Anno III. Capodistria, Giugno 1905. N. 6 PAGINE ISTRIANE PERIODICO MENSILE Oscarre de Hassek. II professore Oscarre de Hassek, udinese, raorto, or non e molto, a Trieste, dopo un anno di atroci sofferenze, fu un letterato nel sovrano senso della parola. Comincio, giovanissimo, nel 1869 con un volume su La poesia italiana nel secolo XIX [Gorizia], nel quale egli tenne fede al consiglio datogli 1' anno innanzi dal povero Iginio Ugo Tarchetti, di scrivere, cioe, sempre sotto Fimpulso clel cuore, se voleva esser efflcace. Fino al 1878, in cui pubblico il suo applaudito lavoro sul nostro Besenghi, scrisse ancora: 1. La Urica italiana nel secolo XIII. Trieste, 1875. 2. Delle eroluzioni storiche delta lingua italiana. Trieste, 1876. 3. Cesare Caporali, poeta giocoso del secolo XVII. Trieste, 1876. 4. L' eta, la lingua e la pa ter ni t a del conlrasto d'amore atlribuito a Ciullo ITAlcamo. Trieste, 1877. 5. Les langues d'oc el d'oil en Italie au moyen dge. Trieste, 1878. 6. La poesia popolaresca in Toscana nel secolo XIV. Trieste, 1878. Ma dove 1' Hassek mise interamente in prati ca 1' aureo precetto delFinfelice autore di Tosca, si fu nell'opuscolo sul fiero poeta isolano. Del Besenghi correvano, allora, scarse, frammentarie e contradditorie notizie: i giovani ne ignoravano perflno ilnome: i vecchi a poco a poco lo avevano dimenticato. Di Pasquale Besenghi parlavano, ma ben sottovoce, un' unica, magra, in-completa e introvabile edizione de' suoi versi, nonche due ar-ticoli biografici, affettuosi ma esili, e non corrispondenti alla grandezza del soggetto, dovuti alla penna di due veeclii amici del caustico Cantore di Alieto. Ben 6 vero che in sul finire del 1877 1'illustre Giacomo Zanella aveva letto all'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti una sua elegante memoria piena di meritati elogi per la Musa rob usta e intemerata de) Besenghi, degna in tutto e per tutto dell'alto esempio del Parini, de]l'Alfieri, del Foscolo, del Leopardi e del Manzoni, donde derivava. Lo stesso Zanella, nel suo noto studio Della letteratara italiana nelVultimo se-colo, sentenzia che il nome del poeta istriano vivra nella sto-ria della nostra letteratura per la splendida canzone da lui composta in occasione delle nozze Colloredo-Mangilli. Avrebbe dovuto dire «dovrebbe vivere», giacche dopo il mite abate vicentino nessuno scrittore italiano si e degnato di consacrare due righe al randagio vate isolano. Dopo 1' Hassek, si. Ma poiche il dettato dello Zanella non era mai uscito dalle modeste proporzioni d'una memoria, e cosi come stava lion poteva fornire una giusta idea della completa attivita let-teraria del Nostro, il de Hassek, che sul medesimo argomento aveva ormai raccolto un'abbondante messe di materiali, spinto dall amore che lo legava ai luoghi e alle persone dal Besenghi conosciuti nel 1878 stampo il risultato de' suoi studi e delle sue lunghe e pazienti ricerche, sorretto, e non a torto, dal pensiero di rendere con cio un buon servizio a Pasquale in particolare ed alle patrie lettere in generale 4). Se non che la nobile tatica del defunto professore udi-nese dapprincipio non ebbe quell'accoglienza che si meritava. I critici piu arcigni, coloro ai quali il sentimento patriot-tico metteva facilmente le traveggole, fecero il viso dell'armi gia alla circolare-programma contenente il sommario delfope-retta. Essi si chiedevano con diffidenza: — L'autore, un i. r. professore, sara egli in grado di ritrarci fedelmente la figura del Besenghi come poeta e come patriotta? Gli e che la mag-gior parte degli uomini nostri di quel tempo s'era foggiato un Besenghi fantastico, inverosimile, una specie di cospiratore alla Mazzini, tramante, nell'ombra, per la patria.... In lui, invece, ancora in fatto di politica, c' e molto del Leopardi del- ') Sul Beseng-hi scrissero pure nella Nuova Antologia Giacomo Zanella e lo stesso Osearre de Hassek. 1'ultima maniera, del Leopardi dei Paralipomeni. Egli si ride di tutto e di tutti, dei liberali, dei retrogradi e della seienza offlciale: ai Triestini, che si recano a Venezia per il celebre congresso omonimo, Pasquale appioppa il nomignolo poco lu-singhiero di: un carico d i zucche! Ben altro sarebbe stato da censurare nella monografia deli' Hassek. Non alludo alla forma, sempre bella, e nemmeno alla lingua, sempre purgata. Coni' e noto, e com'io stesso rilevai altrove, egli sbaglio perfino la data della nascita del poeta, ponendola al 4 aprile anziehe al 31 maržo del 1797; ignoro il vero luogo di origine della famiglia Besenghi, scoperto, se bene m'appongo, dal nostro egregio amico Giovanni Vesnaver; non seppe dirci 1'anno preciso della fabbrica e il nome di colui che fece rizzare il palazzo Besenghi d'Isola, trovati e 1'uno e 1' altro dallo scrivente, come £ anche vero che di quel raro gioiello dello stile settecentistico non ci diede alcuna accurata descrizione. Giusta 1' Hassek, 1' originalita del Besenghi come poeta non e da porsi in dubbio, mentre nei versi di lui scorgonsi tracee evidenti d'imitazioni pariniane, leopardiane e manzo-niane: certi passi dell'ode a Luigi Ves/ri risentono tanto della scuola del Pariui da rasentare il plagio. In ogni modo e certo che al giudizio del professore udinese noi preferiamo quello che sulle poesie di Pasquale dettava Paolo Tedeschi nel 1897. II Besenghi prosatore non fu convenientemente apprez-zato dali'Hassek: eppure le poche prose del Nostro, per nerbo e vivacita di stile, sono tali da reggere il paragone coi migliori scrittori della prima meta deli' ottocento, escluso il Manzoni, beninteso. E vi prego di non gridare ali' eresia, fra Pasquale e il Leopardi delle Operei/c morali, io do la palma al primo. Al contrario il de Hassek avrebbe fatto bene ad omettere certe lettere del Besenghi al libraio Orlandini di Trieste, le quali non contribuiscono certo ad accrescere la venerazione dei posteri per il satirico isolano. II Besenghi non era il Giusti: impo-stando le sue epistole, non aveva il pensiero aU'immortalita. E certi altarini non vanno scoperti mai. Ne la seconda edizione, impressa a Trieste il 1884 (Ba-lestra), valse a togliere le deplorate mende. Nel 1899 Teditore Balestra annunziava una terza ristampa della