"___________ ii YnT^ _ - f' PUBBLIOITA (prezö per mm d'altczza, larghesBa 1 colonna): comnierciaU L. 1.50 — tlnanzlarl, legaJl, oronacaL. 2.50 — Concessionarla escluslva UNIONE PUBBLIOITA ITALIANA 8. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 24 luglio 1943-XXI Sl PUBBLICA OGNI SABATO ABBONAMKNTI: Amiuo L. 25 — Semestarale L. 13 — Sostenltore L. lOM Spedizlone in abbonamento postale II« Gruppo — UN NUMERO CENT. eO DIREZIONE — REDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLFOVA 12 — Tel. 318» Roma e l'anti-Roma Un grido unanime di ese-crazione si e levato in lutto il mondo civile non asservi-lo agli anglo-sassoni, quando la radio ha annunciato il bombardamento di Roma. Forse tutti avevano pensa-to che Roma, culla della ci-viltä, losse risparmiata dalla guena; noi Italiani e iascisti, che conosciamo perfettamen-le la bestiale bmialitä det nostri nemici, eravamo in-vece convinli che anche l'Ur-be non sarebbe rimasta priva dei segni deU'inciviltä anglo-sassone. Abbiamo affermato che conosciamo i nostri nemici ed e la veritä; ma come potreb-be essere allrimenli dopo le prove pill lampanti della lo-ro eiferala barbarie date in ogni occasione durante que-sla guerra? L'odore della polvere ha risvegliato nell'inglese i suoi istinti congeniti di pirata, nell'americano quelli misti del negro e del pelUrossa che si assommano poi nel gangster. Ormai la maschera e caduta e vorremmo conoscere quell'individuo civile che og-gi possa pensare per un solo momento a un inglese impo-matato e gentile, dedito al golf, alle crociere o seduto pacificamente in un salotto, oppure a un americano la-borioso, dinamico, attento ad operare per il progresso della civilta. II puritanesimo e il quac-cherismo si rivelano oggi assertori deWanti-Roma. E' I'impulso atavico di una raz-za inverniciata a colore d'oro che si svela nell'azione pri-mitiva. E' la belva che segue i suoi istinti. Se Roma e stata lerita in una delle sue sette basiliche che la civilta del Cristiane-simo ha donato al mondo, la storia ricordera nelle sue pa-gine ai posteri che mai barbari pill feroci vissero prima del ventesimo secolo. Roma avrebbe dovulo essere risparmiata per un solo scopo: conservare al mondo la sua luce dilfusa dai muri secolari dei suoi monumenti e non a proteggere sotto quelle vestigia dei cittadini imbelli. Roma non appartiene sol-tanto a noi Italiani, appartiene al mondo che ha biso-gno della sua luce. La civilta soltanto dall'Urbe e dila-gata, con i legionari, i mis-sionari e gli uomini di pen-siero per le contrade del mondo ancora barbaro. La romanita non pud essere distrutta da alcuna bomba di iattura piü o meno moderna; gli inglesi e gli ame-ricani non hanno ancora in-ventato 1'ordigno che pud distruggere i valori dello spirito. Roma si erge ancora di fronte al mondo che ha bi-sogno della sua guida con i suoi monumenti, con le sue Chiese, con la sua storia e con la sua civilta. I Re, i Cesari, i Papi, il Cri-stianes'mo hanno molto piu dato che ricevuto. Dall'altra parte, in aggua-to, sta I'anti-Roma rappre-sentata daWebraismo anglo-americano, dalla democrazia puritana e quacchera, dal bolscevismo negatore della religione e della famiglia. Un guerriero e un mostro. Oggi ritalia e la Germania combattono la guerra per la civilta, poiche la Romanita si e legata al Germanesi-mo con un unico intento: salvare il mondo civile dalla bestiale brutalita mercantili-stica anglo-americana, ma-scherata di modernitä e dalla ferocia bolscevica velata di principi utopistici degni di uomini primordiali. Oggi si combatte in Italia e si resiste alia strapotenza dei mezzi nemici con la for-za dei Romani e la fede dei Cristiani. Giustamente Carlo Scorza ha affermato che si combatte per ritalia e non per un colore. Se i nostri nemici masche-rano la loro vendetta mercantile contro ritalia e la Germania, chiamandoiin causa i Partiti che reggono le due Nazioni, i nostri figli sa-pranno che mai impostura piu colossale venne forgiata nelle anticamere di Dowing Street, della Casa Bianca e del Cremlino. Con questo non vogliamo esimerci, noi fascisti, da una responsabilita che invece ri-vendichiamo in pieno. Si, e vero, siamo stati noi ad ac-cettare la guerra, ma 1'abbiamo accettata per il rinnova-mento politico e sociale der-I'Europa; I'abbiamo voluta e la rivendichiamo, questa responsabilita, per salvare la civilta di Roma e del Cristia-nesimo, per conservare i nostri valori spirituali, per con-tinuare la nostra missione nel mondo, per essere ancora una volta i primi nella nobile gara del progresso del pensiero e dell'azione. Siamo una minoranza, una minoranza di massa, o me-glio un'aristocrazia di massa decisa a vender cara la pelle. Dinanzi a noi si e parata la cieca ottusita dei nostri nemici: I'anti-Roma. Un giorno la storia dirä che la nuova realta dello spirito e nata nel sangue e pu- rificata con il sacrificio di milioni di Eroi. Si combatte in Sicilia. Non importa. Continuiamo la lot-la sino a che avremo scac-ciato il nemico dal sacro suolo d'ltalia e lo avremo de-finitivamente battuto; resi-stiamo, soffriamo, ma siamo certissimi che il nostro do-lore non rimarrä senza ri-compensa divina. Roma avra ancora una volta ragione della forza bruta dell'anti-Roma. Luigi Fieiranionio Odiact il MfnUa Dal giorno in cui il nemico ha posto piede sul sacro suolo della Patria 11 popolo ita-liano ne ha sentito e ne sen-te nelle carni la ferita pro-fonda: ma piü profonda e penetrata nelle sue carni e nel sue sangue, questa ferita, dal giorno in cui, violan-do ogni legge di umanitä e di civilta, la bestiale orda dei massacratori di dorme e di bambini e piombata su Roma etema macchiandosi di un crimine che rimarrä nella storia per disonorare nei se-coli i popoli di lingua inglese. Profonda e nelle nostre carni la ferita, ma nulla di quanto si riprometteva e si ripromette il nemico attra-verso una cosi ignobile forma di barbarie, sara da esso raggiunto. Dal nostro patire non sca-turisce che un sentimento, ed e sentimento di sconfinato amore per la nostra terra adorata, sentimento di ine-sauribile odio per il nemico. Odiare il nemico! II ribut-tante amico di ieri che ha tradito a Versaglia la nostra buona fede e i nostri morti, il nemico numero imo di cggi il quale da questo nostro popolo di santi, di mar-tiri e di eroi pretenderebbe una resa disonorante alia j quale ogni italiano si rifiuta, i preferendo ad essa mille volte la morte. Odiare questo nemico! Malvagi quanto vigliacchi, i capi degli assassini volanti si dicono decisi ad eliminare i capi falsi e le loro dottrine che hanno ridotto I'ltalia alio stato attuale. E non sanno che proprio perche ha dato airitalia la dignitä, la fierez-za e il senso dell'onore, in nome del quale esercito e popolo hanno scritto e scri-vono, ogni giorno, cosi su-blimi pagine di sacrificio e di gloria, gli Italiani amano la dottrina fascista e adora-no il loro Duce. Non sanno che, negletta dai passati governi, derisa e sfruttata da tutti i popoli che non ne hanno mai capito e tanto meno alimentato il possente anelito di vita, questa nostra fierissima Italia e stata elevata a dignitä di poten-za imperiale dall'amore e dal genio di Benito Mussolini. Nelle campagne dove I'u-mile gente nasceva, vegeta-va e moriva nei suoi tuguri ignorando il perche della propria vita e della propria morte, nelle zone infestate dagli aquitrini e dalla malaria, nelle case senza sole del popolo lavoratore e passato il soffio vivificatore della dottrina di Mussolini. Essa ha donato a piene mani salute e gioia all'infanzia, ha glorificato e salvaguardato la ORIZZONTI IIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII Ci sono dei popoli vinti che gridano vittoria. Popoli scon-fitti e annientati in quattro settimane, in due, e finanche in una, vedono airorizzonte irradiarsi il sole della Vittoria. fi un'allucinazione? fi una forma patologica di autosug-gestione? Lo straordinario 6 che parlano in prima persona, prima persona plurale: «la nostra Vittoria». Vincerä la Prancia, vince-rä la Polonia o vincerä la... Jugoslavia? Esultante spetta-colo — forse — per gli interessati; ma, a parer nostro, pietoso spettacolo. Non 6 la prima volta che a noi tocca di sentire poiwli battuti c ribattuti, mettersi a recitare disinvolti, anzi con-vlnti, la parte della mosca cocchiera. Siamo abituati a vedere nelle trattative di pace, pro-trattesi troppo a lungo dopo I'altra guerra, le piü abili pre-stidlgitazioni della diploma-zia massonica franco-inglese e sortirne fuori assurde e pe-ricolose combinazioni di sta-tcrelli «vittoriosi» I Sarä bene precisare fin d'o-ra Che le sconfitte subite — da Chi le ha subite vergogno-samente fra il 1939 e il 1940 maternitä, ha tutelato gli in-teressi dei lavoratori, ha bo-nificato e rinnovato le citta, ha rivestito di-nuova bellez-za tutte le contrade d'ltalia, ha posto il destino ed il pre-stigio della razza in primo piano nella vita nazionale. Dio, Famiglia e Patria e il trinomio sacro al Fascismo; e quindi sacro al popolo che nel Fascismo si identifica. Oggi il piü umile cittadi-no, imbracci la vanga o im-bracci il fucile, sente di essere veramente parte viva di questa sublime comunitä che e la Patria alia quale, con la stessa serenita, dona la sua fatica o dona la sua vita. Questa e la realtä del-ritalia di Mussolini. Odiare dunque il nemico! II primo pensiero della mattina, I'ultimo pensiero della sera sia pensiero di odio per questo nemico che si scaglia contro la santita della nostra fede, contro le nostre case e contro le nostre creature con I'incomprensione e la cru-delta delle belve assetate di sangue. Contrapporre, a quest'odio senza tregua, un amore sconfinato per ogni zolla della nostra terra benedetta e di-fenderla, come I'hanno dife-sa i nostri Morti, fino all'of-ferta suprema della vita. Odiare il nemico e resiste-re con la certezza che fatal-men te la storia si ripeterä e, oggi come sempre, dalla pro-va tremenda usciremo vittoriosi! Viva ritalia! Ida De Yecchi — sono consegnate alia storia; come consegnate alia storia sono le pagine d'eroismo scritte dall'esercito e dal popolo italiano durante i tre lunghi anni, da poco superati, di battagUe sostenute su una deoina di fronti. Quando si dovranno tirare le sommc generali e i popoli di cui si parla, ciofe quelli giä sconfitti, vorranno presentare al loro attivo i pezzettinl di carta lanciati furtivamente col favore delle tenebre nelle strade solitarie, oppure I'epi-sodio «eroico» delle coccarde tricolor! poste «spavaldamen-te» all'occhiello il 14 luglio, festa nazionale francese, o qualche altra «intrepida» gesta, sarä bene insegnar loro una volta tanto a capire che non 6 ammissibile alcun pa-ragone tra il «valore» di un popolo che ha saputo combat, tere lunghi anni, e resistere, e soffrire, per ricominciare di nuovo a combattere, a resistere ed a soffrire quando sembrava si fosse sul punto di finire, col «valore» di che fe stato sconfitto in quattro, due e una settimana. E qui non parliamo piü di valore militare — chö non 6 il caso — ma valore senza nessun aggettivo, dal verbo valere. A quel popoli insom-ma bisogna rifars un'educa- Ciu il cappella! I banditi comunisti non la-sciano in pace neanche i grandi Morti. In un volanti-no se la prendono nienteme-no che con D'Annunzio; si, proprio con il Poeta-Soldato che ha la somma colpa di avere scritto per I'umanita colta e intelligente «La figlia di Jorio». I banditi imprecano a D'Annunzio per protestare contro gli sloveni che sono accorsi al Teatro «Drama» ad applaudire per la prima volta, tradotta in sloveno, la grande tragedia. Trattano Gabriele D'Annunzio da barbaro e tiranno (naturalmente fascista), gridano contro ... I'infamia cul-turale e ingiuriano ... i portatori di cultura fascista. E' proprio vero che il co-munismo acceca. Banditi, davanti alia grandezza di un poeta come D'Annunzio, a qualsiasi naziona-litä esso appartenga, uno solo e il dovere di chi e uomo pensante e non bestia da soma: giu il cappello e pregare Iddio che un altro uomo simile nasca nel vostro paese. La vostra ignoranza ci fa semplicemente schifo e questo schifo, misto a nausea, si estende sino a coloro che leggono e credono alle vo-stre panzane. jtwfnfl tinea SABATO, 24 LUGLIO 1943-XXI zione civica e mllitare, inco-minciando dal convincerli, per la futura pace d'Europa, di avero soltanto dimostrato di «valere» poco. Se nella vita si conta per quel Che si vale, ne viene di conseguenza che ad essi do-vrebbe spettare, in tutti i časi, un ben modesto posto nella gerarchia intemazionale. Altrimenti, sempre piti con-vinti del proprio «irresistibi-le valore», continueranno a fare i provocatori della pace pubblica mentre si contente-ranno — nel momento della prova suprema — dl vedere combattere gli altri, salvo a parlare di «vittoria comune» alia conclusione della partita. » » ♦ Al disopra delle fasi quoti-diane che attanagliano la nostra passione e suscitano le nostre ansie, questa guerra 6 condotta da una ferrea logica le cui tappe possono essere caratterizzate nel modo se-guente: L'Europa vuol darsi una propria organizzazione, ma ne 6 impedita da Oriente e da Occidente, da due imperia-lismi aggressivi, il primo e il secondo di carattere schiavi-sta. II primo vuol asservire il proletariato di tutto il mon-do a sistemi inaccettabili per i civili popoli europei; il secondo non vuole rinunciare ai suoi privilegi mercantilisti-ci Che tengono in soggezione I'economia mondiale e in poverty i tre quarti dell'uma-nitä. Quando I'Europa — diretta dall'Asse — sta per risolvere il suo problema (senza avere per questo mai sognato di estendere le sue Ideologie ol-tre i confini geografici con-tinentali) entra in campo I'America, chiamata in aiuto dairinghilterra. Senonchč tale intervento ben presto rivela I'esistenza d'un terzo imperialismo. Viene senz'altro annunciata un'«era americana» che dovrä dare al mondo un nuovo tipo di ci-viltä! La confusione delle lingue si trasforma in una panto-mima di marca statunitense. Indipendentemente dagli avvenimenti bellici, un'idea, ' perö, si va schiarendo ed š Che diventerä fatale per gli americani la loro tradizionale 1 incomprensione; in quanto-ch6 ne I'Europa nö I'Asia po-tranno accettare mai un det-tato americano. Sarebbe corn« se un alunno si volesse im-porre per la sua mastodonti-ca corpulenza, per ingiungere un dettato al proprio maestro. Tanto pill che codesto alunno non ha nessuna idea, proprio nessuna, per la riorganiz-zazione del mondo. Che cosa ne conseguirä allora? Se ne puö dedui-re che una sopraffazione non 6 la vittoria. Gli Americani tosto o tar-di, e magari tardi, appren-deranno a loro spese che il pensiero di cui sono nutrite fin nelle viscere le terre d'Asia e di Europa, che essi si at-tentano a calpestare, esplo-derä loro sotto i piedi; erom-perä nelle forme piü impre-vedibili, perchfe il pensiero 6 come I'acqua e come il fuoco; nessuna forza al mondo puö contenerli. A. N. P a r I i a m O u n p o', se non vi displace, dell'America .... intendo della «vera» America, di quella che in quest! ultimi anni si e rlve-lata a tutti, credo, e le cui ultime illusioni questa guerra sta smantellando, una volta per sempre, una ad una. Per-che la Storia non e il Mito (e ben altro, e lo sta impa-rando I'lnghilterra a sue spese); e forse — prima d'oggi — I'unico giorno che I'America ha avuto dl vera storia e proprio quello del-I'ottobre in cui Cristoforo Colombo la scopri, come Corne-lio di Marzio tempo fa ebbe a precisare, assicurando che, dopo, «le nebbie la ricopriro-no e non vi sono grattacieli che la possano riabilitare e rivelare alio sguardo del cu-rioso di grandezze:\ perche «non con la gomma da niasti-care, ne col cellofan, ne con le dive del cinema si fa la storia . Nebbie — aggiungo lo — che (a parte quel poco chiarore dell'indipendenza, oggi tradita con I'alleanza al-bionica) sono rimaste dense fino a che non e venuto ap- che proprio una americana venisse a rimproverarci di credere (in Italia) troppo al-rAmerica. All'America — ri-peto — del mito, della favola. II mito d'America! Quello che ce la faceva immaginare plena di gente felice e spen-dereccia, magari un po' stra-vagante ma, si sa, gli arric-chiti miliarclari seggono sui tavoli e niettono i piedi sui braccioli delle poltrone e viaggiano in automobili lun-ghe otto metri e comprano in Europa vecchi castelli, li im-paccano pietra per pietra e fantasma annesso, e se li por-tano sui loro panfili e sulle loro navi fino alle praterie piene di bufali e di cavalli bradi'... Frasi comuni e fra-si fatte: le cose d'America, il niatrimonio americano, la 11-bertä, il progress©, I'emanci-pazione americana, I'eredita dello zio d'America. I libri, le riviste, i giomali, il cinematografo concorreva-no a queste illusioni: le 20 girls, i balletti di Ziegfield, punto il vento di questa guer- acl.posi mdustriali, i ban-ra a dlradarle ed a mostrare ?hieri sorr.denti, i grattacieli, la realta che in fondo in fon- ' grand, ristoranti, la canzo- netta di moda 'America. do nascondevano. La realta: e non la favola. Perche la favola dell'Ame-rica tropp'anni e durata. Ed 10 ricordo una frase che una giovane pittrice americana m'ebbe a dire anni fa per esprimermi la sua meraviglia per aver constatato come in Europa — e da noi — tanta, troppa gente credesse, fino all'inverosimiglianza, al mito appunto d'un'Anierica dorata, felice, meravigliosa, magica. Con la giovane americana (tra cielo e mare di Napoli Sorrento e Capri: una pen-nellata — lei — alia sua tela, un colpo di penna — io — al mio primo romanzo) par-lavo di storia, di politica, di economia: e cio sia perche la cosa a me ed a lei interessava, sia pei-che io pensavo di compiere allora sull'America uno studio che poi si e ridot-to invece a pochi articoli di giornali. Ed Erza Pound, di cui sui "Meridiano: leggeva-mo insieme gli scritti pieni di riferimenti a libri idee e cose del nuovo mondo, era un po' 11 Galeotto che faceva, forse, coniinettere alia nostra limi-tata capacita in materia il pec-cato di addentrarci a volte in argomenti che poi ci restavan sospesi cosi — per non saper America, America — in America voglio andar! . la pubbli-cita delle automobili, dei for-maggi, della came in scatola, della gomma da masticare, del vetro infrangibile, delle dive, dei divi, di Bob Tajlor, I'diappi end , la cipria, la cel-luloide, il «made in U.S.A. , i dischi del grammofono, dol-lari, dollari, dollari... America, belle ragazze con gambe scoperte nelle piscine meravigliose, chiome platina-te, sale da ballo, bad, avven-ture ... America: terra beata della felicita e dell'amore! — Perche (mi chiedeva la pittrice) perche leggete i libri di Steinbeck, in Italia? Steinbeck e I'esponente lette-rario del giovane comunismo americano, e un autore co-munista e voi lo traducete e ne fate edizioni insieme elegant! e commerciali, per tiitte le borse. Ma forse (soggiun-geva, ed aveva ragione) ma forse ciö vi servirä appunto per vedere il rovescio di queli-la famosa medaglia del... mito dorato, ed a comprende-re la verita. Ma come? Comunisti in America? Comunisti proletari nella terra dei miliardi e del- PaUoni di sbarramento per la difesa contraerea y T J T "DE la t;!!«»«? Ne, reg„o del ca- provvisamente fosse inter- venuto. Ma ho voluto ricordar ciö pitale? Io ho letto libri di Dos Passes, di Steinbeck, di Caldwell perche mi parve sintomatico' e, grazie alia divulgazione della sollecita Casa Bompiani in special modo, tutti, o i piü — credo — ne han letto qualcosa: «Occhio fotografico» o La Battaglia > o «Piccolo campo»... Lasciamo stare quello che nel primo non si capisce o nell'ultimo e amorale. Ma il pessimismo, la noia, la rivol-ta, la miseria d i tutti, conta-dini ed artigiani, operai ed artisti, di quelli soffocati nelle metropoli dei grattacieli e delle ferrovie sotterranee e di quelli in lotta con i pic-chetti nei campi di mele, I'ab-biamo capito tutti: per quel che riguarda la massa e per quel che riguarda il primiti-vismo individuo, vedi il tat-tilo-sensitivo di «Uomini e topi» vedi Griselda e la lus-suria di Darling Gill in «Piccolo campo»... E questi libri (a parte il loro valore, o non-valore, let-terario e morale di cui non voglio discutere in questa sede), per quel che riguarda la realta della storia econo-mica e politica io credo che sian serviti a qualcosa: perche hanno chiarito le idee ed hanno mostrato — distrutte le illusioni — la cruda realta al popolo, al nostro popolo che infatti (quando e venuta la guerra a riaffermarlo) giä ne cominciava ad esser con-scio. II socialismo che tra contrast! social! e scioper! e serrate, pur nella vicenda ro-mantica, giä mostra le ulce-razion! del veleno comunista; la massa dei lavoratori che, in un sistema traballante, lotta con «furore:> contro il capitale egoista sterile e ac-centratore e s! rialza tra lu-rida miseria nelle stamber-ghe e tragiche fughe in auto-carro, episodi dolorosi e spes-so pietosi e ributtanti, sempre permeati dall'incubo che e su tutta la terra d'America, ci hanno fatto comprendere tutta la verita. E la verita non di questa o quella particolare regione, ma d i tutte le regio-ni e di tutti i lavoratori, quelli dell'agricoltura nel Texas e quelli che la sovrapprodu-zione eccessiva e la cattiva discriniinazione della mano d'opera danneggiano nella California (vedi Steinbeck); quelli che, ancor piü miseri, nel dramma che porta il vec-chio alia pazzia, il giovane all'assassinio, la donna al meretricio, lavorano tabacco e cotone in Georgia (vedi Caldwell); tutti e di tutti i luoghi... Questa e, in breve, la realty d'America. Quella realta Con lo sbai'co in Sicilia gli anglo-americani hanno aperto il promesso secondo fronte. Non interessa a noi sapere le ragioni che hanno indotto gli anglosassoni a scegliere la Sicilia piuttosto che un'altra localita per la progettata invasions del continente euro-peo. Piio darsi che I'abbiano ritenuta impresa piü sempli-ce che sbarcare in Francia od in Germania,, puö essere invece che abbiano sperato e sperino di battere la Germania attraverso la capitolazio-ne deiritalia. Certo e che, non potendosi fidare del tempo (che, essendo galahtuomo, non e loro alleato), hanno ri-tenuto necessario procedere all'invasione contando su di una battaglia risolutiva della guerra. E sotto questa luce che bisogna freddamente con-siderare la nostra delicata ed insieme superba posizione. E chiaro che se gli anglo-americani saranno cacciati dal la Sicilia (come debbono assolu-tamente esserne cacciati) non avranno solo subito una tre-menda sconfitta militare e morale, ma saranno probabil-mente indotti ad evitare un nuovo attacco diretto all'Ita-lia. D'altra parte senza la vittoria contro gli eserciti del-I'Asse sui continente, i nostri nemici non possono contare di vincere la guerra. Dall'inizio dell'attuale con-flitto, nonostante I'indomito valore dei propri soldati su tutti i campi di battaglia, non si puö dire che I'ltalia sia sta-ta fortunata. Ma la vittoria non puö essere solo il risulta-to di fortuna e di mezzi. ž soprattutto il risultato d'una fede, d'una volonta, del valore degli uomini. Certamente i nostri nemici sono forti, certamente hanno mezzi grandios! ed in parte forse im-pensati, ma essi non poti'an-no aver ragione della nostra fede in Cm ideale superiore d! vita, della nostra volonta d'in-dipendenza e di grandezza, del nostro spirito di giustizia e d'umanita. Non hanno pie-gato le nostre popolazioni la-boriose e martoriate, non hanno fiaccato il fronte interno ; a maggior ragione non riusciranno a prevalere in campo aperto. Le innocenti vittime dei barbari bombardamenti chie-dono giustizia. I caduti del-I'Africa Orientale, dell'Egit-to, Libia e Tunisia, di Grecia e Balcania, della Paissia, at-tendono d'essere vendicati. Senza precipitazioni ed orgasm! di sorta, e necessario che ognuno stia al suo posto di combattimento in linea o nel-I'interno. Oggi piü che mai e necessario obbedii-e. Frenare I'impazienza ed avere cieca fiducia nei capi che coman-dano. Sei-vire perche I'ltalia possa dominare con la sua millenaria saggezza ed espe-rienza, perche essa, immortale nello spirito, giganteggi anche materialmente per il benessere dei suoi figli, perche dal sangue dei suoi Morti e dalle rovine delle sue civi-lissime citta possa risorgere ancora una volta ad ammoni-re i barbari ed i miscredenti. La fede nella Vittoria che non puö sfuggire ad un popolo d'eroi come I'italiano, non e utopia, non e retorica: e realta operante, e verita che ognuno di noi sente nella propria coscienza, e ribellio-ne ai momenti di sfortuna, e esaltazione delle virtu anti-che e nuove, e retaggio dei padri e viatico ai figli. L'lta-lia immortale ed invitta non puö perire. Solo da noi di-pende che essa viva. La pace, oggi, sarebbe la morte. La fine vittoriosa della guerra, nella quale crediamo, come crediamo nei valori dello spirito, la vita. Ten. ügo Ferrari DELITT! COMUNISTI NEI BALCAN Svelozar L. di T. era stato ca-pilano dell'esercito serbo. Colpe-vole di non aver voluto aggregarsi ai partigiani, lu nel gennaio 1942 callurato e condolto dinanzi al Iri-bunale dei ribelli. Nel giorno designate per I'esecuzione capitale tu condotto al «cimitero dei cani» ove i ribelli procedettero su di lui alle piü triste torture. Gli lurono inlatti inierte parecchie martellate alle hraccia, che si spezzarono, e gli lurono tratturale le gambe al-I'altezza del ginocchio. Inline i ribelli spararono sui cadavere. II trentenne Mascian B, commer-ciante, viveva onestamente senza ^preoccupazioni politicbe. Appunto per questo suo atteggiamento di neutralitä i comunisti lo accusa-rono di un tenore di vita non aderente ai loro ordini. Fu quindi con-dannato a morte, senza avergli lotto subire nessun interrogatorio. Nel gennaio 1942 lu -arrestato, condotto al cimitero e quivi ucciso. Anche il ventrcJnquenne Svelozar L. fu nel febbraio 1942 arrestato, condannato