L’ INFAJNZ-ia Anno III. CAPOD1STRIA, 10 Maggio 1886. N. 9 Abbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Capodistria, 10 Maggio ’86. I deputati trentini hanno fatto il loro dovere. Nella sala maggiore del palazzo municipale del capoluogo convocarono essi, domenica 2 cor., gli elettori, da cui ripetono il mandato, per esporre il programma, al quale s’informarono ed intendono informarsi, e per rendere conto di quanto oprarono sinora nel campo parlamentare. Aperta la seduta dal chiaro Dr. Bertolini, 1’ on. Bazzanella tessè la storia della formazione del club trentino, che stringendo in un fascio tutte le forze del paese ed offerendo ai deputati occasione di maggior attività, li fè forti e compatti a tutela de’ comuni diritti ed interessi; e gli altri suoi colleglli narrarono ciò che fu detto e fatto nelle principali questioni dibattute a Vienna ed a Innsbruck. L’assemblea plaudì all’udito resoconto; e sovra proposta del Dr. Panizza votò ad unanimità il seguente ordine del giorno : „Considerato che il popolo del Trentino sente profondamente che una coltura diversa dalla nazionale italiana compromette lo sviluppo della propria educazione, coltura, carattere e dei propri interessi; „Plaudendo alla concordia che ora regna fra i deputati del partito nazionale ; „Preso a grata notizia quanto è stato riferito dagli on. deputati circa alla loro attività parlamentare e desiderando che i loro sforzi sieno coronati da buon successo ; „Deplorando che non tutti i deputati trentini eletti alla eccelsa dieta d-’ Innsbruck siedano nel medesimo Club nazionale, e quindi sia stato a loro tolto di presentarsi oggi ai loro elettori ; „L’assemblea approva il contegno fino ad ora tenuto dai deputati del partito nazionale, tanto nel parlamento di Vienna quanto alla dieta d’Innsbruck, e li invita a fare anche in avvenire ogni sforzo per tutelare la lingua nazionale e gl’ interessi del Trentino." II Corriere di Gorizia rileva anch’esso questi fatti degni di nota e d’encomio, e li fa seguire dalle seguenti considerazioni: „Ecco delle adunanze quali noi le comprenderemmo, e delle risoluzioni quali noi vorremmo vederle formulare dagli elettori del Goriziano. Questo significherebbe che deputati ed elettori, veramente concordi fra loro e nella coscienza di una meta onorevolissima, tendono a quella con animo concorde, fermo e operoso. Da noi invece poco sanno gli elettori quello che si vogliano dai deputati, questi a nulla s’impegnano, e in fondo, fatte poche onorevoli eccezioni, non fanno a Vienna che i propri interessi.... Sarà così anche per il seguito ? E non si sveglierà nei nostri Comuni del piano un desiderio di meglio usare del proprio diritto elettorale?" E noi, che diremo noi? Non dovremmo alla nostra volta vivamente deplorare che i nostri deputati non si facciano mai vivi e lascino i loro elettori nella più completa ignoranza della loro attività parlamentare ? Non potrebbero essi imitare i colleglli trentini, od intervenire almeno al congresso generale annuale della nostra Società politica, che li ha portati sui suoi scudi, per esporvi, dinanzi il fiore dell’ intelligenza e del censo provinciale, i loro propositi ed il loro operato? La non sarebbe certo fatica sprecata, che gli elettori apprenderebbero quali sieno gli intendimenti e le azioni di coloro che li rappresentano alla Camera e questi avrebbero agio di conoscere appieno le loro aspirazioni. Nè intendiamo con ciò che i deputati abbiano a subire mandati imperativi, ma soltanto che tra loro e chi li elesse sia mantenuta quell’ armonia di sentimenti e di vedute senza la quale in un corpo legislativo non si può dare vera, autorevole ed efficace rappresentanza. E sarebbe anche evitato l’inconveniente, che un deputato sia costretto a manifestare o di non conoscere i voti de’ suoi elettori o di considerarli contrari ai suoi convincimenti e tali da, indurlo a dichiarare che non avrebbe mai accettato il mandato per secondarli. Servano d’ esempio i deputati trentini e la nostra vita publica, che lascia tanto a desiderare, se ne avvantaggerà certo sensibilmente. Ili Adunanza generale della SOCIETÀ POLITICA ISTRIANA Kovigno 9 Maggio 1886 ore 3 % poni. Presenti oltre a 100 soci, per V I. R. Governo il Cav. Campitelli e i rappresentanti di tutta la stampa liberale della provincia e di Trieste. Aperta la seduta, il Presidente avv. Costantini saluta gli intervenuti con un applauditissimo discorso. Egli fa voti che l’interessamento per l’associazione non scemi, per mantenere salde ed inalterate le poche franchigie elargiteci, per ravvivare la fede in un avvenire migliore, per respingere gli attacchi degli avversari, per conservare la nostra posizione politica, per curare i nostri interessi materiali e morali. La Presidenza della Società fu sempre inspirata a codesti principi ; ma non basta la voce della Presidenza. Ci vuole collettività di azione e di idee, ci vuole costanza da parte di tutta 1’ associazione perchè non si creda che i lagni provengano da pochi individui, mentre sono il sentimento di tutta la Provincia. — Sono quindi approvati dall’ assemblea senza discussione il verbale dell’ antecedente adunanza generale ed il bilancio per l’anno 1885. Si procede poscia alla lettura della relazione sull’ attività della Presidenza durante lo scorso anno sociale. La splendida relazione solleva in parecchi punti applausi fragorosi, incessanti. L’assemblea manifesta tutta la propria soddisfazione specialmente là dove la relazione parla delle elezioni generali, dell’ agitazione dei preti e degli impiegati stranieri, del Memoriale contro gl’ispettori scolastici e contro gli impiegati che s’ingeriscono a’ danni della nazionalità italiana, nonché al periodo in cui è combattuta 1’ opera deleteria di quelli fra i deputati i quali svisano la verità ed i fatti etnografici ed etnologici dell’Istria. Per voto unanime dell’ assemblea è deliberato di pubblicare e di diffondere la bellissima relazione. E’ quindi data lettura della relazione del comitato eletto nell’adunanza generale del 27 aprile 1885 per studiare le condizioni economiche della provincia. L’assemblea approva tutte le proposte finali del Gomitato tendenti al miglioramento delle condizioni agrarie. Il sig. Bernardo, disse ; poi entrò nel suo gabinetto, scrisse la lettera e tornò. Il sig. Bernardo era là e stava almanacando, chi mai potesse essere quella giovane con cui la signora aveva avuto un così lungo colloquio, ma vedendo la padrona si scosse. Bernardo, gli disse ella, questa giovane