ANNO IV. Capodistria, 16 agosto 1870. N. 16. LA PROVINCIA C10RSHE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED ÀUISISHIIIYI DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCI4ZI0ME per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione degli asili rurali. (Continuazione e fine vedi N. ÌS.J Ora si tratta di mettere in pratica quello che si giudica buono. In questo punto spesso regnano dubbi, perplessità, timori sui mezzi; e per non assoggettarli ad una considerazione seria, troviamo spesso più comodo dare addio ai buoni propositi. La cosa all'atto offrirà qualche difficoltà; ma bisogna che le parole approdino. Qui sarebbe veramente finito il compito di questo scritto; perchè quando i bene intenzionati vogliono veramente una cosa, trovano anche modo di effettuarla. Tuttavia non parrà inopportuno se fra i vari modi ne esprimiamo almeno uno che forse si offre di più sicura e presta efficacia: è il mezzo che solo quasi nel nostro secolo assicura tutte le opere di generale vantaggio. Uno dei principali municipi, o meglio uno o più uomini benemeriti ed autorevoli si devono fare iniziatori di una associazione per piccole azioni (per es. di un fior.) annue, e intesa a promuovere e facilitare la fondazione degli asili rurali. Le persone benefiche in ogni città e le più agiate dimoranti in campagna tosto sottoscriveranno le piccole azioni. Sì tosto. E che? può essere forse nel nostro tempo in cui tanto altamente parla il sentimento di patriottismo e d' umanità, può essere che persuasi di una bella azione, essa resti ineseguita? Non può essere, salvo la quistione del tempo. — La società non resterebbe abbandonata alle sole sue forze. Potrebbe rivolgersi per sussidio ai municipi, alla provincia, al governo. I quali non si potranno rifiutare. I municipi potrebbero concorrere con qualche assegno corrispondente, darebbero il locale, gli utensili, la mobiglia. La provincia non starebbe a guardare : essa specialmente darebbe facilità di conveniente istruzione ad alcune donne che poi dirigerebbero gli asili ; e in questo scopo potrebbe coadiuvare con premi. — Dove tutti comprendono l'obbligo e la necessità di dare grande impulso all' istruzione e all' educazione del popolo potremo sospettare che i comuni e i corpi Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti anticipati. — Un numero separato soldi lo. morali si faranno avari di stanziare nei loro bilanci una piccola somma per questo scopo, massime se sanno che le altre spese saranno più fruttifere? L'istituzione degli asili potrebbe anche essere affidata ai comuni. Ma come si potrebbe ciò ordinare ? e come vi sarebbero essi disposti ? Qui probabilmente ogni azione diretta di autorità poco influirebbe. Evvi dunque bisogno dell' iniziativa spontanea, dell'opera delle persone più illuminate. E notiamo che quasi dovunque queste scuole infantili fanno miglior prova sono dovute in buona parte alle volontarie contribuzioni di private, alle quali poi prendono parte i comuni e le provincie. Potrebbe formarsi un' associazione in ogni città per il suo distretto: cosa non facile a raggiungere, e però non esitiamo a preferire una società unica per tutta la provincia, la quale tuttavia si potrebbe suddividere. Il compito dell'associazione sarebbe di promuovere la fondazione di asili, e di giovare di a-iuti e consigli i bene intenzionati, i comuni e i particolari che si dichiarassero disposti ad aprirli. Le spese non sarebbero soverchie; e lo diciamo sebbene le istituzioni non si debbanb commisurare alle spese, ma al fratto probabile e sicuro. La società con piccoli mezzi può fare molto bene, secondo l'esempio di alcuni asili stabiliti da Ottavio Gigli a Castello e Quarto fino dal 1862; esempio da imitarsi, perchè vi si possono educare ed istruire fino 100 alunni mentre non costò la fondazione se non 1000 lire e 800 il mantenimento, che vuol dire lire 8, 50 per ogni fanciullo. Quindi ove sia dato e fornito il locale dell'amministrazione comunale o da qualche socio, ove la provincia soccorra, e i padri concorrano al mantenimento, mandando i fanciulli di casa con la refezione e mettendo insieme in denaro o in generi per la minestra del mezzodì, e i bene agiati paghino qualche piccola tassa, poche spese graverebbero esclusivamente sui mezzi sociali. L'utilità degli asili rurali è provata, la possibilità della istituzione e la poca spesa pur an- che; quindi speriamo veder presto in queste colonne registrato alcunché di meglio che non semplici speranze. — Si vaglino pure i mezzi migliori di fare; ma alla fine si faccia, senza cercare la perfezione, perocché dei maggiori obblighi sia curare le opere di comune utilità morale e sociale. — L'associazione, senza aspettare a si granai pro- Eorzioni, secondo un disegno ben maturato, potreb-e passare alla istituzione di questi asili, scegliendo da principio quei distretti o quei comuni che relativamente avessero iscritto maggior numero d'azioni, e meglio le amministrazioni comunali si mostrassero disposte ad aiutarle. L'esempio muoverebbe gli altri, e si alleggerirebbe il compito della società, e i dubbiosi scomparirebbero alla chiara luce dei fatti. — E questa dei fatti è la vera maniera di guadagnare le popolazioni per questo riguardo. Come è vano parlare p. es. di agricoltura più ragionata se i grandi proprietari non fanno innovazioni e non adoprano i mezzi razionali onde il contadino si persuada de visu, e come è superfluo parlare al popolo di scuole finché queste non gli danno vantaggi presenti, e non soltanto inizino a studi superiori, così è inutile parlare della necessità d'ogni altra istituzione, se non gli mostrate i frutti raccolti, e così è e sarà degli Asili rurali. Bisogna dunque cominciare; e non scoraggiarsi se, ciò che non credo, al principio anche in campagna si riceverà poco giovamento di concorso materiale. In seguito anche gli inerti, vedendo i grandi frutti per la educazione, saranno i primi a desiderare il beneficio per il proprio comune ; i genitori, contenti della custodia, vedendo quanto più e tempo e libertà possono avere per le altre occupazioni, non tarderanno a fare volentieri qualche sacrificio, a contribuire una piccola tassa in firodotti dei campi per il mantenimento dei fanciul-i. L'unione delle piccole contribuzioni può fare somma considerevole. A crescere il capitale, e assicurare la vita alla istituzione, presto verrebbe qualche dono, qualche lascito, qualche sussidio degli altri istituti. E veramente questi asili non possono perire, perocché in tanto luminoso beneficio i cuori non tacciono, gli obbligati rinnoveranno volentieri di anno in anno le obbligazioni che sono 3a base sicura di amministrazione, ed altri si aggiungeranno in breve per la universale simpatìa ohe tosto guadagnano. Delle altre cose riguardanti o il consiglio di amministrazione scelto fra gli azionisti, o i visitatori, o la elezione delle maestre, la condizione dei locali, ecc. non diciamo nulla, essendo cose che facilmente si stabiliscono quando ci sia e la efficace volontà e il denaro. Buon tesoro di beneficenza ci lasciarono i nostri padri; alcuni non corrispondenti o sufficienti ai tempi ; noi però dobbiamo crescere l'edificio secondo lo porta lo svolgimento della nuova vita nazionale e sociale. — Se le istituzioni pubbliche segnano, fu detto, i gradi della storia civile di un popolo, anche noi saremo molto gelosi che la nostra provincia abbia onorato posto fra le altre. La illuminata carità cittadina, il decoro e la nostra buona fama lo vuole. Potrebbe riuscire delle più jmre glorie di quelli che studiano, come è concesso, di giovare il civile rinnovamento. E se molte parti detta 'Vita aspettano la nostra attività, non trascuriamo questa degli asili rurali, dai quali è impossibile non ripromettersi anche qui i frutti ottenuti altrove, dove i fanciulli sono ammirati per la floridezza di salute, la robustezza di costituzione, il brio e la vivacità, per i sentimenti delicati e la ottima istruzione, onde danno crescendo la speranza dì valido aiuto alle famiglie e alla patria. Intanto andiamo quasi sicuri dell'esito, perocché la nostra provincia contiene persone che con la eloquenza sgorgante dal cuore sapranno appoggiare e fare valere questa i-dea, e a prova mostreranno di sapere farsi iniziatori delle utili opere, acquistando tesoro di gratitudine presso i concittadini. N. P. G. Buje, agosto. (R.) Noi siamo qui sopra una deliziosa cima dì monte, d'onde dominiamo, s'intende co^li occhi o col cannocchiale, una gran parte della provincia. Il mare da un lato che si perde in un orizzonte lontano, talvolta bnjo per nubi addensate, talvolta sfolgorante dei più bei colori dell'iride; — e dall' altro le graziose movenze dei colli che poco a poco s'ingrandiscono e ranno a confondersi cogli arsi fianchi del Monte Maggiore. Buje è la repubblica di san Marino dell'Istria. Ma adagio veli! — non vogliamo che si prenda equivoco-Quando raffronto Buje a san Marino, dovete intendere di postura topografica, e nuli'altro. Infatti San Marmo sta pure in vetta ad un monte, che si chiama il Titano, e da quel punto eccelso, anzi il più eccelso de-fv■■ Appenini, si smarrisce la vista sulle pingui terre delle marche, sulle belle città della eosta orientale d'Italia, sull'adriatico. Per tutto l'oro del mondo non mi azzarderei paragonare que' vecchi e tranquilli repubblicani co'miei Bujesi. Noi di certe melanconie non vogliamo saperne. Ci vorrebbe altro rompersi il capo a sciogliere le sciarade della politica. Ci sono gli uomini ai Stato per qualchecosa ; — dunque ci pensili loro. Che importa a noi quistionare di nazionalità, di autonomia, di progresso, di patenti di febbrajo, e di decembre, di leggi interconfessionali, e di cotali altri manicaretti ? Le son cose, che a pigliarle un po' sul serio, turbano la digestione; e noi amiamo invece fare i nostri sonai saporiti, mangiare bocconi badiali, far onore alla mezzetta, ed ammazzare il tempo con un coiecchio o con una bazzica. E appunto per questo che anco nelle ultime elezioni per la Dieta non ce ne siamo dati nep-pur per intesi; e credo che non ci si griderà la croce per questo. Ghà le elezioni si son fatte anche senza di noi ; — dunque che importava che ci fossimo mossi ? Del resto per noi è indifferente che ci sia Dieta o non ci sia. Ci penseremmo forse se da Parenzo fosse trasportata qui, perchè in fin de' conti quelle alcune migliaia di fiorini che si beccano i Deputati passerebbero nelle nostre scarselle. È vero che in tal caso dovrebbe il comune metterci sotto le spalle a provveder alloggi, ad accomodare le vie, a togliere le pozzanghere e i letamai, che fanno oscena e puzzolente la cinta del paese ; ma po' poi non sarebbe che de denaro dato a presto. Riderà qualcheduno di cotesta mia bizzarria, ma 11011 sarà la più bisbetica e strana fra le tante che si odono a questi chiari di luna. Dichiaro però che è roba tutta mia, e nella quale ci entrano nè in riga nè in spazio i miei buoni concittadini. Probabilmente questi miei ghiribizzi non saranno neppur da essi veduti, perchè non hanno certamente tempo da buttar via, per correr dietro a' giornali. D' altra parte ne arrivano tra noi sì pochi, che anche a volere non ci sarebbe il caso di consumare proficuamente qualche ora. Sapete già come sono questi benedetti giornali. Si saccheggiano a vicenda e queilo che dice uno, dicon tutti, onde non merita la pena di a-vèrne a fasci. Per la Provincia (lo permetta la vostra modestia) fo un'eccezione. In lei c'è un nobilissimo intendimento, che ha esposto nel suo programma, e dal quale non si è mai allontanata, quello cioè di promuovere le utili istituzioni, il progresso civile ed intellettuale dell" Istria. Spiacenti solo veder scarseggiare, e ogni giorno più, le corrispondenze, che formerebbero infine un epistolario interessante, o piuttosto una cronaca di quanto avviene, o si fa, o si desidera, o si tenta in ogni singolo paese. Forse ci sarebbe il caso di eccitare F e-mulazione, e con questa leva potente si potrebbe giungere a risultati insperati. Forse arche Buje potrebbe sentire scosse le sue fibre, e non accontentarsi soltanto di veder biondeggiare di biade i «noi eampi, o cadere-dall'aria nelle sue uccellande i tordi ed i fringuelli... Forse si penserebbe una volta a centuplicare il piccolo capitale mercè il facilissimo mezzo dell' associazione, ehe sgraziatamente tra noi è parola semiarcana ed incompresa. E ciò ritengo succeda perchè la volontà è pigra e paurosa, e l'animo troppo accasciato dall'indif-tere'itismo, e dalle sonnolenti abitudini per osare. Per oggi accontentatevi. Tornerò quanto prima con altre novelle. Son sicuro che a molti fra' miei salirà la inuiìa al naso; ma io non cesserò per questo di dire netta e tonda la verità. A cui non garba, mi rincari il fitto. — lavoro e risparmio. Schiene il nostro per iodico abbia altre volte trattato deW importanza del lavoro e risparmio, crediamo non disutile ritornare in argomento, ora specialmente che alcune cita de11'Istria hanno aperto qite' benèfici sodnHzi delle Società di mutuo soccorso, alt' avanzar-infìtto e prosperità delle quali ribhieggónsi appunto i due massimi fattori lavoro e risparmio. — L'articolo eie presentiamo fu dettato per l'operajo, ma. a nostro vedere, altre classi di persone se ne possono oiorare e per gli ottimi ammaestramenti e per le grandi verità pratiche che contiene, scritte in uno stile facile, brioso, popolare, e condito di qual tratto di lepidissimi sali e di oppovtuni'ssimi esempi. Un tale che non avea capito nulla, nè di libertà' nè d' eguaglianza, una volta si fece presso ad un ricco signore strillando a piena gola: — 0 sòr cavaliere, o sòr cavaliere, ora siam tutti eguali, veh! — A cui 1' altro pacatamente rispose : — No, non è vero che siam tutti eguali, te ne avvedrai dalla pentola. — Risposta più saggia di quello che a prima vista non si creda, lo tuttavia non avea mai pensato che la pentola (troverete un po'triviale questo vocabolo, ve ne chieggo scusa, e proseguo) fosse anche un segno di disugua- glianza. Sapea, questo si lo sapea, che un medico passando davanti ad una cucina avea detto accennando la pentola — ecco la più terribile nemica dell' umanità e pur troppo, ahi! pur troppo, qui in questo luogo ci fu dimostrato che il. dettoi di quel medico era vertuti jv.itip ih ojunmoa is (il&frq£3 iinsgni er questo fu ripudiato dalle stesse potestà che lo fecero are, ancorché stampato. La perticazione o catasto che ora si va a rivedere è la base del censimento, la quale non dovrebbe essere erronea come la vecchia perticazione. È convenienza che P esecuzione sia sapiente come le leggi, la sapienza devo passare dal sommo all' imo. Questo è quanto sarebbe necessario di fare in misure di longitudine di superficie, di cubatura, di peso ; e sarebbe primo e fondamentale elemento della perticazione e del censimento, il quale dovrebbe essere più come lo fu,, imperata e convenzionale. Sarebbe assai propizio che i revisori della perticazione segnassero in mappa le acque vive, sieno correnti di fiumane, sieno laghi perenni, sieno pozzi, quelli almeno che non seno di stillicidi», sibbene di acque correnti transitanti sotto suolo, delle quali nella penisola d'Istria ha frequenza^ Così, pure delle aeque dolci che sgorgano alle spiaggie del mare. Di queste acque sarebbe bene che venisse rilevato il livello al loro uscire di terra, (non delle litorali) ed al loro sprofondarsi nelle fovee o caverne. Altri depositi murati coperti richiamano l'attenzione, e sono le cisterne romane di forma bislunga, le quali si rinvengono nelle campagne aperte, che si riconoscono alla forma quadrilatera bislunga, alla muratura regolare, al beione internor grosso che ricuopre la muratura sì solido, che di quelle cisterne costrutte Sopra suolo, tolta la muratura di pietra rimane il betone solido come muro, grosso da reggere da sè, adoperate talvolta per stalle o ma-gazzini. Però le più sono scavate entro il suolo, altre per metà stanno entro i.1 suolo, per metà sopra suolo. Le cisterne maggiori sono scompartite a navate, con mura che le formano, sostenuti i muri da arcate e colonne o pilastri. Siffatte si rinvengono alle grandi fabbriche di mattoni.. Li acquedotti non sono rari, anche per condurre P acqua bevibile alle castella minori, se nelle prossimità vi ha sorgente. 1 quali acquedotti sono a canale sotto suolo, murato, alto che uomo possa transitarvi, coperto il canale di beton eccellente, di marmorino ; forniti li acquedotti di castelli d'acqua quadrati, dai quali deducevansi le fistole. Quelli di Trieste, ed erano tre, sono noti; altro pare fosse nella vai Bonito.. Ha altri ed i più vennero condotti per fistole o tubi di.piombo del diametro di sei pollici austriaci, a modo di sifone. Si rinvengono ancae tubi di argilla, manifestamente per irrigazione di campi. Questa ricognizione delle antiche opere idrauliche condurrebbe alla restituzione dell' antico romano, e tornerebbe di sommo vantaggio per la coltura dei campi, per l'ap-provigionamento delle città e borgate. Insigne ed importante monumento antico si è il Canale artifiziale che raccolte a Pavia di Udine le acque del Turro e del Natisone in unico alveo, entrava nel territorio del Litorale a levante di Jalmieco, scendeva diritto a Campolongo, piegava alquanto verso Ruda, passava a "V illavicentina ad Aquileja; del qua'e alveo durano le vestigia. Così i canali laterali di navigazione minore e di irrigazione da Calvengano in giù ; ed i canali ed alvei intorno Aquileja. Altri monumenti che stanno in connessione colle acque sono i ponti romani sui fiumi e sui torrenti, dei quali le volte sono crollate, ma durano ancor visibili le testate, e nei fiumi maggiori i piloni ; talvolta dura soltanto la tradizione che vi fosse ponte ; sono tutti di pietra. Così è alla Manizza; così potrebbe essere alla Madonna, di Strada sul Torre; così presso Caperete sul Yipaccoj sul Risano, sul Nolìn del Rio a piedi del Monte S. Angelo di Parenzo; così presso l'Anfiteatro di Pola or fra terra, così a Sumberg, così sul Quieto soprano e sulla Brazzana e su altri torrenti dell'Istria. La ricognizione dei ponti conduce alla ricognizione delle antiche strade condotte dai Romani con mirabile sapienza. Alle strade d'Istria si die opera fino dalla fine del secolo passato, in modo in-eertoj incostante, svariato; oggidì e imperato di darvi provvedimento dalle leggi provinciali. Sulle strade ripeterassi ciò che scrivevo nel Si darà il primo luogo fra le strade romane consolari nel Li- forale, alla Postumia, che passato il ponte grandioso nelle prossimità di Yiscone andava diritta come pare a Fara, indi a settentrione di Merita a Boecavizza, a Reiffenberg, a S. Croce, ad Aidussina, ove si diparte con un ramo a Iiruschiza sul Nanos, ed altro ramo a Prevald, ad Ubes-ku, ad Adelsberg ; ma oltre Aidussina è territorio di altra Provincia. Di altre strade si farà cenno ; quella che dalle prossimità di Jalmicoo andava diritta a Cividale, poi per &. Pietro degli Schiavoui, con un ramo andava a Caporetto, al Flitsch, al Predil, con altro ramo diritta a S. Lucia dell' Isonzo. Quella a S. Lucia con un ramo andava a Podberda, coli'altro varcava la Giulia prima. Altra da Cividale per Yereoglio Mernieo passava l'Isonzo sotto S. Mauro, prosseguiva per Ossegliano e Cernizza per raggiungere a S. Croce la Postumia. Da Aquileja andava strada principale, imperiale a Strassoldo, poi ad Udine, a Gremona, a Mont e Croce ; a mezzogiorno di Aquileja, la stessa andava al Belvedere. Altra da Aquileja a Ponchi, a Brestovizza, a Comen, a Eaiflenberg per congiungersi colla Postumia a S. Croce, altra da Bonchi a Ceroide, a Prosecco, a Trieste. Altra da S. Polai, a Sgonico a Sesana, a Provier a Pivacze, a Prem a Dorneg, a Podgnaje da dove un ramo andava a Klana ed a Fiume ; altro a Terstenik a Jelenge a Sevérin sul Kulapi, strade che traversano per buona parte il territorio del Oarnio e di Croazia. A Trieste comincia la strada consolare od imperiale per Po la la quale andava al Quart nella valle di Zaule, a Villa Decani, a Centora nella Yalle di Costabona, a Ca-stelvenere, al Porton sul Quieto, a Yisinada, a Parenzo al Culeo di Leme, ai Sossich a Yalle, al Mandriol presso la Barbariga, a Peroi, a Stignano, a Pola. Da Pola continuava questa strada a Medolino, da Pola a Barbana ove passava l'Arsia al ponente di Albona e di Fianona al Predol sopra il dorso del Sisso], a Ve-prinaz, a Ca.stua per raggiungere la strada da Kiana a Fiume. Altra strada da Pola correva diritta ai contorni di Gallignana a Prem, a Laas di Carinola; altra da Trieste andava a Lonche, a Easpo, a Bergodaz, a Brest, al varco del Montemaggiore, a Castua, a Piume. Altro tronco andava da visinada al Culeo di Leme ; altro da Rovigno a Gemino, altro da Buje a Ciitanova. Lungo le spiaggie di mare correva strada da Yilla Decani a Capodistria, ad Isola, a Pirano, da Salvore a Cittanova, da Torre a Parpnzo, ad Orsera; altra poi da Trieste a S. Lorenzo, a Cosina, a Materia, a Casteinovo; da Trieste a Corgnale, a Divazlie, da Cosine a Lonche. E s Ile isole del Carnero, da Castelmuschio a Ye-glia, da Farasina a Caisole, da Caisole a Cherso ed Osterò. Isè queste sono tutte le strade secondarie; altre ve ne sono, delle quali durano li avanzi, altre non peranco scoperte e riconosciute. Le quali nel complesso delle maggiori e che potrebbonsi dire provinciali, e le secondarie che possono dirsi regionali, mostrano tanta e tale sapienza distributiva, tanta cognizione del suolo intricatissimo per Alpi primarie e secondarie, per valli, da desiderare che la moderna s'accosti alla romana. E delle strade accade di raccomandare, che sulle maggiori od imperiali si dia attenzione alle colonne mi-liarie, le quali portano il numero delle distanze ad ogni miglio che corrisponde a 781 klafter viennesi. La numerazione correva da Colonia a Colonia, da Aquileja da Ci-vidale, da Trieste, da Parenzo, da Pola, non da luoghi minori interposti e sempre in ordine di prosecuzione, supponendo che la mossa sia da Iloma alle estremità dell' Impero, mai in ordine inverso. Delle quali miliarie perchè con inscrizione in onore »i" imperatole erano rotonde, alte intorno a cinque piedi, ed i frammenti di due si trovarono nella Polesaaa, men- tre le minori intermedie sono quadrate, col numero sol' tanto, e basse, come le odierne. Quanto ai Castellari ed ai Castelli, ne parlò il conservatore nel foglio litografato che parla delle strade, ed al quale si riporta. Aggiungeremo soltanto qualcosa che riguarda la superficie loro che varia secondo loro rango ed importanza 40,000, 16,700, 1G,000, 12,500, 10,125, 7,000, 5,000, 3,500, 2,500 passi romani quadrati, dei quali 25 corrispondono a ltì clafter quadrati, mentre la superficie murata della Colonia media misurata 81,200 passi romani quadrati, ed un accampamento romano di guerra per 18,000 soldati misura 102,409 passi romani quadrati; la metà per un accampamento o piuttosto stazione di soldati stabili, ne misura la metà. Due altre cose da riconoscersi nella revisione della perticazione sarebbero le visuali ed i nomi propri. Esse Iranno maggiore importanza che non si creda. Sarebbe cioè ottima cosa che si registrassero le visuali dei colli e monti più alti, ed ove si riconoscono i Castellari od i Caste li, segnando in foglio volante da scrivere i colli, i Ca tellari, i Castelli e le città che si vedono. Quanto ai nomi non nel Litorale soltanto, ma in altre provincie ove gl'ingegneri ignoravano la lingua provinciale e locale, ove gl' indicatori erano idioti e presi fra li rustici, si fece tale strazio di nomi e di ortografia, da non potersi credere facilmente; e questi nomi e questa ortografia fanno troppa onta agi' Italiani ed agli