Anno I. Numero Capodistria, martedì 26 novembre 1918. Un mimerò cent. SO. Inserzioni: per ogni millimetro di colonna larga 67 ma: Avvisi commerciali 60 cent. Avvisi mortuari, comunicati di banche, partecipazioni matrimonio o di fidanzamento 100 cent. Notizie nel corpo del giornale 100 cent. Avvisi economici (collettivi) centesimi 8, 10, e 14 la parola a seconda della rubrica ; in carattere inarcato il doppio, in marcatissimo il triplo. Pagamenti antecipati. L' Istria redenta esce, per ora, ogni secondo giorno. Abbonamento niensiie per Capodistria Lire 6; per gli altri luoghi del Regno e per 1' Estero Lire 7 anticipate. Gli Uffici di Redazione, Amministrazione e Pubblicità si trovano nello Stabilimento Tipografìe« Nazionale CARLO PRIORA - Capodistria. --' -—_: Telefono No. 40 Finalmente ! Non sembrerà vero, dopo tanfo attendere ; opperò aprano il cuore alla gioia tutti coloro cui la miseria rendeva impossibile partecipare all' esultanza delia patria redenta. 11 grido di dolore u-scito da'le colonne del nostro giornale, 1' appello ai liberatori, perchè recassero viveri agli affamati »'i Isola e di Capodistria è stato esandito. Indubbiamente per Capodistria, dove sono arrivati, oggi 25 nov. 200 quintali di iarina bianca, e molto probabilmente anche a Isola. L'Italia conosceva benissimo i nostri bisogni; ma tutti i viveri destinati a noi, dovettero esser messi a disposizione delle molte centinaia e migliaia di prigionieri italiani, calati giù dai monti dilla Tedescneria, affamati e scalzi, verso le spiaggie adriatiche. La crisi è ora superata. Ogni ora, ogni giorno ci recheranno qualche cosa di cui abbiamo maggior bisogno ; oggi la farina bianca, poi la polenta, le candele, il carbone, il petrolio. Che gioia nelle viuzze e nelle case abitate dalla povera gente. Operai, pescatori e piccoli agricoltori, maestri e impiegati, vedove e orfane, la Via crucis sta per finire; la festa della Resurrezione la celebreremo presto, tutti stretti in una sola famiglia. Un'altra buona notizia. I sussidi per Capodistria e Lazzaretto si pagheranno come segue : Dal N.o 1-600 addì 26 novembre » 601-1200 » 27 » 1201-1800 > 28 » 1801-2400 » 29 » » 2401 e seguenti addì 30 nov. Sabato 30 novembre si pagheranno le pensioni e i sussidi ai fuggiaschi, agli esteri e agli invalidi. (ìli aventi diritto al sussidio sono invitati a portar con sè, a risparmio di tempo, spezzati. Inoltre abbiano cura di comparire puntualmente nelle giornale stabilite. La continuazione del sussidio alle famiglie di militari congedati. Si è determinato un certo allarme [nel pubblico, ritenendosi che il soccorso giornaliero che lo Stato corrisponde alle famiglie bisognose dei militari sotto le armi debba immediatamente cessare, non appena il congiunto militare faccia ritorno in famiglia per licenza illimitata o per congedo. Tale preoccupazione non ha ragione di essere, poiché sta invece il fatto che il ministro Bissolati con circolare diramata fin dal 7 corr. ha disposto che, in attesa di provvedimenti definitivi del Governo, il pagamento del soccorso giornaliero «non venga sospeso» a quei congiunti che ne sono in godimento, anche se il militare torna in famiglia per licenza illimitata o per congedo. W studenti poveri del Ginnasio « « di Capodistria. « « Gli scolari del Ginnasio giustinopoli» tano che nell'anno 1917-18 presentarono istanze per ottenere un sussidio erariale, vogliano presentarsi in direzione o mandare a questa il loro indirizzo. C'è da distribuire 2800 corone fra poche persone, che ricevono così da 100 a 150 corone l'una. Coloro, che avendo accettato tutti i numeri dell'«Istria