ANNO XXII. Capodistria, 1 Agosto 1888. N. 15. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione.— Qli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soidi 15. — Pagamenti anticipati. Dal Protocollo lei Governo provvisorio idi' Istria dell'anno 1799. SPOGLI DI G. V. (Continuazione vedi numero 4 e seguenti.) Norme circa l'introduzione delle biade. Il giorno 10 di ottobre il Comando del corpo militare in Trieste scrive al Governo che a Livorno fu scoperta una partita di 15000 sacchi di frumento colà clandestinamente fatto giungere dai negozianti Plasterà di Trieste. Lo eccita di rilasciare alle Autorità marittime della Provincia quegli ordini che riterrà più acconci affine di impedire che si ripeta l'inconveniente. Dispone il Governo come segue: "Li scriverà a questo Tribunale di Seconda Istanza qual Dipartimento Politico e conformemente a tutte le Superiorità locali e Giurisdizioni marittime [della Provincia, informandole dell'inconveniente predetto a grave danno se si fosse verificato delle politiche viste Sovrane e del comune interesse. Si richiamerà la di lui attività e vigilanza a far eseguire di concerto con il respettivo Ufficio di Sanità le provvidenze e discipline già emanate e vigenti nel proposito ; ed inoltre che tutti quelli che dall'epoca 1. Novembre p. v. abbisognassero di provvedersi per se medesimi a titolo di Comercio, o per ! bisogni della Popolazione locale di formenti dai Porti e Provincie Austriache debbano indistintamente : essere obbligati di produrre le loro Polize di carico alli respettivi Offizi di Proviande, in relazione alla maggior vicinanza, per la corrispondente registrazione a garantia dell'effetto contemplato predetto. 'Che a nessuna Barca che approdasse nelli Porti o spiagge dell' Istria con qual si sia carico di Biade provvedente da Porti Austriaci e non avente il menzionato requisito, sia accordata pratica, ma anzi rendendone 1? Officio di Sanità intesa la Politica Autorità locale sia dalla stessa immediatamente sos:-getta all'arresto, partecipandone contemporaneamente, circostanziatamente il Governo per le ulteriori Deliberazioni dovendo tali Discipline essere diffuse con solenne publicazione per tutto il respettivo Territorio d' ogni Dipartimento e particolarmente alli Negozianti in Grani e Padroni di Barca alli quali dovranno essere, a scanso di qual si sia infinta pretesa inscienza, espressamente ripetute ogni qual volta si presentassero per aver li relativi certificati per introdur Biade nei respettivi Porti della Provincia, esportandoli dagl'Austriaci., Piloti veneti e piloti rovignesi. "N.o 3975 — D.a —, pr.o 23 Settembre. Li Piloti Rovignesi rassegnano al Governo divoto loro Memoriale con cui implorano di esercitare la loro Arte anco nelli cinque mesi dell' estate in colleganza alli Piloti Veneti detti dell'Istria, giacché portano essi Rovignesi il peso nella cruda, laboriosa e pericolosa stagione dell'Inverno., Risposta. "Si rassegnerà l'argomento con dettagliatissima Informazione a S. E. Ministro di Conferenza e Coinissario Generale plenipotenziario B.ne di Thugut. Gli si dimostrerà l'abuso che fanno del loro esclusivo diritto li Piloti Veneti, l'aggravio dei Bastimenti, ridondante a solo profitto di essi Piloti, che evitando e pericoli e disagi affidano alle occorenze li Bastimenti ad un Marinaro Nazionale con il solo giornaliero assegno di L. 3 o -1 al più, l'utilità I che ne deriverebbe alla Navigazione dal levare 1' an- garie delle 1. 