Anno VII. Capodistria, Maržo 1909 N. 3 PAG IN E ISTRIANE - Nescizio ed Epulo nel drcimuia Epulo, tragedia di Camillo Federici. L 'Epulo del Federici i'u pubblicato poštnino, il 27 dicembre del 1819, nella tipografla Santini di Venezia, e si vendeva da Pietro Bettini, libraio a San Marziale, in un fascicoletto di pag. 60 in 16.o piccolo, che deve appartenere ad una collezione, probabilmente di produzioni drainmatiche, di eni porta, sni dorso, il numero 64 *). Hono premesse alcune notizie, nelle quali 1' editore avverte che «smarritasi da molti anni questa tragedia, non n'era rimasto che il liome. Riuscl al signor dottor Carlo, tiglio deli'autore, dopo molte riceichedi finalmente rinvenirla fra un ammasso di sdrusciti manoscritti acquistati da un par-ticolare dallo spoglio di un repertorio comico, ma cosi nial concia e deturpata, che non era piu da riconoscersi. Oltre le molte cancellature e mutilazioni, che spietatamente le erano state fatte da mani indiserete ed imperite, vi si trovavano molte pagine mezzo lacere, e 1' originale era nel suo complesso cosi logoro, che mancavano qua e la quasi gli interi versi, e non si rilevava il sentimento. In questa confusione di cose il signor dottor Carlo con somma pazienza e con cognizione d i causa raflazzono cotal deformato componimento». L' editore non sa indicare ne quando sia stata composta, ne se sia stata rccitata; .pero Giambattista Ranzanici scrivc '): »Federici tutto insieme valente scrittore di commedie ed attore, 1) L' edissicme dev'essere oramai tauto quanto rara; non la ti-ovai no alla biblioteca civiea di Trieste, ne in quella provinciale di Parenzo, ne in altre private dove la cercai. La copia, della quale mi sono servito, appartiene alla biblioteca del Ginnasio comnnale superiore di Trieste. 2J Nella prefazione alla tragedia delPAlbertini, della quale parleremo, PERIODI CO MEN SILE t- produssc qucl pczzo teatrale quando associato ad una comica compagnia reci tava in Capodistria». Camillo Federici, o per chiamarlo coi suo nome di bat-tesirao Giovambattista Viassolo, era nato a Garessio, presso Mondovi, nel Piemonte il 7 aprile del 1749, ma visse quasi sempre nel Veneto, e mori a Padova il 23 dicembre del 18031). Ebbe, al suo tempo, certa nomea come commediografo, ed an-cora lo si ricorda per il clramma borghese che di Francia importo nel nostro teatro. Condusse vita randagia, agitata, misera, facendo 1' attore e il poeta delle compagnie dramma-tiche, sino a che, sul termine della sua esistenza, ottenne la protezione del patrizio Francesco Barisan di Castelfranco Veneto. Quando egli soggiornasse a Capodistria e vi componesse e recitasse o facesse recitare la tragedia suunominata, non e riuscito alle mie ricerche, pur dirette in varii sensi, di eruire. Pero da un argomento interno e lecito di fissare con assoluta certezza che la tragedia e posteriore ali' anno 1786, giacche 1'intreccio e desunto dali'Aristodemo di Vincenzo Monti; ep-pero appartiene in certo modo alla storia della fortuna della tragedia montiana. II componimento del Federici non dovrebbe essere posteriore al 1792, nel quale anno lo scrittore si stabili a Padova pur continuando a serivere commedie per la com-pagnia comica di Giuseppe Pellandi, alla quale sino allora aveva appartenuto e come poeta e come autore. Per tal modo 1' Epulo sarebbe degli anni della piu intensa attivita del Federici, che vanno dal 1787 al 1791 '-). La derivazione di un intreccio estraneo getta alquauta luce anche sul modo e sulia ragione della composizione. 11 Federici non ando certo a cercare il re Epulo come personaggio specialmente tragediabile, e per vero, fatta eccezione per il nome di Epulo e di Claudio e per la narrazione della sorpresa ') II centenario della inorte passo iuosaervato. Lo ricordo soltanto Gius. Roberti nell' Itlustrcizione, iialiana deli'11 g-ennaio 1903. E reeente-niente fu eonnnemorato nella citta na tale; vedi Ricordo delle onoranze t ribata te da Garessio a C. F. il 30 agouto 190$ (Mondovi, Fraechia, 190S>. 31 La data del sog-giorno di Padova la devo alla gentilezza del eomm. dott. Emilio Federici, di Venezia, nipote dello scrittore, che teste ne ha ripubblicate dne. produzioni (Venezia. tij). Emiliana 1908). — Noto che la compagnia Pellandi recito a Trie s te nel teatro di San Pietro nell' estate del 1792, PAGINE ISTRIANE 51 del campo romano (atto 1, scena 111) e della presa di Nesazio (atto V, scena VII), nulla si nota che specificamente si riterisca al soggetto prescelto. La sna e una produzione drammatiča destinata ad 1111 pubblico istrialio e composta con certa pratica del teatro c con molti squarci di tragedie altrui. La perdita poi e il ritrovamento del manoscritlo ci confermano che la tragedia tu, a cosi dire, improvvisata e poi stimata indegna della fatica di ripulirla e limarla, eppero smarrita nel bagaglio di una compagnia comica. Fu insomma un componimento cli occasione, suggeritogli, io immagino, da qualche erudito capo-distriano, che viene per tal modo ad essere il