Redenta», non respingono neppure questo, saranno considerati senz'altro come abbonati. Gli affreschi del Pordenone a Ccisarsa. Impressioni di viaggio del prof. Giov. Musner. La quattrocentesca chiesuola di Oasar-sa, grossa borgata sulla linea ferroviaria Treviso-Udine, in cui Giovanni Antonio de' Lodesani o de Cuticelli, nato a Pordenone nel 1483 e morto a Ferrara nel 1539, copri l'abside d'affreschi, è ora intieramente abbandonata dacché nel 1883 fu eretta la chiesa nuòva. Quand'io vi giunsi in una bella domenica di settembre nel 1909 i battenti, sconnessi ed intarlati dal tempo, rabbattuti, a mala pena impedivano l'entrata a una schiera di oche pascolanti sul piazzale erboso. L'interno trovai ingombro di scale, di capre, di travicelli e legnami d'ogni sorta, il pavimento sparso di mattoni e calcinacci; vi rimasi quasi due 'ore e non vidi un cane che s'affacciasse a vedere che cosa stava facendo. Povera chiesuola! neppur la gloria fulgente di forme e di colori, con cui l'arte t'aveva fatto così bella, valse a salvarti dalla trascuraggine vergognosa degli uomini. Non si sa in qual anno il Pordenone conducesse 1' opera sua, poiché non vi appose nè il suo nome, né alcuna data; e neppur alcun documento fin'ora è venuto alla luce che ci illuminasse in proposito; ma la costante tradizione e più lo stile non lasciano dubbio sulla sua paternità. In quanto al tempo si può dire con certezza ch'essa appartenga alla maturità del Maestro, quando la sua maniera, movendo da Gìorgione, sotto l'influsso di Tiziano e di Palma il vecchio aveva raggiunto il suo pieno sviluppo nel concetto e nella tecnica e s'era affermata la sua personalità, ben distinta fra i pittori della scuola veneziana. Son cinque pareti colle lunette a sesto acuto, gli spicchi della volta e la grossezza dell'arcone ch'egli decorò; nella parete centrale si vede la croce con appesi gli strumenti della Passione. Delle figure, che dovevano esserci ai piedi della stessa, si scorge appena qualche traccia. Sulla prima parete a destra è figurata la risurrezione d'una donna per mezzo del legno della croce, miracolo che valse a distinguerla da quelle dei ladroni. Nella lunetta: Cristo disteso ed inchiodato in croce. La seconda parete mostra Eraclio, che, deposte le insegne e le vesti d'imperatore, porta la croce in Gerusalemme; e la lunetta, Cristo deposto dal patibolo. Della pittura sulla prima parete a sinistra non restano che misere tracce, cosicché non è possibile rilevarne il soggetto; la lunetta rappresenta Cristo che porta la croce. Sulla seconda parete è raffigurato Costantino a cavallo in mezzo ai suoi guerrieri ed un angelo che gli mostra la croce, segno di vittoria; nella lunetta: la regina Saba, che invece di passare sul ponticello, costruito dagli Ebrei sdegnati coli'albero destinato ad essere la croce di Cristo, vi s'inginocchia davanti e l'adora divotamente alla presenza di tutto il suo seguito. Negli otto spicchi della volta si vede nel mezzo Dio Padre, più sotto la mistica colomba e Cristo in gloria adorato e sostènuto dagli angeli. Seguono quindi nelle altre vele: s. Giovanni Evangelista e s. Gerolamo, s. Matteo e s. Ambrogio, s. Marco e s. Gregorio Magno, s. Luca e s. Agostino, tre profeti fra cui Davide. Nella grossezza dell'arcone si vedono, in basso: due santi vescovi in tutta figura, poi dentro a tondi le mezze figure di s. Agnese, s. Barbara, s. Agata, s. Caterina, s. Apollonia (?), s. Elisabetta, s. Lucia e s. Margherita. Intorno ai singoli quadri e negli sguanci delle finestre corrono fregi vaghissimi di fogliami e fiori, di putti pieni di grazie e di birichineria, d'animali