62 che indistintamente per ogni Bastimento vengono esatte dal Pilotaggio, la convenienza che in colleganza alli Veneti potessero esercitare la loro Arte anco li Piloti Provinciali che servirebbero alla medesima condizione, a cui sono soggetti in presente, l'incoraggiamento alla Gioventù per istruirsi ed esercitarsi nella Nautica; assoggetando tali considerazioni a S. E. onde deliberar volendo la Corte a favor dell'implorato, significar lo voglia a questo governo per apporvi le relative discipline ed -occorrenti providenze in tale merito., ( Continua) Seminario o Collegio ài Capoiistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) (carte 30) Adì 26 Aprile 1683 Radunato il Sp.le Coll.o del Seminario nella Camera dell' udienza oue compresa la Persona di S. Ecc.za in-teruennero Colegianti n.o 9 et Illieo Hauendo il Sig. Odoardo Montona (Mantoua ?) p. ordine de SS. Sindici scosso diuerso dinaro di rag.ne del Sem.o siue Coll.o e douendosi far li giri necessarij nei Pubblici libri Vada Parte che il Rag.to debba girar le partite à debito e credito in nome del med.mo così cbe resti contesato il Publico et prillato seruitio douendosi però far nona Elet.ne di Esator et Cass.e Annuali così p. la Città e terit.o come p. la Prouintia Ballotata la Parte med.a hebbe P. 8 C. 1 et Illico Fu andato il scroto attorno p. 1' elet.ne di Cass.o et Esator dela Cità e territorio, et Cass.o di tutto il dinaro di rag.ne del Seminario et furono eletti et ba-lotati li sotos.ti e rimasto il segnato * * Giacomo Grauise P. 9 C. — Nicolò Grauise P. 2 C. 6 Gio. Bata Grauise P. — C. 8 Esator p. la Prouintia Rizardo Vida P. 4 C. 5 * Frane.o Grauise q. Isepo P. 8 C. 1 Adì 7 Zugno 1683 Radunato il Spe.le Coll.o del Sem.o nella Cara.a dell' Vdienza, oue compresa la persona di S. E intenie-nero Collegianti n.o 9 — et illieo — Trouandosi uicina alla perfettione la Fabrica del Colleg.o. et essendo già incaminato il concorso de scolari della Prou.a, è necess.o poner quelle regole, che possono conseruar le fabriche stabilite con tanto stipendio con la politica domita, et ben incaminata la giouentù nelle discipline, et timor del s.r. Dio, et si come in tutte 1' unioni di diuerse persone è di necessità un Capo, che sempre sopraintenda, et rega a scanso delle confusioni et disordini, così è di mestieri stabilirne uno in detto Coll.o, cbe habbia la dirrettione quotidiana massime degli Alum.ni o Dozenanti. Però essendo ben nota la Virtù, et attitudine del molto R.do D. Gioseppe Parigino maestro già eletto di Rettorica, et belle lettere Vada parte posta etc. che detto S. D. Gioseppe sia, et s'intenda Rettore, et prefetto del Coll.o ò Seminario con obligo de habetar in esso, hauer una delle fabriche, ben alleuar gli Alumni, sopraintender à tutte le scuole p.che ogni uno adempisca a propri doueri, et in somma hauer tutte quelle obligatioui, e preminenze, che godono li Rettori, et prefetti degl'altri Colleggi, et in aggionta debba tenir a proprie spese le fabriche nete, et ciuilmente, con p.sona sufficiente ; et occorrendo, che qualche maestro o preccettore condotto uolesse habitare in esso, debba assignargli con 1' assenso di S.ri Sindici, et altri deputati quelle stanze, cbe stimeranno proprie, purché sia solo, et senza famiglia. Et in caso succedesse qualche inconueniente nelle scuole debba parteciparlo à detti S.ri Sindici, et Deputati p. le proprie deliberatioui, et a consernatione dell' amore, unione, et siugolar disciplina. Ballottata la parte hebbe P. 8 C. 1 — (Carte 31) Aloysius Contareno Dei Gratia Dux Venetiarum Nobili, et Sapienti Viro Bernardino Micliaeli de suo maud.to Potestati et Capitaneo Iustinopolis Fideli di-lecto salutem, et dilectionis affectum. Da quanto ci esprimete in nostre de 5 cadente à motivo della supplica presentata dalla Communità di Portole p. noinejdi quelle scole, quali obbligate a corrispondere annualmente à cotesto Seminario p. il suo mantenimento Ducati quindeci, e mezo bramerebbero di soleuarsene, militano più essen-tiali mottiui, che p.suadano il Senato à n. alterare i Decreti presi in questa materia, onde u. cadano i mezi alla p.petua sosistenza d'opera così proficua, e riguar-deuole ; che però lisentiando essa Comunità dalla sua instanza, douerà dette scole continuare la contribuzione come di sop.a che quanto tenue, anzi d'insensibile ag-grauio, altretanto uiene ben impiegata, e così farette esseguire : ommissis Dat.a in N.ro Ducali Palatio die XXVI Iuny Ind.e sesta 1683. Michiel Marino Segretario Ul.mo S.r S.r Col.mo V. S. 111.ma si compiacerà far nottitìcare à Cotesti Gastaldi delle