uamle PERIODICO BIMENSILE Si distribuisce gratis. Editrice 1' Unione Giov. d. c. „Fides". Redazione e Direzione: Via S. Pietro N. 594 11. p. Capodistria. Gesù Cristo in soffitta? L'urto decisivo. É vero, amici: non tutti abbiamo il tempo necessario per tener dietro, come sarebbe pur necessario, agli avvenimenti gravi, anzi gravissimi del giorno. Ma ognuno di noi s'accorge di essere in un periodo straordinario della storia dell'umanità, in un periodo di crisi profonda, in un periodo di convulsioni. É la società vecchia, decrepita, la società liberale, colpevole principalissima degli orrori della guerra e di quelli della rivoluzione o presente o futura che si contorce e si dimena rabbiosamente per non soccombere dinanzi all'onda incalzante delle nuove forze che la democrazia ha sprigionate da sè, dopo esser stata troppo a lungo calpestata. Vani palliativi. 11 liberalismo vuole opporsi al-l'avvanzata diquel mostro rosso, dagli occhi sanguigni nato nella Russia degli Czar. Come? Non lo sappiamo. 0 meglio lo sappiamo troppo bene, ma non lo comprendiamo: con rimedi, che invece di far cessare la febbre all' ammalato gliela fanno crescere. L'unica salvezza: Cristo. O non significa forse dar forza e vigore all' anima della rivoluzione il voler testardamente continuare con una legislazione laica colpevole prima ed unica della rovina economica e morale dell' Italia nostra? Come mai i governi dei giorni nostri pretendono di porre un riparo all' onda rossa che spu-meggia, se non vogliono saperne di Chi ha predicato, anzi di Chi è morto per la giustizia, per la libertà e fratellanza degli uomini? Come pensano i pigmei del liberalismo infame di arrestare l'incendio se mettono Gesù Cristo in soffitta? Nessun connubio. Noi però, giovani dal cuore ardente, votato senza riserve alla causa santa che ècontemporasea-tnente quella della Patria, non vogliamo a nessun costo saperne di chi pretende oggi di sfruttarci per costruire una muraglia mista di fango e di pietre valide contro il male. Noi non ci uniremo mai con chi ha tradito Gesù Cristo nella sua Chiesa, con chi ha scatenato l'istinto sanguinario dell'umanità e ora vuole riparare, sfruttando il nostro ardore e mettendo G. Cristo da parte. Noi sapremo da soli lottare, sapremo opporre anche il petto generoso alla valanga bolscevica, ma solo schierati sotto la bandiera bianca di Gusto. Noi non possiamo e non vogliamo far causa comune con chi deride e insulta i nostri ideali, con chi ci accarezza finché spera da noi vantaggi e poi sa piantarci il piede sul collo. Giovani, all'opera! Bastai i giovani cattolici faranno da se contro tutti e contro tutto ciò che si oppone all'attuazione del loro programma. Avanti dunque, o nobile schiera, siamo pochi, ma l'ardore che ci divampa nell'anima ci moltiplica le forze e ci rende leoni. Avanti ! La Chiesa cattolica nel momento attuale. Veramente, giovani amici, c'è da consolarsi. Fra lo sfasciarsi di imperi e di regni, frammezzo la fuga di re, di imperatori e di principi, una sola potenza, un solo re è incrollabile: la Chiesa col suo Capo augusto. Anzi possiamo dirlo, col socialista Angelo Treves, che la Chiesa è una delle maggiori trionfa-trici della guerra. Mentre è andata in frantumi la Russia col suo scisma, ecco sorgere di fronte una grande potenza cattolica: la Polonia. É stata umigliata la Germania col suo superbo e sprezzante protestantesimo che tante lacrime fece versare alla sposa immacolata di Gesù Cristo, ed ecco passare l'egemonia sul continente europeo alla Francia, una potenza, che non ostante il suo governo anticlericale