Sloveni, da antico avanzati quelli nella civiltà, da moderno li Sloveni, da non potersi più comportare tanto inconveniente. La storia degli uni e degli altri trae grande sussidio dai nomi propri delle località, a riconoscere i quali si abbisogna di molta critica. Questi nomi erano in origine in una regione celti, alle rive del mare traci ; poi sopprawennero i Romani, i quali alieni dal cangiar i nomi alle città clw trovavano già edificato, colli agri colonici recarono cangiamento, dando nomi romani tratti dal primitivo investito, ed adottando per li agri colonici le voci romane per la confinazione loro. Da oltre settanta ne potei riconoscere nell'agro di Pola. Questi nomi non solo nel Litorale, ma in altre provincie romanizzate, anche nell'Austria ed Ungheria si riconoscono, ancorché con qualche fa-fatica, attraverso le lingue primitive e subentratevi; il Litorale ha la buona sorte di fare facile testimonianza e di essere guida e maestra nella indagine di antiche condizioni. Li S1 avi.8appuvvounti e sovrappostisi ai Celti nel litorale, non diedero nomi nuovi, ma i celtici e roma li tradussero e più spesso storpiarono per rinvenire in quelli significazione slava con alterazione di vocale e di consonante. ÌSi'l medio evo ebbero il dominio li tedeschi ea-rlììfteni, ai quali appartenevano quasi eselusivameut» tutta la nobiltà possessionata, e queste amarono tradurrò i nomi in loro lingua (bavarica) che poi non era la più felice. Anche i Patriarchi d'Aquileja, anche parecchi Vescovi furono nel medio evo tedeschi, dal che avvenne che le città e le castella ebbero contemporaneamente tre nomi. I monti, i fiumi ebbero del pari tre nomi talvolta quattro; così i fiumi, così i torrenti, I primi operatori nel catasto guidati da rustici scrissero quei nomi che loro apparvero i veri, ed ai fiumi, ai torrenti, ai monti, posero il nome generico " torrente „ come se non avessero nome alcuno. Così o ignoravano i nomi delle contrade o pensarono doversi battezzare a nuovo. Nel che fare poi o non credettero che ci fossero antichi catastici o libri di notifiche, e catapani urbari e registri di Chiese, certo per loro non intelligibile perchè latini ed in vecchi caratteri ; o credettero loro facile missione di romperla del tutto col passato, e di creare a nuovo. Lo fecero, ma con niuna sapienza; scrissero poi i nomi con tale ortografia da non appartenere a lingua alcuna, neppure a quella del volgo.' Queste aberrazioni, queste inscienze è necessità di togliere, mandando ad effetto le sapienti intenzioni del Governo. Pisino, agosto. (G. C.) Nel mese di settembre p. v., si riunirà in Napoli il VII Congresso pedagogico italiano, a cui non v'ha dubbio, accorrerà il fiore d Italia in fatto d'istruzione ed educazione. Non vi mancheranno neppure delegati di estere nazioni, onde dallo studio ed esamina della scuola italiana, sappiauvi scegliere il più buono; per applicarlo poscia nelle loro scuole: sia che ciò si riferisca al modo od a' materiali dell' insegnamento, in generale alla pedagogica e didattica tutta. 11 VI Congresso che veniva tenuto l'anno testé decorso nell'eminentemente patriottica Torino, diede il primo a conoscere all'estere nazioni il progresso notevole che nell'ultimo decennio fecero gì'italiani in questo importantissimo ramo. Ciò valse ad essi, non solo l' acquisto della stima della eulta Germania, ma eziandio di altre nazioni ancora, rilevando per tal modo il sentimento nazionale. Che grande sia stato il progresso lo dimostrò ben a dovere il palazzo Carignano, la di cui esposizione didattica, cominciando dai libri d'istruzione ed educazione, fino a' lavori donneschi eh' erano accumulati in gran copia e varietà nelle sue splendide sale, davano ampia testimoniai za dell'intenso amore e dell'indefessa attività che gì' italiani professano per la popolare i-s trazione. Ora che le sorti dell' istruzione sembrano volgere in meglio anche presso di noi, sia per zelo di privati, per iniziativa di comuni e per cooperazione dell ;a provincia; sarebbe tempo che anche noi istriani pensassimo di mandare un delegato al Congresso pedagogico italiano. La comunanza di lingua e la relazione d'affari, c'impongono di non lasciar passare una sì bella occasione senza approfittarne. Il Consiglio scolastico provinciale dovrebbe perciò fin d'ora occuparsi seriamente di tale argomento, prendendo a maturo esame se l'Istria debba essere rappre->ei!tata in sì illustre convegno. Ed invero, è la scuota nella quale deesi ispirare a' fanciulli l'amore alla famiglia ed alla patria, per poter un dì avere buoni cittadini ed onesti operai. In allora il lavoro sarebbe tenuto in onore, detestato l'ozio, e così la nazionale ricchezza e la moralità vi prenderebbero un insperato sviluppo. Per far ciò non basta avere valenti maestri, ma e necessario altresì di possedere i materiali dell'insegnamento adeguati al progresso dell' epoca. Come è notorio, le nostre scuole popolari mancano ancora di un buon libro di lettura, di un libro, il quale sia capace non solo a divertire ma eziandio a educare le tenere menti. Io applaudo di cuore a que' consigli scolastici distrettuali, ì quali, si accinsero con zelo ed amore a far degli appunti a' libri di lettura ora esistenti, ma non debbo tralasciar di osservare, che anche gli altri manuali per l'istruzione non sono troppo pratici, nè tali, da invogliare i giovanetti allo studio. E perciò sembrami indispensabil cosa, che la provincia spedisca una persona idonea al Congresso pedagogico di Napoli, coli'incarico di dare un esatta relazione del progresso degli studii pedagogici e didattici tatti in questi ultimi anni nel regno d Italia. Credo che un tale incarico non sia troppo gravoso purché si sappia delegare un individuo che sia all' altezza della sua missione; un individuo il quale comprenda lo spirito della pedagogìa moderna e non si lasci predominare da inveterate pastoje. La preferenza sarebbe da darsi quindi a colui, il quale cominciò d'impartire l'istruzione sotto gli auspici del nuovo sistema, o che per avventura avesse già assistito ad altri Congressi generali. In tal guisa, si verrebbero a conoscere i miglioramenti che aeggiono essere introdotti nelle nostri scuole per elevarle allo ì tato che viene reclamato dal progresso degli studii e pedagogici e didattici. Al redattore della Provincia, Vi prego d'inserire nel vostro giornale il seguente comunicato; Sono lieto di partecipare ai bachicultori istriani, che la semente confezionata quest'anno con i-speciale cura e diligenza dal dignanese signor Tommaso Sottocorona ha dato nella mia patria i risultati più lusinghieri. Nel mentre mi credo in obbligo di tributare all'egregio cultore i più sentiti encomii, fo voto, che i miei compatriotti istriani s'abbiano nel signor Sottocorona di Dignano, nobile esempio, a coltivare con lungo studio e perseverante amore l'importantissimo ramo d'industria. Rovigno 4 agosto 1870. Vostro Matteo Rismondo. Elezioni Istriane Completiamo oggi 1' elezioni col registrare quelle avvenute in P'arenzo il giorno 18 luglio p. p. Parenzo de Vergottini dott. Giuseppe avvocato Pirano Stradi dott. Nazario avvocato Albona Scampicchio dott. Antonio avvocato Pola Boccalari dott. Ercole avvocato Cherso Petris dott. Marco avvocato Ed ecco avverati così i lieti nostri auspici, in quanto che anche i nomi degl'infrascritti sono tali da rappresentare la sola civiltà e i veri interessi del nostro paese. ANNUNCIO Il Telegrafo nuovo piroscafo celere a ruote comandato dal signor capitano Nazario Zetto di Capodistria intraprende delle corse periodiche fra Trieste e Pola, toccando Pirano, Qmago, Cittanova, ' Parenzo e Rovigno. Esso parte, tempo permettendo, ogni lunedì, mercoledì e sabato, e fa ritorno il martedì il giovedì e la domenica. La partenza da Trieste dalla riva della Sanità per tutto agosto e settembre è alle ore 7 ant. precise, l'arrivo in Pola all' 1 '/« pom. circa.