ANNO VII. Capodistria, 16 Novembre 1873. N. 22. LA PROVINCIA giornale degli interessi civili, economici, ani ministrativi DELL' ISTRIA, ed organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre ili proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Atti ufficiali della Società agraria istriana. Abbiamo ricevuto e pubblichiamo il seguente articolo. Quanto all' indugio della Giunta Provinciale Dell'attuare il progetto, veniamo a rilevare da buona fonte che furono fatte da parte di questa tutte le pratiche per la scelta del direttore della stuoia, e che la definitiva risposta ' spetta ora alle autorità governative, le quali sollecitate da chi ne ha ricevuto l'incarico, si decideranno una Tolta, e sarà tolto, speriamo, l'ultimo impedimento perchè finalmente sia aperta la scuola. Crediamo inutile far richiami sulle idee svolte iu quest'articolo, per confrontarle alle nostre idee, le quali abbiamo manifestate e sostenute tante volte, per cui non può restare più un dubbio sulla nostra opinione nella questione. Non so a cosa attribuire l'indugio che si frappone all' attuazione della tanto desiderata scuola agraria provinciale. Intanto mi sembra ben fatto il valersi delle considerazioni che possono scaturire contrarie in genere sulla sua opportunità e convenienza, non già a combatterla, ma onde rivolgerle a portare nel programma degli studi e delle esperienze tutte quelle modificazioni le quali, riconosciute di pratica utilità, varrebbero a perfezionare ed estendere i risultati che si attendono dalla medesima. Difatti l'avvenire di questa scuola dipenderà dal programma e dall'indirizzo più o meno pratico che concorrerà ad informarlo. Per questo noi abbiamo veduto non riescire alcune scuole agrarie che sursero anni sono in varie Provincie dell'Italia e della Francia; dove in seguito studiata la questione dal suo vero lato, cioè quello di I Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. creare fattori di una industria che praticamente esiste, le vediamo prosperare. Allora la teoria accennava alla mancanza d'istruzióne agraria e tentava di estenderla, oggi la teoria e la pratica degli avuti insuccessi marcava la strada da doversi percorrere. Difatto in queste scuole vengono iniziati i giovani allievi alle svariate e minute cognizioni pratiche della piccola e media coltura e corredati i loro studi da quelle nozioni che si riferiscono al disegno topografico ed alla valutazione della reudita di un predio. Così questa scuola la ritengo adatta alla nostra provincia non soltanto sotto l'aspetto del progresso --fi metodi di coltivazione, quanto anche sotto quello di procurarci un buon personale di amministratori i quali, collocati anche alla testa di una delle nostre aziende, possano con poche modificazioni seguire dei sistemi già stabiliti e portare quelle nozioni di contabilità da cui dipende molte volte l'ordine e l'utilità dell'impresa. Per conseguire questi risultati dovrà la scuola trovarsi alla direzione di una tenuta ove possibilmente esistiuo le più importanti industrie agricole e culturali attuate precisamente secondo il modo generale della provincia, eccettuati quei miglioramenti di effettivo tornaconto che l'abilità dell' agronomo direttore vi avesse introdotto. Questa norma ed il riflesso che uiia sola scuola debba bastare per tutta la provincia consiglieraiino il luogo di ubicazione più conveniente. Nella nostra provincia riscontrasi un vuoto nella gerarchia agricola e questa scuola varrà in parte a riempierlo, poiché da questa dovrebbero escire de'buoni direttori d'aziende e fattori, le quali persone sono le sole atte a sviluppare nei villici il mestiere intelligente. Dovendo fare delle osservazioni sulle speranze che si attendono da questa istituzione, prescindendo dai calcoli che avrà fatto chi di ragione per conoscere la giusta dimanda, od in altre parole, il vero bisogno che sente la nostra agricoltura di questa classe di persone, le ritengo assolutamente concatenate alla prospettiva che dovrà sorridere all'allievo; quella cioè di trovare facilmente un impiego. Che se avesse per avventura a succedere che i giovani, compiuto questo tirocinio, non avessero ad intravedere un possibile ed adeguato collocamento, se molti dovessero per vivere ripigliare la marra e l'aratro, istrumenti cui speravano imparare a maneggiare per insegnare a dirigere altrui, allora la scuola avrà un risultato meschino. A me pare, e sia detto in buona pace, che nella gerarchia agricola nostrana oltre la lacuna che incontrasi di bravi amministratori, manca l'impulso che a tutti questi agenti secondari dovrebbe venire impartito dalla mente direttrice dell' azienda, in una parola, dal padrone agricoltore. Sotto questa denominazione intendo quell' individuo senza il quale l'agricoltura non è che un'astrazione od una cieca imitazione, e dal quale dovrà sempre partire quell' impulso razionale a tutte le svariate forze d' una agricola impresa. Nella classe agiata della provincia, tutta posse-ditrice di fondi più o meno estesi, scorgesi una modificazione salutare nella tendenza agli studi, così che vanno apprestandosi per certa forza naturale i requisiti di un possibile sviluppo agrario. Con tutto ciò mi sembra d'intravedere come ai genitori di questa classe i quali desiderano dirigere alle pratiche agrarie qualcuno de'loro figli, possa nascere la difficoltà di comprendere il modo opportuno di renderli esperti, pella mancanza o troppo distanza di istituti agronomici superiori. Io credo fermamente che per allevare buoni agricoltori nel nostro paese, sia sufficiente che i giovani, i quali saranno un giorno chiamati dai loro interessi ad esercitare V arte dei campi, dopo un corredo di buoni studi scientifici si applichino alla teoria agricola; i buoni libri di agricoltura basteranno per iniziare convenientemente l'allievo, la pratica poi converrà se la procuri presso