva da una parte un’incavatura del diametro di due centim, dall’altra finiva in punta, e nel mozzo era bucato da parte a parte. Attraversando la strada sotto il villaggio di Terróso, ci prese vaghezza d’entrarvi. Il villaggio s’ erge sopra un colle ameno, dal quale si gode un bel pano- se mancassero i bragozzi da questa città la popolazione generalmente soffrirebbe una gran penuria e con immenso discapito alla sua economia. Capodistria, 11 Aprite 1816 „. Chiudiamo colla speranza, che a vedute ed intenti politici, i quali potrebbero completamente mutare coll’annessione della Bosnia e dell’Erzegovina e sue future conseguenze, non restino sacrificati i reali bisogni delle nostre popolazioni, non vengano dissimulate verità economiche assodate dalla sperienza scevra di preoccupazioni di un secolo e più. E l’Italia, se brama mantener incolumi i diritti che le derivano da patti internazionali, se vuole non sieno violati in Dalmazia, vi mandi individualità diverse da certi agenti consolari, vi spedisca a suoi rappresentanti persone, che rispettando l’altrui difender sappiano con dignità ed energia il proprio paese. Pisino, Maggio 1884 Dal 1828 in poi, dall’anno cioè in cui l’intenso amor di patria dello Stancovich diede alla luce la „Biografia degli uomini illustri dell’ Istria8 noi enumeriamo tra i cari defunti della nostra provincia molti uomini benemeriti, molti eletti ingegni che al loro tempo salirono in rinomanza e lasciarono morendo luminosa traccia di sè, i nomi dei quali meritano di andare ai più tardi nepoti. La benedetta memoria della maggior parte di questi fu già onorevolmente celebrata ed illustrata da valenti penne ; tra le relative biografie si trovano nei giornali, nelle strenne, negli opuscoli d’occasione pubblicati nella nostra provincia dopo la grand’ opera del distinto istriano Pietro Stancovich. Di parecchi altri poi non abbiamo cenno biografico alcuno. Le notizie biografiche concernenti i primi, che sono preziose gemme qua e là sparse, a nostro giudicio gioverebbero di più alla patria coltura, varrebbero meglio a pascere gli animi dei nostri tìgli, se fossero tutte insieme raccolte. E che cosa diremo dei secondi ? In omaggio di riverenza ai medesimi diremo, che dovrebbonsi scrivere le loro gesta. Fatto ciò, riteniam che ben si meriterebbe della patria, stampando poscia il tutto in apposito volume, oppure il tutto aggiungendo alla Biografia del non mai abbastanza commendato Stancovich, la quale sta per essere ristampata dal Signor Carlo Priora, tipografo a Capodistria. LTstria abbonda di tìgli che coltivano con estensione d’ingegno le scienze e le lettere in generale, ed in particolare la storia patria : non difettiamo quindi di persone le quali potrebbero assumersi l’incarico di attendere a tale lavoro. E se non arrideranno prospere le sorti alla realizzazione dell’ ora espressa nostra idea, faremo voti, affinchè almeno di quando in quando si scriva sui periodici della provincia la storia della vita di que’ cari nostri trapassati, che furono di nobile ornamento, di valido sostegno alla patria e di cui sono appena registrati i nomi sulle pagine de’nostri annali. Per ripiegarci meglio rama. I monti circostanti, sparsi qua e là di villaggi, paiono sotto i nostri sguardi tanti mucchi di rovine antiche ; lontano lontano troneggia il monte Maggiore carico di nubi, e là in fondo si ammira la celebre valle, screziata d'innumerevoli fiorellini, con in mezzo il torrentello che serpeggia limpido e tranquillo. Ho appellata „celebre8 la valle, perchè quella valle ci ricorda due fatti importanti della storia patria, cioè la strage avvenuta nell’anno 1511 d’un corpo di cavalieri turchi per parte degl’ insorti contadini (De Franceschi Note storiche), e la resa d’ un battaglione francese accaduta li 4 settembre dell’ anno 1813. Particolarità preistoriche e romane non ci fu dato di rinvenire; soltanto degno di nostra attenzione fu uno stemma arciducale dell’anno 1555, sicché trovammo opportuno farne uno schizzo. Discendendo giù dal monte osservammo le mura che fiancheggiano la strada essere composte essenzialmente di calcari numulitici, per cui se ne raccolsero alcuni esemplari. Ad un quarto d’ ora da Caroiba ci sorprese una acqueruggiola fitta fitta, che c’intirizziva le membra; nulladimeno proseguimmo il viaggio, e verso le 9 3/4 entrammo in Caroiba. Causa il cattivo tempo, con sommo nostro dispiacere dovemmo rinunziare all’ escursione a S. Andrea e Montona vecchia, e sostammo dietro gentile invito nella casa del reverendo parroco Pacovicli. Le ore di fermata in Caroiba le passammo allegramente in compagnia del reverendo, intrattenendoci di vari argomenti. Verso le 3 */2 prendemmo congedo da lui tri- conchiudiamo trascrivendo quanto disse in proposito una gloria vivente di Capodistria a pagina 193 della „Porta Orientale" Strenna per l’anno 1858. II. Capodistria. „Massime negli scritti che a cittadino scopo s’indirizzano, abbiano gli studi biografici convenevole preferenza, „sì che non solo pegli uomini di gloria nazionale ne „venga tributo di onoranza, ma quelli pure (specialmente „del secolo nostro) di fama meno estesa, od anche solo „alla provincia e al municipio ristretta, per noi si ap-„preggino, e servano ad accendere nobile gara di virtù „civili." -------------------——t>Q£}C30-—--------------- SPIGOLATURE POLITICHE. Austria-Unglieria. Indotta dai tanti e giusti reclami elevati in questi ultimi tempi contro i difetti della vigente procedura oggettiva in affari di stampa, sfavorevolissima sotto ogni aspetto alla libertà del giornalismo, la Camera, giorni sono, passò in disamina una proposta di riforma della stessa. Dopo qualche discussione, 1’ on. Dr. Jaques, in nome del Comitato della Giustizia, disperando di poter riuscire colla proposta di una totale riforma della legge suddetta, si limitò a proporne una modificazione nel senso, che la procedura o-biettiva abbia d’ aver effetto soltanto allora, quando non è conosciuto V autore dell’ articolo incriminato. La proposta modificazione fu accettata ; però lieve sarà il mutamento che apporterà allo stato delle cose. Perocché, sussisterà