received: 2010-10-17 UDC 930:323.13(497.11) original scientific article UNA STORIA FRA MODELLO E TESTIMONIANZA: 'DIE SERBISCHE REVOLUTION' DI LEOPOLD RANKE NELLA STORIOGRAFIA SERBA Bojan MITRO VIC Università degli Studi di Trieste, DISCAM - Dipartimento di Storia e Culture dall'Antichità al Mondo contemporáneo, Via Economo 12/3, 34123 Trieste, Italia e-mail: bojanmitrovic555@gmail.com SINTESI 'Die Serbische Revolution' (1829, 1844; Serbie und die Türkei im 19. Jahrhundert. nel 1879) di Leopold von Ranke è stata una delle prime storie della Serbia moderna ad apparire nel mondo occidentale. L'autorité dello storico tedesco l'ha resa un modello e un imprescindibile riferimento per ogni altro lavoro sulla Serbia nell'Ottocento. La fonte principale dell opera è stato il materiale messo insieme dal più importante filologo romantico serbo, Vuk Stefanovic Karadzic. La dipendenza da una singola fonte, ha pero accentuato l'autorità della Rivoluzione serba rendendo essa anche la principale testimonianza degli eventi del XIX secolo. Il continuo richiamo a Ranke è una delle caratteristiche della storiografia serba dall'Ottocento sino ai nostri giorni. Ma tale continua appropriazione al fine di giustificare le proprie tesi, implicava anche una continua re-interpretazione della 'Rivoluzione serba '. Questo paper dimostrerà che ogni cambiamento del paradigma storiografico in Serbia è stato accompagnato da una revisione del pensiero di Ranke. Tuttavia, tali revisioni sono raramente state sinonimo di critica. Non si trattava, infatti, di considerare le posizioni di Ranke nel suo tempo, per poi confrontarle magari con le proprie, ma di cercare di modellare il pensiero del maestro tedesco allo scopo di giustificare il paradigma presente. Cosí, accanto al Ranke conservatore o al Ranke nazionalista, troviamo anche il Ranke democratico e il Ranke socialista, il Ranke filo-jugoslavo ecc. Tuttavia, si cercherà pure di mostrare che tali manipolazioni non potevano essere portate a termine se non ad un prezzo relativamente elevato. L'incorporazione del pensiero di Ranke all'interno di ogni corrente storiografica serba implicava anche l'accettazione del suo schema d'inconciliabile contrap-posizione fra l'Europa e l'Islam dentro qualsiasi ideologia nazionale. Parole chiave: Leopold Ranke, storiografia, nazionalismo, Serbia, secc. XIX-XX, Vuk Stefanovic Karadzic 281 Bojail M1TROV1C: UNA STOR1A FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 A HISTORY BETWEEN MODEL AND TESTIMONY: 'DIE SERBISCHE REVOLUTION' BY LEOPOLD RANKE IN SERBIAN HISTORIOGRAPHY ABSTRACT 'Die Serbische Revolution' (1829, 1844; Serbie und die Türkei im 19. Jahrhundert. in 1879) by Leopold von Ranke was one of the first books on modern Serbian history to appear in the Western world. The authority of the German historian has conferred model status as an indispensable reference for all other work on nineteenth century Serbia. The main source of the work was material collected by the most prominent Serbian romantic philologist Vuk Stefanovic Karadzic. This dependence on a single source, however, tended to emphasise the centrality of the Serbian Revolution, to the point of making it the principal prism through which the events of the nineteenth century were viewed. The constant reference to Ranke is a typical feature of nineteenth century Serbian historiography to this day. But such continuous appropriation in order to justify the writer's arguments also implied a continuous reinterpretation of the 'Serbian Revolution'. This paper will show that any changes made in the paradigm of historiography in Serbia have been accompanied by a review of Ranke's thought. However, such reviews have rarely been synonymous with criticism. The reviews were not, in fact, made with the intention of considering the positions of Ranke in his time, in order to then compare them with perhaps the writers' own, but rather in order to try to reshape the thought of the German master solely with the purpose of justifying the present paradigm. Thus, in addition to Ranke the conservative or Ranke the nationalist, there are also Ranke the socialist, Ranke the democrat, the pro-Yugoslav Ranke etc.. However, the paper will also attempt to show that such interventions could not have been completed without paying a relatively high price. The incorporation of Ranke's thought within each current of Serbian historiography also implied an acceptance of his scheme of irreconcilable opposition between Europe and Islam in any national ideology. Key words: Leopold Ranke, historiography, naionalism, Serbia, XIX-XX centuries, Vuk Stefanovic Karadzic 282 Bojail M1TROV1C: UNA STOR1A FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 INTRODUZIONE L'indirizzo storiografico rankeiano, spesso identificato con il sintagma "wie es eigentlich gewesen", cercava di descrivere gli avvenimenti con il massimo grado di oggettività e di non-coinvolgimento. Per attuare il suo programma, espresso con più chiarezza nella postfazione della Storia dei popoli latini e germanici (1824), Ranke si mise a lavorare negli archivi statali e ad esaminare resoconti diplomatici. L'incrocio delle fonti di varia provenienza avrebbe poi permesso allo storico la ricostruzione imparziale degli avvenimenti passati. Come poteva perô, quello stesso storico, procedere nell'analisi di eventi a lui contemporanei appoggiandosi fortemente ad una sola fonte? In tal caso, il massimo grado di oggettività dello storico non poteva risolversi nel grado più alto di attinenza alla fonte stessa? A chi dunque, è da attribuirsi la paternità dell'opera: allo storico o al suo informatore? Tali domande trovano pertinenza e applicazione nell'esame della Rivoluzione serba di Ranke, opera che ebbe ben tre edizioni tedesche (1829, 1844, 1879), tre inglesi (1847, 1853, 1973), e quattro edizioni serbe (1864, 1892, 1965, 2004). La prima edizione reca il sottotitolo "aus serbischen Papieren und Mittheilungen" ma, di fatto, i resoconti, i documenti e una sommaria narrazione degli eventi furono forniti a Ranke da uno dei testimoni delle insurrezioni serbe, Vuk Stefano vic Karadzic (17871864). Più che a rispondere esplicitamente a tali domande, cercheremo di vedere come esse furono trattate nella storiografia serba in rapporto con l'analisi della summenzionata opera di Ranke.1 LA STORIA La gioventù di Karadzic coincise in larga misura con la Prima insurrezione serba contro l'Impero Ottomano (1804-1813) e, dopo un'irregolare istruzione fra la Serbia e la Monarchia asburgica, il suo primo impiego fu quello di scriba presso i capi serbi insorti. Alla disfatta, Karadzic si trasferi a Vienna dove conobbe Jernej Kopitar (1780-1844), censore per i libri illirici e bibliotecario alla Biblioteca imperiale. L'influenza di Kopitar fu fondamentale nell'indirizzare le ricerche e le prime pubblicazioni di Karadzic verso la raccolta di poesie popolari, il cui primo volume apparve nel 1814; verso la stesura di una nuova grammatica serba (sempre dello stesso anno); verso la pubblicazione di opere legate alla storia della Serbia contemporánea, a partiré dagli anni venti dell'Ottocento. I primi tentativi di Karadzic per una periodizzazione della storia serba più recente risalgono al 1822, mentre la prima biografia in stampa apparve nel 1825. 1 Una completa rassegna storiografica è stata fatta altrove (Mitrovic, 2006) qui, invece ci limiteremo a sottolineare i passaggi e le soluzioni fondamentali. 283 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 In parte testimone, in parte storico degli eventi, Karadžic non aveva pero le capacità per scrivere un'opera di ampio respiro e, nella seconda metà degli anni venti, assieme a Kopitar, stava cercando uno storico che potesse scrivere una storia della Serbia contemporanea. Nel 1827, Ranke arrivé a Vienna e fu raccomandato a Kopitar direttamente dal principe Metternich. Per tutto l'anno, il giovane storico tedesco si fermé a studiare gli archivi veneziani, allora custoditi nella capitale degli Asburgo, e La rivoluzione serba, terza monografia di Ranke. Durante la vita dell'autore, il testo venne rivisto altre due volte, nel 1844 e nel 1879, questa volta con il nuovo titolo: La Serbia e la Turchia nel diciannovesimo secolo (Serbien und die Türkei im 1B. Jahrhundert). Se è possibile attestare un certo grado di collaborazione con Karadžic anche per l'edizione del 1844, anno in cui il filologo serbo si trovava a Berlino, l'ultima edizione aggiornata fu decisamente opera di Ranke, essendo la morte di Karadžic avvenuta ben quindici anni prima. Per quest'ultima edizione sappiamo che un promemoria fu compilato dallo storico serbo Čedomilj Mijatovič, ma trattandosi di un documento andato disperso, non sappiamo quanto esso fu effettivamente usato da Ranke. Non sappiamo quanta familiarità Ranke abbia avuto con i Serbi prima dei suoi incontri viennesi. È possibile peré che l'attenzione dimostrata dalla cultura romantica tedesca, proprio in quegli anni, nei confronti della cultura popolare serba abbia in-fluito anche sull'interesse di Ranke per la sua materia di studio. Già nel 1775, infatti, Goethe aveva tradotto in tedesco il poema lirico Hasanaginica, il quale era stato trascritto per la prima volta nel Viaggio in Dalmazia di Alberto Fortis, pubblicato l'anno precedente. Nella