è forestiera, conducetela in un albergo e fatele compagnia. Trovatele anche una vettura ; ella parte subito dopo il desinare, e gli fece un segno d’intelligenza cui egli accennò d’aver compreso. Poi voltasi alla giovane: Addio Agnese, le disse, consegnate questa lettera a Don Anseimo e salutatelo tanto per me. A-gnese commossa non poteva parlare : prese la mano della signora, e dirottamente piangendo la baciò e ribaciò. — Via, Agnese, mi volete storpiare ! i miei poveri pizzi sono tutti bagnati delle vostre lagrime. Andate, andate, figliuola, e v’ accompagni il Signore, Il sig. Bernardo condusse Agnese in un albergo, ordinò un pranzo per due e una vettura a disposizione. Il pranzo fu allegro, chè la ilarità del cassiere si com-municò presto alla sua compagna. Finito il desinare Agnese manifestò il desiderio di partire al più presto. La vettura ? disse Bernardo al cameriere. — È pronta. — E il conto? chiese la giovane. — Signora, è pagato. Partì e discese alla casa di Don Anselmo, il quale la aspettava con ansietà. Come la vide : Ebbene, le disse... — Ho una lettera per voi, e gliela porse. Egli inforcò gli occhiali e la lesse, poi rimettendola nella busta : La mi scrive, disse, che vuol prendervi per cameriera, e che al momento avete accettato con entusiasmo. Siete ancora dell’ istesso parere ? — E come no, rispose ella con vivacità ; mi parrebbe di commet -tere un peccato nel non accogliere la sua offerta ; ella è un angelo. — Si, ripigliò il vecchio, la signora è ve- 1TOVELLA (Contin. Vedi N. 7) Che avete figliuola, vi sentite male? — No, signora, egli è che... S’udì un urto all’ uscio della camera, la signora fé’ cenno ad Agnese di tacere : corse all’ uscio ed apertolo con violenza, trovò la cameriera coll’ orecchio al buco della serratura che stava origliando. Sciagurata, gridò la signora, è la terza volta che vi colgo sul fatto ; raccogliete le vostre robe ed uscite da questa casa. Entrò e tirò un cordone e entrò un servo a cui ella : Dite al mio fattore che favorisca per un momento. Poco dopo comparve un’ometto vestito con tutta cura, occhiali legati in argento sul nasetto aquilino ed un viso su cui la bontà e l’onestà erano dipinte. Sig. Bernardo, ho licenziata dal mio servizio la cameriera per averla colta che ci origliava ; non intercedete per lei, ma datele il salario di tutto il mese, e poiché siamo in Decembre, datele la solita mancia peli’ anno nuovo. Nel ben-servito che le farete, encomiate la sua capacità ed onestà senza toccare del suo difetto, acciocché possa trovarsi pronto servizio. M’avete compresa ? — Si, signora ; fece un inchino e partì. — Questa scena avea spaventata Agnese, quando la signora le disse : Sono con voi, ora potete parlare senza riguardo ; ella non potè che svolgere dal sciale la scottola e a lei consegnarla. — Che cosa è questo ? — Una scattola, signora. — La vedo, ma di chi è questa scattola ? — Essa era di una vecchia che morì un mese fa, e vi lasciò erede di tutto il suo avere. ' Di quella lontana parente di mio marito, disse con vivacità la signora, di quell’ avida vecchia, che per ammassare andava accattando qua e là con imposture, e faceva del denaro il suo Dio ? Non li tocco io questi denari, son roba del povero, roba smunta con infami menzogne ; quando.... Ma, signora, lo disse timidamente Agnese, si tratta d’ una somma grande ; quasi cinquanta mila fiorini. — E che monta ? 11 denaro non mi ha fatto mai gola, e mio marito mi lasciò tanto, che ne ho assai più del bisogno. Ma ditemi, Agnese, come avete voi questo denaro. —4 Agnese le raccontò come avesse trovato la scattola, come si avesse appropriato il denaro e ne avesse consumato parte. Le narrò del suo matrimonio, i sogni avuti e la morte del marito. Perdonatemi, signora, conchiuse con voce tremante, quanto io abbia speso non so, oh perdono ! — Non temete Agnese, le rispose la vedova, vi dono tutto e vi ringrazio della confidenza che avete riposta in me. Avete peccato, ma avete molto sofferto ; la confessione che mi avete fatta deve avervi costato gran pena. Essa vi riabilita e mi vi rende stimabile. Ed ora che siete povera come farete a camparla ? — Lavorerò. — Ma avete perduto i vostri avventori e finché non ne troviate degli altri---— Il signore mi aiuterà. —- Si, egli vi aiu- terà. Ora ditemi, ma parlate senza riguardi : Ho licenziata la cameriera, voreste voi rimpiazzarla? La giovane, eli’ era ben lontana dall’ aspettarsi tanta fortuna, ne fu profondamente commossa, e con voce da cui traspariva l’ardente affetto del cuore, ah, signora, esclamò, nell’es-servi appresso mi parrà di trovarmi in paradiso assieme colla povera mia madre. — Buona Agnese, soggiunse quella, io non voglio impegnarvi per sorpresa ; tornate a casa, consigliatevi con Don Anseimo e tornate : vi darò una lettera per lui. Ella suonò, e al servo venuto : E' poi comunicata la relazione del Comitato eletto nell’adunanza presidiale dei 28 giugno 1885 per studiare i mezzi per migliorare i rapporti sociali in provincia fra la popolazione di diversa nazionalità. L’assemblea accoglie a voti unanimi le conclusioni del Comitato : che il Governo si mantenga al di sopra dei partiti nazionali, che reprima le mene partigiane degl’ impiegati e dei preti, che tratti la stampa tutta in eguale misura. Questa relazione, in forma di voto, verrà innalzata al ministero. Al punto V dell’ ordine del giorno viene ridotto il canone sociale da f. 6 a f. 4 annui. L’assemblea passa successivamente all’ elezione delle cariche sociali. Vengono eletti a presidente il Dr. Adamo Mrach di Pisino ed a vice-presidenti il Dr. Marco Costantini di Rovigno ed il signor Leandro Camus di Pisino. A membri di Comitato vengono eletti i signori Avv. Venier, Dr. de Madonizza, Dr. Bubba, Sbisà Pietro, Sbisà Francesco, Dr. Glezer e Corva Lodovico. Per voto unanime dell’ assemblea è deliberato di presentare un indirizzo di ringraziamento all’ esimio patriota Dr. Francesco Costantini, benemerito fondatore della Società politica istriana. Il Dr. Mrach, neo-eletto presidente, pronuncia un bellissimo discorso col quale ringrazia vivamente l’assemblea per il voto datogli. Al punto Vili dell’ordine del giorno la Presidenza presenta la proposta d’ urgenza, che viene adottata, di autorizzare la Presidenza ad indirizzare al Ministero un’istanza con la quale si chiede, che nell’istituto Magistrale di Capodistria la sezione italiana sia pari al diritto statutario. Il Congresso è sciolto alle ore 8 fra applausi generali. ---------------------------------------------------- Il „Corriere Calabrese" che viene publicato a Catanzaro, riportando il noto discorso del Deputato Vitezich a Vienna e la brillante risposta datagli dall’ on. Weitlof, fa le seguenti considerazioni : Alla camera dei deputati a Vienna, in Austria, costituita coni’ è di varie nazionalità, male amalgamate, non si fa quistione di partiti, come in Italia, ma di razze. Infatti colà dura continua la lotta per 1’ esistenza politica, lotta accarezzata e fomentata dal governo di Vienna, fra Tedeschi e Slavi (in tutte le loro gradazioni e sfumature) e Croati da una parte, fra Slavi e Italiani dall’altra, e poi ancora fra Italiani e Tedeschi. I Tedeschi, che sono, senza dubbio, la nazione più colta della monarchia austro - ungarica, hanno sempre avuto il predominio politico sulle altre razze. Gl’ Italiani, per confessione del deputato tedesco Dottor Weitlof, hanno lo stesso grado di coltura dei Tedeschi ; del che, cioè di questa pubblica attestazione di stima pei nostri connazionali dell’Austria, noi Calabresi andiamo orgogliosi, e siamo riconoscenti all’ onesto nipote di Schiller. ramente un augelo, stando al suo servizio voi sarete felice e contribuirete anche alla di lei felicità. E quando pensate di andarci? Domani mattina verrò alla chiesa, rispose Agnese arrossendo, per fare le mie devozioni da tanti mesi tralasciate e partirò dopo il mezzodì per arrivar di buon’ ora. Ebbene, quando tornate dalla Chiesa venite qui : vi darò un’ altra lettera per la signora, e il caffè lo prenderemo assieme. Fatte le sue divozioni Agnese restò lungamente in chiesa: si sentiva bisogno di Effondere il suo cuore manzi a Dio. Il buon prete la aspettò volentieri e come la vide : Ora sedete, Agnese ; refìziata 1’ anima pur bisogna re-fiziare anche il corpo. — Durante la merenda ei le dava dei suggerimenti sul modo di comportarsi in una casa signorile, specialmente verso la servitù. — Voi sarete, le diceva, la prediletta della signora ; badate di non far pesare sopra gli altri la vostra posizione, ma trattateli come eguali e fatevi amare. Se nascono dissapori fra la servitù, intromettetevi come paciera, acciocché non giungano all’orecchio della padrona; ella va invecchiando ed ha bisogno di quiete. Ora vado a prendere la lettera e un’ altra cosa per voi. Tornò e consegnò alla giovane la lettera ed una cedola di 50 fiorini. Ve li manda la signora, le disse, saranno buoni per saldare i conti colla padrona di casa e colla vostra servitù. Addio, Agnese, non mi dimenticate ; sono vecchio e forse non ci vedremo più se non in un mondo migliore. Agnese licenziò la serva, fece i preparativi pel viaggio e salì a congedarsi dalla padrona che la volle a pranzo con sè. Ella parti appena pranzato, ed arrivò prima di sera dalla vedova del banchiere, che l’accolse con espansione di animo. — Eccomi, signora, son tutta per voi, è quanto posso fare per corrispondere alla vo- La razza slava (la razza croata compresa) è la meno colta, la più indisciplinata, ma oggidì forma la parte più numerosa della popolazione del-1’ Austria, e, perchè più numerosa, essa vorrebbe imporsi a tutte le altre razze. E come voglia imponisi lo dice chiaro il discorso sconnesso, illogico dell’ arrabbiato italianofobo Dott. Vitezich ; e come questa razza s’impone sulle altre, e come il Governo di Vienna fomenti le lotte di razza, informi il fatto stesso che il Vitezich, croato, è stato regalato all’ Istria, provincia italiana, come suo rappresentante alla Camera dei Deputati a Vienna. Avete udito come parla dell’ Istria ? la considera già come un’ appendice della Grande Croazia o della Grande Slavia. Codesti signori Croati, protetti dal Governo di Vienna, non possono darsi pace di non avere una coltura letteraria, un passato splendido, una civiltà come l'hanno i Tedeschi e gl’ Italiani della Monarchia, e stendono le loro unghie su terre che non sono le loro, per appropriarsi quella civiltà che non hanno, che non ebbero mai. Codesti cucchi dell’avvenire croato vorrebbero fare fecondare le loro ova da uccelli italiani. Loro basta ottenere dai compiacenti uomini di governo (più imperialisti dello stesso Imperatore) delle scuole croate, delle slovene nell’ Istria per dire : 1’ Istria è slava, F Istria è croata ! Slava Trieste? croata Pola? Capodistria, Pirano, Isola, Parenzo, Rovigno, Dignano, Cittanova, Pinguente, Buje, Albona, Fianona, slave ? croate ? Nò, mille volte nò, Vitezich del mio core. Nò, mille volte no ; riusciste a fondarvi mille scuole croate, altrettante slovene, aveste a chiamare nell’Istria tutti i barbari di questo e dell’altro mondo, come ci sono venuti gli Uscocchi, di cui voi vi vantate degnissimo rampollo, l’Istria non ismentirebbe la sua origine, gl’istriani, colla loro civiltà, italianizzerebbero anche i Turchi, se da Costantinopoli, per lasciarlo a voi altri croati, venissero a stabilirsi nell’ Istria; come hanno italianizzato Lussinpiccolo, che voi a-vete l’impudenza di chiamar croata, quasi non si sapesse da tutti che a Lussino la popolazione è, e fu sempre nella sua grandissima maggioranza italiana, quasi che tutti ignorassero, come voi ignorate, o fìngete d’ignorare, onorevole mio bollo, che non solo nell’ Istria la popolazione è italiana, ma tutta la Dalmazia, lungo l’estesissima sua costa, ha città cospicue dove si parla il dialetto veneto della più bell’ acqua. Come va, onor. Dott. Vitezich, che nei vostri discorsi politici cadete in contraddizioni così frequenti, e dite delle corbellerie cotanto grosse ? Un po’ dite che l’Istria è croata, un altro po’ vi lagnate che gl’istriani ànuo italianizzato delle città croate come Lussinpiccolo, un altro po’ ancora (lasciatemi passare tutti questi po’), asserite che i marinai sono slavi, per conchiudere che la marina di guerra austriaca è contaminata dalla lingua italiana! Ma sapete, onor. Dott. Vitezich, che siete un bell’ originale ! Quanto pagherei veder Milano ! diceva una volta un Tizio; ed io pagherei altrettanto per veder voi e scoccarvi . . . un bacio in fronte. E badate che qui l’irredentismo in questo mo- stra bontà. La signora: Poche, rispose, sono le mie esigenze ; e le diede alcune istruzioni. Agnese corrispose perfettamente all’ aspettazione della padrona. La serviva di cuore, prevedeva i suoi bisogni, indovinava i suoi desiderii era per lei più che cameriera una figlia ossequiente ed amorosa. La signora apprezzava il di lei affettuoso servizio e la trattava non da padrona ma piuttosto da madre. Così vissero parecchi anni, fino a che