tuttavia la confisca preventiva, che dipenderà sempre dal volere della Procura di Stato e dell’ Autorità di Polizia; per cui, quand’ anche 1’ autore dell’ articolo incriminato, successivamente scoperto, venisse assolto, non sarebbe per ciò riparato al danno materiale cagionato dal sequestro. Egli è quindi a deplorarsi, che la riforma si sia limitata alla modificazione proposta, che sarà un semplice palliativo, e non si abbia decretata una bella volta la totale riforma della legge nelle molteplici sue mancanze. Italia. Il Gabinetto sembra deciso di ritirare la legge dell’ ex Ministro Baccelli sulla Riforma Universitaria, approvata dalla Camera con pochissimi voti di maggioranza e che fu già presentata all’ opprovaziouo del Senato. Lo inducono a ciò, da un lato il poco favore con cui fu accolta dalla pubblica opinione, dall’altro il dubbio che la proposta legge di riforma possa conseguire 1’ approvazione dell’ altra Camera. Per impiegare poi in un ramo della publica istruzione la somma già preventivata per 1’ attuazione di detta legge e che ora si renderà disponibile, il Ministro Coppino presenterà una legge tendente ad un aumento delle paghe dei maestri popolari. * * * Il Grenzboten, periodico officioso tedesco, in un suo articolo di questi giorni, contiene delle amenità di nuovo conio. Nientemeno, consiglia all’ Italia di abbandonare Roma, scegliendo Firenze a capitale del Regno ; e ciò per la ragione che a Roma deve restarsi il Papa solo, quale Sovrano dei Sovrani. Dichiara un errore geografico funesto l’occupazione di Roma, che ridusse l’Italia all’ isolamento in cui si trova, e che rende impossibile ai Sovrani Cattolici di recarsi al Quirinale. Molti ritengono ispirato dal Principe di Bismark 1’ articolo in questione ; ciò sembra però poco verosimile a chi pensi alla ben diversa opinione da lui espressa varie volte in argomento. — Ne fanno dire tante di belline a quel povero Principe ! fiutandogli i nostri più sinceri ringraziamenti per la sua gentile e generosa accoglienza. Dal lato geologico si fecero le seguenti osservazioni, che cioè la regione dei calcari eocenici è molto bene sviluppata nei dintorni di Caroiba, e che il calcare è composto di Alveoline, Ce-rithium e Unio, dei quali ne raccogliemmo bellissimi esemplari. Poco distante da Caroiba, e precisamente nella villa Mocibobi ci arrestammo estatici a contemplare la lussureggiante e rigogliosa vegetazione ; i boschetti di un verde incantevole, i prati tempestati di mille e mille fiorellini emanavano un profumo inebriante che ci faceva provare un senso di voluttà. Un pò più in là di questo delizioso paesaggio c’ intrattenemmo ad osservare in distanza la forte e turrita Montona, situata sopra un colle verdeggiante. Più e più ci avvicinavamo alla cittadella di Visignano, e più la natura ci offriva nuove bellezze. Campagne fertili e fiorite, si distendevano ai nostri sguardi stupefatti. Verso le 5 ore, per una strada fiancheggiata da due fitte file d’ alberi bene allineati, femmo il nostro ingresso a Visignano. Bella e pittoresca è Visignano nella sua superba posizione ; soggiorno felice per il mirabile contorno di poggi, di verdeggianti e deliziose compagne. Le case della borgata sono bene costruite, le vie pulite e selciate. Arrivammo al porticato in forma d’arco, nel quale risalta un bel leone di Venezia, posto colà nell’ anno 1617 sotto il doge Giovanni Bembo (1615-1618). Nella Comunque sia però, sono parole e valgono . . . . per parole. Inghilterra. L’importanza della Conferenza che si radunerà prossimamente a Londra, per studiare il modo di regolare la situazione finanziaria dell’ Egitto, assorbe tutto l’interesse politico del momento. La questione ha scosso dal letargo e dall’ incuria in cui viveva la diplomazia ; e quasi tutte le potenze europee aderirono incondizionatamente alla proposta Conferenza. La sola Francia ci pose la condizione di un . preliminare accordo coll’ Inghilterra, tendente a fissare il program-della Conferenza ; la quale, secondo lei, anziché limitarsi alla sola questione finanziaria, dovrebbe studiare l’intera situazione politica dell’ Egitto. Nè deve sembrare ingiustificata questa pretesa. La Francia ha una posizione importantissima in Egitto, e gli interessi dei sue-’ nazionali la obbligano a pensare seriamente agli eventuali risultati della conferenza, la quale tende ad imporre nuovi sacrifizi ai creditori, a prò delle finanze egiziane. Ed è appunto per ciò, che essa vorrebbe accordarsi perchè le venisse riservata una certa influenza nell’ amministrazione di quel paese, special-mente per quanto riguarda le finanze. Ad ogni modo è a sperarsi che la Conferenza porrà d’ accordo gli interessi di ogni singolo, e che l’Inghilterra non vorrà frustrare con ingiuste pretese lo scopo della stessa ; mentre si mostrò tanto corretta e leale nel sottoporre all’ esame di tutte le potenze le condizioni dell’ Egitto per regolarle di comune accordo, quando avrebbe potuto farlo a tutto suo beneplacito. Spagna, Nella Spagna si susseguono con progressiva frequenza i moti d’ insurrezione. Verso la frontiera francese ed in due diverse provincie, si armarono negli ultimi giorni due forti Cuadrillas d’insorgenti, tra i quali non pochi ufficiali e soldati dell’ esercito. Il Governo cerca di tener nascosti e di scemare l’importanza di questi fatti, prendendo intanto misure severe, consegnando le guarnigioni nei quartieri e facendo man bassa sulle persone sospette. Questi indizi però, sempre più frequenti, sono forieri di un temporale che si addensa all’ orizzonte politico ; per cui nel paese regna l’incertezza e l’inquietudine, temendosi imminente un qualche nuovo pronunciamento,, o qualche scria sommossa interna. , ■ —----- ^- ___________ UN PO’ DI FISICA (Cont. ; vedi numero antecedente). Le cognizioni di elettricità si estendevano sino a quel punto che ho detto nel numero precedente, quando nel 1790 Galvani, professore d’anatomia a Bologna, fece una scoperta che doveva avere delle conseguenze inaspettate. Galvani studiava da qualche tempo 1’ azione delle scariche elettriche delle macchine e delle nubi procellose sopra