ed ucciso per aver riliutato di ariuolarsi nelle bände comuniste. Crsto M„ trentacinquenne, era di professione infermiere e ritenu-to dall'opinione pubblica un otti-mo cittadino. Ad onta di cid, nel gennaio 1942, egli venne arrestato, torlurato ed ucciso, senza motivi plausibili, a meno che non si pensi a qualche vecchio rancore slogato da un suo nemico inlluendo sulla sentenza del tribunale comunista. Crsto M. venne condotto nel «cimitero dei cani» di K., ove i ribelli gli gettarono anzitutto sui viso della nalta cui diedero fuoco. Mentre si lamentava tra le flamme, i partigiani lo straziarono a colpi di randello e coltellate. Pei ultimo gli vennero estirpati tutti i den (i. II cadavere del M. venne in se- guito ritrovato in condizioni pie- tosissime, del tutto irriconoscibile. * * * Beclo P. abitava a V., ove era impiegato della locale ferrovia. Essendo rimasto al suo pofto di capostazione anche dopo la sconfitta della Jugoslavia, 1 comunisti, che s'impadronirono della ferrovia, lo rilennero reo di tradimento. Una notte del febbraio 1942 Beclo P. venne arrestato con il figlio-letto decenne e portato al tribunale di C. Qui f giudici comunisti lo condannarono a morte, co-mandando che all'esecuzione assr-stesse anche il figlio. Probabil-mente i ribelli speravano che la famiglia del P., terrorizzata dal racconto del piccolo teste, aderisse precipitosamente al programme partigjano. Dopo pochi giorni dal-I'assasslnio del padre, if ragazzo venne infatti lasciato in libertä, e, tomato a casa, narrd angosciato la fine del genitore, ucciso a sassate e poi ricoperto di pietre affinchi eventuali passanti non ne scopris-sero il cadavere. :1: I ■ componenti la famiglia del Ten. Colonnello dell'ex esercito ju-goslavo Niko J., abitante a C., si erano votati in parte ai comunisti. Soltanto il padre e uno dei figli, di nome Dušan, si erano dimo-slrati ostile alle Ideologie comuniste. Essi vennero quindi arrestati ed imprigionati. Per intercessione di alcuni abitanlj del vicinato, che vennero ad implorare il capo der-I'odred affinche fosse demente net riguardi del vecchio colonnello, questi fu lasciato in libertä. Ma i partigiani lo coslrinsero ad assi-stere alia fucilazione del figlio Dušan e quindi a calpestarne il cadavere. II partita comunista sollecitd In seguilo piü volte Niko J. affinche svolgesse della propaganda a loro favore. Ma il vecchio soldato fle-ramente rifiutd, attirandosi in tal modo l ira vendicatrice dei ribelli, che lo uccisero barbaramenie. !.eonardo Paradiso IG che, prima nel mondo, I'ltalia ha sapiito riconoscere sotto la maschera ipocrita del mito, ed affrontare. Perchž e vera-mente un fatto storico accer-tato che questa guerra e I'ariete sotto i cui colpi magistral! tutti ! miti crollano e crolleranno, da quello della Societa delle Nazioni di abu-sata memoria a quello di Lon-dra e a quello — perchž no? — degli Stati Uniti di America. Che farci, mister Delano? S. Ten. Enzo Caialdi GROSUPLJE TKHSITTI r önestä dei poeti Dov'c pinna la lettera lion fare oscurn glosa. Jacopone Oso trattar qui di poesia consolato dalUi convinzione che Ui maggior parte dei let-tori trovera nelle mie parole la estnnsecazione dellc pro-pne idee. Senza volar attribuire ai cesellatori di versi alcuna va-nitä, alcun desiderio di me-schino esibizionismo, e certo che essi cantano per farsi udire e compi-endere dai piu, per suscitare un senso di gratitudine e d'amore; per-che, in chi legge una compo-aizione che gli penetri fino nel profondo del cuore, nasce una istintiva simpatia verso I'autore. E quanto piu gli stati d'animo ed i pensieri sono resi con parole semplici e chiare, tanto piu grande sura il numero di coloro che riu-sciranno a capire e quindi a stimare onorare festeggiare il poeta. Maggiormente esso poeta e conosciuto, letto, apprezza-to, e pill solida sara la suxi famu, piu a lung o verrä ri-cordato. Sara suo gran me-rito aver saputo mantenersi sincero e essersi dimostrato capace di arrivare ai motivi fondumentali che costituisco-no la nostra essenza. Non credo che i poeti dia-no vita ai loro palpiti segreti solo per i complimenti di papa e di mamma, dei cento iniziati, dei died raffinati Imongustai della rima; (che allora siiperflua sarebbe la pubblicazione). Ne mi sem-bra logico. L'arte e tale in quanto nesce a commuovere tutti indistintamente: I'igno-rante ed il colto, il contadino e U principe, il giovane ed il vecchio. Ne esiste alcuna opera umana ritenuta artisti-ca soltanto da una esigua mi-noranza (i competentoni) — salvo certa pittura moderna della quale pero si potrebbe fare questo stesso discorso. II poeta, il vero poeta e un essere superiore a contatto del grande segreto che regola il mondo ed i cieli ed ha la missione di rivelarlo e reiv-derne partecipi tutti gli altri uomini meno favoriti di lui. Questo e I'unico scopo al quale deve mirare, ma e ov-vio che per far cid in senso lato, il suo linguaggio ha da essere piano nudo schietto essenziale, senza ricercatezza alcuna. Si guardino per un attimo le opere d'arte lasciateci in ereditä dai maggiori aj-tisti di tutti i tempi. Le pitture di Raffaello, le sculture di Michelangelo, i bronzi del Cellini, le mustche di Verdi, i sonetti di Dante (Tanto gentile e tanto onesta pare — la donna mia, quand'ella altrui saluta...), piacciono a tutti perchi' tutti si sentono com-mossi dalla loro profonda umanita e sincerita; perche il loro linguaggio e elementare, accessibile alle intelligen-ze anche dei piu umili. Di co-Iwo doe che costituiscono il popolo, la massa, e che perdö non sono da disprezzare. Ž ovvio dunque che l'arte per esser tale non ha bisogno di formule sibilline. Anzi di-rei Vopposto: che ha bisogno di formule solari, cosi da riu^ scire assimilabile e piacevole a chiunque le si avvidni alio scopo di cercare un conforto, un raggio di luce, una spe-rnnza. Prendiamo I'esempio dalla Natura, Madre e Mae-stra di tutti noi. Essa a gli occhi del piu misero e me-schino uomo appare bella in tutte le sue forme: bella di quella bellezza semplice che subito scende al cuore e vi desta Vammirazione senza limiti. Perche i poeti vogliono far in modo diverso da lei? Perche non scrivono senza la preoccupazione di mostrarsi originali, in preda a sollecita-zioni favolose, viventi in un mondo sconosciuto agli altri, colmi di pensieri conturbanti? Temono forse che la sempli-cita sia nemica della bellezza? Temono forse che I'ingenui-td si tramuti in banalita? 0 cercano a tutti i costi di sem-brare moderni abbandonan-dosi a sfoghi astrusi dopo aver inutilmente calcato le vie comuni? II termine di paragone per hi poesia moderna e quella antica, tuttora viva e grade-vole grazie appunto al suo valore. Esempi dd bello scri-vere dei grandi poeti? Ne son piene le antologie, perdo e inutile riportarne qui. Al contrario — poiche nelle antologie credo non ci sia ancora e spero non d sara mai — cito una poesia (?) di Aglau-co Ca^adio comparsa su «Me-ridiano di Rama> del 23 mag-gio 19 A3. E ascolto il sangue L'accusa ž qui: sui vetri istoriati dal gelido vento del nord. E ascolto il sangue che mi muore adagio. Come I'edusu atremata avvinta a quel sarmento che I'o-rto-scrolla, 80 che iin ragno [lano e in agguato tra i cardi, Dopo aver letto e riletto con attenzione tutte queste belle cose, alcune domande mi vengono spontanea. Qual'e I'accusa? Come si fa ad ascoU tare il sangue? Che cosa c'entra I'ortolano con il gelido vento del nord? In quanto ai cardi che costituiscono il nascondiglio del ragno in agguato, e chiaro che debbo-no avere un significato ben predso. Ma quale? Si e di fronte ad un'accusa, ai vetri, al vento, al sangue morituro (non fiori, ma opere di bene), aU'edusa, al sarmento, all'or-tolano, al ragno ed ai cardi. Forse mescolando il tutto si riusdrebbe ad ottenere qualcosa di commestibile, non certo di poetico. Ed a questo punto mi pare opportuno riportare un brano della camerata E. Schneider tolto dalla recensione d'un volume di poesie di Stefano Landi: . .11 lettore cozza contro la farraginosita delle parole oltre che dei pensieri ... Uno Stile contorto, rotto, dal cui intrico non ba-sta una buona conoscenza dell'analisi logica per estrar-ne intatto il significato, cosi gelosamente custodito dal-I'astrusita e daU'astrazione. Come possiamo chiamare dunque poesia un linguaggio COSI aggrovigliato cui il lettore non pud accostarsi senza indispettirsi e perdere la pa-zienza? La poesia, e anche e anzitutto la buona poesia di pensiero, deve avere in se la forza di trasportare chi vi si accosta nelle alte sfere del-I'umanitd ... Altrimenti non e pill poesia, diventa gioco di virtuosismo, non