ANNO XXL Oapodistria, 16 Gennaio 1887. N. 2. DELL'ISTRIA Esce il 1' ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per nn anno fior. 8; semestre e quadrimestre in proporxione.— Gli abbonamenti li ricevono presso la Bed&xioni. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franeo alla Sedazione. — Un numero separato soldi 16. — Pagamenti anticipati. DIETA PROVINCIALE 6.a seduta, Parenzo 18 dicembre, presenti il cap. provinciale; comm. gov. Gnmer, 23 deputati. Approvato il protocollo dell' anteriore seduta, il ; presidente dà lettura di un rescritto col quale il Luogotenente per incarico del ministro dell'interno,'sollecita [ la produzione dei conti preventivi per ciò che riguarda l'attivazione delle addizionali — e viene preso a notizia. All' ordine del giorno, 1' on. Campitelli per la commissione di finanza riferisce sul conto di previsione del j fondo di esonero del suolo, e propone: 1. Eesta approvato il conto di previsione del fondo di esonero-del suolo istriano per l'auro 1887 con un importo di tioì\ 109448 tanto nelr esigenza quanto nel coprimento. 2. Eesta approvata 1' esazione di un'addizionale del 12% sopra tutte le imposte dirette comprese le addizionali straordinarie dello stato, che vengono pagate nella Provincia, per far fronte alla deficienza del fondo. Nella discussione prendono parte gli on. Laginja, Gambini, il commissario governativo ed il relatore. L' on. Laginja fa una proposta motivata di passare all'ordine del giorno sul detto conto, ma non viene accolta. Nella discussione speciale del conto, 1' on. Spincich fa una proposta che poi ritira, e rivolge una raccomandazione alla Giunta che viene accolta. Sono approvate tutte le proposte della commissione. Al secondo punto dell' ordine del giorno l'on. La-[ ginja svolge la sua mozione per una sovvenzione dal t fondo provinciale a favore della strada Ciana - Paka. Aperta la discussione viene accolta la proposta dell' on. Amoroso di lasciare all' anno venturo, accettando ! la massima della sovvenzione, la fissazione dell'importo. Al terzo punto dell' ordine del giorno, dal corpo di tutta la Dieta viene eletto alla carica di assessore l'on. Dr. Pier' Antonio Gambini, a sostituto assessore ! nella curia del grande possesso fondiario 1' on. Dr. Giacomo Lius ; ed a sostituto assessore dal corpo di tutta la Dieta l'on. Dr. Silvestro de Venier. La seduta è levata. 7.a seduta, 20 dicembre, presenti il capitano pro-i vinciale; comm. gov. Gumer, 22 deputati. Approvato il protocollo dell'anteriore seduta, viene rimessa alla commissione di finanza un'istanza presentata dagli on. Bubba e Costantini per sussidio all' alunno del conservatorio di musica in Bologna Domenico Brescia da Pirano ; viene pure rimessa alla prossima seduta una mozione dell'on. Jenko per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulle condizioni economiche del distretto politico di Volosca, con ispeciale riguardo all' amministrazione dei boschi. L'on. Spincich ripete l'interpellanza diretta alla Giunta prov. nella seduta 7 dicembre 1885 sull'applicazione della legge per i comitati stradali, a proposito del com'tato di Pinguente, e della strada Pinguente-Draguch. ! Risponde a nome della Giunta prov. 1' on. Amoroso, e prendono parte alla discussione gli on. Spincich, Amoroso, Laginja, Sbisà, Campitelli. Chiuso l'incidente si passa all' ordine del giorno; e 1' on. Crisanaz svolge la sua mozione relativa alla regolazione e rettificazione della vecchia strada di Trieste per S. Anna e Zaule, a Capodistria. La mozione è accolta. Il secondo punto dell'ordine del giorno, sulla proposta dell' on. Costantini, per la commissione politico-economica, è accolta con lievi modificazioni anche in terza lettura, il progetto di legge governativo, con le modificazioni introdotte dalla commissione, riflettente la modificazione di alcune disposizioni di legge concernenti 1' esercizio del diritto di caccia. Al terzo punto dell' ordine del giorno, viene accettata la proposta di accoglimento dell'on. Canciani, per la comm. politico-economica sul progetto di legge presentato dalla Giunta prov. per la costruzione della strada di Dragueh fino al confine della ferrovia in Ce-rouglie. Il progetto di legge è approvato anche in terza lettura. Una proposta relativa al progetto dell'on. Spincich resta in minoranza. Al quarto punto dell'ordine del giorno l'on. Campitelli pel comitato di finanza riferisce sul conto di previsione del fondo provinciale per l'anno 1887 e propone: 1. Presa conoscenza della relazione siili' attività del Consiglio agrario provinciale per l'anno 1886, viene approvato il conto di previsione per l'anno 1887 da esso presentato nell'importo di f. 11250 così nell' esigenza come nel coprimento col contributo per quest'ultimo di f. 2650 dal fondo provinciale. 2. Viene approvato il conto preventivo del fondo provinciale dell'Istria per l'anno 1887 con una esigenza di f. 339380 ed un coprimento di f. 105749. 