NUMERO CELEBRATIVO DEL X. ANNUALE DELLE BRIGATE PARTI-CIANE DEL LITORALE ★ OKROGLICA 5-6 Settembre 1953 n. 310 Prezzo: din IO - lire 20 ★ SS!1« i nostri interessi non saranno mai sacrificati aoli appetiti dell'imperialismo italiano (DAL NUMERO GIUBILARE DEL „PARTIZANSKI DNEVNIK”} r l’atto dell'armistizio con l’Italia, i lavoratori di Trieste e della Regione insorsero compattamente e rivendicarono il potere pubblico, erano ben consci ch’era necessario por fine alla tiranniU esosa e sfruttatrice della, borghesia dominante. In queH’occasione, la coscienza di classe dei lavoratori ha avuto ragione di ogni divisione di partito, differenza ideologica o nazionale. Con mirabile tempestività, con un unico obbiettivo, la classe lavoratrice scese nelle piazze, raccolse le armi abbandonate da un esercito lasciato in un balia di se stesso dall’alta ufficialità ignominiosamen. te scappala, e scacciò il corrotto apparato amministrativo e repressivo che fino allora aveva spadroneggiato e sfruttato il popolo a favore di una ristretta oligarchia finanziaria. In tutta la Regione, esclusi i centri maggiori occupati dalie torze armate che ivi si trovavano, sorsero i primi poteri popolari e da questi vennero promulgate le prime ordinanze che abolivano i privilegi della borghesia monopolistica, fino allora al potere. Ovunque, i lavoratori costituirono la propria guardia armata a difesa delle conquiste ap-pena raggiunte. Se questo avveniva nei centri minori, nelle città i nazisti non ebbe, ro facilmente ragione delle forze popolari. Queste chiedevano e cercavano armi per difendersi dall'occu-patore, per cacciarlo. In tutta la Regione, la rivoluzione popolare era in atto. Ci vollero le divisioni corazzate naziste per soverchiare le forze popolari; ci volle la strapotenza armata di un esercito, che allora dominava l’Europa, per contrastare il passo alle forze rivoluzionarie che erano sorte in armi. L’esercito nazista, forte dei suoi mezzi poderosi, riuscì allora a rimettere al potere quella borghesia che la furia popolare aveva cacciato. Ma solo per il momento. Con le vendette, con le stragi, con le rappresaglie, seminando ovunque rovina e morte, il nazismo, con la collaborazione della borghesia reazionaria italiana che s’era immediatamente chinata prona ai suoi piedi, s’illuse di noter riportare la situazione allo 'stato precedente, s'illuse di poter sconfiggere le forze della giovane rivoluzione, aia s'ingannava. I lavoratori delle città e delle campagne, dopo aver cercato di contrastare il passo alle divisioni corazzate tedesche, si riorganizzarono sui monti e nei boschi. Accanto alle formazioni partigiane, che già da quasi due anni operavano nella regione, altre ne sorsero. Accanto alle prime brigate partigiane che s’erano già formate, altre se ne costituirono ; tra esse la Brigata «Triestina» ed altre, particolarmen-te care al cuore dei lavoratori di Trieste. Italiani e slavi fraternamente u-niti, usufruirono delle esperienze di lotta dei popoli della Jugoslavia, che già dal 1941 erano insorti contro il comune nemico e s’appoggiarono ad essi, combattendo non solo per cacciare l’occupatore dalla propria terra’ ma pure per l’emancipazione della classe lavoratrice, per istituire nuovi e più giusti rapporti sociali, per i diritti nazionali delle popolazioni qui conviventi. Questi furono i postulati fonda-mentali della nostra Lotta di Liberazione ; per questi ci battemmo senza sosta e senza badare ai sacrifici. Per queste sacrosante rivendicazioni la classe lavoratrice di Trieste e della Regione versò il proprio sangue ed i suoi figli migliori immolarono la propria vita. Pur essendo ormai pascati diversi anni, il ricordo della Lotta di Liberazione è più vivo che mai per tutti quelli che vi hanno partecipato. Vittorie e sacrifici, gioie e dolori, costituiscono il patrimonio prezioso della classe lavoratrice, ed in particolare di noi partigiani che di essa siamo parte integrante. Questo non dobbiamo mai dimenticare. Alla fine, nel maggio del 1945, la vittoria venne a premiare la nostra lotta ed i nostri sacrifici; assieme all’Armata Popolare Jugoslava libe-ramino Trieste e tutta la Regione. Ma chi doveva essere alleato volle mutilare la classe lavoratrice delle sue conquiste: ci fu l’assurda divisione della regione nelle cosidette Zona A e Zona B. Come conseguenza di tale fatto, mentre nella Zona B le istanze dei lavoratori alle riforme sociali ed all'edificazione del socialismo si svilupparono e alla fine si riaffermarono definitivamente, nella Zona A tali istanze dei lavoratori furono in un primo tempo contrastate e successivamente, dopo il 1948, represse con l’appoggio degli avventurieri politici cominformisti. Spetta oggi ai partigiani, agli attivisti della Lotta di Liberazione, a noi tutti, che con le armi in pugno ci siamo battuti per l’emancipazio-ne sociale della classe lavoratrice, e per essere conseguenti a questo principio, il compito di lottare da una parte, per potenziare le conquiste ottenute; dall’altra, perchè le divisioni di partito, ideologiche c nazionali della classe lavoratrice siano superate, in quanto solo nell’unità dei lavoratori stà la possibilità delia vittoria (nella lotta per la conquista di nuovi e giusti rapporti sociali e nazionali. Eugenio Laurenti Anche se non ci fosse l’attuale tensione nei rapporti con l’Italia, anche se non assistessimo a una continua campagna di isterismo irredentista nella vita politica del-ITtalia odierna e anche se non fossero rimaste ancora da riparare tante ingiustizie, dobbiamo ricordare oggi la sconfitta del mostro fascista e imperialista, che tante distruzioni e terrore ha provocato fra la nostra gente, contro cui e&sa ha lottato e infine vinto. In ogni caso è un nostro diritto inalienabile essere orgogliosi della grandezza e della gloria di questa Dl MIHA MARINKO * Il Lotta e più ancora il ritenere nostro merito l’aver dato un contributo anche alla liberazione del popolo italiano dall’oppressione fascista. Il corso della Lotta di Liberazione, particolarmente in questa regione, è tutto un’infinità di dimostrazioni, di fatti storici inconfutabili che la nostra lotta non aveva alcuna intenzione contraria agli interessi del popolo italiano, agli interessi della sua emancipazione sociale e democratica ; ci offre un’infinità di dimostrazioni della nostra buona volontà e delle intenzioni nostre vdi dare un aiuto allo sviluppo di una lotta simile alla nostra anche fra il popolo italiano. Lo confermano i molti esempi di vera fratellanza con i combattenti antifascisti italiani, risultato delle aspirazioni nostre e comuni. Se oggi dall’altra parte guardano con malocchio perfino alla no- BILANCIO OLOftiOSO 1943 SeUPmhre: Grandi Miimbalt tinnenti sul fronte di Gorizia. Reparti dei lavoratori monfalconesi tengono il settore di Mema. Ottobre: Viene costituito il Battaglione d’assalto triestino a Lokaviea. Azioni di sabotaggio. Elliminaziome di spie fasciste. Organizzazione dei rifornimenti. Attacco contro un camion di tedeschi. Novembre: Sabotaggi alle ferrovie. Distruzione dii un 'Camion tedesco presso jl lago di Doherdò. Dicembre : Coranbattimenlti presso Selo e Vojšćica. Prelevamento del segretario del fascio di Romans. Distruzione di due automezzi SS presso Oizrenja. 1944 Gennaio : Combattimenti presso Yitolje e sul Carso. Attacco al campo d’aviaizione di Ronchi. Liquidazione del traditore Biechi aiToapeda-le idi Monta leone. Febbraio : Coraibattimenti presso Kostanjevica. Attaeco contro una colonna di tedeschi presso Dutovlje. Marzo: Combattimento a Temenica degli uomini del Battaglione «G. Zol». Sabotaggi e azioni GAP. Aprile: Costituzione della Brigata a Lakavica. Scontri presso Grgar e sulla strada Gorizia-Ajdovščina. Maggio: Vasta azione di propaganda per il I. maggio. Espugnati d’assalto i presidi fascisti di Monte-spino e Prvaèina. Giugno: Attacco al presidio di Razdrto. Azione contro la ferrovia GoriziaiPodbrdo. Attacco al presidio belogardista di Vipaceo. LUGLIO: Con le unità del IX. Korpuis, offensiva contro i presidi nazifascisti della valle del Rača. Combattimenti del III battaglione sul Carso. Distruzione di un camion d; SS presso Piave. Combattimenti sulla linea Trnovo-LokvedCrnica. Agosto: Combattimenti a Branica. Minato il ponte ferroviario presso Duino. Mobilitazione dei giovani. Settembre: Combattimenti sulla lì a j nšica e nella vai d’Isomzo. Combattimenti del IV. Battaglione nella Dolenjska. Azioni! della GAP sul terreno. Ottobre: Combattimenti presso Ce-povan e a Tmovo. Sabotaggi e diversioni. Novembre: Combattimenti a Trnovo e nella valle del Vipaeco. Intensa attività dei GAP. Dicembre: Combattimenti a Col, Predmeja. Appoggio alla Brigata Kosovel nei combattimenti per la liquidazione del presidio della X Mas a Trnovo. 1945 Gennaio : Combattimenti a S. Tomaž, Male Lazne, Vrtovini. Intensa attività dei GAP. Febbraio: Combattimenti presso Novaki. Marzo: Grandi combattimenti contro forze preponderanti nemiche. La brigata si sgancia e ripara nella zona di Bohinj. „ , . Aprile - maggio: Combattimenti presso Fužine. Marcia di trasferimento verso Trieste. Combattimenti sul Carso. Entrata a Trieste e Monfal-come. stra preparazione alle celebrazioni del X. annuale delle brigate del Litorale e ne approfittano per una campagna di attacchi isterici e provocazioni contro la Jugoslavia socialistu, ciò significa che non fa ioro piacere; essi non riescono a scrollarsi di dosso l’inglorioso passato fascista; ancora oggi nutrono appetiti imperialistici e non riescono a rendersi conto del fatto che questo loro passato costituisce una pagina vergognosa della storia i-taliana. L’ininterrotta campagna di calumine contro il nostro paese e contro tutta la nostra edificazione socialista non è cosa che riguardi soltanto il Vaticano e i circoli reazionari, i quali, naturalmente, odiano a morte 11 socialismo e tutto ciò ohe abbia una parvenza qualsiasi di democrazia e progresso, ma si basa su sogni tardivi e pii desideri! di far rivivere e trionfare il defuto impero italiano con un’ap-pena malcelata adorazione dell’era fascista di quell’impero. Il vantarsi apertamente della cultura bimillenaria e il costante aizzamento all’isterismo nazionalista dello sciovinismo, tende allividente scopo di convincere il popolo italiano della missione storica del dominio italiano in tutto il Medi-terraneo. Questo è veleno pericoloso, sopratutto al loro stesso popolo, poiché lo confonde e gli impedisce la lotta per il vero progresso, indebolisce la sua lotta contro i propri nemici all’interno. Non è colpa nostra perciò se, ricordando e celebrando i grandi e, per la liberazione vittoriosa del popolo del Litorale, fatidici avvenimenti di dieci anirii fa, il significato pratico è anche quello di non dimenticare che il nemici^, allora sconfitto, ancor oggi non ha rinunciato ai suoi fini. Questo è un monito per tutti nq: a non farci addormentare, ad avere sempre dinanzi agli occhi, in ogni nostra attività sociale per il consolidamento della nostra economia socialista, per lo sviluppo della nastra cultura e della nostra coscienza politica, che ci troviamo sulle posizioni di difesa della nostra libertà e delle nostre conquiste socialiste e democratiche, anche contro i pericoli dal di fuori; che tutte le nostre defi-cenze e debolezze in questa regione alimentano le trame nemiche daU’estemo e fra noi stessi. Nel nostro lavoro non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle condizioni in cui vive la nostra minoranza al di là de: confine impostoci, la quale, non s- >lo non bene fida delle condizioni in cui noi viviamo e lavoriamo-, ma non, fruisce nemmeno dei più elementari diritti di minoranza nazionale, ..‘he le competono in base alle disposizioni sancite dallo stesso trattato di pace Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alla situazione in cui versa il territorio triestino, di fronte alla politica ostile e di baratto internazionale a danno dei nostri diritti e interessi vitali in quel settore. Il solo fatto che dall’altra parte esiste ancor sempre neha vita pubblica e politica un’evidente tendenza alla riconquista dei territori perduti dall’impero fascista. costituLsce già di per sè una manifestazione di vaneggiamenti imperialisti sopravvissuti. Questi vaneggiamenti sono sprovvisti di qualsiasi base reale, tenendo essi conto di preconcetti irreali. Si dimentica che Todiema Jugoslavia socialista non è quella vecchia, marcia Jugoslavia della borghesia, i cui governanti, privi dell’appoggio dei propri popoli, e-rano pronti a mercanteggiare e mercanteggiarono, infatti, contro i nostri interessi nazionali. Tutto ciò che negli anni dalla sconfitta dell'imperialismo fascista, dalla nostra liberazione ad oggi si fa daH'alfcra parte contro la Jugoslavia socialista, è l’espressione di una resurrezione delle loro tendenze espansionistiche tradizionali; è rirredeintismo, cori cui vogliono ingannare il proprio popolo per frenare più facilmente le sue tendenze elementari alla libertà e al progresso, alla collaborazione pacifica fra i popoli. Questo è il vero retroscena di tutta la loro politica nel problema triestino e in tutti i problemi che riguardano il ncs'v ». paese. Una difficolti* in tinto'Insiste poi nel fatto che le iorzs politiche oneste in Italia sono troppo deboli per potersi opporre alla politica irredentista, che si sta affermando rapidamente e artificiosamente in tutta la vita pubblica e politica italiana. L’influenza del Vaticano e degli altri circoli estremisti reazionari nel mondo è diretta unicamente ad appoggiare la politica di conquista a danno dei nostri interessi nazionali. Queste tendenze espansionistiche hanno una base particolare poi nell’oidio di detti circoli per il nostro ordinamento socialista e nella paura di fronte all’influenza sem- phe più grande di questa nostra realtà sulle masse popolari, sulle forze democratiche e progressiste nel mondo. A tali tendenze espansionistiche si è affiancata anche lostilità del blocco cominformista verso la Jugoslavia socialista.. Fedele alle ricette della politica da jena, che in ambedue le guerre mondiali le ha procurato una fama del tutto particolare, l’odierna Italia ufficiale non ha esitato naturalmente a giocare anche quella carta. L’infondatezza di questa tesi espansionistica italiana è tanto grande che essa può mantenersi soltanto grazie ad un forte aiuto, più volte mascherato, di queste forze reazionarie intemazionali. Nella difficile e disgraziata situazione, derivata ai nostri popoli e in particolare alla nostra gente nel territorio triestino, dalla politica ricattatoria dell’odierna Italia, è una fortuna che nella lotta di Liberazione e nella nostra rivoluzione popolare sia stata cementata l’unità e la compatezza politica di tutti i nostri popoli, è una fortuna che essi abbiano alla dirigenza politica e statale una guida che, per la propria capacità, saggezza, decisione e per tutto il lavoro finora compiuto ci dà la garanzia che i nostri interessi non saranno sacrificati agli appetiti deirimperialismo italiano. ILUMGGIO1945 ftTRIESTE i reparti della «Triestina» si sono congiunti alle unità corazzate della IV. Armata dell’Esercito Popolare di Liberazione, spezzando assieme le ultime resistenze nemiche fra il tripudio della cittadinanza, sollevata finalmente dallincubo nazilascisila L'APPORTO MILITARE DELLA''GAIALDI TRIESTE,, IL COMANDO DEL IX. KORPUS DELL’E.P.L. Spesso persino i combattenti dei-unità partigiane sono portati la considerare unicamente il fattore politico rivoluzionario delle proprie formazioni, ritenendo modesto il loro apporto strettamente militare e il loro peso sulla bilancia generale della guerra antinazista. Serz.i (lubb'e iii.4?ostr;. ^rigata come tutte le brigate part giane, fu in primo luogo l’espressione rivoluzionaria della classe lavoratrice e, quindi, fonte prolifica per la mo-bilitaz.one politica delle masse, che doveva creare le condizioni per la conquista del potere, ma non riconoscerle un ruolo, un peso specifico nel campo militare sarebbe storicamente e militarmente errato. Infatti, come l’essenza politica della nostra lotta consiste nella più stretta collaborazione e nell’unità dei fini con il movimento di liberazione del popolo sloveno e con il movimento rivoluzionario generale dei popoli jugoslavi, così, nel campo dei valori militari, il ruolo della brigata «Trieste» va considerato nel quadro operativo del IX. Korpus dell’Esercito Popolare di Liberazione. A prescindere dal grande schieramento di forze popolari, insorte alla capitolazione dell’Itailia, che ebbi, gò il nemico all’impiego di ingenti mezzi, sottratti ai vari fronti, le unità del IX. Korpus impegnavano costantemente rilevantissime forze nazifaseiste e, negli ultimi mesi, schieramenti addirittura maggiori di quelli impiegati in molti settori del fronte italiano e di altri fronti. Considerato così, l’apporto militare brigata «Trieste» va suddiviso in tre fasi, distinte fra loro per impiego di forze e tattica di combattimento. Nella prima, ohe va dalla settima offensiva nemica di ottobre alla primavera del 1944, quando il fronte italiano era ancora lontano, il nemico si preoccupava quasi esclusivamente di mantenere sicure le proprie vie di comunicazione. La nostra unità, ancor piccola per numero, rivolse il proprio sforzo alle azioni di diversione e di sabotaggio. Erano az oni di modesta portata militare, ma di grande effetto, poiché demoralizzavano i tedeschi e tutti quegli elementi che, in condizion. normali, sarebbero stati disposti a aàrvxiii. ì'.ucoì. i.u-le., mobilissimi, si sp ngevano in profondità nelle retrovie nemiche, facendo saltare quasi quotidianamente tratti di ferrovia, ponti, viadotti, eliminando spregiudicatamente le spie e i caporioni collaborazionisti ' nei presidi stessi del nemico. La tattica mobile della nostra brìga- GIACUZZO RICCARDO ex Comandante della «Triestina» ta provocò, come conseguenza immediata, la creazione di territori liberati o semtiiberati con la comparsa dei primi organi del potere popolare, sviluppantisi in sostituzione al vecchio ordine sociale. In questo meccanismo offensivo, fluido ed inafferrabile, capace di irrigidirsi, però, nel luogo e nel tempo voluto, la brigata «Trieste» svolse un compito importantissimo specie nelle zone a popolazione na- Ricordi dalla lotta In Istria Al mio errivi) il battaglione contava circa 150 combattenti e operava prevalentemente nel /settore nord oc-eidentate delVlslria, fra Pinguente Materia, Škofije e Maresego e sostenne numerosi combattimenti contro colonne « pattuglie naziste. La popolazione istriana ci accoglieva sempre con simpatia e provvedeva al nostro vettovagliamento. Ai primi di jebbriaio 1944 il battaglione sostenne per la prima volta un combattimento di manovra presso Gradišče contro una formazione di gran lunga superiore. Lo scontro fu rapido e disorganizzò le file dei na-zi fascisti che subirono rilevanti perdite. Un’altro duro combattimento sostenuto dal nostro battaglione fu quello di Trseko, alla fine dello stesso mese. Una colonna nazista numericamente almeno 10 volte superiore attaccò le nostre posizioni. Il combattimento durò quasi due ore e i tedeschi subirono molte predite. In questa occasione si distinse particolarmente la 11. compagnia, comandata da Fabio, tua valoroso operaio triestino die si era distinto anche in precedenti azioni, li capodistriano Della Velie fu gravemente ferito e fatto prigioniero. La stessa sorte. toccò ad altri 5 compagni, mentre altri caddero, fra questi anche il comandante Fabio. * Aprile 1944. Da parecchi mesi a Maggia e dintorni operavano i GAP, comandati dal compagno «Moro» fino alla di lui morte, avvenuta agli ultimi del mese. 1 sette compagni superstiti del gruppo si portarono nella zona di Psrebenek e Gabromca per riorganizzarsi e continuare la lo-ro azione. Ricordo la vigilia del 1. maggio 1944, Era la mezzanotte in punto quando saltarono in uria la cabina elettrica del cantiere S. Rocco, lo centrale di Maggia. ì pali della lidi Santlll Mario - Valter nea cui alla tensione delle Nogheres 11 vapore Muggia- Scalo Legnami^ Vacquedotto cittadino e le linee telefoniche. Le vìe di Muggia si tappezzarono in breve di manifestini e volantini. Da quel giorno il GAP non dette più pace al nemico. Nei mesi seguenti il gruppo che contava allora 12 uomini si allargò fino a raggiungere la forza di tt-n centinaio. di combattenti, che nel \giugno costituirono il battaglione *Alma Vivoda*. Da giugno a novembre il battaglione compì tutta una serie di azioni. Rammento la penultima, nel settore TopolovacGradigna. Un centinaio di tedeschi, provenienti da Pinguente e Portole, lasciarono fui posto una trentina di morti e feriti. 