e massonico, è stata sempre cattolica, e oggi lo è più che mai, come lo hanno dimostrato le passate e- lezioni le quali hanno portato al la camera un buon numero di cattolici. Questa stessa Francia sente il bisogno di riallacciare le sue relazioni colla S. Sede, sospese dai governi massonici precedenti. L'Italia nostra ha mostrato il suo attaccamento alla Madre di verità coll'eleggere più di cento deputati, tutti profondamente e intimamente cristiani. Accanto a questi trionti possiamo ricordare che l'Inghilterra, la Lituania, l'Austria, la Baviera e perfino il remoto Giappone hanno mandato ambasciatori a Roma, presso questa potenza che pur non avendo a sua disposizione nè armi nè armati, è il centro di gravità del mondo, perchè è il faro di luce che mai si in religione é ateo; nella vita privata vuole distruggere la famiglia; in politica è rivoluzionario; nella vita sociale erige a sistema la lotta di classe. Dov'è riuscito ad affermarsi, à l'ovinato le nazioni, à distrutto la ricchezza, à dissanguato il povero, à instaurato il regno del terrore. La Russia e l'Ungheria ne sanno qualche cosa! Il suo famoso polentone, o se volete il sole dell'avvenire, non è ancora... nato. È il partito dei violenti. li liberalismo si va accodando alla massoneria e camuffando, per vivere, di falsa democrazia; in religione é [iure ateo, salvo ad essere talvolta opportunista nella pratica; in politica é affarista; nella vita sociale vuole la concorrenza che opprime il povero. Con i suoi principii fu causa della rovina degli operai, ai quali fece talora grandi promesse che mai seppe mantenere. È il partito dei grassi e dei grossi. spegne, è la sorgente di vita che mai si disseca. Che cosa suno di fronte a questi veri e reali trionfi le parole sfidanti e spavalde dell'„A vanti" contro la nave di Pietro? 11 grande organo dell'accozzaglia rossa s'illude di riuscir a distruggere la Chiesa di Roma, come i bolscevichi russi hanno frantumato quella di Pietrogrado. Ma quella era schiava di un governo colpevole di mille eccessi, la nostra e libera; quella era fuori dell'unione vera con Gesù Cristo, la nostra è basata su Cristo, e Cristo ha detto alla Chiesa cattolica: le porte dell'inferno non prevarranno. Venti secoli di lotta non le hanno fatto niente, o niente le faranno i pigmei del bolscevismo italiano. invece non solo ammette Dio, ma pone Dio a fondamento del benessere sociale e del vero progresso. Questo partito non permette, come il liberalismo, l'oppressione del povero, non permette, come il socialismo, la violenza, il furto, il saccheggio contro i ricchi; ma vuole che i padroni diano paghe giuste a chi lavora e invece di sprecare i milioni in lusso, ambizioni e vizi, diano ai poveri quanto loro sopravvanza a una vita condotta secondo il loro stato. Vuole però che l'operaio lavori con amore ed onestà, in proporzione della mercede che percepisce. Il Partito Popolare quindi è il partito della vera pace e della vera tranquillità sociale. «La religione e la morale sono i sostegni indispensabili del prosperare delle nazioni, nè buon cittadino è colui che procura di abbattere queste fermissime colonne dell'umana felicità... poiché la ragione e la esperienza dimostrano chiaramente non potervi essere moralità in un popolo senza religione.* Washington LORO E NOI, Vedete! 1 socialisti non fanno complimenti: preparano la rivoluzione. 