seconda decade del nuovo secolo l'interesse per la poesia balcanica si sviluppé grazie alla pubblicazione, nel 1815, della raccolta di poesie popolari voluta da Vuk Karadžic e recensita nello stesso anno da Jacob Grimm (Čurcin, 19872, 29-134; Willson, 1970, 189-207; Kabiljo-Šutic, 1979, 128-134). Nel 1829 Ranke spedi a Goethe una copia della sua Die serbische Revolution assieme ad una lettera, in cui ringraziava il poeta per essere stato il primo a prestar attenzione al mondo serbo. La storia contemporanea di questo popolo ben si prestava allo sviluppo dei suoi interessi generali. Nella già citata Storia dei popoli latini e germanici (1824) Ranke aveva sviluppato l'idea che l'Europa occidentale, che per lui rappresentava l'idea del progresso, fosse fondata sull'unione dell'elemento classico-latino con l'elemento barbaro-germanico. La creazione dell'Europa moderna era avvenuta grazie all'unione dei conquistatori (germanici) con i conquistati (latini); strumento di tale unione culturale spirituale e politica fu proprio la religione cristiana. Solo attraverso l'unione nella fede fu possibile costruire le solidarietà trasversali necessarie alla formazione della nazione. È qui infatti che la storia serba, in quanto storia di un popolo cristiano ribellatosi ai musulmani, s'inserisce nella concezione storica generale di Ranke. La religione 284 Bojail M1TROV1C: UNA STOR1A FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 musulmana, secondo lo storico tedesco, aveva invece impedito la soppressione della differenza fra vincitori e vinti. Il regime ottomano fu dunque necessariamente paras-sitario e oppressivo. La popolazione cristiana poté sopportarlo soltanto perché si basó sulla segregazione; infatti gli oppressi non avevano niente a che spartire con gli op-pressori. Tale organizzazione statale, basata sulla disuguaglianza, funzionó con relativa ef-ficacia sino creazione dello stato centralizzato. Tuttavia, durante il "secolo riforma-tore" questo sistema mostró tutta la sua debolezza. In Europa, il potere centrale monarchico poté, attraverso il sistema delle solidarietà trasversali, contare sul popolo per piegare la resistenza feudale dei nobili. Nell'impero ottomano, invece, il sultano non fu il sovrano di tutti i suoi sudditi, ma soltanto il sovrano dei turchi. A questo punto s'inserisce una seconda particolarità della storia serba alla quale Ranke diede molto spazio. Il paçalik di Belgrado, territorio coinvolto dalle insur-rezioni serbe, fu una terra di confine dell'impero ottomano che, nel corso del Set-tecento passó diverse volte in mano asburgica. I sudditi di questa provincia furono coinvolti negli scontri militari austro-turchi e, persino nella riconquista ottomana nel 1791, mantennero le armi per via dell'instabilità interna in cui ormai versava l'impero. Alla fine del XVIII secolo, infatti, le province del sultano si trovavano in una situazione d'insicurezza endemica dovuta alla privatizzazione abusiva delle terre della Porta, all'insubordinazione dei giannizzeri e alla nascita di magnati locali che spesso agivano in totale indipendenza dal governo centrale. Nel complesso intreccio di eventi che segui, entro il 1804, i serbi del pa§alik di Belgrado si ribellarono ai giannizzeri, a loro volta ribelli al sultano. Come Ranke sottolinea diverse volte, tale ribellione, che poi sarebbe stata conosciuta come Prima insurrezione serba, fu una lotta per la sopravvivenza più che un'eversione pianificata. Ció non di meno, la rivolta serba produsse, o perlomeno Ranke si auspicava avrebbe prodotto, quelle istituzioni che gli ottomani fallirono di costruire: la cen-tralizzazione del governo che egli identifica con il processo di creazione del potere monarchico, e, in secondo luogo, il governo delle leggi al di sopra della volontà dei singoli e lo sviluppo dell'istruzione pubblica. Dopo la descrizione dettagliata delle lotte e delle trattative della Prima e della Seconda insurrezione (rispettivamente 1804-1813 e 1815) è lo sviluppo del potere monarchico, della legalità e dell'istruzione pubblica in Serbia a costruire l'asse della narrazione di Ranke. L'edizione del 1829 si concluse con l'augurio che tale ordinamento di ordine e civiltà si sarebbe realizzato presto in Serbia, mentre le edizioni del 1844 e del 1879 ne descrissero l'evoluzione. Il nuovo titolo, e, si presume, la fine della rivoluzione, fu riservato alla Serbia indipendente (Congresso di Berlino, 1878) le cui istituzioni si dimostrarono sufficientemente forti ad impedire che un regicidio (contro il principe Mihajlo Obrenovic nel 1868) si trasformasse in un rovesciamento del potere legittimo e delle leggi dello stato. 