grotteschi, di bende svolazzanti, di candela- j bri, vasi, medaglioni ecc. che rivelano ! una fantasia ricca, ma disciplinata da ■ un vivo senso deila bellezza. Il Pordenone ebbe «una mente vigo-rosissifna a concepire idee, a variarle, a risolverle, a ritrarre gli affetti; un jtrtefice che affronta le difficoltà dell'arte con gli scorti più nuovi, colie prospettive più difficili, col «rilievo più staccato dal fondo. Così giudica il Lanzi, e questo giudizio non smentiscono certamente gli affreschi di Casarsa; anima fiera e xisoluta osò misurarsi con Tiziano, e se non ne raggiunse l'altezza, l'ardimento suo non è poco per la sua gloria. Anzitutto bisogna ammirare la felice distribuzione dello spazio a seconda dei vari soggetti. Nell'interpretazione dai fatti è chiaro, ardito nelle pose e nei movimenti e temperato nello stesso tempo quale non sempre fu in altri lavori. Le figure non sono molto espressive, il Pordenone non è uno scrutatore d'anime, ma grandiose, nobili, magnificamente drappeggiate ed adorne ed hanno quella pienezza di l'orme propria dei veneziani unita ad una vigoria maschia e risoluta. Sopratutto le Sante negli ovati dell' arcone vivono di quella vita gioconda che si rivela nell'opulenza delle torme, nella morbidezza calda delle carni, nell'onda fluente dei capelli dorati, nel languore dello sguardo, caratteri propri massimamente delie donne di Palma il vecchio. Eppure in quelle creature, cosi liete di vivere la vita in tutti i suoi diritti, non c'è ombra di quella civetteria, di quell'espressione ambigua, di quell'aria cortigianesca che offende in tanti quadri sacri dell' epoca barocca. Gli artisti, che fiorirono nel momento più felice - e il Pordenone fu di'questi - del glorioso Rinascimento italiano, avevano troppo sano 10 spirito e puro il concetto della bellezza, troppo raffinato il senso della gioia perchè l'arte loro potesse esserne offuscata. Come primo freschista della scuola veneziana il Pordenone si distingue pel disegno, ed anche qui se ne hanno le prove: .uno dei profeti della volta, agitato dallo spirito del nume, in uno scorcio prodigioso alza verso il cielo 11 volto infiammato e le braccia; ardito è pur lo scorcio di Cristo disteso sul legno della croce ; e forse fin troppa arditezza sfoggiò nei cavalli, introdotti nella scena della visione di Costantino. E questa fierezza di disegnare, che in altri potrebbe apparir bravura, ha la sua ragione nallo slancio appassionato con ; cui concepisce, nell' esuberanza di vita, nel movimento drammatico che era nella natura del pittore. Anche come coloritore il Pordenone è degno della fama che gode la scuola veneziana. L'impasto de' suoi colori è splendido e saporoso, nelle • tinte calde, sapientemente sfumate, c' è la forza che modella le forme e v'infonde il palpito della vita. Il Lanzi, già citato, osserva che nell'effetto e nella magia del chiaroscuro c'era chi J o preponeva a Tiziano. A sfondo delle composizioni servono vedute di paese che non sono il loro ultimo pregio per la varietà dei motivi, l'armonia delle linee, la prospettiva con ciii s'allontanano e la luminosità lieta dell' aria. Sulle pareti in fondo alla chiesa sono" gli altari laterali; quello a destra fu dipinto dal Pordenone, consiste d'un architettura sobria, nelle tinte del marmo, che racchiude le figure della Madonna in trono col Bambino ed ai lati santo Stefano e un re, forse Eraclio. Tutta l'opera è relativamente in buono stato, nè guasta da irriverenti ristauri, però in qualche punto si dovette fissare l'intonaco che minacciava staccarsi. La scena di Eraclio che porta la croce in t Gerusalemme