espres-sione di supremo intelletto-». E dopo di do voglio citare anche un pensiero di Ezio M. Gray circa alcuni versi di Ungaretti. «Nulla di meno ermetico: nulla di piu lumi-nosamente umano, in questa pura essenzialita che discar-na la parola ma le conserva lo scheletro possente del pensiero e, perche no?, del senti-mento. Arte segreta? Forse. La e deir«Ambrosio», i cui soggetti si scostavano rara-mente da un ingenuo prose-litismo di scuola morale, si scandalizzo assai prima d'in-teressarsene. Ma verso il 1912 anche la produzione italiana dovette ispirarsi a questo clima, al solo scopo di fronteggiare la concorrenza commereiale. Gli spettatori dovettero rinunzia-re al ricordo del nobile cuore del medico e della sublime onesta del vagabondo, per abituarsi a Febo Mari, Alberto Pasquali e Romano Calo, che primi furono a lanciare sullo schermo i ruoli di pal-lidi esteti e usare nelle dida-scalie un linguaggio nuovo, pretenzioso e fiorito. Cominciö cosi a trionfare I'operetta Viennese e le mu-siche di Lehar e di Fall, de-stinate a cullare gli amori, i pensieri folli di ricchezza, di successo, di danaro e di po-tenza. Intanto Carrieri inqua-drava graziosamente gli ufficiali da palcoscenlco con pan-taloni azzurri e alamari rossi, spalline di smeraldo e scia-bole d'argento, capaci di ballare sulla superficie di un tamburo, lanciare dardeg-gianti occhiate alle donne e baciare la mano alle signore. Poi I'eroe, da militare, di-venne civile. Arrivo il pro-fessionista, il giovane distin-to e il nostro schermo abbon-dö di volitivi e tacitumi in-gegneri dall'animo teso nello sforzo di riuscire, tenendo I'amore in grande disprezzo. Questo temperamento fini per culminare nel suo oppo- sto, doe nel massimo della costrizione fisica e morale, nel costume, nella maniera di vivere, di parlare, di espri-mersi. Basti ricordare Mario Bonnard che nel film «;Me-morie dell'altro sedeva al-I'organo irreprensibile e so-stenuto come se avesse un bastone nei fianchi, in modo tale che le sue ammiratrici, non potendo convincersi di tanto stile, pensarono che egli portasse il busto come il protagonista del celebre romanzo ';:Bel Ami> di Guy de Maupassant. Alia fine di quest'epoca la moda femminile della jupe-culotte domino incontrastata il capriccio delle donne e i sensi degli uomini. Questo abito, il piü succinic e parsi-monioso che le figlie di Eva abbiano mai portato, stretto come appare alia base da xuia fascia di velluto straordina-riamente serrato ed aderente, faceva sembrare le donne tante baccanti abbindolate ed inesperte. Ma proprio con quest'abito poco meno che in-decente calo quasi tutta la romantica psicologia della Bertini e della Menichelli. Questa esuberanza, nel vi-zio come nella virtii, era propria dei tempi e rispecchia-va, oltre la nientalita del popolo, il clima' politico-sociale deiritalia giolittiana. La passione del giuoco at-tanagliava il vitaiuolo; le cam-biali venivano date in paga-mento e le doti delle sorelle sfumavano al baccara, men-tre le poverine supplicavano in ginocchio il fratello scia-gurato. Montecarlo, i croupiers, gli alberghi di Nizza, Francesca Bertini davanti alia roulette e Alberto Collo con I'imman-cabile monocolo, comparivano in ogni film quali indispensa-bili requisiti di successo. Anche le imbandigioni ave-vano il gusto pagano e si chia-mavano scherzosamente aga-pi. Nelle didascalie dell'epoca erano tragiche e chiude\ano, sempre il primo tempo con I'orgia in casa del Nerone. Questo regime era poi quello delle cosidette que-stioni di onore. Gli uomini offesi si facevano sventrare atrocemente sul terreno e le donne finivano per chiudersi in case senza finestre come in una novella di Balzac. Emilio Ghione si batteva al-I'alba, in una radura del bo-sco che era il Valentino o Villa Borghese, e la donna arrivava in vettura all'ultimo momento, in gran toletta da sera, con gli occhi cerchiati perche aveva passato la notte insonne. Intanto le donne fatali ini- ziavano la loro epopea. Ac-canto alia bella Otero ricor-diamo Lina Cavalieri rapita da un rajah e poi incoronata principessa da un nobile rus-so che stampa, in suo onore, biglietti da cento nibli col suo ritratto. Piü tardi le attrici italiane tentarono nella vita di darsi a simili follie. La Karenne attendeva di girare, nei teatri di posa, distesa su una pelle di leopardo, la testa vicina a quella della belva; la Menichelli guardava lontano lungo il mirino inesistente di un chilometrico bocchino, men-tre la De Fleuriel portava in bocca tre brill anti, al posto di tre denti che le mancavano. Poi viene la volta della mondana. Mentre oggi cerca di farsi aprire un negozio dal suo ricco protettore per poi sposare I'ex camplone di bcv xe i cui garretti non sono piü validi, allora si chiamava Grazia Duplessy, altrimenti detta la «Signora delle Ca-melie , che immolava, alia fine, la sua vita per Armando Duval. Ma ella sapeva generosa-mente immolarsl per I'amore e sullo sfondo della neve che cadeva. proprio allora, davanti al balcone. moriva alfine di tubercolosi. 11 cinema d'avanguerra ha tre volte ripetuto la storia della Traviata: una prima edizione con protagonista Vittorina Lepanto, una seconda con Hesperia, una terza con la Bertini. Piü tardi vedremo invece le fatali donne italiane appa-rire come innocue fanciulle romantiche; oneste madri di bastardi incolpevoli, anziehe creature di peccato e perdi-zione. Questo il cinema italiano dal 1911 al 1914. Interni oscuri, tappeti e cortinaggi con piante verdi e innumerevoli quanto bizzarri ninnoli sparsi ovunque nelle stanze. In uno di questi interni, attraverso un'anticamera a vetri, appariva la donna ca-lamitosa e fatale. Si fermava sulla soglia, poi, affranta, sedeva al piano, ove misurava ottave inverosimili quasi senza sfiorare la tasti era. Dopo breve sosta si alzava insod-disfatta, fremente e incombu-sta. Tornata alia soglia una seconda volta, non per uscire ma bensi per appoggiarsi all'architrave, scioglieva le chiome e cominciava a sof-frire. II deliquio si perpetua-va fino a quando cedeva I'onu-sto tendaggio, mentre, sotto il suo peso, traballava la pare-te di cartone col marchio della casa produttrioe. Entrava allora il primo at-tore, dal volto sprezzante e beffardo e dalla cravatta irresistible. Nel veder soffrire il suo amore non se ne dava per inteso; inarcava le so-pracciglia e roteando le pupille gridava: champagne. Aveva i capelli lucidi e basta. Tutt'al piü fumava sigarette estere e sorrideva cinicamen-te, come un duca o un principe, perche il gusto del cinema differiva poco dal romanzo di appendice; ove il niolo del seduttore non era concepibile senza il presun-tuoso orpello del titolo nobi-liare. In questo modo il cinema italiano abbondava di femmine tentacolari, di uomini re-frattari, di smagriti ufficiali stendhaliani e romantici zer-binotti dalle infinite ebbrez-ze, paladini della cinemato-grafia italiana di allora, che rispondevano ai nomi di Tul-lio Carniinati, Luigi Serventi, Alberto Nepoti e Gian Paolo Rosmino. Ma soprawenne la guerra e I'uomo fu ricondotto alia sua giusta proporzione, in quanto la guerra disperse gli Ultimi regni dell'intemperan-za e del romanticismo. Vedremo in un prossimo articolo come, svanito questo clima eccezionale, il film italiano non abbia piü ragione di sopravviverle; per cui la trisi del 1921. Crisi del resto necessaria, perche servi a dare un in-dirizzo alia cinematografia nazionale, formandosi cosi uno stile ed un carattere proprio che, se non fu subito perfetto e non raggiunse al momento gli scopi necessari, 'cominciö almeno a liberarsi , da tutte quelle influenze eso-tiche con le quali aveva di-sgraziatamente esordito. Mario Umili LEGIONI E FALANGI Rivista d'ltalia e di Spagna DIRETTORE: G1ÜSEPPE LOMBRÄSSA Si pubblica il 1" di ogni mese. Ogni fasclcolo casta L. 2.-. Abbonamento annuo L. 22.-. 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Istanta-neamente s'accende nel vasto prato un movimento insoli-to: un istruttore allinea un gruppo di ragazzi che, sul-l'attenti, salutano l'arrivo del Vice Comandante Federale che ci e di guida in questa visita, un ufficiale si stacca dalla tenda del Comando cor-rendoci incontro, due o tre balilla che armeggiano intor-no alle brande da campo scat-tano nel saluto regolamenta-re. Le tende si alzano, blanche e simmeti-iche, nel pia-noro lievemente digradante 11 ti-illo del telefono scuote ogni tanto il silenzio estivo. Ci avviciniamo anche alle cucine, difese da una barri-cata di ceste d i erbaggi fre-schi, sacchi di provviste, pen-tole in bollore. 