i Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 2© L'Associazione è anticipata: annna o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 78 — 25 settem. 79 importa fior. 3 e s. SO ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'Infanzia 91 U Li CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 i Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il 8lg. Giorgio de Favento è l'amministratore I L'integrità di «» giornale consiste nell' attenersi, con costanza ed energia, al vero, all'equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 27 Novembre 1570 — Muore Jacopo Sausovino — (7. Illustrazione.) Capilli borrenti Napoli ricorderà con raccapriccio la data del 17 novembre 1878, perchè in quel giorno, in grembo ad essa, un forsennato settario vibrava il pugnale sul petto del prode soldato, del leale prence Umberto I. Subitaneo, poderoso, generale, sollevossi un fremito d'ira dalle Alpi al mare; e fece eco per l'orbe intero nel cuore degli onesti. A quel fremito, accertata la salvezza dell'amato, seguirono manifestazioni di gioia: la più commovente quella della vicina Venezia, in cui tutta la notte il popolo volle udire l'armonia dell'inno reale, e tutta la notte le campane delle cento chiese suonarono a festa. CENNI SULLA STORIA DELL' ARTE CRISTIANA nell' Istria (*) (Continuazione V. n. prec.) Dinanzi alla facciata della basilica fu eretto un portico o nartex, per accogliervi i penitenti del primo grado e gli energumeni, cui era proibito l'ingresso nella chiesa. Più tardi si ampliò il nartex, che si convertì in un quadrilatero, con cortile, nel cui mezzo vi erano fontane per lavarsi mani e piedi; simboli allusivi all'interna purezza, necessaria per entrare degnamente nella casa del Signore: indi l'uso del segnarsi la fronte con l'acqua benedetta. In faccia alla porta maggiore della chiesa, nel portico primo per cui si entrava nel cortile, innalzavasi il protirum, ossia un vestibolo arcuato, sorretto da quattro colonne**). In un angolo del portico finalmente ergevasi per lo più il battisterio. Nell'interno pure furono introdotte mano mano alcune modificazioni al primitivo modello della basilica civile. L'altare fu coperto da un baldacchino di marmo, detto ciborio, sostenuto _ da quattro colonne e sotto al presbiterio si scavò la cripta o confessione, a raccogliere le ossa dei martiri. Il coro anteriore, da non confondersi col presbitero nell' abside, occupava quasi la metà della navata maggiore ed era destinato ai cantori ed agli ordini inferiori del clero. Neil' altra metà della navata maggiore si radunavano i catecumeni illuminati ed i penitenti prossimi alla riconciliazione. Le balaustrate, composte di pilastrini, arieggianti il simbolico fiore delle balauste o melagrane, chiudevano l'accesso al santuario; e di altri simboli cristiani, come il pesce, l'olivo e la palma si ornavano i bizzarri capitelli delle colonne e le tombe dei martiri. Un corpo di fabbrica adunque a tre navi, delle quali le due laterali più basse della mediana, un unico altare, l'abside, la cripta talvolta, e al di fuori un pronex e più tardi nn intiero cortile con porticato 'quadrilatero, ecco le note caratteristiche della basilica cristiana. *) Dalla Porta Orientato, strenna istriana (anno III). Trieste, Tipografia Colombo Coen, 1859. **) Una specie di protirum è tuttodì in molte chiese campestri quel vano tra i muricciuoli con due pilastrini, per cui si entra nel sacrato. Diffusosi da Roma un tal metodo di fabbricare nelle provincie d'Italia, l'Istria fu tra le prime ad accoglierlo, e dal quarto al settimo secolo qui si alzarono le antichissime basiliche di S. Maria in Trieste, di S. Lorenzo presso Parenzo, l'Eufrasiana in Parenzo stesso, e verosimilmente a Capodistria, a Cittanuova a Pirano; la basilica di S. Maria Formosa e il duomo di Pola, delle quali l'Eufrasiana quasi intatta tuttora si conserva; e di tutte le altre si hanno preziosi avanzi o memorie. Nè di questa ricchezza di monumenti saranno da farsi le meraviglie, qualora si pensi alla floridissima condizione della provincia a que' tempi, e alle tante colonie e municipi romani in Trieste, Capodistria, Cittanova, Pirano, Parenzo, nel 35 a. C. da Augusto o istituite o afforzate con nuove genti latine. Nè ad erigerle avranno voluto i nostri ricorrere ad artisti romani, nè volendolo pure, li avrebbero potuti così di subito da Roma far pervenire; nè bisogno a ciò se nelle tante basiliche civili preesistenti iu patria trovarono, tostochè ne fu data la spinta dal di fuori, un perfetto modello. Ed Istriani adunque furono quei primi artisti delle nostre basiliche, e la somiglianza di questi templi, e le felici condizioni del paese e le gloriose tradizioni della classica antichità ne' magnifici monumenti improntate, inducono a crederlo con fondamento. La più antica basilica in provincia, se si ha a giudicare dalle reliquie che ne restano e dalle erudite disquisizioni di un nostro archeologo, sarebbe la Mariana di Trieste, eretta tra gli ultimi anni del terzo e i primi del quarto secolo. Soggetta in seguito, come vedremo a suo luogo, a molti guasti e a mal regolati ristauri, non è così facile trovarne la traccia. A raffigurarla in qualche modo nella mente, si collochi il visitatore nell'attuale navata del Sacramento, che fu già la centrale dell' antica chiesa; congiunga a questa la navata della Madonna, senza quelle tante cappelle aggiunte posteriormente, e