fu malamente guastata per far posto alla porta della sacristia. Per quanto l'Italia sia ricca di cose belle, tuttavia l'umile chiesetta di Casarsa meriterebbe maggior cura ed anche d'esser meglio conosciuta tanto più che le opere di Giovanni Antonio da Pordenone non si trovano ad ogni pie sospinto. Educazione. Ci siamo ricordati delle parole del Michelet: — Quale deve essere la prima preoccupazione democratica? L'educazione. — La seconda ? L'educazione. — La terza ? L'educazione — La democrazia, infatti, à bisogno di edu-cazione per imparare a governarsi da sè ; à bisogno di educazione, infine, per far proprio il pensièro di tutti gli uomini che pensano, il sapere di tutti gli uomini che sanno. E. Wandervelde. Cronaca Cittadina. \ AI FRATELLI D'ITALIA «mici e conoscenti del Capitano BIAGIO COBOL. Appena le barriere separanti gli oppressi dai liberatori furono atterrate, ecco giungere lettere piene di esultanza dirette al Cap. Biagio Cobol. E' il figlio Giuseppe che anela a ricongiungersi col babbo, sono ammiratori del lupo di mare, di cui conoscono l'ardente amore all' Italia, il cuor d'oro, le ango-scie e i dolori della vita d'internamento. E', fra tante, una signora veneta, che al Capitano e alla consorte sua, scrive testualmente coti: « Carissimi, Siamo commossi $ sbalorditi per le gloriose e precipitose vittorie che ci rendono i nostri poveri paesi, redimono tutti i nostri fratelli e pur voi amici nostri! Immagino la vostra esultanza! dopo tante pene siete ritornati in paradiso; i vostri sogni si sono avverati. Il grido di Biagio «Italia, avanti7» fu ascollato. Ora potete gridare : -Italia nostra». Scrivetemi presto e a lungo e abbiatevi tutti un bel bacio.» Venezia, 11 nov. 1918. 11 signor Teodoro Caflero fu Davide scrive da Brindisi in data 9 Novembre. «Carissimo Cap. Biagio, Sperando che le torture passate nel campo di concentramento, ove fosti internato dal Governo di Mastro impicca, ab-' Mano risparmiato la tua ferrea fibra, , e che la presente ti ritrovi in pieno vigore nella tua Capodistria sempre italiana, mando a te, primo campione dell' irredentismo, in segno di verace amicizia e di religione politica, i più cordiali e fraterni saluti. Tuo aff.mo amico Teodoro Cafiero fu Davide.» Scrive una signora da Verona queste poche ma espressive parole: «Caro Biagio, Evviva /' Italia, evviva Roma nostra; il voto dei nostri Cuori si è compiuto. La piena gioia del mio cuore mi fa intuire V esultanza del vostro. Benedetta la Patria che ora ci raccoglie tutti sotto il suo tricolore vessillo.» Ma il Cap. Biagio Cobol, amici e conoscenti suoi, non è ancor giunto a Capodistria; fino a un mese fa scriveva ai suoi parenti di star bene benissimo, fisicamente, lui, Ja moglie e tre teneri figli ; di soffrire immensamente per la opprimente separazione dal caro suolo natio ; di esser sicuro dell' imminente vittoria e dell'imminente sfacelo e rimpatrio. Ma poi? quando si sperava di L'Istria. Redenta vederlo approdare finalmente ai ridenti lidi della sua "città natale, le comunicazioni furono improvvisamente inter-rote. Nulla si sa di certo qui a Capodistria. 11 16 nov. «L'Istria redenta» telegrafò al Governatore Petitti, pregandolo di provvedere aH'jmmediato rimpatrio dell' eroico internato ; ma fin' ora non ci giunse alcuna notizia. Forse le nevi che soglion cadere abbondantissime nella valle dello Ziller, dove il Capitano vive coi suoi cari, impediscono a lui di recarsi a Innsbruck, dove i soldati d'Italia Son già da parecchio tempo. Comunque sia, il Cap. Biagio Cobol ■non è ancora a Capodistria. 