3. A coprire la risultante deficienza di f. 233631 viene stabilita 1' esazione : а) di un'addizionale del 25% su tutte le imposte dirette compresevi le addizionali straordinarie dello stato. б) di un'addizionale del 100°/0 sul dazio consumo erariale delle carni e del vino, e c) di una imposta provinciale di f. 1.70 per ogni ettolitro di birra venduto al minuto ; di f. 10.02 per ogni ettolitro venduto al minuto di liquori spiritosi ed acquavite, indicati nell'art. 1. B. II Punto I della legge dell'Impero 18 maggio 1875 N. 84 ; — e di f. 6.68 per ogni ettolitro venduto al minuto di acquavite indicato al punto 2 dello stesso art. 1 della legge ora citata. 4. L'istanza della direzione della società istriana di Archeologia e storia patria trova il suo esaudimento nell'importo specialmente assegnatole al tit. 1 rub. XI. dell' esigenza. 5. Vengono cedute all'inclita Giunta prov. per le sue attribuzioni le petizioni del comitato della società dei veterani austriaci in Vienna, — del comitato della società d'asilo presso l'i. r. università di Vienna, — della società degli impiegati delle ferrovie austriache, — della società di soccorso degli studenti ammalati in Vienna, — e con raccomandazione quella di Antonio Brescia per un sussidio al tutelato nipote Domenico Brescia alunno di musica nel conservatorio di Bologna. Nonché prendere le seguenti risoluzioni: 1. Vengono soppressi i quattro sistemati stipendi di f. 100 per istudenti di scuole reali, mantenuti firmi i dodici stipendi di f. 100 — pei ginnasi e portati a sei gli esistenti quattro stipendi maggiori di f. 200, e precisamente tre per istudenti di medicina, uno per la facoltà legale, uno per la filosofica, ed uno pel politecnico. 2. Verrà istituito un manicomio provinciale per l'Istria, ed il rispettivo stabilimento verrà eretto in località della provincia adatta per salubrità, comodità, e-conomia, ed accessibilità, capace di centoventi alienati e suscettibile di ampliamento, e ciò compreso il rispettivo arredamento, a spese del fondo provinciale colla maggior possibile economia. Resta pertanto incaricata la Giunta prov. di elaborare e presentare possibilmente nella futura sessione dietale un completo progetto tecnico-amministrativo pel manicomio ed il rispettivo piano finanziario pel coprimento della spesa. 3. Col 1 gennaro 1887 la stazione eno-pomologica provinciale assumerà la denominazione di Istituto agrario provinciale. Chiusa la discussione generale, si passa all'articolata e fanno proposte gli on. Laginja, Jenko e Venier, proposte le quali la presidenza si riserva di presentare dopo la discussione del conto ; e stante l'ora tarda la seduta è sospesa. Ripresa la seduta nella stessa sera, vengono approvate tutte le rubriche del conto e le conclusioni della commissione di finanza. Vengono quindi accolte le risoluzioni proposte dalla stessa commissione, e poste a voti le mozioni dell'on. Jenko e Laginja restano in minoranza. Viene accolta invece la mozione dell'on. Venier: è invitata la Giunta prov. a fare pratiche presso l'eccelso governo per l'istituzione di un posto di veterinario pel distretto capitanale di Capodistria, colla sede in Ca-podistria. _ L'on. Fragiacomo per la comm. politico-economica riferisce sul progetto di legge governativo concernente il distintivo esterno delle guardie giurate a tutela della coltura rurale, proponendo l'accettazione della legge con lievi modificazioni. La legge è accolta anche in terza lettura, e la seduta è levata. (La fine nel prossimo numero) La protesta del Consiglio di Trieste , L' energica relazione del Dottor Giorgio Piccoli, letta al Consiglio della città di Trieste nella ormai memoranda seduta del 29 decembre p. p., a nome e per incarico della commissione scolastica, s' ebbe, com' era naturale, oltre il plauso unanime di Trieste anche quello di tutta la provincia istriana. Ne pubblichiamo qui le finali deduzioni, che rimarranno sempre importantissimo documento di una nuova e solenne protesta contro gli accaniti avversari della nostra lingua, la quale (e mai abbastanza lo ripeteremo) dobbiamo far rispettare e abbiamo sacro obbligo di tramandare alle future generazioni, come patrimonio indestruttibile redato dai nostri maggiori. Ecco le deduzioni dell' accennata relazione : "Considerato che le cure e le prebende delle chiese italiane di questa diocesi vengono date, quasi costantemente e di preferenza, a sacerdoti ala\i-, Considerato che quasi tutti gli uffici religiosi, nei quali non si adopera la lingua latina, vengono celebrati nelle chiese italiane della nostra città in lingua slava ; Considerato che gli scolari del nostro Ginnasio j comunale non vengono ammessi, per ragione della loro educazione italiana, nel Convitto diocesano triestino, contrariamente al pensiero della maggior parte di coloro che in buona fede contribuirono alle spese di fondazione j e contribuiscono e si fanno contribuire alle spese di mantenimento di quell' istituto ecclesiastico ; Considerato che gli scolari dell' i. r. Ginnasio di Trieste con lingua d'insegnamento tedesca, che