ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 311 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E NELLA CARNIOLA DEL XVIII SECOLO TRA COMMERCIO, POLITICA E «POLIZIA MEDICA» Giulia DELOGU Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, Ca’ Bembo, Dorsoduro, 30123 Venezia, Italia e-mail: giulia.delogu@unive.it SINTESI I porti franchi di Fiume e Trieste e le loro aree circostanti, all’interno delle quali spic- cava Lubiana, facevano parte di una vasta rete in cui le informazioni non solo venivano raccolte e scambiate, ma anche create, finendo per influenzare le stesse istituzioni statali. In questo contributo si mostrerà come questi processi non avessero ricadute all’interno del solo porto franco, ma come questi agisse quale sorta di propulsore e acceleratore nel favorire riforme che impattavano anche sul territorio circostante. Questo contributo ricostruisce, a partire da documenti d’archivio, la gestione delle notizie di carattere sanitario e le riforme istituzionali che ne derivarono a metà Settecento. Parole chiave: informazione, Adriatico, comunicazione, commercio, sanità, epidemie TRUE NEWS, FAKE NEWS: HEALTH ISSUES IN EIGHTEENTH-CENTURY AUSTRIAN ADRIATIC AND CARNIOLA BETWEEN COMMERCE, POLITICS AND “MEDICAL POLICE” ABSTRACT The free ports of Rijeka and Trieste, along with their surrounding areas from which Ljubljana stood out, were part of a vast network where information was not only collected and exchanged but also created, thereby influencing the state institu- tions themselves. This article proves that these processes did not fall within the sole free port, but that they acted as a sort of propeller and accelerator in favoring reforms that also impacted the surrounding territory. Beginning with archival documents, the article summates the management of health information and the institutional reforms that derived from it in the 1750s. Keywords: information, Adriatic, communication, commerce, health, epidemics Received: 2019-10-13 DOI 10.19233/AH.2020.17 ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 312 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 Lo studio dell’informazione e della comunicazione in età moderna di recente ha ricevuto molta attenzione tra gli storici che sovente si sono soffermati sull’a- spetto spaziale della circolazione e sulla ricostruzione dei networks di varia natura (diplomatici, commerciali, postali) attraverso cui le notizie venivano veicolate (Raymond & Moxham, 2016; Ghobrial, 2013, 11–14). La geografia della informazione e della comunicazione appare certamente un aspetto centrale per comprenderne in meccanismi in età moderna. Tuttavia, insieme alle reti e agli agenti operanti su queste, fondamentale appare anche l’individuazione di quei “punti nodali” che all’interno dei networks non solo favorivano il movimento di persone, cose e idee ma erano anche luoghi di creazione e di controllo dell’informazione (De Vivo, 2007, 1–17). Nella piena età moderna, nel Settecento, tra i punti nodali – quei luoghi cioè nei quali l’informazione veniva sia raccolta, sia costruita, sia poi ritrasmessa al di fuori e nei quali, al contempo, questa stessa informazione era in grado di generare cambiamenti a livello istituzionale – si annoverano le città porto, ed in particolare quelle aventi lo status di porto franco. Quello del porto franco è un fenomeno d’età moderna, iniziato negli anni Novanta del Cinquecento con la istituzione del porto franco a Livorno e Genova, e poi diffusosi a Nizza-Villafranca (1612), Civitavecchia (1630), Messina (1648), Tangeri (1661), Marsiglia (1669), Trieste e Fiume (1719), Ancona (1732). I porti franchi, pur nelle diverse legislazioni e definizioni, solitamente univano l’aspetto della franchigia e delle politiche daziarie atte ad attirare il commercio internazio- nale con la libertà di immigrazione e insediamento per quanti, indipendente dalla nazionalità e dalla religione, volessero trasferirsi e portare lì i loro traffici. Grazie a questo stato di eccezione, che li poneva al di fuori delle leggi che governavano le restanti parti del territorio nel quale erano inseriti (Trampus, 2016, 211–224), e alla posizione al confine tra terra e mare, che ne favoriva la proiezione interna- zionale e globale, i porti franchi erano dunque al centro delle reti di scambio di informazioni, ed erano anche messi nella condizione di intraprendere esperimenti di carattere sociale, politico, istituzionale in una continua negoziazione interna tra le diverse componenti che li popolavano (elites locali, funzionari governativi, intellettuali, commercianti) ed esterna con il potere centrale. INFORMAZIONE SANITARIA, COMUNICAZIONE, RETI E PUNTI NODALI I porti franchi non erano solamente al centro dei traffici commerciali e di progetti di crescita economica, ma erano anche laboratori per la gestione dell’im- migrazione e per la definizione delle categorie della cittadinanza, per il controllo delle epidemie – alle quali per le stesse caratteristiche liminali e di eccezionalità sopra ricordate erano i più esposti1 – e di conseguenza per lo sviluppo di politiche 1 Franco Venturi, per il Settecento, parla di «tipiche pesti commerciali di porti di mare aperti ai traffici internazionali» (Venturi, 1969, 82). ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 313 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 di sanità pubblica, per lo studio di efficaci forme di comunicazione e di nuovi media. Le notizie e le informazioni che circolavano nei porti franchi non riguar- davano infatti i soli traffici commerciali, ma anche gli avvenimenti bellici, le trattative di politica internazionale, le novità letterarie e artistiche, le conoscenze tecniche e scientifiche, lo stato di salute a livello globale e in particolare i rischi connessi alle malattie contagiose (Panzac, 1986, 29–30; Cipolla, 1985, 18–19; Cipolla, 1992, 9–23)2. La sanità era effettivamente uno dei temi più caldi (Snowden, 2019). Fin da XV secolo Venezia e Genova si erano dotate di un’apposita magistratura proposta al controllo degli affari di sanità, come contromisura per le devastanti epidemie di peste che avevano flagellato Europa, Asia e Nord Africa a partire dalla metà del XIV secolo (Vanzan Marchini, 2004; Assereto, 2011; Calcagno & Palermo, 2017). Con la scoperta delle Americhe e con l’intensificarsi degli scambi tran- soceanici, tanto a Est quanto a Ovest, le malattie contagiose avevano assunto una dimensione veramente globale (Harrison, 2012; Webb, 2015, 54–75). Se ad inizio Settecento la peste propriamente detta era ormai una minaccia meno frequente in Europa, altrettanto non poteva dirsi per il tifo e soprattutto per il vaiolo il cui tasso di mortalità era anzi destinato ad aumentare nel corso del secolo, passando da 210 morti su 100.000 persone nel periodo (1647–1700) a 300 nel 1701–1800 (Hopkins, 2002). I consoli non mancavano mai di inserire nelle loro lettere e nei loro rapporti tanto dati certi quanto voci e “sentito dire” su epidemie e morti sospetti (Marzagalli, 2015). Queste notizie, poi, venivano usate sia per prendere effettive misure di prevenzione sia per costruire false notizie per danneggiare i porti franchi concorrenti, diffondendo sospetti di contagio che ne ostacolassero i commerci sia attraverso i canali consolari e commerciali sia nelle gazzette (Calafat, 2015, 99–119; Delogu, 2019, 217–228). Non è un caso il fatto che il primissimo trattato di natura medica pubblicato nell’America del Nord, nel 1678, sia stato un pamphlet sulla prevenzione del vaiolo (A Brief Rule to guide the Common People of New England How to order themselves and theirs in the Small Pocks) che venne dato alle stampe dal reverendo Thomas Thacher in una città porto, Boston, dopo ben quattro violente ondate epidemiche (1636, 1659, 1666, 1677). Il continuo ripresentarsi del contagio e la circolazione di conoscenze mediche dal Vecchio Mondo – il trattato di Thacher era basato sugli studi di Thomas Sydenham – avevano poi spinto le autorità di Boston a mettere in atto nuovi regolamenti che prevedevano l’istituzione della quarantena, un modello che poi sarebbe stato seguito anche da New York nel 1690 (Hopkins, 2002). Una sempre più forte integrazione tra i diversi spazi, generata da una sempre più capillare circolazione delle informazioni, dunque poteva innescare anche una serie di cambiamenti istituzionali. Nel caso che verrà illustrato in queste pagine, si mostrerà come questi processi non avessero ricadute all’interno del solo porto 2 Per un quadro delle politiche sanitarie in età moderna v. Antonielli, 2015. Sulla gestione delle epidemie, in particolare nello spazio italiano, v. Preto, 1987. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 314 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 franco, ma come questi agisse quale sorta di propulsore e acceleratore nel favorire riforme che impattavano anche sul territorio circostante. I porti franchi di Fiume e Trieste e le loro aree circostanti – all’interno delle quali spiccava la ragione manifatturiera della Carniola avente quale centro di primaria importanza Lubiana –facevano parte di una vasta rete in cui le informazioni non solo venivano raccolte e scambiate, ma appunto anche create, finendo per influenzare le stesse istituzioni statali. Trieste e Fiume erano state dichiarate porti franchi nel 1719, all’interno di un vasto progetto di sviluppo economico intrapreso dall’Impero asburgico all’indomani della pace di Passarowitz, nel contesto del quale l’Austria aveva negoziato anche un trattato di commercio e navigazione con l’Impero ottomano (Lebeau, 2017, 349–369; Ingrao, Samardžić & Pešalj, 2011; Stapelbroek, 2019, 191–215). Trieste in particolare aveva conosciuto una forte crescita a partire dagli anni Cinquanta del Settecento, sotto Maria Teresa (Andreozzi, 2003, 541–600), quando una serie di lavori strutturali erano stati intrapresi ed istituzioni per la gestione e lo sviluppo della città e dei suoi commerci, come la borsa mercan- tile e la intendenza commerciale, erano state costituite3. Il dialogo tra Trieste, Fiume, Lubiana e Vienna era continuo. Ad esempio, intanto che Vienna invitava a promuovere il commercio di esportazione con la Spagna e con le Americhe a partire da Fiume e Trieste, Lubiana con la collaborazione di questi ultimi lanciava una vera e propria indagine di mercato per capire se e come esportare i prodotti tessili del suo territorio. E mentre le informazioni sulle manifatture della Carniola circolavano tra Vienna, Trieste, Fiume e Lubiana, altri