285 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 IL MODELLO La prima traduzione serba della Rivoluzione di Ranke arrivô relativamente tardi, nel 1864, e fu opera di Stojan Novakovič, ventiduenne filologo serbo, il quale, nella seconda parte del secolo, sarebbe divenuto una delle più importanti figure politiche e culturali del paese. Nell'introduzione, Novakovič in primo luogo dimostro l'import-anza di Ranke elencando le sue opere, ma soprattutto indicando le lingue in cui esse erano state tradotte. L'autorità di Ranke, come storico e scrittore, era tale che Die serbische Revolution, non appena era stata pubblicata, venisse venduta e letta in tutta l'Europa occidentale. Secondo il traduttore la storia serba di Ranke era uno dei libri che aveva fatto maggiormente conoscere i serbi in Occidente, accanto alle raccolte di poesie epiche di Vuk Karadžič (Ranke, 1864). Novakovič tuttavia non mise in luce soltanto l'autorità e l'importanza che la figura di Ranke conferiva alla causa serba. La Rivoluzione era stata la prima monografía sui Serbi prodotta all'estero e, secondo lui, la migliore di tutte. Il giudizio si basava su diverse considerazioni. Innanzitutto Novakovič sottolineo la comprensione da parte di Ranke del carattere nazionale serbo, come espressione dell'amore che egli manifestava verso questo popolo. Dall'amore scaturiva una straordinaria capacità di attribuire la giusta importanza ai vari avvenimenti, che favoriva una corretta comprensione dell'insieme. A questo si aggiungeva una vasta conoscenza delle vicende europee e mondiali, e della loro connessione con le vicende locali.2 Nel 1864, il principe di Serbia fu Mihajlo Obrenovič (1823-1868; principe 18401842 e 1860-1868), il figlio del capo della seconda insurrezione, Miloš (1780-1860; capo 1815-1830, principe 1830-1839 e 1858-1860). La seconda edizione tedesca della Rivoluzione (1844) fu pubblicata mentre in Serbia regnava la dinastia Kara-dordevič e fu fortemente critica verso gli ultimi anni del governo di Miloš Obrenovič. Pertanto, la prima traduzione serba fu divisa in due parti. La prima, che seguiva gli eventi fino al 1813, fu, appunto, pubblicata mentre la seconda parte non entró mai in tipografia. Solo nel 1892 Novakovič riusci a pubblicare una traduzione completa, questa volta dell'edizione del 1879, della storia serba di Ranke. Nella prefazione giunse ad una conclusione che poi, molti altri autori avrebbero fatto propria: "Come nella prima edizione, mi sono limitato al solo compito di traduttore, senza correzioni o aggiunte neanche in passi che sapevo contenere errori. Sono pochi i casi nei quali non ho seguito questa regola. Del resto gli errori non sono neanche tanti gravi. Comunque ognuno deve sapere che l'importanza di questo lavoro sta nella sua 2 Sembra che la storia della presunta visita di Ranke in Serbia sia stata una leggenda abbastanza diffusa negli anni Sessanta (cfr. Mitrovic, 1996a, 91). Di fatto, Ranke non visitó mai la Serbia, mentre Louise Kerr, la traduttrice della The History of the Servian Revolution in inglese, fece un viaggio nel principato negli anni Cinquanta in compagnia di Vuk Karadzic. Cfr. Wilson, 1970, 319, nota. 3. 286 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 struttura, nell'insieme nel quale gli eventi, raccolti con grande cura e giudizio, sono stati esposti secondo il loro peso e significato" (Ranke, 1892, XXIII). La struttura generale della Rivoluzione divenne cosi il modello principale per l'interpretazione degli eventi del primo Ottocento serbo. Il processo di creazione del potere monarchico, il ruolo della Serbia nella lotta fra l'Occidente e l'Islam e il carattere della rivoluzione serba sarebbero cosi diventati dei temi principali, non soltanto dell'analisi del lavoro di Ranke, ma anche dell'analisi degli eventi da lui descritti. A tutti gli autori successivi peró, l'apprezzamento di Novakovic verso la "struttura generale" si riveló di grande aiuto: consentiva il dissenso rispetto al maestro tedesco su singole questioni, anche cruciali, senza dover pertanto prendere posizioni di distacco verso la sua autorità. È proprio nell'interpretazione del termine "rivoluzione" che tale atteggiamento risulta più evidente. Come personaggio pubblico, Ranke veniva annoverato fra i con-servatori, eppure scrisse un libro favorevole alla causa serba, e denominó la stessa opera Rivoluzione serba, dando, implicitamente, al termine "rivoluzione" un con-notato positivo. Il primo tentativo per risolvere tale "paradosso rivoluzionario" fu fatto dallo stesso Novakovic, sempre nell'edizione del 1892. Il valore principale di Ranke come storico fu la sua