una azienda rurale'ben tenuta o presso la stessa scuok agraria provinciale. Dopo questi studi teoretici e pratici, il giovane agricoltore potrà dirigere con successo la sua azienda e vi porterà delle conoscenze svariate e quell' abitudine di generalizzazione che caratterizza l'uomo padrone dell' arte che professa, e che sa trovare adeguate soluzioni per tutti i casi che si presentano. Allora avremo colmati tutti i vuoti nella gerarchia agricola istriana : allora soltanto la scuola agraria provinciale avrà ottenuto il suo vero intento. Riportiamo dalla Nazione una lettera dell' economista Leone Carpi sulle condizioni dei contadini in Italia ed i modi di sollevarne le miserie. Tra altre, vi è una proposta, quella di formare società di beneficenza per le campagne, la quale meriterebbe i riflessi dei nostri comprovinciali. Abbiamo già avuta occasione, non è molto, di sentire da alcuni egregi patriotti espressa la necessità di influire nelle campagne; e non è proposta nuova, ma che si rifa ogni volta in cui, la classe agricola chiamata ad esercitare i suoi diritti, viene ad un maggiore contatto, che non è il solito del registrare le partite del dare e avere, con la classe civile, composta per la massima parte di proprietari i quali abitano le città. Ora, che una certa agitazione s'infiltra in queste classi agricole e che la loro potenza unita se contraria a noi, può recare danni incalcolabili, e per di più danni che si rovescierebbero su quella ugualmente che su noi, è duopo mettersi sul serio a prendere un partito. Ci sembra opportunissimo quello che mutata mutandis, viene proposto dal sig. Carpi; cioè la istituzione di società di beneficenza per le campagne. Ecco la lettera: O nor. sig. Direttore del giornale La Xazione. Ella premetteva al mio articolo sul caro dei viveri (4 ottobre), che io consideravo l'argomento dal lato forse il più trascurato, dal lato cioè che si riferisce alle sofferenze dei contadini. Veggo ora che il Governo ed il giornalismo si fanno alfine solleciti di questi nostri paria, perchè ne temono le sommosse. E ciò affermo perchè in generale ben pochi si preoccupano in Italia dell' infelice condizione delle classi lavoiatrici campagnuole, quantunque da oltre 20 anni veggo richiamata la pubblica attenzione su di esse da molti scrittori di mente e di cuore. Non è che il male che si lamenta ora sia pas-seggiero, come asseverano taluni, ma è la recrudescenza del male che giova sperare sarà passeggiera: ma il male esiste grave intenso e da lunga pezza, e se non fosse altro lo provano le centinaja di migliaia di contadini che disertano le campagne per emigrare ogni anno alle città ed all'estero. La maggiore sventura si è che nelle sfere governative ed in generale fra gli abitanti dei grandi centri, non se ne conosce nulla o molto imperfettamente. Non è certo nei teatri, nei caffè, nei geniali ritrovi delle classi colte ed agiate, nei gabinetti dei giornalisti e degli scienziati, e nelle sale dorate che si possa formarsi un' idea ben netta della condizione costantemente misera di tre quarti dei nostri contadini, i quali nell'inverno provano atroci e compassionevoli privazioni. Così pure non si conosce quasi per nulla cosa si covi nell' animo loro man mano she si dirada attorno ad essi la nebbia dell'ignoranza e della superstizione che li faceva rassegnati e mestamente servili. Tanto ciò è vero, che due dei più reputati giornali d'Italia, (Opinione e Riforma), rappresentanti in modo più accentuato i due grandi partiti politici monarchici liberali in cui si divide il nostro paese, caddero ambi, questa volta d'accordo, negli stessi erronei apprezzamenti. Per conoscere la vera condizione dei proletari agricoli ed in generale dei contadini, conviene studiarla quasi incogniti nelle campagne, nei loro tuguri, nei loro ritrovi, nelle osterie dei villaggi ed anche alle fiere ed ai mercati, e nei vagoni ferroviarii di terza e quarta classe, e tutto ciò ' preferibilmente nell' inverno. Altro che dire dalle nostre sedie curuli che i contadini in Italia non hanno propositi sovversivi. Io invece dichiaro che ne hanno istintivamente per intuizione di molti, causa i mali trattamenti che s'infliggono loro quasi ovunque. Lasciate che si risveglino, come dissi, dalla ignoranza e dalla superstizione, e lo vedrete, se di meglio non si opera a loro riguardo. Non è vero come fu detto che in Italia prevalga la piccola coltura, mentre in tre quarti del suolo Italiano governa la grande coltura con istrazio notevole dei poveri contadini. Quello che non vi è ancora fra le nostre popolazioni agricole non è la materia infiammabile, come con pericolosa inconsapevolezza taluno afferma, ma bensì per buona ventura vi mancano ancora gli apostoli intelligenti ed abili del socialismo e dell' internazionalismo. Ma chi deve fare a fidanza su questa circostanza che può venir meno da un istante all' altro ? Comparisca in Italia, per il meno male, un Giuseppe Arch, 1' amato ed intelligente agitatore legale (lei contadini inglesi, e due milioni dei nostri cainpagnuoli abbandoneranno in pochi auni la coltura del suolo, se le loro coudizioni non venissero ragionevolmente migliorate di assai. Voglia perdonarmi, onorevole sig. Direttore, questo troppo lungo esordio, causato dal vedere considerate come accidentalità provvisoria, le sollecitudini che ora s'impetrano pei lavoratori agricoli in causa del caro dei viveri. Io non potevo passare sotto silenzio tale sintomo d'indifferenza sociale pei contadini, di cui ora si temono le sommosse, mentre che sventuratamente la loro condizione è in generale costantemente trista e piena di triboli. Io ho fatto molti, e per quanto possibile, accurati studii (di cui parecchi già pubblicati), sulle vere condizioni dei contadini italiani, e seco loro ho diviso per quarant' anni pene, piaceri e dolori. Ecco perchè sembrami, subordinatamente, potere