dati sullo stato del commercio di Cadice verso le Americhe venivano raccolti da un console appositamente nominato e mandato verso Est, dove poi sarebbero stati discussi e avrebbero generato progetti di commercio internazionale con un duplice obietti- vo: la crescita dell’economia degli Stati ereditari, ma anche l’indebolimento del porto di Amburgo e quindi dell’area germanica allineata con la rivale Prussia4. PAURA DEL CONTAGIO E RIFORME ISTITUZIONALI Lo stesso intreccio tra informazione, interessi commerciali e politici può essere trovato in una serie di documenti riguardanti le epidemie conservati nel fondo della 3 L’Intendenza commerciale si trattava di un organo economico costituita dal governo centrale dell’Austria interna nel 1731 e divenuta poi un’autorità dipendente direttamente dal sovrano in età teresiana con impor- tanti funzioni commerciali, diplomatiche e informative dal momento che sovraintendeva anche ai consoli austriaci nelle maggiori piazze commerciali mediterranee ed atlantiche (Faber, 2003, 25–26; Cova, 1992, 17–19). La borsa invece riuniva i maggiori esponenti del ceto mercantile cittadino aveva funzioni organiz- zative, rappresentative e consultive simili a quelle delle coeve camere di commercio presenti nelle maggiori città portuali mediterranee (Fornasin, 2003, 145). 4 Queste vicende sono state ricostruite attraverso la documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Trieste (Cesarea Regia Intendenza Commerciale, buste 111, 121, 253, 255, 288, 377, 478, 479) e sono state analizzate in Delogu, 2020, 433–456. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 315 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 Cesarea Regia Intendenza Commerciale dell’Archivio di Stato di Trieste5. Come già notato, durante l’età moderna le città portuali e le città mercantili erano molto attente alle informazioni sulle malattie infettive perché notizie (vere o false) sulle epidemie potevano avere effetti devastanti per il commercio e la società urbana. Quindi, non sorprende il costante flusso di informazioni su questo argomento anche nell’area adriatica. In particolare, nel 1750 il Magistrato alla sanità6 avvisava prontamente di un’epidemia di bovini esplosa in «alcune ville della Croazia, ed in altre molte della Provincia del Cragno» per contrastare la quale Venezia aveva subito «bandito ogni e qualunque commercio rispetto agli animali bovini»7. Intanto notizie giungevano anche da Venezia sul fatto che «avuti li più certi riscontri che il male [fosse] veramen- te epidemico»8. Trieste, dunque, riceveva aggiornamenti continui sulla situazione, raccogliendo anche documenti veneziani (sia riservati sia a stampa)9, e poi, con un movimento circolare, li diffondeva nei territori vicini e nuovamente nella stessa Ve- nezia. Il Magistrato di Sanità aveva infatti il compito di raccogliere con «inquisizione fattasi dalli Signori provveditori»10 che si recavano di persona nelle zone interessate e poi «renderne intesi non solamente i Magistrati alla Sanità subordinati, ma anche quello di Venezia»11. Allo stesso modo manteneva contatti anche con istituzioni simili 5 In particolare, sulla sanità marittima a Trieste nel corso del XVIII secolo, v. Simon, 2004; nell’alto Adriati- co, v. Andreozzi, 2009; 2015. 6 Al Magistrato alla Sanità, che dipendeva dall’Intendenza commerciale, era affidata in primis la vi- gilanza sulla sanità marittima, su possibili navi infette e casi di malattie epidemiche. L’ufficio era composto da un presidente e tre provvisori che si dividevano la sorveglianza sul porto, sul lazzaretto e sugli arrivi via mare (Cova, 1992, 19). 7 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 598: Il Magistrato di Sanità all’Eccelsa Cesarea Regia Suprema Commer- ciale Intendenza in Trieste, 20 agosto 1755. 8 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 598: Mario Giacomazzi all’Eccelsa Cesarea Regia Suprema Commerciale Intendenza in Trieste, 14 agosto 1755. 9 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 598: Copia di Lettera scritta dall’Ecc. Sig. provveditore da mar Queri- ni al Magistrato alla Sanità di Venezia, 8 novembre 1756; Terminazione dell’Ill. ed Ecc. Signori Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità, Stampato per li Figlioli del qu. Z. Antonio Pinelli Stampatori Ducali, Pubblicata sopra le Scale di S. Marco e di Rialto, 14 agosto 1755. Cfr. anche ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 598: Proclama degli Ill. ed Ecc. Signori Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità, Stampato per li Figlioli del qu. Z. Antonio Pinelli Stampatori Ducali, Pubblicato alli Luochi soliti, Venezia, 2 giugno 1758. 10 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 599: Il Magistrato di Sanità all’Eccelsa Cesarea Regia Suprema Com- merciale Intendenza in Trieste, 8 agosto 1757, con allegata la «nota delle spese occorse per il viaggio fatto da noi Provveditori nelli villaggi del territorio di questa città per inquisire intorno al morbo che regna fra gli animali». 11 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 598: L’Eccelsa Cesarea Regia Suprema Commerciale Intendenza al Magistrato di Sanità in Trieste, 29 gennaio 1757. Ma anche Ivi: L’Eccelsa Cesarea Regia Suprema Commerciale Intendenza al Magistrato di Sanità in Trieste, 5 febbraio 1757, con la prime notizie circa la fine dell’epidemia. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 316 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 in altre città della Penisola italiana12. Le notizie sulle epidemie, e la necessità per la difesa del commercio e delle città di porto di avere costanti e affidabili aggiornamenti, non era semplicemente una spinta per i diversi attori ad una attenta raccolta di dati, ma poteva essere la molla per la creazione di vere e proprie strategie comuni circa la raccolta delle informazioni e il controllo delle epidemie, con reciproco giovamento, come testimoniato da una “dichiarazione” d’intenti fatta pervenire dai Provveditori alla Sanità di Venezia a Trieste, dopo contatti con la corte di Vienna, attraverso l’Am- basciatore della Serenissima, nel 1753: Rilevate dalla corte di Vienna le pericolose conseguenze che in punto di salute possono derivar dalla disparità delle direzioni, furono stabiliti li concerti ne- cessari col mezzo del nostro ambasciatore onde sia ripristinata quella buona corrispondenza, ed uniformità, tanto utile, e necessaria tra noi vicini sempre sostenuta dal Magistrato nostro e secondata da tutto codesto Litorale Austria- co. Per scansar dunque in avvenire ogni disordine si concentrò che promul- gando questo Magistrato secondo le occorrenze le proprie deliberazioni abbia ad inoltrate ogni offici di codesto Litorale Austriaco, col spiegare li motivi, le ragioni, e li fondamenti sopra quali furono appoggiati, per dover prontamente gli uffici stessi uniformarsi, come si praticò in passato, dopo l’esecuzione, solleciti gli avvisi alla propria Corte, che dovrei anche essere partecipata dal nostro Ambasciatore ivi residente. Siamo ben persuasi che di questi concerti la Corte avere fatta arrivare notizia a contesto ufficio unitamente coll’ordine d’eseguirli, quando insorgerà l’occasione, che Dio tenga lontana: e noi pure partecipiamo alle SS. VV. Illme li concerti stessi in prova sempre maggiore della costante sincera nostra corrispondenza13. La volontà di (ri)costituire una efficace rete di informazione sanitaria, con mutuo beneficio, si inseriva nella più generale ricerca di nuovi equilibri tra 12 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 599: Gli officiali di sanità di Firenze ai Provveditori alla Sanità in Trieste, 24 giugno 1758, con allegata anche una Notificazione in materia di sanità, Firenze, nella stam- peria imperiale, 1758 (riguardo all’epidemia bovina). ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 511: Copia della lettera scritta dai Provveditori alla Sanità di Firenze al Magistrato della Sanità di Mantova, 15 giugno 1753: La lettera riguarda ad alcuni casi di peste umana sulle coste nord-africane e nei domini ottomani, contiene notizie giunte via Alessandria d’Egitto e poi Livorno, ulteriormente confermate da una seconda missiva (sempre in copia), con notizie giunte via Marsiglia, v. ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 511: Il Magistrato di Sanità di Venezia a quello di Mantova, 20 maggio 1754. ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 511: Li Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità di Venezia ai Proveditori della Sanità di Trieste, 10 aprile 1756, con allegata una «lettera di Torino» che «rilevasi una malattia epidemica e maligna scoperta nelle truppe genovesi che sono in Corsica». La circolazione di tali informazioni sanitaria concorreva a creare e consolidare un capillare sistema di reti e connessioni, in ottica talvolta competitiva, talvolta cooperativa, a livello globale. La documentazione e il caso alto adriatico qui presentati sono parte di un più ampio progetto in corso, basato su investigazioni negli Archivi di Stato di Firenze, Livorno, Genova, Milano, Napoli, Torino, Venezia e nell’Archivo General de Indias di Siviglia. 13 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 511: Li Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità di Venezia ai Provedi- tori della Sanità di Trieste, 30 marzo 1753. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 317 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 Venezia e Trieste, all’indomani della pace di Aquisgrana che aveva posto fine alla guerra di successione austriaca, in un alto Adriatico ormai “bipolare” e non più appannaggio della sola Repubblica (Frigo, 2006, 26–30). Il fitto e continuo scambio di informazioni tra porti concorrenti, e le dichiarate volontà politiche di collaborazione tra le magistrature alla sanità dei diversi porti non erano tuttavia sufficienti a prevenire cortocircuiti comunicativi. Dietro tali cortocircuiti spesso venivano celati «accidenti di gelosia» tanto nel gestire nel modo più efficace l’emergenza sanitaria quanto nel diffondere notizie fededegne sul reale decorso dell’epidemia, come ad esempio lamentato dai Provveditori alla Sanità di Venezia a proposito di una peste bovina che dopo essere stata annunciata come debellata con tanto di stampe, era riapparsa di lì a poco, facendo insorgere il sospetto che le autorità carnioline o non aves- sero saputo combattere la diffusione del morbo con sufficiente «diligenza» o avessero diffuso notizie false per porre fine al