ANNO XXI. Capodistria, 1 Dicembre 1887. N. 23. DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Aiiccra Iella Maglia del Zonchio o di Lepanto ^ Prima di tutto consentitemi una rettificazione. Non avendo, nè potendo aver sotto gli occhi la cronaca del Sanudo, ma uno spoglio della cronaca stessa, fatto dal nobile Iacopo Vincenzo Foscarini (Venezia, Alvisopoli, 1833) con poco ordine e con una tale superfatazione di note e commenti da far perdere il filo a qualunque abbia in simili studi, il cervello più addestrato del mio, ho incorso di sopra involontariamente nell' errore di asserire che il Sanudo non abbia fatto menzione della battaglia del Zonchio a suo luogo, cioè sotto la data dell'anno 1499. Sta il fatto invece che il Sanudo ne ha parlato come si rileva dall'opera citata del Foscarini nel modo seguente : — Nei Diarii del Sanudo si trovano tutti i dettagli del processo e della partenza del Grimani per 1' esilio, da dove fuggì nell'autunno del 1502 — (pag. 297, parte terza). E per vero siamo debitori al cronista veneziano della minuta, descrizione dell'arrivo del Grimani a Parenzo e quindi a Venezia; del suo abboccamento con Girolamo Bondimier podestà di Parenzo, e della conseguente scena „dei feri posti ai piedi di lui medesimo." Anche dopo questa rettifica, rimane porò fermo il mio ragionamento ; e sta il fatto avere il Sanudo toccato sorvolando sul grave argomento del giorno. E per vero il cronista, come appare dal Foscarini, ci dà sì a suo luogo tutti i dettagli del processo e della partenza del Grimani per l'esilio ; ma lascia sempre nel lettore il desiderio vivissimo di veder chiaro nel fatto principale della battaglia al Zonchio che fu causa del processo stesso. Nel cronista si vede invece la preoccupazione di sostenere più che possibile indirettamente il Grimani ; e così di un *) Vedi Numero 22. ffitto patrio, gravissimo, importante vi si fa invece una questione personale. Udiamo il Sanudo: — „I1 Grimani, arrivato a Venezia, montò in barca di peota, et venne qui senza andar pure a casa," Desiderava forse che gli si mandasse incontro il Bucintoro? „Or fo portato da 4, perchè aveva li ferri ai piedi posti da lui medesimo. Erra vestito di scarlato ecc.....e barba di 15 giorni." Poverino, neppure avea avuto tempo di farsi radere la barba. Segue il Sanudo a raccontar „ del Rev.o Cardinal suo fio!, e degli altri parenti che per la pietà si sentivano venir meno, e come fu messo in prigion forte e non potè dormire." Alle corte, da ogni parola traspare una grande pietà per 1' ammiraglio, una grande maraviglia che un personaggio così celebre per relazioni famigliari, un padre, che aveva un figliuolo cardinale, abbia potuto essere trattato con tanto rigore. Non siamo più ai tempi di Vittor Pisani, l'oligarchia è già divenuta potente ; al di sopra della patria sta la casta. E non solo nel Sanudo, anche in molti altri scrittori apparisce la stessa tendenza a salvare il personaggio : Venezia è in seconda vista ; la nobiltà in prima. Udite il Giovio. „Non fu mai per innanzi a Venezia nè più frequente, nè più famoso spettacolo d'alcuna altra cosa. Essendo egli poi lungo tempo tenuto in una dura prigione, et asprissimamente travagliato da M. Nicolò Michel avogadore, et fu confinato nell' Isola d'Ossaro una delle Absirti. Ma avendo egli a noja il nome di quell'isola dannato, ruppe il confino e andò a stare a Roma" (Foscarini. Op. cit. Parte terza, pag. 297). L' orror del luogo, povera Istria, è addotto come buona scusa dell' infrazione di una legge ! E l'autore del Diario Ferrarese : — „Fu condotto in ferri a Venezia Messer Antonio Grimani dei procuratori di Venezia, ricco di ducento miara di ducati, e che ha uno fiolo cardinal ; e questo per imputazione che gli dava la Signoria di non si avere portato bene contro l'armata del Turco." (Diario Ferrarese nel Muratori Rer. ital. scriptores. Tom. 24, pag. 372). Se il Sanudo adunque avesse avuto prove in mano dell' innocenza del Grimani, certo le avrebbe addotte; non avendone, senza entrare nella questione, cercò di destare la pietà pel vinto capitano di mare : prova indiretta ma buona della colpa di lui. E questa appare ancor più evidente dal modo tenuto dal cronista nel nafrare 1' esaltazione del Grimani stesso al Dogato. Qui è evidente nello scrittore la compiacenza della rivincita e lo spirito di consorteria che è la rovina dell'amor di patria. Anzi tutto l'autore si compiace della parentela e dell' amicizia col Doge. „Io Marin Sanudo andai, qual, per essere parente, et amado da Sua Serenità, mi fece grandissima accoglienza, basandomi per la .... 