____________^ PUBBLICITA (prezzi per mm d'altezza, larghezza 1 colonna): commierclall L. 1.50 — flnanzlan, legaU, cronaca L. 2.50 — Concessionarla escluslva UNIONE PXJBBLICITA ITAUANA S. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 23 gennaio 1943-7X1 ABBONAMENTIj Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenitore L. 1000 Spedizlone In abbonamento postele 11" Gruppo — UN NUMERO CENT. 60 DmEZIONE — BEDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLPOVA 12 — Tel. 2176 Verita! ttio premio i ciltadini che mi dicono la venlä, anche e soprattutto quando e ingrata. ^ MUSSOLINI La verita non e un mi to. E' im'intima convinzione che possiamo trarre dal nostra animo ripiegandoci su noi stessi, sfrondando il nostro pensiero da tutti i rami sec-chi della cattiva educazione, dell inleresse personale, del-iorgoglio e della paura. La verita dev'essere una legge assoluta che non ammette de-Toghe o particolari ripiega-menti: dev'essere una e chia-ra, senza verbose elocuzioni, senza riserve mentali. Deve nascere dalla convinzione che tutta la verita, ogni qual-volta si taccia verbo, ha una realtä che nessuno pud sof-iocare, che nessuno potra mai aiiliggere, se non sia in mala fede. La verita e forza: e un'ar-ma per I'indifeso, per il po-vero, per il dehole, piü sicu-ra di quelle usate dal potente. La «paura di compromet-tersi», di cui si ianno para-vento gli stolti, al solo sco-po di celare uno sporco Interesse personale, non ha ra-gione di esistere in clima iascista. II Fascismo ha per base la verita, e dalla veritü trae la sua forza, la sua po-tenza d'espansione nelle co-scienze individuali e nei po-poli: a tale norma guida le masse che lo seguono, ride-standone I'amore negli an-ziani, inculcandone nei gio-vani la passione, reprimen-do soprattutto, con la san-zione morale e materiale, chi oscura il suo pensiero nella tema stupida di «non essere compreso». La verita non ha bisogno di stampelle morali per esse re sorretta, non ha bisogno di chiacchere per essera compresa, non aspira all'as-sentimento dei pochi o del molti: prima di tutto e piii di tutto deve esistere nell'inti-mo dell'uomo, deve dissoda-re la sua coscienza, fortifica-re la sua anima. A tale pro-posito giova dire senz'altro che la menzogna non ha avuto e non avra mai alcuna giustiiicazione morale. E' e sara sempre immorale, per sanzione divina ed umana. Neppure la politica, che tal-volta sembra valersene, pud derogare da tale norma se vuol essere I'espressione di uno Stato forte, e ne fa fede quella lineare, chiarissima, indiscutibile politica che e una delle basi su cui si ap-poggia il Fascismo per la vittoria delle sue armi. Educate i giovani alia verita: ecco il compito sacro del maestro e dell'educatore foscista; non sia mai vano il ripeterlo, non ci si stanchi di dirlo in ogni occasione, in ogni conversazione, in ogni scritto. Si educhino alia verita i giovani, piii di tutto con I'esempio. Nella famiglia e nella scuo-la, nella vita del singolo ed in quella della collettivita, Fascismo dev'essere sinoni-mo di verita: chi ha fede si-cura non pud temerla, qua-lunque cosa accada. Ma la verita deve avere necessariamente un fine eti-co: non deve tendere alia di-struzione ma all'erezione dei iondamenti delle coscienze e del carattere. Sarebbe da sopprimere chi volesse trarre da essa uno stimolo per lo scempio delle coscienze: essa dev'essere feconda di ri-sultati, non sterile esibizio- nismo di supposti veggenti. * Verita. Nel palazzo e nella capanna, nella casa e nella caserma, sopra il pulpito del prete e sopra il tavolo del yiudice, nel cuore e nel cer-vello, sulle labbra e nella penna: verita, soltanto verita: questa e la consegna che il Fascismo della «Vecchia Guardia» trasmettera ai Giovani del Littorio. Luciano Fmssinelli Le bocche da fuoco delle corazzate dell'Asse sono pronte a distruggere i sogni megalo- mani degli Američani Ameriic^ contro Europa Vi e un giorno particolar-mente celebrato da ogni americano: il 12 ottobre di ogni anno, il Columbus'Day, dedi-cato a ricordare la scoperta dell'italiano Colombo. Nel 1942 e ricorso il 450" annuale dello sbaroo del ge-novese sulla terra americana; questo stesso anno ha veduto le navi e gli aerei americani portare la loro offesa contro quell'Europa e soprattutto queiritalia alla quale molto della loro civiltä migliore de-vono gli Americani. Questa ricorrenza ci richia-ma alla mente le responsa-bilitä della Repubblica statu-nitense nello scoppio e nel-l'estendersi del conflitto mon-diale e ci porta altresi a oon-siderare quelli che furono i basilari principii di uno dei primi Presidenti americani: Giuseppe Monroe. Quinto nella serie dei reg-gitori del Governo statuni-tense, Monroe enunciö oltre cent'anni or sono la famosa dottrina che da lui prese nome e che puö riassumersi sin-teticamente nella fräse «l'A-merica agli Americani». Dall'asserto categorico di Monroe, che escludeva ogni ingerenza negli affari americani, e ormai trascorso oltre un secolo, un secolo che ha veduto grandiosi rivolgimenti politici, sociali ed economici in ogni continente. Notevole, specialmente, e stato il cain-mino percorso dalla storia sulle terre insanguinate di questa nostra vecchia Europa, e tuttociö mentre al di lä dell'Atlantico un poderoso or-ganismo economico e politico — risolte verso la metä del secolo XIX" le ultime que-stioni interne che ne insidia-vano l'unitä — prosperava, sviluppando progressivamen-te il proprio sforzo espansio-nistico nel settore politico ed economico, trincerandosi spesso e volentieri dietro la formula della comoda ed assoluta teoria del suo quinto presidente, ma non cessando, al tempo stesso, dal seguire e dal partecipare, piü o meno attivamente, alle vicende degli altri Continenti. La nazione che aveva come dogma di non ammettere ingerenza alcuna nelle fac-cende di casa propria, in que-sti cento e piü anni non ha mai tralasciato di interferire nel quadro politico europeo ed asiatico. Cosi avvenne che, mentre Russia e Spagna ve-nivano eliminate dal continente americano ed Alaska e Cuba si aggiungevano effet-tivamente o virtualmente ai possedimenti degli Stati Uni-ti, questi Ultimi, dopo aver attivamente partecipato al conflitto 1914—1918, non esita-rono ad arrogarsi la funzione di depositari della civiltä e di tutori dell'ordine e della pace mondiale (la Societä delle Nazioni d'infelice memoria e le non meno inutili e famose conferenze del disar-mo sono ben vive nel nostro ricordo), intervenendo, infi-ne, nei conflitti cino-giappo-nese e nell'attuale mondiale sempre a tutela dei proprii in-teressi. capitalistici. Oltre tre anni sono trascorsi dall'inizio del nuovo conflitto mondiale ed oltre uno dall'intervento armato americano. Non certo privo di Interesse sarä il seguire la condotta degli Stati Uniti lungo il succedersi dei mesi di lotta. Fin dagli inizi l'America manifesto un atteggiamento non certo collimante con l'as-soluta e completa neutralitä proclamata ripetutamente dal suo attuale Presidente. Pur tuttavia in una prima fase dell'attuale contesa gli Stati i Uniti si attennero, almeno formalmente, alla neutralitä. Non tardarono a rivelarsi, perö, i veri propositi e gli orientamenti della politica nord-americana nei confronti delle potenze in lotta. Grada-tamente si h rivelata appieno la decisa azione degli Stati j Uniti awersa all'Europa, ma non per questo di mena decisa ingerenza nelle cose eu-ropee. | Dalla piü assoluta neutralitä, proclamata nei primi mesi del conflitto, si e cosi passati al «cash and carry», como-do compromesso per mante-nersi estranei alla contesa e al tempo stesso tutelare gli interessi dei capitalisti nord-americani. fi stata poi varata la famosa legge dei fitti e prestiti, ingegnoso sistema che permetteva da un lato di intensificare i soccorsi alia Gran Bretagna e dall'altro di applicare ancora praticamen-te la teoria di Monroe of-frendo la disponibilitä di nu-merosi capisaldi britannici nel continente americano e privando la Gran Bretagna successivamente delle Bahamas, Giamaica, Barbados, Trinidad, Guyana, Malvine, ecc. Ma col trascorrere dei mesi di lotta e con il succedersi degli insuccessi britannici, avvenne che gli Stati Uniti gradatamente sposarono la causa della Gran Bretagna, che diveime la loro causa. L'America ando formandosi grado a grado la convinzione che la Gran Bretagna non lottava ormai piü per se stes-sa, per tutelare le ricchezze male accumulate, bensi per contrastare il passo agli Stati totalitari guidati dai ditta-tori verso la demolizione del vecchio mondo anglo-sassone. La Gran Bretagna divenne I'ultimo baluardo che proteg-geva l'America dalla tenaglia eurasiatica del Tripartito. II triangolo Roma-Berlino-Tokio apparve agli occhi degli elementi responsabili degli Stati Uniti come un pericolo in-combente sulla pace americana. Perche l'America rima-nesse agli Americani occor-reva impedire che la Gran Bretagna venisse sconfitta e, quindi, occorreva vincere I'Europa, che ormai si identi-ficava col movimento rinno-vatore che percorreva il vecchio continente finalmente solidale di fronte al comune pericolo che I'insidiava, cosi da Oriente come da Occi-dente. Cosi, dopo le arbitrarie e piratesche requisizioni