legittimo quanto ignoto progenitore di tutti gli Epnli che nacquero piu tardi sulle scene. Grande era la passione dei Oapodistriani per le rappre-sentazioni drammatiche, alle quali era destinato 11011 soltanto il teatro pubblico, ora Ristori, ma anche il teatrino privato nella gran sala dei marchesi Gravisi. Dionisio Gravisi (1750-1767), preso da ammirazione per VAlzira del Voltaire, la tra-dusse, nel 1762, e fece recitare in Capodistria; Stefano Carli poi. fratello cli Gian Rinaldo, compose e recito lui stesso una tragedia Erizia, che ebbc il coraggio di intitolare al Voltaire stesso '). Non 6 quindi improbabile che il Federici frequentasse la časa dei marchesi Gravisi, della quale era allora il c^po il marchese Girolamo (1720-1812) gran cultore clelle lettere e insigne erudito e studioso; e forse- fu proprio lui a dargli la inspirazione, direi quasi la commissione, della tragedia di Epulo; e il marchese stesso n' cbbe forse P iclea alla lcttura delle Antichita italiche di Gian Rinaldo Carli, comparse negli anni 1788-1790. II Federici adunque si servi degli elementi che la storia gli forniva, solo per dare alla tragedia 1111 certo sapore locale e giustificare il nome del protagonista. Nel resto egli porta di peso dalla tragedia montiana il motivo della figlia la quale, čreduta di stirpe nemica, vive prigioniera nella časa del padre. Anche Epulo sa che Illeria, la quale viene creduta figlia di 4) Vedi lo studio di Domenico Venlurini in Alti e memorie vol. XXIII (1907-1908); soprattutto a pag. 109 e 335, e la confefenza di Baccio Ziliotto, Salotti e conversari capodistriani del settecento in Archeogrcifo trieslino, III serie, vol. I!I (1907); cfr. a pag. 320 dove ricorda lin capo' comico che domanda la carita con un sonetto. sito fratello Ipperio, e figlia di Claudio, ma ne occulta la vera nascita perehe spera di ottenere, quando ne riveli la identita, piii vantaggiose condizioni di paee per se e per la patria. Uleria č caduta in mano di Claudio proprio quando Ipperio la faceva portare da Faveria a Nesazio perehe i vi fosse meglio custodita e difesa; allo stesso modo Argia fu tolta da Lisandro alla seorta che per incarico di Aristodemo la accompagnava da Messene nel piu sicuro rifugio di Itome; šolo che in questo modo Illeria torna nelle mani del vei'o padre che non la conosce, mentre a lui era stata tolta in Senogallia. Storici, nella tragedia del Federici, sono soltanto Epulo, che talvolta per ragione di prosodia riceve il nome, linguisti-camente piu esatto, di Epulone, e il console Claudio. L'azione comincia quando i Romani hanno gia pošto 1'accampamento dinanzi a Nesazio, dove s' e raccolta 1' ultima resistenza degli Istri: la scena stabile della tragedia e appunto il campo Romano, nel quale 1'autore ta comparire non senza sforzo e inverosi-miglianze anche i personaggi istri; per rispetto, si capisce, al canone aristotelico deli' unita di luogo. Oltre ai due personaggi soprannominati gli elementi storici si riducono alla guerra, la cui narrazione liviana e seguita con disereta fedelta; qua c la si accenna alle operazioni guerresche che appartengono all'an-tefatto. In uno squarcio piuttosto lungo, e con versi disereti, viene descritta la sorpresa del campo Romano presso al Timavo (atto I, scena III), ma questo racconto vi e cacciato dentro quasi a forza, e sta molto a disagio nella bocca di un soldat-o che si spaceia bensi per Romano, ma e istro, sicche deserive lo scompiglio e la confusione deli' esercito romano, mentre partecip6 all'agguato ed all'assalto. Anche il modo della caduta di Nesazio non corrisponde alla storia, ma e questo un saeri-ticio ali'unita aristotelica; e, per vero, il Federici che vuol far comparire Epulo in scena, immagina una sortita degli assediati ne vera ne verisimile; giacche la citta fu per lungo tempo asserragliata in un assedio sempre piu stretto, e i difen-sori, estenuati dalla lotta e dalla farne, perirono tra le mine e le fiamme della rocca espugnata. Passiamo ora agli elementi fantastici della tragedia, i quali ne formano 1' intreccio. Nel campo romano par quasi che abbia sua dimora l'am-basciatore degli Istri, Evergete, il quale va e torna a sua volonta. o, per dir piu vero, ogni qualvolta l'autore ha bisogno di lni, e adempie ali' ufficio di due personaggi della tragedia del Moliti, Lisandro e Palamede. Al prineipio del primo atto il dialogo tra Evergete e il console Claudio 6 calcato sulla tamosa scena della pace tra Lisandro e Aristodemo; ma Evergete ha soprattutto l'incarico di farsi restituire la prigioniera Illeria (il cui nome e, per araor di color locale, foggiato sit qnello della provincia deli' Illiria), figlia di Ipperio, regolo di Faveria e fratello di Epulo. Ipperio, come narra Claudio, fatto 1, scena 1) non pago d' esser vinto Nella strage Annibalica, rivolse La prima volta eontro il valor nostro La mal esperta gioventvi deli' Istria ; Con immatura niortc, de' Romani Prevenne la vendetta. Alla seconda guerra punica partecipo, come immagina il