monografia has-sekiana con molte aggiunte e numerosi facsimili: ma poi, quali ne fossero le cause, la pubblicazione non ebbe luogo. Non dubitiamo che in essa 1'Autore avrebbe tenuto conto di tutti i lavori che, sul Besenghi, vennero in luce dopo il 1884: basti qui rammentare gli articoli di Paolo Tedeschi, di Giovanni Vesnaver sullodato e del sottoscritto1). Coraunque, anche cosi imperfetta, 1'opera del prof. de Hassek e degna del nostro plauso e della nostra gratitudine. A proposito: la semi-nascosa Isola s' 6 poi ricordata del debito particolare di riconoscenza ch' essa deve al defunto professore? Non per dare con sigi i, ma quella rappresentanza comunale agirebbe saviamcnte intito-lando o una via o una piazza dal norae dell'illustratore della vita e degli scritti del Besenghi. L'Hassek lascia pure un vohune di Bozzelli is/riani da lui pubblicati sotto lo pseudonimo di Cesare Catualdi. In essi l'autore dipinge briosamente gl'ingenui costumi della vita di provincia. Nell'elezione del parroco mette in burit-f ta alcuni cittadini di Pirano: e l'avvocato Smania, il maestro Totmenio, il farmacista Donda e quel tal cavaliere arricchitosi col com-mercio delle sanguisughe sono niacchiette dipinte con molta vis comica: gli originali, quasi tutti, vivono aneora. Vogliono che PAutore, come Alessandro Tassoni e il Parini, incorresse nell' ira dei satireggiati e ne avesse dispiaceri ed anche mi-nacce. Stento a crederlo; i Piranesi sono troppo spiritosi per adontarsi d'una celia innocente. L'ultimo parto d'indole storico-letteraria delTHassek fu un volumone di oltre settecento pagine, il cui titolo toglie il fiato addirittura: „Sultan Jakja deli'imperial časa ottomana od altrimenti Alessandro conte d i Montenegro ed i suoi discendenti in Italia. Nuovi contributi alla storia della questione orientale e delle relazioni politiche fra la Turchia e le potenze eristiane nel secolo XVII, pubblicati da Vittorio Catualdi, con la seorta di documenti diplomatici tratti da vari archivi di stato e pri-vati. G. Chiopris, editore, Trieste, 1888". In questo lavoro, ora ingiustamente dimenticato, e per il quale gli fu giocoforza ricorrere perflno agli archivi di Malta e di Spagna, l'Hassek non solo tratteggia con rara perizia la 4) Vedi la parte III de Libro di lettnra ece. di A. L. Bianchi. biografia cli quel pretendente turco, una delle piu bizzarre figure cli avventuriero del XVII secolo, ma presenta sotto un nuovo aspetto la storia diplomatica cli quel garbuglio inestri-cabile che fu in ogni tempo la cosidetta cjneslione orientale, lumeggiando con tocchi speciali la parte piu o meno preponde-rante che v'ebbe 1'Austria. Fra i discendenti di Sultan .Talija conterebbe pure la famigiia clell' Autore. Negli ultiini anni 1'Hassek s'era consacrato anima e corpo alle pubblicazioni clidattiche. Stretta alleanza col suo insepa-rabile Chiopris, in poco piu d' un lustro scaravento sulle scuole meclie e sulle popolari della Regione Giulia una vera valanga cli antologie, rinomate per certi commenti.... inutili, di gram-matiche tedesche.... in lingua italiana, di libri cli lettura raffaz-zonati alla diavola, nei quali, tra le altre mirabili cose gia rilevate dai critici, si legge la strabiliante notizia che la Loggia cli Capodistria e opera del Sansovino!!! Per questo terzo periodo della sua attivita letteraria il defunto Professore aveva assunto il doppio pseudonimo cli: Ditta Falvelli er natura in ogni popolo sia pure progredito. Onde, anche nel processo sempliticatore della civilta, alle veechie credenze e superstizioni se ne sovrapporranno di nuove. Gli svegli marinai chersini, quelli che portano alle loro spose i bottoni di vetro da MuVano, le fascie colorate di Turchia e i coralli brillantati di Ancona, inventeranno altre credenze, ricche dei loro ingenui colori, efficaci di tutta la loro rozza vivezza, o-doranti di tutto il profumo di fav#oloso mistero, che le rendera curiose e drammatiche. Ed altri usi si avranno, strani come riti ideali, dalle parole enigmatiche e contorte, come i giri di serpe calpesta, che hanno tutto il sapore di un indovinello e rincanto di un arcano. E quelle credenze, quelle leggende, quelle costumanze sa-ranno proprio cose nuove? No; si riannoderanno alle veccliie, e riceveranno il battesimo della patria, rimanendo chersine italiane. Nell'aprile 1905. Francesco Babudri. Statuto, an. 1637, pag. 347. Modi ii ilire atenii a cose di uro usaii a Capodistria La raccolta che sta qui sotto non a la pretesa d'essere completa; sono certo clie a me e a quelle egregie persone che cortesemente mi coadiuvarono saranno sfuggite qua e cola delle frasi marinaresche usate dal nostro popolo; ma, lo dico subito, il numero di queste non deve esjcre molto grande: esse si ridurranno in gran parte ad espressioni poco usate, note forse ai piu vecchi, destinate a sparire; il non trovarsi queste nella raccolta poco, čredo, po fra danneggiare allo scopo della me-desima. Bla qual'e desso? Anzitutto di mostrare la grande in-fluenza esercitata dalla vicinanza del mare suha parlata del nostro po])olo. In stragrande maggioranza sono frasi comunis-sime, che s'odono ogni momento in bocea a tutti i četi della popolazione. Ui esse quasi tutte anno un doppio senso, il proprio cd il figurato. E qui, per evitare malintesi, tengo ad avvertire che 11011 e mia intenzione di presentare una serie delle frasi tecniche usate dagli uomini di mare, bensi di porre in evidenza solo quelle che sono divenute patrimonio lingui-stico di tutta la popolazione, che le adopera naturahnente in senso figurato. Vorrei che la modesta opera mia trovasse degl' imitatori in tutte le citta e borgate della provincia. Confrontando le varie raccolte si potrebbe vt*nire a delle constatazioni interes-santi per la glottologia ed il folk lore; queste raccolte potreb-bero anche dirci se e fin dove si faccia sentire 1'influenza del mare nelle pari a te deli'interno dell'Istria; forse si troverebbe che nei luoghi che furono sotto il dominio di S. Marco la popolazione usa maggior copia di frasi marinaresche che in quelli della Contea. Si potrebbero fare anche delle constatazioni d' indole negativa; notare cioe la mancanza di una data espressione in un dato paese