avere qualche competenza nelle questioni che li riguardano. Lessi nella Gazzetta d' Italia del IO corrente mese una lettera del signor Bruzzone nella quale rende conto con accenti di dolore e di raccapriccio della paranza di numerose brigate di contadini che colla loro amiglia disertano ora le campagne dell' Alta Italia >er recarsi in America spintevi dalla disperazione. Sono parole sensate e pur troppo piene di verità. Altrettanto accade in grandi proporzioni nelle provincie meridionali, ed io ne posseggo prove ufficiali di recentissima data. Poveri infelici ! E il meno male che possono fare. Quando le bufere, le pioggie, le nevi, i geli trasmutano nelle campagne il creato in scene d'orrore, contro cui lottavano invano, specialmente nelle annate calamitose, milioni d' individui senza pane, senza indumenti, senza industria casalinga, senza nulla insomma che li sollevi da acutissime privazioni, come volete pretendere che questi diseredati dalla fortuna amino il suolo che li vide nascere, sieno scevri di rancore verso le classi agiate, e pensino a difendere la patria e la società a cui nulla li lega ? forse che nei centri popolosi si prende cura di questi infelici ? Non si sa nemmeno che esistano ! Eu savio provvedimento quello preso dal Ministero dei lavori pubblici, affinchè per ogni dove si dia mano per quanto possibile ai lavori di utilità pubblica nel vicino inverno, ma è un rimedio parziale e ben lungi dal rispondere all' uopo. Ci vuole 1' azione e la beneficenza di tutti come ella ben disse, e su tutta la superficie del paese. Potrei anch'io, per secondare il di lei invito, suggerire degli espedienti e dei rimedi molto serii, so- pra alcuni dei quali richiamai altre volte l'attenzione» del pubblico in sollievo delle popolazioni campagnuole; ma adesso, stante l'urgenza che ne incalza, vorrei permettermi di proporre un espediente che, se non ho le traveggole, parini li comprenda tutti. Questo consisterebbe, a mio subordinato avviso, nel formare in tutti i centri più popolosi d'Italia (e sono a centinaia) delle Società di beneficenza allo scopo di visitare per turno di persone e di luoghi nella prossima stagione invernale le case, o per meglio dire le famiglie più povere dei contadini e dei proletari agricoli. In questo pietoso ufficio i parroci ed i medici dei villaggi sarebbero ovunque di prezioso ausilio. Non è a dirsi che occorrano a priori alle prein-dicate Associazioni molti mezzi per alenire tanti dolori e tante miserie. Se ci fossero tanto meglio, ma non è essenzialmente su di essi che io faccio consistere l'importanza dell'istituzione. I nostri contadini quando si trovano abbandonati in preda alle sofferenze, lavorano senza elasticità, maledicono la loro sorte, e covano tristi propositi contro i proprietari, e soltanto l'estrema ignoranza e l'estrema superstizione li fanno rassegnati. Dall'altra parte, sebbene ignoranti, sono sensibilissimi ai buoni trattamenti ed oltremodo grati e riconoscenti per le cure che vi prendete per loro e per le loro famiglie, più assai che non lo sieno le classi . povere della città. Se visitate i loro luridi tuguri si credono beati ; se date loro buoni consigli vi benedicono ad ogni momento; se sorregete le loro famiglinole iu caso di malattie e di sventure, vi divengono talmente affezionati e fidi, che potete contare su di essi assai più che sui migliori amici che possiate avere nella città. Ecco perchè a me parrebbe giudiziosamente provvidenziale la suindicata istituzione. Immensi vantaggi materiali e morali potrebbersi ripromettere da essa, e fra questi: 1. Potrebbe in qualche modo a diretto contatto la popolazione povera delle campagne colle classi colte ed agiate delle città nelle epoche per la prima di supremi bisogni, così gli attriti e gli odii che le privazioni creano od inaspriscono verrebbero meno grado grado. 2. Verrebbe additata alle classi agiate centri popolosi, con perfetta cognizione di causa, la varia natura dei mali a cui convenga tosto provvedere. 3. Potrebbesi fare sensatamente appello ai numerosi Istituti di beneficenza delle città, ed agli uomini pii sempre pronti a soccorrere gl'infelici quando vengano loro additati, onde provvedessero a pronti soccorsi nei casi più strazianti. 4. Le stesse società visitatóri, conosciuti i mali a cui convenga porre immediato sollievo, si quoterebbero o farebbero immediata questua sotto tutte le forme fra le classi agiate per riescire, quanto è possibile, al loro nobile intento, come così sovente praticasi pei poveri delle città, le di cui sofferenze sebbene meno acute, sono sollecitamente attenuate perchè funestano davviciuo il civile consorzio. 5. Gli abitanti agiati dei grossi villaggi verrebbero di certo ad avvalorare con sussidii l'opera delle proposte società. 7. Gli uomini colti ed agiati delle città imparerebbero a conoscere una serie infinita di mali che tribolano nell' inverno i poveri loro concittadini delle campagne e 1* indifferenza, la superbia, e la presunzione, di molti verrebbero severamente, dalla vista di tante miserie e dalla natura dei fatti, spente o rintuzzate. 9. I proletari della campagna imparerebbero dal canto loro a rispettare e stimare nel cuor loro, che è quello che veramente importa, le classi agiate delle città. 8. Neil' ordine morale i benefici sarebbero pure notevolissimi. Quanti buoni uffici non potrebbero prestarsi, secondo i casi da tali associazioni rispetto alle dissidenze domestiche ; quanti buoni cousigli non potrebbero porgere sul lavoro, sull' ordine, sulla nettezza, sili' emigrare, sulla subordinazione, sul risparmio, sull' educazione dei derelitti fanciulli, e sopra molte altre cose secondo la natura dei casi che si presentassero ! 