Federici, anche Epulo, e ne da notizia lni stesso (atto III. scena III): Per istruirmi Del romano valor fui tra i seguaci D' An lile are ; e prima avea domandato a Claudio (atto II, scena II): Ti sovvieno D' Amileare e di qnella fatal notte Che in Senogallia ti sorprese ? Ma, per tornare ad Illeria, Claudio si ritiuta di restituirla »per ragion di guerra*. In quel punto si preselita a lui un soldato che dice di chia-inarsi Lucio Aquilio e clichiara di aver militato sotto le bandiere di Manlio («Nella prima legion guidai la terza Centuria degli as tati* — atto I, scena III) e di aver partecipato alla ricon-quista deli'accampameuto; chiede ed ottienc di entrare nel-1'esercito di Claudio. Ma questo soldato non e se non il figlio di Epulo, In o, il quale s' e servito di questo sotterfugio per incontrarsi con Illeria ch' egli ama. Difatti la trova, e si trat-tiene con lei in un colloquio, tiorito di insipide sdolcinature melodrammatiche, che viene bruscamente interrotto da un soldato romano. Ino che comprende d' esser stato riconoscinto, si črede perduto; pero il soldato si dichiara Istro per la nascita eil aggiunge che necessita crudele G It arma il braceio per Roma, il cor per 1' Istria. 54 PAGINE IS l iGA.VP Comincia I'atto secondo Epulo, venuto a trattare ; c011 1111 diaIo8'° tra Evergete ed Epulo, dopo aver r^ »n persona sulle condizioni della pace. soggiunge: ..agnifieato ali' amico la potenza di Roma, In mezzo a tanta gloria, Per cui Roma riluce, eccoti, amico, Cio che m' alletta, e che mi fa superbo. I o sol, forse mal noto ai re piu grandi, Vil giuoco de' Romani ognor creduto, Osai d' oppormi al rapido torrente De' sem i de i del Tebro, e nel suo colmo Forza ebbi di frenarlo : e, cio che forse O di rado o 11011 mai niun altro ottenne, Portai la strage nel lor cauipo, e lungi Li discacciai con vergognosa fuga. Un tanto ardir turbo 1' Italia, e quindi II nome mio, che barbaro si chiama, S' udia suonar terribile sul labbro Del senato avvilito e della plebe. Questo ni i o vanto ogni gran pregio eguaglia. Cio tutto oprai che concedean gli dei Contro la lor protctta Roma. Dopo Si magnanimo ardir, nulla piu cerco E non desio, ne a liiiglior gloria aspiro; Ne piu stimoli move in questo petto II piacer della pace o della vita. Epulo si preselita in tono altezzoso a Claudio, coi quale si rinnova la scena delle trattative di pace del primo atto, e si giunge al medesimo rifiuto di restituire Illeria. Senonclie questa e intanto fuggita. Al principio del terzo atto, Claudio ha gettato in catene Epulo, come complice della fuga di Illeria, e minaccia di uccidere Ino che s' e dato a conoscere, ha rivelato il suo amore per Illeria e fa la proposta che la guerra si risolva con un duello tra lui e Claudio. Quando Epulo vede il flglio in pericolo, minaccia rappresaglie nella persona di Illeria la quale egli dimostra per mezzo del contrassegno di un monile, essere la figi i a di Claudio. II padre, allora questore, 1'aveva condotta seco in Gallia e la credeva uccisa dai ribelli, Quando la Gallia raccogliea gli avanzi D' Annibal fuggitivo, e non men fiero Amilcare reggea l'ira de' Galli (atto II, scena III). Epulo racconta : .....Nelle mie mani Cadde la nobil preda, che deposta Credevi in sicurezza....... .....Fui commosso Dai puerili vezzi, e aceortamente, Crcder la fei d' Ipperio figlia. l"n tempo Pensai renderla a Claudio, oppur con essa Placar Tirata Roma (atto III, scena 111). Claudio, quasi novello Rcgolo, corabattuto tra L'onor di Roma e 1'amor suo di padre, libera intanto Epulo ed Iiio. La tregua (a quali ripieghi costringe il canone deli' unita di luogo!) raccoglie anche nell'atto quarto tutti i personaggi istri della tragedia nel carapo romano ; Illeria ha un colloquio eol padre, Claudio; ed Epulo spera di ottenere la pace per mezzo di lei, ma il console pretende dagli Istri piena e incondizionata sommissione; onde nell'atto quinto, arruffato e strascicato, si rinnova la battaglia. Ancora gli Istri si trovano presso al campo romano, perche hanno fatto una sortita e si credono vincitori, ma il nemico ha teso un agguato e da l'assalto a Nesazio. Alla narrazione liviana si inspirano questi versi: Ver la Liburnia gia crollata porta Ostinati pur anco e piu feroci Resistean gl' Istri, e quindi alle lor mani Le donne stesse, i vecchi, e i pargoletti Somministravan 1' armi ed il furore, Quando sorgendo ne' lor petti fera Disperazion, ne piu credendo forse Trovar scampo dal ferro de' nemici, Fer scempio delle donne e de' fanciulli, Scagliando i lor cadaveri stillanti Contro il Romano impallidito, a eni Crebhe tosto 1' ardir di far vendetta Di tai delitti, onde fremea natura. (atto V, scena VII . Tra le donne trucidate e Illeria, che aveva seguito lo sposo, pur esprimendo parole di affetto anche per il padre. Ino viene ucciso; ed Epulo, disperato a tal notizia, si getta nella misehia, ma i soldati romani lo portano, mortalmonte ferito, alla presenza di Claudio, al quale annuncia la uccisione di Illeria. II console deplora : Io la sua. vita Troncai .... Spietato onor ! Roma tiranna ! ma poi conclude : Vcndicliiam piuttosto Le iniquo onte de' barbari. — Romani Seguite il furor v ostro. I te, abbattete L'alberg'o di tai mostri. Arda, rovini L' avanzo della strage, e resti appena II cencr di Nesazio e la memoria. Cosi termina questa, tragedia piu di nome che di fatto, giacehe a renderla tale non bastano gli espedienti drammatici strappati dalTeconomia cli altre tragedie, mentre mancano il fatto e il personaggio tragiei. Nessuuo dei personaggi e definito; l'azione proeede a sbalzi, quasi a spintoni, senza aleuna pro-gressione verso la catastrofe, senza interno contrasto di passioni. Franca 6 in singoli squarci la verseggiatura, ma spesso anche negletta, diseorde, falsa come la locuzione. L 'Epulo del Federici appartiene ali' uit ima decadenza della tragedia classica sette-centesca. (,continua) Attilio Oentille. Un procEssn per eresia nei XUI setolo (Matteo Patrizio da Cherso) Tenor litterarum rev.mi episeopi et clar.mi comitis Chersi saneto officio direetarum *). Clar.mi 111.mi et R.mi Sig.ri Col.mi. Volendo levar via le mormoration che di continuo si seutono in epiesto luoco per 1' absentia gia diversi mesi fatta dal cav.r Znan Zorzi de Petris nobile di epiesto luoco altre volte appresentato nell' officio di vostre ill.me signorie, qual cavalier gia fa poehi giorni ritornato da parte aliene per il cav.r nostro della corte, de ordine del rev. m o episeopo di questo luoco et nostro, habbiamo mandato alla časa del detto cav.r Zuan Zorzi facendoli intender che dovesse venire alla presentia nostra per tuor il suo constituto et levar via le mor- *) V. ,,Pagine Istriane", a. VII, N. 2. moral ion preditte, et intender le cause della gia delta absentia si sua. come etiam di uno suo fiolo, qual ando seco, et come si dice 1' ha lasciato in Moravia, qual cav.r Znan Zorzi recuso e una e due volte anchor che fusse con pena di bando venir alla presentia nostra, et questo perehe dice non reconoscer per superiore mons.r episeopo in questa parte, ma ben absen-tada Sua rev.ma signoria sara prontissimo venir alla presentia nostra, la qual inobedientia vista, ne ha parso insieme ambidua, per esser la cosa di tanta importanza dar notitia ali' ill.me sig.rie vostre, accio quelle eol suo sapientissimo giuditio il facci quella provision che in simil časi si ricerca; ne altro alla buona gratia di vostre ill.me sig.rie si riccomandemo. Di Clierso li 16 febraro 1568 a nativitate. Zuane Asit.o Minio Conte et Cap.o aff.mo serv.re Marco veseovo di Ossero. Responsio facta per s.ni ofticiuni supraseriptis litteris. Mag.co come fratello etc. I-lavemo ricevuto la lettera della M. V. delli 16 del pas sato, et si come commendiamo molto il buon zelo che ella mostra nelle cose concernenti in honor di Dio et la conserva-tione della sua saiita fede conforme alla intention di questo catholico dominio, siamo restati malissimo edificati della disu-bidienza di quel eav.re Gio. Georgio de Petris. Pero volendo fondatamente provedere a quanto fara bisogno in un negotio di tanta importantia, habiamo risoluto che mons.r rev.mo veseovo, al quale la M. V. comunichera la presente insieme con la presentia et assistenza di lei, essamini con quella maggior secretezza, che sara possibile qinuche testimonio degno di fede sopra quelle mormorationi, clie ella serive che si sentono coutra il detto Gio. Giorgio et sopra la causa della sua ab-sentia da Clierso, et sopra di cpiello che si dice, che egli ha con dot to et lasciato un ligliolo in Moravia, et in somma sopra tutti quelli particulari che possono in qualunque modo appar-tenere a questo negocio della santa fede, et ritrovando, che la cosa habbia qualche fondamento, procurera subito la M. V. di far eitar il detto Gio. Giorgio nel modo et forma, si come si contiene nella citatione et sue copie, che con questa se le niandano alligate, facendoli in tutti li časi lasciar dette copic o in mano, o in časa, et rimandando poi la citatione originale con la te d c della sna essecutione fatta da not.o puhlico in presentia de testimonij, accioche questo santo officio, alla cui giurisditione il detto Gio. Giorgio per il processo vecchio e gia sottoposto, possa administrare in questo caso la sua solita giustitia, ne essendo questa per altro ce le raccomandemo et olferimo ad vota. Che nostro sig.r Dio la conservi nella sua santa gratia. Di Venetia a 9 di maržo del LXV1II. Li rev.mi deputati aH' officio della inquisitione con 1'as-sistentia degli ecc.mi sig.ri. Tenor citationis nominato in dietis litteris est tališ videlicet. Joannes Antonius Dei et apostolica sedis gratia episeopus Neocastrensis s.mi d.ni n.ri pape utriusque signaturae reteren-darius et praelatus domesticus, ac in toto ser.mo dominorum venetoruni dominio cum potestate legati de latere legatus apo-stolicus Joannes Trivisanus eadem Dei et apostolicae sedis gratia patriarcha Venetiarum et primas Dalmatiae, ac F. Va-lerius Faentius de Verona ordinis praedicatorum in eodem dominio