e indagarne eventualinente i motivi. Se la mia voce trovera beuigno ascolto presso gli stu-diosi comprovinciali, avro la sodisfazione d' aver reso un ser-vizio utile alla nostra patria. a) Modi di (lire attiiieiiti al mare in generale. In alto mar, dieesi di un lavoro che si trova molto lontano dal coin-pimento. Esser o navigar in cative aque, trovarsi in cattive condizioni finan- ziarie. Butar in mar, far cattivo uso di una cosa, scialacquare. Spetar la colma, avere i calzoni niolto corti, quasi per premunirsi eontro un'eventuale alta marea (colma). Esser in teca, esser al verdc, non aver quattrini. Parlar soto aqua, parlare assai, che non si cesserebbe ne pur sotto acqua. Far un buso in aqua, fare un lavoro iinpossibile, conchiudere un af-fare cattivo. Un mar de...., una g-rande quantita di.... Vate a negar, si dice ad un petulante, ad un buon da niente o ad uno che insiste in una cosa e la vuoi ottenere, o vuol aver ragione per forza; e vuol dire che dia pace, che vada per i fatti suoi. b). Modi di dire attineiiti alla liave o a parti della medesima. Barca stramba, persona senza giudizio, dedita a vita sregolata. Quel che xe xe in barca, espressione che serve a significare che non c'e [iii'i rimedio, che 11011 si puo piu cambiare una data cosa. L'iinag'ine fu tolta probabilniente dal fatto reale delle barche, che una volta abban-donato il porto non possono ricovore altra lnerce, ne eventualniente dar di ritorno quello che per erroro si avesse in esse lasciato o dinienticato. Ohe de la barca! si usa a richiamare persona lontana o anche quale ammonimento. Scavessa iiTcolomba, sciancato. Colomba 6 lo spigolo di sotto la liave, la chiglia. J [eter stopa in te la barca dei altri, spendere o far lavori in una časa o in una campagna che si abbia in affitto, quindi di altri. Stopa e la borra del lino o della canapa. Far la barcheta, ingannare. La barca fci aqua, dicesi di un' azicnda che coniineia ad andar male. c) Modi di dire riguardaiiti il mnuovrare della liave. Ciapar el soravento, veraniente farsi da quella parte onde spira il vento; e perche fra i naviganti chi gode il sopravvento si reputa aver preiimienza sopra gli altri, cosi la frase nel vero senso figura to significa inculcare in una persona tal concetto di se che non sia capace di oppor contrasto. A l'orsa, in banda, propriamente a sinistra, che orsa (it. orza) e quella corda che si lega nel capo deli'antenna della nave dalla parte sinistra. Andar a 1'orsa, vaneggiare o non andar diritto per la strada: veraniente volgere la na\e verso la direzione del vento. Andar a mesa nave, camminare col corpo non diritto, tenendo una spalla piu avanti deli' altra; propriamente veleggiare ricevendo il vento su un tianco. Vogar sni vemo, farla ad uno senza cli' ei se ne avveda. Saver barca menar, dicesi di persona che sa trattare con tutti senza disgustarsi con uessuno. Andar a pico, andar in rovina. Esser a bon porto, essere prossimi alla fine con qualche lavoro. Navigar col vento in pupa, dicesi di persona eni la va bene, come a barca che riceve il vento in poppa, dal di dietro. Andar in pupa, andar bene. Es. A quel le ghe va tu te in pupa. Orno naviga, persona esperta, astuta. Andar a velo, propr. navigar con la sola vela, senza 1' aiuto dei remi, quindi fare qualche cosa senza soverchia tatica. Butar i feri a. fondo, assicurarsi bene prima di intraprendere qual-che cosa. Ciapar un granso, pigliare un grauchio. Veramente immergere troppo il remo nell' acqua e non ritascendo ad estrarlo a teni])o doverlo lasciar an-dare con pericolo di ricevere qualche buon colpo. d). Modi di dire riguardanti i pešci ed il pescare. Ocio de pesse straco, occhio sniorto, quasi di pešce andato a male. Oci de nepa, oechi di seppia, senza vita. Pesne fora d' aqua, individuo ebe non si trova bene in un dato ambiente. Suto come un baccild, persona molto asciutta, magra. Star taca come 1'ostrega al ped, star attaccati a persona, usanze od altro come fa 1'ostrica al palo. Svoda come una canocia, essere molto magro, veramente vuotato come una squilla. A ver i carumai soto i oci, avere i sottoocchi lividi. Caramal e il ea-lamaro. Pescar nel torbio, imbrogliare le cose per poterne trarre maggior vantaggio. Becar Varno, lasciarsi ingannare, berla. Cagar su l' amo, frase triviale per farla in barba a qualcheduno, come se il pešce avesse a fare le sue occorrenze sull' amo gettato contro di lui e poi scappasse, lasciando con tanto di naso il pescatore. Sun come un pesse, persona sanissiuia. Vivo come un bisato, persona vivace, irre.ijuieta come un' anguilla. Dott. Giannandrca Gravisi. _^ ; -'- Notizie storiclie di Grisignana (Continuazione — v. A. III, pg. 101). L' altare della Madonna ha una tela di mediocre gran-dezza, che non e opera disprezzabile. Si vede la Vergine che tiene in grembo il Bambino e in basso una scritta '). II dipinto con le sne cinque figure, se non si puo dirc veramente cosa di pregio artistico, e bensi notevole per quel nobile Pasquale Besengo che vi e indicato quaie donatore nelTanno 1758. Co-desto Besengo o Besenghi fu, come noi primi dimostrammo 2), il nonno del poeta Pasquale Besenghi degli Ughi, isolano. II quale nacque, si, ad Isola, ma non il padre ne il nonno, i quali erano piemontesi e da Piemonte si trasferirono ad Isola nella seconda meta del secolo decimottavo, come noi pure primi provannno:!). Cliiese campestri di Piemonte sono: quella posta sul monte sopra.Castagna dediča ta a s. Primo con cimitero, s. Andrea e cimitero. s. Giorgio e cimitero, s. Pietro verso la valle del Quieto e la chiesuola di s. Rocco. La cella delle campane sulla torretta del luogo conserva, sospesa a un balcone, una piccola campana che, dalla iscrizione appostavi, risulta essere stata fusa nell' anno 1625 ad o-pera di Domenico Maccarini '). 11 censimento ufficiale del 31 dicembre 1900 attribuisce a Piemonte una popolazione di 1011 abitanti, de' quali 580 maschi e 431 femmine. Di questi sono 939 italiani, 67 croati, 3 sloveni e 2 tedeschi. Ha 182 čase. Circa il bestiame, troviamo qui 7 c-avalli, 239 bovini, 148 asini, 418 pecore, 205 maiali, 3 alveari e 1357 volatili. Piemonte e «castello di ottima aria, scriveva il Percichi, dove gli uomini vivono in una longa vecchiezza*. Al tempo del vescovo Tomasini, e cioe intorno 1' anno 1646, il luogo era «in grandissima declinazione e in poverta 1) E ciofe: Gaspar Dicianus in Campo Rusolo S. Galli Veiietictrum Ex devotione Nobilis Pascalis Besengo anno Redempti Orbis MDCCLVIII inensis odobriš. 