immagini altra simile a destra, atterrata per erigere l'adito centrale del presente duomo, e avrà un'idea della basilica primitiva. Fino alla terza colonna, cominciando a noverarle dall'abside, giungeva il coro dinazi con gli amboni e le balaustrate. Nell'attuale cappella del Sacramento, per sei gradini si ascendeva all' aitar maggiore, e dietro a quello come al solito vi era il trono del vescovo ed i sedili pel clero. Ma la parte dell' antica chiesa, che dopo tanti secoli intatta ancora si conserva, è la volta dell' abside col pregiato mosaico che la adorna. Nel mezzo l'artista rappresentò la Vergine sedente in trono, vestita di ricchissimo drappo a color cilestrino, sorreggente il divino infante di lunga aurea veste coperto. Ambedue hanno il nimbo alla testa, e in quello della Vergine leggesi M-R 01' (M-fcvjp GscS Madre di Dio), e nel nimbo del bambino havvi un seguo della trinità. Due angeli, a destra l'uno, a sinistra l'altro, con l'iscrizione jf. M.....CHAEL (Sanctus Michael) e sč s G A.....(Sanctus Gabriel) le stanno in atto rivente ai lati. Nella fascia orizzontale che gira nell'emiciclo leggesi la seguente iscrizione: DIGNA . COLI . REGINA . POLI . FAMULI ; TUI...... 0...... INOB...... S . NOLI . f TE . PRESTOLANTIS . COETUS . MISERERE . RO-GANTIS . Al di sotto di questa iscrizione si veggono raffigurati i dodici apostoli, e in mezzo ad essi una palma che alto estolle i suoi rami, simbolo forse di Cristo, che è il giusto per eccellenza, e che secondo il figurato parlar della scrittura, fiorisce come la palma. 0 forse la palma, che Ezechiello vide raffigurata nel tempio di Gerusalemme, era anche pei cristiani, secondo l'interpretazione di S. Girolamo, un'immagine della vittoria che dobbiamo riportare sul mondo, per essere fatti degni di ottenere le palme delle virtù (Com. in Ezech. lib. XII). Nell'arcone dell'abside, in cui gli artisti solevano largheggiare in ogni sorta di simboli e di adornamenti, scorgonsi alcuni piccioli angeli con palla argentea in mano e suvvi una croce effigiata, e poi colombe, e più nell'alto una mano stringente corona che sporge dalle nubi. II mosaico è a tesselli vitrei e giunse infino a noi sufficientemente conservato. Le figure sono vestite tutte alla romana, nè mostrano quella tanta secchezza di forme e negligenza nel disegno che caratterizzano i dipinti dell'età posteriori. Le pieghe sono gettate riccamente e con qualche studio di verità. La regolarità adunque e la proporzione simmetrica dell'abside, la corretta lezione e lo stile della scritta nel mosaico, la totale assenza delle forme bizantine, che più tardi alterarono la prima costruzione delle basiliche, l'esistenza di floridissima colonia romana in Trieste, son tutti argomenti che determinano l'attento osservatore ad assegnare al monumento in discorso la prima erezione tra il quarto ed il quinto secolo dell'era cristiana. E a provare questo asserto verrebbe di rincalzo il fatto dell'esistenza di alcune colonne intatte sulle loro basi, sostenenti una vigorosa cornice di perfetto romano lavoro, le quali veggonsi tuttodì nell'interno dell'attuale campanile. Su questo avanzo di antico edifìzio pagano forse giàsorse il portico o il pronex della chiesa. Di cortile e di protirum nessun vestigio. E noi abbiamo veduto come il cortile appartenga allo basiliche di una seconda e più vicina costruzione. Taluno opporrà quel M-^rjp Osou nel nimbo della Vergine e lo avrà per segno ac-ceunante ad artista più tardo e bizantino. Si osservi però come le altre iscrizioni tutte sieno di pretto latino di chiesa, e si rammenti, che fino dai primi tempi usavansi greche voci anche dai latini, per indicare l'unione delle due chiese, come ne è indubbia prova il kyrie dell'attuale liturgia. Nè opponga pur altri quel:Prestolantis, misererò rogantis. La rima è più antica anche nel latino, di quello comunemente si creda; se ne abbiamo qualche traccia perfino nei classici. Il rimare per vaghezza d'armonia è naturai cosa nel popolo; nè certo la chiesa parlava il latino dotto di Cicerone e di Orazio, nò la lingua dell'iscrizione e delle catatombo era quella dei let- tarati, sì la semplice e la spigliata della plebe, già presenziente le forme dell'italiana favella. Notevole è però in questa basilica la mancanza della cripta, di cui non vestigio, nou memoria. Convien credere cbe il sassoso terreno o altre peculiari circostanze, non ne permettessero lo scavo. Vedremo del resto come nell'Istria molte antiche basiliche non abbiano la cripta, lo che induce a credere essersi le cripte scavate anco nelle chiese dell'estuario veneto in età posteriore, più che a memoria delle antiche catacombe, a custodia delle reliquie dei santi per salvarle dai pietosi ladroni. Invece della cripta si fabbricarono sacelli in vicinanza della chiesa cattedrale come il mausoleo dell'Eufrasiana di Parenzo e forse S. Fosca in Torcello. E sacello avea pure Trieste per locarvi le ossa dei martiri Giusto e Servolo, suoi protettori. Di questo e-siste gran parte nella nave di S. Giusto, col pregiato mosaico dell'abside, rappresentante il Salvatore fra i due martiri, a foggia greca vestiti. Nell'architrave al di sopra del primo capitello dietro all'altare vi è il monogramma del vescovo Frugifero, che fece fabbricare il tempietto; nel mezzo dell'edilizio s'innalza la cupola o trulla: cose tutte che assegnar fanno l'erezione di questo alla metà circa del secolo sesto. (Continua) oa,