le membra delle rane di fresco uccise ; i muscoli dell’ animale si contraevano vivamente ad ogni scarica. Un giorno Galvani attaccò per caso le membra d’ una rana mediante un filo di rame al balcone di ferro del palazzo Zambeccari. La rana s’ agitò bruscamente, mentre 1’ atmosfera era pura ed il cielo senza nubi. Le scosse si riproducevano ogni volta che le gambe del batrace nudo toccavano il balcone di ferro. Appena conosciuta questa esperienza dal mondo scientifico, eccitò uno stupore generale e fu in maniere diverse commentata. Si produceva in quella esperienza dell’ elettricità ; ma donde veniva, come si generava ? piazzetta molto graziosa s’ eleva il campanile; la chiesa va adorna d’una magnifica facciata con cornicione di stile dorico. Dalla terrazza della cisterna, che si trova al lato sinistro della piazzetta, godemmo tale un panorama, che rimanemmo incantati. Il mare d’ un colore azzurro si confondeva in lontano colla volta azzurra del cielo. Dolcemente cullate sull’ onda, scivolavano dappertutto le barchette colle vele spiegate, che dal punto ove eravamo arieggiavano a tanti cigni maestosi. Il sole morente in mezzo ad alcuni cirri di nubi capricciose rifrangeva i suoi raggi argenteo - dorati sulle crespe azzurine del mare, producendo ovunque effetti fantastici. Le case delle ville e delle cittadelle parevano infocarsi sotto gli ultimi raggi, provocando un bizzarro contrasto col fondo verde - scuro della campagna. Insomma il panorama era uno de’ più ampi, de’ più marcati, de’ più superbamente belli — Frattanto parecchi popolani di Visignano s’ adunarono nella terrazza ove eravamo noi, e col loro modo spigliato e franco ci raccontarono mille belle cose. Fummo ospitati cortesemente dalla distinta famiglia Fortuna, e finalmente andammo a riposare le stanche membra, per poi il giorno dopo più freschi e vigorosi prosseguire il nostro cammino. La mattina seguente ci mettemmo in via alla volta di Parenzo. Da Visignano a Parenzo ci sono due ore di strada. Là vedemmo la celebre e superba basilica, e ne ammirammo la sovrana sua bellezza. Alle 10 V2 c’ im- Galvani credè darne la spiegazione dicendo che gli animali sviluppavano una elettricità propria. Allora Volta, professore di fisica a Pavia, stabilì che era il contatto dei due metalli differenti, il rame ed il ferro, che sviluppava 1’ elettricità. Sorse tra il fisiologista di Bologna ed il fisico di Pavia una lotta che durò più di dieci anni. Galvani e Volta moltiplicarono gli argomenti e le esperienze. Galvani fece vedere che le contrazioni in una rana s’ ottenevano senza alcun metallo, cioè col semplice contatto dei muscoli e dei nervi. Ma Volta, fisico anzitutto, annunciò il principio che il contatto di due sostanze eterogenee producono elettricità, e, non curandosi più oltre, fu condotto nel 1800 ad inventare il meraviglioso strumento che porta il suo nome : la pila di Volta. Galvani e Volta avevano ragione, ciascuno per sua parte. Il muscolo vivente produce dell’ elettricità. Il contatto dei metalli genera dell’elettricità. Volta sovrappose gli uni sopra gli altri dei dischi di zinco e di rame separandoli mediante rotelle di panno imbevute d’ acqua acidulata. E questa fu la prima pila. Ma a dir il vero, non è già il contatto del zinco e del rame che produce l’elettricità, bensì l’azione chimica che esercita l’acido sopra lo zinco e che modifica il suo stato molecolare. L’elettricità in tal maniera generata possiede delle proprietà caratteristiche. Quando si avvicinano i fili che partono da ciascuna estremità della pila, si constata uno sviluppo continuo di elettricità, si osserva ancora nel momento in cui si rompe il contatto scaturire una scintilla. L’elettricità circola nel filo, la pila la produce a misura che si ossida lo zinco e attraversa il filo metallico a guisa d’una corrente liquida. Essa non è più immobilizzata, imprigionata sul posto ; viceversa, essa è in movimento, circola senza posa. Riempie il conduttore e non resta soltanto alla sua superficie ; allungandone il filo, si può trasportarla dove si vuole ; da cui il suo nome di elettricità dinamica, in opposizione all’ elettricità degli antichi o elettricità statica. L’invenzione della pila e la scoperta dell’elettricità dinamica hanno aperto un campo immenso alle ricerche dei fisici ; 1’ anno 1800 segna un’ era novella nella storia della fisica ; tutte le meraviglie, che attirano oggi la nostra ammirazione, hanno per punto di partenza la scoperta fisiologica di Galvani e la scoperta fisica di Volta. È la corrente elettrica della rana che è stata 1' avanguardia delle forze possenti che oggi si cercano mettere in attività. In capo : telegrafia, telefonia, lavoro elettrico, luce elettrica ecc. ; alla base : una rana. Ironia della sorte. La pila di Volta ha condotto un po’ per volta a tutte le pile perfezionate, di cui si servono attualmente i fisici e i chimici. Ne furono inventate d’ogni sorta. Dal punto di vista filosofico la pila, qualunque siasi la sua combinazione, è un istrumento, che fabbrica dell'elettricità mediante azioni chimiche. Noi abbiamo detto che ogni modificazione nell' equilibrio molecolare d’ un corpo genera dell’ elettricità : l’azione chimica attacca la struttura intima dei corpi. Le molecole costitutive sono scosse qui più che altrove ; esse si urtano ed escono dai loro legami ; avvi distruzione dell’ edilìzio e ricostruzione sopra un piano novello ; il lavoro molecolare effettuato si manifesta con equivalente elettricità. In quasi tutte le pile moderne l’azione chimica avviene tra lo zinco ed un acido che attacca lo zinco, e spinge in rottura le sue molecole. Lo zinco s’ ossida sotto l’influenza dell’ acido come il carbone s’ossida nei nostri focolari. La pila è un generatore di elettricità nella stessa maniera che un focolare è un generatore di calore. Nella pila c’ è lo zinco che serve di combustibile ; nel focolare è il carbone che s’ ossida e brucia ; il paragone è d’una esattezza rigorosa. Si vede immediatamente che la produzione di elettricità col mezzo della pila è molto più costosa che la produzione del calore, poiché lo zinco, combustibile