11 Comandante s'informa della lista del giorno, paternamente. In un angolo, una cucina da campo monumentale gracchia in sor-dina sotto i coperchi fumanti. Ci informano che e una vec-chia cucina austro-uiigarica della guerra 1915—18 che a,ncor oggi resiste al tempo, con ostinazione prettamente militaresca. Infatti le due ruote, ormai inutilizzate, evo-cano un lungo curi'iculum di marce e soste, di efficienza sotto i bombardamenti e nel-la mischia: anche le cucine da campo hanno una storia gloriosa, si sa, peccato pero che di solito gli uomini in- Forvorc inattutiiio al Campo Tivoli chiuso da una cerchia di al-beri secolari. Verde e azzurro ' si amalgamano in una tinta composita che vibi-a d'insolita ' lucentezza, sospesa tra il pra-1 to e il cielo fermo; probabil-mente di sera, stesi immobili nei lettucci da campo, i ragazzi riescono a individuare i moti delle stelle, difese sol-tanto dalle grate di tela delle finestrelle. Nelle tende I'ordi-ne e impeccabile: gli zaini affardellati appoggiati ai cu-scini, i letti rifatti con cura, i gli effetti personali dissimu-lati accortamente. 1 moschet-ti stesi attraverso i letti fan-no buona guardia alle tende desei-te. 11 Comandante si sofferma sulla soglia d'ogni tenda, scruta all'interno, s'inoltra per rendersi conto minuta-mente degli infiniti partico-lari della vita del campeggio. E intanto ce ne spiega, con voce pacata, I'organizzazione, il funzionamento. Apprendia-mo che la vita giornaliera del CamjK) e qu a cul hanno assistito i Balilla del 1« Campo graduati e i bimbi delle Colonie climatiche di Rakovnik, šiška e Kolmann. I piccoli hanno fatto una festosa accoglienza ai protagonisti di «Piccolo lord» e «Mandiamola a Lubiana» ed hanno applaudito calorosa-mente con il piü vivo entu-siasmo. 01336131 L'Alto Commissario - Segretario Federale visita rOspedale Müitare ed ii campeggio delia G.I.LL. Nella mattinata di giovedi 22 corrente I'Alto Commissa-rio — Segretario Federale di Lubiana ha vlsitato I'Ospe-dale Milltare. L'Ecoellenza Lombrassa, ri-cevuto dal Ten. Colonnello Longo, Direttore dell'Ospeda-le, si 6 soffermato lunganaente in ogni corsla al capezzale del degenti ai quali ha chie-sto notizie sul loro stato di salute e sulle condizioni delle loro famlglie, inoltre portan-do il saluto del Partito. Ovun-que la sua visita 6 stata sa- lutata daU'entusiastica rico- noscenza del gloriosi degenti. » » • Nella stessa giornata I'Ec-cellenza Lombrassa si e recato a visitare 11 campeggio che 11 Comando Federale della G. I. L. L. ha allestito al Parco Tivoli e di cui abbiamo diffu-samente parlato in altra pagina. Accompagnato dal Vice Co-mandante Federale, I'Alto CommLssario - Segretario Federale, si ö vivamente inte-ressato della vita che i ba-lilla e gli avanguardisti tra-scorrono lietamente, ospiti del campeggio. Atti TcdtcaU Novimento Gerarchi NELLA U ZONA: Col giorno 30 giugno c. a. il fascista Sturnich Benia-mino ha cessato dairincarico di Segretario del Centro del P. N. F. di Brezovica e rientra alia sede di provenienza. NELLA IIa ZONA: In data 1" giugno il fascista Marchi Ferruccio ha cessato dairincarico di Segretario del Centro P. N. F. di Rakek. In sua sostituzione 6 stato tra-sferito il fascista Cecchi Oscar. Col giorno 10 luglio il fascista Ravazzi Giuseppe ha cessato dalla carica di Segretario del Centro del P. N. F. di Stari Trg di Longatico ed 6 rientrato alia sede di provenienza. NELLA Ilia ZONA: In data 30 giugno c. a. il fascista Guarnieri Erminio, Segretario a disposizione pres-so questa Federazione, giä Segretario del Centro del P. N. F. di Kočevska Reka, ha cessato dairincarico ed e rientrato alia sede di provenienza. NELLA IVa ZONA: In data 1" giugno il fascista Varini Alfio 6 stato trasferito dal Fascio di Combattimento di Novo Mesto a quello di Longatico. In sua sostituzione Č stato no-minato il fascista Goitre Bartolomeo. Col giorno 8 lugho 1943-XXI il fascista Guerra Ne-sto, Segretario del Fascio di Combattimento di St. Jernej, ha cessato dalla carica ed e rientrato in sede di provenienza. II fascista Pomante Aurelio proveniente dal Comando Federale della GILL col giorno 15 luglio ha cessato dairincarico ed 6 rientrato alia sede di provenienza. Attivi^a dtL TasU TemtniniU sia airospedale Militare che presso il Dopolavoro per le FF. AA. Dovunque le Gerarche del Fascio femminile, sempre ac-compagnate da Autoritä militari e dal rappresentanti del Partito, hanno reso omaggio ai cimiteri di guerra. ATTIVITA' DEL DOPOLAVORO PROVINCIALE L'Ufficio Stampa del Dopolavoro Provincial comu-nica: Durante la scorsa settimana il Dopolavoro Provinciale ha svolto la seguente attivi-tä a favore delle Forze Ar-mate: 12 luglio: Spettacolo d'arte varia effettuato a Borovnica dalla Compagnia «Tommei» — Spettacolo cinematografi-co in sede a favore delle FF. AA. — Militari assistiti al Posto di Ristoro e alio spac-cio FF. AA. con la distribu-zione di generi a pagamento n. 1311. 13 luglio: Spettacolo cine- Visite agli Ospedali Militari Nei giorni scorsi la Fidu-ciaria Provinciale del FF. FF. e le Segretarie delle Massaie Rurali e delle Operaie e La-voranti a domicilio hanno vlsitato gli Ospedali Militari di Črnomelj, Longatico, Grosuplje e Lubiana. A tutti i degenti le Gerarche hanno por-tato, con i loro doni, il saluto affettuoso del Segretario Federale e le espressioni piu vive della loro fraterna solida-rietä. In particolare hanno sostato accanto al lotto dei degenti siciliani avendo per essi parole di fede profonda e di romana fierezza. A Črnomelj 11 quintetto -r-tistico del Fascio femminile ha svolto un gradito pro-gramma di musiche e canzoni Da Črnomelj Si 6 compiuto in questi giorni un anno dall'inaugura-zione del Dopolavoro Comu-nale e delle Forze Armate di Črnomelj. II Dopolavoro 6 stato adattato nella ex sede del Socol, trasformata intera-mente in edificio di stile moderno, munito di tutti i ser- matografico in sede per FF. AA. — Al Posto di Ristoro ed alio spaccio FF. AA. sono state assegnate n. 32.000 carto-line in franchigia per la di-stribuzione ai militari — Militari assistiti al Posto di Ristoro e alio spaccio FF. AA. con la distribuzione di generi a pagamento n. 892. 14 luglio: Spettacolo cine-matografico all'Aeroporto. — Spettacolo cinematografico a Cocevie. — Militari assistiti al Posto di Ristoro e alio spaccio FF. AA. con la distribuzione di generi a pagamento n. 1023. 15 luglio: Spettacolo cinematografico in sede a favore delle FF. AA. — Militari assistiti al Posto di Ristoro e alio spaccio FF. AA. con la distribuzione di generi a pagamento n. 1324. 16 luglio: Spettacolo cinematografico in sede per FF. AA. — Militari assistiti al Posto di Ristoro e alio spaccio FF. AA. con la distribuzione di generi a pagamento n. 812. 17 luglio: Spettacolo cinematografico a Ribnica per FF. AA. — Spettacolo cinematografico a Cocevie per FF. AA. — Militari assistiti con la distribuzione di generi a pagamento n. 922. — Spettacolo cinematografico all'Aeroporto. 18 luglio: Spettacolo cinematografico in sede per FF. AA. — Spettacolo cinematografico a Cocevie e Ribnica per FF. AA. — Militari assistiti al Posto di Ristoro e alio spaccio FF. AA. con la distribuzione di generi a pagamento n. 1413. Ovunque gli spettacoli sono stati accolti dai camerati in grigioverde con entusiasmo. Si svolgono pertanto nella settimana in corso altri spettacoli in diverse localitä della provincia. vizi necessari all'esplicazione della sua attivitä. Pure la piazza prospiciente il Dopolavoro ä stata modificata ed abbellita, assumendo la deno-■minazione di Piazzale del Lit-torio. Con questa nuova sede il Partito ha potuto svolgere una proficua attivitä a favore degli iscritti al Dopolavoro e , delle Forze Armate, con un programma di assistenza e di I ricreazione. Črnomelj: la sain di ritrovo del Dopolavoro FF. AA. Le seguenti statistiche val-gono ad illustrare l'attivitä svolta: n. 257 spettacoli cine-matografici, dedicati per la maggior parte alle Forze Armate, n. 13 rappresentazioni per la G. I. L. L. e numerosi spettacoli teatrali e di va-rietä. Contemporaneamente sono stati adibiti a sedi del Parti- to e della G. I. L. L. altri due t caseggiati prospicienti il Piaz- ' zale del Littorio, sedi che ri- ; spondono alle esigenze di as- j sistenza del Partito e della . G. I. L. L. a favore dei proprii 1 organizzati. In questi giorni la Casa della G. I. L. L. 6 stata attrez-zata ed adattata a color.ia I elioterapica. PER I COMBATTENTI CORRISPOWDEWZA du tniiiiaci Sold. Cardinal! Francesco — P. M. 100. Ti informiamo che rasattoria di Frosinone, da noi interesSa-ta, ha deliberata la sospensione del pagamento della tassa sul celibato che ti era stata appli-cata. Sold. Cosumano Vincenzo — P. M. 59. II Comune non ha concesso il sussidio ai tuoi genitori perche e risultato chs tuo fratello e in grado di prowedere al loro mantenimento. Fante Tola Salvatore — P. M. 59. II Comune non ha concesso il sussidio ai tuoi genitori relati-vo a tuo fratello FUippo perche non risulta che gli stessi vives-sero a carico di detto tuo fratello. . Sold. Aita Raffaele — P. M. 100 II cumulo del sussidio militare e del soccorso per emigrato non 6 consentito dalla legge, per cui non si puo richiedere al Comune di Morano Calabro quello Che desideri. SLOVENIA ITALIANA MOKRONOG Durante un'operazione di rastrellamento sianio arrivati a Mokronog, paese nel Dolenjsko, grazioso ed anche importante per la sua grande conceria di pellami, forse la piu grande della Slovenia ita-liana. Poiche abbiamo potuto sa-pere un po' della sua storia e poiche crediamo che non sia male far conoscere qual-che localitä di questa terra slovena che il valore ed il sa-crificio del soldato italiano hanno saputo date alia ma-dre P atria, ci e venuto il de-siderio di scrivere qualche cosa su questo paese. Giace Mokronog adagiato ai piedi di monti e colline dai dolci declivi che lo circonda-no da tre lati con boschi e boschetti, che offrono tin ameno spettacolo di incompa-rabile bellezza naturale. Nella splendente giornata primaverile il sole illumina la lussureggiante vegetazione CINEMATOGRAFI L U Bi A 1 A Rapprasenlazioni: giorni (eslivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - giorni feriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA I'arte un treno e comincia un amore. Arriva un Irono c ai ini/Ja una nuova, indiavolata, piccante uvveutura „Avventura di lusso" con Leny Marenbach, Lucie Englisch, Ferdinand Marian. Spettacoli alle ore 14. 1Ü, 18, 20. Segue : „FUOCHI DI GIOIA« MATICA L'amabile e bella Katalin Ka-rady nel film di produzione imgherese Jon cliieileriiii clii sono sia Un trama moderno con un'av-vincente storia d'amore tra pia-cevoll intermezzi di rausica e canto. UNION Un film emozionante „Una noiie dopo 1» it opera Beatrice Mancini, Neda Naldi, Nino Doro. MOSTE Jean Cabin e JoseHna Baker in un film brillante „VENUS NERA" e un nim giallo „AVVENTURIERI" Ivnn Petrovič. IIa Rina_ KODELJEVO Un film drammatico e appassionante „GIACOMO L'lDEALlSTA" e una commedia brillante „5 milioni in cerca d'ereditä" Attore prindpale: Oskar Sima In ogni orto-giardino, sui davanzali e sui balconi delle case, anche delle piii umili, si possono ammirare fiori e piante ornamentali che ralle-grano lo sguardo e ci fanno pensare che un popolo, cosi amante dei fiori, deve pur avere un animo gentile e che e un vero peccato che, per colpa di pochi banditi, deb-dei boschi, i campi circostanti. mcisa la data del 1569 che si ritieite sia quella della sua costi-^uzione. Non ci e stato possibile sapere chi lo fece costruire, dato che dalla data della S7ia costruzione ad oggi ha cambiato vari proprieta-ri. Nel 1700 fu dei baroni Schernburg e qualche anno dopo passd ad una certa Emma che divenne santa. Una Scarpa di questa si conserva, stando a quel che ci hanno detto, al Museo di Lubiana. Fu nel 1900 del Barone Berg e poi ancora del barone Ludvik Berg nel 1902, il qtiale lo rivendette a due ricchi com-mercianti Bahovec e Hladnik per 250.000 goldinari. Cam-bid ancora molti padroni fin-che passd alia Banca di Cre-dito di Lubiana. Attualmente e del proprietario della Conceria Kalin, la ciminiera della quale sembra un gigante-sco punto esclamativo pianta-to nel cuore di Mokronog. La bella Chiesa parrocchia-le di S. Egidio fu costruita circa 120 anni or sono per conto di un abitante di Mokronog in scioglimento di un voto per essersi salvato da un naufragio. Sul Monte žalostna Gora — Moyite Triste — vi e un bel tempio costruito nel 1559, anche questo in prosciogli-mento di un voto fatto da un ricco contadino il quale era gravemente ammalato e la ctii guarigione pare sia da attnbuirsi alia Mater Dolorosa che si venerava in una umile cappelletta posta ove ora sorge il tempio. ba ora soffrire tanto acerba-mente. Al cadere della sera si puo godere la bellezza del tra-monto quando il sole declina dietro i monti lontani, colo-rando stupendamente le nubi che vagano per il delo. Le sagome dei monti si stagliano come ciclopico ba-huirdo contro il delo che cambia di minuto in minuto di colore, man mano che il sole scompare. Abbiamo potuto ammirare il paese anche in mm notte di plenilunio: 1'effetto e vera-mente suggestivo. La luna lascia cadere i suoi raggi sui tetti a spioventi, dai quali pare scivolare come materia fluida. Oscura e Vorigine del nome del paese. Mokronog significa «piede bagnato». Una leggenda narr a che un conte bavarese venne a visitare il paese e quando i suoi vassalli andarono ad osse-quiarlo avevano i piedi nudi e bagnati a causa della piog-gia. Al vedere questo il conte esclamo: — Ma voi siete dei «mokronajzarji!» ossia dei piedi bagnati. C'e invece chi dice avere origine questo nome dal fatto che, essendo il terreno molto acquitrinoso gli abitanti si trovano, per conseguenza, ad avere i piedi bagnati. Sulla torre quadrata, che sorge quasi al centro del paese, vi era wia volta uno stem-ma rappresentante un piede immerso nel fiume Mirna. II nome Mokronog era giä conosciuto nel 1200. Nel IJfOO, nel luogo ove ora e il castello, vi era un con-vento di frati di non so quale ordine. Sul portale del castello e Prima della guerra, nel giorno di S. Bartolomeo, af-fluivano a žalostna Gora mi-gliaia e migliaia di pellegrini provenienti da tutte le regio-ni della Jugoslavia. Pare che durante questo pellegrinaggio si combinasse-ro molti matrimoni poiche la leggenda dice che chi si fi-danza in questa stagione sara felice per tutta la vita. Nell'interno del tempio vi sono molti quadretti votivi, ingenuamente dipinti, rappresentanti incendii, naufra-gi, ecc. Vi sono anche dei pregevoli affreschi. Bellissi-mi i quadri della Via Cruds che sono stati dipinti da un pittore italiano. Vtcinissima al tempio e una chiesetta detta della Sca-la Santa perche nell'interno vi e una scala che, ad imi-tazione di quella di Roma, viene salita in ginocchio dai fedeli. Alia sommitä della scala e una piccola campana e il popolo dice che se la si suona mentre si esprime un deside-no questo viene esaudito. Non sappiamo se cid sia vero. a riserviamo di farne la pi-ova... E, per finire, diremo anche che in una casetta sul monte žalostna Gora vi e un muro sul quale i partigiani avevano disegnato una grande falce e martello e scritto: €Smrt fašistom!» (a morte i fascisti). Noi abbiamo can-cellato tutto accuratamente ed ora al posto della falce vi e un bel fascio littorio ed al posto della frase una Cami-cia Nera ha scritto: «Duce, ti seguiremo ovunque!-» E questa e la storia piu re-cente di Mokronog. C. Sq. Ugo Ceccherini ficmta Ujuta ŠABATO, 24 LUGLIO 1943-XXI aforismi:di guerra -to una pro-fondissima ferita. Achille, sii forte ed astuto, ricordati quello che ti dice un tuo fratello piü vecchio di te: forte ed astuto. Difendi la nostra Isota e fai per me quello che io in questo momento non posso fare. Motto pagherei per trovarmi ora a te vicino e poter combattere a fianco a fianco. Ma tu sat meglio di me qiietto che in questo momento dovrai fare, ricordati di essere siciliano net vero senso delta parola, sii vendi-cativo ed astuto, crudele se occorrera, forte sempre. It mio cuore di fratello ti segue ovunque, sono con te Achille e ti giuro che queste parole vorrei dirtele da vicino. II destino ha votuto che fossi tu ad avere I'onore di combattere per difendere la nostra betta e tanto amata terra, ta terra del nostro grande padre, ta terra di nostra madre, dei nostri nonni, di tutta ta nostra famigha. Sicuramente non c'e bisogno che io ti dica di aver fede anche se le cose dovessero andar male, sicuramente tu hai tanta fede quanta ne ho io. Noi ci compren-diamo,non e vero Achille?Noi che in questo momento abbiä-mo I'onore di vestire it grigio-verde, solo noi, forse, abbia-mo la fortuna di comprendere in pleno e di vivere dispera-tamente, lottando, combatten-do, gloriose giornate. Pensa che i tuoi sacrifici sono stati affrontati giä dal caro babbo, pensa che lui ci insegno ad amare e difendere ta nostra Isota. II suo esempio ti pos-sa seguire netle vicissitudini giornatiere. Ti tascio ed an-cora una votta ti ripeto di essere siciliano in tutto, sii degno del momento. ■ Ti bacio con affetto e ti seguo col cuore tuo Domenico». Sara bene ritornare un momento al significato intrinseco di «eroe, eroismo, valore» poiche I'abuso di tali termini ne ha illanguidito e menomato il senso piü vero. Oggi