la Signora, logora dalla età e da incomodi di salute non potè più lasciare il letto. Agnese sempre al suo capezzale, si dava coraggio c tentava di mostrarsi allegra, ma piangeva in silenzio. L’ ammalata la vide, e : perchè piangete ? le disse; nel mio testamento mi sono ricordata anche di voi, non avete più bisogno di nessuno. Non piango per questo, le rispose Agnese lagrimando, ma perchè vi vedo soffrire. A misura che l’inferma andava peggiorando, ella raddoppiava le sue premure per lei ; l’assistette fino all’ultimo istante, le chiuse gli occhi, le baciò la gelida mano e cadde svenuta fra le braccia del sig. Bernardo. Fu messa al letto,, si riebbe presto e sfinita dalle lunghe veglie si addormentò. Il funerale della signora riuscì magnifico, non per-pompe esteriori, che ella aveva assolutamente vietato, ma per 1’ accompagnamento d’infinito popolo e specialmente dei poveri che lamentavano la perdita della loro benefattrice. Agnese, vestita a gra-maglia, seguì la bara, e quando il cadavere fu sotterra s’ inginocchiò, pregò e baciò le zolle che coprivano il corpo di lei eli’ ella aveva amato come una madre. Il giorno dopo venne il notaio col testamento. La defunta lasciava i suoi beni ad un lontano parente e faceva molti legati per iscopi pii. Uno di questi riguardava Agnese. — Ad Agnese, diceva, la mia buona ea- mento non c’entra proprio per nulla, come non ce 10 fa entrare nel suo bel discorso l’onesto tedesco 11 Dott. Weitlof, vostro collega al Parlamento di Vienna, il quale vi dà una così bella lezione, della quale voi, per dimostrare che siete onesto quanto lui, dovreste approfittare rinunziando al mandato che gl’ Istriani non vi ànno affidato, non potendo voi, croato, rappresentare coscienziosamente una provincia italiana. Non facciamo della politica irredentista noi : ma che volete? noi, italiani della grande Nazione italiana, rimaniamo dolorosamente impressionati quando i nostri connazionali, obbediscano essi all’Austria, 0 alla Turchia, sono malmenati; la è questione questa di sentimento e di orgoglio nazionale. Gli Istriani non sono da meno dogli altri, perchè vantano aneli’essi una numerosa schiera di cultori distinti delle scienze e delle arti belle, della quale tutta la nostra nazione si onora e non hanno l’e-guale molte e molte delle minori provincie sorelle : schiera preceduta da Vergerlo il Seniore, che il Platina mette primo, per ordine di tempo, fra i migliori, i quali abbiano posto mano, dopo il Petrarca, alla ristaurazione degli studi classici. Questa schiera, noi lo sappiamo, (e dovreste saperlo anche voi, onor. Vitezich, che rappresentate al Parlamento di Vienna i comprovinciali di cotesti grandi italiani) conta l’altro Vergerlo e il Flacio (del qual ultimo or ora un egregio istriano ha tessuto la biografia), rinomatissimi nella storia della Riforma, — il Muzio che meritò d’ esser chiamato 1’ emulo del Davanzali — il Santorio, illustre caposcuola nelle mediche discipline — il Carli, gloria della scienza economica italiana e insieme storiografo fra i più eruditi del secolo del Muratori, — il Carpaccio, le cui tele sono a Venezia, ammirate, fra le più degne opere del purismo della scuola veneziana, e ne contendono la palma a quelle del Giambellino e del Cima da Conegliano, — e inoltre il sommo Tartini, vero genio della musica, che legò alla posterità non solo le immortali sue armonie, ma dottrine così profonde e nuove sulle leggi dei suoni, che gli studi recenti riconoscono ogni dì più meravigliose. Tutte queste notizie sapete chi ce le somministra, egregio tra gli egregi ? Un libro che pur voi conoscete, e che tanto turba i vostri sonni croati. Questo libro non fa menzione dei contemporanei che per incidenza. Il Goriziano Ascoli, o-nore della scienza filologica, ammirato in Germania non meno che in Italia, voi dovete odiarlo quanto nella vostra mania croata avete dovuto odiare il giustinopolitano Carlo Combi, da due anni rapito all’amore degl’istriani, al quale fu testé inaugurato a Venezia un busto in marmo nella scuola superiore di commercio, di cui fu lustro e gloria. Quel libro non fa parola che degli astri di prima grandezza ; dei pianeti minori, il più piccolo dei quali, per voi, che ne mancate affatto, sarebbe un genio, non crediamo parlare, non consentendolo la tirannia dello spazio, concesso a un modesto giornale di provincia; come passiamo sotto silenzio 1 nomi degli altri contemporanei, che la storia ha menerà, lascio 100 fiorini che lo verranno dati dal mio erede subito dopo la mia morte. Lascio pure alla medesima Agnese la scattola di legno legata con nastri color di rosa e sigillata col mio timbro. I miei eredi la troveranno nel mio armadio e la consegneranno ad A-gnese come una mia memoria. Agnese rimpatriò la stessa sera e si fece condurre in un albergo ; aperta la scattola, trovò che la vedova del banchiere avea mantenuta la parola : — lo non lo tocco questo denaro. — Sul fondo della scattola era vi un viglietto scritto dalla sua padrona : Vi lascio il denaro che mi avete restituito. Esso non vi farà felice se non ne farete buon uso ; è roba truffata ai poveri. La mattina seguente, il primo pensiero di Agnese fu per Don Anseimo. Andò alla sua casa e la vecchia serva la introdusse nella solita cameretta di studio. A-gnese rimase imbarazzata nel vedere un altro prete e : 10 cercava, balbetò, Don Anselmo per avere informazioni da lui. — Don Anselmo, rispose quegli, è morto da più d’ un anno ; ma accomodatevi, signora, e vi darò tutte le informazioni che desiderate : sono nato in questa porrocchia, e dal più al meno conosco tutti. Agnese allora gli domandò di quella signora che affittava camere nella via del tessitori in città, —• Oh poveretta, sciamò 11 curato, ella è caduta nella più squallida miseria. Finché era vivo suo figlio che guadagnava molto, se la passavano bene : morto lui cessò ogni risorsa. La meschina vive ora in una soffitta della medesima casa che la padrona lascia a lei e a sua figlia gratuitamente ad intercessione di Don Anseimo : esse lavorano tutto il giorno e soffrono spesso la fame. (Continua) giudicati. Non parliamo di Paolo Tedeschi, letterato triestino, i cui frizzi piccanti, i cui strali oraziani hanno punto più d’una volta i vostri connazionali; del Luciani, discendente per parte di madre dal Flacio di Albona ; del Lovisato, insigne naturalista, del Griovannini e dello Smareglia, sacerdoti entrambi di Euterpe (leggete musici, egregio tra gli onorevoli). Vedete dunque che l’Istria è sempre uguale a sè stessa, che non ismentì mai la sua civiltà, che i nipoti son degni degli avi. Ponetevelo bene in mente, onorevole D. Vite-zi eh, finché l’Istria avrà una civiltà cotanto splendida, e saprà conservarsela, e lo saprà, voi non riuscirete mai a croatizzarla. — .... ——---------------->-»£. ------------------------------ Saggio di Annali Istriani. Del secolo XIII — dall’ anno 1235 e seg. dell’Ab. Angelo Marsich. (Cont. vedi Ni. antecedenti) 1282. — Il patriarca Raimondo estende procura per ricevere tutti i beni, le donazioni ed ogni altra cosa lasciata alla chiesa d’ Aquileia da Agnese, vedova di ladre da Pinguente, sia che i beni trovinsi nel castello di Pinguente come nel suo territorio. Thesaurus Eccl. Aquile), p. 224. — e Mangano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 170. 