impiegato, è circa 15 volte più caro del carbon fossile. L’ elettricità generata dalle azioni chimiche ha un prezzo eccessivo sopra cui noi dovremo insistere. E questo prezzo elevato, che per sì lungo tempo ha limitato le applicazione dell’ elettricità all’ industria. barcammo sull’ Aida per Cittanuova. Nel vapore ci deliziammo a contemplare la costa dell’ Istria che si presenta sotto un aspetto veramente incantevole — Finalmente sbarcammo a Cittauuova. La città si presenta sotto bel-l’aspetto; le vie sono comode e spaziose. La chiesa è bellina, e la facciata della stessa, è costrutta in istile bizantino ; il nuovo campanile, non ancora finito, sarà molto bello. Le mura che costeggiano quasi il mare, d’ origine veneta, sono cosparse qua e là di molte iscrizioni, delle quali, causa la mancanza di tempo, non potemmo torcene copia. Fummo accolti gentilmente dal simpatico signor Domenico Verginella, dilettante di studi archeologici. Ci mostrò una bella collezione d’ oggetti d’ archeologia, come vasi di cotto, lacrimatoi, olle, amuleti e varie monete romane, veneziane ed alcune bizantine. Le monete romane furono trovate nella valle Ber-nazza (Maglione), ed appartengono quasi tutte ai seguenti imperatori : Vespasiano (69-79), Antonino Pio (138-161), Alessandro Severo (222-235), Diocleziano (284-305) e Costantino (324-337). Le monete veneziane sparse in molti luoghi del territorio di Cittauuova sono specialmente dell’epoca 1500-1700 dei dogi : Antonio Grimani, Pietro Landò, Pasquale Cicogna, Antonio Priuli, Francesco Molin ecc. ecc. Un’ anfora trovata nel sunnominato luogo, e conservata perfettamente, nella parte più sottile del collo misura 300 cent, di circonferenza. Inoltre v’ erano due lacrimatoi di vetro, dei quali uno è d’una forma semplicissima senza manico, 1’ altro in- Benché le pile elettriche sieno al giorno d1 oggi conosciutissime, pure non mi sembra inutile di entrare a loro riguardo in qualche dettaglio e di descrivere successivamente i tipi maggiormente impiegati. Egli è molto facile di preparare una pila, poiché la più piccola azione chimica sviluppa dell’ elettricità. Un dischetto di zinco messo sopra la lingua, ed un dischetto di rame posto sotto la stessa, formano una coppia di Volta; lo zinco viene attaccato dalla saliva e si prova la sensazione d’una piccola scossa, e si sente un gusto amaro. Una lamina di zinco messa nell’ acqua non distillata vicina ad una lamina di rame forma una coppia. Contenendo l’acqua dei sali calcarei, succede un’azione chimica, lo zinco s’ ossida, e se si congiungono le due asticine, si manifesta una piccola corrente. Se all’ acqua poi si aggiunge dell’ acido solforico, il quale rende il liquido più buon conduttore, ed attacca lo zinco ; nel momento del contatto tra i due metalli, si produce una corrente elettrica, abbastanza energica perchè un po’ di carta imbevuta di ioduro di potassio passi dal bianco al bleu, se viene collocata dove passa la corrente. In tesi generale si forma una pila immergendo in un liquido conduttore una lamina metallica chimicamente attaccabile, ed una lamina meno attaccabile, ossia inerte. Riunendo le due lamine mediante un filo metallico, si produce una corrente elettrica. La lamina attaccabile genera dell’ elettricità ; la lamina inerte serve da collettore, se si può così esprimersi, alla elettricità sviluppatasi nel liquido, e se si congiungono le lamine con un filo metallico, 1’ elettricità passa da una lamina all’altra a furia, ed a misura dell’ azione chimica. Il fenomeno merita d’ essere esaminato un po' più da vicino. Riteniamo dunque la coppia semplice costituita da una lamina di zinco ed una di rame immerse nell’acqua acidulata, ossia contenente un po’ d’acido solforico. Lo zinco è, come si sa, ossidabilissimo ; per poco che un acido mescolato all’ acqua venga ancora ad aggiungere la propria sua azione, 1’ equilibrio molecolare del liquido è del tutto rotto ; l’ossigeno è attratto dallo zinco, e l’idrogeno spinto sul rame. L’ossidazione dello zinco genera del calore con un flusso elettrico, che si propaga attraverso il liquido sino alla lamina di rame. Se non vi ha comunicazione tra le due lamine, l’equilibrio si ristabilisce prestamente ; la tensione elettrica ha soltanto guadagnato in potenza in tutto il sistema. Se il suo valore è -f-a sopra una lamina, esso è — a sopra l’altra, eguale, e di senso contrario. Così quando si riuniscono le due lamine con un filo, giacché si ha eccesso di tensione a d’ un lato, e diminuzione a dall’ altro, si produce una corrente nel filo da 4* et verso — a, dal rame allo zinco. Poscia essendo lo zinco di nuovo attaccato, si forma un novello eccesso di tensione da una parte corrispondente ad una novella diminuzione dall’ altra, c la corrente circola sino a tanto, che seguita 1’ ossidazione del zinco. Lo zinco è il generatore del movimento. In tal modo la corrente va attraverso il liquido dal zinco al rame, ed al di fuori attraverso il filo dal rame allo zinco. Si chiama polo positivo quello clic corrisponde al metallo collettore ; la corrente sembra sortirne, come l’acqua si versa da un recipiente. Si chiama polo negativo quello che corrisponde allo zinco ; la corrente va qui a perdersi. ( Continua) -------------------------------------------------- Varia. La grande Esposizione nazionale di Torino venne inaugurata il giorno 26 p. p. Aprile, alla presenza delle LL. MM. il Re e la Regina, delle principali notabilità diplomatiche e di un puhlico numerosissimo. Quasi tutte le città d’Italia vi erano rappresentate dai rispettivi siudaci e tutti i giornali più autorevoli vi avevano rappresentanti. Dell’ esposizione si dicono mirabilia ; e la stampa è unanime nel constatare il rinascimento economico-na-ziouale del giovane Regno. Publicisti di vaglia descri- vece possiede un manico di una eleganza, che potrebbe dirsi etnisca. Ci destò non poca meraviglia un utensile di bronzo lungo 18 cent.; questo oggetto fu trovato insieme ad un amo ed una fibbia di bronzo a S. Spirito nel territorio di Cittanuova. Al dopopranzo facemmo un’ escursione alle cave di pietra '/2 ora distante da