2) Vedi -La Provincia dell'Jtstria» del 1 luglio 1887. Articolo »Della famig'lia Besenghi« di Portole flrmato G. V. Vedi pure il nuinero dello stesso periodico di data Iti giugno 1888. 3) Ivi. 4) Ecco la iscrizione: MDCXXV DOMENEGO MACHARINI FECE ridotto, mancati per la morte molti uomini ed altri andati in guerra spontaneamente», tanto che allora il Castello non aveva che 470 anime, mentre oggi ne fa piu del doppio. Soggiunge 10 stesso Tomasini: «Qui le genti sono faticose e attendono a lavorare i loro terreni a gara l'uno delFaltro. Tutti hanno ter-reni propri, dai quali cavano buoni vini (anzi, diciamo oggi noi, eccellenti) ed olio, godono molti campi nella valle che fa abbondanza al luogo. Ha fatto d'olio sino 500 barili. Godono assai buona aria, e si vedono assai belle creature. Applicano molto ad acconciare le pelli dei buoi, e di queste ne fanno sempre con grande utile delle loro famiglie. Oltre le lane raccol-gono molto miele e allevano molti porci«. In queste parole e compendiata tutta l'industre attivM del piemontese anche di oggi giorno. Piemonte presso qualche- vecchio scrittore 6 detto anche Primontio o Premontio, nome venuto evidentemente al luogo dalla postura del medesimo. Che sono altrimenti Piedimonte d'Alife e Piedimonte S. Germano in provincia di Caserta, Piedimonte Etneo in ])rovincia di Catania?1). Dai molti oggetti antichi rinvenuti in questo Castello e nel suo territorio e forza arguire sulla molta vetusta del luogo. 11 monte che gli sta a ridosso dalla parte di ponente, a cagion del quale il sole tramonta un'ora prima che a Grisignana"2), e uno dei piu bei castellieri delFIstria, come gia fu accennato. Chi sa che, abbandonato quello, gli antenati non abbiano pre-ferito trasportare i loro penati nel sito ove ora e pošto, certo piu riparato e piu comodo per la vicinanza della valle del Quieto V Del tempo romano poi molte sono le testimonianze, le quali attestano indubbiamente il paese abitato. L'iscrizione Saecia Publi filia Maxuma fu trovata qui, appartenente alla prima strada consolare che da Trieste a Pola passava per l'in-terno deH'Istria3). Quindi lucerne romane, vasi lacrimatori, pavimenti a mosaico, monete e molti altri oggetti di quei tempi4), nonche quattro lapidi latine, venute ultimamente alla luce, che furono acquistate dalla Societa storica istriana. l) Vedi il citato dizionario del Santi. *) In seguito a speciale osservazione fatta il 25 luglio 1904 dal cor-tesissimo don Lueh, il sole trainonto sui castello alle ore 18 e 20 minuti. 3) Atti e memorie. v. II p. 202. Ivi, p. 254. Ivi, v. IV p. 518. Ivi, v. IX p. 513. Nel raedio evo Piemonte fu paese feudale. Appartenne alla contea di Pisino, e fra i possediraenti del conte Alberto II (12G7-1303) della časa Lurngau di Gorizia e pur esso chia-mato' col nome di Povmont. Da questo tempo in poi il castello di Piemonte e nominato sempre insieme con le sue ville, e cioe Visinada, Castagna, s. Maria del canipo, Bercenegla, Me-dolino e Rosara. E cio tino ali'anno 1530. Piemonte ebbe questioni per confini nella valle del Quieto con la cittti di Montona'), e secondo le guerre che la Sere-nissima a veva coi conti di Pisino o coi patriarchi d'Aqviileia le rapine, gl'incendi, le devastazioni desolarono anche il suo territorio. Passata la contea sotto i duchi d' Austria, i duchi Leo-poldo ed Ernesto diedero nel 1407 in pegno a un Walsee di Duino la contea e vi compresero anche il nostro castello per un prestito avuto, il che doveva durare 28 anni8). Piemonte insieme con le sue ville o era dato a fitto, o amministravasi da un giurisdicente, chiamat.o capitano. Uno di questi capitani fu, come vedemmo, Pietro Fvnz che lascio di se bella memoria appo i castellani. In successione d i lui troviamo Andrea de Dur che, come capitano del castello nostro, appare negli anni 1509 e 1510, quando i Veneziani in guerra con 1'imperatore Massimiliano conquistarono Piemonte. I de Dur o Diirrer ebbero lungo tempo Piemonte, e lasciarono di se memoria anche nella Val d'Arsa. Erano nobili tedesclii della Carniola, e funsero quali capitani e provveditori di citta e castella per lunga serie d'anni3). Senonche, appunto sotto il capitanato dei de Dur, Piemonte insieme con Visinada e Castagna, non paglii della contea, a-vrebbero preferito passare sotto il dominio della Signoria, cir-condati conr erano da terre ormai suddite di s. Marco, e mo-lestati perche paese arciducale. Pero, non ostante avessero manifestato tale loro desiderio al podesta di Montona, essi «furono tuttavia assaliti dai stratioti che li depredarono incen-diando Višina e Castagna*. Cio avvenne nell'anno 1508; onde furono essi percio soccorsi '). 1) Morteani. Storia di Montona, p. 167. 2) Atti e memorie, v. XIV, p. 347. 3) Ivi, v. XV, p. 183. *) Ivi, v. IX, p. 88. Non tardo molto pev6 a farsi pago il loro desiderio, poi-che con la pace di Vorms del 1523 conchiusa fra veneziani e austriaci, Piemonte con le sne ville fu ceduta a Venezia. La quale amministrava il castello a mezzo di un conduttore che teneva' la sede in Piemonte. scelto da seno dei nobili di Capodistria, che esigeva le rendite del feudo. In data 7 luglio 1530 la repubblica poneva in vendita a mezzo di pubblico incanto il nostro castello con le sne ville, e cioe Castagna, Visinada, Santa Maria de' Campi, Bertenegla, Medolin e Rosara <-con tutte le sne habentie, pertinenze, ra-gioni, giurisdizioni e territori», come al preselite si trova pos-sedere la Signoria.1) E questo al maggior offerente, con cio ') Vodasi il relativo docuniento, tratto da una copia debitamente autenticata con la cerziorazione notarile. Anno ali Incarnatione eiusdem Domini Nostri lesu Chrirti: Millesimo quingentesimo trigesinio, Indictione tertia; Die vero septimo mensis Iulii Rivoalti, sub vorticvnn Eeclesiao S. Iaeobi presentibus Bernardino Dnodo famulo offitii et Antonio de Venetiis, ac loanne Iacobo Schiavena vice famulo ipsius offitii, notis et idonei