e le altre illegali misure di Roosevelt ai danni di Italia e Ger-rnania, e stata varata la de-finizione di avamposti strate-gici degli Stati Uniti con la quale sono stati battezzati alcuni territori particolar-mente interessanti e di note-vole importanza Strategien. In tal modo, mentre veni-va realizzata quell'egemonia continentale formulata nel 1895 dall'Olney, i marinai sta-tunitensi occupavano I'lslan-da, e basi aeronavali veni-vano installate nella Groen-landia e nell'Irlanda del Nord e gli Stati Uniti non fa-cevano mistero circa le loro mire su Dakar, sulle Azzorre, Canarie, Isole del Capo Verde e sulle Bissagos, anche se Portogallo e Spagna mostra-vano un contegno risoluto ed intransigente. Tutto cio mentre nel Paci-fico, parallelamente all'inten-sificazione dei rifomimenti a Ciang Kai Shek, si accentua-va lo sforzo antinipponico con quella politica del quadrila-tero A. B. C. D. che doveva provocare I'inevitabile rea-zione di Tokio. Le affermazioni di Mc Nutt che «la zona di difesa degli S. U. raggiunge qualsiasi pun-to del settore estremo Orientale» dell'estate del 1941, ve-devano cosi una progressiva, pratica ed integrale realizza-zione. Tutto questo fino all'entra-ta in guerra del dicembre dello scorso anno. Oggi le forze terrestri, aeree e navali degli Stati Uniti sono nell'Islanda, in Ir-landa, Gran Bretagna, Groen-landia, Egitto, Algeria, Ma-rocco, Tunisia, Palestina, Si-ria, Iran, Irak, Etiopia, Congo Belga, India, Cina, Australia ed in numerosi altri territori di minore estensione. anche se di non minore importanza strategica. ** * A questo punto ci si pu6 chiedere; quali sono i fini dell'azione di Roosevelt; quale la spiegazione della politica aggressiva degli Stati Uniti; aveva la JRepubblica, cosi detta democratica, reale interesse a provocare I'attuale conflagrazione mondiale? Non di oggi e I'affermazio-ne che la Repubblica nord-americana, dopo aver conqui-stato e ribadito il proprio egemonico potere sul continente americano, punta le proprie aspirazioni diretta*-mente sull'Africa per creare le premesse per una offen-siva commerciale awenire in 'quel continente, cio menire che, in Europa, da parte americana si pensa di fugare, col timore di un'offensiva econo-mica germanica, anche le su-perstiti velleita imperialistische della City, e nel grande spazio asiatico si vuole sbar-rare il passo alle armi nippo-niche per prevenire lo sforzo espansionistico del Nippon nel dopoguerra. La testa di ponte creata in Europa nelle isole britanni-che, le posizioni — pur vacil-lanti — dello schieramento americano in Asia ed Oceania, come I'enorme cuneoche partendo da Leopoldville e Bathurst si insinua nel cuore del ricchissimo continente nero fino alia nostra Massaua, sono altrettante pedine del formidabile gioco dei capitalisti di Wall Street. L'America di Roosevelt, la Repubblica democrötica che ha trasformato la teoria d i Monroe da una concezione rigidamente difensiva in un atteggiamento spiccatamente offensive, considera la guerra come un «big business» per la sua classe capitalistica la quale, sotto I'impulso del tornaconto rigidamente egoi-stico, unica molla che nel mondo giudaico - massonico muove e commuove, di nulla altro si preoccupa che di pre-disporre i propri piani espan-sionistici per il giomo in «rt" spera di ricevere lo scettro dell'egemonia mondiale dalle mani dei dominatori del mondo economico di ieri. Tutto sta a vedere se il «big business» sia anche un buon affare o se invece non si tramuti in un colossale fal-limento del quale i liquidatori saranno le Potenze del Tripartito ed i dissestati gli Imperi anglo-sassoni. II fronte unico eurasiatico e, infatti, ormai una realtä attivamente operant®. Alla teoria di Monroe ed ai di-segni imperialistici di Roosevelt i popoli di Europa ed Asia, quelli che liberi hanno da tempo inalberato la ban-diera della riscossa e quelli che fremono ancora sotto il giogo anglo-sassone, oppon-gono il blocco dei loro spiriti e delle loro volontä, ferma-mente decise ad impedire che lembi della loro terra venga-no sottratti e a far si che I'Europa rimanga agli Euro-pei, I'Asia agli Asiatici. Enrico Zenoglio Camerata Bruno Camerala Bruno! Nel Tuo ricordo c'e una data: 28 gennaio 1938. II vo-lo su\l'Atlanlico: il Tuo volo. E questa e gloria Tua, ma anche di lulla 1'Ualia. Passarla sotto silenzio, come /oss/mo degli immemori, sarebbe viltä odiosa. Villa odiosa, che il nemico che stiamo connbattendo, menlre ieri — come Tu dicesti — si permetleva soltanto delle «insinuazioni», oggi blalera apertamente e schifosamente su una supposta nostra im-preparazione aviatoria, sputa parole ignominiose sul-l ardimento dei nostri piloti, scrive stolte menzogne di nostre ali abbattute. Ma il Tuo esempio basla a hloccare ogni accusa, pregno com' e di insegnamenti d'au-dacia. Non avevi ancora ventan-ni compiuti quando Ti accin-gesti a varcare I'oceano — disse Tuo Padre nel libio-colloquio. ,Un oceano d'ac-qua ed uno di sabbia. Da Roma a Dakar, da Dakar a Natal e Rio, sul Sahara e Bruno Mussolini, idea tore dei «Sorci verdi» suU Allantico. 10.000 chilo-metri di volo compiuti sui gid vecchi S. 79 che avevano al loro pieno attivo la vitto-ria delTIstres - Damasco. II numero dei chilometri dice la grandezza dell'impresa, ma dice poco. Bisogna aver provato cosa significhi esser sospesi nel-I'aria, aflidati solo alia bon-tä d'una macchina ed alia forza dei nervi lesi contro I'imprevedibile ignoto, per ore ed ore senza poter ier-mare un istante il pensiero; bisogna aver sentito i palpiti del cuore e del motore fon-dersi all'unisono echeggian-do dentro nell'anima, per poter comprendere appieno quello che la Tua giovinezza ha compiuto. Noi ricordiamo. Si disse: «Fu di buon au-gurio il segno: i sorci verdi». Ma non contaste sugli auguri. Su Voi vegliava il trepido amore d'una madre italiana, la iierezza di Mussolini — cui Tu guardavi piii come Capo che come Padre, — in Voi, soprattutto, era la iede d'ltaliani, di veri avia-ton fascisti. Questi soli fu-rono i segni che diedero a Voi ed aU'Italia un primato, questi soli sono i segni che daranno — noi Te lo giuria-mo! — alia Patria la vittoria finale; conquistata ancora una volta nel nome del Du-ce! Camerata Bruno! noi Ti ricordiamo. C'e ancora nell'aria la Tua voce, c'e sempre nei giovani d'ltalia il Tuo desiderio: volare! 11 cielo della Patria nostra e il piu bello dei cieli del mondo: ieri ha conosciu-to Te, conosce oggi schiere innumerevoli di giovani che vivono nel Tuo nome, che da Te traggono I'ansito per la loro suprema certezza: abbiamo vinto, vinceremo sempre contro tutti gli elementi, contro tutti i nemici. I. r. Giovani fascisti in marcia verso un campeggio aipino Gli alberghi per la gioventu L'argomento degli alberghi per la gioventii non fe certo nuovo ma, pur essende stato trattato anche diffusamente da conipetenti e appassionati fino dal 1930, non ha trovato ancora la necessaria soluzione. Non si puo dire che il problema degli alberghi per la gioventu sia di scarsa importan-za, perchč il fenomenale incre-mento assunto in questi anni all'estero dimostra in modo assiomatico quanto questa or-ganizzazione risponda ai biso-gni del popolo; molte ragioni ci fanno credere che in questo settore si sia purtroppo in ri-tardo non solo riguardo ad al-tre nazioni, ma anche nel con-fronti delle nostre stesse masse; perche se il turismo individuale non b certo destinato a scomparire, pur tiittavia, per andare incontro al vero popolo e ai giovani, bisogna affrontare sempre piü a fondo il problema del turismo di massa e il problema del turismo dei giovani. Che cosa e stato fatto all'estero al riguardo? Hanno affrontato e risolto il problema ben 19 stati europei, che hanno raggiunto la cifra globale di circa 6000 alberghi per la gioventu ed hanno riu-nite le rispettive organizzazioni in una federazione internazio-nale degli alberghi per la gioventu. In Germania, dal 1909 ad oggi, sono sorti ben 2200 alberghi per la gioventu, che hanno circa mezzo milione di soci e che nell'anno 1937, cio6 l)rinui della contraaione del n-.ovimento turistico, permisero ben otto milioni di presenze. La Danimarca conta circa 170 alberghi per la gioventu, la Svizzera 190, I'Olanda 70, e altrettanto si potrebbe dire per alt re nazioni come la Francia, ecc.; naturalmente tutte queste cifre non sono forzatamente aggiornate e possono pertanto non essere perfette, ma danno tuttavia un'idea esatta dell'im-portanza attribnita al problema da quegli Stati e del nuniero degli esercizi sorti. Gli alberghi per la gioventu non possono essere sostituiti da grandi o piccoli alberghi ne da locande, pensioni ecc., rispondendo alle esigenze peculiar! delle masse che Ii fre-quentano le quali non cercano particolari comodita ma ridu-zioni delle spese di viaggio. Essi si avvicinano al nostro ri-fugio aipino, pur differenzian-dosene in molti punti; si potrebbe dire che il glorioso Cen-Iro alpinistico italiano, che cosi profondo contributo ha appor-tato alia preparazione bellica della Nazione, ne sia stato in questo canipo. e naturalmentQ per le zone alpine, un precur-sore. Non bisogna infatti dimenti-care che gli alberghi per la gioventu, facilitando al giovane il movimento