haereticae pravitatis inquisitor generalis, cum assistentia et de consensu Ex.orum dominorum Federici Valaressi d.i Lau-rentij Amulei et d.i Aloysij Mocenico equitis et procuratoris s.i Marci Venetiarum nobilium venetoruni, et ad officium s.me inquisitionis Venetiarum deputatorum harum serie, et tenore auetoritate apostolica qua fungimur in hac parte moneri et citari volumus et mandamus Joannem Georgium de Petris laicum Chersensem Ausserensis diocesis, quatenus a notitia presentium infra triginta dies proxime et immediate sequentes, quorum decem pro primo, decem pro 2.do et reliquos decem dies pro tertio, ultimo et peremptorio termino, ac monitione canonica eidem prefigimus et assignamus sub excomunicationis nec non mille ducatorum auri ab eoclem de eius bonis in eventum inobedientiae ipso facto aufferendorum, et per nos ad usus pios applicandorum ac confcssi et convicti eriminis liae-resis, alijsque arbitrio nostro imponendis paenis clebeat per semetipsum et non per procuratorem sen excusatorum aliquem in hac alma urbe Venetiarum corani nobis in loco, ubi con-gregatio s.i officij fieri solet, personaliter comparuisse ad nos informandum super hi a de quibus ab eo informari intendimus, et suijciendum se nostro examini, raandatis et monitionis no-stris obtemperaturum. Alioquin elapso dieto termino et ipso non comparente, et huiusmodi nostro monitorio et citationi satisfacere non curanti eontra ipsura ad deelarationem incursus paenarum predietarum illarumque executionem, prout iustitia suadebit eius contumacia non obstante proeedemus servatis tenninis in huiusmodi servari solitis et consuetis. Volumus autem quod presens monitorium sen citatio eidem per quem-cunque notarium sen aliam personam publieam presentari possit, cuius relationi dimissa eidem eiusdem monitorij, seu citationis copia plenam tidem dabimus. Et si personaliter citari et moneri non poterit, ipsum per affixionem copiae presentium ad valvas ecclesiae maioris ehersensis et domus snae solitae habitationis taliter atfici et aetari volumus, ac si personaliter apprehensus monitus et citatus extitisset. In quorum omnium et singulorum tidem presentes exinde tieri, et per notarium s.me inquisitionis subseribi et eiusdem sigillo iussimus et te-eimus impressione. — Datis Venetijs apud ecelesiam saneti .Marci in domo R. D. p. Benedicti Stella eiusdem ecclesiae ca-nonico et magister chori die X mensis martij MDLXVIII. P. Jo. Baptista Ghisler officij s.me inquisitionis notarius mandato. {conUnm) Stef. Petris. AJessandro Verri e Gianrinaldo Carli Lettere inedite. (cont.) 5. C- A. Roma, 2!» dicembre lTsii. Mi o fratello Caiio l) mi ha data la buona nuova che voi vi rieordate di me con benevolenza, e se vi fa qualche piaeere che io pure conservi ') Nato a Milano (1743-1823), passo buona parte della vita nei suoi poderi, studiando i mezzi di migliorare P agricoltura. Fu presidente del-1'Accademia di belle arti; prefetto, nel 1803, del dipartimento del Mella c. consigliere di stato. Caduto Napoleone presiedette il govorno provvisorio di Milano. Scrisse alcuni libri snll' agricoltura o una «Relazione sngli avvenimenti di Milano, 17-20 di Aprile 1814», pubblicata dopo la sna morte dal Casati (in «Lettore o scritti inediti di Piotro o Alessandro Verri vol. IV, p. 445-507). viva la stima o la memoria cli voi, intendo accertarvene con la preselite. Mi hanno anche consolato le prospere nuove di vostra salute e dello stato di tilosofica e decorosa quiete, in cui rimane 1' aninio vostro Certo che per una niente, la quale si dia in preda ai favori della fortuna, e cerchi ne' di lei capricci la sua contentezza, non sarebbe faeilmente tollerabile una variazione di stato improvvisa; ma per elii, siceome voi, ha dentro di se medesimo le armi 11011 solo di combattere le ingiurie della sorte, ma il fondo e i mezzi da vivere felice ed onorato senza dipendenza di estranee e variabili circostanze, ogni stato, ogni tempo, e eguale, ed eguali ritroverete sempre i vostri amici ed animiratori. Io mi pregio di essere e 1' 11110 e P altro, ed onoro i meriti vostri, giudicandoli sempre degni di miglior fortuna, 11011 per questo io mi condolgo che il mutabile destino vi abbia riposto in quello onorato ozio, nel quale vivete; mentre cosi la repubbliea delle lettere ha acquistato nuovamente 1' autore, che aveva perduto toltogli dalla politica. Sento spesse volte lodare lo vostre opere clie eosti si ristainpano 2), gran parte delle quali conoscevo clapprima, e il rimauente gusto adesso, trovandole sempre ripiene di critica, di erudizione e di urbanita. Non aggiungero inutilmente i mici applausi a quelli di tutta 1' Italia. II Sig.r Denina, autore delle «RivoIuzioni d'Italia«, ha ultiniamente stanipato in Berlino la sua corrispoudenza di lettere in Italia, coi titolo di «Lettere Brandeniburg'hesi». I11 una di esse, aecennando di essere stato a Milano, dice che gli spiacque di non avervi potuto vedere il Marchese Beccaria, e. quindi aggiunge «piu aneora mi spiacque di 11011 avervi