1282. — Il patriarca Raimondo lancia la scomunica sull’ Istria; vi si attribuisce causa di grandi sventure. Iiandler. Indicazioni p. 34. 1282. — Il patriarca Raimondo innalza a giorno di festa il dì di Santo Ermagora in tutta la provincia metropolitica di Aquileia. Kandler. L’ Istria. Ann. IV, p. 94. 1282. — Il popolo di Pirano, rannate nella chiesa di S. Andrea, delibera di darsi alla Repubblica di Venezia. In quest’ anno figurava qual pievano don Giovanni. Kandler. L’Istria Ann. I. p. 202. 1282. — Abate de’ Benedettini di S. Pietro in Selve ; fra Mariuto; occupò la stessa carica anche nel 1300. Kandler. L’Istria Ann. IV, p. 120. 1282. — Ulvino de Portis, canonico di Cividale sua patria, detto da altri Volvino, Ulivino ed anche Oliverio, viene eletto dal capitolo di Trieste a vescovo di questa città Kandler. L’Istria. Ann. II, p. 197. 1282. — Il consiglio di Trieste rinuncia al vescovo eletto, Ulvino de Portis, il castello di Moccò e ville dipendenti ; il vescovo poi promette sotto la penale di 1000 marche di far assegnare il detto castello al capitolo tergestino. Figura in quest’ anno qual podestà di Trieste Nicolò de Butrio, e quali giudici Rau-tolfo di Todulfo, Rantolfo de Basilio e Goffredo. Kandler. Cocl. Dipi. Istr. 1282. — L’ armata e le truppe di Venezia assediano la città di Trieste. Bandelli. Notizie storiche di Trieste, p. 38. 1282, 25 febbraio. — Papa Martino IV commette al decano di Concordia *) la protezione del monastero della Cella (Clarisse) di Trieste ; in seguito passa sotto la direzione spirituale dei M. di S. Francesco di Trieste. (*) Il Kandler, nelle Indicazionip. 34, dice il convento affidato non al decano, ma al vescovo di Concordia. Kandler. Cod. Dipi. Istr.; — L’Istria Ann. VI. p. 63 ; — e Cronichetta del mon. di S. Cipri- ano di Trieste. 1282, 23 maggio. — Rupretto di Butrio ed altri si costituiscono mallevadori pel vescovo di Trieste, Ulvino de Portis, in lite col capitolo tergestino per il castello di Moccò. Canonico-decano di Trieste era don Vitale; lo vediamo allo stesso posto ànche li 9 agosto di quest’ anno. loppi Aggiunte al Cod. Dipi. Istr. - Pag. 40 e seg. 1282, giugno. — Simone Mauro, vescovo di Castello, assistito da Benedetto vescovo di Parenzo e da quello di Caorle, consacra la chiesa di San Geremia in Venezia. Corner. Not. St. delle Ch. e Mon. di Venezia. pag. 249. — 1282, 18 luglio. — Il senato ordina di spedire alcune barche in alto mare a fine d’impedire il trasporto di vettovaglie e mercanzie a Fiume ed altrove. Minoto. A età et Dipl. v. I, p. 147. 1282, 9 agosto. — Ulvino vescovo di Trieste rinnova l’investitura feudale al triestino Marco del fu Giroldo, vassallo vescovile. Il dottor C. Cumano aggiunge al vescovo il titolo di conte di Trieste, lo che non appare dal documento. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1282, 5 settembre. — Il senato prolunga a tutto il mese corrente il versamento della multa di lire 1000, che il comune di Capodistria doveva oggi esborsare per non aver armato a debito tempo la civica galea. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 147. 1282, 3 ottobre. — Il maggior consiglio di Venezia respinge le condizioni propostegli dal comune di Pirano riguardo la durata e la paga da stabilirsi al podestà locale. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 148. 1282, 6 ottobre. — Il Senato ordina al comune di Cittanova di rimborsare entro due mesi il comune di Venezia delle lire 20 di grossi da quattro grossi che gli deve. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 148. 1282, 8 dicembre. — Elisabetta, vedova di domino Enrico da Pisino, confessa che il proprio figlio Angelino fu investito dal vescovo di Parenzo degli aviti feudi nella villa di Torre e del monte di San Michele presso Pisino. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1282, 8 dicembre. — Figura in quest’ anno don Orso qual prevosto della chiesa di San Nicolò in Pisino. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1282, 18 dicembre. — Il concilio provinciale, celebrato dal patriarca Raimondo, vuole che i vescovi suffragane! si presentino personalmente o per procuratore alla visita dei corpi dei santi martiri Ermagora e Fortunato alla chiesa metropolitana. Carli. Opere. T®. XV, p. 301. Pochissimi corrisposero all’invito da noi ripetutamente publicato. Sembra quasi mancare la persuasione che, per sostenere un giornale, occorrono danari - per cui appunto gli abbonamenti ai giornali si sogliono pagare antecipatamente. Rinnoviamo quindi l’invito al pagamento, sollecitando i Signori Abbonati che non sono in corrente coi pagamenti, di farlo quanto prima. L’amministrazione. Ascetica? A Capodistria, come, ritengo, in altri luoghi della provincia, la settimana santa è tutta un succedersi di processioni, di quelle processioni che gli anni della nostra fanciullezza ci mettevano il cuore in festa, ed ora ci sfilano dinanzi come una fantasmagoria di memorie lontane, insinuandoci colla reminiscenza di una poesia perduta per sempre l’amara dolcezza del rimpianto. Riflettendo su questo rito cattolico delle processioni, si capisce di prima giunta che in origine devono aver avuto uno scopo in parte almeno differente dall’ attuale. Qual di fatto maggior valore poteva avere agli occhi dell’ uomo un’ orazione fatta camminando di quella fatta fra le domestiche pareti o fra le mura del tempio, perchè la si dovesse prescrivere per le più solenni occasioni ? Le processioni non erano apprincipio che un recarsi di conserva ai sepolcri dei martiri o al luogo del martirio il giorno del costoro natalizio o vogliam dire della morte, la quale secondo il concetto cristiano è il principio della vita vera, l’aurora dell’ eternità. I