scuole l'ingionto decreto dell' ecc.mo Senato seguito li 26 del cad.te mese, acciò lo faccino registrare nelli libri di cadauna scola:Et p.che le med.me sono debitrici ad una p. una a questo Seminario quanto V. S. IlLma comprenderà dall'ingionto foglio, si contenterà far intimar a cadaun Gastaldo delle scuole med.me debitrici, che nel termine di giorni quindici debbauo hauer intieramente sodisfatto, altrimente saranno astretti con le forme solite. Baccio a V. S. 111.ma oss. 1. in. Capod.a 2 luglio 1683. Bernardin Michiel Podestà e Cap.o All' Ill.mo Sig. Podestà di Portole lll.mo Sr. Sr. Coll.mo A g.ni passati trasmissi a V. S. 111.ma copia del decreto dell' Ecc.mo Senato, che commanda alle scuole di cotesta Iurisditione la continuaz.ne della Tansa già impostale p. mantenim.to di questo Seminario. La ricercai pure far commetter alle Scuole med.me la soddisfatte pontuale di quanto sono debitrici ad esso Seminario, mà dell' uno, ne dell' altro capo son da V. S. Ili .ma d'alcuna essecutione auisato, onde mi mono a replicarle, cbe si compiaccia in ordine allo stesso decreto far correre intimat.ne a Gastaldi delle scuole debitrici di questo Seminario, che nel termine di g.ni 8 otto prossimi debbino hauer sodisfatto quanto deuono, altrimente io manderò 1' essecut.ni più rissolute. Baccio a V. S. 111.ma oss.te 1. m. Capod.a li 16 luglio 1683. Bernard.no Michiel Podestà Cap.no All'lll.mo Sr. Podestà di Parenzo. ( Continua) ■■ ■ ■ ...........—..........— MARCO CARMINIO PUDENTE BELLUNESE PATRONO DELLA REPUBLICA DEI TRIESTINI (Da « V Istria ») Il dì 9 del corr. luglio furono scoperte sulle mura di Belluno due iscrizioni romane, l'una delle quali ha non poco interesse per noi. E questa una iscrizione onoraria a Marco Carminio Pudente, figlio di Marco, Bellunese, dell'ordine equestre, sacerdote dei Laurenti Lavinati, Patrono di due collegi di artieri, e della plebe urbana della sua città, nonché dei Cadorini (Catubrinorum), Patrono della Republica dei Triestini (PATRONO • REI • PVBL" TERGESTINORVM), Curatore delle Republiche dei Mantovani e dei Vicentini. Incisa su pilastro, alto due metri, elegante, che sosteneva, come pare, il busto dell'onorato, è stata dedicata da Iunia Valeriana al marito rarissimo, probabilmente quando questi fu eletto a difendere le ragioni del fisco nella provincia delle Alpi marittime. — In lettere nitide e regolari com è, e per diversi altri indizi, fu giudicata del secondo secolo dall'ab. Fr. prof. Pellegrini di Belluno, il quale in opuscolino di poche pagine la illustrò con veramente dotta semplicità. L'altra iscrizione a Cornelia Salonina Augusta, moglie di Gallieno, eretta per decreto dei Decurioni, non ha interesse per noi istriani. Sieno rese grazie al distinto prof. Pellegrini che le publicò prontamente a benefìcio degli studiosi e a lume delle patrie storie. Venezia T. L. —--------■"JZWSfb------------ Uotizie Pur troppo le notizie che ci pervengono da Pi-rano, da Isola e quelle pubblicate dall' Indipendente ,el circondario di Trieste e Sesanna, intorno all'in- vasione fillosserica, si fanno sempre più allarmanti; anche nel nostro comune nella settimana decorsa furono scoperti nuovi focolari. Oramai il territorio dalla punta di Salvore a Buie e Trieste è tutto macchiato ; ne vi è speranza di lotta per distruggere il terribile afide, ma piuttosto, preparati a vedere colpite le proprie vigne, è necessario, urgente, che tutti i vignaioli mettano d'accordo, insieme, le loro energie, onde rimediare a tempo con bene organizzate difese, al disastro economico che li minaccia; sia che le condizioni del luogo permettano colture rimuneratrici diverse della vigna, sia che, decisi a continuare la vigna, si voglia mantenerla o con le viti americane, o col solfuro di carbonio. Sabato 28 m. d. la direzione della società agraria triestina tenne seduta per udire le comunicazioni dell'ispettore fillosserico sig. Ursich sui provvedimenti sino ad ora presi in seguito alla constatazione della filossera su alcuni vigneti del territorio