1 suoi amici facciano tutto il possibile per restituirlo subito alla sua casa. Un mese fa era a Mayrhofen 104, Zillertal, Tirtìlo. «L'Istria Redenta». I pescatori militarizzati dal cessato Governo aspettano ancor sempre un risa-rcimento per il denaro dovuto loro dal capitano Perten. Sentito avvicinarsi i liberatori, il Perten piantò qui la moglie e fuggi portando seco, con altri denari, il misero salario dovuto ai pescatori militarizzati, 24 persone, ognuna delle quali attende' eia tanto tempo la liquidazione dì 11 giornate a 5.05 cor. !' una per il vitto, più 36 centesimi per la paga. Due settimane fa essi sperà- . vano di essere risarciti con la distribuzione di £efrèrì alimentari, evidentemente erariali, che erano stati sequestrati alla famiglia del capitano. Ma la roba, marmellata, vino ecc., rinchiusa ih un locale della dogana, stamane (25 nov.) sarebbe sènz' altro partita per Trieste, se i pescatori non fossero stati in tempo a fermarla. Imitati per questo continuo supplizio di dovei;, chiedile e tornar a chiedere inutilmente In stessa cosa; essi pregarono il prof, lìoi.cii di appuraci la verità in tutta questa faccenda. E cosi si venne a sapere .'che da Trieste iéfra* venuto l'ordine di restituire alla moglie del cap. Perten tutta la roba sequestrata. Allora i "pescatori chiesero uri' udienza \al Sindaco, e qui ottennero la promessa che in un modo o nell' altro i loro crediti sarebbero pagati entro pochi giorni, t II giorno 9 corr. ni. il Comandante di quésto Presidio Militare, Sig. Capitano Vittorio Bizzari. onorò di sua visita il Pio Istituto Grisoni, ricevuto dall'infero personale dirigenta e dall'amministratore ; parlò agli orfanelli ed or-fahèlle ivi ricoverati, baciò i due più piccoli per tutti ed'il suo smagliante fervorino fu salutato con entusiastici evviva all' Italia, al Re ed all' Esercito. S' è costituito un Comitato por offrire in omaggio al Sindaco di Capodistria Signor Nicolò de Belli la fascia sindacale. L' eventuale civanzo va devoluto alia Croce Rossa italiana. , Per chi vanta crediti di fronte al cessato Gorerno. Domenica 10 ni. c. a'è costituito un comitato per tutelare gli interessi dei creditori di Capodistria verso il governo austriaco per pretese dipendenti da qualunque titolo (requisizioni, sequestri, danneggiamenti in genere)! Ì1 comitato di cui è presidente l'avv. Derin, invita tutti i creditori a voler quanto, prima insinuare le loro pretese nella cancelleria dell'avv. Derin o al segretario del gruppo sig. Franco Gerin. Ospite illustre. La sera del 24 c. m., ad ore 19, arrivò a Capodistria il comandante di divisione generale Berto-lini, e insieme col suo stato maggiore scese al Pio Istituto Grisoni, festosamente accolto dal direttore don Lona e dall' amministratore Percolt. Onorò di sua presenza la casa del concittadino Giuseppe Marsich, dove fu improvvisato, con generale sodisfazione degli intervenuti, un cordialissimo ricevimento. Durante il banchetto il generale ringraziò per la cortese ospitalità e inneggiò all' Italia e al Re. Il giorno seguente il generale fu salutato dal Sindaco. L'Istria redenta, fedele interprete dei sentimenti della popolazione dà qui il benvenuto al primo generale del glorioso esèrcito italiano, col cui arrivo sembra finalmente tradotto in realtà il bel sogno delle prime giornate di novembre. Arresti di pregiudicati. Furono. arrestati dai carabinieri nella Trattoria «fTomasin» tre pregiudicati provenienti da Triestei tali Martiz Eugenio, Longar Filippo e Michelone Erminia, perchè trovati in possesso di grimaldelli e di cartucce da revoltella, nonché di oggetti d' oro e di denaro contante trafugati a certo Predónzan Giovanni di qui. Listino delle merci fornite dalla locale Commissionn d'Approvvigionamento dai 25 - XI al 1 - XII m. c. ; ■ -- 1 Sett. Prezzo o Qualità dei genere per per fe S persona chilo 3~ 3 ** deca. Lire 2 S T3 Farina gialla . . . 