unicamente vi sono ammessi, non vengono obbligati allo studio della lingua italiana nella scuola, né altrimenti è provveduto a quello studio nel Convitto e che per di più la lingua e le forme di convivenza adoperate nel Convitto sono esclusivamente slave ; Considerato che a colmare sollecitamente le temute lacune nei quadri del clero di questa diocesi la Curia vescovile collocò e mantiene nel Seminario provinciale di Gorizia, a spese sue e del fondo provinciale di religione, un buon numero di giovani slavi della Boemia, che non conoscono né il nostro paese, né la lingua della città, né il dialetto dell' altipiano e ci minacciano le funeste agitazioni slave del loro paese ; Il Consiglio della città ravvisa nel complesso di codesti atti una manifesta opera di propagazione dello slavismo, non compatibile coli'ufficio della Curia vescovile, dannosa alle nostre scuole, del pari che alla reli- gione e al governo della pubblica cosa, ingiusta verso i giovani italiani che si vogliono dedicare alla professione sacerdotale, pericolosa alla pace e al benessere della città, offesa gravissima al carattere nazionale del paese, al sentimento nazionale de' suoi abitanti e alle forme del secolare suo incivilimento; Epperò il Consiglio della città altamente protest» contro il complesso di codesti atti e nel mentre si riserva di provvedere entro i limiti dei mezzi e delle sue attribuzioni, incarica l1 illustrissimo signor Podestà di dar atto alla presente risoluzione tanto all' i. r. Governo che alla Curia vescovile." I Comuni di Portole, Capodistria (vedi la relazione della seduta della Eapprosentanza comunale tra le Cose locali) Muggia e Pirano inviarono già la loro piena a-desione alla protesta della commissione scolastica sopra accennata. Nella seduta 30 decembre p. p. dello stesso consiglio di Trieste venne adottata la proposta del sull. Dr. Piccoli che «per provvedere al difetto di sacerdoti italiani sia deliberato un importo di f. 1200 quali sovvenzioni a famiglie povere triestine di nazionalità italiana, le quali abbiano giovani disposti ad abbracciare il sacerdozio e ciò perchè si possano recare in luogo dove, compiuti gli studi ginnasiali in un istituto con lingua d'insegnamento italiana, possano pure entrare in un convitto dove l'istruzione sia impartita in italiano." L'ARCIVESCOVO EDLING A LODI Ora che ]a società — Pro Patria — unisce tutti gì' Italiani di là dall' Iudri in una sola famiglia, non sarà importuno un breve articolo su cose goriziane in un foglio istriano. E neppure parrà strano intrattenere il lettore con cose di chiesa; perchè nell'Arcivescovo Edling noi rispettiamo l'uomo di carattere. Correvano i tempi delle famose leggi giusep-pine ; Giuseppe II, lepidamente chiamato da Federico di Prussia, mio cugino sagrestano, se da una parte fece utilissime riforme, come l'abolizione dei conventi inutili, e lasciò un nome tuttora conservato e letto con riverenza nelle epigrafi sopra le porte d'ingresso in tanti utili stabilimenti filantropici in Lombardia, anche volle immischiarsi più del dovere in faccende non sue ; e perciò da Vienna piovevano leggi sopra leggi regolanti il suono delle campane (e passi questa) le funzioni delle chiese, il numero delle candele ecc. ecc. . . È noto il viaggio di Pio VI. a Vienna (il Pellegrino Apostolico nei versi del Monti) e il ricevimento contegnoso fattogli da Giuseppe secondo, che in quella circostanza chiuse un occhio, o meglio si turò un orecchio, perchè ai preti che gli chiesero se permetteva si sonassero le campane all'ingresso del Papa: Sonate, sonate, rispose, già sono i vostri cannoni. Ma nell' essenziale tenne duro, e le famose leggi del sagrestano rimasero. Tutti chinarono il capo ; non così l'arcivescovo e fu, lo ripeto, uomo di carattere. Venne l'intimazione da Vienna : o accettare le leggi, o rinunziare all' arcivescovato : Monsignore rinunziò. Giuseppe II. gli conservò però una pensione. Per un momento il prelato manifestò il desiderio di trasferirsi a Roma ; ma allora gli fu risposto cesserebbe immediatamente la pensione. Daltronde alla Curia Romana premeva di non romperla con l'Imperatore; allora, come sotto Pio nono, non era di moda mutare in maccabeo ogni reverendo che buttasse qualche castagnola tra le gambe dei potenti, e i Gesuiti erano sempre soppressi: fatto sta che al Prelato non vennero incoraggiamenti, e scelse a sua dimora Lodi, la Gorizia della Lombardia, la pacifica sede degli impiegati in riposo. Invece di stabilirsi però in un palazzo, come avrebbe potuto, preferì un umile appartamento nel convento dei Padri Filippini, dove condusse per anni vita modesta e tranquilla, tutta consacrata ad opere di pietà e di beneficenza. Nella biblioteca comunale di Lodi conservano il Diario di un semplice padre filippino ; non è senza qualche interesse che si leggono quelle note-relle rammentanti un passato molto burrascoso. Oggi la ritirata degli Austriaci, domani la venuta dei Francesi, la Cisalpina, i Russi, Napoleone ecc. ecc. Il povero