potuto trovare i I presidente Carli. Avrei voluto sapere da Lui stesso, da qual fonte traesse le notizie delle cose Američane« 3). — Nel concistoro dello seorso IS e stato reintegrato alla sospesa (lignita eardinalizia il card De Roban, es-sendosi egli precisamente giustificato presso la Santa Sede, di non aver pregiildicati i diritti del suo četo, rimettendo la sua causa al parlainento, specialmente per due ragioni: primo, perehe la credeva in principio causa civile, e 11011 criiiiinale; secondo, perclie scelse stando gin nelle forze del Re, e non si poteva dire libera la sua volonta in quelle circostanze. In ogni modo, siceome la corte di Roma lo ha sospeso temendo che fosse, condannato, e ben contenta di reintegrarlo innocente, e il tutto e stato *) Cfr. questo periodico N. 1, anno VII, a pag. 10. !) Dal 1784 al 1794 si staniparono a Milano le opere del Carli eon i tipi del Monastero di S. Anibrogio Maggiore. 3j Le «Lettere Američane« (cfr. la prefazione di Isidoro Bianchi al I vohune di quest' opera) ebbero origine da una corrispondenza familiare, eominciata prima per iseherzo e proseguita poi con piacere, fra 1' autore e il march. Girolamo Gravisi, suo eugino. Le fonti di quest' opera furono numerose, soprattutto pero i classiei latini e greci; fu composta per eon-futare le «Recherches Philosophique sur les Aniericains« di Mr. Pa\v. Degno di nota e il metodo seguito dal Carli nell' interpretare le fonti. poiche aneh' egli, seguendo le orme del Vieo, cerco di rinvenir la veri ta stori ca nella leggenda e nella mitologia. Quest' opera diede g-rande rino-manza aH' autore e fu tradotta anche. in franeese coi titolo di: «Lettres americaines, traduites par I. H. Lefebwe. de Villebrune«, Boston et Pariš, Buisson, 2 vol. in -8, 1788, 1792. disimpegnato 1 . — Abbiamo di pafsaggio per Napoli 1' abate di Bourbon. - II duca di Glocestor e parirnenti partito jeri da qui a quella volta. Conservatemi la vostra ainieizia e crediatemi quale saro sempre pieno di stima e di amieizia. Spero che saprete ehi scrive anche senza la formalita della lirma, mentre in altri tempi vi fn molto nota la mia serittura. H. Carissimo Amico. Borna 13 ottobre 1790 II Signor Dell'Acqua mi ha reeato un vostro piego contenente la e rudi ta e eonvincente Lettera intorno la materia de' Cirelii ed Anfiteatris). Gia voi mi avevate proeurato il piacere di leggere la vostra ultima opera su questi quando fui costl. Ho gia letta avidnmente la vostra apologia3) a me diretta, e vi ringrazio tanto della preferenza che mi date nel farmela gustare prima di tutti, quanto della parzialita d' indirizzarmela. E siccome lasciate, per vostra amieizia, a me 1' arbitrio deli' uso della medesima, io sottopongo alla vostra prudenza queste riflessioni. II pubblicarla a me diretta mi farebbe entrare in causa con Uggeri, e con Fea, e mi proccu-rerebbe una briga, la quale, massime con quest'ultimo, sarebbe disguslosa, uientre e di carattere inquieto, ed impostore a quanto ne sento. Uggeri poi mi e raccomandato dalla Contessa della Somaglia 4), e da Carlo mio fratello. Potrei quindi pubblicare la Lettera con tale titolo »Lettera del Conte Gian-Rinaldo Carli intorno ali'opera intitolata Descrizione ecc.», tralasciando I' indirizzo, mentre, quantunque io ne sia molto lusingato, vi prego avere considerazione al non essere io ne punto, ne poco offeso da due nominati soggetti. In questa ipotesi io tralascerei pure la intro-duzione, in cui fate menzione deli'Omeror>) e quanto specifica la mia persona, ritenendo tutto il rimanente. A queste condizioni se gradite il mio buon animo di vendicare la giusta vostra causa, io faro qui pubblicare lo scritto. Ed in attenzione del vostro sentimento mi conferiuo di cuore aft.mo jier sempre A. V. 11 Altro fiorellino esotieo, con cui i nostri enciclopedisti solevano adornare le loro saltellanti e infranciosate p rose. Osservo che, trattandosi di lettere autografe, ho rispettata la loro grafia; qualche rara volta mi sono permesso di correggere la punteggiatura, dove mi pareva che il senso ne rimanesse altrimenti oscuro. 2) Gia nel 1743 il Carli a veva in animo di trattare degli anfiteatri e particolarmente di quello di Pola; per prevenire poi nella pubblicazione gl' inglesi Stuart e Revelt, che erano venuti a Pola per studiare quell'an-flteatro, il capodistriano fece stampare la sua «Relazione sulle seoperte fatte nell' anfiteatro di Pola nel mese di Giugno 1750 con disegni» (Venezia, G. B. Pasquali 1750); nel 1788 amplio questa sua trattazione e la pubblico a Milano mediante il Monastero di S. Ambrogio Maggiore. 3) Si tratta forse di uno scritto inedito intitolato : «Apologia della Corografla ecclesiastiea della citta e dioeesi di Capodistria«. *) Dama che fu in relazioni amichevoli anche col Carli, al quale seriveva col pseudonimo di Palma. 5J Come si sa il Verri rimaneggio infeliceme.nte l'«Iliade>. Carissiino Amico Roma 24 novembre. 