4 volte, et Io basai la man, lagri-mando da dolcezza." Segue una descrizione ordinata delle feste e delle allegrezze fatte per la terra; e la biografia del nuovo Doge, che comincia così: „Questo Duce è di anni 87, nacque dil 1434 adì 17 Zener a hore S, homo di gran prosperità e sempre stato venturoso in le sue cose, homo ricco et fatto per lui con vintura gran facoltà, e sta honorato in questa republica, mai ha voluto regi-menti, è stato savio di terra ferma, avogador, dil Consegio dei X, savio di consejo, do fiate è stato savio zeneral di mar, do volte ambascador a Maxi-mìan, quando el venne a Milan dil 1496; et a Milan a questo re de Franza, quando el venne, et andò a Bologna a parlar al Papa, dove andò etiam Sua Serenità. Questo (attenti, ci siamo) per furia di Venetiani al tempo della guerra di Turco di 1499, che fo preso Lepanto, era capetanio di mar; et fo preso che el venisse con li feri ali piedi alle preson, et cossi vene." Pace all' anima del buon Sanudo ; il suo latino però noi lo sappiamo per bene. I miei lettori hanno veduto come il cronista salti il fosso con la scappatoja della furia veneziana. Il Grimani non fu inetto, non disobbedì ai comandi ricevuti ; tutto fu effetto di furia popolare. Andiamo innanzi. „Et menato in gran Consejo, per avogadori ecc. ... et presa la più aspra parte, videlizet confinarlo a Cherso e Ossero con taja ; et quel andoe, e non potendo starvi, (la sola mala volontà, si noti, addotta come scusa dell'infrazione ad una legge patria) vene a Roma dove aveva un fiol cardinal ..." Segue il cronista a narrare il ritorno di lui in patria e la sua nomina al supremo magistrato ; nomina, come apparisce dal Sanudo stesso, molto contrastata fino all'ultima ora: registriamo questo fatto ad onore del nome veneziano, e dell'amor di patria, non del tutto spento nel cuore del patriziato. E volete sapere la ragione per le quali fu prima il Grimani richiamato in patria ? L'oro! — „I)emum in questa guerra, vedendo la Signoria nostra aver bisogno di tal Senator, fu posto per li consieri in gran consejo parte chel possi venir in questa terra ecc. ... et di novo fu electo procurator di San Marco....." Passi anche la revoca del decreto d'esilio : la repubblica, stremata di forze, dopo la lega di Cambrai, aveva bisogno di denaro : non erano più i tempi di Vittor Pisani. Ma quali sono i meriti per cui sarà innalzato alla suprema carica un capitano inetto e un fedifrago ? Forse una nuova vittoria di Chioggia ? No, 1' oro, sempre 1' oro. „Ha fatto il campaniel di San Marco et le caze nove intorno alla piazza,... et ha un fiol cardinal." (Sanudo. Parte III, pag. 69). Cominciano già i tempi bizantini ; pare la storia di molti nostri uomini politici che diventano deputati, promettendo il campaniel e una stazione di strada ferrata. E questo grande uomo, questo nuovo salvatore di Venezia ha poi la faccia tosta di esclamare in pieno consiglio, nel suo discorso inaugurale, di essere pronto a difender San Marco per terra e per mar; e i consiglieri si sentono zoso; e nessuna ha cuore di sorgere e rinfacciare il vecchio, due volte imbecille : la vergogna del Zonchio ! Dall'avversa fortuna di fatti il Grimani nulla aveva imparato ; e le parole da lui profferite dinanzi agli ambasciatori delle potenze, con le quali rammentò loro la sofferta umiliazione, non sono già segno di umiltà, come pare voglia insinuare il Sanudo ; ma di ripicco e di sconfinata superbia. „Si voltò Sua Serenità ridendo, dice : D.ni Oratores in questo luogo quando veni di capitauio Zeneral di mar mi fo messo li ferri ali piedi, et messo in preson forte, et adesso son Doge di Venezia! Inutile quindi chiedere al Sanudo le prove della colpabilità di questo suo parente ed amico : lo stile però del cronista, nel raccontare il fatto, è una prova evidente della inettitudine del ricco e borioso patrizio. Questa inettitudine poi, per fortuna della storia, viene provata con modi diretti da molti scrittori del tempo. Basti per tutti l'autore del Cronicon Venetum. — Non voglio tacere che il capitano generale merita grandissima reprensione, anzi di essere gravemente condannato, perchè veduta la dapocaggine dei capitani delle galee e delle navi doveali punire. Ma non fece per non scagionare i gentiluomini, che sarà cagione della rovina 4i Venezia. (De Bello Gallico. Muratori. Chronicon Ven. Tomo XXIV, pag. 106)'). E l'autore del Diario Ferrarese : — Vedendo il comandante generale che il capitano delle navi, e i capitani delle galee grosse, non avevano secondo il suo comando investito l'armata turchesca, in tutto per malinconia perde l'animo e l'ingegno — (Op. cit. Mur. Tomo XXIV, pag. 372). Ed ora fino a prova contraria mi sia permessa una supposizione. Per 1' onore dell' armi venete io credo che la disobbedienza dei capitani provenisse da nessuna fede nel comandante generale e dalla certezza'che il comando dato dovesse condurre a rovina maggiore 1' armata navale. Conchiudiamo. Il disastro del Zonchio, di questa antica Lissa italiana,2) si deve imputare al Grimani, giunto con 1' oro e con le aderenze al comando, come più tardi con gli stessi mezzi giunse lui ribelle e fedifrago, al Dogato- Alla battaglia, come sempre, presero parte gì' Istriani. Probabilmente un Istriano, l'Istriani, fu processato per mancanza al dovere ; ma anche per questo vale assai probabilmente la scusa, come per gli altri, della nessuna fiducia nel capo. A queste indagini storiche rivolgano i giovani nella provincia i pazienti loro studi con intelletto d' amore alla patria comune. P. T. DOCUMENTI relativi al processo di P. Paolo Vergerlo vescovo di Capodistria. Vili. {Ardi, di Venezia, S. Uffizio, filza V.a) R.mo signor mio oss.mo Respondendo alla sua de beri, dico essere la verità che essendo venuto molte relattion cative dil vescovo di Capodistria, et che lo seguiva et in casa sua concorreva una gran parte di questo Studio, legendo lui le epistole di S. Paulo, et seminando cose lutherane, me ne dolse assai considerando quanto importava la contamination di uno studio cosi fatto, imperò mandai per P Inquisitor, qual' è il Barges, et consultato la cosa con S. S. convocassemo questi signori theologhi, con li quali consultassimo il tuto ; et fo risorto si dovesse scrivere in Venetia allo R.mo S.or Legato, et in Roma allo rev.mo et ill.mo signor Legato et con quelli claris-simi Signori deputati a questo, et poi esso inquisitor ') Questa differenza di stile dimostra vera 1' opinione di quelli, che, contro un accreditato giudizio, negano al Sanudo la paternità del Cronico. — De hello Gallico, riportato dal Muratori. 