9. Neil' ordine morale, non si può ommettere di accennare la tacita pressione che tale istituzione eserciterebbe sui proprietarii, rispetto agli alloggi di quei disgraziati, che sono orrendi in due terzi delle campagne italiane; non che rispetto alla misura dei salarli, ed alla compartecipazione sui prodotti del suolo. Così pure eserciterebbero una certa influenza sui Comizi agrari per determinarli a studiar modo, onde promuovere e sviluppare l'industria casalinga dei contadini a seconda dei prodotti delle varie regioni d'Italia. Nè meno efficace potrebbe essere 1' azione loro affinchè venissero istituite associazioni per proteggere, consigliare e dirigere l'emigrazione all' estero, sul-1' esempio della Germania, del Belgio, della Francia, e dell' Inghilterra. E qui faccio punto; avvegnacchè vi siano se non erro, tali e tanti vantaggi da potersi ragionevolmente attendere da simili istituzioni, che non è agevole di tutti enumerarli, tanto più che sfuggono all' occhio volgare, e che è più facile il sentirli che l'espri-merl i. Koma, 15 ottobre 1873. Suo dtv. Amico Leone Carpi. CORRISPONDENZA. Borna 7 Ottoire 1873. Mentr' io vi scrivo, a Torino si sta scoprendo il monumento a Camillo Cavour. — Le pagine di un giornale istriano non debbono star mute a tanto argomento, quando tutta la stampa del mondo civile acclama questo fatto come un doveroso omaggio alla memoria del più eminente statista del nostro secolo, del fondatore della nuova diplomazia nazionale. Washington, Londra, Pietroburgo, Berlino, Vienna, senza parlare delle città della nostra Italia, sia per mezzo di rappresentanze ufficiali, che per mezzo dei più autorevoli periodici, offrono in questi giorni un tributo di stima e di ammirazione al grande propugnatore del principio dell'unità nazionale. Roma non poteva naturalmente stare seconda ad alcun' altra città d'Italia nel compiere questo doveroso atto di riconoscenza : infatti nessuno ignora che gli ultimi anni della vita dell' illustre subalpino furono interamente consacrati al pensiero per questa città. Torino e Roma si dovevano stringere la mano ; Torino, dove si svolsero colla vita le prime idee del nobile conte, e Roma, a cui Egli dedicò gli ultimi suoi sospiri. Perciò Roma, oltre molti distinti cittadini, mandò a Torino il suo Sindaco, una deputazione speciale ed un battaglione di ben 400 uomini della sua guardia nazionale. Forse saravvi chi si stupirà di vedere accolti nella Provincia questi cenni, perchè parrà di trovarvi un'attinenza politica e quindi un contrasto col programma del vostro giornale. Ma, senza rilevare la poca delicatezza di tale stupore, che suonerebbe rifiuto di riguardo, verso un estinto, che il mondo intero, amici ed avversarii, rispettano, e che 1' età venture venereranno ancora più di noi, vorrei soltanto domandare qual mai giornale, politico o non politico, quotidiano o bimensile nell'Impero Austro-Ungarico si asterrà iu questi giorni di esprìmere sensi di stima pel nobile avversario, che non è più, pel grande uomo di Stato, che onorò il secolo nostro ? Nessun pubblicista, che veramente tenga al proprio decoro ed alla propria riputazione, potrebbe commettere si grave sconvenienza. Il Municipio di Torino ha sparsi inviti in tutto il Regno e da tutte le parti ha ricevuto premurose risposte di accettazione. Il conte Sclopis ha invitato con un dispaccio telegrafico i membri del Tribunale Internazionale di Ginevra, che risiedono, come voi sapete, a quale immensa distanza ! Quelli di Nuova York risposero che avrebbero incaricato qualcuno di rappresentarli. Dei giornali, oltre lo speciale invito alla Gazzetta della Germania del Nord, furono invitati pure alcuni di Parigi e di Vienna. Sindaci, società, corporazioni, istituti, accademie, tuttociò che rappresenta, o significa, o importa qnalche cosa, tutto fu invitato. Così Torino è in questi giorni un ritrovo di scienziati, di pubblicisti, di uomini di maggiore o minore importanza di tanti diversi luoghi, ma tutti si stringeranno fraternamente la mano, in considerazione dell' idea che traspira da quel monumento. E quanti, che conobbero quell' infaticabile uomo, sì modesto, sì semplice, in tempi di grandi speranze e di opere degne di lui, sentiranno ridestarsi nel cuore la fiamma della sua fede e la forza della sua costanza ! E quanti d'altra parte davanti a quelle sembianze si sentiranno piccini, piccini ! Mah !..... Ho veduta pur qui una medaglia coniata dall' incisore Giani di Torino, raffigurante nel diritto un Genio alato, che colla sinistra impugna una fiaccola accesa, sopra la quale è una fulgida stella, e colla destra, stringendo un serto d'alloro, s'appoggia ad uno scudo di forma ovale, nel mezzo del quale sta l'effigie dello statista italiano. L' effigie pesa sopra un basamento, in cui campeggia lo stemma della città di Torino. Il rovescio reca la seguente iscrizione: — A ■— Camillo Cavour — nato in Torino — il X Agosto MDCCCX — Gli Italiani — Auspice il Municipio — Neil' esergo leggonsi le parole : Inaugurandosi il monumento nel Novembre 1873. Domattina nell' aula massima del Campidoglio, di fronte al ritratto del Rè, verrà collocato il busto di Cavour, a seconda del voto del nostro Consiglio Comunale. È. T. Notizie e documenti per la conoscenza delle cose istriane. I Gavardo di Capodistria. ( V. numeri 13, 14, 15, 20 e 21 della Provincia) 46. — 1550, agosto 16. — Lettera da Lubiana, di Giovanni Lambergh Vice Capitano della Carniola alli Magnifici signori Santo, Ruberto e Gavardo de Gavardi in Capodistria, nella quale dichiara insufficiente la cauzione od obbligazione mandata a Sua Maestà per la liberazione dei loro fioli e nepoti Dario e lulio ch'erano tenuti come ostaggi, e propone una special formola che sarà loro portata dall' onorato Messer Andrea Stetner, cittadino di Trieste ecc. ecc. 47. — 1550, agosto 26. — Risposta dei suddetti Santo, (Capitano degli Schiavi), Gavardo e Roberto fratelli de Gavardi, al Vice Capitano della Carniola, colla quale si rifiutano nettamente di stendere la carta di cauzione nella forma proposta, perchè conteneva la confessione di torti ed abusi da essi non praticati, e implicava la rinunzia a diritti di essi, appoggiati al Concordie di Gradisca e alla Sentenza di Trento, intendevano di esercitare. Però offrono altro atto di cauzione stipulato per man di Notaio, ed usano parole rispettose verso Sua Maestà per ottenere la liberazione dei nominati loro figli e nepoti. Ma insieme espongono francamente e altamente i torti, i danni, le persecuzioni, le insidie avute dai loro nemici. Il documento quanto lungo altrettanto importante per i fatti, che espone, è una pagina di storia che rappresenta al vivo la vita che si ugnava nei paesi di confine anche dopo la Sentenza decisoria e pacificatoria di Trento. 