Cittanova ; e là fra due strati di terra rossa, c’ è uno strato argilloso biancastro dello spessore di 80 cent, pieno zeppo d’ anfore, d’ olle, e d’ altri oggetti. Si raccolse un manico d’ anfora ed un collo che aveva la circonferenza di 20 cent. I cotti portavono tutti un bollo. Si può stabilire con sicurezza che colà doveva esistere una fabbrica romana. — Ci consta che quella località interessantissima per studi archeologici non venne menzionata fino ad ora in nessun giornale, e però preghiamo la futura società archeologica dì prenderne nota. — Questo dalla parte archeologica; in quanto alla parte geologica, mineralogica e paleontologica ci permetteremo di premettere prima d’ entrare in materia alcune considerazioni sopra i calcari. È noto che nessuna sostanza minerale finora conosciuta, tranne la silice, è altrettanto abbondante in natura, ricca in varietà, copiosa di forme cristalline, feconda di dati per le più belle considerazioni teoriche, quanto il carbonato di calce. Non è nostra intenzione di darne un’ esatta ed estesa descrizione ; vogliamo però far menzione di alcune forme caratteristiche rinvenute da poi durante la nostra gita. Noi possiamo radunare circa vono nei vari giornali coi colori più lusinghieri lo straordinario sviluppo industriale, commerciale ed agricolo dell’ Italia e ne preconizzano con soddisfazione il grande avvenire nel campo dei materiali interessi. Con questa nuova splendida Mostra, sorta, a tre soli anni di distanza da quella riuscitissima di Milano, coll’ idea di una nobile emulazione, l’Italia dà novella prova dei suoi trionfi ; addimostra di aver conseguito in ogni ramo dell’industria un posto indipendente, degno di una Nazione veramente grande, come d’ altro canto con una serie di gloriosi avvenimenti ha assicurata la sua indipendenza politica. * * * Il Consiglio direttivo dell’ Esposizione Permanente dell’ arti e dell’ industria in Trieste pubblica quanto segue : Assecondando il desiderio espresso nella publica adunanza tenuta il giorno 23 p. p. alla Fenice, le tariffe per gli oggetti da esporsi sono state notevolmente ribassate nel senso che non si pagherà alcuna tassa posteggio di parete per quegli oggetti che già ne pagano una di superficie, fatta eccezione per gli oggetti riposti entro vetrine o custodie. Per i campionari però, i quali godono altri vantaggi, la tassa minima venne fissata ad un fiorino mensile. Tenuto conto del carattere permanente di questa Esposizione, vi verranno accettati in ogni momento oggetti nuovi, quelli però tra gli espositori che desiderassero allogare la loro roba già per 1’ apertura della Permanente, sono invitati ad iscriversi fino al 15 del prossimo maggio e non più tardi, perchè il Consiglio direttivo possa in tempo utile prendere le opportune disposizioni per il collocamento degli oggetti stessi. Qualora a taluno degli espositori tornasse comodo di avere una qualche sovvenzione in denaro su ciò ch’egli espone, il Consiglio direttivo s’impegna sin da ora di adoperarsi per fargliela avere colle modalità dovute, a mezzo della Banca Popolare, in ordine alle trattative con lei precorse. * * * „La Difesa* di Spalato del 5 corrente tracciando in un brillante articolo di fondo il compito dell’ opposizione in Dalmazia, dimostra come debba tendere — nel-l'interesse della vita pubblica — a costringere quella Giunta Provinciale a riorganizzare i Comuni seriamente compromessi per difetto di costituzionali guarentigie e — d’accordo con quel giovane e valoroso elemento eh’ è il Serbo — „a combattere la reazione croato-clericale che si mostra in tutta la sua impudenza.* In argomento ci piace riportare le conclusioni del simpatico confratello dalmata, parte delle quali potrebbero benissimo applicarsi anche alle nostre condizioni scolastiche: „L’ opposizione deve e nei comuni e nella stampa „e nella Dieta combattere il clericalismo che, alla clie-„tichella, si introduce nella scuola ^sorvegliare l’azione „di quei commessi viaggiatori del croatismo, che si no-„minano ispettori scolastici, i quali pretendono che ai „fanciulli si esalti la fantasia col raccontar loro fiabe „grossolane ; protestare ad alta voce perchè dalla scuola „sieno allontanati i libri croati che e corrompono la bella „nostra lingua e falsano la storia a tutto uso e consumo „degli agitatori, che prendono a base delle loro aspirazioni la cronaca del pop Dukljanin ! „Sì l’opposizione deve serrare le sue file, e Vappello ai serbi, fatto dalla „Difesa* troverà eco in Dalmazia nei generosi tìgli di quella eroica nazione, insultata ad oltranza dai croati, fatti forti, momentaneamente, „dalle simpatie autoritarie di Vienna. I Serbi in Dalmazia „hanno sempre dimostrato un particolare affetto alla coltura italiana ; ed è dunque fuor di dubbio che eglino „adotteranno nel loro programma la parità delle lingue „perchè con ciò fanno atto di pura giustizia e perchè il „sentimento interno loro detta così. Accanto alle opere „di Musichi, Milutinovič, Petrovič-Njeguš e Zmaj-Iova-„uovič, si troveranno sempre le opere di Dante, Ariosto, „Tasso, Parini, Carducci sul tavolo di uno studioso „dalmato-serbo. Un cuore serbo palpiterà sempre di pal-„piti generosi al suono delle stupende sinfonie rossiniane, „e la Madonna di Raffaello trascinerà la fantasia serba „nei puri campi dell’ideale. Ne abbiamo una prova nella le 160 forme semplici della serie della calcite finora conosciute in tre gruppi principali : 1- Forma di tipo romboedrico. 2. Forme di tipo scaleno - dodecaedro. 3. Forme di tipo prismatico esagonale. 