20 t »J 3,— 109 "» di frumento . 20 3.G0 110 Orzo pilato .... 10 3,— 112 Fagiuoli ...... 10 5,— 113 Sapone* ...... 25 0. — 114 Carne in conserva**. — 3.— Ili Zucchero ..... 15 2 90 108 *)' Soltanto ai meno abbienti. **) 1 vaso per tessera. CORRISPONDENZE. I Arresti. I carabinieri operarono l'arresto di certi Tedesco Antonio e Germano, di Bertoch Giuseppe e di Brainich Giuseppe, tutti da Pobeglii, per furto qualificato e per atti pericolosi alia vita altrui su denuncia di De Carli Antonio possidente da Pobeghi. A costui erano stati rubati quattro capretti; e allorché, accortosi che la refurtiva stava nascosta in una casetta di campagna di proprietà di Antonio Tedesco, si recò sul luogo assieme a suoi compagni per riprendersi quanto era suo, fu assalito da più persone armate che gli spararono anche addosso. Questo il fatto. Dal processo verbale di arresto risulta 1' accortezza usata dai carabinieri nell' iscoprire i colpevoli, come pure la loro completa astensione da quanto potesse far ritenere essere spinti piuttosto da,animosità contro non italiani, anziché dal rigido dovere di far giustizia. Non già sulla base di supposizioni del danneggiato o di superficiali indicazioni di altri, i carabinieri passarono all' arresto dei ladri, ma dopo oggettive indagini, perquisizioni e confronti, tanto che il loro operato lasciò soddisfatta tutta la popolazione di Pobeghi. PIRAMO. Anche Piran o ha vissuto e vive tuttora giornate indimenticabili. Io non so né posso esprimere tutto quello che ho provato in questi giorni! Mi sembra un sogno. Mi par di sognare uno di quei sogni dorati dei bimbi che vedon le fate ed i paesi incantati. Il tricolore a Pi-rano ? Dunque siamo liberi'? E' vero che possiamo gridare: «W l'Italia» senza che nessuno ci soffochi il grido nella strozza? Si, Pirano è finalmente libera. 11 30 ottóbre, quando si seppe che a Trieste era scoppiata la' rivoluzione, i piranesi o, per meglio dire, quei pochi giovani rimasti in paese, seguiti da donne e ragazze, sempre prime nelle manifestazioni patriottiche, diedero l'assalto alla caserma, disarmarono i soldati ed arrestarono il comandante austriaco. Non si può narrare in poche righe. quanto ha sofferto la popolazione.. Gli episodi di crudeltà e ferocia sono innumerevoli. Anche noi abbiamo il nostro martire. Ed è un giovane • agricoltore dal cuore caldo e generoso come la terra che egli arava, dall'anima nobile e tenace come la fede dalla quale essa era illuminata. Questo eroe si chiama Piero Fonda. Mazziniano nel più puro significato della parola, fu tra i fondatori del «Fascio giovanile istriano», cui appartenevano Nazario Sauro e Pio Cambini. Appena scoppiata la guerra, fu arruolato nell'esercito austriaco. Per una lettera in cui manifestava la sua fervida fede italiana, fu arrestato, processato e condannato a morte. Al processo, invitato a rinnegare la sua fede, aprendosi con gesto fiero la giubba, rispose : «Fucilatemi, se credete, ina non rinuncio alla mia fede». La pena gli fu commutata in 10 anni di carcere duro a Mellersdorf ove morì dopo un anno e mezzo per i patimenti subiti. E la notizia della sua morte fu portata alla madre sua da un gendarme con queste testuali parole: «Quel porco de so fio xe crepà.» La madre impazzì dal dolore e dopo poco tempo morì. L'11 novembre' il tenente dott. Luigi Ruzzier commemorò con nobili parole fra la generale commozione questo