48. 1557, dicembre 21. — Lorenzo Priuli doge, in seguito a parte presa, ieri nel Consiglio de' Pregadi, assegna sulla Camera di Raspo pensione vitalizia di annui ducati 40 per ciascheduno, ai fratelli Dario e lulio Gavardo, ai quali da l'epiteto di strenui La Ducale è diretta ad Angelo Malipiero Capitano di Raspo. 49. — 1568, agosto 21. — Pietro Loredan doge, in seguito a parte presa ieri in Pregadi assegna sulla Camera di Raspo annui ducati 60 per anni 5, allo strenuo Gio. Francesco Gavardo allora Capitano di Barbana, e ciò in vista delle egregie operazioni fatte in servigio dello Stato dai suoi maggiori e da lui stesso in recente fazione contro gli Uscocchi, e verso l'obbligo di tener due boni et sufficienti cavalli a servizio della Signoria et obbedienza del R.ettor di Rasilo. La Ducale è diretta a Giacomo Salomon Capitano di Raspo. 50. — 1574, marzo 13. — Alvise Mocenigo doge, in seguito a p;irte presa ieri in Pregadi, rinnova il suddetto assegno di ducati 60, per altri anni 5, a favore dello stesso Gio. Francesco Gavardo. La Ducale è diretta a Marin Pesaro Capitano di Raspo. 51. —1578, dicembre 7. — Nicolò da Ponte doge, in seguito a parte presa ieri in Pregadi, rinnova per altri anni 5, et oltre i anni cinque a beneplacito della Signoria, l'assegno di cui sopra, (V. n. 49 e 50) e verso i medesimi obblighi. Nel testo della Parte, riprodotta come di solito nella Ducale, sono articolati i meriti del Gavardo, cioè la brillante spedizione compiuta contro gli Uscocchi colla presa d'uno dei/loro Capi, la morte d'un suo germano, l'offerta di 25 cavalli e di due suoi figliuoli per la prossima passata guerra ecc. ecc. La Ducale è diretta ad Antonio Contarmi Capitano di Raspo. 52. — 1580, gennaio 10. — Nicolò da Ponte doge conferisce a Gio. Francesco Gavardo la carica di Vicecollaterale in Capodistria rimasta vacante per la morte di Cristoforo de Verzi. Nel testo sono brevemente ma assai marcatamente accennati i meriti ed i servigi prestati per centinaia d'anni dalla famiglia Gavardo alla Repubblica, meriti e servigi che non si ripetono, perchè i lettori già li conoscono. La Ducale è diretta a tutti i Podestà e Capitani e agli altri Ministri e Rappresentanti della Repubblica, ma specialmente al Podestà e Capitanio di Capodistria e al Capitanio di Raspo. 53. — 1588, aprile 11. — Pasquale Cicogna doge conferisce a Rinaldo Gavardo la carica di Vicecollaterale in Capodistria rimasta vacante per la morte di Zuanne Zaroto. La Ducale è diretta a tutti i Podestà, Capitani, Ministri, Rappresentanti della Repubblica, ma più specialmente al Podestà e Capitanio di Capodistria, e al Capitanio di Raspo. 54. — 1588, giugno 18. — Pasquale Cicogna doge, in seguito a parte presa ieri in Pregadi, assegna sulla Camera di Raspo, a Rinaldo Gavardo pensione vitalizia di ducati 40, delli 60 che godeva il Genitore di lui Gio. Francesco ora defunto. La Ducale è diretta a Bertuccio Bondumier Capitano di Raspo. 55. — 1597, ottobre 17. — Marin Griinani doge, in seguito a parte presa oggi iu Pregadi, aumenta da ducati 40 a 72, (6 ducati al mese), 1' annua vitalizia pensione assegnata a Rinaldo Gavardo con Ducale 18 giugno 1588 ; (N. 54), e ciò perchè possa meglio attender all' obligo di mantener due cavalli all' obbedienza del Capitano di Raspo. La Ducale è diretta a Paulo Tiepolo Vice Capitano di Raspo. 56. — 1598. luglio 7. — La Vicecollateria della Provincia dell'Istria fa fede, che nell'anno 1594, quando la città di Capodistria armò la sua Galera, è stato per Nobile sopra la medesima il signor Iseppo Gavardo. 57.— 1602, settembre 24,— Marin Grimaui doge, in seguito a parte presa oggi in Pregadi, assegna sulla Camera di Raspo ducati 3, al mese, a vita, a Pietro Gavardo, in vista dei meriti della famiglia e dei suoi particolari, acquistati in fazioni contro Uscocchi, in occorrenze di sanità ed altro. La Ducale è diretta ad Alessandro Zorzi Capitano di Raspo. 58.— 1614, novembre 29.— Marc'Antonio Memo doge, ili seguito a parte presa oggi in Pregadi, esonera Rinaldo Gavardo fu Gio : Francesco dall'obbligo di tener due cavalli, pur confermandogli la pensione e vitalizia di ducati 6 al mese (V. n. 55,) e ciò per i meriti e per le condizioni speciali sue e della famiglia. La Ducale è diretta a Lorenzo Gabrieli Capitano di Raspo. 59.— 1612, aprile 16.— Girolamo da Mosto Podestà e Capitano di Capodistria attesta che Domino Iseppo Gavardo, Sargente della Compagnia de' soldati di Montona, ha mostrato più volte nell'iiicoütxQ delle Mostre generali, sufficienza, attitudine, esperienza e valore. 60.— 1616, novembre 29.