frate è preoccupato per le sorti del suo convento : giorno tale — Oggi si fece l'inventario delle robe del convento. — Oggi a pranzo non ci hanno dato lo stracchino. Ecco uno de' primi frutti della repubblica : — Libertà, Eguaglianza in piazza, e i poveri frati in refettorio senza formaggio. Si può quindi immaginare di leggieri in quali disposizioni d'animo si sia trovato il reverendo padre filippino verso il governo francese. Dalle note del Diario si rileva però che Monsignor Edling rimase quieto nella sua cella, e non mutò tenore di vita. Anzi Monsignor Beretta patrizio milanese, Vescovo di Lodi, essendosi ritirato nella sua villa di Bru-suglio, (proprio vicino a quella famosa del Manzoni, dove fu scritto il 5 Maggio), perchè guastatosi con la Cisalpina, l'ex Arcivescovo di Gorizia, come dal Diario, fu più volte pregato dal capitolo e dalla Comunità a pontificare nel Duomo nelle feste ecclesiastiche e civili. Molti poi i ricordi del Diario di opere di pietà e di beneficenza dell' ottimo prelato. Specialmente, sull'orme del Santo fondatore della congregazione dell' oratorio, si compiaceva radunare la Domenica i fanciulli, e di catechizzarli attirandoli con doni. Alla celebre battaglia del ponte di Lodi dove Napoleone fugò gli Austriaci, una pala di cannone, avendo gettato per la seconda volta San Giovanni Nepomuceno nell' acqua, Monsignore a sue spese fece pescare il Santo, e lo ricollocò nella sua sede : il ponte fu più tardi rifatto in pietra, e S. Giovanni passò nel museo. La beneficenza del Prelato si esercitò specialmente tra i lavandai di San Rocco, borgo, lungo il fiume, fuori di Porta Adda, dove il suo nome è tuttora in benedizione. L'augusta chiesa parrocchiale del Borgo fece ampliare a sue spese, aggiungendovi a sinistra una nave; e di ciò è memoria nella seguente epigrafe collocata nella chiesa stessa: A. R. S MDCCLXXXXVIII RODULPHUS AB EDLING S. R. I. P. GORITIEN. OLIM ARCHIEP. LAUDENSIUM BONO HUIUS VRBIS INCOLA AEDI ALAM ADDIDIT AE. P. ARCHIPRESB. PAROECIAE VOTO EP. DECRETO M. P. Il buon prelato morì nel 1803, nell'età di ottanta anni, e fu sepolto nella chiesa di San Filippo davanti all' aitar maggiore, sotto a lapide assai grande, ma senza le solite armi e insegne pastorali; il cappello pastorale pende però dalla volta del coro. Riportiamo qui l'epigrafe: HIC IACET RODVLPH IOSEPH EX COM. AB. EDLING ARCHIEP. GORITIAE ET S. R. I. PRINCEPS QVI SINGVLARIS INNOCENTIAE MORVM RELIGIONIS IN DEUM EFFVSAE IN PAUPERIBVS LIBERALITATIS ET IN PASTORALI MUNERE EXERCENDO VARIISQUE SEDIS SUAE CASIBUS MAGNO ANIMO PERFERENDIS APOST. COSTANTIAE ATQVE INTEGRITATIS EXIMIVM POSTERIS EXEMPLUM IMITANDUM RELIQVIT. VIXIT ANNOS LXXX M. IV D. VII. DECESSIT A D. VI ID DECEMBRIS AN. AER. VULG. MDCCCIII. Ecco memorie di un uomo forte, benefico, già Arcivescovo di chiesa, senza precedenti storici, ora metropolitana dell' Istria. P. T. DIGRESSIONI*) Ancora di Ca' Zarotti. — Specialmente del medico Leandro. — Altri medici coetanei di lui a Capodi-stria. — Il castello di Cristoiano. — E due istrn-menti d'inrestitura del medesimo. — Chiesetta del villaggio con l'altare di mezzo sepolcro di Aulo Appio Cassio. — Una lapide al podestà Lorenzo Avanzago. I2) Per i dottori Leandro e Zarotto vedi intanto la fine della digressione precedente. Del dottor Nicolò tocca pure lo Stancovich nel T. II. pg. 233 N. 204, seguendo il Manzuoli, Raccolta di rime e prose ecc. pg. 83. Ed è forse quel dottore che nel 1631 insieme con Ottavio Fola suo collega nel sin-i dicato dedicò al podestà Lorenzo Avanzago la lapide seguente, come credo, finora inedita : LAARENTlO A/ANZAGO PRETORI BENEMERENTI NICOLAVS ZAROTVS.D OCTAVIVS FOLA IVSTINOPOLIS DVVMVIRIP M D C XXXI Larga m. 0.64, alta m. 0.61, le lettere romane maiuscole dell'altezza di mm. 45, la distanza fra le righe mm. 40. È stata di questi giorni indicata dal maestro Vascotti al Pusterla e dal Pusterla alla Commissione archeologica. Trovavasi, rivestita qua e là da un dito di malta, , nascosta sotto a un mucchio di macerie, in un canto | dell'umida e oscura cantina della casa segnata col numero civico 207 nel quartiere del Porto. Durai fatica a ; trarla di là alla luce d'un po' di sole, quantunque mi desse 1' aiuto delle sue nerborute braccia una popolana | incinta, e la ripulii. Chi sa come mai capitò in tal sito ! Ora si vede murata nell' atrio del Municipio sopra di quella ad Antonio Zarotti — v. digressione precedente —. E la pietra è pietra bianca d'Istria. Di Francesco e di Giampaolo non fa cenno lo Stancovich. Ma del primo si sa che occupò la carica di I sindico a Capodistria sendone podestà — 1548-1550 — Gerolamo Cicogna — v. digressione 3 —, al quale pre-1 sentò una supplica firmata da lui e dai giudici Francesco di Tarsia e Angiolo di Pola e da vari altri cittadini,! fra' quali Leandro fisico di Capodistria, Gerolamo fu I Cristoforo, Lodovico — v. nella digressione 6 le notizie dal Libro de'' Consigli Q cc. 21 v., 39 v., 105 v. : si fa garante —, Giampaolo e un altro Gerolamo