di chi muoia per azioni bell'che si dice che ä caduto da valoroso, non importa se la morte sia causata, putacaso, da una pal-lottola randagia mentre uno sta to-gliendosi il fango dalle scarpe o se una raffica di mitraglia abbia straziato il petto di chi va all'as-salto. E' bene onorare la memoria di quant: offrono la vita alia Patria, ma 6 un male volerli porre tutti sullo stesso livello, ch6 allora quel-I'alone di leggenda che accompa-gna sempre il ricordo d'un eroe non si sa piü a chi debba appar-tenere. E non c'e niente di cosi triste come I'uniformita grigia, la mancanza delle eccezioni, la ridu-zione ad un unico comune deno-minatore. O TUTTI EROI O TUTTI MORTI, scrisse sul muro d'una casa mezzo diroccata un ignoto della prima guerra mondiale; ma quello era un incitamento, una promessa, non una constatazione di fatto; ed ov-viamente si riferiva a quel caso ben preciso, specifico, fuori del normale, addirittura unico. Non si rattristino i parenti dei Caduti in guerra, abbiamo tutt'allra intenzione che negare ai loro mor-ti la nostra schietta riconoscenza, il nostro amore conscio e profon-damente radicato nel cuore; cer-chiamo solo di togliere dalla massa quei piü meritevoli e tributar loro il devoto omaggio ed il ringrazia-mento che ad essi vanno ricono-sciuti in maggior misura che agli altri. Perciö distinguiamo bene i veri eroi da coloro che erol non pote-rono manifestarsi. Ed appunto in-tendiamo qui pariare di questi Ultimi che per mancanza di pre-paiazione, di guida, di cognizione putica non riusclrono a fare quel passo, quel gesto magari di lievis-slma entitä che sono sufficienti a dare la gloria. Essere eroi. Con ciö non si pre-tende che tutti i combattenti di-vengano Medaglie d'Oro (allora si cadrebbe nella giä deprecata uniformita) ma si cerca di fare in modo che invece di costituire I'uno per mille, qu6sta schiera di eletti si moltiplichi fino a diventare il dieci, venti per mille. E' Vero, quando ci si trova nel-I'attimo supremo di dover disporre del nostro essere viene spontaneo I'impeto di offrirsi al probabile olocausto, come si rivela pure spontaneo il gesto di cercare pru-dentemente un riparo. Colui che si offre e I'eroe nato, che in ogni impresa difficoltosa e primo, che ha il cuore generoso e I'animo no-bile, non solo in guerra ma in ogni contingenza della vita. Ma non e detto che pure I'altro che s'appiatta al suolo non possa a sua volta, oggi o domani, scat-tare per primo. Perche tutti abbiamo nascosto dentro di noi, quando piü in fondo quando in affiora-mento, un desiderio segreto, sco-nosciuto, inespresso, timido, di sol-levarci verso I'alto, di assurgere ad una purezza celestiale, di tro-varci in un mondo piü grande nella grazia del Dio Supremo. Tulto sta a trovar la via migliore, la spinta primitiva, il quid indispen-sabile per Tabbrivio, quel minimo coefficiente di fegato si da scartar ogni senso di paura. Quanti non sperimentarono personalmente di trovarsi a compiere un atto coraggioso con un piccolo sforzo iniziale? Era bastato vince-re il leggero sgomento, era bastato dimenticare la nostra natura terrena e lasciarsi trasportare poi dall'entusiasmo subito dopo venu-to in aiuto del cuore titubante. Punto cruciale: superare I'osta-colo solo apparentemente insor-montabile del trarsi fuori dalla nullitä. Problema: insegnare il modo di riuscire a ciö. Soluzione: fondare la scuola del-I'ardimento. Perche tante volte non si sa «come» fare il primo passo, pur avendone la forza, pur essende pregni di quell'ansia che fa capire I'avvicinarsi dell'istante temuto eppure agognato. E spesso e solo la timidezza di trovarsi diverso dagli altri, un gradino piü sü, che ritiene I'uomo schivo dal mutarsi in eroe. E' la scuola del coraggio che si auspica. Quante cose si insegnano oggi nei licei, nelle universita o nelle medie? E quanti giovani per contro sentono I'imperioso bisogno di sentirsi piü sicuri di se, piü forti moralmente, piü pronti ad affrontare la grande incognita della guerra? Cultura militare? Corsi premilitari? Ma servono a tutt'altro scopo tali rami dell'insegnamento odierno! Saggezza teorica I'uno, istruzione disciplinare I'altro. La nuova scuola dovrebbe iniet-tare in ciascuno la coscienza pre-c'sa del proprio valore individuale, la fede ardente capace di portare I'anima al di fuori del corpo, la certezza d'un assoluto bisogno di libertä lontano dalle subdole piacevolezze terrene, la cognizione della bellezza sovrumana di una offerta di se e di una rinunzia di se; di una offerta della propria came per la grandezza della Patria e di una rinunzia della propria vita fatta di agi casalinghi, di amor familiare, di gioia del creato. Che in fondo e tutta qui I'essen-za dell'eroico: la capacita di scor-dare I'egoismo che alligna in noi, di calpestarlo, di sopraffarlo. Solo quando il nostro amor proprio si sara tramutato od ampliato in amor fraterno, amore per I'umani-tä che ci sta a cuore, solo allora ci rallegreremo di poter dire «io sono degno». ' Ma sbaglierebbe chi credesse di dover meliere in cattedra, per le-zioni di tal genere, un vero eroe di guerra, che esso non avra certo la capacita di far da maestro, a meno che non si tratti di persona assai coUa e versata al difficile compilo dell'insegnamento didat-tico. Un militare decorato per atti di valore potra tutt'al piü raccon-lare la sua avventura, spiegare lo stato d'animo nel quale si trovava, rivelare i suoi pensieri in quell'at-timo che avrebbe potuto essere 1 ultimo della sua vita, scoprire interamente i sentimenti dei quali fu preda, dire perche e in che modo fece quel che fece, ammesso che lui stesso se ne sia reso conto Ii per Ii. E certo anche questo sarä molto utile per I'entusiasmo e I'emula-zione che susciterä nel giovane udilorio. Ogni essere umano infatti nutre immensa ammirazione per chi, piü bravo di lui, ha raggiunto il successo, la gloria! E cerca con ^e inlere sue forze di imitarlo equi-pararlo sorpassarlo se possibile. E compira qualslasi sacrificio pur di non essergll da meno. Scuola d'ardimenlo dunque, e si lascino pure pariare coloro che vogliono Eostenere a spada tratta come e qualmenle il miglior in-segnamento si debba avere sul campo di baltaglia. L'esperienza di-relta ä davvero una bella cosa, vale certamente cento volte piü la pratica che la teoria, d'accordo, ma se uno si mettesse a diguaz-zare da solo su una spiaggia im-parrerebbe a nuotare, si, pero per diventare un campione avrebbe sempre bisogno d'un maestro che lo alleni e gli suggerisca la tallica fatta di piccoli accorgimenti atti a superare i compagni. Ed il campo di baltaglia e un mare immenso e burrascoso, mortale per chi non vi si sa destreg-giare con sagacia, celerita, acume, compelenza. Che cosa accadrebbe ad uno che si buttasse e capofilto tra quei marosi? Riuscirebbe, si, a combattere e vincere magari, ma per giungere alia consacrazione di valoroso avrebbe bisogno di esser guidato, istradato, consigliato, mes-so in condizione di saper afferrare al momento opportuno la chioma della Dea Gloria, di salire in grop-pa al cavallo alato in viaggio verso il regno degli eroi. E' possibile aggiungere alia scuola fascista una tale materia d'in- i Trattsria "NQ-HA" ; Via Bleiweisova, 12 i Tel. 35-93 I LUBIÄNA ; Cucina casalinga j Vini naturali : Servizio di BAR COI.ORJ asciulti - ad olio - smalti - vernici a smalto - pennelli e tutti gli utensili per pittori - stucco pervetrai - ecc. — potete acqui-Btare a prezzi vantagg^iosi presso: Fr. MEDIC FABBRICA OLIi - SMAITI - COLORI Resljeva cesta 1 - LUBIANA segnamenlo? Noi ce lo auguriamo. Tanto piü che pure nella vita di ogni giorno occorre un senso di eroismo, roseo se si vuole, ma sempre necessario; una concezione piü pura dell'esistenza, un ideale al quale ispirarsi, una maggiore sete del bello e dell'onesto, un bisogno di trasumanazione, un minor interesse a tutto qiianto e materialismo volgare borghese umi-liante. Di qui la necessitä di elevare, in un primo tempo, il nostro modo di pensare, di concepire la vita; il che dovrebbe costituire la prima fase d'insegnamenlo della scuola d'eroismo dato che attualmenle in nessuna scuola si insegna ad esser buoni (nel senso piü cristiano e spirituale della parola), ad apprez-zare la generosita, a non dare al denaro il valore che abitualmente gli si atlribuisce, ad esaltare la preziositä della coscienza incon-taminata, a non essere schiavi delle convenzioni, ad amare il rischio e la morte. «Vivere pericolosamente» i il motto affidatoci dal Capo e ad esso dobbiamo cercare di assue-farci ora e sempre. Euro LA FARMACIA DOn. 6. 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