di Trieste. Quella società agraria, di fronte alla comparsa del terribile flagello, non può spiegare una grande operosità benefica, essendo questa di competenza delle due commissioni locale e provinciale, espressamente istituite, le quali poi alla loro volta hanno subordinata 1' opera loro al delegato governativo, la cui azione deve essere corrispondente alle vigenti leggi in proposito emanate. La società agraria, che si è sempre prestata volonterosa e zelantissima in ogni incontro, ha voluto essere informata delle attuali condizioni le quali, a dir vero, non sono certo le migliori. L'autorità governativa, prima di addivenire a qualche conclusione ed' applicare le disposizioni di legge, deve constatare lo stato del nostro territorio se, cioè, le macchie fìl-losseriche sono limitate o se il flagello si estende in vaste proporzioni. Nel primo caso potrà spiegare i mezzi più e-nergici, cioè la distruzione delle viti, ciò che importa la rifusione del danno; nel secondo caso si limiterà, per non affrontare una grande spesa, a procurare la distruzione del flagello, conservando, per quanto possibile, le viti e suggerire i mezzi preventivi. Questi gì' intendimenti del governo nell' attuale circostanza. Intanto, mentre l'ispettore fillosserico continua a visitare quelle campagne, la fillossera procede nella sua opera di distruzione, così seriamente incominciata, e la società agraria non può che prender atto delle comunicazioni che le vengono fatte. (Dall' Indipendente). La mattina del 29 luglio alle ore 6, è partita col piroscafo Pelagosa del governo marittimo, messo gentilmente a sua disposizione, una commissione della società della pesca, la quale intraprende un viaggio scientifico nella vicina Dalmazia. La commissione visiterà nella nostra provincia Valcassion nell'isola di Véglia, allo scopo di piantarvi un parco per la coltura delle ostriehe. Gli e-sperimenti verranno affidati ai frati del convento di Valcassion; visiterà pure i lavori per la coltura delle ostriche intrapresa dal sig. Garèis' à Pola. Fra gli argomenti studiati dalla Società per la pesca e piscicultura, quello dell' allevamento |delle ostriche interessò maggiormente, siccome uno che riveste un carattere di grandissima importanza. Sulle coste del vicino regno e specialmente in Francia, la coltura delle ostriche prese in questo ultimo tempo uno sviluppo eccezionale. Essa è fonte di lauto guadagno, e sorregge un commercio interessantissimo, qui da noi ancora sconosciuto. La direzione della Società di pesca e di piscicultura aveva stabilito di piantare nella valle di Strugnano ed in quella di Grado, due stazioni per l'allevamento delle ostriche e una coltura modello per i pesci, ma trovò che quelle due posizioni si presentavano poco adatte ed abbandonava il progetto incaricando invece una commissione d'intraprendere le pratiche opportune onde fare acquisto di una possessione nella valle di Zaule, località ritenuta idonea. In questi giorni intanto in via d'esperimento in quella località verranno affondati degli ostrichini in scatola, metodo usitato in Francia, per vedere se la posizione si presterebbe alla coltura delle ostriche. È necessario un esperimento che stabilisca la bontà della posizione perchè su questa variano le opinioni ritenendo alcuni che l'acqua troppo bassa possa influire sulla cultura e precisamente che all'estate quel fondo del mare presenti una temperatura troppo calda e all'inverno troppo fredda. Se i risultati saranno convenienti, in un prossimo congresso della società verrà deliberato l'eventuale acquisto della valle di Zaule per gli usi anzidetti. Intanto le persone preposte alla direzione della Società di pesca e piscicultura spiegano la loro attività studiando ed esperimentando quanto può rie-scire al conseguimento degli scopi prefissi. (Dall' Indipendente). Da pochi giorni per decreto della i. r. autorità venne temporariamente interdetta la libera circolazione del Diritto nei regni e paesi dell' impero ; il Diritto contava numerosi abbonati in Trieste