allora ambasciatore e sindico, se non fu il primo, nel 1551 e nel 1555 — v. nella digressione 3 fine la notizia dal *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina ; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX; 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20, 21, 24 an. XX ; 1 an. XXI — Digressioni. Libro dei Consigli N c. 54 v. e in questa il documento dal Libro Ne. 109 r. e v. —, tutti Zarotti: lo pregano che voglia interporsi presso la Serenissima Signoria e farla desistere dal processo incamminato contro Augustino Sereni e Odorico Teofanio ed altri imputati d' eresia — v. il documento publicato dal Luciani nella Provincia XVIII 14 pg. 116 sg. —. E Francesco Zarotti fu pur sindico nel 1520 — v. nella digressione 3 fine la notizia dal Libro de' Consigli He. 115 r. —. Ma vedremo poi — nel primo de' due documenti citati alla fine di questa digressione — che intorno al 1581 visse un altro Francesco Zarotti al dottore Leandro nepote da parte d'uno de' fratelli. L'altro, Giampaolo, ricordato anche lui nel documento or citato, fu giudice, come pare, a Capodistria nel 1555 e nel 1574 — v. nella digressione 6 la notizia dal Libro dé Consigli N c. 144 v. e nella digressione 14 il documento dal Libro Q cc. 37 v. e 39 r. —, sindico nel 1584 — digressione 6 R c. 125 v. e 126 r. — e provveditore alla sanità nel 1578, 1579, 1587, 1590 — ivi Q c. 134 r., 158 v. ; R c. 184 v.; S c. 41 r. —. E narra il Mansuoli nella Nova Descrittione pg. 74 e sta nel Libro de' Consigli T c. 26 r. eh' ei fu uno de' sei procuratori a rifare il tetto e a compiere la fabbrica della chiesa de' Servi e morì prima che fosse compiuta. Or la chiesa si cominciò a costruire nel 1521 e fu coneecrata nel 1606. Ed esiste ancora nella chiesa di s. Anna degli zoccolanti a Capodietria una epigrafe, murata nel presbitero a destra di chi v'entra dalla porta maggiore, riportata, con qualche leggera inesattezza sì dall' uno che dall' altro, dal Manzuoli a pg. 90 dell'op. cit. or ora e dal Tomasini a pg. 368 dell'op. pur citata nella digressione precedente, il quale ultimo forse la copiò dal primo, epigrafe che alla memoria dell'amico suo Giuseppe Febeo — vedilo nella digressione 6, notizie dai Libri de' Consigli 0 cc. 58 r. e v., 112 v. ; P 71 v., eletto oratore, tassatore, provveditor del fon-tico —, morto nel 1571, celebrandolo giurisperito filosofo poeta e uomo egregio, dedicò Giovanni Zarotti, ch'io crederei Giampaolo. È questa lapide di pietra bianca d'Istria larga m. 0.95, alta m. 0.35 compresi gli orli rilevati, e di sopra, entro a un triangolo alto m. 0.17 in cui termina, v'è intagliato lo stemma della famiglia Febea : d'azzurro, alla banda d' argento e due girasoli dello stesso posti in palo. Od è questo forse lo stesso Giovanni Zarotti, che ad Ottaviano Yalier — podestà di Capodistria nel 1567, v. anche la digressione 6 verso la fine — manda la Descrizione dell' entrata solenne in Capodistria di monsignor Agostino Yalier visitatore apostolico della Provincia? già citata nella digressione 10. Od è quel Giambattista che — come nella notizia dal Libro de'Consigli R ce. 125 v. e 126 r., digressione 6 — fu giudice a Capodistria nel 1584 ? 0 quello che comparisce fra' testimoni nel secondo de' documenti — anno 1581 — citati alla fine di questa digressione. 0 tutti questi son lui? Un Paolo Zarotti finalmente fu sindico di Capodistria nel 1594, come si apprende dall' iscrizione in alto sopra la porta principale del palazzo del Consiglio, publicata dal Loser nell'Istria del Kandler VI 32. Ma questi potrebb' essere quel Pier Paolo che nella digressione 6 — notizie dal Libro de' Consigli Q ce. 49 r., 57 r., 105 v. — leggiamo notaio e cancelliere del sindicato e testimone ad una garanzia e che ristorò la chiesa di s. Basso e 1' annessovi ospitale di s. Nazario nel 1593, secondo l'iscrizione riportata dal Naldini a pg. 162 (recte 168) sg. della sua opera, iscrizione che nella chiesa più non esiste. 0 potrebbe meglio essere quel Paolo Emilio nominato nell'annotazione che precede il secondo de' documenti in fine di questa digressione? Queste le notizie che ò a mano. Altre se ne potrebbero certo rinvenire con la pazienza e ne' Libri de' Consigli e altrove e intorno a questi e intorno ad altri soggetti della numerosissima famiglia Zarotti — come s'è accorto chi lesse la lunga digressione 6, dove, oltre che dei sopra detti, si fa cenno d'un Giacomo Zarotti giudice nel 1575 — Libro Q cc. 66 r. e v. —, eletto ambasciatore nel 1585 e 1586 — Libro R cc. 143 v., 157 v. e 158 r., 159 r. e v. e 160 r. —. E cercando con pazienza ne' Libro de' Consigli si potrebbe forse anche mettere insieme l'albero genealogico della famiglia. Ma lascio per altre vacanze. ( Continua) Uotizie 9 (jesìitajo 1878 Luttuoso e indimenticabile anniversario per tutto il mondo civile : la morte del Re Galantuomo. E dopo nove anni da quella data, una tomba, bella nella sua semplicità, segna nel Panteon il posto ove riposano le ossa venerate. Le dimensioni della