e la marcia, ren- dendolo bastante a se stesso (in quanto deve accudire da s6 a tante piccole cose) rappresen-tano indubbiamente una pre-militare «su igenemsi, degna peraltro di attenzione; inoltre ; ancora rappresentano un mezzo di educazione dei giovani perche pongono coloro che tra-scorrono gran ])arte dell'anno nelle morbose e amorali cittä, in piü diretto contatto con le bellezze del proprio paese; rappresentano mezzo di auto-educazione e abituano alia au-todisciplina. Sistemati in antichi castelli, torri o feudi vetusti, in gri^ftdi case coloniche o in bastimenti o natanti, oppure costruiti in modo semplice in pietra o dure legno, ma con particolari pro-prieta e con tutti i conforti in-dispensabili, gli alberghi per la gioventu accolgono la parte piü sana e piü bella del popolo amante della natura, che ali-menta la sua passione con la ricerca delle bellezze di quel luoghi dove si trovano ancora la pace, le antiche canzoni, le danze popolari, le tradizioni non mai spente. II custode dell'albergo e in-caricato del controllo delle tes-sere e della assegnazione dei letti, della vigilanza sulla disciplina, sulla morale, sulla pu-lizia; in genere non sono ammessi all'albergo che giovani al disotto dei venti anni e solo per un numero limitato di per-nottamenti; nell'albergo e vie-tato fumare e bere bevande alcooliche; alle ore 22 le luci devono essere spente e deve regnare il silenzio; alle 10 i dormitori devono essere puliti e sgomberi; cosi funzionano perfettamente questi alberghi csenza servitu>, giacchž i giovani devono essi stessi provve-dere alia pulizia dei dormitori e delle sale di riunione; per lo piü preparano essi stessi il loro frugale rancio. Abbiamo detto che questi alberghi potrebbero servire alia gioventu nostra per renderla sempre piü sana, piü forte, piü pura, piü lieta; ma essi potrebbero risultare anche un non indifferente e trascurabile mezzo di attrazione turistica per far conoscere la nostra bella Italia a quel giovani stranieri che, rappresentando le forze vive del futuro, nella cultura e nel lavoro, sono quelli che piü ci interessa conoscano la nuova Italia. Ci si 6 domandato se questa organizzazione potrebbe rispon-dere alio spirito e alle abitu-dini dei nostri giovani; ritenia-mo si possa rispondere affer-mativamente; vi e oggi in Italia un promettente risveglio e sviluppo nel campo del turismo popolare e giovanile, ad opera soprattutto del varii Dopolavo-ro, delle Federazioni e societa escursionistiche, della G. I. L., dei G. U. F.; noi peraltro rite-niamo che, lungi dall'interferire e dal contrastare I'azione dei meravigliosi organismi che il Rc-gime ha recentemente crea-to, I'organizzazione degli alberghi per la gioventü, alia porta-ta di tutte le borse della gior ventü delle officine e degli atenei, verrebbe ad integrare utilmente le iniziative degli organismi giä esistenti e darebbe im im]x>rtante contributo al turismo scolastico e giovanile, al turismo ciclistico ora tanto in voga; gli alberghi co- stituirebbero anche utilissime basi per le manifestazioni di piccoli e grandi gruppi orga-nizzati dalle istituzioni del-I'O.N.D., della G. I. L. e del G. U- F., che lianno in pajrte ccrcato di far fronte a tali ne-cessita coll'avviare esercizi pro-prii, ma con notevoli spese e non sempre con ottimi risultati. Inoltre essi rappresentereb-bero anche per la pianura, come giä i rifugi alpini per la montagna, quei complementi utili e necessari per la orga-nizzazione dei campeggi, che ö rioto sorgono per lo piü presso un esercizio che ne possa integrare la non sempre perfetta atlrezzatura. Anzi facciamo nostra I'idea per cui accanto ad ogni albergho per la gioventü dovrebbe essere predisposto un terreno adatto per i campeggi, Per la realizzazione dell'ini-ziativa sarebbe necessario I'ap-poggio, come giä 6 avvenuto all'estero, degli enti governa-tivi interessati, dell'industria, del commercio, della banca; sarebbe a nostro avviso indi-spensabile un'attrezzatura speciale con caratteristiche incon-fondibili, sia amministrative die organizizative, e la creazio-ne di lui organismo speciale, di un ente che potrebbe sorge-re sotto gli auspici delle com-petenti autoritä governative, sussidiato dagli enti statali di-rettamente interessati, in vista dell'importanza del movimento agli effetti dell'educazione na-aionale, e affidato o posto sotto il controllo dello stesso P. N. F. e particolarmente dei G. U. F. Oresie Casabuoni Or non e molto e tiscita una pubblicazione che, nel stio forzato intendimento di portare un contributo alia lotta antiebraica, potrebbe ri-svegliare invece, a nostro pa-rere, quel senso di scetti-cismo che s'impadronisce del lettore allorquando gli si sot-topongono edizioni le quali, appxmto attraverso la tenden-za troppo marcata all'accusa e alia critica data da un irri-flessivo giudizio in cui la fretta e la fregola della personalita portano le loro stigmate, suscitano il sospet-to che to propaganda si sia coattivamente allontanata dai limiti delle sue moderate e giuste espressioni. Osera qualcuno negard che il tema antiebraico non sia apparso alle volte soltanto un campo sf i-uttabile a scopo re-clamistico della propria indi-vidualitä? Lo scopo del nostro trafi-letto e dunque quello di in-vitare quanti si sono prefissi il compito di illu^trare to subbietta trama con cui il giudaismo ha avvolto il mondo, e che ormai tutti cono-sciamo per sinonimo di ipo-crisia, di sfndtamento, di antisolidarieta tra gli uomi-ni, a non fare degli ebrei gli unici artefici delle nosire azioni. Affermare ad esempio, come rileviamo dal Hbro in esame, che Bismark e stato una pedina in mano ai figli di Rebecca e che il Risorgi-mento itfdiano e stato frutto della massoneria, ci sembra togliere la storia ad uso e consumo delle necessita con-tingenti. Che la massoneria sia stata la prindpale protagonista nei moti politici del secolo scorso, noi non ne-ghiamo: ma dalle categoriche affermazioni racchiuse in queste pagine verrebbe fatto di domandarsi se I'ltalia d'og-gi deve il suo glorioso passa-to unicamente agli scopi lun- gimiranti degli ebrei, entrati in numerosa ed eletta schie-ra nella massoneiia. In tal caso i nostri patrioti non sa-rebbero stati mossi che dai fili occulti (la parola e di moda) dell'ebraismo intema-zionale, che per il suo intri-cato lavorio inteso a raggiun^ gere I'antico sogno del predo-minio assoluto sulle genti del nostro pianeta, si e servito di essi come di suoi buratti-ni. Da queste affermazioni a quelle che in genere nella condotta della campagna an-tigiudaica abbiamo avuto modo di osservare, corre ben po-ca differenza. Per gli asserti di varii scrittori gli ariani sarebbero forse esseri perfet-ti se non inquinassero i loro pensieri le manovre ebraiche; senza di esse, tutte le avver-sita occorseci non sarebbero accadute, tutti gli accidenti presici non sarebbero capita-ti: se Tizio e un ladro o Caio un traditore (in tutte le parti del mondo) la colpa e del-I'ebreo che lo ha sobillato, e lo ha sobillato ottenebran-dogli talmente il cervello che il povero giudice e stato spes-so costretto a commiserarlo, invece di appioppargli quelle severe lezioni che si merite-rebbe dascuno di noi quando, per la debolezza del proprio carattere, cade in fallo tradendo la societa. Dopo di che non ci vuol molto per affermare che la storia I'hanno fatta gli ebrei di cui gli ariani sono stati fino ad oggi soltanto il me-stolo per la minestra, stru-menti passivi nelle loro mani. Cid non crediamo vada molto in onor nostro: dob-biamo confessare con piü sinceritä quindi che siamo stati unicamente vittime delle nostre debolezze e dei nostri vizi, dai quali soltanto il convincimento e la volonta di compiere il dovere che ci attende pud risollevarci, men-tre il confinamento nel ghetto dell'elemento ebraico non rimane che una misura pre-cauzionale benche, aggiun-giamo, sempre necessaria. La storia I'abbiamo fatta noi, col nostro sangue e con Ic nostre idee: i giudei hanno saputo unicamente appro-fittare delle debolezze uma-ne, come parassiti virilizza-tisi sulle piaghe alti-ui. E con cid pensiamo di aver recato, sebbene in forma inusitatu, un altro contributo alia lotta contro i se-miti, il cui esito vittorioso dipende innanzi tutto da una maggior comprensione da parte nostra dei doveri che ci attendono e non tanto dal sapere che cosa sta scritto in tutti i paragrafi del libro dei Savi di Sion, che ormai tutti i cristiani conoscono forse piü della Bibbia. L'aniisemiia 0RIZ20NTI IIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIl La capacity offensiva degli eserciti si misura dagli arma-menti, dal valore dei coman-danti e daU'ardimento dei soldati. Si giudica scarsa, di-mlnuita, la capacitä offensiva di un esercito se vlen meno la fede degli uomini, o I'ingegno dei capi non č pari alia bisogna o le forze materiali diventano insufficienti. Dereroismo degli anglo-americani non ö neppure il caso di parlare, tant» 6 vero Che ... non ne parlano essi neppure. Essi parlano unicamente di vincere quando avranno raggiunto una de-terminata superiority di na-vi, di aerei, ecc. Si affidano quasi unicamente alia poten-za del denaro e delle loro Industrie. In quanto all'eroi-smo dei Russi