1 liberali non sanno più che pesci pigliare: fanno e disfanno i loro... castelli in aria; unica loro preoccupazione è di salvare con ogni mezzo anche il più losco, la loro barca avariata che fa acqua da tutte le parti. Si perdono in meschine gare personali, si alleano ai massoni, si cammuffano da democratici per salvare la Patria e... la Religione. Noi non vogliamo saperne di questi pasticci. Noi vogliamo scendere al popolo per educarlo a principii cristiani; noi al popolo non diamo in pascolo belle parole; vogliamo dargli qualche cosa di più e di meglio; il popolo vogliamo libero, cosciente, partecipe del frutto del suo lavoro. E badate. Noi al popolo parliamo si di diritti, ma anche di doveri; gli parliamo di amore, di risparmio, di economia, di lavoro. Appunto perché non siamo socialisti, perche lo spirito cristiano informa la nostra azione. Noi abbiamo un grande programma di ricostruzione morale ed economica, e lo vogliamo attuare ad ogni costo. Il nostro programma é quello che ha portato il piccolo Belgio alla testa delle nazioni civili. La guerra socialista „Apro un libro di morale cristiana e leggo che uno stat» ingiustamente aggredito à diritto ili diffondersi, in altre parole di far la guerra,,. Non avevo finito di dire queste parole, che vedo farmisi innanzi uiia turba di socialisti, rossi, furibondi, con gli occhi fuori dalla orbita, come iene e tigri e minacciarmi per le mie idee sanguinarie, guerraiole. ,,Guerra di difesa o meno, bisogna condannarla, urlano, perchè si sparge sangue,perchè tante giovani vite vengono strappate alla famiglia, Il partito della vera pace e della tranquillità sociale Il socialismo lì Partito popolare al lavoro? Abbasso la guerra, abbasso tutte le guerre! ' Con uno sforzo supremo riesco a padroneggiare la trepidazione del mio cuore e grido a quegli inferociti, a quei forsennati: Ma in nome di Dio non si chiama guerra quella che da due anni fa Lenin in Russia? In quella guerra fratricida non vengono sgozzati tanti poveri giovani? Perchè Lenin costrinse tutti gli uomini dai 16 ai 55 anni alle armi? Perchè i lavoratori devono sgobbare 11 ore al giorno „per ì bisogni dell'esercito?"E in quelle 11 ore al giorno che cosa l'anno gli operai? Non fanno cannoni, mitragliatrici, granate, fucili, baionette? Perchè Lenin costringe i popi russi a benedire le armi, pena la morte? A questo sfogo generoso della dignità umana, le iene rabbiose di prima si calmarono come per incanto: si strizzarono d'occhio l'un l'altro, con un lieve amaro sorriso che voleva dire: ,,Eppure ha ragione; le guerre ci saranno anche quando regnerà il bolscevismo, se il primo bolscevica fece scannare tante povere vittime in una lunga guerra!" Sfidiamo tutti i socialisti del mondo a negare che Lenin non faccia la guerra. Si, rispondono, Lenin fa la guerra, ma per difendere le conquiste comuniste.1' — „ 1 h! vedete che dovete convenire anche voi che una guerra di difesa può essere giusta. E quindi, come è giusta per voi la guerra di Lenin in difesa delle conquiste reali ed ideali della rivoluzione comunista, cosi può essere giusta ogni guerra che tende alla difesa di un bene non solo materiale, ma altresì ideale. Poveri lavoratori menati per il naso da un mudo de magnoni! PER VOI, OPERAI! 