fedeli ci andavano assieme col vescovo, raccolti in pie meditazioni, e se i tempi correvano per la chiesa tranquilli, alternando preghiere o cantando litanie e salmi. Anche succedeva che si dovessero trasportare le ossa di qualche santo da un luogo all’ altro. In tali occasioni il clero e il popolo le accompagnavano con inni e cantici spirituali al luogo destinato, dove il vescovo 0 chi per lui, tesseva gli elogi del beato e celebrava 1 misteri. Qualche cosa di simile facevano gli ebrei alle frequenti traslazioni dell’ arca. La storia ricorda una processione del 362, solennissima, quando le reliquie del martire s. Rabila furono trasportate dal sobborgo di Dafne nella chiesa di Antiochia ; e aggiunge che l’imperatore Giuliano l’apostata ne fu irritatissimo. Oggidì le processioni non sono per lo più che devote ovazioni con un richiamo ai tempi primitivi e con un eccitamento ai primitivi fervori. I mistici ci ravvisano inoltre un senso anagogico. La processione, dicono, esce di chiesa per tornare in chiesa ; e così l’uomo esce da Dio per tornare a Dio. Il cammino della processione è il cammino della vita; ma come la croce è inseparabile dalla processione, così il dolore è inseparabile dalla vita. Del rimanente, come la croce riconduce finalmente la processione in chiesa, così la croce, cioè il dolore, sopportato con rassegnazione nel cammino della vita, ci conduce alla eterna felicità. Sembra però che i nostri vecchi, parlo di Ca-podistria, non dessero troppo nel mistico, nemmeno nelle processioni. L’ultimo vescovo di Capodistria si trovò costretto di proibire le processioni della settimana santa, tranne quella del Venerdì, perchè si disponevano le cose in modo da cantare il versicelo Ne proicias me a facie tua sotto i balconi dell’innamorata. Quando si dice i nostri vecchi ! È morto in Napoli nell’ Aprile decorso Guglielmo Poerio, uno fra i più valorosi soldati italiani. Figlio del generale Poerio e di Maria Teresa De Nobili, nacque a Malta quando appunto suo padre era emigrato. Questi era fratello del Barone Giuseppe Poerio, quell’ insigne giurista che noi sappiamo : ambedue questi fratelli furono l’anima dei moti del 1831, e furono relegati in Moravia quando sopravvenne la reazione. Guglielmo Poerio, venne in Italia nel 1848, quando era scoppiata la rivoluzione e fu fatto entrare da suo padre nell’ Accademia di Torino, donde uscì uno dei più colti e valorosi ufficiali che abbia mai avuto 1’ esercito. Egli fu partecipe a tutte le campagne della liberazione ed indipendenza italiana e stava oggi per raggiungere il grado di generale, quando un attacco di cuore lo tolse per sempre ai vivi ! Un’ altro morto ed uno di quelli che assieme a Garibaldi e a Mazzini, a Vittorio ed a Cavour hanno fatto l’Italia. L’uomo che secondando lo slancio ardente di Rosalino Pilo e de’suoi picciotti ha organizzato l’eroica spedizione dei mille e le altre cinque, che la seguirono, il prò dittatore di Napoli nel 60, il patriota „puro come l’oro e forte come ferro,“ Agostino Bertani è soggiaciuto aneli’ egli a Roma alle inesorabili leggi di natura. Di che tempra fosse ed in che conto il tenesse il Leon di Caprera, del quale col Cattaneo fu fido ed autorevole consigliere, lo rivela la seguente lettera speditagli da lui pria di salpare nel 1860 da Quarto : „ Mio caro Bertani „Spinto nuovamente sulla scena degli avvenimenti „patrii, io lascio a voi i seguenti incarichi : „Raccogliere quanti mezzi sarà possibile per coadiuvare nella nostra impresa ; „Procurare di far capire agli Italiani che se saremo aiutati dovutamente, sarà fatta l’Italia in poco „tempo e con poche spese ; ma che non a vran fatto „il dovere quando si limiteranno a qualche sterile sottoscrizione ; „Che l’Italia libera d’oggi, in luogo di centomila „soldati, deve armarne cinquecento mila, numero non „certo sproporzionato alla popolazione ; e che tale proporzione di soldati 1’ hanno gli Stati vicini che non „hanno indipendenza da conquistare. Con tale esercito „V Italia non avrà più bisogno di padroni stranieri che „se la mangiano poco a poco col pretesto di liberarla; „Che ovunque sono italiani che combattono oppressori, là bisogna spingere gli animosi e provvederli „del necessario pel viaggio ; „Che 1’ insurrezione siciliana non solo in Sicilia „bisogna aiutarla, ma nell’ Umbria, nelle Marche, nella „Sabina, nel Napolitano, ece., dovunque sono nemici „da combattere. „Io non consigliai il moto della Sicilia: ma, reputi alle mani questi nostri fratelli, ho creduto obbligo di aiutarli. „II nostro grido di guerra sarà : Italia e Vittorio „Emanuele ! e spero che anche questa volta la bandiera „italiana non riceverà sfregio. Con affetto, vostro «G. Garibaldi» CORRISPONDENZE Trieste, Maggio ’86. Mi fece ridere quell’ aria di trionfo, colla quale nel vostro periodico di un mese fa avete stampato quel Monito del Caria Episcopali di Trieste, che proibiva ai preti slavi di funzionare in altra lingua che non fosse la latina. Gli è ch’io conosceva i miei polli, e prima di felicitarmi aspettava che alle parole tenessero dietro i fatti. I quali non vennero, com’io molto bene aveva preveduto. Qui a Trieste, dico a Trieste, si continua a funzionare la domenica di dopopranzo in lingua slava, con questa mostruosità di giunta, che in quasi tutte le parrotine non si tiene poi nemmeno la stessa funzione per i Triestini in lingua latina. Si sa : interessa troppo a certi messeri che le chiese di Trieste appariscano slave. Si sta bene, perbacco, a Trieste, e bisogna pur avere un pretesto per escluderne, magari del tutto, il clero italiano. Per non dire che gli oremus in lingua slava, sia pure che allontanino dalla chiesa i Triestini, fanno però buon giuoco per il partito. Non so cosa accada nell’ Istria dopo quel Monito mistificatore, ma penso che niente meglio di qui. Me ne vorreste far un motto ? E di quel Monito singolare, visto che ha lasciato il tempo che ha trovato, io penso che non deve essere un motu proprio della curia di Trieste, ma sì piuttosto la consegueeza d’una lavatura di capo provocata dal ricorso fatto da un Comune dellTstria all’Autorità civile contro gli arbitri ecclesiastico-nazionali di un parroco. Se me ne sapeste dare un’altra spiegazione, l’avrei cara. Gradite frattanto ecc. Portole, Maggio ’8G. Comanda chi può e obbedisce chi vuole, è un proverbio molto noto, e che trova nella pratica dei riscontri numerosi assai. Ma io non avrei creduto che ne dovesse avere tanto frequenti anche nelle chiese, dove la virtù dell’ obbedienza dovrebbe trovarsi come, dirò così, nella sua sala del trono. Qui a Sterna per esempio, un vil-laggetto poco da noi discosto, un forastiero che ci ha trovato ospitalità e pane, si sveglia una bella mattina con una idea luminosa ; chiama a sè quattro contadini, li istruisce di ciò che si ha da fare, ed ecco che alla funzione si comincia a urlare il gloria in lingua croata. Senonchè il popolo a una tale novità si agita, mormora, disturba il cantare, talché i musici valorosi sono costretti a finire prima di aver toccata la fine. Dunque mentre per tutto c’ è una legge, non ce n’ è una per l’esercizio del culto ? 