e in tutte le città della nostra provincia. La redazione del giornale romano ha interposto reclamo per la revocazione del decreto di interdizione, e nel frattempo invia provvisoriamente ai suoi abbonati il Corriere italiano. Il giorno 27 luglio p. d. con vento fortissimo del sud, dal mare, un vero nuvolo di cavalette si rovesciò sulle rive di Trieste ; erano le vere cavalette migratici, che quest'anno hanno fatto tante distruzioni nell'Algeria e in Sicilia. Da voci raccolte, circa un mese fa, un'invasione simile ha fatto danni rilevanti nelle campagne di Pinguente. Qui molti ricordano l'invasione di cavalette nel 1847. in agosto, nelle campagne della Punta grossa, Anche allora dopo aver distrutto in bre v'ora molto frumentone, si allontanarono, nè si è saputo dove sieno andate a finire. APPUNTI Notizie precise ci mettono in grado di rettificare quanto abbiamo riferito intorno all' epidemia difterica nel comune di Topolovaz, nell'ultimo numero di questo periodico. Non è vero dunque quanto asserivano quei villici, di essere stati abbandonati, invece è vero che il medico distrettuale di Parenzo, Dr. Schiavuzzi, più volte anche durante l'inverno percosse i 57 chilometri che separano Parenzo da Topolovaz, per compiere il suo dovere. — Teniamo conto delle difficoltà grandissime che incontrano i medici e i capi comuni, al persuadere, da per tutto, e specialmente nei villaggi del comune di Topolovaz, ad accettare i consigli d'igiene, e di sottomettersi alle prescrizioni di legge; e per queste ragioni appunto insistiamo nel raccomandare, che le visite mediche sieno più frequenti, e quando occorresse si disponga perchè il medico abbia a trattenersi nel luogo assistito dalla forza pubblica; in ogni modo si faccia conoscere la esistenza del male onde i vicini possano guardarsi. Non domandiamo niente di più di quanto vien fatto contro le epidemie dei bovini contro l'invasione della fillossera, e per la distruzione dei bruchi e la conservazione dei boschi. É vero sì o no, che nel comune di Rozzo sia scoppiata la scarlattina? e che in tutto il comune di Pinguente che conta 17 mila abitanti non vi sia un medico ? -----------*— Cose locali Il sig. Emilio Roullet, rappresentante della Società generale francese per la fabbrica di sostanze alimentari, ha domandato ed ottenuto dal nostro comune, l'uso gratuito del belvedere, per costruirvi una cantina e confezionare vini spumanti uso Champagne ; inoltre ha domandato ed ottenuto il diritto di acquisto a tempo limitato, dello spalto in continuazione del belvedere, a levante; con lo scopo di estendere la costruzione della cantina ed accessori, ed eventualmente piantarvi altre industrie. Come è noto il sig. Roullet per conto sociale ha iniziata la sua attività nella provincia nostra, con la fabbrica delle conserve di sardelle uso Nantes in Isola, poi in Rovigno, aggiunse in seguito alla fabbrica d'Isola la confezione di conserve di carne, legumi, frutta, con vantaggio considerevole delle nostre produzioni agricole. Fece bene le nostra rappresentanza comunale di favorire per quanto stava nelle sue facoltà, la domanda del sig. Roullet, tanto più che si tratta qui di avvantaggiare l'industria vinicola che è forse la sola dalla quale il nostro paese possa sperare la sua ricchezza; e la sapiente operosità, i larghi mezzi e le relazioni estese della società francese che qui intende porre le sue cantine, senza dubbio concorreranno a, far conoscere le eccellenti qualità dei nostri vini sui grandi mercati, ed assicurarne uno smercio, con grandissimo benefìzio di tutta la provincia. Detto, fatto, già da alcuni giorni nelle saldissime mura dello spalto del belvedere venne aperto l'ingresso della futura cantina, e già sono pronti i ma- feriali di fabbrica per la costruzione delle volte, ed il lavoro procede alacremente oggi che scriviamo. Questi spalti del belvedere furono eretti dalla repubblica di Venezia per deliberazione del Senato nel 1349. Capodistria era, in quel tempo, sotto la dominazione politica dei patriarchi