1 consigli di fabbrica dovevano essere il toccasana, dovevano segnare Full ima tappa prima di entrare in possesso delle industrie. Dei consigli di fabbrica cantarono e cantano le meraviglie i capi so- cialisti, facendone rintronare l'oree-chie degli operai. Dalla Russia, fino a pochi mesi fa barbara, retrograda, reazionaria — oggi cambiata dalla bacchetta magica di quattro czar (prima non ce n'era che uno) nel paese più civile, più illuminato, più moderno del mondo (altro che i miracoli cristiani), dalla Russia, ripeto, dovevano diffondersi i consigli dì fabbrica dovunque. Ma in Russia i consigli di fabbrica non esistono più: li ha strangolati, li lia soppressi il grande bolscevica Lenin. In uno degli ultimi numeri del giornale ,,[svestia" il governo {toh, esiste anche in Russia un governo!) pubblicava il seguente decreto (e quel governo fa le^gi e decreti come nei maledetti stati borghesi!); ,,I consigli di fabbrica, i comitati operai costituiti con lo scopo di mantenere la disciplina nei centri industriali, sono diventati, contrariamente alle intenzioni, sorgenti di danno all'industria nazionale: hanno demoralizzato la massa operaia spingendola alla distruzione degli utensili delle fabbriche. In conseguenza i consigli di fabbrica, i prenominati consigli degli operai sono dichiarati sciolti dal giorno d'oggi." Le otto ore di lavoro sono una bella vittoria ottenuta, dopo lotta diuturna e faticosa, dai lavoratori Ebbene, i caporioni rivoluzionari bolscevichi della Russia, che i socialisti nostrani si ostinano a descrivere come lo stato ideale, un vero paradiso terrestre, fauno sapere al mondo intero e in modo speciale agli operai russi, quanto segue: ,,U potere soviettista, fin dai primi giorni, aveva dichiarato che la giornata di lavoro è di otto ore e non si rifiuta affatto di applicare questo principio. Ma per rinsaldare il potere, noi dobbiamo lavorare attualmente senza tregua. Ora bisogna lavorare nel massimo limite delle noste forze. Gli operai coscienti comprenderanno che per migliorare la presente situazione difficile devono lavorare invece di otto ore, dieci e anche dodici. Perchè i socialisti delle nostre terre non dicono altrettanto agli operai coscienti? Perchè non li persuadono che meno si lavorerà, meno si produrrà, e quindi il costo della vita sarà sempre maggiore? Perchè invece direttamente o indirettamente eccitano i coscienti a lavorar^ meno che sia possibile, torse in omaggio alla massima paolina „chi non lavora non mangi", perchè ci troviamo ancora sotto un regime borghese? Ma allora si preparino subito i hiut per accarezzare le spalle dei coscienti che si rifiuteranno di produrre nello stato bolscevico. Viva il comunismo! Abbasso il capitalismo! gridano gli illusi socialisti, perché così vogliono i loro capi senza cuore e senza coscienza. E intanto, quel ciurmadore di Lenin fa pratiche coi capitalisti inglesi, francesi, americani, perchè vadano in Russia a sfruttare le miniere, le fabbriche, i commerci e l'industrie. Viva il comunismo! E intanto in Russia si muore di fame e di miseria. Abbasso il capitalismo! E intanto si sono distrutte quasi tutte le ricchezze della Russia —• e all' odiato capitale estero bisogna aprire le porte e fare inchini ai grassi borghesi, perchè salvino la Russia dall'estrema rovina — e intanto i bolscevichi impoveriscono la loro nazione e la rendono schiava dell'oro forestiero. IN fóERIQh'IA di Giuseppe pattinar Tace ormai da più d'un anno il fragore della battaglia, son tornati ad uno ad tino i nostri giovani, ma la „Fides" attende invano che ritorni 1' invitto campione, 1' ottimo suo presidente reciso da morbo crudele nel fior degli anni a Vienna. Son tre anni, che ci colpì la ferale notizia, ma ancora al ricordo una lagrima vuol spuntare dal nostro ciglio, ancora il nostro cuore palpita per il dolore reso più acuto dalla gravità di tale perdita. La guerra ha paralizzato anzi distrutto 1' organizzazione dei giovani di Trieste e dell' Istria, che egli con tenacia e perizia non comune aveva creato e condotto a maturità proprio alla vigilia dello scoppio della guerra. Il