insistenza sull'imparzialità e tale qualità permise a Ranke il politico di superare i limiti del conservatorismo tradizionale. Egli fu, secondo Novakovic, fra i primi conservatori a riconoscere l'im-portanza dei valori nazionali. Lo sviluppo storico, con il suo creare monarchi e dinastie, era per Ranke un'espressione della volontà divina: erano peró le nazioni ad essere l'espressione e l'incarnazione di tale volontà. Una rivoluzione nazionale, pertanto, era legittima se contribuiva al progresso dell'umanità. In ultima analisi, per Novakovic, Ranke moderó il suo conservatorismo con la conoscenza storica (Ranke, 1892, X-XI). Tale interpretazione venne ripresa più volte nel corso del secolo successivo. Attualmente, il sostenitore più autorevole di questa tesi, nonché il grande storiografo è Andrej Mitrovi 1996, Mitrovic offri una propria interpretazione del termine "rivoluzione" nel titolo del libro di Ranke, collocandolo all'interno dell' opera omnia dell'autore: "Nell'età della reazione alla rivoluzione francese e alle guerre napoleoniche, alla parola 'rivoluzione' furono dati significati negativi, intendendo con essa qualcosa di estremamente malvagio; nel nostro tempo invece la sua comprensione è stata ridotta all'auto-celebrazione bolscevica che ha imperato da noi [ossia in Serbia] nell'ultimo mezzo secolo. Ranke tuttavia era partito dall'essenza del concetto riferita agli av-venimenti rivoluzionari in Francia: si trattava di un cambiamento profondo e dalle ampie conseguenze. Un fatto simile nel 1828 era già osservabile, o almeno chiara-mente intuibile, anche in relazione agli avvenimenti serbi" (Mitrovic, 1996b, 510— 511). 287 Bojan M1TROV1C: UNA STOR1A FRA MODELLO E TEST1MOMANZA .... 281-300 Fig. 1: II frontespizio della edizione serba del 1892 dell'opera di Ranke. Sl. 1: Naslovnica srbske edicije Rankejevega dela iz leta 1892. 288 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 La Rivoluzione serba di Ranke fin dal titolo esprime dunque il suo collegamento con Rivoluzione francese. Di essa gli avvenimenti serbi sembrano seguire la traccia, per quanto non si pué dire che ne rappresentino una continuazione. I risultati a cui Ranke approda nella sua ricerca sulla storia serba debbono essere giudicati in conflitto con la sua ideologia conservatrice. Per questo nella sua intera produzione il libro del 1829 occupa un posto di rilievo: esso rappresenta una delle principali testimonianze dell'oggettività che egli perseguiva: "Gon ció Ranke non aveva contraddetto solo sé stesso, come uomo di convinzioni conservatrici, ma anche le classi sociali nelle quali si muoveva. Gosi, anche se nella fortezza della Santa Alleanza i suoi protettori, l'onni-potente ministro Metternich e l'inñuente consigliere di corte Gentz, si aspettavano diversamente, egli non scrisse un libro contro l 'insurrezione serba. Leopold Ranke non voleva soltanto presentarsi come indipendente: egli era effettivamente un ricercatore indipendente, uno storico-scienziato"(Mitrovic, 1996b, 512). La supremazia del sapere storico rispetto al credo politico rappresenté il tratto più importante di Ranke per Novakovič e Mitrovic, ma tale soluzione del "paradosso rivoluzionario" non fu l'unica possibile. Nel corso del Novecento, alcuni storici serbi cercarono, infatti, di dimostrare che Ranke nascose le proprie idee politiche ai suoi contemporanei presentandosi come reazionario ma coltivando simpatie liberali o per-lomeno, pro-nazionali. Ancora nel 1911, nella recensione della biografía di Ranke di Otto Diether, Nikola Radojčic, prese le mosse dal ragionamento di Novakovič, ma le sviluppé ulteriormente. Le idee politiche di Leopold von Ranke vengono presentate come subalterne alle sue considerazioni storiografiche ma tale atteggiamento fece dello storico tedesco un estraneo rispetto ai dibattiti politici del suo tempo: "Ranke è privo dipassioni e di odi viscerali - tranne il suo odio per le menzogne -; quando lo stato lo costrinse, per via dei suoi incarichi ufficiali a dichiarare apertamente le proprie simpatie, egli non oso avvicinarsi ai democratici, perché erano troppo impetuosi e non rispettavano la legge, ma si mise dalla parte dello stato, anche se questo già allora mostrava forti inclinazionireazionarie, cosi malviste da lui"(Radojčic, 1911, 64). In questo contesto, La rivoluzione serba rappresenté la testimonianza principale per scagionare Ranke dall'accusa d'essere un reazionario, parlando della situazione di Ranke dopo la pubblicazione della Storia dei popoli latini e germanici, scrisse: "Ora egli aveva la possibilità, per la fiducia che riponevano in lui, di comunicare con ipiù importantipolitici a