esse si espUca come forza bruta, barbarica, guidata dall'eccitamento be-stiale e perciö forsennata e luguibre: dä i risultati che dä un macigno che rotola senza guida, fino all'esaurimento della sua forza di gravitä. Nel trinomio: uomini — capi — armamenti, le potenze dell'Asse awertono una loro indiscutibile superiority. Ita-liani, Tedeschi e Giapponesi non temono confront! come soldati. Nel campo strateglco idem: Inglesi e Nordamerica-ni, e anche i Russi, ancora non ci hanno dato un solo saggio di vera genialltä. Re-stano in discussione gli armamenti, non soltanto per il loro volume, ma anche, e forse soprattutto, per la loro quality. Poichč su questo pun-to il segreto 6 piü che erme-tico, noi ci dobbiamo accon-tentare di intuizioni: vi sono miracolose imprese che ci offrono qualche indizio. Anche in questo campo ritalia non 6 rimasta tndle-tro. I «mezzi» di assalto della Regia Marina, quelli che sono riusciti a penetrare in tutte le piü munite fortezze marittime mediterranee, quelle di Gibilterra, di Alessandria, di Suda, di Malta, di Algert ne sono im saggio brillante di pura marca italiana, in quanto il loro meccanismo si compenetra e fa tutt'uno con la volontä umana. Se questo ä il secolo della civiltä oosiddetta «meccani-ca» non v'ha alcun dubbio Che I'Europa, ed in essa I'ltalia, non 6 stata soprawanza-ta da alcuno come ingegno-sitä; ma piü certo č ancora, per quanto riguarda particolarmente ritaUa, Che i suoi figli danno tali superlative prove di ardimento quali puö offrire solo un grande Paese Che possiede una potente volontä di vittoria. Fino a quando una tale fede si mantiene intatta, si puö essere certi del nostro awe-nire, tal quale ne erano certi quei valorosi al momento di sganciarsi dal siluro diretto con sangue freddo e maestria contro i fianchi delle navi nemiche nel porto di Algert- E certissimi se ne puö essere quando una tale fede si trova congiunta alle energie di ogni sorta di cui I'Asse dispone megUo di ogni altro; di quelle energie di cui nell'anno 1943-XXI vedremo la mobilitazione totalitaria. A. I- mim L'inizi« degli scavi archeologici (1909|, iesiimoni eloquen-iissimi deli'influenza di Koma, segna il punio di partenza della rivendicazione ideale e materiale della romanitä dl Emona Dopa aver esaminato la eittä di Emona (Lubiana) dal punto di vista della sua evoluzione storica, sarä interessante osservarne la cori-figurazione topografica. An-r.he in questo caso bisogna vi farsi alia romanitä che ha impresso il suo segno incon-fondibile su ogni metro quadrate di queste terre. ß notorio che, sin da tempi antichissimi, passava per Emona un'importantissima strada che dall'Europa centrale conduceva all'Italia e al suo mare. Naturalmente an-che qui i Romani, come in tutte le terre conquistate, co-minciarono la loro opera di colonizzazione con il costruire magnifiche strade, di cui re-sta un esempio nella Via J'w-lia Augusta (I'odiema Trieste—Lubiana) che da Emona si bi for cava in due rami: uno che si dirigeva a setten-trione (lungo I'odierno Viale Bleiweis), traversava la Sava presso černuče, a mezzo di un ponte costruito nel lU d. C., e continvMva verso Celleia e Poetovium; I'altro che scen- cumanus maximus prosegmva invece, dalla porta Orientale, verso Dolensko. Le strade cittadine erano larghe circa dodici metri: il cardo maximus, su cui sorgeva la maggior parte dei negozi, aveva una larghezza di quattordici metri; il decu-manus maximus, al forum, di ventun metri circa. Tra le vie si costituirono gradatamente delle «insulae» rettangolari, comprendenti gruppi di case per lo piu ap-partenenti al medesimo pro-prietario. Lo stile architetto-nico risentiva chiaramente dell'influenza italiana: ad esempio la casa di un certo Primitivianus, situnta nella parte sud-est della citta, era una tipica costruzione roma^ na secondo lo stile pompeia-no. Accanto sorgeva la casa di un chirurgo, costmita alia maniera delle «.ville rustiche» (uguale a quella trovata nel bosco reale presso Napoli). Molte case recavano le trac-ce delle rinnovazioni operate dope il grande incendio del 238. Vaso dell'epoca neolitica, rinvenuto durante gli scavi archeologici nella provincia di Lubiana deva a meridione in direzio-ne di Praetorium Latobico-rum (Trelinje) e Siscia. L'antica forma della cittd era rettangolare: il muro set-tentrionale si alzava dove oggi e la Nunska ulica e lo, parte meridionale di Piazza del Congresso; quello orientate dov'e la Vegova ulica e I'Emona Cesta; quello meridionale al Mirje; I'occiden-tale infine passava dietro I'attuale palazzo deU'Alto Commissariato. Nei muri erano aperte di-ciotto porte, di cui poi parec-chie furono murate, non la-sciandone aperte che sei. La lunghezza dei muri era di cinquecentotrentadue metri da nord a sud, e di quattro-centotrentacinque metri da est ad ovest. La divisione rettangolare si riscontrava anche all'inter-no della citta. Oltre al cardo maximus vi erano quattro cardines e sette decumani, di cui il decumanus maximus era il prolungamento della strada di Trieste. Nel centro di Emona, e precisamente nel forum che oggi ha ripreso il vecchio name di «Strada romana», c'era il punto d'intersezione del decumanus maximus col car-do maximus, che poi si prolungava in direzione setten-trionale verso la Sava. II de- L'acqua, proveniente da quella che ancor oggi si chioy-ma la «fönte romana» presso Dravlje, era distribuita in Emona a mezzo di un sistema di canalizzazione esem-plare. Ž tradizione che Emona fosse una cittd ricca e fioren-te per industrie, commerci ed arti. Ne fanno infatti fede molti capolavori trovati negli scavi, e una grande quantity di monete d'oro coniate nelle varie zecche di Roma, Aqui-leia, Nicodemia, Costantino-poli, Antiochia, Salonicco, Siscia eccetera. I sobborghi si estendevano fuori dalla cinta delle mura, lungo il fiume e presso il colle dove oggi e il castello e dove sorgeva al tempo dei Romani un posto di vedetta per la sorveglianza degli as-sedianti. Gli scavi archeologici, te-stimoni eloquentissimi di quest'incessante influenza romana, cominciarono ad es-sere tentati soltanto durante il Rinascimento, quando I'en^ tusiasmo per le antiche ci-vilta fece vibrare di nuovo V Italia e il mondo, ma sopraf-tutto ebbero il loro maggiore incremento nell'eta moderna, a cominciare dal 1909: da quest'epoca in poi s'inizia I'ef-fettiva rivendicazione ideale e materiale della romanitd di Emona. *** Giorgio Morandi — Paesaggio M USICA La luna piena guardava dall'alto con un'espressione di attonito stupore la citta perfettamente immei-sa nel buio e si divertiva, per una volta, a frugare incontrasta-ta le interminabili vie, le piazze, i parchi addonnentati, spandendo sull'asfalto una polverina bionda e luminosa che dava la sensazione di una luce diffusa e sprigio-nata dalla terra stessa. Marussia fisso un momen-to la luna che la guardava sorniona, seminascosta tra i due comignoli d'una casa piü alta, poi allungö il passo so-spinta da un'ansia malcelata. Enrico le venne incontro e nella stretta della mano salda ella ritrovö il dominio di^^se stessa, mentre dilegua-va'subitamente il malessere lieve che I'aveva colta per quel sentirsi troppo giovane e sola in quell'ora notturna, nella via cittadina abbuiata. Camminarono per un poco in silenzio. Una bizzarria li aveva av-vicinati quella sera ed erano stati spinti I'uno verso I'altro unicamente da un sentimen-to di curiosita. Si conoscevano appena, sebbene piü d'una volta si fossero incontrati nelle aule dell'accademia d'arte, ma quel poco che avevano potuto in-tuire I'uno dell'altro era ba-stato ad eccitare la fantasia di Marussia che aveva intrav-veduto in Enrico la figura dell'artista. Forse, senza ac-corgersene, se n'era un poco entusiasmata (entusiasmata e nulla piü!), per quel suo aspetto di passero caduto dal nido nel primo inesperto ten-tativo di volo, con i capelli arruffati, disordinato, distrat-to, lo sguardo ora fisso ora perduto dietro chissa quale invisibile fuga d'immagini. Egli talvolta le aveva par-lato della sua piccola casa che, in un quartiere nuovo della citta, aveva ammobi-liato a poco a poco con i suoi risparmi, seguendo I'e-stro del suo gusto, e ogni volta ch' egli le aveva parla-to della piccola dimora, aveva messo tanto calore e tan-to affetto nella descrizione che la ragazza piü volte era stata colta dal desiderio di conoscerla. Per questo, quando dopo alcuni passi Enrico quella sera disse: «Se tu non aves-si paura di venire a casa mia...», Marussia non si sorprese affatto ,tanto quella domanda era attesa. Le venne invece da ridere alle parole: «se tu non avessi paura.» Come si poteva aver paura di quel ragazzo tanto simile ad un passero caduto dal nido nel primo inesperto ten-tativo di volo? Entrarono nella stanza a pianterreno che aveva un sapor di calce fresca cosi puro da fugare qualsiasi ti-more, e Marussia che era stanca dopo una giornata di lavoro intenso, senti i polmoni inebriarsi dell'acre odo-re, I'anima alleggerirsi e volar via lontana. Rimase, per questo, senza pensieri a guardarsi intomo, ferma, in piedi, in mezzo a quell'ambiente dai mobili grezzi, lineari senz'esser severi, che davano all'ambien-te una pacatezza, anzi un senso di pace