1790 Alla vostra 13 andante. Fra varie persone alle quali ho fatta leggero la vostra Lettera Apologetica vi sono 1'Abate Serassi, autore della «Vita del Tasso», e D. Girolamo Astorri, direttore di questa nostra Posta, che 1'hanno molto gustata, e ne sono rimasti persuasi. — Ora il processo Cagliostro almeuo in parte sara eonosehito, mentre gli sono stati assegnati dne Difensori, 1'nno per le materie di Governo, e 1'altro por qnelle della Inquisizione. Rignardo alle prime ne sapremo il tutto, ma rignardo alle seconde niente secondo lo stile di quel Tribunale, a meno che ei sia con-danna e sentenza pubblica. II con te Rezzonico1), il quale si trattiene in Napoli, ha avuto risposta da Parma che la sua incolpazione deriva da Cagliostro che lo ha nominato come membro della Setta degli illuminati, e che volendosi giustificare si rivolga a Roma, donde proviene la denunzia. In seguito di tal risposta, il Principe Rezzonico Senatore, parente ed amico deli' accusato, ba chiesta ed avuta udienza dal Papa, ma non e stato molto consolato, mentre non ha avuta una risposta concludente, e cosi il conte accusato incontra freddezza da tutte le parti. Dopo domani nell' Univcrsita della Sapienza da cento Arcadi destinati dal Papa, secondo la consuetudine, si verra alla Elezione del nuovo Custode Generale. I con-correnti sono i due Abati Petrosellini e Goudard. — Benehe da due set-timane sia qui giunto il Principe di Sclnvarzemberg a. partecipare a! Papa la Elezione del nuovo Imperatore ri cio non ostante il Papa non 1'ha an-cora parteeipata nel Concistoro. Un tale ritardo proviene, a qnanto si ci ede, , perche il nuovo Imperatore non ha conservata letteralmente nel suo giuramento la formula stabilita nella Bolla d' oro, ma 1' ha variata in quelli articoli clie riguardano i privilegi Ecclesiastici. — Sua Maesta Imperiale nella pubblica udienza, in cui il Nunzio Caprara con tutto il Corpo Diplomatico la osse.quiava e si congratulava della sua esaltazione, si e grandemente doluto che la Corte di Roma avesse promosse le tur-bolenze del Brabante e della Toscana, affermando di constarle quanto asseriva. II Nunzio rimase come un timido soldato della Chiesa militante. Ma il Papa vi e molto sensibile, ed ha scritto caldamente tacendo istanza a S. M. Imperiale, perche giustitichi una tanto grave e pubblica accusa. Sento che su questo articolo il Papa abbia il tuono sicuro, ne voglia tra-scurare la difesa della sua dignita. Conservatemi la vostra preziosa bene-volenza, e erediatemi vostro aff.mo A. V. rJ Fu al servizio del duca Ferdinando I di Parma; amico del Fru-goni e segretario (1768) deli'Accademia di belle arti. Fu anche versaiolo e scrisse dramini musicali. Perche sospetto d'd vina forinseca, nata extra districtum Justinopolis, conduci non possint in Civitate, sive districtu; Excepto quam per transitum, et excepto quod ad nundinas de Risano conduci possint vina undecunque, et exceptis Ci-vibus, et districtualibus Justinopolis habentibus vina de pro-ventibus suis extra districtum, quod possint illa conducere iuxta solitum» '). Anzi da questo documento si pno desumere che tale fiera fosse una cosa solita per Capodistria e d' origine abbastanza antica ; inoltre aveva un carattere ben differente da quella di S. Nazario, che diremo essere una vera fiera cittadina, mentre quella di Risano si potrebbe paragonare alle solite «sagre», che si usano tutto di celebrare annualmente dal popolo, e sono fes ti vi t& che dovrebbero rieordare la con-sacrazione di qualche chiesa, quindi hanno piuttosto carattere religioso insieme e profano. Diffatti a confermare questa mia supposizione s' accorda appunto il tempo, in cui si teneva la quoniam frumenta, farinain, carnes et alia eorum mercimonia sine quovis vestro impedimento ad quaevis loca eis placentia ducere, et ad libitum ac nutum voluntatis eorum vendere valerent; Nihilominus quemadmoduin edocti sunnis scriptis nostris huiusinodi minime obteinperastis, quinimo liiicusque dietos nostros subditos in venditione mercimoniorum suorum praedictornm et aliorum 1 i bera impedivistis, et impeditis eos, conducere vi huiusmodi mercimonia in civitate nostra Tergestina, et ad vestrae vendere libitum voluntatis compellere, de quo displicentiam gerimus non modicam. — Quare praecipimus vobis seriosius, mandando ne subditos nostros praefactos impediatis, quominus iuxta suae voluntatis nutum mercimonia sua ubicunqua et cuicunque ducere valeant.......Datum in nova civitate die XVII mensis Novembris, Anno ,MCCCCXXXIN. (Cfr. Kandler, Cod. dip. ist.). Statuta Iustinopolis, lib. V, pag. 145. su clctta sagra, come lo si pno riseontrare dal eapitolo degli statuti contenente le regole per il buon andaraento della testa '). Questa, cioe, veniva ogni anno celebrata nel raese di agosto in ricorrenza della solennita deli' Assunzione di Maria Vergine. Riguarclo alla localita, il testo latino dello statuto clice, «in capite Risani*, il che significlierebbe nel luogo delle sorgenti di qnesto fiume, dove ci doveva essere stata una chiesuola dedicata alla Madonna Assunta, luogo di devozione speeialmente per i villici