Vienna e a Berlino e di osservare il loro lavoro da vicino; ma egli non dimentico mai le proprie convinzioni scientifiche e morali, né le nascose, anche se dovette esprimerle sempre di più in maniera velata. Gio si vide meglio nella sua Rivoluzione serba (1S2B), che fu prodotta dall'amore per un popolo che cercava la luce e dal desiderio di aiutarlo (p. 1D4). Quando prese a scrivere la storia serba a Vienna (nel 1S2S) sapeva bene che i suoi protettori Gentz e Metternich non amavano la liberazione degli Slavi sottomessi alla Turchia; essi disdegnavano i 289 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 discorsi sulla spartizione e persino sulla riforma della Turchia: tuttavia egli decise di affrontare l'argomento per le proprie simpatie storiografiche autonome. Ci fu certa-mente un conñitto interiore e le inclinazioni opportunistiche lottarono in lui con quelle scientifiche: ma questeinfineprevalsero"(Radojčic, 1911, 67). In altre parole, le idee politiche di Ranke furono molto più liberali di quanto non osasse mostrare in pubblico. Tuttavia, questa tesi di Ranke "progressista" avrebbe raggiunto la sua piena espressione soltanto nel secondo dopoguerra, nella prefazione alla seconda edizione serba della Rivoluzione, del 1965. Il testo introduttivo fu scritto da Vladimir Stojancevic (1923—), storico serbo che dedicó la sua carriera alla ricerca sulla storia serba ottocentesca. L'idea principale di consiste nell'equi- parazione della rivoluzione serba alla rivoluzione francese, non soltanto a livello di realtà storica, ma anche per quanto riguarda l'analisi che Ranke aveva offerto degli avvenimenti serbi: "Ranke applica alla storia serba concezioni analoghe, o molto simili, a quelle che aveva visto svilupparsi nella storia del popolo tedesco del suo periodo. Nella rivoluzione serba si potevano intravedere le tendenze degli stessi elementi politico-sociali che erano stati proclamati (e condotti a termine) nella grande Rivoluzione Francese. Questo perché essa distruggeva la Turchia, cioè uno stato feudal-confessionale immobile e inerte, nel quale non era possibile alcuno sviluppo secondo i canoni positivi della civiltà contemporanea, rappresentando anzi l'antipodo e la negazione di essa. La rivoluzione serba rappresentava un fenomeno di progresso sociale e di espressione creativa delle migliori caratteristiche (fisiche, psicologiche e morali) del popolo. Con essa, complessivamente, veniva rafforzata la base della civiltà umana contemporanea. Indipendentemente da questa interpretazione - come s'intuisce - idealistico-hegeliana della rivoluzione serba, Ranke ha fatto un favore colossale alla lotta di liberazione del popolo serbo, formulandola non solo come una serie di eventi politico-militari nel periodo della prima e della seconda insurrezione, ma anche come un cambiamento decisamente profondo, universale e pan-nazionale (già compiuto, in corso o agli inizi),tanto nell'ambito politico e di relazioni eco-nomico-sociali interne, quanto nell'ambito fondante delle istituzioni della civiltà contemporanea europea e nella sfera di arricchimento delle opere creative culturali di tutto il popolo liberato - la nazione serba" (Stojancevic, 1965, 15). Secondo Stojancevic, Ranke vede nella rivoluzione francese un fenomeno positivo e nella rivoluzione serba una sua continuazione, altrettanto positiva. La do-manda che sorge spontanea a questo punto è come, manifestando queste concezioni, Ranke potesse essere considerato un conservatore. La risposta trova chiaramente origine nell'interpretazione di Radojčic: Ranke è innanzitutto un uomo di altri tempi e, aggiungeva Stojancevic, un continuatore deU'illuminismo. Tale impostazione avrebbe dunque reso accettabile la storia serba di Ranke anche in un paese socialista. Ma dal punto di vista puramente astratto le soluzioni di Novakovič, Mitrovic, è che il conservatorismo di Ranke fu mitigato o dalla sua 29G Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 serietà come storico o da ideali politici nascosti, non furono le uniche soluzioni possibili del "paradosso rivoluzionario". Per risolvere il problema della visione positiva di Ranke della Rivoluzione serba, ancora nel 1939, Slobodan Jovanovič, importante giurista e storico dell'epoca, non-ché futuro Primo ministro del governo Jugoslavo in esilio, aveva fatto un interessante ma isolato tentativo di semplice sostituzione lessicale. Parlando della genesi dell'opera di Ranke, Jovanovič esprime una formula che condiziona il suo intero scritto: "Il grande storico tedesco Leopold Ranke ha basato il suo lavoro su La rivolta serba (Die serbische Revolution) soprattutto sul materiale fornitogli