francescana, per nulla corrotta dal ritmo dei ninnoli mondani disposti qua e la, dal cavalletto in attesa di quadri, dalla preten-siosita di due poltrone in contrast© con le piccole, nude seggiole di legno grezzo in-tagliate. Marussia ebbe una delusio-ne ed una sorpresa insieme. Quella stanzetta era un'im-pensato nido di pace che li se-parava dal mondo con la sua armonia inconsueta; non so-migliava per nulla al ragazzo arruffato che ella cono-sceva; rivelava al contrario una personality del tutto di-versa, e questo parve alia donna un tradimento. Am-mutoli preoccupata di scopri-re in Enrico quel secondo aspetto sconosciuto che la sua piccola stanza ed i suoi oggetti rivelavano; ma piü guardava con intensita furti-va I'uomo che, nella sua an-sia infantile di mostrarle tut-ti i suoi tesori, s'aggirava per la camera, piü le sembrava che tra lui e gli oggetti che lo circondavano, non vi fosse alcun punto di contatto e che al contrario, il suo volto, prima sereno e pacato, in quella pace, in quella purezza di toni e di arredamento, assu-messe un aspetto contrastan-te, impuro. II sopracciglio era inarcato con una forma nuo-va, aguzza; I'occhio iscurito come se pensasse cose catti-ve, il profilo rivelava un sen-timento d'orgoglio. Enrico parlava. Marussia, abbandonata nella poltrona, ascoltava come se la sua voce giungesse di molto lontano. Aveva un suo-no, un accento strano quella voce, quasi un che di insi-stente che rammentava a Marussia qualcosa di giä udito, di perfettamente noto, senza riuscire a ricordare come e quando avesse potuto altre volte sentire da lui quel medesimo racconto, con quelle medesime articolazioni e in-flessioni sonore. Quello che la sorprendeva era che egli parlava di se stesso, della sua vita passata con una facilita, con un abbandono fiducioso che le faceva invidia e ora I'awicinava a lui, ora I'al-lontanava bruscamente pei il dispetto di non sapere fare altrettanto. Ad un tratto la salaman-dra, che ella aveva creduto soltanto una nota di ricer-catezza d'artista nella dimora francescana, ebbe un ra-pido guizzo nell'ampia polla di vetro, e un lungo, lievissi-mo sibilo striscio per tutta la stanza. Enrico tacque di colpo, im-pallidendo; poi la sua voce ancor piü lontana, disse in un soffio: — E notte di plenilunio. Siamo prigionieri della sala-mandra stanotte; non puoi andartene. — E come mosso da una forza superiore, s'al-ZÖ, costrinse Marussia a se-dersi con lui sul divano, spense la luce, si awicino ancor piü a Marussia prenden-dole una mano, una mano soltanto, senza nemmeno sfio-rarle il volto, e attesero. Nel buio della stanza si sprigiono dalla polla della sa-lamandra una fosforescenza verdognola che s'accendeva e spegneva col palpito ansioso dei cuori di Marussia e di Enrico in attesa, finche la fosforescenza si trasformo in una lingua di fuoco sem-pre piü alta e in quel fuoco s'agitava la salamandra. II sibilo si fece piü acuto, la fiamma si spezzo e da o^i scintilla scaturirono altre piccole, infinite salamandre che, cadendo a terra, gettavano il loro verde manto di rettile, facendo ressa intomo alia salamandra maggiore; ed ecco anche questa gettare il verde manto e trasformarsi insieme a tutte le altre in splendide fanciulle alate. La fine-stra si spalanco, Marussia ed Enrico furono presi nel palpito delle ali, trascinati dal risucchio su un raggio lunare e velocemente partirono, uni-ti, per il mondo della luna. La prima luce dell'alba li sorprese cosi, seduti sul divano, uno accanto all'al-tro. Enrico stringeva la mano di Marussia e i volti non si sfioravano neppure. La sei-lamandra guizzava nell'acqua della polla di vetro come se proprio nulla fosse successo. Evelina Schneider GINO GORINI ALLA 6LASBENA MATICA Avevamo auspicato giä da tempo, su queste colonne, la venuta a Lubiana di musici-sti italiani che facessero co-noscere al pubblico sloveno la nostra arte classica ed at-tuale con interpretazioni d'indubbio valoie. L'invito, da parte della Glasbena Matica, del pianista italiano Gi-no Gorini e il primo segno attivo di una collaborazione musicale italo-slovena che, per il carattere informativo che assumerano le manlie-stazioni, tendera a chiarire i reciproci rapporti sul piano della comune cultura. Gorini si e presentato alia prova sorretto da un magi-stero autorevolissimo che si e rivelato soprattutto nelle sonate bachiane e scarlattia-ne, rese con austera autore-volezza. Nell interpretazione di una sua composizione ha poi messo in luce la sua abi-lita virtuosistica sostenuta, oltre che dalla padronanza assoluta del mezzo tecnico, dalla consapevole subordi-nazione di esso all'architet-tura emotiva dell'opera. Forse soltanto in Debussy I'a-vremo preferito piü abban-donato al gioco impressioni-stico, piü raccolto e pensoso sui motivi sotterranei della musica apparentemente facile e decifrabile. Ma Chopin ha riscattatopienamente questa lieve accusa di freddez-za, permettendo a Gorini di svelare le risorse di un tem-peramento dotato in sommo grado di potenze di ricupero e di superamento. Domanda Scrive Giorgio Prosperi sul numero 393—394 di «Dram-ma»: Ammesso pure che noi pos-sedessimo una documentazio-ne inoppugnabile sul modo tenuto dagli aniichi nell'in-terpretare le opere dei loro contemporanei; ammesso che i nostri autori riuscissero a coniormarsi a codesto modo; sarebbe questo un risultato desiderabile? Forse per i iilo-logi e per gli eruditi, non certo per chi si attende dal teatro una parola di verita e di attualita. Credendo di essere nel vero intendendo per opere degli antichi quelle comune-mente chiamate «classicbe», rimarrebbe da domandare a Propseri se la sua osserva-zione iconoclastica si rivol-ga in blocco a tutti i classici. Nel qual caso ci permette-remmo di dissentire, perche ci rifiutiamo di credere che, sfrondata dal carattere con-tingente imposto dall'ade-renza al costume del tempo, la quasi totalita delle opere classiche non porti in se, dal momento delle loro concezioni, una validita uma-na ed arüstica trascendente le conquiste del progresso. E infine, anche ammettendo tendenziosamente I'inesisten-za di questi valori, non am-birebbero giä queste opere all'immortalita, e quindi al-I'attualita, per la puntualita della loro documentazione storica, colta appunto nella sua essenza di docimiento umano della civilta? n. anf. SElirSUE Quando nel 1922 sorse il «Pa-tronato nazionale medico legale per gli infortuni agricoli, industrial! e per le Associazioni sodall>, si ebbe il primo esperi-mento di assLstenza sociale fa-scista: a questo ten tati vo ne se-gulrono ben presto altri, fino a glungere a tutta la vasta rea-lizzazione fascista in materia previdenziale e assistenzlale. Ma si vide che era necessario operare non solo in estensione ma anche in profondita, e furono create, nel 1928, le assistenti di fabbrica e nel 1934 le assistenti sociali, con il cömpito, appa-rentemente modesto, dl porgere una mano alia creatura biso-gnosa, la dove le leggi e le Isti-tuzioni non arrlvano. Ma il «servizio sociale» in fa-vore deUe masse lavoratrici era giä sorto immediatamente dopo la guerra 1915-18, come una tra-sformazione del lavoro civile vo-lontario prestato dalle donne italiane nei comitati di assisten-aa durante la guerra: I'opera di assistenza materiale e spiritua-le che si era iniziata in favore delle famlglie del combattenti si voLse infatti ai lavoratori delle fabbriche e alle loro famiglie. Questa attivitä nuova prese tor-ma concreta nel 1921 attraverso rinlziativa privata facente capo all'Istituto Italiano per l'assi-stenza sociale, a Milano, e si estesse quindl a Livomo, Terni, Pisa. Con l'awento del Fascismo, pod, l'azione venne intrapresa su piü Tasta scala e non fu piü prirata. ma pubblica. Intervenne lo stesso Partito Nazionale Fascista, che si assimse il cömpito di preparare direttamente le future assistenti sociali. Nel 1928, infatti, venne creata a Roma la Scuola Superiore Fascista di Assistenza Sociale, alle dirette dipendenze del Partito e neilo stesso anno la Confedera-zione Fascista degli industriali assumeva il servizio delle «assistenti di fabbrica», inquadrando e accogliendo le istituzioni esi-stenti giä sorte a Milano nel 1921, dando cosi vita ali assistenza sociale di fabbrica. Nel 1934, infine, la Confederazione fascista dei lavoratoii dell'industria istitui presso le proprie Union! provincial! gli Uffici di Assistenza Sociale, dando cosi pratica attuazione alla XXIX dichiara-zione della Carta del Lavoro: «L'assistenza a! propr! rappre-sentati, soci e non soci, e un diritto e un dovere delle associazioni professional!». Ormai le assistenti social! erano inserite nella vita sindacale fascista. Non e sempre chiai-a la diffe-renza che intercorre fra I'assi-stenza sociale e il servizio sociale che, pur rientrando nel concetto di assistenza iii senso lato, ha una fislonomia particolai'e ri-spetto all assistenza sociale, di cu! 6 in realta un naturale com-pletamento. Occorre soprattutto tener pre-sente che forma oggetto del-I'assistenza sociale tutto quanto si riferisce al soddlsfacimento dei bisogni di carattere generale, relativ! alle categoric lavoratrici, mentre forma oggetto del servizio sociale tutto quanto si rifei'isce al