0 se v’ è una legge, la vi è solo per figura, giacché vediamo ogni giorno innovare a capriccio ? E dove arriveremo con queste licenze ? E che fa la Curia di Trieste ? Troppe altre domande potrei fare, ma le lascio alla discrezione del lettore. ----------------— ----------------------------------- La sagra di Semedella celebrata Domenica e Lunedì scorsi, ci richiama alla memoria il seguente atto reperibile negli archivi municipali: N. 805 (Copia) Alla Spettabile Podestaria di Capodistria Scorre il quarto anno dacché venne vietata la celebrazione della St. Messa nelle Cappelle private ne’ giorni festivo - domenicali, e tale divieto ebbe delle ottime conseguenze in più luoghi. Ogni eccezione indebolisce una legge, e tanto più conviene attenersi all’ adottato principio, quan-tocchè si scorge un salutare effetto del medesimo, più ancora essendo già inviato da quattro anni a questa parte. Da ciò comprenderà cotesta Spettabile Podestaria, che non possasi far luogo al petito d. d. 14 corr. N. 176, affine venisse permessa la celebrazione nella Cappella campestre detta di Semedella nella Domenica dopo 1’ ottava di Pasqua. Consta inoltre, che il convegno in tale giornata è più una festa baccanale, che una divozione, specialmente al dopo pranzo, in cui l’intera città si diffonde pelle campagne a merendare e si potrebbe applicare il testo: „Sedit populus manducare et bibere, et surrexerunt Ridere." Si vorrebbe adunque santificare un disordine con una solennità religiosa ? ! Se l’antichità avesse a formar legge anche riguardo agli abusi, alle inconvenienze ed alle assurdità, converrebbe abbattere gli altari erigendovi un’ ara a Minerva e collocandovi la di lei Egida. Se la popolazione credesi obbligata a tale devozione in forza di un asserto voto, il sottoscritto Vescovo la dispensa da ciò in forza delle sue facoltà. Dall’ Ordinariato Vescovile di Trieste e Capodistria Trieste li 17 Aprile 1840 Matteo Raunicher m. p. Vescovo Gius. D’Àndri m. p. Cancelliere --------------------------------------------------- CRONACA LOCALE La sera del sabato santo quattro dei soliti ragazzoni delle i. r. scuole magistrali entrarono nel delicato pensiero di far sentire ai frequentatori della birraria „al Vaporetto8 la musica squisita di certi loro canti slavi, pestandosi un’accompagnamento sul piano, che si trova in quel locale. E anche le voci dei cantori, che avevano il solito maccherone in gola, erano quelle che potevano essere per le laute libazioni. Esprimiamo al benemerito personale insegnante delle scuole magistrali il desiderio — ormai siamo ridotti a questa — che li facciano progredire nella musica perchè possano al trasferimento dell’ istituto trattenere più convenientemente i visitatori delle osterie della città, che avrà la fortuna di ospitarli. Qui, per ora, sono stati fischiati. — La sera del giorno dopo alcuni cittadini vennero alle mani, nello stesso locale puhlico, con alcuni officiali e sotto officiali del battaglione di guarnigione, che celebravano un avanzamento. Ci furono ammaccature e delle ferite, che indussero l’autorità all’arresto di quattro cittadini. Causa del conflitto sarebbe stata questa, che i militari intendevano che la stanza dove banchettavano, fosse per quella sera di loro uso esclusivo ; gli altri la intendevano diversamente. — La mattina seguente, la guardia comunale Filippi, vittima di sorte ben rea, si uccideva ne’ pressi del Cimitero. — Qualche ora più tardi un gendarme arrestava un giovane maestro capodistriano, Carlo Minca, tornato qui da Fiume due giorni prima per assoggettarsi agli esami di abilitazione. Cos’ era accaduto ? Due studenti slavi dell’istituto magistrale avevano trovato nella camera da lui abitata, mentre egli era fuori, una copia d’un giornale stampato alla macchia e lo denunciarono. — Nel pomeriggio dello stesso giorno, i soldati di guarnigione cominciarono a passeggiare per la città in modo dimostrativo urtando anche qualche donna e qualche cittadino; e se non ci fosse stata la pronta ed energica intervenzione del Capitano ditrettuale che, raggiunto dal nostro Podestà, reclamò dal colonnello l’immediata ritirata della truppa in caserma, sarebbero certo accaduti dei guai. — Tre giorni dopo il battaglione partì per il bersaglio e fu di ritorno sabato dopo Pasqua. Gli scolari slavi delle i. r. Scuole magistrali furono in truppa a riceverlo alle porte della città, lo salutarono con molti živio e lo accompagnarono con ovazioni fino alla caserma. Non essendo mai accaduto nulla di somigliante, è chiaro che tanta gentilezza, la quale urtò i nervi anche all’ ufficialità del battaglione, fu usata solo per provocare qualche contro dimostrazione; ma i cittadini non ci badarono più che tanto, valutandola con molto buon senno secondo l’intenzione ed i meriti. Ci baderà, come dovrebbe, il sullodato personale insegnante? * ,* * Di questo giorni s’ è qui formato un Comitato promotore per 1’ istituzione di un Consiglio agrario distrettuale sotto la Presidenza del Cons. Com. signor Francesco de Sin. Sunto dei Verbali delle sedute della Giunta provinciale dell’ Istria, in Faremo. Seduta 102 — 22 e 23 febbraio 1886. Viene avanzato al Ministero dell’ interno il voto dietale, perchè sia provveduto di apposito medico distrettuale il distretto politico di Parenzo, ad esempio di quanto fu già da anni disposto per tutti gli altri distretti politici del Litorale. Ad analoga riserva dell’ i. r. Luogotenenza si riscontra che nell’ ultima sessione dietale non venne votato vermi progetto di bonificazione di terreni, nei sensi della legge dell’impero 30 giugno 1884 N. 116. Lasciando libero al comune di modificare secondo il voto generale il piano di percorrenza della strada Gimino-S. Ivanaz, si rimette la podestaria a far approvare dalla Rappresentanza comunale il nuovo progetto, nonché il riparto, da pubblicarsi poi a termini del §. 