11 primo ed il terzo gruppo lo trovammo in diversi luoghi. In una bella geode trovata nelle suddette cave riscontrammo il romboedro equiasse (Hatig). Questo romboedro è una delle forme più semplici della calcite. Si chiama anche rispetto alla forma „testa di chiodo,* perchè ricorda 1’ aspetto delle teste dei grossi chiodi, colla loro grossolana fac-cettatura ; le sue faccio sono appannate. Oltre a questa forma se ne raccolsero delle altre, di varietà prismatica-esagonale combinata colla piramide di primo ordine. Notammo pure in un terzo esemplare il romboedro primitivo basato. La base vi è lucentissima come uno specchio e con fine strie parallele ai lati. Fra le forme criptocristalline del carbonato di calce si osservò la forma mammellonare. È dessa formata da una superficie irregolare, con inflessioni, ripiegamenti, parti addentrate e parti salienti, ma distinta da rilievi con convessità simili a quelle delle mammelle Si rinvenne pure un e-semplare di forma libro-raggiata. Le fibre distribuite in gruppi, partendo da una punta centrale, raggiungono la periferia con lunghezza eguale. Nella stessa località ad una profondità di circa 2 m. fu trovato dal signor Verginella un pezzo di tibia fossile. L’ epifìsia di questo osso misura 7 cent, di diametro, la dialisi ne conta 9 cent. La sostanza è del tutto esaurita, ed in sua vece „ storia di Gjuragi Brancovič scritta da Mijatovič e uscita „alla luce anni or sono, dove l’autore, in poche ma „sublimi pagine, scioglie un canto lirico in prosa alle „bellezze italiane! Viva dunque l’alleanza serbo-autonoma „sulle basi del reciproco rispetto. „E sia essa pegno e promessa di un men triste „avvenire ! * * * * Secondo il Corriere di Gorizia, una deputazione di maestri si recò da S. E. il ministro Conrad per chiedergli, quale debba essere il contegno dei maestri in una campagna elettorale. Il ministro dichiarò, che nell’interesse della scuola non trovava opportuno che professori o maestri venissero eletti a deputati in una dieta o in un comune, e tanto meno poi in quei luoghi dove le lingue del paese sono più d’una. * * * In un Giornale di Trieste che si diletta di tener conto degli Anniversari, abbiamo letto il giorno 7 corr. essere la Republica Veneta cessata in quell’ istesso giorno nell’ anno 1797. Ma a qual prò in oggi voler togliere 5 giorni di vita a una Republica non più temuta? Che all’ epoca della sua caduta, per chi ne avea interesse, pochi giorni abbiano voluto dire qualche cosa, ammettiamo; ma in oggi il sopprimere cinque giorni di agonia della grande Regina del mare è per dir poco un errore cronologico * r * * E morto a Rovigno il Conte Califfi, che fu per un decennio a capo di quel Comune. Ai funerali partecipò il nostro Municipio a mezzo di apposito delegato. * ^ * * Il giornale trovavasi pressoché impaginato, quando ci pervenne un esemplare del testé pubblicato Resoconto Sanitario prò 1882 dell’Ospitale Civile di Pola. Mentre rendiamo le più sentite grazie alla Spettabile Direzione di quel Pio Luogo, che sì gentilmente si compiacque favorircelo, per oggi, causa la mancanza di spazio, ci limitiamo soltanto a questo breve cenno, non trovando consulto riportarne pochi dati staccati; ci riserbiamo però di parlarne più diffusamente ne’ prossimi numeri, perchè, scorso, quantunque fugacemente, il volume, abbiamo constatato contenere esso un lavoro largo, paziente, nel suo genere rispondentissimo, completo quanto mai, pregevolissimo, e meritevole davvero di essere consultato. * * * Il nostro Co mime ha già ricevuto l’ordine di approntare le liste elettorali per la scelta suppletoria di due deputati nei collegi foresi di questo circondario politico. * * * 11 comitato promotore della Società istriana di archeologia e storia patria, ha diramato la seguente circolare, in data di Parenzo 30 marzo a. c. : Il sottoscritto Comitato, nel desiderio di promuovere fra noi gli studi storici, e di venire finalmente incontro con precise e concrete proposte ad un bisogno lungamente sentito ; di fondare, cioè, un Museo provinciale, venne nella determinazione di creare una Società istriana di archeologia e di storia patria, colla sede in Parenzo. L’unito Progetto di Statuto, che colla presente il Comitato si onora d’inviare a Vossignoria, valga a ren-derLa edotta degli scopi eh’ esso si è prefisso colla nuova Associazione, e così pure dei mezzi acconci per raggiungere gli scopi medesimi. Fiducioso il sottoscritto Comitato, che Vossignoria vorrà cooperare alla creazione di un Sodalizio, che non potrà a meno di ridondare a decoro della patria nostra, si fa un pregio particolare di rivolgersi a Vossignoria colla preghiera di volere partecipare alla nuova Società, e di farsene alla Sua volta propugnatore entro la cerchia delle private sue conoscenze, lasciando alla oculata Sua perspicacia la scelta eventuale di nuovi soci. Vossignoria aggradisca, infine, i sensi della più perfetta estimazione, colla quale ha 1’ onore di segnarsi il sottoscritto COMITATO A Dr. Amoroso — Prof. Dr. Benussi — G. Dr. Cieca — C. De Franceschi — F. Dr. Glezer — Ab. Don A. Marsich — Nicolò Rizzi — A. Dr. Scampicchio. fu sostituito il carbonato di calce. Nella medesima cava trovammo incastrati nell’ argilla, in una profondità di circa 2 m., otto denti laterali della mascella inferiore di im Pycnodus, pesce appartenente all’ ordine dei Ga-noidi, di cui ora vivono poche forme, il quale però nelle passate epoche geologiche contava numerosi rappresentanti. Le forme di questi denti è ovoidale, e di differente grandezza. Il diametro del maggiore conta 1 cent, quello del minore 3 mm. soltanto. Ci duole di non aver potuto trovare traccia della mascella, locchè si spiega facilmente , essendo il cranio in parte osseo ed in parte cartilaginoso, e perciò poco atto a fossilizzarsi. Non v’ ha dubbio che col progredire degli scavi si troveranno degli altri esemplari di grande importanza ; perciò raccomandiamo caldamente al proprietario signor Domenico Verginella d’invigilare su ciò. Prima di abbandonare questa località, tanto importante dal lato archeologico quanto dal geologico, vogliamo far cenno di certi massi di carbonato di calce trovati pure in quegli scavi. Il diametro di qualcuno è di 1 met. e più. A bella prima si direbbe che siano resti d' albero fossilizzati, perchè constano di anelli concentrici dello spessore di 3 cent, in media ; esaminati però alquanto attentamente, constatammo quei massi essere solamente incrostazioni del detto minerale, molto assomigliante alle stalattiti. . . Lieti e soddisfatti della nostra escursione, c’incamminammo in sull’ imbrunire verso Dalla. (Continua) * * * Dal giornale di una donna. Tout passe - L’ espace-Efface- Le bruii È egli poi