soddlsfacimento de! bisogn! di un singolo lavoratore, in attuazlone delle disposizion! emanate in favore della catego-ria a cu! egl! appartiene. L'as-sistenza sociale, in conclusione, prende in esame il caso generale, mentre il servizio sociale si rivoige al caso singolo. Le leggi e i contratt! collettivi di lavoro prevedono senza dubbio un'infinita d! casi, che interes-sano naturalmente I'assistenza sociale, ma in ess! puö sempre trovars! qualche omissione o lacuna, dipendente dalla stessa natura della norma giuridica. Infatti questa contempla hi astratto tutti ! possibil! avveni-ment! della vita, ma po! deve essere applicata al caso concreto. E ciö non e possibile da parte di coloro che I'hanno emana-ta; d'altra parte un ufficio centrale, un Müüstero etc. possono intulre, non conoscere in pratica tutte le infinite varietä dei casd, tutte le possibili contin-genze della vita. Ed ognl awe-nimento, anche simile ad un altro, ha le sue particoiar'ta, visto in un ambiente speciale, ir. una luce sua propria, con determinate conseguenz«) che possono colpire una famiglia e non un'altra, per cu! puö essere necessario agire in maniera d!f-ferente anche per ottenere il medesimo risultato. Molte delle stesse dlsposizioni esistenti in favore delloperaio sono a lui sconosciute o gli sem-brano difficil! ad attuarsi, anche per 1 impossibillta di ottenere, per ragion! di lavoro od altro, i document! necessari. Appare cosi indispensabile I'intervento del servizio sociale — svolto pra^ ticamente dall'assistente sociale — rivolto al singolo lavoratore che ne ha richiesto I'aiuto. Opportimamente il servizio sociale viene svolto nell'am-bito del sindacato a mezzo di apposit! uffici, e completa infatti l'azione assistenziale del sindacato stesso, awalendosi di tutto quanto e stato istituito da questo e coUaborando, per conto d! esso, con tutti gli Enti e gli organism! assistenzial! creati o perfezionati dal Regime per la tutela e I'elevamento materiale e spirituale dei lavoratori. Ma il servizio sociale non e ispirato a principi filantropici e caritate-voli e non ha finalita mistiche e romantiche: esso si basa prin-cipalmente sul sentimento della solldarietä ed ha scopi eminen-temente sociali. H lavoratore e infatti I'elemento basilare della nazione produttiva; esso fa parte poi del nucleo famlUare as-sunto a nuova dignita nello Stato fascista e considerato nella sua natura di istituto giuridico e morale. Per questo il servizio sociale opera in favore del lavoratore e della sua famiglia, al-largando cosi la sua funzione in un campo vastissimo, estendendo la propria azione a un settore morale e isociale nello stesso tempo. Nel servizio sociale ritroviamo cosi, oltre all'aspetto propria-mente assistenziale, rivolto alia risoluzione del caso individuale contingente, anche I'aspetto sociale, che mira aUa conservazio-ne deUe forze socialmente util! e queUo educativo, che ha per fine la formazione morale del-l'individuo e la sua educazione intellettuale, affinche possa spi-ritualmente elevars! e diventare elemento attivo e cosciente. Da quanto abbiamo esposto fin qui appare evidente una cosa, cioe la necessitä d! avere a dispo-sizione personale assolutamente capace dl espletare le complesse e delicatissime funzion! che gli sono affidate. L'opera dell'assi-stente sociale non e facile, e non tutte le donne fornite di mtelligenza, cultura e umanitä — che sono tuttavia doti indi-spensabili — ne sono capaci. Occorre anche buon senso, in-tüito e, soprattutto, una «vera» vocazione, per cu! la funzione dell'assistente sociale assm-ge a una vera e propria missione, profondamente umana e sociale. M. Tabellini Una piccola colata in uno stabilimento industriale italiano P J CONTRIBUTO ALL'AUTARCHIA m \ nrliiicia II" Al fine di illustrare I'im-portanza che I'industria delle fibre tessili artificiaU ha per la nostra economia, sara ora opportuno presentare al-cuni dati. Premettiamo che in Italia questa industria ebbe campo di svilupparsi aven-do trovato due fattori ad essa favorevoli: I'abbondanza del-la mano d'opera e dell'energia elettrica. C'e da tener conto anche delle condizioni favorevoli all'ottenibilita dei pro-dotti chimici necessari alle lavorazioni. La tabella che segue pre-senta in nude ma eloquenti cifre, la nostra ascesa: Produzione italiana di raion e di fiocco dal 1925 al 1939 in Kg. anni raion 1925 1926' 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1336 1937 1938 1939 13.500.000 18.000.000 24.500.000 26.000.000 32.500.000 29.000.000 31.600.000 30.500.000 32.500.000 38.500.000 39.000.000 40.000.000 48.500.000 46.500.n00 54.000.000 fiocco 400.000 3.000.000 4.250.000 5.000.000 10.000.000 .H5.000.0n0 50.000.000 71.000.000 78.000.000 86.000.000 Da questi dati rileviamo particolarmente il forte in-cremento del fiocco. Questa fibra, la cui produzione in massa fu iniziata in Italia prima che in ogni altro Stato, deve la sua rapidissima i espansione al fatto che ptio essei'e filata sulle stesse mac-chine che servono alla tra-sformazione delle fibre di co-tone e di lana in manufatti. Malgrado il progresso tecnico ed economico offerto dalle fibre artificiaU, le industrie della lana e del cotone, che giä costituirono un nostro monopolio, vedevano minac-ciata la loro esistenza, avendo il raion eliminata. la fase del-la filatura. Presentandosi in-vece il fiocco sotto forma di bioccoli come il cotone, e necessario provvedere alia sua tras formazione in filo conti-nuo, per cui tutto il macchi-nario impiegato nell'industria tessile trasformatrice pud ora venire ritilizzato. II sistema di fabbricazione del fiocco e simile a quello usato per il raion sino alle filiere. Usdti dalle filiere, i filamenti riuniti in fascia vengono avviati a una macchina tagliatrice che Ii ridu-ce in segmenti della lunghez-za delle fibre naturali desti-nate ad essere sostituite. Non e pero da supporsi I'opera-zione del taglio come inutile e antieconomica, poiche oltre a dur vita alle industrie laniere e cotoniere (il che sarebbe giä bastante per considerare vantaggiosa la sua produzione) il fiocco e piii conve-niente dal lato tecnico e dal lato economico. Infatti filan-dolo si eliminano molte delle difficolta che si presentano per I'ottenimento del filo di raion; inoltre si eliminano te lavorazioni necessarie per ottenere il raion in matasse pronte per I'uso (e non sono poche) e si rende il f ilo omo-geneo in tutta la sua, lutv-ghezza (uniformita di titolo). La convenienza del fiocco e resa evidente dal fatto che il suo costo e circa la metä di quello del filo di raion. Quando si parla di raion e di fiocco si tratta qiuisi sempre di prodotti ottenuti col processo della viscosa che e di gran lufnga il piü impor-tante, come quantitä di produzione, che e anche il piil economico. Degli altri tre Processi principali con i quali si ottiene il raion, quello del-la nitrocellulosa, quello del-I'idrato cuprammonio e quello dell'acetilcellulosa, il piü importante e I'ultimo. Esso tiene il secondo posto come massa di produzione, sia pure a grandi distanze dopo il processo viscosa: pero i modi d'impegno sono ben piü nu-merosi ed importanti. Le ca-ratteristiche del raion all'ace-tato sono notevoli; avendo un peso specifico pari a quello della seta (1,27) e posseden-do notevole potere isolante e scarsa conduzione di calore, e molto adatto (solo e misto con lana) per maglieria, i cui manufatti sono piü morbidi al tatto, presentano notevole elasticitä, resistenza e durata, elevata coibenza e ottimo potere calorifico (pari a quello della seta). I foderami di acetato sono ricercati essen-do inattaccabili dal sudore, oltre ad essere piü resistenti e scorrevoli. Inoltre la stessa miscela dalla quale vengono tratti filo e fiocco, serve per la prepor-razione della cellofane, di peU licole fotografiche e cinema-tografiche, di materiali iso-lanti; serve per la fabbricazione di lastre infrangibili per automobili e in genere lastre in sostituzione della celhdoide infiammabile, per la produzione di lacche e vernici (usate fin dall'altra guei-ra mondia,le); per esplo-sivi, per materiali adatti come fasciature chirurgiche (celloplast) ed altri usi. Cid vale a dimostrare I'impor-tanza di questo processo ve-ramente benemerito dell'eco-nomia nazionale e giustifica il costo che e di 1,5 rispetto alla viscosa, costo tale in quanto vengono usati solven-ti assai costosi; pero e evidente come il costo sia piü che compensato dalle elevate caratteristiche che ne fanno un prodotto di pregio. Š ora opportuno esaminare I'importanza dell'industria delle fibre tessili artificiaU attraverso i dati dell'espor-tazione. Abbiamo giä detto che I'ltalia e la maggiore po-tenza esportatrice, posizione questa ottenuta dalla tenacia e dal genio dei nostri tecnici ed anche dai non lievi sacri-fici sostenuti al fine di assi-curarci i vari mercati; infatti fino alio scoppio della guerra abbiamo venduto all'estero senza margine di utile. Esportazione italiana di raion e fiocco dal 1929 al 1939 (in Kg.) Per ragione di spazio non possiamo esaminare, come sarebbe interessante fare, le varie correnti della nostra esportazione; vedremmo per esempio come la Gran Bre-tagna, agli inizi della nostra espansione in questa