bando relativo al commercio degli animali bovini14. Simili reticenze, a diffondere informazioni che po- tevano danneggiare i propri traffici, sono riscontrabili anche nella gestione delle notizie da parte di Venezia che, nel caso di una sospetta peste umana a Smirne, si limitava a riportare: «di Costantinopoli non vi è cosa di preciso, ma soltanto corrono voci confuse e non ben sicure di alcuni sospetti ed accidenti di Peste principiati in quella Capitale. Di quanto arriverà a notizia nostra, che sia appoggiato a’ riscontri certi, così della Smirne che di Costantinopoli non mancheremo di parteciparlo a’ Loro Lume, come siamo solito fare»15. Per ovviare alla mancanza di dettagli certi da Venezia, voluta o non voluta che fosse, il Magistrato alla Sanità di Trieste era comunque in grado di attivare canali comunicativi alternativi, raccogliendo, via Ancona e Vienna, lettere scritte direttamente da Smirne16. Quella delle epidemie e del loro contenimento era una questione di estre- ma rilevanza che metteva in campo una molteplicità tanto di agenti quanto di strategie volte ad attuare un vero e proprio controllo dell’informazione: da un lato infatti vi era la necessità di raccogliere quante più notizie possibile – e bisognava quindi mantenere una fitta rete di corrispondenza anche con i compe- titori politici e commerciali – dall’altro le informazioni così raccolte a livello 14 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 599: Copia Li Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità di Venezia ai Pro- veditori della Sanità di Trieste, 10 dicembre 1757; Ivi: Terminazione degl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità (copia ms di documento a stampa Venezia, Pinelli, 23 dicembre 1757: essendo «non estinta completamente come con buoni fundamenti si era creduto la epidemia degli animali bovini in alcune austriache provincie, anzi continuata la stessa nella Croazia ed esserci vigo- rosamente riprodotta nel Cragno Austriaco» si ribadisce «bandito ogni e qualunque commercio d’animali bovini colla Croazia e col Cragno Austriaco». 15 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 599: Li Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità di Venezia ai Provedi- tori della Sanità di Trieste, 22 aprile 1758. 16 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 599: Il Magistrato alla Sanità di Trieste alla Ces. Reg. Intendenza Com- merciale, 7 giugno 1758, con allegata una lettera del Console Imperiale Regio da Smirne al Conte Nicolò Hamilton, 26 aprile 1758, giunta a Vienna via Ancona. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 318 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 centrale, andavano poi filtrate perché una totale trasparenza poteva finire per danneggiare interessi politici e commerciali: assicurare sempre e comunque un «libero commercio» e stabili vie di comunicazione, anche ricorrendo a ri- configurazioni istituzionali per affrontare specifiche situazioni di emergenza, era un’esigenza che trovava la convergenza del ceto mercantile e degli organi governativi17. L’insorgere di uno stato di emergenza, come quello causato da una epidemia, poteva però anche essere il “pretesto” per prendere contromisure rispondenti non solo alla logica della sicurezza e della salute pubblica ma anche a ragioni geopolitiche: il controllo e la gestione dell’informazione, dunque, potevano risultare in cambiamenti istituzionali legati al controllo e alla riorga- nizzazione del territorio, al fine di una maggiore integrazione tra le diverse aree e della creazione di un miglior sistema comunicativo18. Tali processi, che uniscono aspetti commerciali e medico-scientifici a caratteri più squisitamente politici ed istituzionali, sono ben illustrati da un caso dipanatosi nel «Litorale del Friuli austriaco» nel corso del 1764, quando vennero sollevati problemi di sicurezza in materia di salute e di prevenzio- ne delle epidemie sul tratto costiero da Nebresina (Aurisina) a Lignano19. Ad un rapporto del conte Ferdinando d’Attems di Gorizia (trasmesso il 28 gennaio) circa il problema «sbarchi clandestini» sulle coste del Friuli au- striaco, l’Intendenza triestina, nella persona di Pasquale de’ Ricci20, rispose prontamente con la volontà di mettere allo studio un nuovo Regolamento che potesse «tranquillizzare l’Eccelsa Intendenza sulla sicurezza» e soprattutto sulla sicurezza in materia di «sanità», proprio mentre si attendevano nuove circa «i progressi della peste in Dalmazia» a causa della quale «i Magistrati di Firenze e Genova [avevano] sottoposta le imbarcazioni procedenti dall’I- stria veneta alla contumacia di 40 giorni»21. Una segnalazione “locale” e una situazione internazionale di pericolo sanitario, mettono quindi in moto una interessante negoziazione pluricentrica, basata ancora una volta come si vedrà su una attentissima e dettagliata raccolta di notizie, che ha come 17 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 599: Il Direttore della Borsa alla all’Eccelsa Cesarea Regia Suprema Commerciale Intendenza in Trieste, 11 maggio 1758: «Incontro della Sessione tenutasi li 10 corrente nella Camera solita della Borsa […] ho comunicato […] il nuovo Regolamento […] per il trasporto delle Merci […] per causa dell’Epidemia scopertasi negli animali bovini, con l’oggetto sempre che non resti ritardato il corso al commercio per mancanza di un pronto transito e carreggio». Cfr. anche ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 599: Li Sopra Proveditori e Proveditori alla Sanità di Venezia ai Pro- veditori della Sanità di Trieste, 11 ottobre 1758. 