2) Per altro raffronto tra Zonchio e Lissa, si legga nel Cronico l'episodio del parziale yalore del Loredano comandante di una galea. Circondato d» ogni parte dai Turchi, anziché arrendersi, gridò: Sotto questo vessillo son nato, e con questo voglio morire; e con la bandiera di San Marco ili pugno, saltò in mare e annegò. ne pregò fussemo contenti scorrere senza far altra mo-vesta (sic) che il vescovo di Capodistria si partirebbe di Padoa et presto. Hora, venute le lettere di V. S., et monstrandoli quanto la scrive, et volendo che non man-cliessemo dal debito nostro tuttavia pare S. S. non si volgi più impazar nè ingerire in tal causa, non la intendo perchè lui dice che cedit offitio, et bisogno è di uno Inquisitore chè senza non si può fare, imperhò V. S. è sapientissima e prudentissima, la intenderà ancho dal presente latore qualche cosa oltra quello io gli scrivo, perchè è stato presente alli parlamenti fatti tra me et l'Inquisitore, la prego si rimedii al bisogno, et a Lei quanto più scio et posso me li offero et raccomando. — Da Padoa, alli XIX Xbre del XLVIII. Di V. S. Ser.or Iacomo Rota Vescovo Argol. Suffraganeo et. Vic.o di Padova. (Al nunzio G. Della Casa a Venezia). IX. (S. Uff., f. n. 3 inserto VIII.0) Contra episcopum Iustinopolitanum. Die lunae, 17 Xmbris 1548. De Negris cipriotus Calephius ec. domini lacobi studens in civitate Paduae ad presens hàbitans Pacluae ■in contrada Savonarolae, testis ex officio assumptus iu-ratus, monitus etc. Et primo domandato se lui (ditto testimonio) co-gnose il S.or Pietro Paulo Vergerio episcopo Iustinopoli, et in che modo et quando s'è che non li ha parlato respondet: lo cognosco per mezzo de m. Iacopo Costantini suo compatriotto, et lo commenzai a cognoscier in questa terra da questo ottobre proximo passato in qua, et l'hè da cercha vinti giorni che gli parlavo ultimamente in Padoa in casa sua. Domandato donde aloza el dito vescovo in Padoa, rispose : in S. Leonardo, et tiene una casa ad affitto per ducati disdotto. Domandato se lui ha parlato cum detto vescovo una o più volte rispose : in Padoa glie ho parlato alquante volte. Domandato se in questi parlamenti el detto mon. Vescovo ha detto cosa alchuna che sia contro l'honor del Signor Dio, contro li Sacramenti del la Giesia, et altre cose ecclesiastice, et in che materia, respose : una volta lì in Padova, essendo alquanti scolari lì dal detto vescovo el fu interrogato per uno m. Iseppo Verona de Capodistria in che modo S. S.ia interpretava sacramentimi Eucharistiae. S. S.ia rispose : l'interpretation mia e che sumetur Christus realiter, cum altre parole che ora non mi ricordo, ma questo fu in substantia. Di poi domandato de matrimonio sacerdotum el disse : el mi parerla bona cosa che tutti li sacerdotti si maritassero perchè scapparla assai inconvenienti che alla giornata seguisse. Item, el mi fu detto da uno scolaro sienese, del quale non mi ricordo il nome, ben lo saverò, che essendo lui a parlamento cum el detto vescovo de la morte di suo fratello, inter alia el vescovo disse che suo fratello era morto cristianamente et senza tante superstissioni, nè altro dissemi. Item, una volta parlando „de libero arbitrio" gli disse : se io avessi il libero arbitrio, io ne faria uno presente a Dio aciochè lui mi governasse. Item parlando de' santi l'ha detto in sustantia che nella necessità 1' è meglio ricorrere alla fonte che è Christo, che alli rivoli che sono li santi, et che gli dispiace che si metta più aifetione ad una imagine che all'altra, abenchè sieno representationi anzi comemorationi. Item parlando de purgatorio mi pare arecordarmi che '1 disse che 1' è bona cosa che li Greci habiano li-centia parlar liberamente del Purgatorio, come gli piace. Item, una volta, essendo for di la sua porta dove li era parecchie persone, detto vescovo disse che uno Francesco da Cittadella era stato fatto abiurare de he-resia, et si come haveva detto cum la bocha cose et haveva promesso con il core, per il che li era venuto una infirmitade grande, che 1' era deventato balordo, di modo che il medico non lo saveva curare, et che biso-gneria che si facesse come si fa al tempo de la Notho-mia, che quando la si fa, li lettori restano di lezer, et così bisogneria far congregare una quantità di theologi per far cognoscer la infirmità de costui, per il quale parlamento a noi che erano li et maxime a mi per haver detto tal cosa cum alcune parole sue, ma in substantia, come ho detto, el voleva inferire che costui era infirmato per haver rinegato Cristo. Domandato che fama tiene el detto vescovo in Padoa, rispose : el tiene cathivo nome, zoè di fede contraria alla nostra. De contestibus ad praedicta verba rispose : me ricordo di uno messer Zuau Fasol, che legge Immanità, de m. Iseppo sopradetto et de altri non me ricordo. llelecta confirniavit et iuravit etc. ( Continua) Storia, patria In seguito ad eccitamento del signor P. T. *) trascrivo dalla mia raccolta „Annali Istriani dall'anno 612 av. G. C. fino ai giorni nostri' alcune date intorno le guerre combattute tra Venezia ed il Turco sul tramontare del secolo XV e la parte presavi dagli Istriani. Capodistria li 24 novembre 1887 Don Angelo Marsich 1492, 12 febbraio. Venezia. — Ducale Agostino Bar-barigo diretta al comune di Muggia, perche concorra con Capodistria ed Isola all'appro-vigionamento della civica galera giustinopo-litana. Statuta Iustinopolis p. 158. 1492, 25 dicembre. Venezia. — Il doge Barbarigo ordina al podestà e capitano di Capodistria, Domenico Malipiero, di condurre a compimento il castello di Golaz e di comandare quindi ai due castellani di Castel-Nuovo sui Carsi, che uno di essi vi si porti ogni tre mesi con quattro soldati a custodirlo. Liber Niger c. 266b. Cod. membr. nel Civico Archivio di Capodistria. 1493. — Truppe turche percorrono il territorio triestino. Giovanna Bandelli (rectius Pietro Kandler) Notizie storiche di Trieste p. 52. 1493, 9 marzo. Venezia. — Ducale Barbarigo che esonera la terra di Muggia da ogni prestazione all' armamento della galera di Capodistria. Eaccolta ducali ecc. ecc. del Consiglio di Muggia Cod. cart. depositato nel Civico Areh. di Trieste c. 9b. 1493, 23 marzo. Venezia, — Ducale Barbarigo che ordina al podestà e capitano di Capodistria, Domenico Malipiero, di ingiungere al Comune di mettere in assetto la civica galera, affidandone il comando all' eletto sopracomito, ser Giovanni de Verzi. Liber Niger ecc. ecc. c. 268a. 1497. — L'Imperatore Massimiliano incarica ser Pietro Bonomo del fu Gian' Antonio da Trieste di una missione al duca di Milano, Lodovico Sforza. Kandler. L'Istria. Anno V. p. 293. 1497. — Si manifesta nella Terra di Muggia morbo pestilenziale. Esposizioni di rapporti tra la Republica ven. e gli slavi meridionali, tratta dai diarii di Marino Sa-nudo v. I pag. 6. 1499. — Cherso e Veglia armano le loro fuste per aggredirvi le turchesche che predavano sul territorio Z aratino. Annali Malipiero. Archivio storico Italiano v. VII p. 169. 1499. — La città di Trieste si rifiuta con tutte le raccomandazioni del re Massimiliano di consegnare al duca di Milano, Lodovico Sforza, la civica rocca, e ciò per aver presentito che l'uno e l'altro favoriscono i Turchi i quali calano nel Friuli a danno della Repubblica di Venezia. Annali Malipiero ecc. v. VII. p. 170. 1499. — I Turchi percorrono di nuovo il Carso, lo che persuade Trieste a ristaurarvi le mura, rifarne le parti rovesciate e guaste dai Veneti, ed a convertire l'antico campidoglio in fortezza a cannoni. G. Bandelli ecc. p. 52. 1499, luglio. — Venezia spedisce a Muggia munizioni da guerra. Esposizioni di rapporti ecc. v. I. p. 52. 1499. — Tra li 25 e 29 settembre un corpo di 70,000 Turchi passati per Gorizia, fanno la loro fermata sul territorio triestino. Annali Malipiero ecc. Tomo VII. pag. 181". 1499. — Tra li 14 e 18 ottobre. Milizia turca percorre P Istria, brucia il castello di San Vincenti, che apparteneva a ser Marco del fu Paolo Morosini. *) La Provincia dell' Istria anno XXI N.ro 22 Pag. 169. Annali Malipiero Tomo VII. p. 186. 1500, 27 agosto. — Il comune di Trieste ha ordine di ristaurare le mura e le civiche fortificazioni. Rossetti. Il sogno di Corvo Bonomo p. 64. 1500, 8 dicembre. — Damiano de Tarsia da Capodistria, castellano in Castel-Novo sui Carsi, informa il podestà e capitano di Giustinopoli, Pietro Querini, sullo stato dell' armata turca. Esposizione di rapporti «co. v. I. p. 156. GALLIGNANA (Ball' * Istria») Gallignana, a cui appartiene anche la frazione «di Scopliaco, è ancor tutta circondata da mura colle torri rispettive, quantunque in gran parte diroccate. Ella occupa una posizione elevata delle pili magnifiche, così da dominare una parte molto vasta di paese. Prima mia cura fu adunque quella di rivolgere il passo verso la chiesa, posta nel mezzo di vasto sagrato, dai cui margini si gode una vista proprio d'incanto. Su quel largo tratto di paese, che sembra in convulsione, avvegnaché non trovi un ordinato rincorso di piani e di poggi, ti si para all'occhio uu numero considerevole di minori picchi di varia grandezza e colore, con vallicelle, spaccati, burroni, in modo da sembrarti l'insieme un immane pentolone ricolmo d' un qualche liquido in piena bollitura, mentre spingi 1' occhio fino a vedere a nord il castello di S. Servolo sopra Trieste. L' aspetto adunque di questi luoghi, dal punto eh' io dii trovava — e che avea per isfondo, unica regolare, la grande curva del Caldiera — è propriamente interessante e caratteristico ad un tempo. Tedi pertanto in numero grande ville, torri, caseg giati sparsi ed aggruppati che sembrano una festa. Da mancina volgendo 1' occhio all' opposta parte, eccoti — nomino soltanto i luoghi principali — Gollogorizza, Cherbune, Tupliaco, Berdo ; poi la verdeggiante vallata sparsa di casolari del torrente di Bogliuno, che si scarica nel lago di Cepich, dalle cui incerte rive s' estolle e si rispecchia il Monte Maggiore. Quindi osservi dal passo di Fia-nona occhieggiare azzurrognolo il burrascoso Quar-naro, dal cui sfondo si mostra nera come un delfino una parte dell'isola di Cherso. Poi Pedona di fronte — implacabile rivale di Gallignana — dalla torre svelta e slanciata ; i castelli di Chersano e di Sum-ber ; e finalmente la vigile Albona, come a guardia di quel confine fra popoli di diversa lingua e lignaggio, che Dio e la natura hanno decretato, e ée gli uomini non varranno a distruggere. E poiché ebbi accontentato il desiderio della lista, mi diedi a visitare per lungo e per largo la non troppo vasta borgata. Subito alle porte ti col- pisce l'occhio una bella casa, (converrebbe meglio dire palazzo), dalle forme architettoniche abbastanza appariscenti, e tutta all' esterno murata di pietra lavorata. Specie il cornicione che divide il pianoterra dal primo piano sono in istile gotico, mentre nel mezzo due ve ne sono abbinate. Quelle del secondo piano sono invece ad arco semilunato. Questa casa appartenne già alla famiglia dei Montecuccoli. ed ora, se non isbaglio, serve di ospizio, per sostenere il quale certo Millotich ha lasciato una fondazione di 12,000 fior. Poco distante da questa vi sono ancora gli avanzi d'un antico palazzo dei vescovi di Pedena, i quali avevano qui bella villeggiatura e beni parecchi. Si legge, che nel 1570 un certo Arardi, luogotenente della contea di Pisino, fece demolire, nè si sa per qual motivo, questo palazzo. Di bellissima fattura, con finestre gotiche, c' è anche una chiesuola, credo dedicata a St. Croce; peccato solo ch'ella è lasciata in totale abbandono, e quasi interamente diroccata. La chiesa parrocchiale merita poi particolare menzione, siccome quella a cui va legata la fama d'una brava persona. Ella è a tre navate sostenute da grossi pilastri. L'effetto che fa all'occhio è quello di una sproporzionata bassezza di confronto alla lunghezza. Ha sette bellissimi altari, tutti in marmo, cantoria con organo, ed un coro veramente grazioso. Convien dire, insomma, che Gallignana ha un tempio, che molte cittaduzze assai più vaste e popolate potrebbero invidiarle. ILT o tizi e Giovedì 24 Novembre, alle 12 mer., nella Sala di S. Francesco in Parenzo, fu inaugurata la V. Sessione del IV periodo elettorale della Dieta provinciale. Erano presenti il sig. Capitano provinciale comm. Francesco dott. Vidulich, l'i. r. consigliere di Luogotenenza cav. Alessandro Eluschegg, quale commissario governativo, e ventidue deputati. Nello stesso giorno ebbe luogo in Parenzo il congresso generale del consiglio agrario provinciale. Nella 38a seduta dei 18 Novembre della Direzione dell'istituto di credito fondiario istriano furono pertrat-tate 21 istanze di mutuo per l'importo complessivo di fiorini 57800. Ne furono accordate per fior. 40.700. — Dal giorno in cui l'istituto incominciò la sua attività a tutt' oggi furono erogati 1582 mutui per l'importo complessivo di fior. 2,633,000, corrispondenti al valore delle lettere di pegno in circolazione, garantiti con ipoteche in fondi rustici e urbani. La Giunta provinciale in seguito ad analoga richiesta della Luogotenza ha dichiarato non riscontrarsi un sorpasso della sfera delle legali attribuzioni dei Comuni nei deliberati delle rappresentanze comunali di Capodistria, Pirano, Buje. Cittanova ed Isola, coi quali motivatamente fu aderito alla risoluzione del Consiglio cittadino dì Trieste nella memoranda seduta del 29 dicembre 1886, diretta a protestare contro la manifesta protezione accordata agli slavi dalla Curia vescovile di Trieste nell1 accogliere degli allievi in quel convitto diocesano e nel conferimento di benefici ecclesiastici. Nella seduta della Commissione centrale per gli affari relativi alla pesca fu deliberato di fondare una società che si occuperebbe esclusivamente degl' interessi de' nostri poveri pescatori, e più specialmente del miglioramento della loro posizione ; dell' attivazione di esposizioni riguardanti l'importante industria; dell'acquisto di battelli, di attrezzi pescherecci e di altri istruinenti, che per la loro attività pratica si dimostrano raccomandabili. La nuova società si occuperebbe ancora nell'ac-cordare appoggio a quanto spetta alla coltura artificiale di pesci, ostriche, molluschi, spugne ecc. ; nel soccorrere quei pescatori di professione, impotenti al lavoro per malattia o vecchiaia, che fossero degni per bontà di vita di venire soccorsi ; nel fondare casse di risparmio, di anticipazioni e di assicurazioni ecc. Da questo programma clie si prefigge uno scopo tanto umanitario, si rilevano bastevolmente i vantaggi che ne ritrarrebbe una classe del nostro popolo così utile e finora così poco incoraggiata. La rappresentanza comunale di Buje ha deliberato ad unanimità di inscrivere quel comune a socio perpetuo del locale gruppo Pro patria, erogando a tale scopo V annuo importo di fior. 20. — La rappresentanza comunale di Gallignana ha deciso di inscrivere quel comune a socio perpetuo del ! ro patria con un annuo contributo di fior. 10. — Così pure la rappresentanza comunale di Rovigno ha deliberato di inscrivere il Comune a socio perpetuo del Pro patria, contribuendo non solo con fior. 20 una volta tanto, ma anche con un importo almeno di fior. 10. 11 gruppo locale Pro patria di Pola, che va prendendo anche in quella città saldissime radici, ha stabilito di organizzare una splendida festa a beneficio di quel sodalizio, incaricando all' uopo un apposito comitato di giovani per lo studio del divertimento da darsi. A Muggia si sta formando un gruppo locale Pro patria, iniziato da quella operosa gioventù ; così pure a Volosca. Si è costituito in Trieste un comitato collo scopo di fondare un giornale letterario, il ricavato del quale andrebbe a benefizio del fondo sociale Pro patria. La forma di esso sarebbe di un opuscolo in ottavo grande con ottanta pagine di testo ed una copertina colorata nel cui mezzo campeggierebbero gli stemmi dell' Istria, di Trieste, di Trento e di Gorizia. Il carattere intrinseco sarebbe letterario, ma tendente sempre ad eccitare e a coltivare i sentimenti pei quali il Pro Patria ebbe vita. Si darebbe preferenza a scrittori appartenenti al Litorale ed al Trentino, e non si riprodurebbero scritti giù pub- blicati. — Indirizzo: — Trieste, via della Sanità, N-11, pianoterra. Dalle relazioni sull' attività dei canottieri Adriaco-di Parenzo e Pietas lidia di Pola lette nelle assemblee-generali ch'ebbero luogo nel mese di settembre rileviamo che quelli di Parenzo nel periodo di voga 12 aprile — 31 agosto 1887 uscirono giorni 106; le imbarcazioni 148 volte, delle quali 34 alla mattina, 114 alla sera con un complesso di 1114 presenze. Il Quarnero uscì: ! 44 volte, 97 il Nizzardo e 7 L1 Istria. La direzione dell 'Adriaco organizzò durante l'anno varie escursioni colle imbarcazioni sociali per Cittanova, Cervera, Orsera, Canal di Leme, Umago, foce del Quieto. — I canottieri della Pietas lidia effettuarono dal 13 marzo fino al 31 luglio 137 sortite, delle quali 75 col Sergio, 44 col-YEpulo, e 18 colla Faveria con 1464 presenze, delle quali 528 sul Sergio, 349 sull' Eputo, 287 sulla Faveria„ Bravissimi i nostri canottieri ! È aperto in Pirano il concorso per due posti di maestro presso la Scuola industriale di perfezionamento, e precisamente — per un posto di maestro di disegno coli' annuo emolumento di fior. 800, più fior. 200 per la dirigenza della Scuola che sarà a questo affidata, — per un posto di maestro di fisica, chimica, stile d'affari, conteggio industriale e tenitura di libri coli' annuo emolumento di fior. 800. Tra le letture che si daranno alla società di Minerva in Trieste durante l'inverno 1887 - 1888 notiamo uno studio di Attilio Hortis intorno ad un letterato triestino, e di Eugenio Pavani intorno al Podere di Tri- stinicco ed ai Bonomo. L' egregio scrittore triestino Alberto Boccardi pubblicherà coi tipi Treves di Milano uu nuovo lavoro col titolo Cecilia Ferriani, la cui azione si svolge parte a Venezia, parte in una cittadella della costiera istriana. L'ingegnere Enrico Schroeder per nome e incarico di una società di costruzione ed esercizio ferroviario di Berlino sta imprendendo gli studi preliminari per una ferrovia a locomotiva da Trieste a Piume, toccando Muggia, Risano, Capodistria, Isola, Pirano, Buje, Gri-signana, Portole, Montoua, Caroiba, Vermo, Pisiuo, Ce-roglie, Lindaro, Gallignana, Pedena, Santa Domenica, Chersano, Cherbone, Novaco, Sumber, Vines, Albona, Fia-nona, Moscbenizze, Lovraua, Abazia, Volosca, Mattuglie. Cose locali 11 giorno 17 coir, fra il compianto generale mori il nostro M.° di musica Francesco Caretti da Rovato presso Brescia. Egli visse per 1' arte e per la famiglia; ed a Ragusa, a Rovigno come in questa città lasciò memoria carissima di uomo leale e cortese, di artista provetto e modesto. Sulla sua tomba aperta precocemente in questa terra noi deponiamo il fiore più eletto publicando la necrologia detta dall'Ill.mo Sig. Podestà nella seduta 19 corr. del Consiglio Municipale: „Con sentito rammarico devo annunziarvi la morte del maestro di musica Francesco Caretti avvenuta la sera del 17 corr. Il Caretti, spento da violenta malattia mei vigore degli anni, fu al servizio del Comune come maestro della Civica Banda fino dal 27 giugno 1888. Nel disimpegno de' suoi doveri, e pure come maestro della Società Filarmonica ed organista della Concattedrale, diede prove luminose di.soda e vasta coltura musicale, d' ottimo metodo nell' istruzione, di fine gusto artistico, di rara perizia artistica, e di zelo indefesso. Mercè le sue distinte prestazioni egli creò, si può dire, in breve tempo con giovani allievi il concerto musicale cittadino. La sua affabilità di modi e la sua vita esemplare gli cattivarono l'affetto e la stima della cittadinanza, dolorosamente commossa al suo improvviso decesso. La Deputazione Comunale, interprete di tali sentimenti, espresse alla desolata vedova le proprie condoglianze e contribuì del suo meglio al decoro dei funerali, riusciti degni del compianto artista e del perfetto galantuomo." — Appunti bibliografici La Storia istriana in dialoghi famigliari per cura di Lorenzo Gona,n. Parenzo 1887. Coana. Le ultime puntate di questa Storia popolare dell' Istria confermano il favorevole giudizio già dato da tutti i periodici della nostra penisola, e modificano in parte l'appunto.*) E per vero l'autore, accogliendo il giudizio della critica onesta e imparziale, lia quasi migliorato la forma del dialogo ; le donne non mettono quasi mai bocca ; e il babbo e il nonno parlano così diffilato che il lettore quasi più non avverte la forma del dialogo; o i diversi fatti si svolgono dinanzi a lui piacevolmente in via di narrazione che è poi la forma più adatta. Ma poiché „i dialoghi si fanno o non si fanno" secondo l'oracolo del celebre accademico, rimane il desiderio che l'autore, in una nuova edizione (della quale le nostre scuole dovrebbero sentir presto il bisogno) faccia una riforma radicale, ripudiando la forma dialogica per seguire l'espositiva. Anche avrà occasione allora di svolgere forse con più cura qualche parte di storia generale, necessaria a sapersi per intendere la nostra particolare ; di meglio distinguere (come in parte ha fatto del resto) tra il protettorato e il dominio di Venezia; affinchè alle pagine rosee della fratellanza, secondo la scuola storica delV opportunismo, in fiore tra il 48 e il 66, non succedano con troppo distacco, le altre della fatale fratellanza espressa dal noto proverbio : — Tanti fratelli, tanti castelli — secondo un'altra scuola storica, la positivista (che è poi la vera) seguita dal Kandler, e da tutti i giovani nostri scrittori. E con questo non voglio già dire che la *) Provincia N. 17. storia generale sia stata trascurata dal chiarissimo autore, il quale ha dettato anzi alcune buone pagine sul feudalismo e sull'origine della lingua per esempio. Anche provvederà qua e là a qualche correzione. Così a pagina 85 dove dice: — L'impero bizantino . . . andava sfasciandosi di sotto ai colpi dei successori del profeta Maometto: i Turchi o Arabi, dopo i Persiani. Invece di o metterei un e; perchè troppo è ovvio doversi distinguere tra gli Arabi colti, ai quali tanto deve la scienza; e i rozzi Turchi Selgiucidi, più tardi comparsi, i quali con la razza araba non hanno altro di comune che la religione. E questo dico non per la voglia di fare il saccente : ma perchè vedo con quanta deferenza, non certo meritata da me, il bravo maestro si pieghi ad accettare i miei poveri appunti. P. T. Lettera aperta al Signor L. M. Egregio Signore. Non sono solito rispondere alle controsservazioni degli scrittori da me esaminati, lasciando sempre libero il pubblico nel suo giudizio. Questa volta faccio un1 eccezione, per dirle : Caro Signore, siamo perfettamente d'accordo. Non ho avuto neppure per un momento l'intenzione di accusare lei, d'ignoranza della nostra storia. Tutte le parole nel capoverso: — L' autore della Bibliografia ecc. (Provincia 1 Ottobre, pag 149); e nell'altro capoverso: — Ancor due parole della Bibliografia ecc. (à pag. 150) si riferiscono all' autore anonimo dello studio su Pola — Pota seine Vergangenheit ecc. Di questo qui prò quo mi chiamo però io in colpa. Tutto dipende da un lapsus calami ; nella fretta, senza rivedere lo scritto, ho lasciato passare, 1' autore della Bibliografia di Pola, invece di — 1' autore dello studio su Pola. E di ciò le chiedo venia. L' errore involontario però può essere corretto facilmente da tutti, e dà nell'occhio subito. E per vero nel capoverso: — Ancor due parole; a pag. 156 ho scritto — Già di sopra si è detto della pretesa dell' anonimo sentenziale sulla politica della Repubblica ecc. . . È chiaro adunque come il sole che il mio appunto era diretto all' anonimo tedesco, e non a lei che ha sottoscritto il suo articolo con le iniziali L. M., che tutti possono decifrare nell' Istria. Ho detto poi anche chiaramente si lasci al bibliografo la massima oggettività-, dunque l'appunto va all'anonimo non a lei. Manifestai solo in quell' occasione il desiderio che la Direzione apponga in calce qualche nota di rettifica, quando l'errore è manifesto ; ma anche la Spettabile Direzione degli Atti e Memorie potrebbe benissimo controsservare che ha le sue buone ragioni di mantenersi neutrale. Torno adunque a dichiararle sulla fede di galantuomo che il mio fu un involontario errore di penna, e che in me è viva e piena la stima e P affetto di comprovinciale verso di lei. Parliamoci da ultimo schietto, e cuore in mano. Quanto a quella rimbeccatina velata e gentile che Ella mi dà alla chiusa della sua pregiata lettera, mi sia lecito candidamente rispondere che per giudicare la politica della repubblica veneta, e accorgersi che il Duomo di Pola non è Santa Maria di Canneto, nè io, e meno ancora Lei, abbiamo bisogno di prendere lezioni dall' anonimo tedesco, e di studi ulteriori. Per questioni più gravi, certo io avrei bisogno di tempo e dell' opportunità di consultare in patria documenti; e in ciò io la invidio. Con tutta stima. Devotissimo. P. T. Riceviamo e pubblichiamo : Spettabile Redazione della „ Provincia'. Nel numero 22 d. d. 16 Ottobre di codesto pregiato Periodico essendosi compiaciuto il eh. P. T. di far una rivista e critica sul mio Album ; vedo d' aver dato involontaria occasione a certe inesattezze le quali per dovere di giustizia e di gratitudine mi trovo obbligato a rettificare. In primo luogo conviene sapere, come notai nelle ultime parole di quel mio opuscolo, che la sua pubblicazione fu da me fatta a semplice risparmio di spese. Trovandomi obbligato verso cospicui benefattori, volli in attestato di riconoscenza presentar loro in dono delle fotografie or comprese nell' Album. Naturalmente venne 1" idea di apporre ad ognuna una breve spiegazione, che io voleva far copiare per una sola dozzina di esemplari. Ma le pretese dei calligrafi mi consigliarono a preferir la stampa ; e trattandosi di poche copie ne affrontai le esigenze, allargando e rinnovando lo scritto. Urgeva il tempo da presentare le copie, era imminente il mio trasloco e altre circostanze, note agli amici, mi tolsero la quiete necessaria a far men peggio, tanto che neppur ebbi tempo a rileggere l'intero manoscritto, e nell' unica correzione delle bozze, fatta viaggiando, non voleva troppo abusarmi della pazienza del tipografo. Quindi anziché avermene a male, troppo indulgente trovo verso di me l'egregio critico, cui avea mandato una copia perchè egli vedesse come il suo corrispondente istriauo 1' avea informato con inesattezza riguardo ai ristauri da me diretti, e da lui descritti nell' «Arte e Storia" di Firenze, num. 23. Or bene, facendo egli delle osservazioni verso l'i. r. Commissione Centrale di Vienna, dichiaro in primo luogo che il lavoro della facciata della nostra Chiesa in Pirano fu fatto a totale insaputa della stessa Commissione, per cui anzi venne un tardo rimprovero. Nè riguardo allo stile ivi seguito adduco altre guistificazioni, oltre alle dette nel mio Album ; tanto più che in allora io ora più ignaro d' architettura e dello stile primitivo di quella Chiesa. In secondo luogo l'opera della ricostruzione della Cappella artistica per vicende e fatti, che qui non convien dire, ma che potentemente influivano in me e in coloro che doveano soprastarmi, pel principio appunto che il meglio è nemico del bene, si dovette fare in tale scarsezza relativa di tempo, che non si potè consultare la suddetta Commissione Centrale ; la quale poi richiesta di.sua approvazione e raccomandazione per ottenere dal- (,'AlTlDlSTfilA, Tipografia di Carlo l'riora. 1' eccelso Ministero del Culto ed Istruzione un sussidio™ giustamente mandò un altro rimprovero d' aver eseguite per metà il lavoro senza interpellarla; e solo in base alle-critiche circostanze approvò e raccomandò 1' opera, fatta soltanto cogli studi preliminari, approvati dalla Luogotenenza di Trieste, e modificati più fiate nel corso del lavoro. L' ammissione d' un errore architettonico dello stile primitivo a cui allude l'egregio critico, fu oltre alla ragione addotta nel mio Album, anche effettuata in cambio delle spranghe di ferro cbe sui piedi degli archivolti, secondo le antiche vestigia, come un diametro doveano porsi per legare tutta la tribuna e sostenere la cupola. A dir il vero che una spranga di ferro, oltreché ai volti laterali, anche in prospetto tagliasse la visuale del Carpaccio poco garbava e perciò si addottarono quegli architravi prima che si chiedesse parere alla sullodata Commissione Centrale di Vienna. Mi si permetta in fine una breve risposta al primo-dei due appunti. In quanto alla gran vecchia e più longeva figlia del senno umano, cioè la veneta Repubblica,. 10 non ne parlai male che allorquando nella sua decrepitezza, ultimamente, in balia alle passioni e alla dissolutezza, che comunicavasi dalla. Dominante alle nostre misere Provincie, già presso a cader nel delirio dei suoi Barnabotti e Giacobini, prossima al suicidio, sacrificava-ai principii rivoluzionari i beni Ecclesiastici ; ma per illudere le popolazioni, conscie della sua tradizionale pietà e religione e troppo credule fino al crudele disinganno avuto nel 1797, coli'ipocrisia (ammetto comune agli altri Stati e regimi) voleva salvare le convenienze. Bisogna addentrarsi nei nostri Archivi per quello che riguarda quei tristissimi tempi e si vedrebbe che la persecuzione mossa contro di noi e contro tutti gli Ordini Religiosi era diretta proprio ad estinguere lo spirito stesso dell'Ordine. E con ciò mi dispenso di entrare in confronti, che 1' egregio P. T. sa ben essere odiosi, giacché tolta la forma dell' abito (che non fa il monaco) 11 nostro Ordine ha conservato e si gloria di conservar sempre lo spirito dell' umile Poverello di Cristo. Del resto torno a ringraziare la squisita bontà e troppa indulgenza addimostratami dall' esimio signor P. T, Con tutta stima Devotissimo P. G. M. G. RINGRAZIAMENTO Ai gentili che tante prove d'affetto ci diedero durante la lunga malattia della nostra dilettissima figlia Zilìnia, all' esimio Dr. Paulovich che con vera abnegazione e pietoso affetto ne leniva le sofferenze, al venerando Clero, all' inclite ii. rr. Autorità, alla spettabile Deputazione comunale ed ai numerosi cittadini d'ogni ceto che ne accompagnarono la salma, porgono commossi, le più sentite grazie i desolatissimi genitori Simeone ed Angelina Vascotti naia Massopust Capodistria, 22 novembre 1887 l'ietro Madonizza — Anteo Gravisi edit. e redat. responsabili