industria, aveva nell'Italia la mag-gior fomitrice, mantenendosi in seguito ad un alto livello di importazione. Vedremmo ancora come I'U. S. A., malgrado la sua enorme dispo-nibilita di materie prime, importasse da noi grandi quantitä di fibre artificiaU, sia sotto forma di filati che sot-to forma di manufatti. Pud essere interessante ri-levare che mentre il raion esportato rappresenta una elevata percentuale della produzione, il fiocco veniva esportato in minore quantitä. Ciö significa che mentre il raion ha costituito fin dal-I'inizio la fibra^tipo della nostra esportazione, il fiocco invece e stato concepito e uti-lizzato per scopi eminente-mente autarchici. Pero anche V esportazione di fiocco negli ultimissimi anni e in continuo aumento. Dalla tabella di cui sopra si osservi il grande salto tra V esportazione del 1938 e quel-la del 1939. Cid giustifica quanto avevamo detto nel precedente articolo e doe ^che a causa della guerra i vari paesi importatori," spe-cialmente europei, non hanno potuto continua/re il normale rifornimento di fibre naturali, aumentando pereid la domanda di fibre artificiaU. I dati degli anni successivi, che per le note ragioni non si possono esporre, confer-mano quanto sopra. Alla stregua di questi fatti taluno potrebbe affermare che il tesseramento e antieco-nomico, in quanto Jia impe-dito I'incremento del consumo interno. Errata convinzione in quanto possiamo affermare che il tesseramento e stato istituito per limitare voluta-mente il consumo interno e per destinare la maggior parte della produzione ai mercati esteri che avevano aumentato la domanda. La bontä dei nostri prodotti e le giä accennate difficolta nella ripresa dei traffici alia fine della guerra lascieranno ancora un largo margine al-l'esportazione, mentre quando sarä tolto il tesseramento si assisterä ad un largo ih-cremento nel consumo interno, condizioni ambedue con-correnti ad un aumento della produzione e ad una riduzio-ne nei costi, con indubbio beneficio per I'economia nazionale. Yiiiore Catalan! L'ordine corporaHvo anni raion 1 fiocco 1929 17.550.000 1.900.000 1930 18.850.000 1.250.000 1931 21.000.000 1.500.000 1932 16.950.000 1.800.000 1933 16.05'0.000 3.000.000 1934 21.700.000 8.250.000 1935 21.700.000 12.000.01)0 1986 20.350.000 9.900.000 1987 25.850.000 17.800.000 1938 23.900.000 15.500.000 1939 35.000.000 17.100.000 Af f rontato il problema economico e sociale e premesso che esso non va abbandonato alia competizione privata, lo Stato corporativo si 6 assunta I'ardua opera della risoluzione dei rapporti che esso crea cercandone la soluzione sul piano di «una piü alta gxustizia sociale». NeU'indagine dei rapporti Che il mondo economico-so-ciale presenta, si č posta la soluzione della duplice serie di rapporti: a) rapporti di lavoro, b) rapporti economic! (cioč di produzione, distribuzione e consumo), con disciplina distinta, ma tutta costruita sulla bajse unica dell'idea corporativa nella sua piü estesa acce-zione. Questa «idea», innestantesi pienamente nella costruzione ideologica della dottrina fascista, si esprime sintetica-mente in questi principii, su cui poggia I'organizzazione corporativa e la disciplina corporativa: 1) collaborazione tra classi produttrici, 2) subordinazione degli in-teressi privati a quell! pub-bUci, 3) responsabilita dei pro-duttori nei confront! della Nazione tntesa come unitä poUtica ed economica. In sintesi questa costruzione, ip>onendo sotto il comune denominatore dell'unitä e interesse nazionale tutti i rapporti di lavoro ed economic!, risponde ad un piano di soluzione aprioristica di tutti i problemi economico-sociali che si manifestano nella co-munita nazionale. I mezzi per I'attuazione dei principii prefissati lo Stato li ha creati ordinando, in una piü elevata forma organica, I'attrezzatura politica ed isti-tuendo, accanto ad essa, nuo-vi organi, per cui si 6 giunti ad un duplice ordinamento: sindacale e corporativo, rife-rentisi rispettivamente ai rapporti di lavoro e della produzione, ordlnamenti che nella loro manifestazione politica si confondono in un uni-co e vasto ordine. In questo nuovo ordine il lavoro ä assurto a nuova di- gnitä rivestendo quel carattere di etica essenza che giä la morale religiosa gli avera riconosciuto; con la sua as-sunzione a dovere sociale, che gli attribuisce valore morale, il lavoro ha degnamente me-ritato! 11 isacrifictio dei mioi eroi. La figura dell'imprendito-re, inteso a sua volta come lavoratore e produttore, ne 6 uscita rafforzata, come la nuova codificazione ha voluto rappresentarla nell'innovato ordine giuridico italiano crea-to dalla legislazione fascista. La normalizzazione e la re-golamentazione dei rapporti di lavoro non e che premessa fondamentale per la disciplina nazionale della produzione In un ambiente armonico di ordine, ove le due classi produttrici, dei lavoratori e dei datori di lavoro, pur aventi interessi contrastanti, hanno dimostrato di poterli risolvere in modo equo per entrambi annientando, con la realtä dei fatti, I'utopisti-ca concezione dell'immanenza della lotta di classe. Ma la normalizzazione della produzione attraverso la coa-zione dell'ordine giuridico, non 6 il fine ultimo della disciplina e dell'idea corporativa per le quali la mfeta principe 6 rappresentata dalla formazione nei produttor! (imprendi-tori e lavoratori) di una co-scienza corporativa, cio6 di un'intima comprensione delle superior! necessitä nazionali, degli interessi concorrenti e complementari delle altre ca-tegorie e classi produttrici, per il raggiimgimento di un potenziamento economico e tecnico della produzione in tutti i suoi settori di attivitä. fi 'infine a questa mšta superiore di potenza che tende e deve tendere sempre piü I'ordine corporativo, attraverso I'affermazione di una giu-stizia distributiva tra i grup-pi, le classi, le categorie e tra i popoli. Si giunge cosi, per mezzo deU'organizzazione e attraverso I'elaborazione dei principii ed il raggiungimento dei fini, alia nozione ed all'affer-mazione dello Stato Corporativo. Giovanni Landriscina ilitivita delle im^^^ Ii Fasdsli di iD^ina Secondo gli ordini ricevuti, le squadre dei fascist! di Lu-biana haimo iniziato la loro nuova attivitä con una inten-sa preparazione militare che le addestrerä nel piü breve tempo per le prossime azioni. A^ttivita della G. I. L. L. Ludi Juveniles dello sport: Quest'anno, orgarLi2zati dal-la G. I. L. L. si svolgeranno dal Febbraio al Maggio 1 Ludi Juveniles dello sport, ai quaJi possono partecipare tutti gli študenti dal tredicesirao al diciottesimo anno di etä. I Ludi dimostrano chiara-mente come non solo nel •campo culturale ed artistico si svolge I'opera del Regime ma anche in quello sportivo. II programma delle gare com-prende: atletica leggera, pal-lavolo, pallacanestro, patti-naggio sul ghiaccio e sei. I giovani che prenderanno parte a questa gara difende-ranno 1 colori della propria scuola; la partecipazione delle scuole 6 obbligatoria e cia-scun atleta puö partecipare ad un solo sport inscrivendosi a non piü dl due gare com-presa la staffetta nell'atle-tica. GM atleti maschi e femmine, a seconda dell'etä, ver-ranno divisi in quattro categoric : saranno proclamati «Juveniles Federale» le scuole che consegulranno un mag-gior numeno di punti. Insegnanti, allenatori, pa-lestre sono statl messi a di-sposizione delle scuole dalla G. I. L. L. Che cura in ogni partlcolare questa manifesta-zione. Ck)nquistare il tltolo di Juveniles rappresenta per la scuola e quindl per i suoi atleti, il premio piü bello, ma per il conseguimento di quest© sarä necessaria una preparazione singola e collettiva degli atleti che richiederä im aUenamento contlnuo e co-stante. Sei: Hanno avuto inizio gU alle-namenti delle squadre dl avanguardisti, baliUa e giovani itallane che prenderanno parte ai campionati nazio-nali. Tutte le settimane gli or-ganlzzati della G. I. L. L. com-piono allenamenti collettivi per la preparazione per i prossiml ludi juveniles. Maestri di sei hanno avuto rincarico d'istniire e di pre-parare quel ^ovani che do-vranno rappresentare la G. I. Ii. L. ai campionati nazionali. Pattinaggio: Tutti i giomi il campo di ghiaccio della G. I. L. L. ospi-ta un numero rilevante di or-ganizzati, i quali si preparano per i prossiml ludi juveniles. che ha parlato agli organiz-zati riassumendo il lavoro compiuto dall'Organizzazione durante il primo anno di attivitä. Dopo aver accermato brevemente alla situazione universitaria prima dell'oc-cupazione italiana, il Fidu-ciario ha esposto sintetica-mente i risultati raggiunti nel primo anno di attivitä del-ro. U. L. ed ha invltato gli študenti a partecipare tutti attivamente alla vita dell'Or-ganizzazione. fi stato inoltre tracciato un vasto programma di attivitä per l'anno in corso alio scopo di raggiun-gere in tutti i campi le mčte fissate. AI rapporto, durante il quale alcuni universitari slo-veni hanno preso la pajrola per chiedere chiarlmenti ed esporre le loro oipinioni, hanno partecipato oltre 230 študenti. Spettacoli cinematografici per militari e dopolavoristi italiani al Cinema Sloga Per concessione superiore, dal 27 p. V. il Dopolavoro Fer-rovieri darä al Cinema Sloga, alle ore 