81 R. C. Si delibera di pagare a L. C. da Pinguentc l’importo di fior 60 a tacitazione d’ogni pretesa d’indennizzo per danni sofferti nel fondo di sua proprietà in Blata, nell’occasione della costruzione della strada Piuguente-Itozzo, verso rinunzia ad ogni altra pretesa. Si prende a notizia il prospetto sommario tabellare sulla gestione generale dell’Istituto di credito fondiario durante il IV trimestre 1885. Viene assegnato al Consiglio d’amministrazione di Piemonte l’importo di fiorini 600, occorrente a pagare gli imprenditori della costruzione della strada alla valle del Quieto. Si cede all’i. r. Autorità scolastica provinciale, perla decisione di sua competenza, l’istanza degli eredi V. di Pola pel pagamento rateale di contributo scolastico di eredità. Si prende atto della comunicazione del Comitato stradale di Capodistria del Conto consuntivo prò 1885. Viene assegnata al comune di Lussinpiccolo una seconda sovvenzione di fiorini 500 per il provvedimento d’ acqua nel comune stesso ed in quelli di Unie a Sansego. Viene preso a notizia il protocollo della seduta 18 febbraio a. c. della Direzione dell’Istituto di credito fondiario. Viene riservata alla trattazione dietale la proposta dell’ i. r. Luogotenenza sull’ assunzione da parte della provincia (legge dell’Impero 27 giugno 1885) di una terza parte degli indennizzi da prestarsi ai proprietari dei fondi sottoposti a provvedimenti antifillosserici. Si accorda alla podestaria di Verbenico la sovvenzione di fiorini 100 nella spesa occorrente al ristauro della fontana pubblica in quel comune, da assegnarsi a lavoro compiuto e collaudato. Ad istanza delle Podestarie di Decani, Verbenico, e del Consiglio di amministrazione di Castelvenere si delibera di approvare che nell’anno 1886 vengano riscosse nei detti comuni le deficienze risultanti nei rispettivi conti di previsione per 1’ anno stesso. Viene incaricato uno di questi impiegati conrabili di portarsi a Barbana, ende passare ad una generale revisione di quell’ amministrazione comunale. Trasmettendosi all’ i. r. Tribunale d’ appello i relativi atti, si propone che venga accordata la prolunga- zione del termine edittale per la regolazione del libro fondiario nel Comune catastale di Grisignana. Viene deliberato l’acquisto di 46 copie dell’ opuscolo del maestro Gonan „Noterelle di geografia e storia istriana, proposte ai maestri ed alle famiglie8 che vengano trasmesse agli ii. rr. Consigli scolastici distrettuali per la distribuzione fra le principali scuole popolari della provincia. Si aderisce alla proposta dell’ i. r. Luogotenenza di annullare il deliberato 19 agosto p. p. della Rappresentanza comunale di Gimino, relativo al licenziamento del Dr. M. perchè non corrispondente alle disposizioni dei §§. 10 e 26 della legge prov. 19 marzo 1874 sul servizio sanitario. Viene presa a notizia la comunicazione dell’ avvenuta costituzione della Rappresentanza comunale di Parenzo. Si approva la vendita a C. M. in base al risultato dell’ asta, della casa comunale in Pisino al N. 210 pel prezzo di fiorini 3050, omologandosi il relativo contratto. Si accorda l’istituzione di un proprio Consiglio d’amministrazione nel Comune censuario di Vragna in base alla legge provinciale 25 ottobre 1868, che sarà composto di 6 membri. Si aderisce alla proposta deliri, r. Luogotenenza che pel comune di Brest nel distretto giudiziario di Pisino, attese le speciali condizioni sanitarie, sia istituito un separato centro di vaccinazione. Non si fa luogo alla domanda della podestaria di Cittanova, perchè sia decampato dalla già attivata addizionale d’uffizio pella rifusione dei debiti del Comune verso il fondo provinciale. Vengono liquidati ed assegnati: al Magistrato civico di Trieste fiorini 1817,76 a pagamento di dozzine ospitalizie pel mese di decembre p.p.; al medesimo fiorini 3995,88 a pagamento del conto per maniaci istriani curati in quel civico manicomio nel IV trimestre 1885; all’ amministrazione dello Spedale civico di Fiume fiorini 375,36 a pagamento del conto per maniaci istriani durante il IV trimestre 1885 ; alla podestaria di Pola fiorini 2095,60 a rifusione di dozzine ospitalizie per ammalati poveri curati in quel civico nosocomio Giurante il IV trimestre 1885. Vengono accolte quattro istanze per frazionamento di debito di esonero verso pagamento della quota di debito corrispondente alla rendita catastale delle parti-celle svincolate, e due istanze per condono d’interessi di mora. Si trasmette all’i. r. Direzione di finanza, raccomandandola, l’istanza della podestaria di Grisignana per 1’ aumento dell’ assegno di sale a prezzo limitato, nella considerazione di favorire con ciò l’allevamento degli animali. Si approva in massima la vendita previo esperimento d’incanto di un fondo comunale di Gimino, per impiegarne il ricavato a scontare in parte il debito verso il costruttore della pubblica cisterna. Non si approva la deliberazione della Rappresentanza comunale di Paugnano, presa nella seduta dei 8 novembre 1884, riguardo ai beni comunali di Carcauzze, che, cioè, questi vengano gratuitamente trasferiti in piena proprietà agli attuali utenti dei medesimi. Non si fa luogo al ricorso di A. T. e soci contro il Consiglio d’amministrazione di Villanova di Verte-neglio per pretesa denegata ispezione del conto preventivo. Non si fa luogo al ricorso di M. A. I. da Veglia contro l’ordine di pagamento dell’ addizionale, fissata dalla Rappresentanza comunale pel ristauro della cisterna comunale in Camplin. Facendo seguito al ricorso di F. M. fu F. da Cornicchia, si rimette la podestaria di Veglia a procedere relativamente alla rilevazione degli usurpi del comune di Cornicchia in conformità al deliberato 10 novembre 1883 della Rappresentanza comunale. (Continua) ----------------—-----................................ RINGRAZIAMENTO La sottoscritta, commossa per tante dimostrazioni di simpatia ricevute alla morte del suo amato Luigi, ringrazia di cuore tutte quelle persone che accompagnarono la salma e particolarmente quelle che in guisa sì straordinaria vollero attestargli il loro affetto. Capodistrìa, 11 maggio 1886. Famiglia Degiusto ------------------------------------------------------ Raccomandata dalle migliori autorità mediche quale eccellente mezzo purgativo. Trovasi vendibile, freschissima, in quasi tutti i negozi di commestibili, d’ acque minerali e soprattuto nelle farmacie e drogherie. Proprietari: „fratelli Loser Budapest" CiPODISTBU Tipografia di CALLO FLIOKA PIETRO MARIN Editore e Redattore responsabile