seme da lui sparso fiorì sì, ma oh! quanto si sente la mancanza della sua ferrea volontà e dell' ardente zelo, di cui egli era animato ! Buono, ardito, generoso egli affrontava impavido le lotte più aspre per il trionfo dell'ideale cristiano in mezzo al popolo. Per questo ideale era pronto a sacrificare tutto, per questo non temeva d'affrontare anche nemici accaniti recandosi giulivo per le città e borgate dell'Istria nei comizi e nei congressi facendosi stimare e anche temere. La sua morte fu una perdila per noi dolorosissima, non per noi soli; in lui perdette molto l'Istria tutta, perchè in ogni luogo egli avSVa degli amici, dappertutto egli cercava di promuover l'àziónè cattolica con una corrispondenza si persuasiva e frequente che forma la nostra ammirazione. Mesti ricordiamo tutto ciò, ma il ricordo deve suscitare in noi gli affetti che lo animavano. Giuseppe Buttinar ci precede e ci sprona coll'esempio, seguiamolo da prodi, rinnoviamo il giuramento di fedeltà e d'amore alla bianca bandiera, alla causa santa dell'idea cristiana. MILITARISMO. Piero — Xe vero, Lazario, che ti ga dito che no ti te fazi socio del partito popolar, parche no '1 xe contro la guerra? Lazario — No proprio cussi, ma go dito de 'ver simpatia pei socialisti, solo parche no i voi saverghene de guerre e de canoni. P. — E chi t'à insegnà sta roba? L. — Son sta 'na volta a un comisio e go sintù sigar contro la guerra da un socialista forestier. P. — Xe un pezo che no ti vegni a le nostre sedute? L.— Per dirte la verità no iero mai dopo che son torna dal servisio militar. P. — Bastanza mal. Ma se ti fussi vigni! ti glie ne varia slntu de ogni color contro la guerra in squasi dute le nostre radunanse- No basta: Domàndeghe a to pare che no '1 mancava inai durante la guera a le nostre sedute, quando che '1 ga sentù qualcossa in prn della guerra. Nialtri semo stai sempre contro. L. — Mi no so, ma i socialisti dixe de no. P. — Ma te stìdo ti e i socialisti a dimostrar che no xe veio quel che te digo. I nostri capi anzi sempre e in privato e in publico, senza riguardi, senza sogesion, senza paura i malediva, imprecava la guera e quei che la gaveva provocada e i la bramava. L. •— Ti sa che no dubito de le tue parole e che conosso i nostri caporioni che i la pensava e i la pensa proprio come che ti dixi ti. Ma in altri Ioghi. . P. — E cossa me importa a mi de altri loghi? E in questo caso, te volaria domandar parchè i socialisti tedeschi, slavi, francesi, inglesi ecc. i xe andai come vial-tri 'n guera, no anzi mile volte pezo, con entusiasmo, con gloria, desmentegandose de dute le proteste, de dute le promesse fatte finché se iera in pase. L. - No ti ga torto, Piero, ma i dixe che ghe voleva ndar. P. — Ah, ghe voleva 'ndar? E adesso i bolscevichi i ga un esercito de più d« do milioni de soldai fazendo le leve come che le fa i stati borghesi, e i pensa de meter in pié de guera otto milioni de omeni. L. — Cossa ti me conti mai? La leva è la guera come prima? P. — Pezo, sento volte pezo, caro Lazario. I siori bols evichi no se ga contenta de combnter contro i lori patrioti, che li valeva butar zo del comando, ma i ga in-tension de continu-r la guera e de comba-ter contro la Polonia, la Persia e no so che stati. Anzi el cLavorator» de Trieste scriveva sii zorni che par che sia scomin-siada la otensiva contro la Polonia. L. E i dixeva che lori la farà finida col sangue. P. No xe mal: i ne ga mostrà in Russia e in Ungheria, come che i sa massar, impicar e fuzilar: ogni zorno se lezi in tei fogli, come che i nostri boni socialisti sa doprar '1 