giovane eroe popolane cui i piranesi tributeranno, speriamo, particolari onoranze. Virgi Ruzzier. La Redazione dell' «Istria redenta» è ben lieta di pubblicare questa magnifica relazione d'una donna. E come è disposta a fare per tutti gli altri martiri delle terre redente, accoglierà riverente e grata anche la commemorazione del piranese Piero Fonda promes saci da un suo degno concittadino. MONTOYA. .Riceviamo e pubblichiamo: Il N. 5 dell' Istria redenta e precisamente 1' articolo: «Come furono occu-J pate alcune città istriane», firmato R. Puceli, là dove paria del grande entusiasmo con cui Montona accolse i liberatori, incolpava il «medico distrettuale* di non essere contento del nuovo stato di cose e di aver preteso durante gli scorsi tempi prezzi di strozzinaggio e l'orti quantitativi di generi alimentari in pagamento delle sue prestazioni. Ora chi scrive ritiene senz' altro trattarsi di un equivoco, e ad onore "della verità, onde evitare possano sorgere ingiustificati rancori in questi magnifici giorni di esultanza nazionale, rileva che il medico comunale (non distrettuale) di qui, signor dott. Defrancesclii, perfetto galantuomo, fervelìtissimo italiano, e professionista di mente illuminata e di ottiijno cuore, non si è mai macchiato di quanto apparisco accusato ed à goduto sempre, come tuttora gode, la fiducia e la stima di tutte le classi della popolazione di Montona, nonché di Portole, di Grisignana e di Pinguente, dove recavasi settimanalmente a sostituire i medici assenti. L'autore di questo scritto è persona carissima a tutto il popolo di Montona. E perciò noi siamo len lieti di poter opporre il suo pai-ere al giudizio dato al nostro corrispondente II. Puceli da istriani viaggianti cqh lui iu treno. Il nostro ambiente è così pieno di accusatori, che anche le persone più immacolate possono essere oggetto di diffamazione. Epperò 1' unico mezzo atto a distruggere certe dicerie è appunto la stampa. (N. d. lì.) PARKXZO. «Cara Istria Redenta» ! Meglio tardi che mai. Poco, pochissimo si è parlato di questa città, che può annoverarsi fra più ardenti d' alto sentire italico e fu chiamata appunto por questo la rocca deiritalianità-Quattrogiorniinnanzi la liberazione, per notizie diff'usesi rapidamente d' una grande vittoria e conseguente tracollo dell' Austria un soffio improvviso di libertà ci esaltò gli animi e tosto, Come per incanto, apparvero i primi tricolori. In breve la città ne fu inondata, dovunque il benedetto simbolo della Patria sbocciava come*, per una fioritura meravigliosa. Si percorse la città cantando gli inni fatidici del Risorgimento, le aquile furono divelte e lanciate in mare, bruciate bandiere giallo-nere fra le risa e gli applausi di tutti. In breve scomparve ogni abborrita insegna della tirannide. Si costituì qui come altrove il Comitato di salute pubblica, si organizzò prontamente la guardia nazionale, e si aspettò con ansia infinita 1' arrivo dei fratelli. La sera del 3 novembre si udì giungere da lontano il rumore di navi in rapida corsa. «Son dessi, son dessi» fu il grido; si temeva però d'ingannarsi per la delusione provata il dì innanzi. Non pertanto una vera folla ansimante, affannata, inondò in pochi istanti il molo e le rive, sospingendosi, urtandosi, pazza di gioia, commossa, ardente d'amore fraterno. Nella semi-oscurità causata dalla scarsa luce dei pochi fanali accesi, guizzavano rapide fiammelle (e si portò persino un lume a petrolio) per vedere, gli occhi di tutti si fissavano nel buio, gli orecchi tesi, il cuore in sussulto. Le navi si avvicinavano ognor più; già se ne distinguevano i contorni indecisi, il