ad hoc speeialiter vocatis et rogatis et aliis. Nos Alovsium Bonus, Dominicns Capello et Federicus Maurocenus Gubernatores Introvfcuum Illustr. Due. Dom. Ven. etc. In esecutione Deli-berationis Exc. Consilii Decem cum aditione diei 21 Iulii nuper praeteriti cuius tenor tališ est; 1529 hic 21 Iulii in Consilio Decem cum aditione: Landera Parte, che per i Governatori nostri deli'Intradc sia pošto ali'Incanto il loco de Piemonte con tutte le sne habentie (H pertlnentie, reson et iurisditione, et territorio come, al presente possiede la Signoria nostra. Dichiarando che la Signoria nostra sia tenuta mantener li detti Compra-tori indemni in ogni caso, quoscumque et qualitercumque, che fossero di esso spogliati, da esserli restituito tanto quanto avessero sborsato imme-diate dalla Cassa di questo Conseglio et sia deliberato al piu offerente, da esser approbato, poi dita Vendita nel Coll: Nostro con dei terzi quello intervenendo li capi di questo Consiglio, et quello se t razora, del detto loco de Piamonte sia applieata allo presenti occorrenze etc. et vigore Par-tis c.aptao in Excell. Cons. rogatoruin captae sub die 5. Maij p. ]>. cuius tenor tališ est; 15:10 hic 5. Maii in Hogatis; Essendo la francation dc Motiti di quella somma importantia alla Signoria Nostra, che ora e sta dechiarito, et che cadauno di questo Consiglio per sua prudentia bon intende, non e dubbio da chi tolesse quello che sta deputato por francaziono de Monti saria torli la reputazione et metterli in estroma ruina, a danno grandis-simo della Signoria nostra pero; L'andera parte che star so debbi su quello che e sta pi'eso per questo Conseglio circa li campi, Castello di Piemonte et Pallada dol Teme=Nova; El qual Castello ot Pallada si debbi vendere per li Govern. Nostri deli' Intrade per quol miglior modo che parera esser de benefitio de detti Monti, ot con quelli stessi modi et condition cho. che i compratori noa possano «crescer gravezze ne altra sorta de angarie ne imposition alli habitanti in detti lochi et terri- vendono li Officiali Nostri alle Rason Vecehie in omnibtis iuxta la forma della Parte del Cons.0 N ostro de X et de Mandato prefaeti 111. Dueali Dom. Nostri ae Offltii noster Auetoritate substar! et ad Pub. Ineantum in Rivoalto poni facinms istum locum Pedemontis cuni aliis loeis positis i Hvstria prefaeti Ili. Due. Dom. Nostri, et per preeones stridare sub his verbis et conditionibus videlicet; El se vende et deliberar si vuole al Publico In-canto al piu offerente per li Magnifici et Eecell. Mis. Alvise Bon, Mis. Do-menieo Capello, et Mis. Federigo Morosin Governatori dell'Entrade del-1' Ill:a Sig:a di Venezia in execution della Parte ]iresa nellTll. Conseglio de X con la giunta adi 21 Luglio proximo preterito, et dalla Parte presa nel Conseglio de Pregadi adi 5. dell'instante, come in quella el loeo di Piamonte, el quale e in Istria, con tutte le sue Ville, Valle, Piani, Aeque, Monti, Casali, habentie et pertinentie, proprieti, Giurisdizioni libere et franche, Confini, et tutte quelle utilita che dentro suoi conflni si tiene, et con quelle conditioni modi et patti che lo ha ad fitto el condutor che al presente l'ha dalla Camera de Capo d' Istria, intendenčlosi et esser coin-presi in detta Vendita el loco de Vicina, Castagna, Santa Maria de Cainpo et Berzenegla, Midolin rt Rosara, et come possiede al presente la Illu-strissima Signoria non aliter neque alio modo, intendendo che li Compratori non possino cresser gravezze, ne altre sorte de angarie, ne imposition alli Abitanti in detti lochi et territori piu di quello pagano, et al medesiino modo et tempo come al presente pagano al Conduttor che ha ad fitto li detti lochi dalla Camera di Capo d' Istria; Dichiarando che la IU:ma Signoria sia tenuta mantener li Compratori indeinni in caso che per eausa dellTlhma Signoria fossero spogliati da essergli restituito tanto quanto avessero esborsato immediate dalli Magnifici Sigg. Proveditori sopra i Monti delli pro del Monte Novissimo, et del Monte di subsidio per meta anziani ad ogni al tri, et sia deliberato al piu offerente, da esser ap-probata la presente vendita nel Collegio del Seriniss. Prencipe con li doi terzi delle Balotte di quello intervenendo li Capi di esso 111. Conseglio di X eccettuando dalla presente Vendition el Molin del Batizan con tanto terren de sotto che sia bastante far lo alveo da condur le Legne, et con quel luogo che al presente possiede quello che lo ha ad fitto dalla ditta Camera di Capo d' Istria; El sia etiam dechiarito che li Compratori et suoi Eredi non possino per alcun modo et in niun tempo alienare i detti lochi, o tutti o in parte ad altre Persone; salvo che a sudditi deH'Ul:ma Signoria; Item, che le Appellation delle cause civili da 1. 20 de piccoli in suso vadino al Podesta di Capodistria, el quale abbia da giudicare, laudar et tagliar come al presente in le cause veramente eriminal sia osserva quello si fa al presente videlicet, che lo siino giudicate in Capodistria et non aliter; Siano obligato quello over quelli che comprerano detti lochi Zorni 8 dapoi deliberati esborsar la meta dell'ammontar in contadi ali' Officio de detti Eecell. S:ri Governatori da esser dati alli prefatti Sig. Proveditori sopra i Monti, et l'altra meta zorni quindeci dapoi i primi 8 zorni da esser esborsati, et dati ut supra, et non esborsando ut supra, siano incan- tori piu di quello che pagano, et al medesimo modo e tempo come al presente pagano al conduttor che ha a fitto li detti tati (letti iochi immediate a danno et interesse del Comprator overo Com-pratori et ad Beneficio dellTll:ma Signoria; Insuper che sia servado li Ca-pitoli sopraseritti in perpetno p. lTlluna Signoria ne mai contra qnelli sia fatto in eontrario in pregiudizio del Comprator et i suoi Eredi et suc-cessori et che sia pošto in la commission delli Rettori d i Capodistria, che non debbino innovar altro ne comandar al ditto Patron et suoi Sudditi alcuna cosa, salvo in dette appellationi, et cosa aspettante alla Časa del-l'Arsenal et secondo la continentia delli Capitoli sopraseritti, et se alrtra-inente sara fatto sia ipso iure nnllo et revocato per 1'Autorita deH'Eeeell. Conseglio de X predetto, denotando che se li prefatti Eccell. Sigg. Go-vernatori si leveranno senza deliberar il predetto loco, lo Incanto remen-ghi ferrao per čolni ch'avesse messo piu alla deliberation di quello. 