revolver e qualunque arma, parchè no i li lassa far quel che ivo!: rubar, scassinar, dar fogo a le fabriche e a le case. L. — Ti che ti lezi i fogli ti savarà meio de mi: ma le xe grose. P. — Staltra volta che se vedaremo, te dirò cossa che i ga fato ultimamente a Treviso, a Ferrara e in altri loghi, contro i agricoltori, brusandoghe le stalle, '1 fien e fazendo mile altre infamie. L. — Maledeti! ciò e mi scominziavo a vardarli de bou ocio. P. — Xe disgrasiai, caro Lazario, de manicomio. Mi devo 'ndar, ma ti me capissi, te raccomando. L. — Sta zerto, Piero, vignaró come prima sempre a le nostre sedute, a le nostre conferenze, e notime pur nel partito popolar. CRONACA. Congresso generale ordinario. Un numero veramente consolante di soci intervenne domenica 14 marzo al Congresso generale ordinario della nostra società. Il presidente Antonio Minca che fu riconfermato, aprì 1' adunanza con una breve preghiera e diede relazione sull' opera svolta dalla società nel!' anno passato, sugli eventi e sulle peripezie, che impedirono un più proficuo lavoro. Mandò un mesto saluto a tutti i soci defunti proponendoli all'esempio di tutti per il loro spirito di sacrificio. Fatta la relazione finanziaria, che diede un c.ivanzo di cassa di circa 190 lire, per acclamazione fu eletta la nuova direzione. Prese quindi la parola Don E. Vascotto, assistente ecclesiastico, per spronare i giovani ad un' opera più intensa c più assidua special- mente colla frequenza ai Sacramenti. Il presidente propone quindi che siano inviati tre telegrammi, uno a Mons. Vescovo, uno al Presidente generale Comin. Periceli e uno al nostro indimenticabile don Angeli. In chiusa entusiasmò tutti Colla sua infuocata e toccante parola don Giovanni Sirotich, che fu coronato da scroscianti applausi, segno della volontà ferma di tutti di mettersi sul serio al lavoro per il bene proprio individuale, fondamento e fonte di niello sociale. Vita relitfiasijt, * Nella domenica delle palme si terrà l'ora d'adorazione da parte delie nostre società. * Si raccomanda caldamente di non mancare alla Comunione intermodale, che si terrà in duomo nella II Festa di Pasqua. * Un apposito Comitato di Figlie di Maria recandosi di casa in casa raccogli* le offerte di coloro che vogliono contribuire a far fronte alle spese per la cera per l'esposizione delle quarant'ore. Tutti contribuiscano secondo le proprie forze. PER LA „V!TA GIOVANILE" Somma delle liste del 1920 L 592-35 Amici capodistriani dispiacenti di non aver poputo intervenire alla festa dei fratelli di Muggia salutandoli caramente : don G. Sirotich 5, Kic-cobon E. 2, Minca A. 4, Ban F. 3, Tomasich G. 2, don Fornasaro 3, Ban G. 5, » 24-— Mons. Giorgio Palm,Parerizo » 10.— M. R. Brandolise, Pomer * 5.— Perchè viva, cresca e prosperi la cara ,,Vita giovanile" alcuni amici dignanesi » 4.—-M. Calcina, Grisignana » 2.50 B. Maier metà di una multa proposta dagli amici » 3- — Per aver dimenticata la ,,Vita giovanile" in una gita a Isola il bolscevica, Cecco e Ernesto » 2.50 Protestando contro i suddetti » 1.90 G. Ban, multa 1, G. C. 2, il bolscevica per una telefonata 0.60, N. N, 1 » 4.60 Fra amici: 2.30, bevendo il quarto: 3, E. M. per un bicchierino di marsala: 1.65, G. Steffè: 0.60, F. Vattovaz: 0.40, Fontanot e C.o 0.75, due amici protestando contro il bolscevismo: 2.10 » 10.80 Per una sbirciata alle fotografie dei nostri deputati » 2.20 Per un fiore sulla tomba del M. R. Don G. Petronio, Don Fornasaro offre » 4.— Carlo Runtich : tassa d'entrata in Cooperativa » 2.— Fra 4 «fratelli» e 1 «eompagns» » 5.— Totale: L. 673-85