9 Durante la grande offensiva nazifascista, il battaglione «Alma Vivoda» rimase circondato assieme ai reparti della brigata istriana «Vladimir Gortan» appena giunto in quella zona. Era il 4 novembre 1944. 1 combattimenti durarono accaniti tutta la notte e il giorno seguente la brigata e il battaglione, comprendenti in totale circa 400 uomini, ruppero Vaccerchiamento delle forze nemiche sette volte superiori. Parecchie decine di tedeschi rimasero uc cisi o feriti, 18 nostri compagni, ri masti isolati, si tolsero la vita piut tosto che cadere nelle mani del ne mico, fra essi il comandante Zorro Una trentina di compagni, fra i qua li alcuni capodistriani, caddero pry gionieri, furono portati a Capodistria e quindi internati in Germania, da dove non fecero più ritorno. . Novembre 1944. Con l’occupazione dei dintorni di Capodistria da parte delle formazioni naziste, rimasero nel- la zona soltanto il Comando città con un gruppo d'ussal.to e un gruppo dell’U. D. V. La vita per queste piccole formazioni divenne difficile, tuttavia esse riuscirono a costringere il nemico a rintanarsi nei presidi bersagliandolo continuamente. In una di queste azioni, presso S-Michele, un camion carico di tedeschi venne distrutto. Nei pressi di Lazzaretto 30 partigiani affrontarono successivamente Una quarantina di nazifascisti uccidendone una decina. Fra Semedela e Isola furono uccisi due ufficiali della Gestapo. Agli ultimi del gennaio 1945 e fino ai primi di febbraio, i tedeschi e fascisti passarono aU’offensiva, rastrellando la zona di Labor, Boršt e Glem. In quella occasione fu scoperto il bunker del Comando città. Nel combattimento che ne seguì i compagni del Comando, Frenk, Jelen ed altri si difefero accanitamente, fino ad esaurire le munizioni. Il compagno Frenk si tolse la vita e gli altri, tranne il compagno Jelen, scampato miracolosamente al fuoco nemico, caddero prigionieri e morirono nei campi di concentramento tedeschi. Riorganizzatosi il Comando città di Capodistria, io ne presi la dire, zione e continuammo la lotta, infliggendo al nemico perdite sempre piu gravi, fino alla vittoria definitiva. zionaimente mista anche per un fattore politico che bisogna assolutamente menzionare; essa sventolava il vessillo rivoluzionario sulle soglie della pianura friulana ed era costituita in gran parte da elementi operai di Trieste e del monfalco-nese, rivoluzionari e politicamente maturi. Essa, come le altre unità partigiane, non -vev un strotvr-xa, perchè questo era costituito dallo stesso territorio nemico. Non aveva, quindi, fabbriche e centri propri da cui rifornirsi, se non quelli nem ci e non poteva perciò ritirarsi che attaccando. Nel quadro di queste azioni rientrano : l’attacco al campo di aviazione di Ronchi, dove arsero al suolo otto aerei, l’assalto ad una colonna nazista a Osrenja, le azioni del Vallone e di Duttogliano nonché numerose altre minori dei GAP. Seconda fase. Il sopraggiungere della primavera 1944 trovò la brigata al massimo del suo potenziale, se non numerico, senza dubbio qualitativo. Allora ebbe inizio un di Giacuzzo Riccardo largo ciclo di operazioni offensive contro i presidi nemici di Zali hrb, Prvačina, Razdrto, Vipava, Montenero d’Idria. Tutto il IX. Korpus passava all’offensiva in grande stile contro le vie di comunicazioni nemiche: saltò in aria il ponte di Avče; nella Valle di Bača le nostre divisioni, appoggiate dal-rartiglieria, imbottigliarono per parecchi giorni tedeschi e fascisti. Le azioni di sabotaggio venivano fatte in grande stile: non più qualche chilo di tritolo, ma quintali di esplosivo. Terza fase. Con l’inverno la pressione del fronte dello Srem e quella degli alleati in Italia resero la nastra zona operativa un’immediato retrovia nemica, unico canale per la ritirata verso la Germania. Nel settore del IX. Korpus si combattè allora come su un vero fronte. Due armate, la partigiana e la tedesca, si contesero giorno per giorno ogni palmo di terreno, finché la rapida avanzata della IV. armata dell’Esercito Popolare di Liberazione non costrinse il nemico a tentare una azione disperata per a-prirsi un varco, che però fallì in pieno. Alla fine di aprile la nostra brigata e le altre unità del IX. Korpus, assieme alle avanguardie dell’Armata Popolare Jugoslava, furono alle porte di Trieste, Gorizia e Monfalcone, dove il nemico tentò invano l'ultima resistenza. E qui, nelle città liberate, si concluse il processo di sviluppo delle nostre unità partigiane, avanguardia armata del popolo, padrone del potere. I Appuntamenti 5 Settembre A Ranziano, ore 21: Raduno della «Garibaldi Trieste». In tutte le località del goriziano rappresentazioni culturali e trattenimenti. 6 Settembre A Okroglica, ore 10 : Celebrazione del X. Annuale delle brigate del Litorale (rapporto e decorazione delle brigate del IX Korpus, discorso ecc.). Topo la celebrazione, festa popolare all’aperto. A' nella lotta di Liberazione nel Litorale SUI MONTI LE BRIGATE, IH CITTA' “L'UKITA' OPERAIA" L’INCENDIO Dl VIA D'AZEGLIO A seconda dell’equilibrio di forze del complesso sociale in un determinato paese ed epoca, la stampa può essere più o meno libera e quindi con essa possono anche diffondersi le idee più avanzate per quel periodo. La nostra generazione non ebbe, purtroppo, modo di assistere attraverso la stampa a questa lotta ideologica tra il vecchio mondo che muore ed il nuovo che sorge, perchè il fascismo aveva brutalmente calpestato la libertà di stampa, mettendo la museruola a tutti i giornali. Esisteva sì, una stampa che propagava idee nuove anche durante il fascismo, ma essa era clandestina, distribuita segretamente a pochi ed il suo influsso sulle masse era limitato. Et appunto alle esperienze di questa prima stampa rivoluzionar ria di anteguerra, ai suoi pochi quadri ed alla sua scarsa tecnica, che la nascitura stampa partigiana ricorre quando il bisogno di allargare la lotta determina la necessità di mobilitare sempre più larghe masse di popolo, di tenerle informate/ di educarle politicamente e di galvanizzarle nella lotta contro l’invasore. Ecco cosi sorgere le prime stamperie partigiane fisse, con un'attività sana e multiforme, determinate dalle esigenze della insurrezione. Stampavano giornali di informazioni politiche e militari, raccolte di canzoni e di poesie, di cori, commedie e satire di contenuto partigiano, come pure i più svariati manuali tecnici e di educazione politica e militare. Accanto a queste stamperie fisse, c’erano anche quelle mobili in seno alle unità operanti, che divennero lo specchio fedele della vita e della lotta di queste, come pure anche della zona in cui esse operavano. Seguire lo sviluppo della stampa e la sua diffusione, vuol dire fare un pò la storia del movimento rivoluzionario di cui essa era la portatrice. Così compaiono per il 1. maggio del 1941 a Fiume manifesti ricordanti al popolo il significato rivoluzionario di questa data, a Susak, nello stesso anno, manifestini illustranti i fini della guerra russo-tedesca ed il discorso commemorativo per il IS.mo anniversario della morte di Lenin. Da questi primi inizi si arriva già alla fine del 1942 ad una bella diffusione del giornale «Libertà» a Vm PiZENT Fiume, che esce nel suo ottavo numero con 625 copie. A Fola escono «Il nostro giornale» e la «Nostra lotta» come portavoce degli antifascisti italiani di quella regione. A Trieste esce e si diffonde l-« Unità operaia». Quanto mai attiva in questo campo è la gioventù ohe propaga e diffonde la sua stampa: «Gioventù in lotta», «Gioventù», «Noi giovani», «Parole di giovani», eco. Oltre a questi, altri giornali si diffondevano ed uscivano regolarmente, indice sicuro della vitalità politica della nostra gente, il «Matajur», il «Radiocorrriere», il «Notiziario del popolo», ecc., mentre venivano stampati e distribuiti tempestivamente opuscoli di attualità politiche. («Per l'amicizia italo-jugo-slava, il Fronte unico popolare di liberazione», «Giuriamo di giungere Dopo le movimentate giornate del 25 luglio 1943, nel monfalconese ebbe inizio un vasto movimento popolare che nel cantiere sfociò negli scioperi per ottenere Tallon-tanamento di alcuni caporioni fascisti ancora rimasti al loro posto, li malcontento della popolazione contro la guerra e contro l’atteggiamento del nuovo regime Badogliano, assumeva sempre più un carattere di aperta rivolta. Si sentiva nell’aria rimminente sfacelo militare e politico dell’Italia mo-narco-fascista. Fra i lavoratori del a Berlino — Lipa accusa» etc) che tenevano ben desto lo spirito della rivolta. Gli antifascisti della nostra Brigata, attraverso il loro portavoce la «Voce del Bosco», svòlsero una azione di educazione politica sia tra i combattenti stessi come pure tra le più larghe masse del Monfalconese e di Trieste. Cosi «La Voce del Bosco» aveva assunto un significato più ampio di mi semplice giornale di una unità operativa e collegava idealmente, in una continuità unica, la lotta sul terreno alla lotta in armi dell’unità. Tutti i momenti della lotta in tutti i loro molteplici aspetti; politico, militare, culturale ed economico, venivano seguiti, commentati ed interpretati fedelmente dal nostro giornale che rappresentò così una eco fedele degli interessi del popolo. Anche la stampa ebbe i suoi eroi e le sue vittime: antifascisti che preferivano la morte all’idea di tradire il bunker defila stamperia clandestina «Gioventù rivoluzionaria» che diffondeva con estrema decisione le parole della libertà, portandole, a rischio della vita, oltre ai boschi e reticolati sino tra le file nemiche. Inchinamoci qui allo loro memoria. cantiere era sempre più sentito il desiderio di unirsi alle formazioni partig ane che operavano nel Carso e molti si incamminarono per la via del bosco. Venne T8 settembre ed il popolo tutto insorse. Approfittando del caos che regnava nelle file dell’esercito, causa il tradimento di molti dirigenti militari, gli operai nella loro totalità, con alla testa i comunisti, dopo aver disarmato i reparti dell’esercito italiano in ritirata ed eliminato le guarnigioni locali, si disposero alla lotta contro i nuovi occupatori. I primi scontri armati, furono cose da poco. Nuclei di carabinieri e di metropolitani che tentavano di osta-polare il trasporto del materiale bellico dal campo di aviazione di Ronchi, vennero sopraffatti senza difficoltà. Ma il pericolo di una vasta offensiva dei reparti tedeschi, Si profilava all’orizzonte. Occorreva organizzare una forte linea di difesa sul Carso e nella Vaile del Vi-pacco. Il giorno 11 settembre nella zona di Vogensko — non lontano dalla località prescelta per le celebrazioni ' del Decimo Anniversario della costituzione delle Brigate — migliaia di combattenti, partigiani del 1941-42, vecchi antifascisti e perseguitati politici che riprendevano la libertà dopo lunghi anni di carcere, operai dei cantieri di Monfalcone e delle industrie Goriziane, lavoratori della terra, intellettuali, ex soldati deiresercito italiano, tutto il popolo insomma, senza distinzione di nazionalità, •ostituirono i primi reparti organizzati, che con grande eroismo, contrastarono per oltre un mese l’avanzata dei tedeschi nella Valle del Vipacco e sul Carso. Entrai nella brigata italiana, organizzata e diretta dai compagni Donda, Fumis, Tamburini, Fonta-not ed altri. Eravamo centinaia e Centinaia di combattenti, moltissi-simi giovani che per la prima volta andavano incontro al battesimo del fuoco. La fede incrollabile nella vittoria delle forze popolari, la fiducia nella libertà e nella giustizia sociale ci spronavano, all’eroismo. La nostra formazione organizzò la difesa di un lungo settore che si snodava, àttraverso la periferia di Gorizia, per Mema, fino a Doberdò. I primi scontri delle nostre pattuglie con quelle nazista iniziarono già il 14 settembre. Si era alla vigilia di grandi avvenimenti. Il 15 settembre, alle ore 5 del mattino, i nazisti attaccarono in massa. Dapprima le nostre file furono sottoposte ad un intenso bombardamento di artl- Nel marzo del 1945 nei boschi di Tamova infuriava una nuova offensiva nazifascista contro le nostre formazioni partigiane dei IX. Korpus. I rifornimenti degli attaccanti partivano da Gorizia e da Trieste. Nel garage di via M. d’Azeglio giaceva un forte quantitativo di carburante, viveri e munizioni in parte già caricati sugli automezzi e in parte immaganizzati nel retro garage. Il garage era controllato dalle SS. Argeo, uno dei nostri coraggiosi giovani comunisti lavorava come meccanico nel garage stesso. Rilevati i preparativi e conosciutone lo scopo, segnalava subito la cosa. Non si attese l’ordine del IX. Korpus da cui dipendevamo, ma si decise subito di distruggere i mezzi sul posto. L’azione era molto rischiosa perchè doveva effettuarsi nel centro-città dove il nemico avrebbe potuto intervenire immediatamente sia come rinforzo sia per chiuderci ila ritirata. Venne deciso perciò di affidare il compito ad una squadra di giovani scelti fra i migliori. Compilato l’elenco ed avvertiti i prescelti, essi accettarono con entusiasmo. Data l’importanza che l’azione rivestiva in quei giorni del-Toffensiva, in testa alla lista figu-gurava pure Nereo il comandante dèlie formazioni operaie del settore. II piano venne elaborato fino nei minuti particolari. Si trattava anzitutto di poter penetrare nel garage. La ritirata era il problema più delicato, essa doveva effettuarsi lungo il viale Pindemonte. Da qui, una parte si sarebbe dileguata attraverso il bosco di S. Luigi che era controllato da noi, l'altra attraverso la via Margherita, in Guar-diella per evitare i blocchi che i nazifascisti operanti in Trieste a-vrebbero organizzato al primo allarme. Venne la sera dell’azione il 28 marzo, un gruppo si recò in Via Commerciale a ritirare i mitra per tutta la squadra. Maria, la cara vecchietta che nel suo innocente e modesto alloggio custodiva le nostre armi, ci accolse vispa come al salito, ci consegnò le armi ben conservate ci disse buone parole e ce ne andammo. A due a due dovevamo controllare i seguenti crocevia: via d’Aze-glio, via Parini, rimbocco di via d’Azeglio, via Vasari, via Impero, via Jacopo Cavalli per segnalare l’eventuale arrivo di nemici, oppure Nel battaglione triestino d’assal-. to, come pAÉne^a brigata, l’organizzazione giovanile era molto attiva. Con l’aiuto dei vecchi antifascisti e particolarmente dell’orga- glieria, di mortai e dell’aviazione. Poi apparvero i carri armati e quindi le fanterie tedesche. Il mio reparto era appostato nei pressi del ponte di Merna, fatto saltare qualche giorno prima. I combattimenti furono sanguinosi. Per cinque-sei volte i tedeschi attaccarono, ma furono respinti. Il giorno 16 settembre l’offensiva nemica divenne più intensa, ma anche il nuovo tentativo di superare il fiume costò caro ai nazisti che dovettero infine ritirarsi. Anche da parte nostra le perdite furono gravi. Nella storia della lotta di liberazione dei nostri popoli una pagina di eroismo venne scritta in quei giorni. Il popolo insorto dimostrò a tutti gli oppressori quale e quanta sia la forza delle masse popolari quando scendono in lotta per la conquista dei loro diritti. Fra i »aduti di quel giorno, di quel 15 settembre 1943, che i lavoratori di Monfalcone mai potranno Plinio Tomasin I dimenticare, devo ricordare Massimo Condotti, Zambon, operaio della Solvay e molti altri ancora. In quelle prime battaglie ci fu di guida l'eroismo di alcuni vecchi partigiani : ricordo am compagno di Vi-pacco, Boris, che, pur essendo rimasto ferito in più parti, continuò a combattere e infondere coraggio ai suoi compagni di lotta. Seguirono alcune ore di tregua durante le quali le ragazze e le [lonne del villaggio di Mema ci portarono dei viveri sulla linea di combattimento. Il giorno seguente la battaglia riprese ancor più violenta. I tedeschi combinarono l’attacco lungo il fiume con una puntata di carri armati e di autoblinde dal Vallone. In quel settore o-perava la compagnia comandata dall’operaio Giovanni Trevisan che resistette con eroismo, distruggendo un carro armato e due autoblinde. Ma le forze preponderanti del nemico infransero l’eroica resistenza dei nostri compagni, dieci dei quali rimasero sul terreno, compreso il valoroso comandante Tre-visan. I combattimenti in questo settore continuarono con la stessa intensità per oltre 15 giorni. Poi la supremazia dei mezzi costrinse i nostri reparti a ripiegare. Ma la lotta continuava anche dopo la grande offensiva e numerosi combattenti del fronte di Gorizia rimasero nell» formazioni partigiane, uniti ai combattenti per la. libertà sloveni, pronti ad ogni sacrificio per i grandi ideali di libertà. trattenerli qualora si fosse riusciti a penetrare nel garage. Un gruppo assieme al comandante sarebbe penetrato nel garage. Erano le nove in punto quando tutti si trovavano ai loro posti secondo le consegne. La sera era molto buia l’o-scuramento antiaereo proteggeva razione. Alle 9 e 15 come d’uso avveniva il cambio della guardia all’interno del garage quindi la porta si doveva apr.re. Arrivati