— Annoio Talìer Podestà di Montona attesta che D. Iseppp Gavardo Sargente di quelle ordinanze ha bene custodito quella Terra non solo, ma uscito "più d'uua volta alla campagna a danno „de' nemici, ha governato la sua geut§ eoa quella „ destrezza e deligenza che si conviene a soldato di ho-„ noie, et in particolare si é diportato con molto valore „nella fazione che fu fatta a dì 17 Ottobre sotto „ Treviso, (Treviso di Pisino) dal Capitano Agostino „ Mondino, havendo mantenuto il suo posto; et inoltre „ attrovandosi ultimamente coli'Illustrissimo Proveditor „ Zorzi alli abbruggiainenti fatti a dì 25 Novembre „ nelle Ville di Chersicha, Butenegla, Novacco, Ceruglie „ et Previs, al tutte abbruggiate, havendosi diportato „ con molta sua laude et sattlsfazioue nostra ecc. ecc. 61. —1618, gennaio 24^- Anzolo Gabriel Podestà e Capitanio di Capodistria in uno al Consiglio dei Nobili di quella Città, elegge alla Carica di Capitano degli schiavi di quella Giurisdizione, (rimasta vacante per la morte del signor Giacomo Brutti fu Antonio), il Nobile Gio: Francesco Gavardo di D. Rinaldo, e ciò in vista dei meriti ecc. ecc. e con tutte le utilità, benefica emolumenti, ecc. ecc. 62.— 1618, gennaio 24.— Anzolo Gabriel Podestà e Capitanio di Capodistria accompagna al Serenissimo Principe l'atto di elezione ora detta (n. 61), domandandone la conferma, e nell'accompagnarlo accenna concisamente ma precisamente i molti meriti della famiglia Gavardo e dice in particolare dell'eletto Gio: Francesco che ha esatta cognizione di tutto quel territorio, degli abitanti e confini di esso ecc. ecc. 63.— 1618, giugno 5. — Antonio Friuli doge, havuto il parere delti Regolatori sopra la Scrittura (Magistratura militare), e detti Scansadori dette spese superflue, in unione al Senato, approva e conferma la elezione di Zan Francesco Gavardo in Capitanio degli Schiavi, col mensile salario di lire 79, de'piccoli ecc. ecc. La Ducale è diretta ad Angelo Gabrieli Podestà e Capitanio di Capodistria. 64.— 1618, agosto 25.— Bernardo Tiepolo, Vice-Proveditor Generale nell'Istria, attesta che lo strenuo „ Iseppo Gavardo Sargente sopra l'Ordinanze del Quar-„ tier di Montona, nel tempo di questa guerra in que-„ sta Provincia contro l'inimico in più e diverse fazio-„ ni si e sempre dimostrato pronto, et con quel valore „ et attitudine che da qualsivoglia altro Ufficiale ben „intendente nell'arte militare si poteva desiderare ecc. ecc. 65.— 1627, luglio 13.— Giovanni Cornaro doge nomina il fedel Pietro Gavardo a Vice Collaterale in Capodistria, posto rimasto vacante per la morte del di lui genitore Rinaldo. La Ducale è diretta a tutti i Rettori e pubblici Rappresentanti, ma particolarmente al Podestà e Capitano di Capodistria, e al Capitano di Raspo. 66.— 1632, gnigno 17.— Francesco Erizzo doge commette a Pietro Capello Podestà e Capitano di Capodistria che, come si fecero a Venezia, si facciano a Capodistria gli ordinari Proclami perchè chi vuol concorrere al posto di Vice Collateral nella Provincia dell'Istria, venga a darsi in nota a Venezia nel termine di giorni IO, passato il quale se ne farà dal Collegio la elezione. Il posto era rimasto vacanta per rinuncia fatta dui fedel Pietro Gavardo. 67.— 1643, marzo 14.— Gio: Francesco Gavardo fu Rinaldo fu altro Gio: Francesco, supplica il Serenissimo Principe che voglia assegnare a ciascuno dei tre „ suoi figliuoletti maschi, Rinaldo, Zuanne ed Antonio „ tuia mensual proviggioue da essergli pagata dalla „ Cambra di Raspo, onde conoscendosi essi educati me-„ diante la Regia Munificenza della Serenità Sua possi-„ no coiisecrar le vite loro in glorioso servizio della „ Repubblica con esempio degli Avi non meno gene-„ roso. ecc. ecc. Nel testo della Supplica sono riassunti brevemente e con garbo i molti meriti della famiglia orinai abbastanza noti al lettore: fra questi l'abbandono volontario, per non assoggettarsi a Principe straniero della Fortezza di Castelnovo e sue Ville, che dalla Munificenza Sovrana era stata confermata atta famiglia in feudo perpetuo, nobile, gentile ecc. ecc. 68.— 1643, marzo 14.— Francesco Erizzo doge in esito a deliberazione dei Signori Savii dell'una " e dell'altra mano, commette ad Andrea Morosiui Podestà e Capitano di Capodistria d'informarsi bene e di dire V opinion sua con giuramento e sottoscrizione di mano propria giusta le leggi sul contenuto della Supplica di Gio. Francesco Gavardo qui sopra citata (n. 67). La stessa commissione doveva esser data al Capitano di Raspo. 69. — 1649, settembre 27. — Francesco Molino doge rende universalmente noto che oggi nel Consiglio dei dieci è stata presa parte in forza della quale il fedel Rinaldo Gavardo, per li meriti della famiglia e per le particolari qualità sue, è stato dispensato dal requisito imposto dalla Parte del Maggior Consiglio 1569, 3 Luglio, di provare cioè la nascita del padre e dell'avo nella città di Venezia. Abbbenchè nati ambedue in Capodistria, viene dichiarato cittadino originario affine possa concorrere alla prova di Estraordinario detta Cancelleria Ducale. 70.— 1655, agosto 19.— Teodosio Gavardo aggravato da anni 70, con il peso di quattro nipotini e una nezza dell'età d'anni 13, quali per le tenui fortune detta sua afflittissima casa non potrà ne-anco racchiudere in un monastero, (segni del tempo!) supplica il Serenissimo Principe perchè alla tenuissima pensione di quattro ducati al mese, goduta da due soli dei quattro nipoti, voglia aggiungere altra provinone sicché possa allevarli ai servigi della Serenissima sulle orme gloriose de' suoi Maggiori.— La supplica è una variante di altre già note ai lettori con questo solo di più che ricorda un Alessandro Gavardo morto in Francia in pubblico servizio. La supplica, come di metodo, è stata rimessa ai Savi dell'una e dell'altra mano, i quali la commisero agli ultimi ritornati Capitani di Raspo e di Capodistria perchè informati rispondano giusta le Leggi. 71. —1655, agosto 23.— Marc Antonio Grimani, ultimo ritornato Capitano di Raspo e altra volta Podestà e Capitano di Capodistria conferma pienamente quanto è stato esposto da Teodosio Gavardo nell'ora accennata sua Supplica (n. 70,) e lo dichiara degno della grazia domandata a favore dei quattro nipoti che sono Zuanne, Antonio, Pietro, e Alessandro. i ms 72. — 1655, agosto 23.— Girolamo Zusto ultimo ritornato Podestà e Capitano di Capodistria risponde e<1 informa favorevolmente sulla supplica di Teodosio Gavardo. (n. 70. e 71.) 73.