vero, o Maria, che il tempo cancella tutto ? E la intendi la dura massima ? Tu che da anni andasti sposa in lontane regioni perchè mai aspiri sempre al gaudio di rivedere la Patria? Il rinnovarsi delle stagioni, la distanza e più ancora gli affetti potenti di sposa, di madre non valgono a cancellarne la memoria? Ah, ben lungi dell’ oblio, il tuo core gentile eleva un culto alle memorie del tempo che fu e si commove al ricordo d’ ogni giorno dell’ età passata ! No, gli avvenimenti della vita, per quanto ridenti o lugubri, non passano come sogni, allorquando si consacrano nel gran tempio del cuore, perchè il cuore è vicino a Dio. Potessi almeno offrirle questo ramoscello di biancospino cólto dalla mano del mio fanciullo ! Ma si frappone lo spazio ; e domani questi vaghi fiorellini bianchi saranno appassiti, e in yano tornerebbe ogni cura per farli rinvenire. — Affretto col desiderio quest’altro aprile: per lei nel rifiorito cespite coglieremo un mazzolino, e il mio fanciullo glielo porrà colto appena sul petto ad olezzarvi tutti i suoi profumi. * * * Il Sindaco di Torino diede un banchetto a tutti i sindaci ivi convenuti per l’inaugurazione della Mostra nazionale. V’ intervennero pure i ministri d'Italia e gli ambasciatori delle Potenze estere. All’ ora dei brindisi, l’ambasciatore germanico, barone de Kendel, tenne uno splendido discorso in italiano e conchiuse con queste significanti parole : „I sentimenti che mi si agitano nel cuore, o signori, sia concesso erompano dal labbro di un ospite vostro col grido nazionale : Evviva V Italia!* Applausi entusiastici accolsero questo Evviva del-1’ ambasciatore germanico. Gli rispose Mancini, e proferì caldissime parole di ringraziamento. Di bellissime ne ebbe pure per Torino, che chiamò, madre ed educatrice delle italiche libertà, la città delle grandi iniziative e dei grandi ardimenti, la città che possiede il segreto di riuscire in tutto ciò che imprende. * * * All’ Esposizione di Torino si può andare pagando per andata e ritorno: da Udine I. classe L. i. 70.90, II. L. i. 50, III. L. i. 34.40 da Venezia I. classe L. i. 55.35, II. L. i. 39.10, III. L. i. 26.95 ; con viglietti che valgono per 20 giorni, e da Cormons I. classe L. i. 73. 55, II. L. i. 51. 90. III. L. i. 35.70, con viglietti che durano 30 giorni; per cui prendendo il viglietto a Cormons si gode il vantaggio di potersi fermare a Torino 10 giorni di più. Inoltre ai suddetti viglietti di favore va congiunta la comodità di potersi fermare a volontà in tre Stazioni intermedie. * * * Le prime pestilenze delle quali si abbia memoria — scrive “La Staffetta,, pregevolissimo notiziario settimanale che si pubblica a Napoli ed a Roma ed è organo ufficiale dell’associazione internazionale d’incoraggiamento sedente in Napoli, — occorsero in Egitto 1401 anno avanti Cristo. Il paese fu allora quasi spopolato. — A Cartagine 534 anni avanti Cristo, si ebbe una peste sì spaventosa che i genitori sacrificavano le loro prole per propiziarsi gli Dei, — Nelle isole Greche, in Siria e in Egitto, 187 anni avanti Cristo, morirono 20,000 persone al giorno per lungo tempo. — A Roma, 80 anni dopo Cristo, morirono 10,000 persone al giorno per più settimane. — Nel256 morirono nella stessa città 5,000 persone al giorno per molto tempo. —■ Nel 490 la peste in Inghilterra fu tale, che i vivi appena bastavano a seppellire i morti. — Nel 476 Costantinopoli perdette 200 mila abitanti. — Nell’ anno 772 perirono 34,000 persone a Chester in Inghilterra. — Nel 954 ne perirono 40.000 in Iscozia. — L’Irlanda fu quasi desolata nel 1172, di nuovo nel 1204 e nel 1348. — Londra allora era una piccola città, eppure perdeva 290 abitanti al giorno. — Nel 1407 perdette 30,000 cittadini. Ne perdette nn numero maggiore nel 1506 e nel 1517. — Oxford fu allora spopolata. Nelle campagne perì metà della gente. — Nel 1522 morì gran parte degli abitanti di Limerick in Irlanda. Nel 1603 la peste fece di nuovo 30,578 vittime a Londra. — Nel 1611 Costantinopoli perdette altri 200,000 cittadini. — Londra nel 1625 ne perdette altri 35,417. — Nel 1632 a Lione perirono 60.000 persone. — Nel 1656 perirono a Napoli 400 mila abitanti in sei mesi. — Nel 1664 Londra ebbe 68,496 vittime. — Nel 1720 perirono 600,000 persone a Marsiglia. — Nel 1763 morirono di peste 80,000 cittadini a Bassoro, Persia — Nel 1792 morirono 80,000 persone in Egitto. — Nel 1797 morirono 3,000 persone al giorno per lungo tempo in Barberia, e non meno di 247.000 perirono a Fez. — Il còlerà asiatico apparì per la prima volta in Inghilterra quell’anno. Aveva però visitate altre parti d’ Europa prima. Passò in America per la prima volta nel 1831. — Nel 1829-30 perirono in Russia e in Germania 900,000 persone di còlerà. — Nel 1848-49 perirono dello stesso malore 58,293 persone in Inghilterra. — Nel 1854 ne morirono 20,097 in Inghilterra e 10,000 a Napoli. Publicheremo nel prossimo numero le corrispondenze che ci giunsero troppo tardi. CR0NACA_L0CALE Abbiamo ricevuto, e nell’ interesse dei produttori agricoli volontieri pubblichiamo la seguente Lettera-circolare : Fregiatissimo signore ! Da molto tempo mostravasi sentitissimo il bisogno, nella nostra città, che venisse offerto un mezzo ai signori possidenti di campagna ed agricoltori, di emanciparsi dal grave incomodo e dispendio, derivanti dal dover o mandare o condurre sul mercato di Trieste i loro prodotti per esitarli. La sottoscritta Impresa si onora avvertire la S. V. che aprirà qui in Capodistria. un mercato d’acquisto di frutta fresche, legumi, radici eco. a prezzi eguali a quelli del mercato di Trieste, avendo in mira così : 1. Di risparmiare ‘.gli agricoltori ed agli incaricati della vendita un tempo prezioso, potendo essi esitare la loro merce qui ed incassare immediatamente il danaro. 2. Di togliere un considerevole danno, derivante dalle diverse spese che devono sopportare coloro che recandosi in un luogo distante, oltre il noleggio della merce, hanno a pagare diritti di mercato, il vitto ecc. ecc., che così si escludono. 