da Vuk. Ranke riusciva a vedere le similitudini fra la nostra storia e i fenomeni della storia mondiale che Vuk, per la sua mancanza di preparazione storiografica, non poteva afferrare" (Jovanovič, 1939, 7). Le conseguenze di questo presupposto sono molteplici. Innanzitutto, Jovanovič si rifiuta in questa occasione persino di tradurre il titolo dell'opera di Ranke come "rivoluzione", insistendo sul termine più tradizionale di "rivolta". Inoltre, egli riduce il materiale usato da Ranke quasi esclusivamente ai resoconti fornitigli da Vuk Karadžič; questa impostazione lo conduce a cercare nelle opere di quest'ultimo tutte le anticipazioni dei concetti formulati da Ranke.3 Nell'economia complessiva del suo contributo, questo presupposto fa si che egli ritenga tutta la narrazione dei fatti nella Rivoluzione serba come opera di Karadžič, mentre soltanto le osservazioni generali e i confronti con il contesto europeo sono attribuiti a Ranke. È su queste osservazioni generali che l'impostazione di Jovanovič differisce più marcatamente dal maestro tedesco. Per il giurista serbo, infatti, non era stata l'interazione con le grandi potenze, unita alla comunanza di spirito, a rendere la Serbia parte costitutiva dell'Occidente: era stato il suo sviluppo storico interno a renderla assimilabile alla storia occidentale. L'analisi del resto dell'articolo si sarebbe dunque concentrata sulla formazione del potere monarchico. Tuttavia, mentre la sostituzione lessicale operata da Jovanovič non ebbe seguito, la sua attribuzione del mérito a Karadžič nella stesura dell'opera divenne molto influente. Spostando l'attenzione dall'autore all'informatore principale dell'opera, si poteva, infatti, fornire un'altra soluzione al "paradosso rivoluzionario": Ranke fu fortemente influenzato da Vuk Karadžič e dunque l'atteggiamento positivo che il conservatore tedesco mostró verso la "rivoluzione serba" poteva leggersi come prodotto di tale influenza. Nel processo, Die serbische Revolution divenne, non sol-tanto storia ma anche testimonianza. 3 In questo senso, anche la sostituzione del termine "rivoluzione" con quello più tradizionale di "rivolta" riduce l'apporto di Ranke nella valutazione del testo; nei suoi scritti, Vuk Karadžič non aveva mai usato il termine "rivoluzione" in relazione agli avvenimenti serbi del primo Ottocento. Cfr. Ljusié, 2002, 181-198. 291 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 LA TESTIMONIANZA Il primo a comunicare al pubblico scientifico serbo la notizia che Ranke trasse buona parte delle sue informazioni dai resoconti fornitigli da Vuk Karadžič, fu Stojan Novakovič, sempre nell'introduzione del 1892. Tale dipendenza da Karadžič, non serviva a Novakovič a sostenere alcuna tesi particolare e dunque fu fortemente ridi-mensionata nell'analisi che egli fece delle fonti per la seconda edizione della storia serba di Ranke del 1844. Novakovič infatti osservo come, nel 1841, Ranke divenne lo storico ufficiale di Prussia e dunque riusci ad ampliare la propria base documentaria non soltanto con i resoconti diplomatici della sua madrepatria ma anche con quelli russi e asburgici, più informati sugli avvenimenti serbi. Nella seconda metà dell'Ottocento il termine "rivoluzione serba" inizió intanto ad acquisire importanza fuori dall'ambito storiografico. Nel 1872, un giovane socialista, Svetozar Markovic, scrisse un'opera programmatica che più tardi sarebbe diventata uno dei capisaldi della sinistra, La Serbia in Oriente. Sotto l'influenza tanto di cor-renti radicali svizzere (Markovic studio ingegneria a Zurigo come borsista del go-verno serbo), quanto del populismo russo (aveva studiato anche a S. Pietroburgo), egli propose il ritorno al modello di vita associazionistico e comunitario-patriarcale della Serbia del primo Ottocento, auspicando il diffondersi della rivoluzione degli Slavi del sud in tutti i Balcani. Il contributo di Markovic prende le mosse proprio dalla storia serba di Ranke e ne opera una sorte di rovesciamento concettuale, senza peraltro mai polemizzare direttamente con lo storico tedesco. Lo scritto si apre con queste parole: "Lo storico della rivoluzione serba Leopold Ranke in poche parole è riuscito a descrivere il sistema statale turco " (Markovic, 1969, 187). Da Ranke infatti Markovic prende tutta l'analisi del sistema ottomano, del carattere nazionale serbo ed anche il nome di "rivoluzione" per descrivere il processo di emancipazione nazionale (Markovic, 1969, 187-206). II rovesciamento di prospettiva viene operato perché Markovic, ve-dendo che Ranke descrive tutti i Serbi come contadini, prospetta l'identificazione fra classe e nazione all'interno