delle ville vicine In seguito anzi al carattere religioso e popolare, grande era il concorso speeialmente di contadini, i quali, almeno da quanto si pno arguire dalle preserizioni contenute nel su citato eapitolo degli statuti, ritraevano da questa flera il maggior luero; perclie non čredo che i soli contadini sarebbero stati aggra-vati di oneri se il guadagno non fosse venuto a loro. Bisogna cioe sapere che al mantenimento deli' ordine publico durante la sagra doveva provvedere il Podestii e Capitano di Capo-distria, il quale mandava sul luogo un suo rappresentante militare, due giudici con il loro cancelliere. Questi poi erano seguiti da venticinque cavalieri armati e dal Conestabile, al cui comando servivano quaranta pedoni, arruolati fra cittadini c uomini del contado. E da sperare che con un esercito simile non sara accaduto di dover notare troppi scandali o altri so-prusi. Ebbene al vitto per tutti questi signori e al foraggio per il loro cavalli dovevano provvedere i contadini, ne ba-stava un tanto, ma sic-come tanto il rappresentante militare, quando i giudici e tutti gli altri mandati per la sorveglianza dovevano fermarsi col& per tutto il tempo della fiera, cosi i contadini erano obligati a provvederli di ricovero, costruendo tende per gli uomini e baracche con frasehe per gli animali. In altro documento poi si trova ancora ben marcata la differenza tra questa fiera e quella di S. Nazario o di S. Orsola come venne chiamata piu tardi. quando il Doge Franceseo ') Statuta Iustinopolis, lib. III, cap. LI: De, iis quac debent obser-vari per Dominam Potestatem et Capitaneum Iustinopolis occasione Nun-dinarum Sanctae Mariae Capitis Risani. 21 Ancor oggi in prossimita alle sorgenti del fiume Risano si trova una chiesa detta della ,,Madonna deli'acqua", dove si usa ancora tenere solenne, sagra in ricorrenza della festa deli'Assunzione di M. V., detta dai villici festa della ,,Madonna grande". Non čredo assurdo il ritenere questa sagra come una reminiscenza deli' antica fiera di Risano. Cfr. Paolo Nal-dini: Corografia ecclesiastica, pag. 405-0. Erizio, con ducale 27 agosto 1642, la trasporto nel mcse di ottobre, concedendolc maggiori privilcgi e ordinando inoltre chc «tutti li atti, sentenze e mandati accaderanno durantc la dctta Fiera et per occasione della medesima, sian fatti gratis dal Canceliere del Sindicato, e fattone registro in libro sepa-rato, intitolato Fiera Franca» L). II documento in parola 6 un decreto deli' inquisitore generale veneto nella provincia d'Istria; questi ai 27 ottobre 1614 rispondeva, a nome della »Serenissima, a supplichevoli istanze presentate da' Capodistriani in seguito ali' avverarsi di soprusi riguardo ali' aiuministrazione tinanziaria. Fra altro diceva poi: «E perche stimamo anco ra-gionevole dar conveniente modo a questi fedelissimi sudditi di far le loro fesle solite di S. Naz-ario e di Risano, eosi per lionorevolezza della citta rispetto al gran concorso di Arciducali, come per interesse da Datij, che patiscono alteratione dal piu al meno secondo la qualita di dette fiere; Informati noi pienamente delle spese fatte in esse nei tempi passati, et fattone calculo particolarmente d' anni dodeci con la divisione proportionata d' ogni anno, affine che sia Ievata 1' occasione di spese ingorde et esorbitanti; Terminalno pero, chc nelle dette Fiere 11011 possa essere speso piu di lire quattrocento cinquanta in tutto, cioe lire treceuto in quella di >S. Nazario, et nell' altra lire centocinquanta ; la qual spesa debba esser fatta per mano de Spettabili Sindici, et non d' alcun' altra persona, dovendo essi, per giustificatione d' haver impiegato tutto esso denaro nell' lionorevolezza d' esse Fiere, renderne particolar conto a gl' Illustrissimi S.S. Podest/t e Capitanio» ■'). Da quanto flnora si disse apparisce chiara la conclusione clie la fiera di Risano e ben tutt' altra cosa e che non e da confondersi con 1' altra di S. Orsola, che ebbe il vero carattere di un grande e solenne mercato, dove affiuivano e mercanti e compratori d' ogni parte, dove si vendevano merci le piu svariate specialmente dopo la sua restaurazione del 1642. Certo quindi che quanto questa creseeva d' importanza, al-trettanto 1' altra ne perdeva. Inoltre la Citta nostra abbastanza scossa per le terribili calamita solferte specialmente in qnesto secolo, non poteva di troppo largheggiare in sontuosita, sicche Libro Ducali e Pergamene in Archivio antico di Cnpodistria. Statuta Iustiuopolis, lib. V, pag. 199. «!lue fiere -solonni, a breve distanza 1' una dalP al tra (agosto-iDttdbrd), iriesdivanle piuttosto di danno, anzi che di vantaggio. iEercio l''inqursitore generale d' Istria Gerolamo Bragadin nelle :sue ordinanze del 27 ogosto 1651 ingiungeva «che la Fiera di iRisano, che si soleva celebrar li 15 di Agosto in campagna, iper esser questa senza alcun concorso, e senza alcun publico ■■vantaggio, a consoiatione di questi sudditi, et a sollievo de unedesimi, sia per sempre /rasportata in questa Citta, per