— 1655. settembre 29.— Carlo Contarmi doge rende noto universis et singulis che è stata presa parte di assegnare ai cinque (sic) fratelli Gavardi di cui sopra (V. n. 70. 71, 72,) ducati 6, al mese dalla Camera di Raspo, cosichè uniti alli quattro che ora godono, sieno ducati 10 al mese in vita loro, affinchè possano educarsi nella via della virtù e con gli esempli de' loro antepassati dedicarsi al servizio della Repubblica con vantaggio della medesima e con gloria di loro stessi. 74. —...........Zuanne< Gavardo del fu Gio: Francesco Capitano, domanda ài Serenissimo Principe per se e fratelli la grazia che fu altre volte accordata, (V. n. 69.) ad altro di lui fratello Rinaldo cioè di essere equiparato ai cittadini originarli, abben-chè il padre e l'avo loro sieno nati in Capodistria e non in Venezia. 75. —........Giovanni Gavardo, Nodaro al Magistrato Eccellentissimo dell' Avvogaria, supplica gl'illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Capi del Consiglio di 40. di poter poner in essa carica un sostituto per godere la libertà di applicarsi in altro pubblico servizio che gli dia maggior occasione di esercitar la fede ereditata dagli Avi; in un servizio militare cioè. Egli era già stato in armata ai servigi dell'Inquisitor Dandolo, compagno a lui in tutta la sua travagliosa spedizione e fra l'inclemenza dei disastri marittimi, e fra i pregiudizi di salute che gli hanno finalmente involato la vita. Anche in questa supplica sono bellamente riassunti i fatti più gloriosi della famiglia Gavardo. 76.— 1659, novembre 30.— Angelo Gabrieli Proveditore Estraordinario di Sebenico, sue Fortezze e Territorio, attesta che „Alessandro Gavardo, prima „ come Venturiere per molti mesi in Sebenico, poi „ come Tenente della Compagnia del Capitano Gat-„taldo Moscardi, in ogni pericoloso cimento contro „ l'inimico Turco, nelli posti avanzati, nel governo e „ impiego della detta Compagnia, e ogni volta che occorse ostare alle nemiche vessazioni in tutto il corso „ delle due passate campagne, sempre si è dimostrato „ pronto, obbediente ai pubblici comandi e corraggiosis-„simo." 77.— 1664, ottobre 4.— Domenico Contarmi doge, rende noto a tutti i Venetir Rappresentanti che oggi nel Consiglio de' Pregadi è stata presa parte di condurre ai servigii della Signoria, Pietro Gavardo per „anni cinque di forma e due di. rispetto a pubblico „beneplacito, con dispendio di Ducati 300 all'anno, „che sono li stessi che godeva il di lui fratello Antonio già Venturiere in più campagne della Dalmazia, „morto mentre si allestiva per la carica di Personaggio „ nel Castello di Brescia. 78.—1665. maggio 5.— Il Magistrato dei Proveditori sopra i denari, veduto che la carica discapitano degli „schiavi di Capodistria è carica militare perchè tiene „l'obbligo di assistere alla custodia dei Castelli alli „confini dell'Imperio, di ponervi alle occasioni quella „milizia che bisogna, • et essere come Capitano di „ Oernide comandando alle Ordinanze di schiavi a lui „subordinate, e veduto che esso Capitano non è mai „stato descritto nei Cattastici, risolve, sopra istanza 1 del Capitano Zuanne Gavardo, che debba essergli pagato lo stipendio mensile di lire 79 senza alcuna detrazione di decime; tale essendo la pubblica mente espressa in Parte 19 Zugno 1664, ecc. ecc. 79.— 1667, febbraio 24.— Domenico Contarmi doge rende noto che fu presa parte in Pregadi di concedere come si concede a "Giovanni Gavardo ducati 10 „ bona valuta al mese in vita sua, (quali detratte le „solite gravezze restano 7. in circa) d'esserli corri-„ sposti dalli Camerlenghi di Comun, e questi in „vista delli importanti e fruttuosi servigi prestati in „ congiunture difficili come Segretario del nobil uomo „ Antonio Barbaro già Proveditor Generale di Candia, „ nonché in riflesso del servigio prestato nella stessa „ Città di Candia di Pietro di lui fratello quale Sti-„ pendiato ordinario in tutto il corso della caduta cam-„ pagna, e in riflesso finalmente dei servigi di altri „due fratelli l'uno già assunto nell'ordine della Can-„ celleria Ducale, 1' altro parimenti condotto dalla s, Signoria. La Ducale non è riportata che in estratto. (Continua). NOTIZIE. Nella seduta 9 ottobre p. p. la Giunta Provinciale prendeva la seguente deliberazione: Avute dall' I. R. Presidenza luogotenenziale le promesse ulteriori comunicazioni circa alla istituzione da parte dello Stato di un ginnasio inferiore in Pisino, successivamente completabile coi corsi del ginnasio superiore, e risultando dalle medesime che nel detto ginnasio l'uso della lingua italiana sarebbe ammesso soltanto temporariamente nei primi due corsi, e per alcune materie soltanto, mentre net corso in avanti tutta la istruzione dovrebbe essere impartita in lingua tedesca, con ciò che le lingue italiana e slava siano insegnate come materie obbligatorie, solamente ai rispettivi nazionali, e coll'aggiunta altresì di un corso preparatorio per l'apprendimento della lingua tedesca, e risultando del pari da quella comunicazione che l'attivazione del predetto ginnasio sarebbe vincolata alla condizione che il comune di Pisino abbia da cedere gratuitamente all'istituto le necessarie località, fornite dalle corrispondenti suppellettili per iscopi scolastici, di provvedere a proprie spese per la conservazione dell'edificio, e di contribuire annualmente un importo in denaro da determinarsi, e dall'altro canto la provincia dell'Istria debba assumersi il contributo di fior. 1500 fissato dalla Dieta Provinciale nella seduta del 12 novembre 1872 a tale scopo, e decampare dall'attivazione di un ginnasio reale inferiore provinciale nella detta città ; ritenuto che la Giunta Provinciale ebbe già nella lunga serie dei precedenti memoriali a sviluppare i motivi pei quali essa non può in questo riguardo secondare le mire governative; e ritenuto che la sua posizione è chiaramente delineata dalla deliberazione pell'anno decorso della Dieta Provincia'e, circa all'attivazione in quella città d'un ginnasio reale inferiore, colla lingua italiana d'insegnamento, e con studio obbligatorio della lingua tedesca ; viene deliberato di rescrivere alla Eccelsa I. R. Presidenza luogoteneuziale, colla trasmessa del protocollo della relativa seduta della Rappresentanza comunale di Pisino : non essere la Giunta iu grado di corrispondere alle richieste della noti surriferita, in merito alla ricercata concorrenza del fondo provinciale sulla spesa di conservazione del progettato ginnasio tedesco di Pisino, ed alla desistenza dell'attivazione in quella città d'un ginnasio reale inferiore provinciale, conformemente all' anologo deliberato della Dieta Provinciale. La Giunta Provinciale in seguito alle fatte rilevazioni locali ha rimessi all'I. R. Capitanato distrettuale di Pisino i buoni pel ritiro di frumento ed orzo da parte di quelle famiglie del distretto giudiziario di Pisino, a favore delle quali venne accordata la antecipazione di sementi. Incaricava il segretario provinciale di recarsi nella comune di Castua affine di prendere esatta conoscenza dello stato di quell'amministrazione comunale, e del modo con cui vengono economicamente trattati i boschi del Comune. Veniva in pari tempo incaricato di visitare i Comuni di Albona, Fianona, Lovrana e Volosca allo scopo di prendere in esame lo stato economico dei medesimi, ed il modo con cui vengono dagli stessi disimpegnate le incombenze di legge. La Giunta Provinciale accordava: al Comune di Verbenico per 1'esercizio 1874: l'addizionale dèi50% sul dazio consumo del vino, carni e bibite spiritose. Al Comune di Isola, salva la sanzione Sovrana, P addizionale del 100% al dazio consumo degli spiriti, del 60% su quello del vino e la tassa di fiorini due per ogni emero di birra venduto al minuto, e nel Comune censuario di Corte d'Isola l'addizionale del 60% sul dazio consumo del vino e bibite spiritose; e fior. 2 per ogni bove od armenta, e soldi 20 per ogni vitello e castrato macellati. Al Comune censuario di Volosca, salva la sanzione Sovrana, il 60% al dazio consumo del vino e bibite spiritose e del 100% a quello sulle carni, nonché la tassa di fior. 1 per ogni emero di birra al minuto, e nel Comune censuario di Abbazìa il 60% al dazio consumo del vino e bibite spiritose. Dal fondo provinciale venne pagato all' orfanotrofio di Trieste f. 6967. 92 per saldo spese di mantenimento e cura prestata durante il primo semestre 1872 ad orfanelli pertinenti all' Istria. Il Comitato stradale di Buje ha ottenuto dal fondo provinciale un antecipazione di f. 500. La fabbrica di grassi in Dollina impiega presentemente quaranta operai; le cattive strade su quel di Capodistria sono però di non poco inceppamento a quest'industria. (lergesteo). Leggiamo nel Litorale, N. 11 : Finora le tre Provincie costituenti il Litorale aveano ognuna un proprio Consigliere scolastico provinciale, il quale sor- vegliava a nome del Governo le scuole popolari e le medie di ciascuna provincia. Veniamo ora a rilevare che le tre provincia in fatto di sorveglianza scolastica vennero unite, e che l'i. r. Consigliere scolastico sig. Antonio Stimpel avrà sotto la sua saggia direzione le scuole medie di Trieste, dell' Istrij e del Goriziano, mentre nelle scuole popolari delle citate provincie avrà la sorveglianza il sig. Ispettore scolastico Clodig. Desideriamo che il prefato signore, quaudo dopo essere stato alcun tempo fra noi, sarà chiamato iu altra provincia, lasci quella cara memoria, quel ricordo di affetto e quel sentimento di stima e di devozione, che 1' egregio signor Stimpel lascia ora fra noi. In quanto all'i, r. Ispettore scolastico provinciale Monsignor Zarich, alcuni dicono esser desso destinato per le* scuole popolari della Dalmazia, altri sostengono che egli sia chiamato nella medesima qualità nel Tirolo italiano. Quello che è certo si è, che egli ha cessato di fungere in Istria. L' egregio Prof. Vincenzo de Castro in seguito alla sua visita, tanto gradita, fatta alla nostra città, e della quale abbiamo tenuta parola nell' ultimo numero, dirigeva al nostro signor Podestà Dr. Belli una lettera con cui offre: ad agevolare il compito alla spett. Commissione, nominata dal Municipio per trasformare 1' asilo d'infanzia di carità secondo gli ultimi sistemi, oltre che la sua opera, quell'aiuto materiale, di cui dispone la società promotrice dei giardini d'infanzia somministrando gratuitamente, all'asilo infantile di Capodistria, il più necessario arredamento scolastico e facendo istruire una buona maestra locale in una o 1' altra delle Scuole normali speciali di Milano o di Bergamo da lui fondate e dirette. Cogliamo l'occasione per ripetere l'invito alle nostre giovani maestre, di farsi avanti, sicuri che le autorità scolastiche favorirebbero i loro tentativi, e facendole avvertite che, provvisto chesia all'asilo di carità, quella che prima o meglio saprà istituire un giardino d'infanzia per le classi agiate qui, oltre che fare un opera buona, farà anche un buon affare, perchè è certo che tutti preferiranno mandare i bambiui dove meglio sarà provveduto alla loro educazione. A direttore della scuola agraria in Trento venne prescelto il sig. prof. Vincenzo Sini di Genova, già direttore della scuola agraria di Vittorio. I Municipi di varie città concorsero con stipendi a favorire la frequentazione di questo istituto. Si sta ora organizzando un podere - convitto in una tenuta di 200 jugeri, ondo fondarvi una scuola medio congiunta con una stazione eno-chimica, per completare così il sistema deli' istruzione agraria nella provincia. La Dieta provinciale venne convocata pel 26 corr. mese, con la Soviana Patente 23 Settembre p. p. Il giorno 18 corr. seguirà in Capodistria la elezione per un deputato alla Dieta Provinciale delle città di Isola, Muggia e Pinguènte.