sul posto due si appostarono su marciapiede di fronte all’entrata del garage «Principe», gli altri si appartarono dietro l’angolo di Via Vasari. Constatammo che nessuna luce filtrava dai lati del massiccio porto-ne del garage. La luce all’interno era spenta. Questa era una novità imprevista. Si trattava forse di un tranello? I nervi si tesero venne presa la decisione giusta, cioè aspettare. Poteva essere un tranello all’interno, come poteva dipendere da un’imprudenza del nemico. La seconda i-potesi si è dimostrata vera. Qualche motivo aveva indotto gli uomini di guardia ad essentarsi. Perciò aspettammo. Ma l’attesa non fu lunga, un’ombra si delineò sul marciapiede di fronte, arrivata presso il massiccio portone del garage, dove si trovava la porticina di servizio, introdusse una chiave «Yale» nella toppa. Non aveva ancora girata la chiave, che due mitra gli fecero pressione ai fianchi. Staccata la mano dalla chiave, tentò di estrarre la pistola, ma una più forte pressione dei mitra ricondusse la mano alla chiave e la porticina si aprì. Entrammo, la luce si accese, tutto si trovava come previsto. Nell’ufficio luccicavano i mitra e le altre armi degli uomini di guardia; c’erano pure i camion attomianti un autotreno OM carico di munizioni e viveri; in un angolo in fondo il deposito dei carburanti. Il prigioniero venne affidato a Donini e De Rosa con l’ordine di condurlo fino all’angolo di Via Jacopo Cavalli dove dovevano attendere il segnale di ritirata e in caso di allarme, sopprimerlo. Due rimasero nel garage, gli altri, raccolte le armi, uscirono a proteggere le spalle. Uno dei fusti di benzina venne aperto ed il liquido cominciò a dilagare sul pavimento del garage. Due caricatori di mitra crivellaro- nizzazione del Partito comunista, i giovani ricevevano giornalmente, Ira una aa one e l’altra, nozioni di pultura politica e generale. Discutevano molto sui problemi dei giovani nella lotta e nella futura so-pietà che doveva sorgere dalla nostra rivoluzione popolare. Alla fine di dicembre del 1943 accadde un grande avvenimento. L’organizzazione giovanile del battaglione ricevette l'invito di inviare una numerosa delegazione al primo Congresso della Gioventù antifascista Jugoslava. La conferenza elesse 7 delegati, fra i quali Ugo, Fausto, N.no, Mario ed io. Dopo otto giorni di marcia, raggiungemmo Črnomelj, la «capitale» del territorio liberato, dove si svolse una importante conferenza dei rappresentanti di tutta la gioventù antifascista della Slovenia. Per la prima volta abbiamo avuto l’onore di vedere il compagno Kidrič, che era allora segretario del Fronte di Liberazione. Quali delegati delle formazioni partigiane i-taliane, fummo oggetto di molte attenzioni e di vivissima simpatia tanto da parte dei delegati che dalla popolazione. A causa di un’offensiva nemica però il congresso venne rimandato e alla fine di gennaio la delegazione ritornò al battaglione. Il 3 aprile .alla vigilia della costituzione della brigata triestina, partì da Lokavica una nuova delegazione direttamente per Drvar in Bosnia, sede del Congresso. Facevano parte della delegazione i compagni Donda, Barbo ed io. Al Comando del IX. Corpo ci siamo Congiunti ai giovani delegati delle altre brigate e a Črnomelj a tutta la delegazione slovena: 80 in tutto. TRAGICA FINE di un vecchio partigiano Rossi é morto. Allannuncio iella triste notizia ho subito pensato ad una bella epica morte di fronte al nemico. Nessuno avrebbe potuto credere che li valoroso e gagliardo lerrarese fosse rimasto vittima di un malaccorto compagno che si era messo imprudentemente a maneggiare le armi. Colui che era stata uno dei primi tredici del vecchio glorioso battaglione Triestino d’As-salto, che cento volte aveva sfidato e quasi giocato con la morte, è caduto così come un ragazza fra i Ragazzi imprudenti che scherzano troppo con le armi. Era un combattente nato, di quelli che cercano la lotta per il piacere di sentire il canto della propria arma e di vedere il nemico che cade, erta esuberante, talvolta violento, sempre insofferente delle forme discipli-lari imposte, bel tipo di «RIBELLE» assetato' di libertà... Ora egli è morto: sull’arido "arso c’è una croce in più. I compagni della Brigata non dimenticheranno U valoroso. Gino Luperini (dia «La Voce del Bosco» nro. 8 del 1. 9. 44) no gli altri fusti. Riparati dietro il pesante autotreno, che si trovava a due metri del gran portone scorrevole di entrata, i compagni lanciarono una bomba a mano. Una vampata immensa si levò dal fondo del garage, le fiamme si e-spandevano roteando nei vortici d’aria provocati dalla alta temperatura del liquido in fiamme. Le fiamme si allargavano alimentate dalla benzina che sgorgava abbondante diai 24 fusti crivellati. Le fiamme continuavano a propagarsi lambendo tutto ciò che trovava, no. Tra breve sarebbero esplose le munizioni. I due compagni sì precipitarono verso ruscita, ma ima terrificante sorpresa li attendeva, la porta da cui erano entrati non si apriva più sembrava chiusa dall’esterno. Una trappola bruciante chiudeva i due compagni, ogni sforzo per aprire la porta era vano, si trattava di secondi. ma sembravano un’eternità. Sebbene con questa impresa si risparmiasse la vita a molti nostri combattenti privando il nemico dei r-fomimenti tuttavia sarebbe stato doloroso il loro sacrificio. Il calore faceva già puzzare la gomma degli impermeabili, e le fiamme avrebbero avvolto i due se non ci fosse stato il grande camion a proteggerli. Un calcolo affrettato e preciso portò uno dei compagni aUla conclusione che doveva trattarsi di spostamento d’aria derivante dal divampare deU’incendio. L’altro a-veva già estratto il revolver per togliersi la vita. Un gesto nervoso, mandò a terra il revolver, uno dei due afferrò disperatamente la manopola del catenaccio inferiore tirandolo con tutta la propria forza. Il battente iSi apri tanto da consentire l’introduzione della canna del mitra, facendo leva con quella riuscirono ad allargare l’apertura quel tanto che permise di sgusciare fuori. Già accorreva gente, i due presero di corsa la via Vasari. Una giovane donna che sembrava avesse osservato l’accaduto, venne presa sotto braccio per assumere un atteggiamento normale. Con esplosione d’entusiasmo, contenuta solo dal-resprimerla a bassa voce la giovane donna esclama: «Bravi partigiani voi siete veri triestini, Trieste deve essere liberata dai fascisti e dai tedeschi e rifiorire come una Dopo aver attraversato il fiume Kupa nei pressi di Metlika, la co-Jonna, composta in buona parte da giovani ragazze attiviste, iniziò la lunghissima marcia attraverso la Lika, e il Kordun. Si marciava durante la notte, riposando di giorno nei fitti boschi, senza pasti regolari perchè il terreno era infido. Col passare dei giorni, la marcia diventava sempre più faticosa e solo la fede nella causa per cui lottavamo ci sosteneva e faceva proseguire. Il compagno Barbo della nostra delegazione, dopo 8 giorni di pammino, non potè più proseguire per sofferenze e abbiamo dovuto lasciarlo in un paese del territorio liberato del Kordun, da dove ritornò in brigata. Questo viaggio, a piedi, attraverso le montagne della Lika e del Kordun, mi è rimasto fortemente impresso. I villaggi che attraversavamo erano tutti distrutti e la popolazione aveva dovuto rifugiarsi nei boschi, assieme ai partigiani. Finalmente, la mattina del primo maggio, la colonna intravvide lontano la piana ed il villaggio di Drvar, sede del congresso. Verso sera, giungemmo nel paese, ma e-ravamo tanto stanchi ed affamati da non aver il tempo di osservare il fermento defila vita in questa piccola capitale partigiana. Intanto a Drvar erano giunti anche i delegati delle altre regioni e delle unità partigiane della Jugoslavia. Erano giovani di tutte le nazionalità e la nostra delegazione si incontrò ben presto con altri compagni italiani delegati della divisione Garibaldi che combatteva in Jugoslavia. Cerano an- volta»! Queste parole ci fecero dimenticare sebbene per un solo attimo, che l’azione non era ancora compiuta. Dove erano gli altri? Gli attimi di vana attesa del segnale di ritirata dopo l’esplosione, le fiamme che si scatenavano dalle vetriate del tetto, avevano indotto i ragazzi appostati a credere che i due compagni fossero rimasti vittime. Lo scompiglio subentrò ed i ragazzi si ritirarono senza un’ordine preciso. 1 due, uno dei quali era il comandante, erano preoccupati suH’esito della ritirata, bisognava uscire dalla città prima della chiusura del cerchio, e perciò allungarono il passo nella speranza di raggiungere gli altri. Quando giunsero all’altezza di Via Margherita, più avanti sullo sbocco sulla via Bonomo si sparava abbondantemente. Compresero la situazione, i compagni non si erano attenuti alle consegne di dileguarsi del bosco di S. Luigi attraverso via Margherita su in Guardiella, ma avevano proseguito per il viale cadendo così in un’imboscata. Dalla prima uscirono illesi, ne fecero le spese gli agenti di Colotti che lasciarono sul terreno due dei loro colpiti dai mitra di uno dei nostri ragazzi appartatosi dietro un grosso ipostano a proteggere la ritirata degli altri. Nella seconda imboscata il prigioniero cfce De Rosa erroneamente non soppresse, come dalle consegne, afferrò per la vita il giovane suo custode e lo trattenne fino all’arrivo dei questurini. Il De Rosa venne torturato dalla Gestapo, le sue carni vennero soggette ad ogni supplizio, ma dalla sua bocca di giovane partigiano non uscì una parola. Verso l'alba a seguito dei momenti in cui si erano mescolati l’eroismo e l’entusiasmo dei nostri giovani combattenti, portandoli ad una ingenua sottovalutazione del nemico, altri tre dei valorosi giovani vennero arrestati dalia Gestapo in casa del Donini che aveva avuto l’imprudenza di ritirarsi nel parco del Manicomio, dove abitava, offrendo così un grave indizio alla polizia nazista nei cui elenchi dei sospetti figurava già la sua famiglia. I quattro giovani vennero barbaramente impiccati. Il loro comportamento* di frohte al nemico quando furono catturati senza speranza di salvezza, il loro comportamento durante la tortura e sino gli ultimi istanti di fronte alla morte, formano un capitolo a che due giovani italiani, venuti da Bari, per assistere al congresso come ospiti. 11 giorno dopo incominciò il congresso. 600 giovani aprirono una profonda discussione su i problemi politici ed organizzativi che riguardavano la gioventù, la sua lotta per la liberazione e il diritto ad una vita libera, ad un avvenire sicuro. Il compagno Tito venne a salutare i) congresso e fu> per ìnoi una immensa gioia vedere da vicino il postro comandante supremo, la {leggendaria guida della nostra rivoluzione. Ma al terzo giorno il compagno Tito non era presente al congresso. La situazione militare stava aggravandosi proprio in quel settore. Ci pervenne l’ordine di chiudere subito i lavori del congresso sebbene molti delegati, fra pui pure noi, avessero già chiesto di intervenire nella discussione. Quella notte stessa la nostra colonna, dopo aver preso commiato dalle altre delegazioni che erano pure in procinto di partire, si mise nuovamente in -marcia per ritornare a Cmomelj. Al mattino seguente, appena usciti dalla pianura di Drvar, udimmo il fragore di una grande battaglia non lontana. Era jncominciata, infatti, la settima Offensiva, diretta al cuore del nostro movimento di liberazione, al qirartier generale del Maresciallo Tito. In brigata ritornammo alla metà di giugno e per molti giorni e-ravamo continuamente sotto il fuoco di fila delle domande dei nostri pompagni che volevano sapere tutto del congresso e sopratutto del compagno Tito. Il "JtttJplt&S-S-LdfrV (Ll> Wl&CL Arriviamo dji una caserma del Genio, delle vicinanze di Trieste. La lunga vita trascorsa in comune con i tedeschi e con i fascisti non è riuscita a far tacere il nostro innato desiderio di renderci liberi, di congiungerci con coloro che combattono e muoiono per un’idea santa. In questi ultimi tempi, sopratutto perchè lontani da casa, ci sentiamo come esseri amorfi, o per dir semplicemente pezzi di legno rinchiusi nella nostra misera umanità senza una ragione. Ci potreste chiedere: «Ma le gesta gloriose dei partigiani non arrivavano fino tt voi?» Arrivavano si, ma sotto ben altro aspetto. Gli enormi sacrifici, le eroiche azioni di questa gente che altro non vuole se non liberare la propria terra dall’oppressore che brucia ed uccide uomini e cose, erano tramutate in azioni di banditismo, in mutilazioni orrende di persone, in vendette atroci senzp precedenti. Questa propaganda, falsa eppure alacre, ci tratteneva nelle male file dell’esercito repubblichino, dove regna, parlando in gergo militare, la cammora sfrontata, il disfattism , più busso e la malafede reciproca. Finalmente abbiamo trovato quella debole forza che ci occorreva per rompere il cerchio di paglia che ci teneva rinchiusi. Liberi finalmente, un po’ titubanti per il futuro, per quello che di noi sarebbe avvenuto, ma liberi. , L’accoglienza delle popolazioni slovene si dimostrò, sin dai primi giorni, dai primi momenti, cordialissima, fraterna. Nei posti di sosta tutti ci davano ospitalità, ci offrivano cibo e frutta. La nostra riconoscenza aumentava. Moltiplicavamo le nostre energie per camminare instancabili ed affrontare i sacrifici che certamente ci attendevano. «Dormirete nel bosco all’adiaccio, con la pattuglila!» ci vien detto. Scherzano i compagni? Col freddo che c’è? Come si fa a resistere? Una risposta precisa: «Siete partigiani!» — Quanta ammirazione, gente sempre serena, fiduciosa, che si accontenta di ben poco! Una cicca, un boccone, un pò d’erba per riposare. Li unisce la grande fratellanza. la grande amicizia contratta in cento e cento battaglie. Tutti per uno uno per tutti! Queste le prime impressioni che ci destano meraviglia e stupore. Ma come mai non lo sapevamo prima? Poi, più avanti, i primi paesi distrutti, famiglie senza case, poveri contadini senza altro colpa che di sentirsi nella propria terra, e di esprimersi con la lingua materna. Queste sono le grandi colpe! Abbiamo avnto occasione, durante la marcia d’avvicinamento alla Brigata, di assistere ad una azione di due o) tre battaglioni contro una colonna tedesca. Quanto eroismo, quanto slancio! Nessuno vuole essere da meno, tutti i primi. Anche la popolazione prendeva parte col cuore e con l’aiuto diretto all’azione; trepidava per i difensori dei propri diritti, ma nello stesso tempo si poteva leggere nei suoi occhi la certezza nella giusta vittoria. Come avremmo desiderato noi, intimiditi ancora dal fragore della battaglia, avere loi spirito e il coraggio di questi compagni! Spirito e coraggio la cui fiaccola animatrice è l’idea; eterna idea drila libertà. da «La Voce del Bosco» — nro. Il del 23 9 44 Otto genieri ) SETTEMBRE 1943 sul fronte di Gorizia se. DA CEPOVAN A DRVAR di Fausto Visintin Cj| uhm dii pmi la mircia diventava seme pii faticosa e sofo la lede nella causa per col lollavamo cl sosteneva e faceva proseguire La grotta di Drvar sede del Comando Supremo di N. Gobbo - Gino I PRIMI REPARTI PARTIGIANI SI FORMARONO NEL FRIULI / primi contatti con il movimento di liberazione siovenc.-II lavoro di propaganda fra le masse.- Le azioni militari DI PLAUSO ALDO - VALERIO Una . colonna partigiana in marcia V Friuli può vantare l'onore di ave- dato vita alla prime formazioni partigiana d'Italia. Già nel 1942 infatti nella zona del Collio, tra Carinone e CivUlale, si costituì il primo battaglione garibaldino, «Mazzini» dal quale usciranno, più tardi, i quadri delle future Brigate. Lo stimolo alla lotta renne dato dall'i’sempio dei compagni sloveni l ite, eia dal 1941, combattevano contro il comune nemico: il nazifa- scismo. La generosa emulazione con ; combattenti della vicina Slovenia portò le formazioni dei Garibaldini friulani a scrivere pagine di gloria e di onore che, uniche, servirono a cancellare dal volto d'dl'ltalia 1 infamia fascista. Ed ecco la storia. Siamo nel 1942. Un piccolo gruppo di antifascisti si raduna a Peternel, nel Collio, dovq viene decisa la formazione dei primi gruppi da combattimento della Garibaldi. In breve vengono presi anche ì primi contatti con il movimento di liberazione sloveno, già operante a Gorizia. a Bovec, sul Carso, nell Istria, a Trieste e in tutta la regione. 1. Maggia 1943. Vengono organizzate le prime azioni di propaganda su casta scala in tutto il i riuli : bandiere rosse sui campanili e scritte inneggianti alla lotta antifascista, il 25 luglio 1943 si ripetono con maggiore ampiezza. 3 settembre 1943. L'Italia capitala. Le formazioni garibaldine si ingrossano e perciò si passa subito all organizzazione di due brigate, la «Fri-idi» e la «Matteotti-». La prima viene dislocata in Benccia, tra Attimis e Faedis, Iti seconda sul Collio, fra Peternel, Kojsko e Dolenja. Da queste brigale vengono scelti gli uomini più audaci per formare i G. A. P. che, in pianura, svolgono compiti particolari di sabotaggio, eliminazione di spie fasciste, rifornimento viveri ed armi olle formazioni di montagna. Il nemico risente presto i colpi sferratigli dai Garibaldini od inizia la caccia grossa contro i nostri reparti. Nei combattimenti perdono la vita numerosi compagni, fra i quali il valoroso comandante Enrico Calli-garis ed i tredici martiri di l'eletto Umberto (paese vicino ad Udine) i he vengono impiccati a Premariacco (dividale). Altri 14 sono impiccati o S. Giovanni di Manzano, e la popolazione è costretta a recarsi in piazza per assistere al martirio. Primavera 1944. 1 GAP dal Friuli prelevano bestiame e frumento destinalo agli ammassi e lo portano alle formazioni di montagna. La collaborazione operativa fra > Garibaldini friulani e l'Esercito di Liberazione Popolare dà presto buoni frutti. L'esperienza acquisita dai Comandanti delle divisioni Garibaldine del Friuli porta le operazioni su una scala vastissima iihe. da Tol-mezzo per Maniugo, Tarcento, dividale e giù fino a Cormons, è compresa in un raggio di 150 km. Il numero degli uomini allora in forza alle divisioni «Garibaldi A ut isoli e ». opertinle in Benecià, «Garibaldi Friuli», operante in Carnia e nell'alto trevigiano oltre Pordenone, e al gruppo Brigate GAP, operanti in pianura fra Cervignuno e Codroipo, Dopo la furiosa offensiva scatenata dai tedeschi contro le posizioni tenute dalla «Garibaldi Natisone» nella zona del Friuli orientale e nella Benecia slovena, durante la quale i reparti garibaldini subirono gravi perdite, erano venute a crearsi condizioni tali da richiedere uno spostamento tattico-operativo della zona d’operazioni, per cui fu deciso di abbandonare il settore fino allora tenuto per cercare di raggiungere un migliore collegamento e un’aiuto diretto del IX. Korpus dell’Esercito Popolare di Liberazione che, quale unità militare regolare, ben organizzata e armata, era in possessso dei requisiti necessari per agire efficacemente sul piano strategico contro le ingentissime forze che il nemico stava ammassando in preparazione della sua offensiva del marzo 1945. La «Garibaldi Natisone» entrò così a far parte del IX. Korpus come unità autonoma. Fine di novembre 1944. I preparativi, per il trasferimento delle tre brigate componenti la «Garibaldi Natisane», furono portati a termine verso la metà di dicembre e il 24 dello stesso mese ebbe inizio la marcia di trasferimento che, da Prosse-nicco, oltre il ponte di Modrea della Bača, doveva postare i nostri reparti nella zona operativa del IX. Korpus. Dopo alcuni giorni, due brigate riuscirono a passare il ponte senza disavventure. Per la «Picelli», le cose andarono altrimenti. • Arrivammo a Sella della Bača il 1. gennaio del 1945. La notte del 2 gennaio ci colse sulla collina prospiciente il ponte. Il battaglione «Ma- Utli ne e dividale, ammonta a 4 mila. Azioni su azioni vengono intessute dai reparti di pianura e di montagna. Fra le più importanti: In cattura del presidio di Beano del Baiale, l'assalto alle caserme di dividale, l'assalto allo polveriera di Me-deuzza Manzano, la liberazione dei prigionieri a Gonars, incendi di caserme tedesche, i sabotaggi al campo d aviazione di CampoformUlo, ni in amenti quotidiani delle linee ferroviarie (U dine-Tarvisio, Udine-Tristo e Udine Venezia. Settembre 1944. Il nemico, consta-tondo la crescente minaccia partigiano, sferra una grande offensiva. Una I Il II. battagTone ricevette l’ordine di minare la strada di Aidussi-na nei pressi della casa colonica di Oseljan. Era il 16 dicembre. 11 tratto della strada minata teneva impegnata un’intera compagnia che doveva vigilare!. deviandolo, il normale traffico degli abitanti del luogo. Invano attendemmo il passaggio di colonne motorizzate nemiche. Dopo 2 giorni sospettammo che i tedeschi fossero stati informati da qualche spia al loro servizio. I nostri sospetti risultarono fondati. Inietti nelle prime ore del g orno 19, favoriti dall’oscurità, i tedeschi attaccarono la nostra postazione presso il punto minato. La nostra compagnia non si lasciò sorprendere e rispose accanitamente al fuoco delle S. S. nonostante che queste; fossero fiancheggiate da un carro armato. Poi ripiegammo verso il grosso della Brigata. L’azione tedesca non era limita- nin» era il più avanzato con in te-testa i 120 uomini del mio distaccamento. Eravamo in attesa di passare il ponte dopo aver mandato pattuglie in avanscoperta. All’improvviso un fuoco infernale ci colse di sorpresa. In posizione sfavorevole, non potemmo reagire, nè difenderci minimamente. Quanto durò tuttociò? Non ricordo esattamente. Mi parve un’eternità. Vedevo i compagni cadere colpiti tutt’attomo a me, mentre i razzi rischiaravano sinistramente l’im-mane carneficina. Rimasi a lungo prono fra i compagni caduti poi, i-stintivamente, quasi meravigliato di essere ancora illeso, mi lanciai in direzione di Sella. Dietro una roccia mi misi in -salvo. La tragica alba del 2 gennaio illuminò oltre 300 corpi garibaldini, caduti per il tradimento del comando delia divisione pseudo partigiana «Osoppo». L’ordine di marcia era stato dato nel più grande segreto, ma il comando della «Osoppo» ne venne informato ed invitato a seguirci oltre Isonzo. Essi rifiutarono nel loro sciovinismo nazionalista, disprezzand'o l'unità della lotta con le gloriose formazioni partigiane slovene. Evidentemente ne informarono i tedeschi sacrificando tante vite di giovani nella carneficina sul ponte del Bača. Rimasero ad oziare nelle tranquille malghe della Benecia, accettando ibridi compromessi con i nazifascisti nell’attesa della fine della guerra. Noi della «Garibaldi—Natisone», combattemmo ancora fino al trionfo delle armi della libertà. CANDIDO NILO — BILL divisione corazzata e reparti appositamente addestrati per la guerriglia iniziano le operazioni in Carnia, dove i partigiani detengono una zona libera di 60 Km- in cui sono sorti i Comitati popolari. La pressione nemica vime fermata per alcuni giorni. Atti d'eroismo incancellabili vengono ibmpiuti. Centinaia di doni-pugni cadono da eroi difendendosi fino all'ultimo respiro contro un nemico di gran lunga meglio armalo. Le fiamme distruggono interi pu-qsi, ma la «Garibaldi Natisone» resiste eroicaihente e altre centinaia d'eroi cadono in furiosi corpo a corpo con i fascisti e i tedeschi. Accerchiata, la Natisone riesce ad aprirsi DI RIHO GREGORIČ ta alla postazione su menzionata. Evidentemente t’attacco venne sferrato con l’intenzione di attirare qualche nostro battaglione in appoggio alla compagnia per poi distruggerlo. Comunque, il Comando di Brigata trasmetteva l’ordine a tutti i battaglioni di schierarsi su posizioni difensive. AJke prime luci dell pioa.j tre torti pattugl-e. delie ss tedescne avanzavano a forma di ferro di cavallo verso le nostre posizioni: la pattuglia di centro si teneva Levamente arre-liata, mentre quella del lato destro scendeva dal monte con l’in-tenzione di prenderci a^!e spalle. Compresa la manovra del nemico, tutti i nostri reparti si schieravano frontalmente. La nostra linea difensiva, sopratutto per il terreno favorevole, fece desistere il nemico dall’ulteriore avanzata dopo un breve scambio di fuoco con armi automatiche. Dalla collina boscosa sopra il paesello di Ràvne il II battaglione poteva controllare agevolmente i mov.menti del nemico accampato nei pressi di una chiesetta diroccata. Verso le ore 14 circa, i tedeschi iniziarono ad avanzare lentamente verso le nostre posizioni. Ogni loro movime{ito era controllato, e la nostra postazione attendeva soltanto il momento giusto per aprire il fuoco. L’attesa, dopo circa 20 minuti, doveva trasformarsi in una sorpresa a danno della nostra postazione. Meptre noi controllavamo i movimenti della formazione davanti a noi, i tedeschi diressero u-na seconda pattuglia al fianco della collina che sfuggiva al controllo della postazione. Nessuna fu in grado di segnalare la mossa. Quando la pattuglia tedesca raggiunse i piedi della collina, si inoltrò nel bosco e giunta nei pressi della nostra postazione aperse il fuoco. L’inaspettata azione nemica non permise alla nostra mitragliatrice pesante di entrare in azione. Soltanto i fucilieri reagirono al fuoco nemico proteggendo il nostro ripiegamento. Nonostante il momentaneo vantaggio conseguito^ il nemico non credette opportuno di incalzarci per tema di venire investito da qualche altra nostra postazione e con la forza un varco e sfuggire alla morsa. Dalla Selva di Ternovo ilare aveva ripiegato nel dicembre, combattè eroicamente, assieme ai compagni sloveni del IX. Karp-is. contro il nemico fino alla liberazione. La divisione GAP rimasta nel Friuli, accerchiata dal nemico non si arrende. Pur trovandosi con una forza effettiva di soli 1.200 uomini riesce a portarsi fuori del cerchio di fuoco. li nemico, dopo il rastrellamento, aveva lasciato a presidio i cosacchi che nelle sue, intenzioni, dovevano costituire una muraglia umana per separare la zona montana dalla pianura friulana. 1 GAP però riescono j ugualmente a passare dappertutto. 1 rifornimenti continuano ad arrivare in montagna, i sabotaggi non diminuiscono e i traditori pagano ugualmente il fio delle loro colpe. Le azioni di sabotaggio addirittura aumentano: l’assalto alle carceri di Udine da dove vennero liberati 150 compagni condannati a ni ori q. la cattura di armi pesanti al nemico (cannoni, cafri armati) e, quello che più conta, la preparazione in pianura delTinsurrezione armata. Gli alleati non spararono un solo colpo nel Friuli. Furono i Garibaldini a liberare la propria terra e. in collaborazione con il IX. Korpus, decisero della guerra di liberazione. Il tragico bilancio della tremenda lotta ci dà più di 2000 morti: 950 della «Garibaldi Natisone», 700 della «Garibaldi Friuli», 250 della «G. A. P. Friuli», oltre a migliaia di dispefsi, internali e feriti. Questa è storia scritta con il sangue, sacrificio inestimabile per la libertà e contributo grandioso per un migliore avvenire dei popoli. PLA1NO ALDO — VALERIO rimase fermo sulla collina da dove si ritirò a tarda sera. In questo scontro cadde le compagna Olga Camolese-Pupa colpita da una raffica di mitra alla schiena. La sera dello stesso giorno tutta la Brigata si concentrò nel bosco sopra Ravne. Il nemico non aveva abbandonato la speranza di poterci cogliere di sorpresa; certamente calcolava di sfruttare l’azione del giorno prima. Però già la mattina del 20 dicembre, al primo chiarore dell’alba, tutte le armi della Brigata erano pronte per l’urto. Il nemico, per attac ’.arci, doveva inevitabilmente salire in direzione de) monte dove eravamo appostati. Nonostante tale svantaggio i tedeschi non esitavano e verso le 9.3(1 una loro pattuglia con le «Schartz» usciva dal castelletto in rovina nei prèssi di Ravne. L’avanzata nem ea si manifestò ad un tratto lenta, tanto da sembrare incerta. Gli uomini delle postazioni controllavano i movimenti tedeschi e ad interval, li scaricavano qualche raffica di mitra. Al momento giusto aprimmo il fuoco, ma la «Breda» su cui facevamo moJUo affidamento non funzionava. I tetìesch’, accortisi di ciò, aumentarono la loro pressione a-vanzando rapidamente, anzi, certi di poter annientare la nostra postazione, aprivano; il fuoco con tutte le armi, comprese quelle della retroguardia. Allora intervennero due nostre postazioni laterali. Si videro i tedeschi cadere e) ripiegare disordinatamente. Dopo questo combattimento il nemico si rese conto deH’inutilità dei suoi attacchi e nei giorni successivi si ritirava verso Gorizia. NINO GREGORIO Nel giugno 1944, dal Comando di Brigata ricevetti l’incarico di minare, nelle vicinanze di Grahovo, il tratto di ferrovia che si trovava tra il presidio fascista ed il tunnel. L’azione si presentava par-ticolarmente difficile in quanto il posto indicato era a circa 50 metri dalla postazione nemica. Concordato il piano, cercai altri quattro compagni disposti a parte- Ma quanti son partiti, non son tornati, sui monti, 'a Montebruno son restati... (da una canzone partigiana) ì Giovanni Zol era un vero comandante. Si diceva allora che un comunista doveva avere 50 uomini pronti ja seguirlo. Ma quanti, quanti com-:pagni non erano pronti a seguire Giovanni Zol ovunque si fosse gettato? Ricordo quando lo vedemmo la prima volta, nel settembre 1943. Era arrivato a cavallo, alla testa di una compagnia di volontari da Maggia, alto e asciutto, con la barba incolta ed un’espressione di forza e decisione sul volto. Per tutti era il Comandante. Sebbene fosse poco noto fra i giovani, pure in pochi giorni tutti sapevano raccontare del suo passato. Si diceva che fosse un vecchio combattente antifascista, parec-.nte volte incarcerato e condannato al confino. Durante la sua permanenza al confino aveva lavorato attivamente per mantenere il collegamento tra i compagni anti-Jascisti disseminati nelle varie località della Calabria. Si raccontava che una volta, di ritorno da una di queste visite, si fosse accorto che non avrebbe fatto in tempo a ritornare alla sua residenza per il controllo, per cui, presa una scorciatoia attraverso un terreno impervio, sarebbe caduto da una roccia spezzandosi la spina dorsale. Ebbene, io non ho mai saputo se Giovanni Zol avesse avuto la schiena spezzata, ma un tale racconto aveva suscitato in ognuno una ammirazione sconfinata per quel gigante irsuto. Altri amici m’hanno raccontato in seguito che, al Coroneo, Giovanni Zol era l’anima della comunità degli antifascisti ivi rinchiusi. Già qualche mese prima dell’8 settembre 1943 diceva: «Vedete quella mitragliatrice? Bisogna puntarla così...» e alla capitolazione dell’Italia la sua cella fu la prima ad aprirsi. Chi potrà mai dimenticare quei giorni? Mezzo Monfalcone e Gorizia erano sul Carso. Così San Già» corno, Servola, S. Giovanni, Mug-gia. Lungo le strade giacevano nei fossi le armi dell’esercito italiano dispersosi prima di Trieste. Strano contrasto. Da una parte una fiumana di gente che di soldato aveva ormai soltanto l’aspetto, si trascinava verso Trieste nell’affannosa ricerca di .cancellare anche le tracce di quella divisa militare, gente che procedeva per forza d’inerzia, attratta dal miraggio della propria casa in qualche paesello del meridione. Dall’altra, .una processione di lavoratori che saliva l’altipiano con un aspetto marziale. cipare all’impresa; non dovetti faticare molto per questo, in quanto i primi che avvicinai furono subito entusiasti della proposta, e primo fra tutti Ercole il veneziano, uno dei primi combattenti del battaglione triestino. Raggiungemmo le vicinanze del-l’obbiettivo senza alcun intralcio, di Erano i giorni dell’entusiasmo, come quando si spezza qualcosa che aveva costretto gli uomini ad essere degli altri e li rende quali sono, nei giorni della liberazione lungamente attesa, tutti fratelli. Vi era, negli anziani, la coscienza di essere' ridivenuti uomini liberi, non più le pecore matte del ven-jtennio e, nei giovani, la coscienza di un mondo nuovo, fatto di cose reali, di idee e di conoscenze, delle quali erano stati tenuti all’oscuro. * Ricordo i momenti deliziosi attorno ai fuochi, quando ci avvol- tolavamo nelle coperte e la sigaretta girava da bocca a bocca. «Giovanni — chiedeva un voce — spiegaci come sarà domani. Fino ad oggi — rispondeva — i lavoratori hanno sudato per gli altri, un domani invece saranno le macchine a sufficienza allora potremo dire che invece di otto lavoreremo sette, sei ‘ ore ...» Oggi queste parole possono apparire troppo semplici. La realtà infatti ha dimostrato che la via verso il socialismo è più difficile di quanto possa sembrare. Pure questi erano i racconti meravigliosi che ci aprivano gli occhi alla verità e alla logica dell’amancipazio-ne sociale. «E la donna — continuava — non sarà più schiava dell’ignoranza e della miseria, ma libera, uguale nei diritti all’uomo». Erano, per noi giovani, racconti meravigliosi, semplici e comprensibili. Chi non ha compreso e non comprende, chi, oltre alla realtà della materia non comprende la forza trascinatrice delle idee, non capisce nè capirà mai una rivoluzione, non comprenderà il socialismo, non ha compreso la lotta partigiana. Giovanni Zol girava instancabile fra i suoi battaglioni preparando la resistenza. Era un uomo di poche parole. Tutto in lui era a-ztone. Ho avuto l’occasione di conoscere parecchi compagni usciti dopo anni di detenzione dalle «pa- notte s’intende. L’impresa si presentava più difficile negli ultimi cinque metri ; dovevamo calarci per un ripidissimo pendio, quasi a strapiombo. L’oscurità della notte, se da un lato ci favoriva perchè impediva al nemico di scorgerci, dall'altra parte non ci faceva vedere neppure dove mettevamo i piedi. Per quanto scendessimo con la massima cautela, alcuni sassi incominciarono a rotolare. Sentendo rumore, i fascisti si misero a sparare ali’impazzata in tutte le direzioni. Ci buttammo a terra per alcuni minuti e, cessato il fuoco, riprendemmo la marcia. Per compiere il breve tragitto impiegammo più di un’ora, tra sparatorie continue, finché raggiungemmo la linea ferroviaria. Ci trovavamo però circa tre metri sopra la stessa, in cima ad una scarpata dalla quale dovevamo calarci, e che era a poca distanza dal tunnel e dal presidio. Dal punto dove ci trovavamo, sentivamo benissimo i fascisti che parlavano tra loro in dialetto friulano. NeU’ultimo tratto, compiuto nell’oscurità più assoluta e sotto le raffiche delle armi nemiche, due compagni che .portavano le mine si erano dispersi. Così ora ci trovavamo in tre con una mina soltanto. Decisi di collocare almeno quella. Il guastatore Si calò per primo, seguito da Ercole che portava la mina, una di quelle grandi e rotonde che servivano per i carri armati, e che ad un tratto gli cadde a terra producendo un sordo rumore. I fascisti riaprirono un fuoco indiavolato che durò per un quarto d’ora circa, quindi subentrò il silenzio più assòluto. Il nemico non trie galere». Ebbene, molti di essi sono ancora oggi presi dell’abitudine del lungo e arguto discutere. Non così Giovanni Zol. Sembrava che l’angustia della cella avesse compresso la molla delle sue energie per sprigionarle fra gli uomini. Era davvero instancabile: ispezionava i reparti, comandava le manovre, andava in ricognizione e trascinava addirittura grosse pietre sugli sbarramenti. Era dappertutto, insomma. Dopo la grande offensiva di settembre si mise immediatamente all’opera per riorganizzare i reparti, ma nella sua generosità non durò a lungo. Morì da uomo, come era vissuto. Era una sera di novembre. Giovanni Zol era tornato da poco da Trieste con i piani del lavoro futuro. Appariva insolitamente allegro e fiducioso, ma non fece a tempo a comunicarci le prospettive per l’avvenire. In una casa fuori di .mano fu soipreso assieme oon un compagno da una pattuglia di tedeschi. Trascinato con il «mauser» puntato alla schiena nel cortile egli riusci con una mano a chiudere dietro di sè la porta, bloccando tre dei soldati tedeschi nella casa, e con l’altra ad afferrare l’arma del rimasto per ingaggiare con lui il colpo a corpo. Il compagno riuscì a salvarsi grazie appunto alla presenza di spinto di Giovanni Zol. Ma egli, sopraffatto, cadde sotto la raffica quando già sembrava l’avesse spuntata. * Vorrei parlare di tanti altri compagni caduti le cui immagini, a socchiudere gii occhi, mi appanno vive anche nella lontananza del tempo, ma non saprei dove incominciare, nè dove finire. Flavio L azzanni, studente diciassettenne, che si tolse la vita dopo aver consumato le munizioni. Il commissario Stellio Fontanot, il buon Albino Padovani e tanti altri caduti nell’agguato di Temenica. Il piccolo ferrarese, Mario che morì da eroe e di cui i paesani di Ranzia-no sanno raccontare l’eroica morte, il Sardo, di cui non ricordo il nome, che preferì morire tra i flutti del Vipacco piuttosto che cadere pelle mani dei carnefici, il commissario Quarantotto, da Rovigno, che cadde per coprire la ritirata dei compagni, Giulio Cubi, stretto in un inferno di fuoco sulla postazione, che gridava al nemico: «Arrendetevi banditi...», Norma massacrata dalle belve in camicia nera e altri ancora. Cari i nostri Morti che avete diviso con noi le fatiche, le gioie e le speranze dell’epopea partigiana, ma non avete potuto dividere con noi la felicità della vittoria e della liberazione! Oggi, a dieci anni di distanza, forse .abbiamo dimenticato qualche nome, qualche data, ma non il vostro sacrificio. Voi continuate a vivere fra noi come la parte più nobile di noi stessi, come l’mmagine ancor viva di quegli ideali per i quali insieme abbiamo combattuto e Voi siete caduti. Noi Vi ricordiamo e Vi ricorderemo sempre, di Voi parleremo alle future generazioni perchè ne siate l’esempio. AGOSTINI ENNIO Commissario politico della brigata «Fontanot» aveva nemmeno immaginato che ci trovassimo a pochi metri di distanza. Piano piano, togliendo un sasso alla volta, potemmo collocare la mina sotto alla rotaia. La ricoprimmo con la massima cautela e prendemmo la via del ritorno. A forza di braccia risalimmo la scarpata, arrampicandoci per le radici degli alberi. Altri sassi precipitarono ed altre scariche di mitragliatrici risuonarono nel buio. Ma potemmo ugualmente metterci in salvo. Quel giorno io compivo 40 anni. NARCISO DELLA CROCE Tutto quello che su Gigi Che il bollettino non c’è perchè la radio è in pezzi; Che il bollettino non c’è perchè manca la corrente; Che il bollettino arriverà fra mezz’ora ; Che la guerra finirà domani, 0 al massimo dopodomani ; Che alla propaganda si lavora come negri, ma nessuno se ne accorge; Che il Capo di SJVI. non si è ancora accorto che per far filare in pieno) la propaganda ci vogliono molti generi di conforto; Che in fondo il «Meeting» non era poi uno schifo come dicono 1 maldicenti; Che il Capo di S.M. è un gran bravo figliolo, ma è maledetta-mente restio a firmar buoni; Che non ha importanza. (Da «La Voce del Bosco» nro. 13 del 7. 10. 44) Una postazióne partigiana Il rifornimento ai combattenti veniva eseguito nei modi più imprevisti Una tragica notte DI CANDIDO NILO - BILL Partigiani in un paese del Carso DAL DIARIO DI LOTTA DI UN GARIBALDINO RICORDANDO I CADUTI DI ENNIO AGOSTINI Il Comando del reparto parti giano del Litorale meridionale AVANTI CONTRO I NAZIFASCISTI ! DI NARCISO DELLA CROCE Come nacque e combattè la 'TRIESTi L’8 settembre 1943, con la capitolazione dellTtalia, tutta la popolazione della Regione insorse contro Toccupatore nazista. Immediatamente si costituiscono numerose brigate che difendono un vasto territorio libero sul Carso, nella Valle del Vipacco e dello Isonzo e nellTstria. Nei dintorni di Trieste ed in Istria centinaia e centinaia di antifascisti italiani, specialmente operai, combatte nelle file par-t.giane. In numero ancor maggiore partecipano alle lotte sul fronte Goriziano gli antifascisti italiani del monialcone.se. Sul fronte di Mer-na per alcune settimane gli operai del cantiere di Monialcoli e tengono con eroismo le posizioni, contrastando il passo ali’azione delle fanterie e dei mezzi motorizzati tedeschi. Solo la grande offensiva, che ha visto Timpiego di alcune intere divisioni corazzate na-ziste, ha potuto stroncare questo slancio rivoluzionario della nostra popolaz.one. Molti combattenti italiani però rimangono, anche dopo Toffensitva, nelle file partigiane e il 12 ottobre viene costituito a Lo-kavica nei pressi di Kastanj evica sul Carso il battaglione Triestino d’assalto. Questo battaglione, diviso in tre compagnie, aveva inizialmente la consistenza di una cinquantina di combattenti. Esso ha svolto un grande ruolo in questo settore, ridestando lo spirito di resistenza e di lotta della popolazione italiana della Regione. Numerosissime furono le azioni di questo reparto, azioni di limitate entità, ma di grande afficacia contro le vie di comunicaziane nemiche sul Carso inferiore e ned territorio di Mon-falcone. Fra le azioni più importanti svolte da questo battaglione rientrano quella del Vallone, contro un camion della Werhmaoht, quella di Ozrenj a nei pressi di Ran-ziano contro un camion ed una vettura di SS e di fascisti. In quest’attacco sono stati uccisi 40 soldati nemici e solo un fascista si è salvato fuggendo a Gorizia. Nel gennaio del 1944 un gruppo di combattenti del battaglione ha effettuato un’azione contro il campo d’aviazione nazista di Ronchi nel corso della quale sono stati incendiati otto apparecchi al suolo. L’eco di questa azione fu molto vasta e fu menzionata anche da Radio Londra e da Radio Mosca. ta ufficialmente «XVI. Brigata d’Assaito Garibaldi—Trieste». All’atto della costituzione hanno presenziato rappresentanti del IX. Cor pus nonché un rappresentante del Corpo Volontario della Libertà dell’Alta Italia. Dopo un periodo di riassestamento, durante il quale veniva richiamato presso la Brigata un Battaglione ohe operava sul Carso (questa unità aveva fatto un’azione, verso la fine di aprile, in un campo della Todt presso Monfalcone ed aveva prelevato una cinquantina di giovani, quasi tutti monfal-conesi, che poi erano entrati a far parte della Brigata), il I. Batta- attacchi e infliggendo ai nemici serie perdite. Dopo una settimana, visti isi'stematitìatmen'tei rispunti tutti i suoi attacchi, che si ripetevano più volte al giorno, il nemico si ritirava definitivamente. Dopo l’azione, il Battaglione riceveva i più vivi elogi e rallegramenti da parte del comandante della missione inglese che ivi si trovava. Pure nel mese di luglio il IV. Battaglione della Brigata Triestina veniva aggregato alla Brigata «Gradnik», assieme alla quale sostenne vari combatt menti. Alla fine dell’ottobre del 1944 questo Battagliane si trasferiva nella Suha Kra/ina e successivamente nella gliene è stato destinato a partecipare, assieme alla Brigata «Srečko Kosovel», ad un’az’one contro i presidi fascisti di Montespino e Prevacina nella valle del Vipacco. In quest’azione il I. Battaglione si è brillantemente distinto. Suddiviso in quattro gruppi, ha partecipato: assieme alla brigata «Kosovel», alla elminazione del presidio degli alpini di Montespino e di quello di Prevacina; da solo alla conquista di un ponte sul fiume Vipacco proprio sotto il paese di Tabor ed alla conquista del viciino mulino che serviva da alloggio al presidio del ponte. Il ponte è stato fatto saltare ed il mulino è stato incendiato. Questa azione ha avuto luogo nel mese di maggio del 1944. ^llgSllÉIW I carri armati dell’A.PJ. nelle vie di Trieste liberata Alla fine della stesso mese un scelto reparto del battaglione ha condotto a termine con successo un’operazione, eliminando con una azione eroica il traditore Walter Garlasohi—Blecehi, che fatto prigioniero dai tedeschi si era messo al loro servizio conducendo azioni punitive terroristiche contro l’inerme popolazione del Carso. I compagni di questo reparto riuscirono in primo tempo a ferire il Bleechi a Vermegliano e successivamente, avendo saputo che egli era stato ricoverato all’ospedale di Monfalcone, vi facevano irruzione liquidandolo assieme alla madre, anch’essa nota collaboratrice delle SS. Durante questo periodo il battaglione triestino d’assalto aveva fatto parte della brigata «Srečko Ko-|So]veftty seguendo però un’bperar tiva propria. Con il mese di febbraio 1944 il battaglione passava alle dipendenze del Južno Primorski Odred. Ned corso della sua attività il battaglione andava ingrandendosi numericamente per l’aflusso di nuovi combattenti attratti della gesta eroiche dei partigiani italiani del Carso. Nel mese di marzo al battaglione tristino si unirono anche i combattenti italiani già facenti parte delle formazioni dell’Istria. Ben presto il battaglione era riuscito a guadagnarsi la più completa fiducia e la viva simpatia della popolazione slovena del Carso che provvedeva a tutte le sue necessità. Per tutto questo periodo di tempo il Battaglione Triestino d’Assalto aveva fatto parte operativamente della Brigata «Srečko Kosovel», conducendo però azioni per conto proprio. Con il mese di febbraio 1944 il Battaglione passò alle dipendenze del «Južno Primorski Odred». Nello stesso periodo di tempo il Battaglione Triestino è andato ingrandendosi per l’afflusso di nuovi venuti dalla città, di elementi italiani che si trovarono nelle varie unità slovene e che man mano venivano aggregati al Battaglione, nonochè per l’arrivo di una trentina di compagni che avevano in precedenza dato vita ad una formazio-ne italiana, la quale aveva agito nellTstria, nella zona tra Cosina, S. Pietro del Carso e Bistrica. Nel mese di febbraio, la formazione citata era stata avviata presso il Battaglione Triestino. Con l'ulteriore aumento del numero dei combattenti, venne la trasformazione del Battaglione in Brigata. Il 5 aprile 1944, a Locavizza sopra Chiapovano, è stata costituita la Brigata, che veniva denomina- Subito dopo, sulla strada di ritorno, il Battaglione ha tenuto postazione sotto S. Tomaso, presso Aidussina, durante un attacco ad una grossa colonna motorizzata tedesca, che è stata completamente distrutta. Subito dopo il rientro in Brigata del I .Battaglione, il II. Battaglione, partecipava ai combattimenti presso S. Lucia. Il III. Battaglione invece insieme alla Brigata «Simon Gregorčič» attaccava il presidio nemico di Prevalio infliggendoli gravi perdite. Nel mese di giugno la Brigata, aggregata alla XXX Div sione prendeva parte all’azione contro il presidio nemico di Vipacco, con il compito di protezione in vari punti (Montenero d’Mria, Zolla, ecc.) dove avrebbero potuto affluire rinforzi al presidio attaccato, e partecipando direttamente all’azione. Alia Lne del mese di giugno 1944, tutta la Brigata ha preso parte assieme alle altre formazioni del IX. Corpo ad una azione generale nella valle del fiume Bacia. Obbiettivo immediato dell’azione l’eliminazione del presidio fascista di Kneža. Durante l’attacco è stato probabilmente danneggiato un locomotore che tentava di forzare il passaggio sulla linea ferroviaria. Su decisione del comando della Brigata, il I. Battaglione, opportunamente selezionato, il 19 luglio 1944 è partito per il Friuli. Questo Battaglione, ha partecipato nel Friuli, ad un combattimento contro forze tedesche che tentavano una incursione nel territorio libero. Il Battaglione, schierato in pianura all’imbocco di una vallata, subito fuori del paesetto di S. Ger-sio, presso Nimijs, ha maltenuto per un’intera settimana le pro- MSm Cannone partigiano in azione Bela Krajina. Durante la marcia nella zona di Kočevje, sostenne u-no scontro accanito con il nemico, al quale inflisse perdite rilevanti. Con la costituzione della Brigata «Fontanot» il IV. Battaglione vi entrò a far parte. La Brigata Triestina, si è poi fartemente ingrandita con l’arrivo di oltre mille giovani giunti in montagna in seguito alla leva ordinata nelle città occupate dal gau-leiter tedesco Reiner. In queste condizioni difficili la brigata subiva il rastrellamento tedesco iniziatosi nella Selva di Tar-nova la mattina del 26 luglio 1944. Il 9 agosto la Compagnia Guastatori della Brigata faceva saltare il ponte ferroviario presso S. Giovanni di Dumo. Dell’azione davano comunicazioni le radio alleate. Dopo la riorganizzazione (nel corpo della qua^q venijvano invialti presso il VII. Corpo parte dei giovani giunti alla formazione, e che in seguito dovevano costituire la Brigata «Fontanot», mentre circa 350 venivano avviati nel Friuli) il 14 settembre 1944 la Brigata Triestina attaccava nuovamtnee il presidio fascista di Kneža, nella valle del fiume Bacia. Nel mese di settembre la Brigata che faceva parte della XXX. Divisione assumeva la denominazione di «XX. Brigata d’Assalto Garibaldi—Trieste», denominazione che ha poi mantenuto fino alla fine della guerra. Nei primi giorni del mese di ottobre del 1944, due battaglioni della Brigata Triestina, partecipava-po assieme a formazioni della XXX Divisione ad un attacco contro il presidio belogardista di Montenero d’Idria,, tenendo postazioni sulla strada di Idria, dove fermavano un camion nemico e lo incendiavano. Assieme alle altre formazioni della zona, la Brigata ha sostenuto combattimenti vari durante il rastrellamento iniziato dalie fornai Altri combatt menti, nella zona di Cai di Canale — Cai di Tolmino — Locavizza, si svolsero nel mese di novembre. Successivamente la Brigata partecipava ai combatt menti durante il rastrellamento nazifascista dal 16 al 30 dicembre 1944. Nei primi giorni del mese di germa o 1945, la Brigata teneva postazione a Carnizza, mentre la Brigata «Kosovel» eliminava i fascisti della X Mas che avevano messo un presidio a Tamova. Il giorno 19 gennaio 1945 la Brigata Trieste respingeva dopo a-spro combattimento presso Verto-vino una forte formazione nemica. Qualche giorno prima una pattuglia aveva attaccato presso Verto-v;no due camion di belogardisti, infliggendo perdite al nemico. L’8 febbraio e giorni successivi, la Brigata, mentre si trovava a S. Tomaso e Skrila presso Aidussina, subiva ancora un rastrellamento da parte del nemico. Sosteneva combattimenti presso S. Tomaso, a Predmea, sul monte Ciaven, presso Loqua ed altri ancora nella Selva di Tamova. La Brigata Triestina veniva quindi trasferita per un periodo di riposo nella zona di Circhina, quindi a Novacchi e successivamente prendeva posizione presso Cabruce e presidiava la zona posta sopra il presidio belogardista di Poljane. In questa zona, la Brigata veniva investita, il 21 marzo dal grande raStrellO|mento nazifascista ; trovandosi così subito impegnata nei primi combattimenti. Secondo le direttive del IX. Corpus, assieme ad altre formazioni, la Brigata Triestina tentava inutilmente di rompere Taccer-chiamento e portarsi fuori zona, sostenendo un duro combattimento presso la chiesetta di S. Lenard, nella zona dì Škofja Loka. Ritirata sul monte Biegaš, la Brigata veniva accerchiata da forze tedesche, ma riusciva a forzare l’accerchiamento; quindi raggiungeva il lago di Bohinj ai primi giorni di a-prile 1945. Verso il 10 aprile presso Stare Fužine la brigata respingeva un attacco sferrato dai nazi-fascisti u-sciti da Bohinska Bistrica. Richiamata dal comando del IX Corpo si portava a Vojsko dove iniziava Buonumore in brigata TUTTO QUELLO CHE SA IL CAPO DI S.M. Che lui un giorno o Taltro scriverà qualcosa su quelli della propaganda da far ridere alle loro spalle tutta ta Brigata per un paio di mesi: Che avrebbe bisogno di un permessino per andare a tagliar foraggio in quel di Carbonari; Che quelli della propaganda sono lingue malefiche, rm a lui non lo toccano ; Che un gin» no o l'altro si stanca ed allora ;... Che lui oggi ha firmato 70.000 buòni, e non firma più niente nemmeno se crolla l’universo; Che ha una voglia pazza di «suf» col latte acido ; (Da «La Voce del Bosco» nro. 13 del 7. 10. 44) naziste e dalla X Mas l’8 ottobre 1944. con le altre brigate del Litorale la marcia di avvicinamento a Trieste, ormai investita dalla IV. armata. Il 29 aprile, sopraffatte di slancio le ultime res.stenze del nemico sul-l’altipiano, la brigata d’assalto Garibaldi Trieste con le unità del IX. Corpo entrava in Trieste dove si svolsero gli ultimi combattimenti nelle v,e. Un reparto della brigata contemporaneamente partecipava alla liberazione di Monfalcone. LO SCONTRO Il giorno 19 novembre venne dato finalmente Tordine di marcia. Allora eravamo accampati in un boschetto nelle alture circostanti Kastanjevica. In due colonne dovevamo portarci nei pressi di Ja-miano, all’altezza del Lago di Do-berdò, sull’autostrada del Vallone. Giornalmente su quella strada transitavano colonne di automezzi tedeschi. L’ordine di azione diceva appunto: «due forti pattuglie con fucili mitragliatoli bloccano i due punti distanti circa un chilometro l’uno dall’altro la strada. Lasciano libero passaggio ad una piccola colonna nemica, che il grosso del battaglione attaccherà nei pressi di Doberdò annientandola». Furono apposte vedette con mezzi di segnalazione ottica sulle alture e poi gli uomini presero le posizioni stabilite, lungo lo stradone. Passano lunghi minuti di snervante attesa. Alcune false segnalazioni, poi la vedetta segnala ravvicinarsi di una colonna tedesca. Gravi interrogativi passano per la nostra mente. Si tratta di trasporti comuni oppure di truppa numerosa e armata? Finalmente un camion sbuca dalla curva di Jamjano. Lo segue a poche decine di metri una vettura, prie posizioni respingendo tutti gli Appostati ai lati della strada at- Un grappo della «Triestina» poba dinanzi all’oinettivo tendiamo il segnale. Per primo entra in azione l’Alpino. Si leva dalla postazione quando il camion gli è a qualche metro di distanza e scaglia una bomba a mano nella cabina. Poi spara con il mitra. Sterzata brusca deU’automezzo che Si blocca di traverso in mezzo alla strada. La vettura che lo segue rallenta per un attimo, ma riesce a superare il camion ed a grande velocità fila sull’asfalto in direzione di Gorizia, seguita da scariche di mitra e bombe a mano. Contro il camion bloccato apriamo una furiosa grandinata di pallottole. Ancora non sappiamo quanti nemici abbiamo di fronte. Vediamo solo quelli in cabina che, al riparo del motore, tentano di resistere sparando verso le nostre posizioni. Improvvisamente dalla curva appare un'altra vettura. A bordo vi sono dei civili, per questo forse la pattuglia non l’ha costretta a fermarsi. C’è un momento di indecisione e di confusione nelle nostre file. Non sappiamo se sparare o meno. Quell’attimo di tregua basta ad uno dei tedeschi del camion per saltare sulla macchina che si è quasi fermata all’altezza del camion per poi ripartire a grande velocità verso Gorizia. Nervosi per lo scorno, dopo ancora breve sparatoria ci lanciamo all’assalto del camion con le bombe, e lo diamo alle fiamme. Mentre stavamo per ritirarci, ecco sopprag ungere un'altra macchina. Senza indecisioni stavolta la costringiamo a fermarsi. Mentre i civili che erano a bordo vengono messi in libertà, la vettura ci serve per portare al nostro accampamento il poco bottino trovato sul camion. Poi la impieghiamo ancora per molti giorni — la guidava Armando — sulle strade del Carso, dove il battaglione d’assalto dominava sicuro in quei mesi. Questa prima azione, pur non essendo riuscita in pieno, fu una ottima scuola di ardimento e di tecnica per gli attacchi di diversione che furono in seguito più frequenti e efficaci. Egone Settomini Sosta nella tormenta LE NEVI DEI GORJANCI SI ARROSSARONO DEL SANGUE DI SLOVENI E ITALIANI AFFRATELLATI La Brigata " Fontanot „ Era una bella giornata del tardo autunno quando nel villaggio Suhor si costituì la brigata «Fontanot». alla presenza del commisario del VII Korpus, comp. Janez Hribar. La brigata coniava allora circa 700 uomini. Alla cerimonia partecipò tutta la popolazione di Su’ior. Già il giorno seguente la brigata partiva per la linea di combattimento, occupando posizioni sul fronte Podgrad-Prista-va, nelle vicinanze di Novo Mesto. La «Fontanot» nacque in una situazione del tutto particolare. 1 tedeschi, ingannati da una propaganda che non lasciava loro intrav-vedere ancora la rovina che si stava già chiaramente delineando, intensificavano la loro attività criminale. Il fronte di liberazione (OF) e lo Stato Maggiore del E. P. 1. contrapposero a questa attività opportune contromisure,. Il commissario del Comando Superiore, comp. Boris Kidrič, si interessò particolarmente alla costituzione del Battaglione austriaco e di nuove unità partigiane italiane. Nella scuola per allievi sottufficiali del VII Korpus ebbe inizio nella Bela Krajinu un corso per sottufficiali italiani, durato tutta l’estate e che costituì il nerbo della «Fontanot». Dobbiamo sottolineare inoltre che questa non era solamente un fattore militare importante, ma aneli# e sopratutto, politico. Essa era in continuo contatto con le masse slovene e contribuì molto al consolidamento della fratellanza fra i due popoli. Della nuova brigata «Fontanot» vennero a far parte molti Italiani che già possedevano un’esperienza di lotta partigiana. La brigata fu diretta dal commissario politico comp. Mario Abram, che seppe guidarla con grandi successi nelle situazioni più difficili e complicate. Tutti gli ufficiali, con poche eccezioni, erano italiani. Nel dicembre 1944, quando la brigata si trovò fra le nevi dei Gorjanci, la vita nella brigata divenne più che dura. A Novo Mesto vi era una grande unità tedesca e molti «domobranci». 1 combattenti della «Fontanot» se la cavarono abbastanza bene. La popolazione del luogo era organizzata nel F. L. e comprese che gli italiani della «Fontanot» nulla avevano a che fare Con quelli dell’esercito fascista che incendiarono le loro case. Fra la popolazione e la «Fontanot« si formò così la più stretta collaborazione. Succedeva alle volte che, causa le grandi nevicate, la brigata non poteva avvicinarsi a Novo Mesto per attaccare il nemico. In questi casi essa lavorava nei villaggi aiutatalo i contadini. La popolazione di Podgrad e Pristava ricorda ancora i bravi ragazzi della «Fontanot» che tagliavano la legna, portavano acqua, lavoravano nelle stalle e riparavano strade. La brigata era politicamaple e militarmente ben preparata. Si stampavano allora in lingua italiana il «Corriere partigiano» e tutta una serie di opuscoli e pubblicazioni. L’attività politica e culturale era pure intensa. Nella prima metà del mese di marzo 1945 la «Fontànot« si trasferì nel settore Veliki i Mali Ljubegi — Mraševo. A Mraievo si venne a un sanguinoso scontro coi «domobranci», che pendettero pure un colonnello. Fra i partigiani italiani, caduti sul campo di battaglia, furono anche i comp. Quarantotto e Collenz. Alla fine dello stesso mese la brigata si spostò nella Suha Krajina fermandosi a Smuka. La Suha Krajina era considerata come il territorio pui duro e difficile. Alcune settimane prima della grande battaglia del 15 aprile, la brigata organizzò un grande «meeting». Il programma culturale fu' eseguito dal coro e dalla Compagnia di prosa. Che bel successo! Le canzoni fendane echeggiarono fra i monti del Rog. Pochi giorni dopo la Suha Krajina repiva attaccata da più di 20.000 tedeschi, «domobranci» e reparti di Vlasov. Nei combattimenti, estremamente duri, caddero molti della «Fontanot». Fra essi anche l’ufficiale operativo Giulio Cubi da Trieste. Dopo la VI. offensiva tedesca del settembre 1943, con la costituzione del battaglione Triestino d’assalto, venivano formati pure i Gruppi d’azione partigiana che dovevano essere gli organi di sicurezza nella Lotta di Liberazione. L’attività principale 'di questi gruppi consisteva in sabotaggi e diversioni, nella lotta contro le spie e i traditori, nella protezione degli organi del Potere Popolare costituiti e degli organi addetti al rifornimento delle unità combattenti. Il raggio d’azione degli organi di sicurezza del Battaglione G. A. P., che operava in collegamento con la Br.gata Triestina d’assalto e che nel settembre 1944 si aggregava alla seconda Brigata V. D. V., si e-stendeva dal Carso alla zona del monfalconese e più volte operava pure oltre Isonzo. L'azione costante dei combattenti di questi gruppi, che giornalmente sfidavano a tu per tu il nemico, è stata un enorme contributo per il movimento partigiano sia nelle zone libere, ma ancor più nelle zone occupate. Non si può fare a meno nella ricorrenza del X. anniversario della costituzione delle Brigate del Litorale di riepilogare le azioni più importanti del nostro Battagliane. Costituitosi nel novembre del 1943, attraverso i suoi gruppi condusse le Gravemente rimase ferito il vicecommissario Orfeo Vigna, pure triestino. Tre settimane dopo, la «Fontanot» collaborò alla liberazione di Lubiana e raggiunse quindi Trieste liberata. Il nome della «Fontanot» è il simbolo di un passato glorioso, di eroici combattenti italiani che immortalarono questo nome nqlla storia della rivoluzione popolare jugoslava che, sotto la guida del glorioso Partito Comunista, con a capo il compagno Tito, unirono in fraterna unità tutti i popoli jugoslavi e con essi i sinceri ed onesti democratici italiani. prime azioni contro gli elementi che volevano organizzare nella zona del monfalconese il Fascio re-pubblicano, e nello stesso tempo molestò i nazifascisti nei loro stessi cavi. Nel 1944 i G. A. P. intensificavano ulteriormente la loro attività di protezione degli organi del Potere popolare e di quelli addetti ai ri-fornimenti che operavano nella zona del monfalconese, occupata dal nemico. Oltre ali’elim nazione dei noti fascisti (Falchi, Ferrari, Re-becchimi, Biechi ed altri ancora) e La (GARIBALDI TRIESTE» è la custode delle tradizioni ri\o-luzionarie delia classe lavoratrice triestina e dei valori della lotta di liberazione, condotta assieme ai popoli della Jugoslavia socialista per V emancipazione sociale e nazionale. di spie e traditori, meritano ricordate altréazioni svolte dai G. A. P.: la cattura di due camions con rimorchio carichi di armi tedesche in località Versa (località del Friuli nei pressi di Palmanova) ; Fazione di Palazzolo della Stella nei pressi di Latisana, dove sono stati fatti saltare il ponte sulla ferrovia e sulla strada, l’asporto di vestiario da Topagliano, di materiali dai Cantieri di Monfalcone, di viveri, tabacco e altri generi. L’azione dei gruppi di sicurezza si faceva sempre più difficile man-mano che si avvicinava la primavera 1945. Le forze nemiche, respinte dal fronte italiano, si accalcavano nella zona del monfalco-. nese e sul Carso, campi d’azione dei nostri gruppi. In questo periodo caddero vari compagni: Pahor Federico (Americanetto), il nostro e-roico comandante, caduto durante un’azione, a Vermegliano (Ronchi), l’8 dicembre 1944; De Bianchi Oliviero (Americano); Tomasin Ugo (Lupo); Candoltti Lorenzo, Tonini Alferino (Brontolo), Fissangher Romolo, Fontanot Licio, Nuci ed altri oroici combattenti che offrirono in olocausto alla libertà la loro vita. Nonostante tutte le difficoltà, il nostro battaglione ha saputo tener sempre alto l’onore partigiano fino alla vittoria, fino alla liberazione delle nostre terre. Nel radioso I. Maggio 1945 il nostro Battaglione, che operava nel-l’ultimo periodo sul Carso, dopo aver abbattuto le ultime resistenze nemiche, entrava vittorioso in Monfalcone, liberando sino all’Isonzo la nostra terra, che per lunghi anni aveva soggiaciuto all’imperialismo italiano. Tomasin Plinio Combattenti della «Fontanot» a Suhor Uu gruppo di gapisti a Col I G. A. P, nella Lotta di Liberazione Nazionale l una dell’ardimento CRONACA MINIMA d’un tempo eroico I colpi di cannone si udivano fin sul vessante di Idria, nei pressi di Cerkno dove la gente viveva ancona dominata del terrore fascista. Nel marzo 1942 Jakob Stuc:n — Cvetko iniziò la sua opera organizzatrice fra la popolazione di questo paese. Il 29 giugno presso la segheria di Lahajner si svolse una riunione alla quale parteciparono Andrej Lahajnar, Janez Peternel e Cvetko e neha quale venne deciso di intensificare il lavoro in modo da poter cominciare a raccogliere il reddito nazionale sotto forma di contributo volontar.o. Questo lavoro si estendeva poi fino al paese dl Novaki. In seguito ebbero hiogo pure innumerevoli riunioni, ma di quella svòltasi nella trattor a di Log, sotto il naso degli italiani armati fino ai denti, la gente si ricorda ben volentieri. Le guardie italiane sb'gottite chiedevano: «Perchè si è riunita tanta gente in trattoria?» — Gli attivisti avevano la risposta già pronta : «Cubatura del legname». La gente, invece, discuteva nelle riunioni come aiutare i partigiani presenti in spaese. Intanto gli attivisti, sotto il naso dei carabinieri italiani, appendevano bandiere slovene, distribuivano volantini e raccoglievano contributi per la lotta. Già nel 1942 furono raccolte 20.000 lire quale prestito nazionale e 9.650 lire per il reddito nazionale. Dal-l’iniz'o del 1943 fino alla capitolazione italiana il paese di Novaki aveva raccolto 36.200 lire per il reddito nazionale ed inoltre aveva raccolto viveri per i partigiani e per gli ospedali per un valore di 900.000 lire. Nel febbraio 1943 l’OP organizzò un primo gruppo di partigiani, inviandoli nei dintorni di Cerkno e di Idria malgrado la presenza nella zona di truppe italiane. Dopo la capitolazione italiana i tedeschi bombardarono Cerkno, dove si trovava un ospedale partigiano, che in seguito fu trasferito a Novaki e vi rimase per tutto il periodo dell’offensiva tedesca. In seguito si rese necessaria l’evacu-zione dei partigiani feriti e la costruzione di un’altro ospedale, ben più nascosto ed al sicuro. Il numero dei feriti aumentava continuamente. L’attivista Ivan Peternel aveva proposto al medico partigiano Peter di formare un nuovo ospedale a Pesenice e questi aveva aderito dando immediato inizio al lavoro. Furono erette 11 baracche col diretto contributo della gente del luogo. Nelle case dei contadini furono organizzati posti di raccolta per i feriti. Così sorse l’ospedale «Pranja». Un notevole contributo alla cura dei feo*iti venne dato pure dai paesi dei dintorni di Novaki. Cosi malgrado le forti offensive nemiche, malgrado molta gente conoscesse 11 luogo ove si trovava l’ospedale, questo non è stato mai scoperto ed è rimasto gelosamente custodito fino all’ult mo. Anche a Staro Selo la storia dei primi movimenti insurrezionali ha inizio nel secondo trimestre dell’anno 1942. Nel settembre era appositamente giunto da Kranj l’operaio Alojz — Rulcli — Kmatiò, ohe assieme a Peter Skadar noto animatore di Plezzo e Caporetto — organizzò il primo comtato O.F. Nel mese di dicembre la gente del luogo iniziò la raccolta di tutto ciò che poteva servire, armi, munizioni e materiale vario. I viveri venivano invece raccolti da ragazze che, sebbene nel paese vii fossero continua-mente pattuglie nem che li trasportavano di notte in posti precedentemente stabili. Tre motivi caratteristici non mancano di colpire Tattenzione di chi ha la ventura di girare ITstria in questa terza e ultima fase di estate. A prima vista, osserverà le bólle campagne dov’è già passata la mietitrice e dove ancora i contadini sono in piena attività per x restanti raccolti, poi le città marinare e le località turistiche che rispondono ai nomi di Abbazia, Lau-rana, Rabae, Pola, Rovigno, Pa-renzo, Draga colme di turisti jugoslavi e stranieri che preferiscono i nostri luoghi per le bellezze naturali che essi racchiudono. Infine lo stato delle strade è mo- Molto volentieri la gente del paese ricorda ancora oggi, come Urbančič Franc—Zonir, sotto il naso del soldati italiani, trasportava viveri fino a Caporetto. L’anniversario più bello per gli abitanti di Staro Selo è quello del-Ja capitolazione dejlHUtadia: Quel giorno in paese, sotto la regia di Peter Skalar, si stava svolgendo un «miting» e, non appena la popolazione ebbe sentore della notizia, iniziarono feste a non finire. Ancora oggi la prima domenica dopo l’8 settembre viene solennemente festeggiata come se si trattasse di una festa nazionale. Poi arrivarono i nuovi occupatori. Anche contro questi fervette la lotta, il paese ricevette in premio dall’OF distrettuale il libro intitolato «Case, prigioni, boschi», Più grande era il pericolo, maggiore era lo spirito combattivo della popolazione. Così il Primo Maggio 1944 sulla cima del vicino monte Kumu venne innalzata su un palo alto 7 me tri, la bandiera proletaria. I tedeschi, nella vicina Caporetto, diventarono paonazzi. Per tre giorni consecutivi spararono come pazzi contro il glorioso vessillo senza però avere il coraggio di andare a toglierlo. Il quarto giorno questo «difficile» compito venne trasmesso ai domobranci che armati fino ai denti ed in gran numero circondarono la montagna, ammainarono la bandiera e tutti giulivi la bruciarono sulla piazza di Caporetto. (nostro servizio) BELGRADO — settembre. Rievocando i giorni del suo soggiorno a Belgrado nei primi tempi dell’ln-surrezìone del 1941, il compagno Tito — in occasione di un’intervista concessa a Radio Belgrado — ha detto, tra l’altro : «Noi dirigevamo la lotta da Belgrado, dove regolarmente giungevano relazioni dal terreno. In quel tempo avevamo già liberato dalla galera il compagno Rankovió... tivo di continue lagnanze. Questa delle strade deU'Istria, e qui alludiamo priixcipalmente a quelle che congiungono Pola a Fiume e Rovigno a Pola, sono il dente malato che si cura superf.cialmente mentre ha bisogno deU’estrazione. In poche parole: non è con la riparazione delle buche che si risolverà il problema, perchè una pioggia un pò più copiosa fa subito Ritornare le cose al punto d. partenza: occorre l’asfalto, bisogna finalmente offrire al traffico strade dì comunicazione che, una volta portate a termine, si mantengono comode e sicure. Hain Amin el Hussein, noto come il Muftì di Gerusalemme, è Tuoimo più misterioso dellTslam. Il suo nome è stato spesso associato a clamorosi assassinii, a guerre e rivolte, a feroci lotte civili e religiose. Durante la guerra il Muftì non nascose le sue simpatie per Hitler e Mussolini e nel mondo islamico funse da loro portavoce. Egli si recò pure in Bosnia-Erze-govipa e i nostri popoli ricordano i suoi intrighi con gii ustascia. Come una jena,, quest’uomo passa dove saranno morti e rovine. La sua ombra oggi distende un gigantesco interrogativo sui Paesi Arabi. Quali saranno le sue future mosse? Egli lavorava di nuovo in dure condizioni di illegalità, tramite compagni che si trovavano a Belgrado, Essi ricevevano le relazioni e le trasmettevano nella casa di Nena-dovié dove io presi a redigere i notiziari del Quartier Generale». Alcuni di quei notiziari suonano cosi: «Il reparto part:giano di Tuzla ha assalito e conquistato la ferrovia da Ljubljanice fino a Zavidovió. Tuzla è liberata!» Le miniere deli’Arsia hanno g'à investito una considerevole somma per la riparazione del tratto che da Arsia va verso Chersano: si attende soltanto che l’«Asfailt» possa riprendere i davori. Ma non sono le sole miniere che hanno interesse a porre fine a tale situazione, altrettanto dovrebbero interessarsene i polesi, i rovignesi, i pisinotti : le fabbriche e aziende di Fiume, Pola, Albona, Valmazzinghi e l’Azienda autotrasporti per l’Istria. SI pensi soltanto al risparmio di gomme, di macchine, di tempo : ep-poi chi in parte ne soffre è anche il turismo poiese e rovignese, in quanto molti ospiti che giungono in Jugoslavia con mezzi propri non si azzardano a calare in Istria proprio per le asperità delle strade. Dalla camionabile che corre oltre Pisino verso la Jugozona, spunta a destra, in alto, Montona, appollaiata sul suo cocuzzolo. E’ piuttosto faticoso «arrampicarsi» sulla stra-dicciola che porta al centro di quella che fu un tempo la roccaforte istriana. Di sotto, nella piana, tutto è verde; il dorso del colle è cosparso di vigneti. Quest’anno la vendemmia si preannuncia festosa in mezzo a canti e boccali di vino generoso che fa scottar gli orecchi. Con il nuovo anno economico le cooperative deU’albonese si riuniranno in un unico complesso cooperativistico. E’ parso evidente ai contadini del territorio che il processo di unificazione è la cosa migliore da farsi, e tutti vi hanno aderito. I preparativi seguono un corso normale e soddisfacente, e si ritiene che vi entreranno a far parte un centinaio di famiglie. D’ora in avanti si mirerà alle colti- Forse questo non è un ricordo partigiano vero e proprio, almeno non di quelli, già qui apparsi e rievocanti le pagine ora ilete ora tristi, ma sempre gloriose che, nel libro della storia della lotta popolare di liberazione nel Litorale, scrissero pugni di eroi armati, combattendo e debellando un nemico infinatamente superiore in uomini e mezzi. No! Si tratta del nemico infinitamente supeiiore in una lotta vecchia almeno quanto lo sono le aspirazioni degli appressi alia libertà. E’ un episodio simile a uno dei fatti che la storia ricorda. Potrebbe essere accaduto a Parigi al tempo della Comune, o delle barricate del 48 in una qualunque città dellTtalia settentrionale, a .Madridnel 36o aBerl napocopiù di due mesi addietro. Accadde invece a Pola e fu nell’estate del 43. In Via della Libertà, dove oggi verso sera è più vivo il passeggio, all’altezza quasi del cinematografo Partizan, sul muro gr.gio d’un modesto casamento c’è una targa marmorea, Su di essa scolpiti tre nomi, Accanto, alcune corone d’alloro. Uno di quei nomi è quello di un italiano. Alla fine del luglio 1943, in piena dittatura militare badogliana, gli operai del cantiere navale Scoglio Olivi organizzarono una dimostrazione chiedendo ‘l’allontanamento e la punizione dei fascisti, migliori condizioni di vita e di lavoro e la fine della guerra imperialista. Il comitato antifascista clan- «Presso Drvar si conducono ancora sanguinose lotte contro le forze unite dei tedeschi ed italiani... Drvar è nelle mani dei partigiani!» Luglio, agosto, settembre 1941. Attraverso le «stazioni» del bosco, nel cuore della notte, noncuranti del pericolo, delle raff che dei mitra e dei tiri delle artiglierie del-occupatore, corrono in lungo ed in largo la Jugoslavia i corrieri dei comitati insurrezionali e dei primi reparti partigiani per recare messaggi al Comando sadren,t>. Co. i ano sfidando la morte, sapendo quanto sia importante che il Comando generale venga avvertito a tempo dei combattimenti e della situazione nei settori in cui operano le unità partigiane nei primi giorni dell’m-surrezione. Il corriere del distaccamento di Karlovac reca, subito dopo che è stólta compiuta un’azione, il seguente messaggi«: «Questa notte i partigiani hanno portato a termine il compito a Kraljevo e si sono ritirati». Ogni giorno, ogni ora, ininterrottamente partono i messaggi. E giungono a Belgrado città occupata dai tedeschi. Qui, a poche centinaia di metri dal quartiere Generale nazista, ha sede il Comando supremo partigiano. Qui, sotto il naso degli occupatori, Tito guida la lotta cu liberazione. Kiceve i messaggi nei suo rifugio di Dedinje, nelle prime ore dell’alba, quando cessa il coprifuoco. I corrieri giungono da ogni dove servendosi yazioni più redditizie e si elaboreranno piani comuni, affinchè il lavoro non risulti p.ù frazionato come nel passato. >•> A Rovigno ferve il lavoro un pò dappertutto. Molti sono stati gli investimenti fatti quest’anno nel distretto, investimenti di decine e decine di milioni di dinari. Anzitutto si è teso a portare a compimento i lavori d’elettrificazione nei villaggi e a Punta corrente, quindi pi è dato corso ai lavori di riparazione delle case danneggiate. Due cose positive notiamo ancora a Rovigno. La prima riguarda la Fabbrica tabacchi e la seconda le «Bauxiti istriane». Nuovi accorgimenti tecnici, nuovi macchinari moderni recentemente acquistati e le notevoli migliorie apportate alla qualità dei prodotti, panno signifidaltivamente mujtajto l’indirizzo della fabbrica tabacchi che fino a mesi addietro si trovava in precarie condizioni. Quello che vale segnalare è che il collettivo tende ad aiutare i produttori Istriani del tabacco perchè intensifichino la coltivazioni a vantaggio personale e della fabbrica, che così non sarà costretta a ricorrere completamente alle fonti deU’interno ma si avvarrà della produzione i-striana. Alle «Bauxiti» si lotta par eliminare tutti gli errori commessi nel passato, specie nell’accumulazione del materiale. Ed è proprio sul piazzamento nei mexcati esteri e nazionali delle giacenze che si concentra l’attenzione del collettivo, giacenze che hanno scosso fortemente la posizione finanziaria dell’azienda. V desi no si preparava, malgrado le opposte tendenze interne, agli eventi che stavano per maturarsi. Un numero sempre maggiore di giova» ni andava a raggiungere le file dell’Esercito di Liberazione della Jugoslavia. L’8 settembre, nella notte, il co- mitato si riuni. I pareri erano discordi. La maggioranza chiedeva la lotta immediata, aperta, di massa, la presa del potere e l’organizzazlo- dei più occasionali mezzi di trasporto. Fra di loro non si conoscono;. Nessuno possiede un nome. Per canali nascosti, grazie ad una organizzazione perfetta, giunge al «Glavni Štab» un prezioso materiale che permette di reagire prontamente agli avvenimenti, di porgere le direttive per l’azione, di guidare in unta parola l’insurrezione generale. Oggi quelle brevi striscioline di carta sonat documenti storici di sommo valore. Il «Comando generale dei Reparti Partigiani della Jugoslavia» — G. Š. P. O. J. guidato dal compagno Tito, alias «Walter», si trova al n. 5 di Botičeva ulica; qui, a Belgrado, ha sede per 81 giorni. Questa casa, dopo la liberaz one, sarà proclamata «Museo del 5 luglio» per ricordare la riunione allargata che vi ebbe luogo il 5. VII. 1941 aeirurncio politico aei tJ)|G. del P. C. J. In questa circostanza furono decisi l organizzaz one e l’inizio delllnsurrezione generale. Due giorni più tardi, il 7 luglio, scoppiava infatti la rivoluzione in Serbia, per allargarsi quindi In tutto il Ifaese. Servendosi delie relazioni pervenute, il Comando generale può disporre di abbondante materiale per la pubblicazione del «Notiziario». II primo numero del giornale vede la luce il 10 agosto, e si pubblica ogni dieci giorni. Redattore ne è Tito in persona. Egli stesso Racconta, accennando al lavoro redazionale: «Fosscdevo le carte topografiche dell’intera Serbia e studiavo le direzioni per la nostra '.offensiva fondamentale ... A Belgrado alcuni di noi redigevano il «Notiziario» del Comando Supremo. Del resto, nella villa di Nenadovié ero solo, senza alcuna radio e senza nulla. Ma quel giornaletto, «Notiziario del Comando Supremo^, fatto in un formato molto ridotto, ha raggiunto ben presto una incredibile popolarità, perchè la gente vedeva che la nostra lotta in Jugoslavia aveva fin dall’inizio un carattere! organizzativo. In verità nessuno sapeva cht* noi qui avessimo uff ciali di Stato maggiore ed altro. Ma noi avevamo impostato I’organizzazione in modo cne potesse™ allargarsi sempre di più.» GIACOMO SCOTTI Una bella composizione dello scultore jugoslavo Franjo Krkinić ne della difesa dai tedeschi dei queli si attendeva l’arrivo di ora in ora. Una minoranza invece temporeggiava dubitando nel successo. Dopo lunga discussione fu deciso che il 9 settembre sarebbe stato proclamato lo sciopero generale. Nello stesso tempo avrebbe dovuto essere organizzato un grande comizio. Corrieri portavano le decisioni di fabbrica in fabbrica. La notizia venne sussurrata da operaio a operaio. Venne l’alba del 9 settembre. Masse di cittadini, nella stragrande maggioranza operai, occuparono la piazza del mercato. Sempre più frequenti erano le grida di «Morte agli occupatori», «Vogliamo la lotta f.no alla liberazione definitiva», «Vogliamo il riconoscimento dei nostri sacrosanti diritti». Ma il tempo passava e chi doveva tenere il comizio non si faceva vivo. Più tardi si rivelò apertamente un traditore della classe operaia. Verme mezzogiorno, numerose pattuglie di carabinieri e di poliziotti armati iniziarono ad incrociare le vie della città. I dimostranti decisero allora di recarsi alla periferia, nel bosco di Siena per decidere essi stessi sul da farsi. -In testa alla colonna erano i più noti antifascisti. I poliziotti riconobbero tra essi anche coloro che avevano ricercato e perseguitato per lunghi anni. Mentre la massa attraversava il centro, sopraggiunse un camion di questurini. Si illudevano di poter disperdere la folla, che invece al loro primo tentativo reagì pronta ed immediata. Nel frattempo una pattuglia di marinai della scuola Corpo Reale Equipaggi Marittimi, al comando del capitano dei carabinieri Casini, Novi Sad — Dal nostro corrispondente. Nel 1948 fu tenuta a Novi Sad la prima Mostra dell’Agricoltura che si succedette poi ogni anno come una specie di rassegna dei risultati raggiunti nel campo agricolo dalla R. P. Serba. Scopo primo era spingere l’agr.coltura, sotto lo stimolo dei successi colti dalle cooperative e dalle altre organizzazioni della terra, a ulteriori sviluppi. A questo scopo furono ogni anno assegnati premi in denaro e diplomi ai migliori espositori. La mostra a» veva assolutamente carattere agricolo e comprendeva pure un’esposizione dei vari sistemi di coltura e di meccanizzazione. Quesit’anno invece la Mostra si trasformerà In Fiera agricolo-.ndu-striale, e avrà luogo dai 4 allTl ottobre. La Fiera avrà un carattere commerciale ed accoglierà espositori di tutta la Jugoslavia. Già numerosi espositori si sono prenotati per oltre 5000 metri quadrati di area libera e 500 mq nei padiglioni. In considerazione delle numerose prenotazioni die non cessano di g.ungere, la direzione della Fiera ha prorogato il tempo utile per le stesse fino al lo settembre. Del settore agricolo vedremo alla Fiera 1 prodotti di più largo consumo sul mercato, come pure le monocolo all’occhio destro e rivoltella in pugno, aveva occupato per tutta la sua larghezza la via alle spalle dei dimostranti. Pattuglie dell’esercito regolare si erano già rifiutate di sparare sul popolo; erano popolo anche esse, non erano canea fascista. Quando alla massa occupata a sventare il tentativo dei questurini fu intimato di disperdersi, vi fu un dietrofront generale e questa si trovò dinanzi ai fucili spianati. Fu allora ohe accadde ciò che io e chi era con me presente non potremo mai dimenticare. L’imperialismo militarista ci si rivelò improvvisamente in tutto il suo orrore; si rivelò anche, a noi giovani soprattuto, l’erai-smo proletario. Di fronte alle canne dei fucili, con gesto da eroe mitico, aprendosi la camicia sul petto si fece avanti dalla folla anonima un operaio, gridando: «Fratelli non sparate, non siamo noi 1 nemici, i nemici sono i tedeschi e i fascisti, dateci le armi per combatterli». Il capitano Casini ordinò il fuoco e qui marinaretti imberbi si macchiarono del più ornbile dei delitti. Sparare sulla folla inerme, uccidere uomini e donne che nulla chiedevano se non che combattere per la libertà. Ancora una volta sangue proletario bagnava le vie di Pola. Si udì il tonfo sordo del colpiti che cadevano sull’asfalto, Tre morti ed oltre una ventina di feriti. Feriti da proiettili esplos vi. Il primo a cadere fu il compagno ZahtUsla, uscito di prigione alcuni giorni prima dopo lunghi anni di detenzione nelle carceri fasciste. Fra i feriti c’era anche un militare dell’esercito italiano che aspirazioni ed ideali comuni avevano unito alla folla. A4 alcune) decinq di metri dalla lapide che r.corda i primi caduti polesi della lotta popolare di liberazione, ne n’è un'altra. E’ situata all’ingresso della Via Sergia. Ricorda i caduti del Primo Maggio 1921. Anche allora, imperialismo italiano contro classe operaia! Settembre 1943 — Maggio 1921 ! due date, due episodi di una stessa lotta, di una lotta che la classe operaia di Pola prosegue oggi nel-redifioazione pacifica di un migliore domani e che le forze progressiste di vari paesi conducono ancora nelle forme sanguinose dì cui furono mute testimoni le vie dell’eroica città incastonata nell’ultimo lembo meridionale di questa nostra terra istriana. colture sperimentali che hanno dato i maggiori risultati e saranno tra breve introdotte su larga scàia. Molti saranno pure gli espositori di bestiame di razza e da macello. L’azienda «Fruška Gora» ha annunciato che esporrà cavalli di razza e da lavoro. Anche quest’anno ai migliori capi di bestiame andranno i numerosi premi messi in palio dalla d razione della Fiera. Per quanto riguarda l’industria, numerose grandi aziende hanno comunicato la loro partecipazione. La novità di questa Fiera sarà rappresentata dal fatto che gli a» gricoltori di un intero settore — enti agricoli statali, cooperative di lavoro e contadini singoli — si presenteranno tutti ins.eme, gettando le basi di una futura, fattiva colla» borazione. I visitatori avranno l'occasione di conoscere la particolare economia della Vojvodina, che in questa Fiera sarà la maggiormente rappresentata. I padiglioni sono già in costruzione e si sta facendo di tutto per assicurare agli espos tori il maggior spazio possitoilie. D’altro canto, la direzione della Fiera ha preso contatto con i vari organi interessati affinchè sia garantito ai visitatori un comodo soggiorno. Saranno in vigore per l’occasione riduzioni ferroviare del 50% e aeree del 25°/o. C. VIUAK.OV Tito parla p. Jajce VAGABONDANDO ftk l’DM Lo sfato delle strade lascia a desiderare.- Gli investimenti a JRovigno flTO REDIGEVA “IL NOTIZIARIO1* SOTTO IL NASO DELLE SS TEDESCHE Nal centro di Belgrado occupata, il Comando Supremo partigiano dirigeva la Lotta di Liberazione. Per canali nascosti, grazie aU’obnegazione dei corrieri e ad una perfetta organizzazione, giungevano le informazioni per ,11 Notiziario" DIECI ANNI FA: COLA SANGUE OPERAIO PER LE STRADE E LE PIAZZE DI POLA Lolla antica quanto l’aspirazioni! alla libertà Il volto deil’Asia sta perdendo il caratteristico tradizionale caro agli Europei; infatti oggi non è difficile trovare le donne impiegate nelle fabbriche E. B. L'ospedale part giano di «Franja» PROSSIMA APERTURA della fiera di Novi Sad LA NOSTRA LOTTA ■■■ I LA NOSTRA LOTTA ■ili * SSSSSS&i CAMPIONATO JUGOSLAVO DI I LEGA DI I LEGA BSK — Hajduk Lokomotiva — Partizan Vardar — Spartak Vojvodina — Babotnički Stella Rossa — Radnički Odred —■ Proleter Sarajevo — Dinamo 3-4 0-1 3-4 7-1 1-1 2-2 1-3 CAMPIONATO REPUBBLICANO GIRONE OCCIDENTALE PARTITE DEL 13 SETTEMBRE Branik — Gragorčič Pirano — Odred B Aurora — Domžale jjPostojna — Slovan [železničar — N. G. — Krim PARTITE DELLA II GIORNATA •I Gregorčič — Krim Slovan — Železničar N. G. Domžale — Postojna Odred B Aurora Branik — Pirano IN UNA FESTOSA CORNICE DI PUBBLICO la coppa „ La Nostra Lotta " Il Pirano in testa aita classi fica a squadre. Benedetti e Degras sì si affermano nei lOO e rispettivamente SO m a stile Ubero. Buona prova degli umaghesi. Al 13 settembre Tinizio del campionato calcistico repubblicano L'Aurora ed il Pirano militano nel girone occidentale Innanzitutto un particolare elogio agli organizzatori piranesi che hanno affrontato questa prima edizione della «Coppa la Nostra lotta» con particolare scrupolosità e interessamento, riuscendo perfetti nella organizzazione, curata nei minimi particolari, e presentandosi inoltre con una ottima compagine di nuotatori. Unica nota che ha amareggiato, sia i promotori che gli organizzato-ri, è stata la mancata partecipazione della S.S. «Aurora». Non sappiamo per quali motivi la società capodistriana si sia astenuta, ad ogni modo lo riteniamo un gesto antisportivo in quanto si sa che avrebbe potuto intervenire con ottime possibilità di piazzamento; oltre al fatto di rendere più combattute le gare e quindi più interessanti. Infatti nè l’Isola nè il Cittanova hanno potuto res etere agli atleti piranesi che quasi sempre si sono imposti; ma che hanno fatto agonisticamente quanto era nelle loro possibilità. L’Umago invece ha cercato di contrastare questo netto predominio del Pirano, ma, purtroppo, dato l’esiguo numero degli a-tleti a disposizione, non ha potuto partecipare completamente a tutte le gare, perdendo così dei preziosi punti in classi! ca generale. Netta è stata l’affermazione dei locali nelle gare femminili, special-mente con le ottime prestazioni della Miani e della Romanello nello stile libero, mentre sul dorso si affermava la Velicogna e nei 25 rana ■la Fonda. Entusiasmante è stata, anche per il numeroso pubblico intervenuto, la staffetta 4 X 50 maschile dove i piranesi hanno colto merita-tamente il successo, superando per AVVISO AI LETTORI! Il prossimo numero uscirà mercoledì 9 settembre La direzione poco l’Umago. Segnaleremo ancora la vittoria dell’Isola nei 50 stile libero per opera di Degrassi che, partecipando alla prima batteria, segnava il miglior tempo della giornata. Da notare ancora la squalifica di Ravalico del Pirano il quale, piazzatosi primo nei 50 dorso con il tempo di 49,2, veniva in seguito squalificato dalla giuria per irregolare viraggio, lasciando così il primo posto a Urbac del Cittanova. Alla fine delle gare la premiazione : negli ambienti del bagno «Riviera» alla presenza di tutti gli atleti e di numeroso pubblico, è stata consegnata la «Coppa» al Pirano come primo classificato, mentre gli atleti e gli altri sodalizi ricevevano i diplomi e le medaglie messe in pallio. In conclusione, è stata una prova riuscita, non tanto perchè organizzata per la prima volta, ma, specialmente, perchè è stato messo in luce il valore di numerosi atleti, che hanno ormai larga possibilità di affermazione in avvenire e, di centro insufficente preparazione e stile in altri. RISULTATI 25. m stile libero femminile juniores : 1. Miani Bruna 17,5, Pirano 2. Velicogna Emanuela 18,5, Pirano 3. Bartole Antonia 23, Pirano. 50 m. stile libero femminile seniores : 1. Romanello Annamaria 41,4, Pirano 2. Popovič Mariana 42,3, Umago 3. Lina Lugnani 42,3, Pirano 50 m. dorso femminile categoria unica : 100 m. dorso maschile seniores: 1. Pescatore Mario 1.25,9, Pirano 2. Loboda Bolan 1.48, Pirano. 100 m. rana maschili seniores : 1. Spesso! Giulio 1.45, Pirano 2. Pogorelič Ante 1,54, Umago 1. Velicogna Emanuela 43,2, Pi- Staffetta 4X50 maschili seniores: rano 2. ìLugnani Lina 47,4, Pirano 3. Romanello Annamaria 59,2, Pirano. 25 ni. rana femminile juniores: 1. Fonda Edda 22,6, Pirano 2. Miani Bruna 33,2, Pirano 1. Pirano (Pescatore, Dolce, Benedetti, Viezzoli) 2,10 2. Umago (Bose, Ceppi, Novacco, Petrovič) 2,17 3. Isola (Degrassi, Millo, Deste, Lorenzutti) 2,18.4 4. Cittanova (Skropeta, Jurise-vic, Zulič, Radonovič) 2,22. 50 stile liberei maschili juniores: Classifica generale per società: 1. Degrassi Silvano 32,3, Isola 2. Ravalico Claudio 33,5, Pirano 3. Petrovič Umberto 34, Umago 4. Bersan Boris 34,1, Pirano 100 m. stile Ubero maschUi seniores : 1. Benedetti Livio 1,14.7, Pirano 2. Bose Giulio 1,15.5, Umago 3. Santo Dolce 1,23, Pirano 4. Pavat Silvio 1,26.7, Cittanova 50 dorso maschile juniores: \ 1. Urbac Ervino 1.7,8, Cittanova 2. Pauluzzi Mario 1.9,2 Cittanova 1. Pirano 2. Umago 3. Cittanova 4. Isola punti punti punti punti 60 17 9 8 COOPERATIVA UBBICOLA ISOLA 3 i i ì In occasione delle grandi manifestazioni popolari ad Okroglica ci felicitiamo con i cooperatori e la popolazione tutta 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 mit Dopo una sosta breve, il massimo campionato jugoslavo di calcio è ricominciato, r chiamando nelle tribune e sugli spalti dei campi di g'cco centinaia di migliaia di sportivi. Sebbene, in genere, le prime giornate siano d’assaggio, come si d ce di solito, le squadre in trasferta hanno approfittato per strappare due oppure un punticino alle ospitanti, eccetto il Rabotn čki che, a Novi Sad, è incappato in una disastrosa sconfitta. I risultati che destano maggiore sorpresa sono quelli dell’impasso della Stella Rossa, la quale, sul proprio campo, ha dovuto dividere la posta con la neopromossa Radnički e della Dinamo che ha vinto in campo esterno, piegando per 3-1 la coriacea squadra del Sarajevo. Questa vittoria è stata ottenuta grazie alla solida difesa della Dinamo stessa che ha opposto una muraglia agli attacchi piuttosto sconclusionati dei bosniaci, che hanno premuto per buona parte del-l’incontro, e che, con Lovrič si sono pure permessi il lusso di sciupare un calcio di rigore. L’unica rete per i locali è stata segnata da Lovrič. Per la Dinamo i marcatori sono stati Benko e Cajkowski nel primo tempo, nella ripresa Dvornić. II Partizan ha avuto la vita piuttosto dura per giungere alla vittoria nei confronti della Lokomotiva, e la sua difesa ha dovuto svolgere un forte lavoro di arginamento, specie nel primo tempo, quando gli attaccanti della Lokomotiva hanno avuto parecchie occasioni per rea- lizzare. Nella ripresa, dopo che Herceg al 5' ha segnato l’unica rete delTincontro ,le squadre si sono equivalse. Risultato di parità fra gli eterni rivali Odred e Proleter, in quel di Lubiana. Ciò rappresenta un mezzo successo per la squadra di Osijek, che si è presa in certo qual modo la rivincita della sconfitta patita in casa durante le qualificazioni. Partita combattute e risultati piuttosto elevati tra BSK—Hajduk e Vardar—Spartak. Hanno vinto 1 migliori, cioè i più preparati. COME VERRÀ’ ORGANIZZATO IL CAMPIONATO DEL CENTRO CALCIO Data la riorganizzazione della nostra sezione calcio, con la dipartita dell’Aurora e del Pirano, molti sportivi si sono chiesti come verrà organizzato il prossimo campionato, quali squadre vi parteciperanno, e chi dirigerà lo stesso. Nella prossima assemblea delle società, che molto probabilmente si terrà alla fine del mese, verrà proposta la costituzione del Centro calcio Capodistria, alle dipendenze della Sottolega di Lubiana. Al campionato, che si inizierà entro ottobre, dovrebbero partecipare le seguenti squadre: Aurora B, Isola B, Pirano B, Jadran, Šmarje, Stella Rossa, Strugnano e Saline, a meno che questa squadra non si fonda con il Pirano. H campionato verrà diretto dal Centro calcio locale, che verrà formato con i rappresentanti delle varie società ed i tecnici della attuale sottolega. IN DUE TAPPE IL GIRO CICLISTICO DEL BUIESE Il settimanale dell’USL di Buie «Hrvatski Glas» in collaborazione con il Club Sportivo di Buie, organizza per domenica 13 settembre u-na gara ciclistica, intitolata «Giro del buiese», alla quale potranno partecipare tutti i giovani di quel distretto che siano in, possesso di bici da corsa, da mezza corsa o da turismo. La gara è divisa in due semitappe e cioè : Buie—Umago, attraverso Verteneglio e Cittanotva, quindi Umago—Buie, passando per Salvore Valizza, Madonna del Carso, Castel-venere, Kremenje, per complessivi 63 km. Alla competizione potranno partecipare squadre formate da 6 componenti e nella classifica generale, nel caso di ritiri, verranno prese in considerazione le squadre che contino nei loro effettivi almeno 3 corridori. Alla prima classificata verrà aggiudicata una artista coppa messa in palio dal «Hrvatski glas», mentre al vincitore singolare •d al primo classificato per il premio della montagna, verranno assegnati altri premi. La preparazione tecnica è stata •affidata allo Sport Club di Buie che ha già controllato il tragitto. Le iscrizioni sono g.à state iniziate e continuano sino al 12 corrente. Sinora oltre una ventina di ciclisti di Buie hanno dato la loro adesione a questa prima manifestazione ciclistica di una certa importanza, organizzata in quel distretto. Nell’assemblea plenaria della sottolega calcistica di Lubiana, tenutasi sabato scorso, è stato deliberato fra l’altro che il girome occidentale del campionato repubblicano abbia inizio il 13 settembre. Vi parteciperanno 10 squadre e precisamente: «železničar» di Nuova Gorizia, «Gregorčič» di Jesenice, «Branik» di Saleano, «Aurora» di Capodistria, «Pirano» di Pirano, «Postojna» di Postumia, «Slovan» di Lubiana, «Krim» di Lubiana, «Domžale» di Domžale e fuori concorrenza «L’Odred B» di Lubiana, che è stata inserita nei calendario ma i cui incontri verranno considerati amichevoli e perciò senza calcolo di punteggio. Sono stati sorteggiati già gli incontri del primo girone, che precisiamo in altra parte della pagina. Se eventualmente l’Isola, che milita nel campionato interrepubblicar no, dovesse disputare il primo incontro sul suo campo, la prima giornata dell’intero girone occidentale verrebbe posposta alla fine del calendario d’andata ed il girone a-vrefabe inizio con la II giornata, però sempre il 13 c. m. Per quanto concerne poi il campionato di zona, questo ricaverà la denominazione di campionato «Centro calcio» di Capodistria. La squadra vincitore di questo dovrà disputare le qualificazioni per il titolo di campione della sottolega e per l’ammissione al campionato re-pubblicano girane occidentale, con le vincitori dei tornei degli altri centri. Le squadre partecipanti al Torneo repubblicano girone occidentale, che verrà diretto dalla sottolega I CAMPIONATI MONDIALI di ciclismo so strada Sabato, a Lugano, si sono riuniti i migliori rappresentanti delle forze ciclistiche di tutto il mondo per contendersi l’ambito titolo di campione del mondo. Fra i 114 iscritti si trovava pure Della Santa Silve-ri.), della Proleter di Capodistria, che è stato selezionato nel'a rappresentativa jugoslava assieme a Petrovič, Vidah, Ročič e Bogovič. . I nostri rappresentanti hanno ottenuto quest’anno un’affermazione più che soddisfacente. Infatti, sia Della Santa che Petrovič sono stati per tutta la durata della corsa fra i primi e solamente la mancanza del finisch finale ha impedito loro di piazzarsi fra i primi posti nella volata finale. Tuttavia Tundicesi-mo posto di ambedue è già una grande affermazione del nostro ciclismo, che proprio in questa grande manifestazione mondiale ha dimostrato di aver compiuto passi da gigante, tali da poter competere, con uguali possibilità, con tutte le forze ciclistiche. di Lubiana, dovranno avere le formazioni giovanili che, di diritto giocheranno nel campionato della sottolega, oppure in quello repubblicano, organizzato a girone unico. Come si vede, per le nostre squadre si prospetta un campionato piuttosto impegnativo, irto di diffi-caltà, data la levatura tecnica di parecchie squadre. Perciò i responsabili tecnici dovranno curare ai massimo la preparazione degli a-tleti, acciocché le nostre squadre figurino bene. Lonzarié vince a Lubiana Sabato e domenica si è svolto a Lub ana un’incontro intemazionale ciclistico fra le rappresentative di Lubiana e Klagenfurt. Gli austriaci, punti sul vivo dalla grave sconfitta subita due mesi fa a Klagenfurt, sono scesi a Lubiana con la squadra notevolmente rinforzata, mentre la rappresentativa di Lubiana ha dovuto presentarsi alla partenza con una formazione di ripiego, data l'assenza forzata di elementi quali Della Santa, Brajnik, Apollonio, Vadali, Grajzer e Leben. Il circuito, come già a Klagenfurt, è stato appannaggio degli austriaci, che con Gasser, si sono aggiudicati quasi tutti i traguardi intermedi. Domenica le due squadre si sono misurate sul percorso Lubiana— Bled—Lubiana. Questa/ corsa ha consentito ad uno dei più seri, coraggiosi ed altruisti ciclisti della Proleter, Lonzarié Piero di Petro-via, di mettersi in luce e di conquistare la prima notevole affermazione con una sonante vittoria per distacco. Era già da tempo che Lonzarié mirava ad un’affermazione personale, ma, causa la mancanza della necessaria velocità negli arrivi in gruppo, doveva accontentarsi sempre delle piazze di onore. Domenica invece, sentendosi sicuro come non mai, ha tentato, riuscendovi in pieno, la grande avventura delia vittoria per distacco. A Bled, prima del ritorno, il gruppo dei migliori si trovava ancora compatto. Sulle rampette che portano sull’autostrada, Piero operava due decisi allunghi, staccando tutti dalla ruota. Ad andatura regolare sui 38-39 km. di media compiva i rimanenti 50 km. arrivando al traguardo di Lubiana con un minuto di vantaggio sul secondo arnvato. Con questa vittoria Piero ha finalmente rotto la tradizione che non io voleva mai vincitore ed ha così consolidato la tradizione della Proleter, che pure quest’anno è uscita vincitore da tutte le gare disputate in Slovenia sia con Apollonio, Brajnik e Della Santa che con Lonzarié. L’incontro è stato vinto da Klagenfurt, che ha totalizzato in ambedue le prove 382 punti contro i 322 di Lubiana. IL COMU DELL’ISTITUTO DELLE ASSICURAZIONI SOCIALI D! BUIE nella ricorrenza del X Anniversario idell’Insurrezione popolare in Istria si felicita con gli assicuratori e la cittadinanza Il collettivo di lavoro dei GRANDI MAGAZZINI Omnia S. A. Capodistria ricorrendo il X anniversario della coslituzione delle Brigale parfigiane del Lttotale sloveno, porge ai combattenti della Lotta popolare di Liberazione ed alla popolazione latta 1’ augurio di sempre maggiori successi nell’ edifica* zione del socialismo. LA fi FABBRICA PRODOTTI DI COMMA (SLOVENIA) con il suo collettivo esprime i più sentiti auguri al popolo lavoratore del Litorale, per l’Anniversario della sua Insurrezione e della costituzione delle Brigate Partigiane. Siamo accanto a voi nel glorioso cammino del socialismo intrapreso in quelle luminose giornate! ♦ ♦ LA FABBRICA «SAVA» OFFRE NEL CONTEMPO I SUOI QUOTATI PRODOTTI DI GOMMA. Per il X anniversario dell’ Insurrezione popolare dell’ Istria e del Litorale sloveno e dell’Unione alla Nuova Jugoslavia, felicitazioni ed auguri al popolo lavoratore ed agii ex partigiani dai COLLETTIVO DI LA VORO della „ iBiiinFifRimnvM ♦ UMAGO Il collettivo di lavoro della Delovni kolektiv Fabbrica fessili di Naribor Mariborske tekstilne tovarne MARIBOR si felicita per la più grande festa del popolo lavoratore del Litorale. čestita k največjemu prazniku delavskega ljudstva Primorske. ****** II collettivo dell1 O o o o Intereuropa «000 SOCIETÀ’ INTERNAZIONALE DI SPEDIZIONI WWWV# E TRASPORTI CON LE SUE ESPOSITURE DI UMACO, POLA, FIUME, SESANA e PODGORJE ricorrendo i, 5-6 settembre il Decennale delia costituzione delie Brigate partigiane dei Litorale, saluta tutta ia clientela ed i collettivi di lavoro della zona, augurando loro sempre maggiori successi negli affari. 3Uin»uumAfuiflnnAnjuimuuMAAftfmn/uuumjumnnnnm»AAnnnAflnnjuu\AnnnnnAnnAJuu CAPODISTRIA - TEL. 44 E 45 accetta depositi, accorda crediti e svolge operazioni di pagamento con l’estero In occasione delle grandi manifestazioni che si terranno ad Okroglica, nella ricorrenza del decimo anniversario dell'Insurrezione popolare dell’Istria e del Litorale, si felicita con tutti gli ex partigiani del territorio. anflAnflAnnnAnnnnnAfuiflnnnnAnnnflnflAnnnAAtuuuutnnnflAAflAnnflflAnn/mAnnflfl/uuis STABILIMENTO TIPOGRAFICO Giuliano Copodìstria - Tel. S4 ASSUMIAMO QUALSIASI LAVORO TIPOGRAFICO E DI LEGATORIA A PREZZI MODICI collettivo della io • M* nella ricorrenza del Decimo Annuale delle Brigate partigiane del Litorale, invia a tutti i collettivi della zona saluti di lotta La Cooperativa agricola DI TIPO GENERALE 01 SICCIOLE si felicita coi soci e con i lavoratori della campagna, in occasione del X Anniversario della costituzione delle Brigate partigiane del Litorale. gli [osiiiam Popolare u i i L. Ricorrendo il 5-6 settembre il X Anniversario dell’ Insurrezione popolare dell’Istria e del Litorale, nonché della costituzione delle brigate del IX Corpo, invita la popolazione tutta a partecipare compatta a questa grande manifestazione di unità e di fratellanza. ksss: :© il 1 ! Il « I! Il 1 J2 Dmptesa allietgfilerà JADRAN DI U M A G O Tutti t iiiDtirt modemi ha aperto recentemente nella suggestiva oasi di Punta il padiglione STELLA MARIS dove gli ospiti saranno pienamente soddisfatti, trascorrendo indimenticabili vacanze Itnlili liiNiitdllt • Visitatela e vi invluelel oCa (Cooperaiiva dorico fa c/i produzione I. MAGGIO in occasione del decimo Annuale della Insurrezione popolare dell’Istria,saluta tutti i soci e le altre cooperative invitandole ad intensificare l’opera di trasformazione socialista della ________________campagna.___________________ DI BUIE Wl^l^ll^l>gUICTWgSII»SSltt^(^l^l^lll>Mlll^lllžSII»SSIII)gSlll^l^ll^lll>ŽSIIPMIIl>»lll^lll>«IIWMIIl^ll»MIH«llllgUII)iSl Bissili»« MCTIWglU I CANTIERI NAVALI Boris Kidrič DI TIRANO celebrando la ricorrenza dell’Anniversario della costituzione delle Brigate del Litorale, invitano le maestranze ed i lavoratori tutti a partecipare al grande raduno di Okroglica. »ifmnAAnAAfuimmftiuuimui/uuuuuumflJui/uuuuiAmmnnftAnA/umAim/uuuuiAnnn/uiftnnjvmAnAAJummmnAnjuuui/uuuuuuuuuuinn/uutn Il colletfivo della IMPRESA COMMERCIALE „E G I D A" CAPODISTRIA - TELEF. 9 in occasione del Raduno parfigiano di Okroglica, augura alla popolazione nuovi successi nell’odi* ficazione socialista. uinmmjmnniiiuinnnnnminnnnnnnnnnnnnnnannnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnr 11 collettivo di lavoro della di Capodistria in occasione del X Anniversario delle Brigate partigiane, augura ai combattenti del Litorale ed alla popolazione tutta sempre nuove vittorie nella EDIFICAZIONE DEL SOCIALISMO 6 II colleffivo di lavoro delle SAUNE D/ PIRANO - Portorose in occasione del X Anniversario delle Brigate partigiane del Litorale e dell’unione alla patria socialista, invia i più fervidi auguri a tutti i collettivi della zona e della R. P. F. J. Offriamo tutte le qualità di legname, carbone dolce e materiale da costruzione a prezzi di ASSOLUTA. CONVENIENZA. In occasione del X anniversario dell’ Insurrezione popolare dell’ Istria, della costituzione delle Brigate partigiane del Litorale e del VI anniversario dell’ unione alla Nuova Jugoslavia, saluta i combattenti partigiani e la popolazione tutta. Tutti al grande raduno popolare di Okroglica! COMMERCIO IN LEGNAME S. A. - CAPODISTRIA LA CAMERA DI COMMERCIO E DELL’ INDUSTRIA ALBERGHIERA DI CAPODISTRIA in occasione del X anniversario ^ deH’imione definitiva del Litorale • e dell’ Istria alla Patria socialista, invia fraterni saluti a tutti i partecipanti alla manifestazione di Okroglica salala i propri soci e le alfre cooperatìve del disfretfo, invitandole ad adoperarsi sempre più per l’ edificazione socialista. T TITTI A OKROGLICA ! Lavoro accurato Prezzi modici TIPOGRAFIA R. PECCHIARI CAPODISTRIA - TELEF. 67 Propria legatoria Sollecita esecuzione In occasione del X Anniversario della costituzione delle Brigate partigiane del Litorale, ci felicitiamo con la clientela. L’AZIÈNDA r (OMMÈIXIALÈ n Dl Pl DANO in occasione dei X Annuale ______ delia costituzione delie Bri- _ gate partigiane dei Litorale, si felicita con tutto il popolo. IL COMITATO POPOLARE COMUNALE di SICCIOLE in occasione dell’Anniversario della costituzidne delle Brigate partigiane, saluta la popolazione tutta, invitandola a partecipare alla manifestazione di Okroglica ove verrà celebrato il Decennale della gloriosa epopea partigiana, in cui i migliori figli del popolo caddero per la libertà ed il socialismo. IMPORTAZIONE - ESPORTAZIONE ISOLA Enln il grune Hata partlgteo ni Wrogiita L COOrCRflllUfl flQRICOLA di Tipo Qenprplp di ciTimoi/fì Ih* OCCASIONE DLL X TtMNUftLC DELLA INSURkKIONC DErLL’ ISTRIA č DSLLA COSTITUZIONE DCLLf DKIQATO RTIRTI-GIANC DLL LITORALE, Sl HrLICITTI CON I RRORRI SOCI E CON LE ALTRE COOEERATIUE. II COMITATO POPOLARE COMUNALE CITTADINO di CAPODISTRIA invita la popolazione tutta ad intervenire alla grande manifestazione di Okroglica, che si terrà nei giorni 5 e 6 settembre, in occasione dei Decennale della costituzione delle Brigate partigiane dei Litorale e d‘ oltremare. Il collettivo di lavoro della RUDA" s. ISOLA p. a. in occasione del X annuale della costituzione delle Brigate partigiane del Litorale, saluta tutti i collettivi di lavoro augurando loro i più grandi successi nella lotta per una migliore e maggiore produzione e per il trionfo dei principi socialisti. RIBA SOCIETÀ' PER LA PESCA ED IL COMMERCIO DI PRODOTTI ITTICI S. p. A. ISOLA In occasione delle manifestazioni di Okroglica, si felicita con i pescatori ed il popolo lavoratore. F.T.À.H. „IVO-LOLA RIBAR" ŽELEZNIK TEKUĆI RAČUN KOD NARODNE TELEFONI: 55-186, 55-187, 55-198 BANKE FNRJ-Filijala Žel«znikll01-T-1 TEL. : ALATKA ŽELEZNIK 30-946 PRODUCE in serie: MACCHINE UTENSILI: Presse eccentriche da 10 ton Presse eccentriche da 50 ton Presse eccentriche da 100 ton Presse eccentriche da 180 ton Presse a frizione da 75 ton Presse a frizione da 150 ton Presse a frizione da 300 ton Presse Vincent VP 22 Martelli pneumatici da 150 kg Martelli pneumatici da 500 kg Martelli a molla da 75 kg Perforatrici trasportabili P. B. 30 Macchine per l’edilizia: Piegaferri per tondino da cemento armato sino a 50 mm Cesoie per tondino da cemento armato sino a 50 mm. Elevatori per motore Diesel Frantoi per pietre e per minerali Trapani orizzontali diametro 100 mm. Trapani orizzontali diametro 150 mm. Limatrici da 600 mm. Limatrici da 800 mm. Affilatrici speciali da 8 - 20 mm. Affilatrici speciali da 20 - 60 mm. Smerigliatrici per fonderie Cesoie a leva per lamiere fino a 8 mm. Cesoie a leva per lamiere fino a 16 mm. Cesoie a mascella Č. M. 70 Macchine per piegare lamiere 16 x 5500 Macchine per piegare lamiere 30 x 3000 Trasportatori: scrapers e trapparelle Macchine per fonderie : Macchine per forme e stampi Generatori a gas del diametro di 2600 mm Riduttori SINGOLARMENTE: Macchine ed impianti speciali su ordinazione Per la metallurgia nera : Complessi : .Duo e Trio" per la produzione di profili e lame Raffreddatori per binari di laminatoi Trasportatori per blocchi Tutte le specie di cesoie Impianti per agglomerati Impianti per cokerie Costruzioni ed impianti per forni Siemen Martin ed elettrici Singole apparatore per altiforni Per la metallurgia colorata : Macchine per la laminatura e trafilatura Per l’industria : Cementifici per l’industria chimica, alim ntare, grafica, elettromeccanica e gli altri rami di produzione economica. Oltre a ciò, su ordinazione, parti fuse di macchinario del peso sino a 50 tonnellate Il collettivo di lavoro dell'azienda HOTEL, „CENTRALE'' tn occasione della manifestazione di Okroglica, augura agli ospiti ed agli amici, sempre nuovi successi nel lavoro ♦ PARTIZANKA FABBRICA DI CALZE. MAGLIERIE E PASSAMANTERIE Belgrado, Via Cirillo e Mefodio N. 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In occasione del X anniversario delle Brigate partigiane del LitonTe inviamo i nostri più fervidi auguri alla spettabile clientela ed alla popolazione tutta. smnnfuui/wnnMJbWinjwnnnjvwjiMnnnMn/mnnnnn/vinwviAnnwuì/im'bwnnnm'w^^ In occasione del X anniversario dell’ insurrezione pop Jare del-l’Istria e della costisuzione delle Brigate partigiane del litorale, il collettivo di lavoro del CONSERVIFICIO ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ # memore dei sacrifici della gloriosa epopea pariigiana invia a tutti i combattenti della Lotta popolare di liberazione i più fervidi auguri. ♦ ♦ N I ijftnAAnA/umnAAmnAtiAnAAnnntAAA/uuiAnAAnA/uuiAAnn/uuMinnAftA/uiAnMnAAAtiAAAntuuiftnAAnAMmuuinArjtnnnAmumAnAAnAAftAAnAntuinA/iAnnnAAA/utnnAnAiuuuuuuuinns Per la vostra pubblicità servitevi de LA NOSTRA LOTTA STABILIMENTO INDUSTRIA L E Pl RANO (ILI) ♦ oSaponi c/a £uca/o CAPRA ISTRA PALMA cSapone da duca/o profum a/o PALMA (Sapone da /oide//e Sapone da //arda SPofvere de/ersiva Soda cris/afdizza/a Cera per pavimenti Indastrija stakla - Pančevo Produce ed esporta : Vetro da finestre 2,3,4 mm. Vetro speciale da 4-3 e 3-6 millimetri Vetro ornamentale fuso Vetro armato Ampolle, fiale e tubi Il collettivo di lavoro dell' Industria vetraria di Pančevo si unisce nel contempo al popolo lavoratore del Litorale nella festa dell' Insurrezione e della costituzione delle Brigate partigiane del Litorale. PRODUTTORI ! La partecipazione alla fiera di Novi Sad vi offre la migliore occasione per un buon piazzamento di tutti i prodotti dell’agricoltura ed orticoltura, vini e conserve di frutta, bestiame da allevamento e da cortile. LA FIERA DI NOVI SAD vi da ampia possibilità della .provvista delle più moderne macchine ed attrazzi agricoli, come pure l’occorrente per migliorare la qualità dei vostri prodotti. Con la partecipazione alla Fiera, vi si offre la pos ibilità che i vostri prodotti vengano premiati. Il Comitato Esecutivo Federale ha destinato per il fondo premi 3 milioni di dinari. Prenotate la vostra partecipazione alla Fiera di Novi Sad entro il 10 settembre 1953, poiché soltanto cosi otterrete una affermazione dei vostri prodotti. Per informazioni rivolgetevi al seguente indirizzo : Uprava Novosadskog sajma, Novi Sad, Hajduk Velijkova ulica broj 11 - tei. 21-98 e 36-20. Oli espositori ed i visitatori possono usufruire degli sconti su tutte le linee ferroviarie ed aeree nazionali. ■HiimiMiiiiwiiiiiiuiNiiii in miiimii nini iniir*^.— Il co.lettivo di lavoro della AZIENDA AUTOBUS Dl P I R A N O nella ricorrenza del X anniversario delle Brigate partigiane del Litorale, augura ai lavoratori un proficuo lavoro verso le mete del socialismo. [OMNIA uinftiuinnnnnwiAnnnnnn/uuifumnnn/in/winwinniinMinnnnnAnnnnnnnnMfW rende noto alla affezionata clientela che pratica GRANDI MAGAZZINI S. A. PER POCHI GIORNI UN FORTE RIBASSO SUI PREZZI DELLE CALZATURE E DEGLI ARTICOLI ESTIVI nel negozio di vendita e nei magazzini. HNhm T BHBi HdbB BBB BBE SHHr w* • CA.P ODISTRIA — Tel SS Approfiti aiz dell' occasione e non mancate di visitarci! WAA/iAAflnjwinMJVUiAAnjutnn/vtnnnnAflAfinnnMuinn/uinntuviAAfuui^