del sistema ottomano. L'emancipazione nazionale è dunque anche lotta di classe; il suo risultato è l'annientamento del vecchio regime ottomano e dunque la rivoluzione. Qui Markovic si aggancia un'altra volta a Ranke, per dimostrare come la rivoluzione in Serbia sia stata deviata dai suoi obiettivi. La seconda importante elaborazione storiografica di Ranke, la formazione del potere monarchico, viene giudicata in maniera assolutamente negativa. Essa rappresenta, nella visione di Markovic, il fallimento ultimo, ma non definitivo, della rivoluzione (Markovic, 1969, 217 ss.). La soluzione da lui proposta è l'abbandono del principio monarchico e l'insurrezione generale nei Balcani. Anche se lo storico tedesco viene menzionato più volte in questo scritto, si deve ammettere che Markovic non compi un'esplicita riflessione su di lui, né sulla sua 292 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 storia serba. L'oggetto d'analisi del socialista serbo sono gli eventi descritti da Ranke, non il pensiero di Ranke stesso. Inoltre nella Serbia in Oriente lo storico tedesco viene citato soprattutto per garantire carattere scientifico ad un pamphlet. Nella Jugoslavia comunista, Markovič fu visto come uno dei predecessori di nuovo ordine nel paese. Gli eventi della Serbia del primo Ottocento sarebbero stati letti, in questo periodo, come rivoluzione socialista autoctona stroncata dal potere monarchico o come rivoluzione del tutto analoga a quella francese, come già visto nella prefazione di Stojančevič del 1964. Negli atti del convegno dell'Accademia serba delle arti e delle scienze del 1983 con il tito lo L'importance historique de la revolution serbe de 1SD4 (Čubrilovic, 1983), su quarantasei saggi, soltanto il settimo articolo è dedicato a Ranke, mentre gli altri quarantacinque autori non menzionano neppure lo storico tedesco. In parte anche per l'influenza di Markovič, il concetto di "rivoluzione serba" nel secondo dopoguerra si sarebbe del tutto emancipato dal significato impressogli da Ranke. L'approssimarsi delle celebrazioni del centenario dalla morte di Vuk Stefanovic i agli storici serbi la possibilità di confrontarsi ancora con Die serbische Revolution, dando nuova soluzione al "paradosso rivoluzionario". Attribute a Karadžic un ruolo decisivo nella stesura dell'opera di Ranke poteva spiegare le simpatie espresse in questa storia della Serbia, come frutto delle osser-vazioni del co-autore Karadžic. é un articolo sulla genesi di Die serbische Revolution. Usando come fonte quasi esclusivamente é a supporre l'esistenza di un manoscritto tedesco, in seguito andato perduto, che raccogliesse le informazioni che questi aveva preparato per Ranke. Le prove portate a sostegno di questa tesi sono rappresentate da due lettere di Karadžic del 1826 e del 1851, rispettivamente al letterato russo Peter Ivanovič Kepen e all'editore serbo Jovan Gavrilovic. In reallà la seconda di queste due lettere, quella del 1851a Gavrilovic, appare alquanto discutibile come prova: in essa Karadžic si limita a dichiarare di aver completato vent'anni prima la storia della Serbia nell'epoca di Karadorde. Una testimonianza del genere dovrebbe comportare qualche considerazione sull'affidabilità della memoria a lungo termine: ma Popovic non si pone questo problema. La lettera del 1826 merita di essere presa in considerazione in maniera più ap- à elaborato uno schema completo per scrivere una storia della Serbia dal 1791 fino ai suoi giorni. Nella lettera infatti Karadžic dichiara di aver composto "l'intera storia serba (completa di una cartina geografica) in tedesco, della quale non so cosa fare " (Popovic, 1963, 48). Nell'allegato alia stessa lettera si trova l'indice dell'opera, che Popovic analizza in rapporto all'edizione del 1829 della storia serba di Ranke. Effet-tivamente viene alla luce tutta una serie di analogie con la Rivoluzione, soprattutto 293 Bojail MITROVIC: UNA STORIA FRA MODELLO E TEST1MON1ANZA ..., 281-300 per quanto riguarda la periodizzazione della storia serba più recente. I risultati di questo confronto appaiono tuttavia assai poco decisivi: "Come possiamo vedere dal riassunto allegato alla lettera di Vuk a Kepen dell'ottobre 1826, il manoscritto te-desco era composto da due parti. La prima parte aveva quattro sezioni. Nella prima sezione troviamo la descrizione della Serbia [...]. La seconda sezione parla della 4 la terza presenta il popolo e i suoi costumi, la sovranità turca e le relazioni interne tra i Serbi, gli hajduk e i momak, la guerra, la vita domestica, la chiesa, la scuola e la religione. La quarta e la più ampia sezione era intitolata "La storia dell'insurrezione" (