1530 addi 7 Luglio deliberato al Publ. Incanto in Rialto Mis: Giu-stiniano Contarini, et Mis. Hierolamo Grimani per Ducatos 7500. septem-milia et cinquecentos. Io Alovse Bon Governator in dietis etc. subastan-tibus et Incantibus rite factis plures subhastatores coinparuerin empturi et se offerentes daturos plura et diversa pretia de ipsis locis prout in In-cantu compresentis et qualificatis et tainen nulli, ex eis reperti fuerunt plus offerentes quam viri Nobiles 1)1). Instinianus Contarenus qu. I). Georgii Equitis et Hieroninius Grimanns D. q.m Marci qui obtulerunt se daturos pro ipsis locis ut snpra incantatis Ducatos septem mille et quin-gentos Auri, in ratione Librarum sex et solidos quatuor pro quoque I)u-cato, quod pretiuni solvi debet, ut in appodisia Incantus legitur et con-tinetur; Unde nos Gubernatores supraseripti Auctoritate et arbitrio quibus fangimur in vigore ipsarum Deliberationuin Kxcel. Consilii Decem et Ro-gatorum ac vice et nomine prefaetis Ill:mi Duc. Dom. Noslri per Nos et Successores Nostros pretio et nomine pretii ipsoi-um Ducatorum septem-milia et quingentos: Dedimus et vendidimus-concessimus et transactavi-mus ac Puhlico Incantu deliberavimns vobis prefaetis Dominis lustiniano Contnreno et Hieranvmo Grimano ibidem presen ti Ims et tam Nobilibus Viris quam filios Ilaeredum et successorum suorum, ac habentium causam a vobis ementibus et stipulantibus ipsa loca posita in Istri a; Videlicet Pe-demontis, de Vicina, Castagna, S. Mariae de Campo, Berzenegla, Medo-lino et Rosara; cum omnibns snis Villis, Vallibus, Planitiis, Aquis, Mon-tibus, Casalibus, habentiis et perlinentiis iuribus, actionibus et iurisdictio-nibus, Territorio, prprietate et iurisdictione libera et franca eonfinibus et aliis ntilitatibus omnibus, ut infra, conflnia continentur, et nune possidet ipse 111. D. et ad 111. I). speetat et pertinet ea quoque ratione, ut a modo in antea vos D. Iustinianus Contareno et Ilieronvmus Grimanns filii He-redes et Successores Vestri ac habentes causam a vobis ac filiis Heredibus et Successoribus Vestris positis, et habeatis ipsa loca ut snpra empta et aquisita habere, tenere et possidere, ac usufructuare, vendere, alienare, pro anima et corpore disponere et ordinare, ac omnem aliam Vestram vo-luntatem et ntilitatem de ipsis locis facere, abs«|ue eontradietione, obsta-culo, impedimento et molestia alicjua, tam nostra, dieto nomine 111. Do- lochi dalla Caraera di Capodistria«. Con cio eziandio che sia esclusa da tale vendita il mulino del Batizan insieme a certa minii, quam Suceessoruin nostrorum, et alterius cuiuscumque Personae, una cmn omnibus et singulis iuribus, quae infra suos continentur confines, et eum omni longitudiue et latitudine sua euni capitibus quoque et late-ribus suis, cum eallibus et viis suis, emu aceessibus et egressibus suis; per Terrani et per Aquam, acquarum duetibus, iuribus et aetionibus, uti-libus et direetis, tacitis, et expressis iurisdietionibus, adiacentiis et perti-nentiis suis, ac coruni proprietate et iurisdictione libera et frauca spectan-tibus et ])ertinentibus ac ut omnibus his que tam suptus Terr.i, quam extra Torram, ibidem adesse noscuntur, spectantibus et pertinentibus ipsis locis emptis et aquisitis et cum omnibus iuribus requisitionibus, et cartis novis et veteribus, venditis ut supra, tam competentibus quam competituris et tam de consuetudine quam de iure omnia ad benefitiuin et coinodum ve-strornm Prefactorum Dominorum Emptorum Filiorum Hereduin, Successo-rum Vestrorum et habentium causam vobis coinpetere debent constituens quoque nos prefactis dieto liomine praotorio noinine Vestrorum Dominorum Emptorum prefaeta loca Pendemontis, et alioruin cum iuribus venditis ut supra tenore, possidere vel quasi doneč de ipsis locis vos Domini Em-ptores tonutam aetualem intravoritis et corporalem possossionem avicoritis quam accipiendi, et in vobis deinceps perpetuo tenendi, retinendi et possi-dendi ot omnem vestram utilitatem et voluntatem faciendi, ex eis iure di-spositionem appodisi predieti et parlium Ex Cons. Decem, et rogatorum predietorum nos Gubernatores, Venditores profaeti dieto nomine vobis D. D. Iustiniano Contareno et Hieronvmo Griinano Emptoribus omnimodam aueto-ritatem, potestatem et licentia contulimus et dedimus ac virtute presenti sven-ditionis conferimus ac Domus dantes, cedentes ot trasferentes dieto nomine vobis supra scriptisDomiuis Emporibus presentibus ubi stipulantibus et einen-tibus omnia et singula iura, omnesque aetiones reales ot personales utiles et diroetas, tacitas et expressas, que quas qualia quales quantas quanta-que prefaetarum Illust. Dominium ot Due. Dom. nostrum habet habebat seu habero poterat et videbatur in ipsis locis ut supra venditis, et per vos aquisitis, ot ponimus nos Dom. Venditores vos dietos Emptores in emptis locis in omnem prefaeti 111. Duc. Dom. locum, ius, statum et osse in ijuibus ipsuin Duc. Dom. Nostrum est, et erat antea presentem Venditio-nem ipsam ut in rem suain opriarn vosque in eis nos tres dieto nomine Prour. irrevocabiles institueriinus et esse voluinus et tam in agendo quam in defendendo ita ut de cetero vos prefaeti D. D. Iustinianus Contarenus et Hieronvmus Grimanus Emptores Filii Heredes et Successores vestri ac habentes causam a vobis ipsis locis uti et frui et aetione intrare possitis et valeatis ac omnia et singula exercere exponere et facere sicuti ante prefaetam Venditionem presentem prefaetum III: Duc. Dom. nostrum poterat per totum cum suis iuribus et aetionibus ipsi 111. Dom. spectantibus et pertinentibus, et permittimus semper de rato habendo nos Gubernatores supra seripti Venditores dieto nomine et per nos et successores nostros vobis ipsis D. D. Iustiniano Contareno et Hieron.ymo Griinano filiis Here-dibus et successoribus vestris ac habentibus causam a vobis dietura locum estensione di temi, e che i compratori e loro eredi non pos-sano vendere i detti luoghi fuori che a sudditi di Venezia. Che le appellazioni in cose civili da 20 lire in su sieno di Pedemontis et omnia alia loca ut s