di Acquileja, che avevano ottenuto il marchesato d'Istria; ma soggetta in fatto, ai Veneziani i quali vi tenevano presidio ed un podestà. La città era agitata da partiti diversi; 1' autonomo che voleva libero il comune da ogni signoria e agognava a sottomettere le altre città della costa; il partito dei patriarchini e dei veneziani: quelli lusingati da promesse di privileggi dal patriarca, marchese: questi dal godimento accertato dalla potenza di Venezia. Così stando le cose, il partito autonomo senza dubbio il più forte, favorito per ragioni facili a vedersi, indirettamente, del patriarca, credette opportuna l'occasione quando nel 1348 infuriava la peste in Venezia, per sollevare la città e renderla indipendente. Diffatti in quell'anno, nel mese di Settembre, scoppiò la rivolta, e tanto improvvisa e violenta che il podestà ebbe appena il tempo di chiudersi colle poche forze di cui disponeva, nel castel Leone. La notizia corse rapida a Venezia, e tanta era l'importanza che la repubblica dava al possesso di questa nostra città, che subito, nello stesso giorno dell'arrivo della notizia della sollevazione, venne disposto per la ripresa della città, con mezzi formidabili. E saputo ciò dai Capodistriani, e ben pensato che non avevano forze da opporre a S. Marco, nè proprie nè alleate; radunatosi il consiglio ed il popolo nella cattedrale, deliberarono di mandare ambasciatori a Venezia per stipulare la pace e dare al Doge il pieno dominio della città. E la pace venne stipulata, ed entrati i Veneziani in Capodistria, il popolo giurò fedeltà a San Marco. Il Senato però tenuto conto dei giuramenti, stimò prudente premunirsi contro ogni evento, e ordinò la costruzione di un forte al mare, tra porla musetta e porta isolana, in vicinanza della piazza, sede del governo, perchè il podestà ed il presidio potessero in ogni momento, chiudersi e difendersi. E precisamente secondo il consiglio dei quattro magnati incaricati delle ricerche, fu prescelta per la costruzione del forte la località Musetta. Vennero inoltre sbarrate le porte Zubenaga e Isolana. 11 nostro belvedere è appunto l'avanzo rimasto di quel forte Musetta. Una tradizione sempre viva nel nostro popolo vuole che il palazzo di piazza sia congiunto con un sotterraneo al belvedere; alcuni perfino sostengono che il sotterraneo congiungesse Castel Leone e il forte Musella. Cosa certa è che nelle cantine della casa Miani ora Galli, addossata al palazzo, fino a qualche decina di anni, si vedeva un foro che si spro-fondava assai, ed era ritenuto uno degli ingressi del sotterraneo. E chi volesse saperne di più legga le pazienti ricerche fatte in proposito dal prof. Vattova, e pubblicate in questo periodico, e poi in volume separato col titolo La Colonna di S. Giustina; e La solleva- zione di Capodistria nel 1348-, del prof. Cesca — (Druker e Tedeschi, Verona, Padova). Pervennero al gruppo locale Pro Patria, da parte del Conte Eugenio Rota, da Venezia Lire it. 50; e dal circolo del dominò del caffè della loggia, fior. 40. ---—— • ----->538=5*----——---- Appunti bibliografici Storia documentata di Rovigno di B. D.r Benussi. Saggi di dialetto rovignese di A. D.r Ine. Trieste. Tipografia del Lloyd Austro-Ungarico 1888. Un volume in ottavo grande di pagine 474. Per celebrare l'apertura di un ospizio marino, e per onorare gli ospiti, Rovigno non diede fiato alle epiche trombe ne' alle liriche cetre, ma con provvido consiglio, dietro 1' esempio delle città sorelle, che, in occasione di feste e d'illustri convegni, squadernarono le loro istorie, mise insieme un bel volume della sua storia documentata, e di saggi del suo dialetto, affidando la compilazione della prima al Benussi, e dei secondi all'Ive: due bei nomi di fama istriana ed italiana. Poiché delle storie di Rovigno, già in parte pubblicate negli — Atti della società istriana di storia patria e di archeologia — si è parlato diffusa-monte nella Provincia, e poiché documento insigne della storia di un popolo è il suo dialetto, cominciamo a mangiare, come si dice, il porro dalla coda, e tocchiamo prima dei saggi di dialetto rovignese del D.r Ive. L'autore piglia opportunamente le mosse dall' asserire che le recenti scoperte paletnologiche e gli studi sui dialetti istriani dimostrano il legame che unisce i popoli sulle due rive bagnate dall' Adria. In particolare poi vede l'affinità tra i dialetti istriani e quelli della terraferma napoletana; e si riserva di confortare quest' opinione più tardi con validi argomenti. Ardua questione davvero, e che V autore scioglierà da par suo, o attribuendo questa affinità alle frequenti relazioni di commercio fra le due coste, o, che è forse più probabile, a quel fondo comune di latino rustico rimasto più estraneo alla prevalenza del volgare illustre fiorentino nelle Provincie più lontane dal centro, oppure alle infiltrazioni grecaniche antiche e alla dominazione bizantina, o a tutte queste cause assieme. Ma diciamo senz' altro dei canti popolari rovignesi ; i quali cono così carini e graziosi, altri energici, e sani tutti, da deplorare che la musa popolare sia pur troppo oggi quasi muta e nelle poche manifestazioni corrotta dal contatto delle scapigliate e sozze fanti delle birrerie. Veggasi per esempio, quanta grazia ed ingenuità spirano il terzo ed il quarto. Il seguente poi con la ripresa della frase ha tutto il movimento e la gentilezza dello stornello toscano. /V'ardilo là che Deio me l'à mandàto ! EI zi pioùn biél che nò un cànpo de fiùri ; Un cànpo de fiùri nun zi cusseì bièlo, Curao che zi el melo amante bielo. Canpo de fiùri min zi cusseì urnàto, Oùmo che zi hi meìo inamuràlo." Singolare poi e veramente tipico 1' undecimo. JVuràvi deventàre oùn'armileina E che T amante meio el me cunprfssi ; Che11 me vedi'sso cussei russuleina, Òli' intùl su fassulito el me metissó ; Clic '1 me sentisso cussei tenereina, Cu la su digna bùca el me basissi E cbe '1 me ruseghi'sso inchèinta l'uósso, Adeio quii biél visito biànco e rùsso ! Ecco la donna rovignese, la virago che grida e strepita più degli uomini in piazza ed eccita alla rivolta! Che impeti, che foga d'amore! A quelle care donnine non bastano ibaci, vogliono essere rosicchiate! Ma la musa popolare diffonde savie massime ed una sana morale. Non le volgari accuse ed i soliti disprezzi plateali contro il sesso gentile; lo provano i canti 14 e 15; con la chiusa. L' ómo senza la duona tanto el vàie : El zi etimo oùna miniéstra senza sàie. Ed ora passiamo ai proverbi. La raccolta è buona : ottimo il raffronto con altri di paesi vicini ed anche lontani. Forse qua e là 1' autore avrebbe dovuto aggiungere qualche noterella di più. Così nel seguente : San Marco — la màrenda ven a bàsso San Miciel — la màrenda va in ciél. Perchè? Non tutti lo sanno. A seconda dell'accorciarsi o del prolungarsi del giorno, i contadini che lavorano a giornata, hanno diritto ad un pasto di più.1) E per San Nicolò de Bari, perchè fanno festa gli scolari? Il proverbio ha origine dalla leggenda. 11 santo vescovo, avendo saputo che un padre povero e snaturato, stava per mercanteggiare l'onore delle sue tre figlie, depose di notte sul davanzale della finestra tre borse ripiene d'oro, e così fece la dote alle ragazze. Perciò il santo veniva dipinto o scolpito in atto d'offrire doni: l'ignoranza ed il capriccio degli artisti mutò le borse in melarancie ed in mele; quindi la festa dei putti. Per Santa Lucia, il più piccolo giorno che l) Anche ai bambini che vanno alla scuola le mamme ripetono lo stesso proverbio,, e per le stesse ragioni. (N. d. R.) sia. Non oggi ; ma prima dell'ultima riforma gregoriana del calendario. Ben s'appone Pive nel sentire la lieve punta dell' ironia nel proverbio — San Crepasti, la festa dei Griglii. Ed è vero che in nessun calendario figura un tal santo. Azzardo una spiegazione. Forse ha origine dal frequente ripetersi di tale desinenza od affini nella liturgia greca. È noto come per la festa di Pasqua i Greci, smessi r soliti complimenti, usino salutarsi con la bella e cristiana forinola — Xp'.csxo aavé