3. D’infrenare, per mezzo d’ un mercato di vendita propria, già stabilito in Trieste, l’ingordigia degli speculatori, che ad ora inoltrata, approffittando della necessità, da loro saputa, che i venditori rincasino, inviliscono enormemente i prezzi delle derrate. 4. Di assicurare tutti sull’ esito delle vendite qui fatte, offrendo l’impresa, a mezzo di apposite contromarche, che consegnerà alle parti, agio ad ognuno di verificare pesi, prezzi ed importi. L’Impresa, che per ragioni di prospera esistenza è interessata a farlo, acquisterà i prodotti agricoli ai migliori prezzi possibili, contentandosi lucrare da questa speculazione un mitissimo per cento. — Essa si lusinga che, per queste e tante altre ragioni di vantaggio materiale e morale che con tale mezzo a tutti procura, otterrà il plauso, l'incoraggiamento e 1’ appoggio del-l’intiera cittadinanza. Il mercato d’acquisto in Capodistria è posto in vicinanza del porto, sulla via suburbana, nell’antico torchio Lonzar, contermine alla casa Padovan ; e il mercato di vendita in Trieste tra la Piazza Grande e la Via dell’Orologio, nella palazzina delle Assicurazioni Generali, sotto 1’ Hotel Gami. L’ apertura di entrambi i mercati seguirà il 10 corr. maggio. Pagamenti a pronti contanti, ed acquisto di qualunque quantità di merce. Capodistria, 1 Maggio 1884. l’ impresa P. GIOVANNINI & C. * * * Sabato e Domenica 26 e 27 p. p. il Consiglio dei Procuratori della Società di Navigazioue a Vapore tenne seduta. Ci consta essere state prese delle importanti deliberazioni e prima fra tutte quella di una commissione di 5 membri, tra cui due puhlici Notai, alla quale fu demandato l’incarico di riorganizzare sulla base del Contratto sociale l’Azienda in seguito ai molteplici cambiamenti avvenuti sia in linea di diritto, che di fatto. Fu inoltre nominato un Comitato per lo studio e riferta sul sistema di amministrazione di bordo e controllo dei viglietti, e ciò per togliere le recriminazioni di soci che negli ultimi tempi, senza cognizione di causa, infierivano contro il Direttore gerente, il quale nella stessa seduta ottenne un voto di fiducia. Ai posti vacanti di Direttori vennero eletti i signori Augusto Schiavoni di Trieste e Matteo Redatti di qui ambidue a pieni suffragi. Secondo noi la scelta fu ottima, e attendiamo di vederli presto all’ opera. * * * Il primo di maggio, ritornando all" antica usanza, il corpo della nuova banda cittadina percorreva nelle prime ore del mattino le vie della città con grande soddisfazione dei mattinieri e grave disturbo pei dormiglioni. Peccato che al tornare delle vecchie usanze non faccia ritorno anche il decantato bel tempo d’ una volta; invece nei giorni scorsi la patria bora ci trasportava d’un tratto di qualche mese addietro con grande timore degli agricoltori per la brina, che distruggerebbe loro le speranze di un anno intiero. * * * Addì 4 corr. è mancato ai vivi il Nestore dei sensali patentati in granaglie Pietro Sandrin in un’ età, la cui cifra più non si presta alla cabala del Lotto. Era nato nell’anno di grazia 1792, e si ricordava della Repubblica, delle invasioni, del celebre trattato, come noi del tempo che corse dai preliminari di Villafranca a quelli di Nikolsburg. Fu sensale laborioso ed onesto, prova ne sia che la Ditta in granaglie Madonizza gli passava da oltre un ventennio una pensione vitalizia. Fu sempre d’indole ilare e scherzosa al punto che già da parecchi lustri avea fatto porre l’iscrizione funebre sulla sua tomba in fieri, per scroccare, come diceva Lui, qualche De profundis in antecipazione dagli ignari devoti, che a caso si fossero genuflessi su quella. Morì come visse sereno e tranquillo, e, quello che ogni dì va divenendo più raro, senza rimorsi. Avvocato P. GAMBISI Direttore CAPODISIBIA Tipografia di CABLO PBIOBA RINGRAZIAMENTO La piena della riconoscenza mi spinge a tributare puhlici elogi e ringraziamenti al chiarissimo Dottore Signor Giacomo Bembo, il quale coll’intelletto del cuore assistette e guarì 1’ ammalata mia consorte. Con ciò non intendo sdebitarmi del dovere di ri-conoscenza che gli avrò finché mi basti la vita, ma solo di dimostrargli che la sento profondamente e che gli sarò sempre affezionatissimo. Dignano, 27 Aprile 1884 Giuseppe Sohmutz. AVVISO Domenica 22 Giugno 1884 alle ore 6y2 pom. avrà luogo un pubblico giuoco di TOMBOLA A SCOPO DI BENEFICENZ A IN CAPOD ISTRIA il cui netto ricavato andrà diviso per metà tra L’ OSPEDALE E V ASILO DI CARITÀ PER L’INFANZIA i premi stabiliti sono : QUADERNA...............fiorini 20 CINQUINA............. „ 30 I. TOMBOLA........... „100 IL TOMBOLA................... „ 50 Il prezzo d’ogni Cartella (ciascuna di 10 numeri) è di soldi 20. I registri delle Cartelle si terranno aperti sino al giorno della Tombola nei posti che verranno stabiliti. — Cartelle con numeri doppi, od altrimenti sbagliate, non hanno diritto a vincita e saranno respinte, restando libero ad ognuno di confrontarle col libro al momento dell’ acquisto. Capodistria 1 Maggio 1884 LE DIREZIONI dell’Ospedale Civico dell’Asilo di Carità per l’Infanzia ■ NUOVA FABBRICA fi VULCANIZZATO ALBERTO MOGNAZ 0^~ TRIESTE VIA CAMPANILE Nr. 3. Specialità: Automati tascabili — Timbri Penna — Lapis — Timbri Orologio — Timbri Present — Timbri Vittorio — Monogrammi ecc. ecc. — Numeratori e paginatori in metallo a prezzi modicissimi. s $ % i 1 $ di NAVIGAZIONE A VAPORE fra CagoAìstria e Trieste ---------~»(EE>'------- Col giorno 5 maggio corrente i piroscafi faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa IL „ . IH „ • I. Corsa. IL „ • III. „ . IV. „ . V. „ ■ ore 6 ant. I. Corsa . . „ IO1/* * IL „ . . . „ 41/, poni. Ili „ . . . NEI GIORNI FESTIVI: 6 ant. 10 V, „ V/, pom 5 „ 8 „ I. Corsa U. „ . III. „ . IV. „ . V. „ . ore 8 3/, ant. . „ 12 merid. . „ 6 V3 pom. . ore 83/, ant. „ 12 merid. „ 3 pom. • „ 6'/, „ ■ „ 9 7, „ Prezzo di passaggio Soldi 30 indistintamente. Per i fanciulli sotto a’ 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col Capitano. Recapito in Trieste per passeggieri e bagagli al Caffè della Sanità. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la gwy Riva della Sanità -ffcg Capodistria, 1 maggio 1884. STEFANO ZETTO Editore e Redattore responsabile»