npr a empta dimitere de eetero pacifici et quiete in perpetuum, et nullam litem brigam, molestiam vel iinpedi-mentum de ipsis loeis cum snis iuribus ut supra venditis ullo modo inferre vel iferri faeere, vel inferenti consentire per nos vel alios dieto nomine quinimo ipsa loca cum suis aetionibus emptis legitiine defendere autorizare disbri-gare et manutenere ab onmibus Personis, Comuni, Coll. Universitate Dominio et inaiestate conditionibus iux formam et tenorem appodisie Incan-tus predieti, ae istam Venditionem Cartam cum omnibus et singulis in ea contentis, firmam, ratani et gratam babere, tenei-e, nuuquam in aliquo per nos vel per alios eontrafaeere vel venire ullatenus, sub pena refactio-nis et emendationis, dannorum omnium et expensarnni, ae interesse litis quibus solitis, vel non; niliilominus contraetus est eum onmibus et singulis in ea contentis in sua perduret firmitate, quos quidem Ducatos sep-temmilia et quingentos auri in ratione Librarum sex et solidorum quatuor p. Ducatos solutos nomine pretii supraseripti, nos prefaeti Gubernatores habuimus et recepimus integraliter in prompta et uumerata peeunia a vobis I). D. Iustiniano Contareno et Hieronvmo Grimano Emptoribus, ut in Libris Offitii nostri legitur et coiltinetur, qua propter plenam et irre-vocabilem securitatein facimus nos Gubernatores prefaeti, cum nostris sue-cessoribus nomine predieto vobis D. D. Iustiniano Contareno et Hieronvmo Grimano Emptribus, filiis Heredibus et Successoribus vestris, et habentibus causm a vobis quatenus tam de supraseripto loco Pedemontis, et omnibus aliis loeis, ut supra seriptis emptis quam de supraseripto toto pretio securi permaneatis in perpetuum; si quis igitur luce nostre notitie Carte obviare presumpserit sciat se cum suis Heredibus et Successoribus soluturum Libras decem Auri inedietatem Camerae Camerariorum Coniunis, et altoram medietatem vobis D. D. Iustiniano Contareno et Hieronvmo Grimano tiliis Eredibus et Successoribus vestris, et baec nostrae notitiae Carta cum omnibus et singulis in ea contentis in sua perduret firmitate in qua nos Gubernatores supraseriptis manu propria subseribentes ad maius robur premissarum eani per Notarium nostrum Instrum. subseriptis mandavimus compleri et roboravi 1530. die untlecima mensis Iulii, qua venditio supraseripta Auetoritate Excoll. Collegii cum interventu Exeell. Dom. Capitum 111. Consilii Decem eonfirmetur, approbetur et laudetur in omnibus et per omnia pront stat, et in illa legitur et continetur de parte Nuni. 13. de non Nuni. 4. non sincere Nuni. 1 et sic remausit confirmata. Aloise Bon Governator Domenigo Capello Governator Ferigo Morosini Governator. Ego Valerius Giordanus D. Dauielis Imperialis et offitio Clariss. Gubernatorum intrasum Not. instrumentuin venditionis cartam aliena manu seripta M. supraseriptorum Dominorum Gubernatorum complevi et roboravi. spettanza del Pod. e Cp. di Capodistria, e che la giudicatura in eose criniinali sia il magistrato di Capodistria. — II castello fu aggiudicato per ducati 7500 ai gentiluomini veneziani Giu-stiniano Contarini e Girolamo Grimani, i quali se lo divisero a mezzo della sorte. II Contarini ebbe Piemonte, Castagna e Bercenegla; il Grimani gli altri luoghi. Bercenegla era a quel tem])o popolata da 23 fainiglie, ma oggi di essa non si vedono che le rovine acl oecidente di Piemonte. Vediamo quali fossero le gravezze a cui soggiacevano (juegli abitanti sotta la, signoria feudale dei Contarini, come sono contemplate in un capitolare del 5 aprile 1004, nel quale ad istanza dei piemontesi alcune contribuzioni furono condo-nate, altre invece moderate da parte di Giustiniano Contarini del fu Giorgio, rappresentante anche il fratello Giulio, allora podest/i di Bergamo. Gli abitanti e i vicini di Piemonte e territorio, nonclie di Castagna e Bercenegla, pagano anzitutto la clecima dell'uva, di ogni sorte di legumi e di grani, e degli animali minuti; con cio clie il tutto del)ha condursi in Castello. Notiamo che codesta decima era veramente la decima parte del prodotto, da cui si cavava il quartese, ossia la quarta parte che andava a beneficio del pievano. Decima evidentemente domenicale la prima e spirituale o sacramentale, come dicono, la seconda. Chi ha dne hov i e tenuto cli pagare sei staroli di fru-mento e cjuattro di avena; chi ne aveva lino solo, pagava la meta. Tutti i possessori di bo v i sono obbligati, tre giornate al-l'anno per caclauno, cli portarsi acl arare per conto del signore del feudo; e cioe la prima giornata a rompere il terreno, la seconcla a rivoltare e la terza a seminare. I vicini, tengano bovi o no, devono mietere tutte le gra-naglie che il signore semina, e poi anche abbicarle. Quelli che possiedono vigne, pagano uno «spodo» cli vino, ossia 24 boccali, ogni anno e lo devono condurre in castello. Ogni due vicini devono ^ecombater«1) una botte ossia «ca-vecchio* nella cantina del signore; ognuno di loro deve dare un cerchio da botte, e i guareliani portare ciascuno un fascio cli vinehi da 100 «mane» ossia manipoli. ') «Couibater» dicesi quel inartellare che si fa sui cerchi della botte affine di tenere ben strette le doghe. II signore pno vendere ogni Natale, a comineiare dalla vigilia, 22 orne di vino, e mentre si fa tale vendita, e vietato di smereiare in eastello altro vino a minuto. Quel vino deve essere buono, sufticiente e al prezzo corrente. I guardiani delle vigne sono tenuti, principiando dal pri-mo sabato avanti la Madonna d'agosto, di portare in eastello «un cesto onesto con il suo colmo d'uva, e cosi di seguito o-ogni sabato sino a che staranno in campagna». II signore dava per opni cesto un soldo. (Continua) G. Vesnaver L' ARCHIVIO ANTICO DEL MUNICIPIO DI CAPODISTRIA (Continuazione; vedi A. I, N. 6-12; A. II, N. 1-12; A. III, N. 1-3) N. 611. Busta contenente: a) Lettere 20 del 1606 al Podesta e Capitano cli Capodistria. b) Lettere 33 del 1607 e processi 7 d i carte scritte 41. N. 612. Libro legato fra ta vole. Sulla ta vola anteriore e ineiso il nome del Podestii Dominico Moro. Praeceptormii secundus: di carte 37. Dal 12 settembre ali'11 dicembre 1608. Vi e annessa una lettera ai Provveditori della cit ta di Capodistria. Primus: di carte 57. Dal 16 