18 Un simile processo si può riscontrare anche nell’operare del Magistrato di Sanità nella Milano settecentesca (Antonielli, 2016, 251–268). 19 Il problema venne sollevato nel momento in un cui una epidemia devastava la Dalmazia, mettendo a rischio tutti i traffici adriatici ed impedendo l’approvvigionamento dei grani da Venezia verso il Regno di Napoli, flagellato dalla carestia. Fu proprio il porto di Trieste a ‘guadagnarci’, riuscendo a sostituire la rivale Repu- bblica quale scalo per il commercio dei cereali verso Napoli (Venturi, 1995, 246–259). 20 Pasquale de’ Ricci, nato a Livorno da una famiglia di ricchi commercianti, divenne funzionario dell’In- tendenza commerciale di Trieste negli anni Cinquanta (Biagi, 1986). 21 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 533: Voto di Pasquale de’ Ricci, 13 febbraio 1764. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 319 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 esito finale l’omogeneizzazione delle pratiche nei diversi territori coinvolti e la centralizzazione, verso Trieste, di ogni controllo in materia sanitaria. A raccogliere i dati necessari e poi a creare l’informazione a proprio vantaggio, è una commissione formata da Alfonso di Porcia, in rappresentanza del Giudi- zio provinciale di Gorizia, de’ Ricci stesso, in rappresentanza dell’Intendenza Commerciale di Trieste e i loro rispettivi segretari Francesco Ignazio Ginzel e Francesco Cratey. La commissione, data la sensibilità della materia, questa volta non si affida alla rete informativa esistente, ma compie in prima persona un viaggio che, tra il 29 aprile e il 5 maggio, la porta a visitare e ispezionare tutte le località coinvolte e ad intervistare le diverse autorità locali. Il rapporto, stilato al rientro a Trieste il 5 maggio e indirizzato all’Impera- tore, contiene dettagli di grande interesse e soprattutto dà conto delle direttive che, dopo molteplici passaggi, sarebbero state effettivamente accolte nel nuo- vo Regolamento, nominalmente stilato a Vienna22. Il rapporto è estremamente minuto e contiene dettagli circa ciascuna delle località, giorno per giorno. Il 29 aprile si partiva da Trieste «dirigendo il cammino da Trieste per Sistiana, indi a Duino, e San Giovanni di Duino, fin all’adiacente confine della riva veneta». Dopo l’ispezione, subito venivano formulate nuove disposizioni di sicurezza, relative soprattutto alla «bocca del Timavo». Veniva quindi imme- diatamente coinvolta l’autorità locale, il conte Federico della Torre, signore di Duino. Già a questo punto veniva introdotto un rilevante cambiamento istituzionale, atto a innescare una più rapida comunicazione (e un controllo più centralizzato) e Duino, in materia di sanità passava sotto le dipendenze del Magistrato di Sanità di Trieste: cose che, a detta dello stesso conte, «gli è più grata e conveniente quanto che gli ordini li giungerebbero più solleciti, e non sarebbero esposti al circolo vizioso della Rappresentanza del Cragno». Tale metodo veniva ripetuto anche nei giorni successivi e in tutte le altre località (il 30 «Villesse, Lisonzato, Fiumicello, Til, Aquileia, Canal delle Vergini, Matissa fin a Padovano»; il 1 maggio «Porto Buso, Canale della Medaddola, Fiume Busa, Cervignano»; il 2 «Fiume Corno, San Giorgio e Carlins»; il 3 «Fiume Stella»; il 4 Gorizia per incontrare il Capitano): precisissima raccolta di dati e decisioni operative per un più efficiente controllo sanitario. Quando si giunge a Porto Buso, dove i confini con la giurisdizione veneta sono molto sottili, il rapporto però rivela anche il lato politico della missione: «l’oggetto è estraneo all’ispezione della delegata commissione, ma il zelo del sovrano servizio e interesse la impegna di accennare che questo Porto, il quale è la chiave del basso Litorale del Friuli, merita l’attenzione della corte». Di lì a poco, l’«attenzione della corte» viene tradotta in azione concreta, nella creazione cioè di stazioni di controllo austriache, seppur sotto la motivazione della minaccia della peste in Dalmazia: 22 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 533: Rapporto di Pasquale de’ Ricci e Alfonso di Porcia a Sua Maestà, Trieste, 5 maggio 1764. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 320 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 Si rendino utili, e assolutamente necessarie nell’attuali contingenze della peste in Dalmazia più efficaci provvidenze in Porto Buso […] la Suprema Intendenza procuri di impegnare lo straordinario provveditore veneto» perché aumenti i controlli nell’area di Porto Buso posta sotto la giurisdizione veneta, ma intanto «siccome le cautele non sono mai esuberanti […] dovrebbero essere postate stazioni austriache23. L’esito finale del rapporto fu la creazione di una serie di nuove stazioni e la no- mina di una serie di nuove guardie, ciascuna della quali agiva anche da «ispettore di sanità», «rilascia[va] le fedi di sanità stampate» e rispondeva al Magistrato alla Sa- nità di Trieste, con un importante cambio a livello giurisdizionale: si tratta, in buona sostanza, dell’estensione del modello di controllo sanitario vigente nel porto franco ad un territorio circostante che prima, da questo punto di vista, era frammentato e seguiva direzioni e regole diverse. Le motivazioni di tali cambiamenti venivano ricondotte tanto ad una maggior sicurezza quanto ad una più efficiente circolazione delle informazioni sanitarie tra i diversi centri. La definitiva istituzionalizzazione delle riforme avvenne mediante l’«adattazione al Litorale del Friuli del nuovo regolamento di sanità del Litorale Austriaco». Lo stesso regolamento di sanità del Litorale Austriaco era stato stilato da «La nostra Suprema Deputazione di Sanità di Vienna con il parere dell’Intendenza commerciale del Magistrato alla sanità di Trieste»24 e avevo inteso «conciliare la diligente custodia, e una valida difesa delle coste, di prevenire in quanto possasi ogni attentato, che volesse commettersi in pregiudizio della pubblica salute» in giurisdizioni diverse (la Provincia del Cragno e le Contee di Gorizia e di Gradisca), con la capillare istituzione di uffici di sanità dipendenti da Trieste e appunto un unico set di regole. Copia manoscritta di questo regolamento «datur in Vienna» venne nuovamente annotata a Trieste e poi «visto ed esaminato nonché approvato in Segna il 26 gennaio 1764 […] e in Fiume il 4 febbraio 1764»25 e fornì la base per il documento relativo al Friuli. Il successivo stadio elaborativo è testimoniato da un secondo documento sempre manoscritto, Adattazione di detto Regolamento al Litorale del Friuli, contenente su una colonna gli articoli del Regolamento originale e sulla seconda le proposte di adattamento e prodotto in seno all’Intendenza triestina26. Le proposte della carta manoscritta trovano infine esatta corrispondenza nel documento a stampa, apparso con luogo Vienna e data il 17 ottobre 176427. L’elaborazione del Regolamento, che sanciva un 23 Tali istruzioni vengono ribadite anche in ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 533: Pasquale de’ Ricci allo Straordinario Provveditore Veneto Andrea Doria, 12 maggio 1764. 24 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b 533: Regolamento delle Provvidenze e rispettive Istruzioni per gli offici di Sanità … del Litorale austriaco (ms). 25 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b 533: Regolamento delle Provvidenze e rispettive Istruzioni per gli offici di Sanità del Litorale austriaco (ms). 26 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 533: Adattazione di detto Regolamento al Litorale del Friuli (ms). 27 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 533: Regolamento delle Provvidenze e rispettive Istruzioni per gli offici di Sanità … del Litorale Austriaco del Friuli, Vienna, 17 ottobre 1764 (a stampa). ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 321 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 cambiamento istituzionale e che aveva richiesto un costante scambio di informazio- ni e il dialogo tra diversi agenti, seguiva di fatto un movimento circolare: da Trieste (e aree circostanti) e Vienna per tornare nuovamente nel porto franco «in 50 copie [fatte] stampare dal Ces. Regio Governo dell’Austria interiore» con cui l’Intenda dà «notizia» al Magistrato di Sanità perché poi questo attui una capillare diffusione in tutto il territorio (ormai) alle sue dipendenze28. POPOLAZIONE, COMMERCIO, POLIZIA MEDICA Il caso qui descritto si svolgeva negli stessi anni nei quali, a Vienna, andava affermandosi quella visione-economico politica di gestione dello stato che oggi viene identificata col nome di Cameralismo (Tribe, 1988, 55–90). Sviluppatosi come teoria e disciplina accademica nelle università di Halle, Francoforte sull’O- der e Rinteln, il Cameralismo poneva quali compiti dello stato l’esercizio del buon governo col fine di garantire la felicità ai sudditi. Uno dei pilastri della teoria era l’idea che l’aumento della popolazione fosse un aspetto positivo da favorire con ogni mezzo29. Strumenti centrali erano dunque apparati di polizia (polizei) intesa come una scienza volta al controllo della società in ogni suo aspetto (ivi compresa la sanità pubblica) e volta non tanto alla repressione quanto alla prevenzione dei mali sociali e sanitari. A partire dagli anni Cinquanta Johann Heinrich Gottlob von Justi iniziò a tenere lezioni al Theresianum divulgando tali nozioni, che poi pubblicò nel 1755. Fu a partire dall’insegnamento di Justi che Joseph von Son- nenfels, negli anni Sessanta, sviluppò una propria visione, poi confluita nel suo fortunatissimo trattato Sätze aus der Polizey, Handlungs und Finanzwissenschaft (Vienna 1765–1776) che conobbe ben nove edizioni entro l’inizio del XIX secolo. Sonnefels poneva ancora maggiore enfasi sull’importanza della crescita demo- grafica e sul binomio commercio (di esportazione e di importazione) – polizei come chiavi per la prosperità e la felicità dello stato. Le riforme sia commer- ciali sia sanitarie rientravano dunque in un organico progetto di riforma e di consolidamento dello stato nell’area asburgica che avevano in Vienna il centro di elaborazione teorica e nei porti franchi di Trieste e Fiume le più avanzate sperimentazioni sul campo. Grazie ad un efficace sistema di circolazione delle informazioni, come descritto sopra, venivano innescati processi di negoziazione nei quali gli interessi della corte (e degli intellettuali che le erano più vicini come Sonnenfels) si saldavano con quelli delle elites locali e dei ceti commerciali dei porti franchi. Ne potevano quindi scaturire nuovi regolamenti e nuove procedure in materia sanitaria come quelli triestino-fiumani che, formulati nello spirito di prevenzione della polizei, precedevano di oltre un decennio la sistematizzazione della polizia medica (o sanità pubblica) che sarebbe stata attuata da Johann Peter Frank nel suo monumentale trattato System einer vollständigen medicinischen 28 ASTS Ces. Reg. Int. Comm., b. 533: Pasquale de’ Ricci al Magistrato di Sanità in Trieste, 24 novembre 1764. 29 Sulle politiche di popolamento a Trieste in età moderna v. Kalc, 2003, 47–86. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 322 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 Polizey (Vienna 1779–1827). E in un continuo scambio circolare di informazioni e conoscenze, proprio nel Collegio Ghislieri e nella Università di Pavia delle ri- forme teresiano-giuseppine – dove avrebbe insegnato lo stesso Frank – si formava Giovanni Battista Cambieri, futuro protomedico di Fiume. Cambieri, a partire dal 1801, avrebbe applicato le sue conoscenze di polizia medica allo studio e al contenimento di una misteriosa epidemia diffusa nel territorio fiumano, arrivando ad individuare una nuova forma di sifilide non venerea. Promosso protomedico, oltre a combattere le malattie con misure profilattiche di isolamento dei malati, si impegnò molto nella promozione della sanità locale (Mazzarello, 2017, 109). Insomma, i processi descritti in queste pagine, a partire dalla questione dell’infor- mazione di natura sanitaria, mostrano come nel Settecento esistessero consolidate reti all’interno delle quali città porto e porti franchi sembrano aver giocato un ruolo centrale. L’analisi della informazione nella dimensione del porto franco (e nel suo rapporto con i territori circostanti) sembra poter permettere non solo di tracciare mappe e networks, ma anche di comprendere i meccanismi stessi di costruzione dell’informazione e della conoscenza e, come nel caso della lotta alla epidemie, le reciproche influenze tra la riflessione teorica degli intellettuali e le concrete situazioni sul campo affrontate dai funzionari nello svolgimenti dei loro compiti o dai commercianti nella difesa dei loro interessi. ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 323 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 RESNIČNE IN LAŽNE NOVICE: RAZMERE V ZDRAVSTVU NA OBMOČJU AVSTRIJSKEGA JADRANA IN KRANJSKE V 18. STOLETJU GLEDE NA TRGOVINO, POLITIKO IN “MEDICINSKO POLICIJO” Giulia DELOGU Univerza Ca’ Foscari v Benetkah, Oddelek za lingvistične in primerjalne kuturne študije, Ca’ Bembo, Dorsoduro, 30123 Benetke, Italija e- mail: giulia.delogu@unive.it POVZETEK Prostotrgovinska pristanišča niso bila le pomembna središča trgovskega prometa in območja gospodarske rasti, temveč tudi prostor za obravnavo priseljevanja in do- ločanje kategorij državljanstva, nadzor epidemij in s tem v zvezi za razvijanje politike javnega zdravja, preučevanje učinkovitih oblik komuniciranja in novih medijev. Vse močnejše povezovanje različnih okolij, ki ga je pospeševalo vse bolj razširjeno kroženje informacij, je sprožilo tudi vrsto institucionalnih sprememb. Ta prispevek bo pokazal, da se omenjeni procesi niso dogajali le v prostotrgovinskem pristanišču, pač pa so delovali kot svojevrsten spodbujevalnik in pospeševalnik reform, ki so vplivale tudi na območje v okolici. Prostotrgovinski pristanišči na Reki in v Trstu ter njuna okolica, v kateri je izstopala Ljubljana, sta bili del obsežne mreže, v kateri se informacije niso le zbirale in izmenjavale, ampak tudi ustvarjale, pri tem pa vplivale na državne ustanove. Prispevek temelji na arhivskih dokumentih in povzema obravnavo zdravstvenih infor- macij med Trstom, Dunajem, Ljubljano, Reko in Benetkami ter institucionalne reforme, ki so se vrstile sredi osemnajstega stoletja. Ključne besede: informacija, Jadran, komunikacija, trgovanje, zdravstvo, epidemije ACTA HISTRIAE • 28 • 2020 • 2 324 Giulia DELOGU: NOTIZIE VERE, NOTIZIE FALSE: LA QUESTIONE SANITARIA NELL’ADRIATICO AUSTRIACO E ..., 311–326 FONTI E BIBLIOGRAFIA ASTS, 511 – Archivio di Stato di Trieste, Cesarea Regia Intendenza Commerciale (Ces. Reg. Int. Comm.), b. 511. ASTS, 533 – Archivio di Stato di Trieste, Cesarea Regia Intendenza Commerciale (Ces. Reg. Int. Comm.), b. 533. ASTS, 598 – Archivio di Stato di Trieste, Cesarea Regia Intendenza Commerciale (Ces. Reg. Int. Comm.), b. 598. ASTS, 599 – Archivio di Stato di Trieste, Cesarea Regia Intendenza Commerciale (Ces. Reg. Int. Comm.), b. 599. Andreozzi, D. (2003): Gli “urti necessari”. Dalla manifattura all’industria (1718–1914). In: Finzi, R., Panariti, L. & G. Panjek (ed.): Storia economica e sociale di Trieste. II. La città dei traffici 1719–1918. Trieste, LINT, 541–600. Andreozzi, D. (2009): “L’anima del commercio è la salute”. 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