tomba sono colossali. Una lapide n' è la parte principale, a cui sovrasta un' aquila. Nel mezzo in lettere d'argento massiccio si leggono le parole : Vittorio Emanuele li — Padre della patria. Sotto, — gli scudi di Casa Savoja e della Città di Roma, la Corona ferrea e la Spada d' onore. Nel centro della cappella, un' ara di porfido fra due grandi candelabri. L' effetto è imponente, ed i molti che vi accorrono non hanno che parole di alta ammirazione. Gorizia, la simpatica consorella, diede la sera del 6 m. corrente un concerto in favore del gruppo locale Pro patria. La dimostrazione nazionale fu tanto imponente per concorso di pubblico, che a dire del Corriere di Gorizia se in quella sera l'ambiente del teatro avesse potuto allargarsi del doppio, questo sarebbe stato tutto occupato. Sul nuovo titolo dato alla Stazione eno-pomologica provinciale, l'egregio direttore della medesima diramò la seguente circolare: Stazione eno-pomologica sperimentale dell'Istria Questa eccelsa Dieta nell'ultima sua tornata, considerando che il titolo di Stazione eno-pomologica sperimentale, fin qui spettante a questo Istituto, coli' accennare ad una attività esclusivamente sperimentale e limitata alle sole materie della pomologia ed enologia, più non consuonerebbe con la presente complessa organizzazione interna dell' Istituto medesimo ; il quale di presente abbraccia colla sua sfera d'azione l'intiero complesso dell' industria agraria della Provincia ; ha deciso che col 1 gennaio 1887 questa Stazione eno-pomologica, pur conservando il duplice suo indirizzo sperimentale e didattico, colla Stazione agraria e colla Scuola, assuma il titolo e l'ordinamento di Istituto agrario provinciale. Parenzo, 30 dicembre 1886. Il Direttore H U G U E S È morto in Udine il professor Luigi Candotti, distinto letterato e docente di quel Ginnasio alle cui discipline appresero molti istriani, che lo ricordano tuttora con affetto riverente. II professor Candotti fu lustro e decoro del sacerdozio, nobile e-sempio di virtù private e cittadine. Alla rispettabile famiglia inviamo il nostro più sincero compianto. Coso locali Rappresentanza comunale. Seduta del 30 Dicembre 1886 ; presidente il podestà Giorgio Cobol, comm. gov. il capitano distrettuale cav. Luigi Bosizio de Thurnberg ; presenti 17 rappresentanti. Ordine del giorno. Approvazione del protocollo di seduta 15 p. d. 1. Offerta del sig. Francesco Decleva per assumere in arrenda la percezione delle addizionali e tasse indipendenti comunali. 2. Delibera per 1' affittanza triennale delle peschiere comunali. Mancando il numero legale, il Podestà rimanda la seduta al giorno seguente. 31 Dicembre 1886, presenti 7 rappresentanti, 5 sostituti, assenti non giustificati 10. Approvato il protocollo dell' ultima seduta, il podestà partecipa la parte presa all'asta pubblica del 18 decorso; la di cui offerta massima di fior. 14,710 per il dazio consumo erariale per il distretto di Capodistria non venne accettata dalla direzione di finanza; che nel secondo incauto del 28 decorso restò deliberatario dello stesso dazio consumo nel nostro distretto il signor Francesco Decleva promotore generale degli eredi Kalister per fior. 15,601; che aperte trattative, questo arrendatore avrebbe impreso la percezione delle addizionali comunali di consumo delle carni e del vino, imposte sulla birra e spiriti e sulla tassa macello e pascolo e bollatura, in fior. 19,400 per l'anno 1887 ; cioè con aumento di fior. 125 sul prezzo attuale di appalto, e con tacito accordo di prolungare il contratto per tutto il triennio, salvo il diritto di disdetta entro il 15 ottobre dell'anno ricorrente. E propone a nome della deputazione di accettare l'offerta. *) L' on. Babuder parla in appoggio ; e la proposta della deputazione è accolta a pieni voti. *) In questo senso va rettificata la notizia sull' esito dell'incanto per l'arrenda dei dazi comunali, da noi portata nell'ultimo numero, in appendice alla relazione della seduta di rappresentanza. (N. d. R.) Al secondo punto dell'ordine del giorno la rappresentanza approva la delibera fatta al secondo esperimento d'asta pubblica, delle peschiere comunali Stagnon, Campi e Semedella da Pietro Steffè per fior. 150; la proposta dell' on. Yascotti di indire una terza asta rimane in minoranza. Gli on. Antonio Dr. Zetto e cav. Giacomo Babuder furono eletti per la firma del protocollo ; è chiusa la seduta. Rappresentanza comunale. Seduta del 12 con. ore 6 pom. ; presidente il podestà Giorgio Cobol, comm. gov. il capitano distrettuale cav. Luigi Bosizio de Thurnberg; presenti 25 rappresentanti. Questa seduta segna una pagina eloquente negli annali del nostro Comune. Approvato il P. V. dell'anteriore tornata, il Podestà accenna alle tendenze della Curia Vescovile diocesana, rilevate dalla Commissione scolastica ed alla nota protesta del Consiglio municipale di Trieste, — accentua l'ingente necessità di reclamare a difesa dei nostri diritti offesi e minacciati e nota come la Deputazione si credette in dovere di proporre il seguente ordine del giorno : Presi in considerazione i fatti publicati dalla spettabile commissione scolastica e la relativa protesta, votata solennemente dall' inclito consiglio comunale di Trieste nella seduta del 29 dicembre a. d. contro l'a-zione della Curia vescovile delle unite diocesi di Trieste-Capodistria; «considerata l'identità dei nostri interessi religiosi e civili colla vicina città e il dovere d' insorgere concordi a valida difesa dei comuni diritti ; «viste inoltre le agitazioni della maggior parte del clero diocesano dei villaggi, il quale, contrariamente alla sua missione di carità e di pace, si vale dell'autorevole sua influenza per disseminare la discordia fra le popolazioni rurali e le nostre, turbandone la secolare e tranquilla convivenza ; „la rappresentanza comunale riscontra e deplora nella provocata condizione il fomite di inevitabili conflitti tra i poteri civili ed ecclesiastici, finora collegati per favorire il benessere morale e materiale delle popolazioni, senza riguardo a lingua e contrade ; «riconosce, nell'azione deplorata, manifesta lesione al nostro carattere nazionale, sacro ai cittadini quanto la religione dei loro padri ; «prevede, nelle conseguenze ineluttabili dei fatti menzionati, costante pericolo alla quiete e all' ordine publico, nonché pregiudizio gravissimo alle legittime ragioni dei diocesani, e reclama però, in armonia alle storiche tradizioni di questa antica diocesi, dalla rev. Curia vescovile di Trieste-Capodistria pronti ed equi provvedimenti a piena soddisfazione dei nostri naturali diritti, incaricando il podestà di assoggettare il deliberato al rev. Ordinariato vescovile, ed all'eccelsa i. r. Luogotenenza, e di officiare il magnifico podestà di Trieste perchè lo comunichi a quell'inclito Consiglio municipale." L'on. Dr. Radoicovich propone di dare lettura della relazione e della protesta triestina e viene appoggiato dagli on. Vascotti e prof. Bellussich, il quale oppugna l'opportunità dell'odierna seduta non riscontrando pregiudicati minimamente gì' interessi del Comune, e sostenendo il diritto dei villaggi di avere preti slavi. La proposta Radoicovich cade ; e l'on. Dr. Mado-nizza applaude all' iniziativa della Deputazione, vigile custode delle avite tradizioni dei nostri Comuni ai quali il diritto nazionale costò secoli di lotte, di miserie, di patimenti. Descrive e biasima altamente l'azione del clero di campagna, l'abuso della religione a scopi partigiani. Dichiara di votare la mozione perchè i nostri figli apprendano come sempre siasi combattuto per i nazionali diritti. Fa in chiusa appello alla carità apostolica del venerabile Antistite perchè si commuova a tanto strazio, ed invoca dall'imp. Governo pronto riparo a questa condizione divenuta pericolosa alla quiete ed all'ordine publico. Durante il discorso, l'i. r. Commissario governativo invita il Podestà a richiamare all' ordine 1' oratore, e così pure il publico plaudente. Chiusa la discussione, l'on. Bellussich lascia la sala, mentre 1' ordine del giorno proposto è accolto ad unanimità. A questo punto l'i. r. Commissario governativo spiega le attribuzioni assegnate ai Comuni dalla legge 5 maggio 1862, ritiene che la Rappresentanza abbia ecceduto i limiti di sua competenza col preso deliberato ed in forza al §. 92 Reg. Com. ne sospende l'esecuzione, invitando il Podestà a chiudere la seduta e rimettergli 1' odierno protocollo entro il giorno seguente. L'on. Ing. Gambini chiede la parola che dall'i, r. Commissario gli viene negata, onde dopo eletti gli on. Dr. Madonizza e March. G. Gravisi per la firma del Verbale il Podestà leva la seduta alle ore 6 3/i pom. IV ministro del culto e della pubblica istruzione con dispaccio 3 agosto 1886 trovò di accordare che il testo di religione: La cattolica, la sua dottrina e la sua storie di Monsignor canonico Don. Giovanni de Favento Apollonio serva ad uso di questo Ginnasio. È questa certamente un' attestazione di stima dovuta al dotto sacerdote istriano per le molte sue benemerenze in prò del nostro Istituto, dove fino dall'anno della sua fondazione fu amato e riverito insegnante. Offerte a favore di questo Civico Ospedale in luogo dello scambio dei viglietti di visita pel capo d' anno 1887. Bosizio famiglia f. 2 — Bratti famiglia f. 3 — Bratti Alessandro f. 2 — Belli Nicolò f. 1 — Cobol Giorgio f. 1 — Cadamuro Marco f. 1 — Calogiorgio e famiglia f. 2 — Calogiorgio Gregorio e famiglia f. 2 — Dandruzzi Nicolò f. 1 — Del Bello Nicolò f. 2 — Dragovina Edoardo f. 10 — Dragovina Francesco f. 1 — Debellich Pietro e famiglia f. 2 — Derin Giovanni Battista f. 2 — De Mori Nazario f. 2 — De Rin Francesco f. 2 — Favento Don Giovanni f. 1 — Favento Giorgio f. 1 — Gallo Dr. Augusto f. 5 — Gallo Pietro fu Pietro f. 1 — Genzo Giovanni e Consorte f. 2 — Gravisi famiglia fu Giannandrea f. 2 — Gravisi Anteo e Consorte f. 2 — Gravisi Dr. Pio f. 5 — Gravisi Antonio e famiglia f. 2 — Gravisi Vincenzo f. 2 — Lion Dr. Zaccaria f. 1 — Madonizza Nicolò f. 5 — Mahorich Rodolfo f. 2 — Manzoni Dr. Domenico f. 2 Mason Carlo f. 1 — Merkel e Consorte f. 5 — Pellegrini Antonietta f. 1 — Pattai A. Cap. f. 1 — Rozzo Pietro f. 1 — Sali Presidenza f. 2 — Spincich Don Luigi f. 2 — Sandrin Giuseppe f. 1 — Totto Giovanni e Gregorio f. 5 — Venuti Leonardo f. 1. Appunti bibliografici Michele Caffi — Bianca Maria Visconte Sforza a Sant' Antonio di Padova. — Padova. Tipografia del Seminario, 1S66. NelF Archivio comunale di Padova il mio e-gregio amico Caffi ha avuto la sorte di rinvenire alcuni documenti non mai finora resi pubblici, nè da veruno scrittore mentovati, i quali accennano ad alcune circostanze ignote finora alla storia, e che si riferiscono a Bianca Maria Visconte, moglie di Francesco Sforza Duca di Milano e al loro figlio Lodovico il Moro quando era in tenera età. Adagio con questa smania di documenti inediti, mi susurrano certi spiritelli all' orecchio. Dacché è venuto di moda la pubblicazione degli inediti per nozze, funerali e danze, invece del solito sonetto, gli scaffali delle biblioteche ed i banchi dei salumai rigurgitano di documenti. Ed un Francese argutamente osserva: — Bans le temps où nous vivons, le veritàble inédit, selon le mot celebre et encore plus vrai qui spirituel, c' est précisément ce qui est imprimé. — Paradossale, ma pure ha il suo lato vero ! Dopo una breve comparsa, intascato l'opuscolo col cartoccio dei confetti, gì' inediti spariscono, o finiscono ad ingombrare gli scaffali di qualche biblioteca. Invece di tante scrupolose ricerche di materiali, di tanto amore del piccolo, del breve, sarebbe a desiderarsi sorgessero più di frequente delle menti forti, degl' ingegni pazienti che sapessero ordinare ed usare tutta quella roba per uno studio sintetico in ampi volumi. I materiali non si hanno ad accumulare per ingombro delle strade, ma per erigere gli edifizi. C' è poi quell' altro guajo dei soliti frugacassoni, i quali, quando trovano tra i ragliateli qualche vecchia carta di famiglia, magari una nota di bucato, subito se ne fanno belli e i torchi gemono, ed ai quattro venti si sparge la nuova della pubblicazione di opere inedite di Messere Cajo e di Madonna tale dei tali. — Ma tutti questi susurri dei sopra menzionati spiritelli qui non ci hanno a che fare : perchè il Caffi non è solo raccoglitore, ma paziente ordinatore in molti opuscoli e libri d' arte, ed il documento inedito de quo non è di quelli che la- sciano il tempo che trovano, ma può tagliare la testa al toro, in una nota questione; perciò è importante. Ed ecco in poche parole di che si tratta. La Duchessa Bianca Maria Visconti Sforza, trepidando per la vita del suo fanciullo Lodovico il Moro, invoca Sant' Antonio di Padova ; e il Santo le fa la grazia; e quindi la Duchessa spedisce al tesoro del Santo un messale miniato coperto di veluto chermisino (tuttora custodito con somma cura) una statua d' argento rappresentante il fanciullo d' anni cinque, vari apparamenti, un paliotto d' altare ecc., ecc. per grazia ricevuta. Quasi, quasi, pensando che fior di virtù sia stato poi Lodovico il Moro, e quali mali abbia recato alla povera Italia, a noi viene la tentazione di pigliarcela con santo Antonio che fece la grazia ; ma stiamo alla questione. Or dunque nel Documento terzo si legge di un tale Francesco Stanga ambasciatore della Duchessa, venuto a Padova a recare i doni al Santo prò quondam miracalo facto per beatissimum patroni nostrum Antonimi ipsi domine ducissae in quemdam filium suum .... Quod iste ludovicus maurus filius quartus masculus ecc. ecc. vovit Deo omnipotenti et beato Antonio ut si filius iste suus ludovicus maurus . . . reciperet sanitatem ecc . . . Fondato su questo documento il Caffi ragiona così: — E noto che il quarto figlio del duca Francesco I. e della duchessa Bianca Maria, nominato Lodovico, fu quegli che venne poi conosciuto comunemente per Lodovico Maria, o Lodovico il Moro, e salì alla Ducèa nel 1494, morto che fu il nipote Giovan-G-aleazzo-Maria. L' origine vera del creduto soprannome di Moro ninno fiuora indicò. Si vuole da taluno ne fosse la tinta bruna del volto, da altri 1' avere adottata egli l'impresa del gelso (moro) pianta ultima a metter le foglie e prima a dare il frutto, con che egli avrebbe inteso pronunciare di volere col provvido suo governo superare i suoi predecessori, su di che ha già deciso la storia. Altri invece gli consentirono questo nomignolo, perchè dicono avesse introdotto pel primo i gelsi nel Ducato di Milano, e non regge, sendo già noto che vi allignarono ben prima di lui. Vi fu persino chi volle 1' origine dalla costumanza di Lodovico, di farsi seguire da un paggio nero, ma ciò, (mi osserva un rispettabile scrittore, mio egregio amico), non potrebbe nella vece essere stato usato dallo Sforza quasi in seguo vivente del titolo che portava? Notiamo ad ogni buon fine che il soprannome di Moro (Maurus) incomincia ad incontrarsi nei documenti soltanto intorno al 1490. CAP0D1STK1A, Tipograna