momento diveniva solenne ; frasi tronche, singhiozzi, grida inarticolate partivano dalla folla; canti e saluti che si traducevano in urla appassionate seuza parole, eco d' un amore troppo a lungo compresso, in cui si concentrava tutta la passione eroica d' un popolo oppresso, che cominciava ora a respirare le aure di libertà. Le navi erano vicine. «Italia» si chiese; e tal suonò 1' affettuoso grido, poiché vedemmo l' adorato e sospirato vessillo sorgere come portato dalla stujjji: Vittoria. La folla ondeggiò, si protese verso il mare, verso le navi d'Italia come per stringerle in un unico delirante amplesso. Le grida e i saluti si fusero in un urlo potente, altissimo, in un iTrTó eh' era follia, estasi, eh' era salito al diapason della passione umana. Chi potrà mai descrivere con acconca parale l'entusiasmo, le lagrime, gli applausi? La realtà rasentava i confini del meraviglioso, i riflettori sprigionavano fasci di luce tricolore, che ne avvolgeva iti una carezza ideale. I nostri cuori palpitavano all' unissono con gran onoro della Patria, ci sembrava di vivere una vita super umana e si sarebbe detto che l'anima del passato alitasse gloriosa e fiera su noi. Nella sera istessa fu issata sul palazzo del comune la bandiera recataci dalla Patria. In queir atmosfera di sogno tutto si compiva con atti quasi immateriali. Noi dovemmo sentirci aerei, leggieri; gli occhi fissi sulla bandiera che lentai mente veniva issata, estatici. Si fece ito-religioso silenzio; era un rito sacro che si celebrava lassù, semplicemente, misticamente; quasi le due bandiere, V antica e la nuova, sembravano ailacciars-in. un amplesso ineffabile. La prima rappresentava il passato doloroso, ma fecondo di gloria, il passato che aveva combattuto le sue battaglie in nome dell'ideale e che ora abbracciava il presente, concessogli in premio della lotta secolare, asprissima in premio della tede e dell' amore ardentissimo. 3 novembre, stella fulgida, apparsa sull' orizzonte del nostro cielo, sera di ebrezze divine, di palpiti infiniti, tu ci starai eternamente scolpita in cuore come la più sublime delle melodie, la più dolce delle canzoni, poiché in quella sera magica noi abbiamo per la prima volta conosciuto deliziosamente la Patria . ____Redenta. A quièta penna 'nobilissimi che '[{irà piangèré e gioire,'" còn sdrai pàlpiti vivificatori di tante e tante virtù fin ora condannate a bruciar dolorosa-mente il cervello e il cuore dei più genuini rappresentanti dell' Istria Nobilissima, giungan il. salìito e V augurio dell' «Istria Redenta». PICCOLtA POSTA Gli spacci tabacchi e le agenzie di pubblicità dell' Istria e eli Trieste che desiderano Vendere l'Istria redenta e assumere per suo conto avvisi economici, annunci matrimoniali ecc. sono pregati di rivolgersi subito con le rispettive' offerte all' Amministrazione del giornale. I corrispondenti sono pregati di scrivere ,su di una sola facciata delle cartèlle e su righe ben distanti i'una dall'altra. Amici di Fola, Diynano, liovigno, Albona. Favoriteci gì' indirizzi del luoghi più adatti alla distribuzione del nostro giornale. è stato aperto il @ GABINETTO DENTISTICO | ORARIO: 10-12 ® © | Via Callegaria N. 1211 IL : M. l>epaiig][fter : | RinGRflzinmEnTD Le sottoscritte profondamente commosse ringraziano sentitamente tutte quelle gentili persone che, sia coli' invio di fiori, sia coll'intervento ai funerali, vollero ono-rarelamemoria della loro indimenticabile ANTONIETTA , ' L'addolorate famiglie Zalacosta e Cociancick. Editore, Direttore e Redattore Responsabile ; ARTURO prof. BONDI. Stab. Tip. Naz. CARLO PRIORA - Capodistria.