lug'lio al 9 agosto 1608. Sul cartoncino del fascicolo v' e lo steinma del Podesta a penna. Extraordinarioriiiu primus: di carte 43. Dal 17 luglio al 31 agosto 1608. Sotto lo stemma vi e il distico : Dulcia dat Morus propere mommgue morcitnr Illius insigne nt denotat ut que probat. Teriniiiornin ultimus : di carte 6. Dal 16 maggio al 23 agosto 1608. Praeceptoruin liber: di carte 148. Dal 1 gennaio al 29 maržo 1609. Riflessioni deli' amanueuse : O servitii infelice de' dottori Che non servi de schiavi e zappadori! Extraordinari»rum liber: di carte 70. Dal 2 gennaio al 29 aprile 1609. Terminornin liber; di carte 19. Dal 2 gennaio al 26 aprile 1609. Praeeeptormn liber : di carte 67. Con stemma a penna. Dali'11 maggio al 21 luglio 1609. Extraordiiiarioriiin liber : di carte 47. Con stemma a penna. Dal 1 maggio al 21 luglio 1609. Terminornm liber: di carte 5. Con stemma a penna. Dali'11 maggio aH'11 luglio 1609. Processi: di carte complessive 206. Diversarnm serip-tnrariuii liber: di carte 30. Dal 5 agosto aH'8 dicembre 1609. Cedolle testamentarie rilevatte in puhlica forma Volumen I: di carte 42. Volumen II: di carte 23. N. 613. Busta coutenente : a) Lettere 71 al Podesta e Capitanio Marin Gradenigo 1608, piu due processi di carte 32 ed un con to. b) Lettere 77 al Podesta Marco Autouio Trevisan, piu processi di carte 15. c) Lettere 108 al podesta Marco Ant. Trevisan 1610, piu due processi di carte scritte lt ed un libretto allegato pro domino Aron contra Pciulin Savelli et Petram BoutempellL 1610. N. 614. Resti di un libro, che, come gli altri, doveva esser legato fra tavole. Processi: tli carte scritte complessive 511. Cedole testamentarie: di carte scritte 59, seiupate pareccliio alle estreniita superiori ed inferiori. 1609 e 1610. N. 615. Libro una volta legato fra tavole. Podesta Antonio Trevisan i. I fascicoli 11011 sono ordinati cronologicamente. Extraorilinariornm primus : di carte 52. Dal 1 gennaio al 26 aprile 1611. Secundus : di carte 65. Dal 1 mag'gio al ;il agosto 1610. Le prime sei carte sono lacere, alcune a brandelli. Tertius : di carte 91. Dal i)0 agosto 1610 al 6 gennaio 1611. Quartus : (li carte 34. Dal 21 luglio al 31 agosto 1609. Quiutus: di carte 71. Dal 1 settembre al 30 dicembre 1609. Sui frontispizio c' e lo stemma del Podesta. Praeceptorimi primus: di carte 111 collo stemma. Dal 4 gennaio al 29 aprile 1610. Secundus: di carte 109. Dal 1 maggio al 31 agosto 1610. Tertius: di carte 136. Dal 1 settembre al 25 novembre 1610. Quartus : di carte 40. Dal 23 luglio al 31 agosto 1609. Quintus : di carte 115. Dal 2 settembre al 29 dicembre 1609. Terminorum primus, collo stemma del podesta : di carte S. Dal 4 gennaio al 19 aprile 1610. Secundus: di carte 4. Dal 2 maggio al 30 agosto 1610. Tertius : di carte 2. Dali' 8 al 31 agosto 1609. Quartus: di carte 20. Dal 4 settembre al 30 dicembre 1609. Processi: di carte scritte complessive 312. Vi k annesso un processo di sei carte ed altre 5 carte di atti diversi del 1611. N. 616. Libro una volta legato fra tavole. Podesta e Capitano Hieroninio Da Mosto. I primi tre fascicoli sono staccati. L' amanuense Celsus Gavardus nota nel frontispizio del primo faseicolo : Quel cor che ti dovai nol darb altrui Come facesti tu, perfido amante, Quani che non sapessi Che il donare a piu d' un quel ch' e d' lin nolo Furto e da dir non cortesia d' cimore. Praeceptoriim primus, collo stemma del Podesta : tli carte 163. Dal 1 gennaio al 29 aprile 1611. Estraordinariornm, collo stemma: di carte 68. Dal 2 gennaio al 30 aprile 1611. In fondo del fascicolo si trovano 15 lettere al Podesta ed una del Podesta stesso, piu un partieolare di spese del 1611. Terminorum primus: di carte 11. Dal 3 gennaio al 28 aprile 1611. Praeeeptorum intus, di carte 55. Dal 2 maggio al 31 ag-osto 1611. Foris, di carte 45: Dal 2 maggio al 31 agosto 1611. Terminorum : di carte 4. Dal 6 settembre al 14 dicembre 1611. Extraordinariorum: di carte 62. Dal 1 maggio al 31 agosto 1611. Terminorum: di carte 3. Dal 25 maggio al 31 agosto 1611. Praeeeptorum: di carte 103. Dal 1 settembre al 29 dicembre 1611. Extraordinariorum: di carte 83. Dal 1 settembre al 30 dicembre 1611. Praeeeptorum: di carte 108. Dal 1 gennaio al 28 aprile 1612. Extraordinarioriim: di carte 60. Dal 1 gennaio al 1 maggio 1612. Terminorum: di carte 2. Dali'11 gennaio al 1 maggio 1612. Tutti i fascicoli portano sul frontispizio lo stemma del Podesta. Proces«!: di carte scritte complessive 277. Cedolle testamentarie velevate in ■puhlica forma : di carte scritte 24. Armadio G. N. 617. Libro legato fra tavole, delle quali 11011 resta che la meta deli' inferiore. Podesta e Capitano Znane Minoto. Extraordinarioruin primus : di carte 46. Dal 1 maggio al 7 agosto 1613. Secundus: di carte 35. Dal 1 gennaio al 29 aprile 1613. Tertius : di carte 106. Dal 3 settembre al 31 dicembre 1612. Quartus collo stemma a penna : di carte 67. Dal 3 maggio al 5 settembre 1612. Praeeeptorum primus: di carte 54. Dal 6 maggio al (i agosto 1613. Secundus : di carte 41. Dal 2 gennaio al 29 aprile 1613. Tertius : di carte 93. Dal 3 settembre al 22 dicembre 1612. (juartus : di carte 95. Dali'11 maggio al 13 agosto 1612. II faseicolo porta lo stemma con la seguente iserizione : Chi hrama d' acguistar fregi s) rari Ond' e, Minoto, il vontro nome adorno, Regger scettri da Voi convien ch' impari. Terminorum primus : di carte 2. Dal 2 maggio al 26 higlio 1613. Secundus: di carte 1. Dal 4 gennaio al 27 aprile 1613. Tertius: di carte 12. Dal 4 settembre al 6 dicembre 1612. (Juartus con stemma: di carte 10. Dal 23 maggio al 1 settembre 1612. Oediille testamentarie: di carte 20. Proeessi: Carte 31. Scrittnre diverse: a) Carte 16. b) Carte 32. Proeessi: Carte 154. Le carte deli'ultiino processo sono mezze rosicchiate. Unita al libro e una busta contenente lettere e scrittnre diverse degli anni 1612 o 1613, di carte scritte 100. Un atto e del 1597. N. 618. Scrittnre diverse del 1615, riguardanti la terra di Muggia sotto il Podesta Daniel Moro. Sei lettere del 1616 al Podesta Franeesco Quirini e sei del 1618. (Continua) Prof. F. Major. Domenico Ventu iini, direttore — Cvrlo Priora, editore e redattore rosponsabile. Stab. Tip. Carlo Priora, Capodistria.