21 di ogni mercoledi e sabato, una rappresentazio-ne cinematografica riservata ai MiUtari e Dopolavoristi italiani. L'üiiziativa del Dopolavoro Ferrovieri ha lo scopo di of-frire agli Italiani, residenti a Lubiana e occupati nel loro lavoro durante la giornata, la possibilitä di assistere ai normali spettacoU cinematografici nelle loro ore di liber-tä ed a prezzi ridotti. Plaudiamo all'iniziativa del Dopolavoro Ferrovieri, nella certezza che anche questa, come le altre giä prese dal fiorente sodalizio, otterrä il meritato successo. La nuova formazione della compagnla teatrale del Dopolavoro del Fascio di Lubiana Si e riunita in questi gior-ni la nuova formazione della Compagnia del Dopolavoro del Fascio di Lubiana per prendere accordi circa la fu-tura attivitä teatrale da svol-gersi in Lubiana e provincia. Si awertono tutti i fascisti e le fasciste che desideras-sero fare parte della Compagnia stessa, dl rivolgersi per schiarimenti ed eventuali adesioni alia presidenza del Doipolavoro. Concerfi al Dopolavoro del Fascio La pianista Margherita Gri-selli ha eseguito nella sala dei concert! del Dopolavoro del Fascio bran! scelti da Mendelsohn, Schubert, Chopin, Liszt e Beethoven. La concertista ha riscosso vivi applausi da parte del numeroso pubblico presente. » ♦ » Dopo essersi esibito in un programma vario ed interessante alia Associazione Musi-cale «Glasbena Matica», la sera del 19 gennaio il pianista Gino Gorin! ha acconsen-tito a replicare, nella sala del Dopolavoro del Fascio, parte del suo programma musicale. L'abilitä virtuosistica del Gorini si č soprattutto affer-mata nelle sonate di Rach-maninov, di Scarlatti, di Bach e di Chopin. La fine di ogni interpre-tazione š stata accolta da fervid! e ripetuti applausi. OFFERTE Tre ditte di Novo Mesto hanno offerto alia Segreteria del Fascio L. 1500.— comples-sive da devolversi per I'assi-stenza fascista. SOSTE DI SOLDAT! (ßll posta di coimffoirio il soldafo racconfa Spesse volte, durante le serene soste dei soldati al posto di conforto, mi sono soffer-mata non lontano .da loro, apparentemente assorta o indifferente, ma protesa invece ad ascoltare, quasi con avidi-tä, il lento e quasi sommesso raccontare. II soldato che torna da azioni di guerra ha un modo tutto proprio di narrare le sue impressioni. Prima di tutto non parla mai di se stesso, ma della sua compagnia. La sua compagnia che egli ama e considera come una seconda famiglia e alla quale gik lo porta la sua nostalgia anche se gli illumina I'anima la gioia di.essere di-retto verso la sua casa, per riabbracciare, dopo mesi, tal-volta dopo anni, le persone piü care. Da poi ai periodi uno stile del tutto personale: lo spo-glia di tutte le parole non in-dispensabili e ravviva quelle che pronuncia, con una mi-mica assolutamente inimita-bile. Non nomina le armi, ma le loro voci sono vive nel suo racconto come se I'azione fos- con gioia, con ardore e con gran zelo. Ti mando ora queste mie parole che sgorgano sincere dal mio cuore son povere lo so, ma son sincere e te le mando con tutto il mio amore. I sottufficiali delle Flamme Gialle CARIDI Enzo e TARONDI Amedeo di pas-saggio per la Grecia e so-stando a Lubiana, ^^ringra-ziano vivamente le gentili signorine e signore addette al posto di ristoro le quali gentilmente si sono prestate per le cure necessaries. Grazie al nostro DUCE, essi ag-giungono, «.per la bella isti-tuzione la quale per il soldato italiano e un grande conforto morale'». Un giovanissimo volonta-rio, il Caporal Maggiore MACNE Giovanni si espri-me cosi: «lo sottoscritto appartenen-te al reparto specialisti del V° Corpo d'Armata — Croa-zia — sono volontario nel Corpo dell'Artiglieria. Sono molto orgoglioso di combat-tere con i soldati valorosi del Si avverte che la redazione di «prima linea» si e trasferita nella nuova sede in via Wolf ova 12, Telefona 2176 — primo piano — presso i locali della ex «Cosa dello Študente». Tutta la corrispondenza dovra essere quindi inviata al nuovo indirizzo. ■■■■■■■■■•■■■■■■■■■■■■■■••■■••■■■■■■■■■t «■■■■■•■■■■■■■■■■■■«■■■■■•■■■■•■•■■•I IN PROVINCIA Aduna t a della O. U L. n giomo 20 corrente mese 6 tenuta nel salone della Biblioteca Universitaria la prima adunata totalitaria degli student! iscritt! all'Orga-nizzazione Universitaria di Lubiana. Ha presieduto la riimione -il Fiduciario ing. Piero Carra, La celebrazione della Giornata della Madre e del Fanciullo in Provincia A Planina fi stata celebrata, nella sede del Centro del P. N. F. di Planina, la Giornata della Madre e del Fanciullo, alla pre-senza del Commissario del Comune, della Fiduciaria delle Massaie rural!, delle Fidu-ciarie deUa G. I. L. L., del Vic® Presidente del Dopolavoro e di altre Autoritä. Dopo il saluto al Duce il Commissario ha proceduto alla distribuzione dei pacchi contenenti indumenti e corre-dini per i fanciulli piü indigent!, di premi in denaro per ile vincitric! del concorso per I'allevamento della pnrole e di premi per le famiglie nume-rose. Sono stati pure distri-buiti settanta sussidi dell'En-te Comunale d'Assistenza per un importo di L. 6050.—. Ha chiuso la manifestazio-ne im discorso del Segretario del Centro del P.N.F., esal-tante le prowidenze del Regime a favore della difesa e del potenziamento della razza. Da Črnomelj fi stata inaugurata la prima capanna dell'erigendo vil-laggio degli zingari, che sor-gerä nella vicinissima frazio-ne di Loka. Alia cerimonia hanno pre-senziato il Commissario di-strettuale, il Segretario Politico, il Podestä, i rappresen-tanti deUe Autoritä militari ed altre Autoritä del luogo. II camerata Cassanego ha sintetizzato in un breve discorso la portata deUe prov-vldenze del Regime a favore della popolazione della nuova provincia. Quindi le Autoritä hanno visitato, sotto la guida del Commissario civile, la nuova capanna, procedendo poi alla distribuzione dei doni del Duce consistent! In cap! di vestiario per sessanta-clnque ragazzi. Da Longafico Nella sala del Dopolavoro delle Forze Armate, alla pre-senza dl tutte le Autoritä ci-vili e nülitari, 6 stata celebrata la Befana del Duce per gli organizzati del Comando Comunale della G. I. L. L. Prima deUa distribuzione dei don! ha parlato il Comandan-te della G. I. L. L., ricordan-do 11 significato materiale e spirituale del dono del Duce. II canto degli Inni nazionali ha concluso la manifesta-zione. Da Novo Mesfo Al Comandante della Divi-sione «Isonzo» di Novo Mesto e pervenuta la somma dl L. 4.000.— offerta da! cittadi-ni per la Befana del Soldato. Poichö i militari haimo espresso il desiderio di devol-vere la somma a beneficio delle locali famiglie indigen-ti 6 stato proweduto al ver-samento di un sussidio di L. 500.— ad otto famiglie bi-so^ose. II sussidio 6 stato personalmente consegnato agli Interessati dal Generale Comandante. se in corso. Ecco il «ta-pum» insidioso del moschetto al quale fa eco il micidiale «ita-ta ta ta ta» della mitraglia il cui secco crepitio viene cost spesso sommerso dal «vlan-» formidabile del cannone o delle bombe che scoppiano. II racconto e privo di qual-siasi enfasi ma vivo e palpi-tante di tutta la passione che anima i soldati nostri i quali, nella loro spontaneita, nella loro semplicita senza pari, ignorano tanto spesso di essere stati 0 di essere degli eroi. Ascoltandoli I'anima ritor-na in pace. II lutto di chi tutto di se ha donato alia Patria acquista un significato cost nobile ed alto e puro per cui anche il dolore si fa piü umano e il sacrifido splende di nuova luce. Ascoltandoli si pensa inevi-tabilmente con precisa e in-crollabile certezza alia meta radiosa verso la quale ten-dono con tutte le proprie forze prodigate in epica gara, I'esercito e il popolo italiano; alla nostra immancabile Vit-toria! *** II soldato scrive Ho gid accennato, tempo fa, all'espressioni di gratitu-dine, di compiacimento e di saluto che i soldati di pas-saggio scrivono sul diario del posto di conforto. * Mi piace stralciame anco-ra qualcuna, dando la prece-denza ad un poeta: L'autiere Eolo C AGLI A-VENTI, il quale scrive: t: quasi un anno, o Italia cara e bella che ti lasciai per andare lontano. Oggi ritorno a te, fulgida Stella che noi, ttwi figli, tanto, tan-to amiamo. II mio dovere so di aver com-pitito come lo compie un italiano vero, per te ho sofferto ed ho com-battuto DUCE e del RE per contri-buire anch'io alla Vittoria.» II sottotenente LANZI-ROTTI scrive: «Grati di una cost bella accoglienza sul nuovo suolo italiano, i Bersaglieri della IV° Compagnia — 55» BTG. elevano il loro riconoscente pensiero al DUCE e alla Na-zione tutta.-» Sentite ora con quale en-tusiasmo parla della Patria I'Artigliere GRAN I Guido: ^Quanto e bello il ritorno in Patria e come si sente la dtfferenza tra la civilta mil-lenaria di Roma e la civilta di tutti gli altri popoli. Ho viaggiato motto, conosco ora-mai tutta I'Europa e posso dire con orgoglio che sono grato a Dio di essere nato nella nostra bella Italia.» Ed ecco la balda certezza del Cap. Maggiore ERALDO esp7-essa con stile veramente militaresco ed incisivo: «La fede non manca — I'ardore di combattere nem-meno — si, car o DUCE, per la nostra Italia: VIN CERE-MO!» II Fante GIANNETTI Au-gusto saluta cosi il sacro suolo d'Italia: