« ORGANO DELL’UNIONE SOCIALISTA DEI LAVORATORI Anno VI* - No. 311 Redazione - Amministrazione CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei- 128 * Mercoledì 9 settembre 1953 * Prezzo: 5 din. - 20 lire ABBONAMENTI: T.L.T- Zona Jugoslava e R.F.P.J. annuo din. 250. semestr. din. 130 Spedizione in c. c p. Qltre\300 mila persone alla celebrazione del X. annuale delle Brigate partigione del Litorale Trieste è un problema da risolvere se vogliamo avere la pace nel futuro La ferma e dignitosa risposta dei Maresciallo Tito alle provocazioni armate del governo di Roma sui nostri confini Iniziando il suo discorso il Maresciallo Tito ha detto: Compagni e compagne. «Vorrei in questa occasione ternäre un pò indietro! nella storia. Data Ija propaganda che si fa oggi in Italia, dato che i nostri vicini hanno dimenticato ciò che hanno compiuto ai nostri danni nel passato, dato che essi nuovamente pre-tendono di avere nostri territori, 10 devo ricordare ed elencare i loro errori. Naturalmente non potrò abbracciare neppure la decima parte di ciò che essi hanno fatto. Cercherò perciò di ricordare, di dimostrare oggi di fronte a voi, di fronte ai nostro paese socialista e al mondo intero, chi siano stati essi nel passato, chi siano essi oggi, e quali prospettive ci diano per l’avvenire, in base a ciò che attualmente stanno facendo. Vorrei inoltre dire qualcosa [anche su ciò che siamo stati noi nei passato. Vorrei dire chi siamo noi ora e quali saremo in avvenire.» A questo punto il compagno Tito ha ricordato la situazione immediatamente successiva alla prima guerra mondiale ed ha così proseguito : «Mi riferirò al tempo in cui una gran parte del nostro territorio, il Litorale Sloveno e l’Istria sono stati sacrificati dagli alleati in premio alla partecipazione dell’Italia alla guerra contro l’Austria Ungheria e la Germania, Come noto, si è trattato allora di un semplice mercato, nè diversamente poteva essere, dato il carattere chiaramente imperialista della guerra. I trafficanti di quel mercato non tennero conto alcuno delle popolazioni che vivevano in questo territorio, uà quando esse esistessero e a chi esse appartenessero. Semplicemente, perchè Ila guerra imperialista si risolvesse in loro favore, hanno sacrificato questi territori assegnandoli allTtalia. Quando mai questa terra fu loro? Anche se un tempo essi si erano impadroniti di questi territori, lo spirito sloveno vi è rimasto sempre profondamente radicato. La storia li ha sempre conosciuti come depredatori e oppressori. In base alle lupine, in base ai crimini storici da essi compiuti oggi non hanno più il diritto di parlare. Essi dovrebbero vergognarsi, e non richiamarsi a un loro presunto diritto storico.» INGIUSTE PRETESE Il compagno Tito ha ricordato quindi che, date le condizioni della vecchia Jugoslavia, i popoli jugoslavi non potevano far altro che accogliere con effetto tra loro i fratelli che fuggivano di fronte al terrore fascista. «Soltanto nella gloriosa Lotta popolare di Liberazione — ha proseguito il compagno Tito — quando i popoli del nostro paese hanno preso nelle proprie mani 11 loro destino, quando conquistarono con le armi strappate al nemico la possibilità di decidere da soli del proprio destino, soltanto allora il popolo' del Litorale sloveno e dellTstria ha potuto nuovamente riconquistare e rimanere saldo sulla propria terra, per secoli e secoli irrorata del proprio sangue, U mercato di cui ho parlato e l’ingiustizia infertaci nel 1919-20 e dopo con vari trattati e accordi, non hanno toccato {a coscienza di alcuno in Occidente. Nò, neppure in tempi più recenti. Vorrei che ad Okroglica non è un paese, nemmeno una piccola borgata, è, per essere esatti, una piccola fattoria di campagna, facente capo a una sola casa ; tuttavia essa resterà nei nostri cuori per la sua importanza storica, come località che ha visto il battesimo delle prime brigate del Litorale e per le immemorabili giornate dhe, congiunti a oltre 300 mila persone provenienti da tutto il nostro Paese, abbiamo vissuto nel primo decennale 'di tale avvenimento. O-kroiglica in [questa occasione è stata trasformata in tuna città, in una citta alla partigiana, sebbene la storia partigiana non registri una simile notte trascorsa all’iaidiaccio attorno ai fuochi splendenti nell’oecurità della foresta. Più ohe i padiglioni idi ristoro, la mostra, l’opera, i concerti, i balli è questo il particolare che maggiormente ci ha colpito, che ci ha fatto rivivere, per una notte, le decine e decine di notti simili, trascorse dal 1943 al 1945 in un bosco simile, attorno a un fuoco analogo, dove una cerchia di uomini, rotti a tutte le fatiche, si raccoglieva dopo l’ennesima battaglia per riposare, per scherzare e, non di rado, anche allora, come sabato, nella notte si le- essi dimostrassimo ancor più di quanto lo facciamo già ogni giorno», la necessità di tener presente che mai più essi dovrebbero commettere qualcosa che attiri verso loro l’odio di un intero popolo, di un popolo che va fiero della sua sanguinosa e dolorosa storia, che nella sua lotta di liberazione ha compiuto proporzionamente i sacrifici maggiori, di un popolo che tenacemente e con sacrifici sta edificando una vita migliore, che desidera la pace sopra ogni coca, la pace nel mondo, che desidera collaborare con tutti coloro che non nutrono pretese disoneste nei suoi confronti. Ho già detto quali siano le concezioni dei nostri vicini dopo Ha seconda guerra mondiale e lo siano state Si pone ora la domanda: perchè ancor sempre parti del nostro territorio costituiscono motivo di contestazione tra noi e l’Italia, quando si sa che questo territorio è nostro? Si tratta di una nuova errata interpretazione dei nostri interessi, della nostra storia, dei nostri diritti. Vorrei oggi dire e ricordare ad essi — non vorrei adoperare parole forti poiché ciò non è neppur necessario, la parola grossa non ha alcun valore se non vi sono gli argomenti, e gli argomenti sono di per se stessi sufficienti — vorrei dunque ricordare che qui v’è un problema che per noi è chiaro e che dobbiamo risolvere se vogliamo aver pace in futuro. I popoli di tutto il mondo tendono oggi ad impedire un nuova aggressione, una nuova guerra. Se noi, se tutti i popoli a-manti della pace volgiamo lo sguardo alla parte da cui proviene o proveniva lia minaccia d’aggressio- ne, allora noln permetteremo che anche da un’altra parte venga a crearsi un focolaio d’aggressione, se non ora, in futuro. Si comprende che questa aggressione sarebbe mol-to problematica, tuttavia l’umanità rivivrebbe una nuova, grave epoca. Io vorrei che questo problema, il problema di Trieste, venisse veramente risolto. Il nostro governo e i nostri popoli sono stati sempre pronti, disposti a risolvere questo problema per via pacifica, mediante un accordo tra noi e l’Italia. Se da Óltre confine si fosse pensato che da questa vava un canto o il suono di una fisarmonica : cauri di lotta, canti del popolo per il quale si lottava é si lotta, ed ai canti «’alternavamo i particolari delle battaglie recenti, previsioni e commenti per quelle future. Sabato queste battaglie erano reminiscenze di un tempo glorioso, raccontate da coloro che le avevano combattute, per rivivere un limpido ricordo, ricordare i Caduti e per la gente ohe non le ha vissute, ma che nella città e nei paesi era ool cuore accanto a quei bivacchi, a quelle battaglie e che trepidava per la vita dei suoi figli, i partigiani. A Ramziano, una piccola borgata del Goriziano, sabato sera si è riunita la brigata «Garibaldi - Trieste». E’ il paese dove è stata costituita e dove per lungo tempo essa ha avuto la propria sedie. Commoventi sono gli incontri tra i combattenti e tra questi e la gente slovena del paese. Molte fisionomie sono cambiate, trasformate dagli anni, ma, dopo un attimo di incertezza, si riconoscono e allora sono strette di mano e abbracci per la gioia idi rivedersi. per le gioie, i dolori ed i sa-«a}ifi)ai sopportati assieme, quando la vita di ognuno era appesa ad un filo, (per simbolizzare anche oggi, in prima ancora e il perchè siano venuti in questi luoghi. Essi andavano dicendo che questi territori appartennero già all’Impero Romano. Ma anche la Francia appartenne all’impero, romano, anche la Gran Bretagna, tutta l’Africa allora conosciuta, buona parte del mondo e-ràno domini dell'Impero romano. In base a questo, definiamolo così, diritto romano, essi vorrebbero, ancora essere qui di casa. Che pensino un po’ anche gli altri popoli se questo è mai possibile. Se per essi non è possibile, tanto meno può esserlo per noi che l’Italia non possa prendere ciò che non è mai stato) suo e di cui soltanto temporaneamente si era impadronita dominando con la forza. parte c’è una nuova Jugoslavia, che non è più quella di Versaglia, uno stato artificioso, se pensassero che ora la Jugoslavia è una comunità socialista di popoli uniti, che nella scorsa guerra, nei giorni più difficili della loìro storia hanno saputo fare conseguentemente i conti con ogni sorta di occupatori; se pensassero che questa comunità edifica giornalmente una vita migliore, che a ritmo eccezionale rapido va verso un avvenire felice, i cui popoli hanno provato) che cosa significhino libertà e indipendenza, dovrebbero comprendere che con questa comunità non hanno motivo di avere rapporti di inimicizia. A tutto questo essi dovrebbero pensare. Se essi comprendessero un tanto, se comprendessero che qui non potranno mai più creare una loro quinta co. lonna o preparare il terreno per certi loro obiettivi futuri, sarebbe una cosa ottima, che andrebbe in primo luogo a loro favore, in favore del popolo italiano che noi apprezziamo, e ci dispiace per lui che i suoi dirigenti Io conducano su una via errata, quella iniziata negli ultimi tempi. Ho voluto dire che essi dimenticano chi vive oggi da questa parte. Qui vive un popolo capace fiero, combattivo, amante delia pace, deciso a difendere ogni palmo del proprio territorio da chiunque osasse attaccarlo. Ho detto che avrei dovuto tornare un pò indietro nel tempo perchè oggi la propaganda italiana, i vari giornali irredentisti, le stazioni radio ecce- una stretta di mamo e in un’abbraccio, quella fratellanza tra i due popoli creata nelle gloriose giornate di dieci attimi fa dagli eroici [garibaldini, fratellanza Che nessuna divisione armata e minacciosa oltre il confine, a pochi chilometri di distanza, e che nessuna provocazione riuscirà a distruggere. Lo conferma il rappresentante della gioventù del paese nel consegnare la bandiera italiana al comandante della brigata. Giaouzzo Riccardo, lo conferma egli stesso nel gesto commovente dell’ab-bràocio. Lo conferma il giorno dopo il compagno Tito dinanzi a tutto il popolo e al mondo Intanto da tutto il Paese convergono sulla stazione idi Pisačima un treno dietro l’altro, la strada e gli autoparchi pullulano di automezzi. Una fiumana di gente, per ore e ore, si snoda sulle strade che portano a Okroglica. Nelle prime ore del mattino di domenica, il grande anfiteatro naturale che converge verno le tribune, eretto in pianura è già zeppo di centinaia di migliaia di persone, mentre lunghe colonne continuano ancora ad arrivare. Qualcuno ha trascorso sul posto tutta la notte per essere il [giorno dopo edile prime file. Verso le 9 comimcia- tera, scrivono e parlano di crimini che i partigiani avrebbero commesso nel 1945 per il fatto che singoli crinìinali fascisti abbiano subito la punizione che si meritavano. Essi non dimenticano quindi i massacratori dei nostri popoli, erigono addirittura monumenti in loro onore e definiscono noi sanguinari. Vediamo un pò chi ha commesso più male, noi o loroL Innanzitutto vorrei chiedere, perchè oggi il signor Pel-la mobillita addirittura l’esercito in base ad una notizia stampa che non è neppure tale quale essi l’hanno interpretata, che non ha nulla in comune con la politica governativa? Perchè lo fa e si prepara addirittura ad inviare le sue truppe in caso egli dice che noi annettessimo la Zona B? Che bisogne abbiamo noi di annettere la Zona B quando già ci siamo? Non siamo noi degli sciocci perchè il mondo così pensi di noi a causa di cose inutili. Abbiamo dimostrato sinora di saper condurre la politica, diversamente però dal come fanno loro. Noi sappiamo cosa sia nell’interesse del nostro paese e nell’interesse della pace, sappiamo con quali mezzi il nostro popolo acquisterà simpatie nel mondo e con quali potrebbe perderle. Si tratta dunque di un semplice pretesto del governo italiano, anzi mi sembra che qui vi sia un’altra tendenza. Vorrei ricordare loro innanzitutto che quando nel 1941 hanno attaccato il nostro paese pensavano forse di liberare i loro cittadini dal giogo) jugosiavo? La loro frontiera passava sui Tricorno oltre il Monte Nevoso, Fiume, tutto era in mano loro. Dopo la prima guerra mondiale ottennero con il trattato di pace, l’intero Litorale sloveno e persino ZSara, nei .cuore della Croazia. Eppure ci aggredirono. Si tratta di una loro missione liberatrice o imperialista? Imperialista e-videntemente! Ed oggi essi hanno il coraggio di affermare che noi opprimiamo le popolazioni italiane e vogliamo impadronirei di territori loro. No, noi vogliamo soltanto ciò che è nostro. Noi vogliamo' che anche l’ultimo pezzetto del nostro territorio sia congiunto al nostro paese. Se nella scorsa guerra sono stati battuti, cacciati da queste terre, essi non hanno perduto) territorio loro ma nostro. E nulla hanno da chiedere e pretendere che il confine naturale è sul Nevosa. Insorgeremmo come un solo uomo contro chiunque tentasse di strappare anche un solo) centimetro del nostro territorio». CRIMINI FASCISTI Il compagno Tito ha quindi elencato parte dei numerosi crimini commessi dal fascismo italiano in queste terre sotto il segno di una presunta missione culturale e questo in periodo di pace fra le due guerre mondiali. Dall’incendio della Casa della cultura slovena a Trieste e nelle altre zone del Litorale e dell’Istria, dalle persecuzioni fisiche [degli sloveni all’abolizione delle scuole slovene e croate, alla distruzione delle istituzioni culturali e sportive, dalle cooperative agricole di credito, alla proibizione dell’uso delle lingue slovena e croata, alla italianizzazione non solo dei cognomi, delle denominazioni delle città e dei fiumi, ma persino dei cognomi sulle lapidi nei cimiteri. «Questi erano essi. E noi? Nei co- no ad arrivare dinanzi alla tribuna le brigate del IX. Corpus. Un applauso scrosciante saluta l’arrivo della «Garibaldi — Trieste». Alle 10 precise arriva il compagno Tito. Lente e solenni si levano le note dell’inno nazionale. Poi, tra applausi e acclamazioni, il compagno Tito passa in rivista la guardia d’onore e le brigate nel IX. Corpus, per prendere quindi posto sul palco e consegnare le decorazioni. Una ad una s’awioiuano le gloriose bandiere della «Gradnik», della «Gregorčič», della «Prešeren», della «Garibaldi — Trieste» e della «III d’oltremare». Alle parole di elogio del compagno Tito, i comandanti delle brigate a nome idei combattenti e di tutto il popolo rispondono: «Siamo pronti Maresciallo, in qualsiasi momento a [difendere la libertà e l’indipendenza del nostro Paese, come lo abbiamo difeso nella Lotta Popolare di Liberazione®. Infine lunghe e prolungate acclamazioni salutano la ferma e decisa parola dell’uomo ohe ci ha guidato nella Lotta e che oggi ci gnida nell’edificazione del socialismo. ; AL B. struiamo scuole e ginnasi per una molto piccola minoranza». A questo punto egli ha ricordato come nel corso di una sua recente visita al villaggio di Fasana, nei pressi >di Fola, venne a sapere che per soli 16 bimbi italiani funziona nella locale scuola una sezione con insegnante italiano. «Quando mai in Italia— ha continuato il Maresciallo Tito — per 16 ragazzi sloveni, è stata costituita una apposita sezione scolastica con insegnamento in lingua materni»? Noi non vogliamo seguire la loro strada. Gli italiani che sono in questo nostro territorio devono rispettare questa comunità, questo paese, devono sottome-tersi alle sue leggi, che non saranno mai tali da impedire lo sviluppo del loro spirito nazionale, della loro lingua e della loro cultura. Essi soltanto debbono vivere in fratellanza con gli altri nostri popoli. Altro non emettiamo. Questo nostro è un paese socialista, non vi può essere ineguaglianza. Tutti hanno gli stessi doveri, tutti hanno gli stessi diritti. Questo paese socialista non Noi naturalmente in queste condizioni, malgrado tutta la nostra buona volontà, non possiamo dimenticare tanto facilmente. Penso che questo sia di svantaggio alla stessa Italia. Recentemente come ho già detto, è stato preso lo spunto da una notizietta in base alla quale ci è stata attribuita l’intenzione di annetterci la zona B. Il presidente del governo italiano signor Pel-la, ha voluto mostrare la mano forte verso di noi e tagliare l’aria con la spada. Perchè hanno fatto questo? Da un lato quasi tutta la stampa mondiale era in un primo tempo purtroppo dalla loro parte. Oggi questa stessa stampa ha cominciato a dire che si tratta di cose non serie, che si tratta di misure da circo equestre e di ridicolaggini. Sappiamo anche noi che si tratta di una cosa da circo equestre. Ma si pone il problema: come può un governo a capo di un paese come l’Italia, un paese civile e culturale, con una grande storia, con un buon popolo, ma purtroppo in gravi condizioni sociali, condurre come ora fa, un» politica da circo equestre? Se qualcuno è poco serio, non può allora condurre gli affari dello* stato. D’altra parte se tutto questo non è cosa da circo equestre, ma affare serio come essi stessi dicono, allora anche noi guarderemo le cose diversamente. Allora diremo lo. roi seriamente: Non fate del circo equestre, poiché in un circo può succedere qualsiasi cosa. Abbandonate dunque questi sistemi. In verità quando abbiamo saputo dei movimenti di truppe verso le nostre frontiere, da noi nessuno ha dimostrato inquietudine. Noi dormivamo tranquillament^ f nostri sonni, non abbiamo intrapreso alcuna contromisura. Questo è durato per due o tre giorni. Ma essi continuano, fanno del chiasso, minacciano, muovono divisioni abbastanza bene annate. E così abbiamo deciso di dire anche nói qualche cosa. A quale scopo l’Italia ricorre alle armi ricevute dagli alleati? A quale scopo in primo luogo, ad esse è ricorsa? Le ha rivolte contro il nostro paese pacifico, contro di noi che siamo un saldo fattore di pace, e che siamo accanto a tutti i paesi amanti della pace per combattere contro l’aggressore. Essi hanno rivolto queste armi contro di noi. Si può forse affidare delle armi a questa gente? Penso che non si possa. Così stanno dunque le cose in merito a questo sferragliar d’armi e siamo sfati costretti a dire a loro, e ai nostri alleati occidentali, che noi semplicemente non comprendiamo come si è potuto giungere a questo, in che cosa ha sbagliato la Jugoslavia, come si può in base ad una notizia giornalistica, ricorrere immediatamente alle divisioni, quando vi sano le normali vìe di- commetterà una ingiustizia verso qualsiasi minoranza, indipendentemente da ciò che scrivono e dicono quelli d’oltre frontiera». Il compagno Tito ha poi ricordato i misfatti dell’esercito italiano nelle zone occupate durante la seconda guerra mondiale. Ha ricordar to le cifre dei deportati, degli uccisi, dei carcerati, le date e le località esatte degli eccidi, ha ricordato che l’esercito italiano ha provocato nelle zone occupate un danno complessivo di 9 miliardi 850 milioni di dollari, ha ucciso complessivamente 437 mila 956 persone, ne ha inviate ai lavori forzati 84 mila 512, nei campi di concentramento 109 mila 437, ne ha deportato 122 mila 430, ha bruciato e distrutto 142 mila 555 case. «Queste non sono cifre complete. Vorremmo dimenticare tutte questo, ma vediamo ancor sempre le madri in lutto, vediamo le tombe ancora fresche — ha proseguito il maresciallo Tito — e dal-tra parte del confine udiamo nuovamente lo sferragliare di armi. plomatiche per chiedere se una notizia rifletta il pensiero di un pri-vato o il pensiero di un governo? Abbiamo già avuto occasione in passato di vedere queste divisioni, armate e disarmate. Noi non temiamo lo sferragliare delle armi. Ma anche questo sferragliare alquanto da operetta, può condurre a qualche provocazione. Può accadere anche che la cosa sfugga di mano al governo italiano e che certi elementi irresponsabili, effettuino qualche grossa provocazione, poiché anche per piccole provocazioni sono sorte delle guerre. E allora? Allora anche noi dovremmo portare qui qualche divisione. Di chi sarà quindi la responsabilità di ciò che potrebbe in seguito accadere? Ha forse tutto questo un qualche senso nell’attuale situazione, quando' abbiamo le Nazioni Unite; quando noi, che siamo insieme con tutti i popoli amanti della pace, anche nel problema trestino abbiamo dimostrato di essere disposti a sacrifici, par la causa di una pace salda, duratura? Qualcuno si sbaglia se, partito male, ritiene di poter giungere in quel modo alla meta. Non vi arriverà. Può darsi si sia voluto fare una prova per impadronirsi della zona A. Eh, no. Noi non possiamo rimanere indifferenti, perchè noi questo non lo potremo permettere. Dichiaro aperta. Per una semplice notizia giornalistica, l’Italia ufficiale schiera ai confini con il nostro paese le sue divisioni in pieno assetto di guerra; a Doberdò i militari italiani in preda a sacrosanta fifa, sparano, ma sparano sui loro carabinieri, ferendone uno. Ma per far si che l’ironia del mondo si trasformi in compatimento ci voleva alla manifestazione di Okroglica Stefano Terra, corrispondente dell’ ANSA e rappresentante della stampa di quel paese che ama autodefinirsi continuatore della civiltà di Roma. Nella mattinata del 6 corr. siamo rimasti quasi sempre a contatto con questo bel tomo nella comune tribuna riservata ai giornalisti cosicché \abbiamo potuto assistere di persona a tutte le sue prodezze. Non lo conoscevamo e la nostra prima impressione fu di stupore per il fatto che fosse consentita in tribuna la presenza di una persona talmente ubriaca. Senza esclùdere pero che facesse finta di esserlo, dato che il Terra notoriamenté ,e un modesto bevitore. Faceva, barcollando, continui viaggi fra la tribuna e il bar esibendo ad ogni moriturato il proprio permesso sebbene nessuno ne facesse richiesta. AIT arrivo della brigata «Garibaldi mente, da questo posto, di fronte al mando intero : no ! noi non permetteremo che si occupi la zona A. Questo bisogna che lo sappiano. Sarebbe dunque meglio riportare le divisioni dove stavano, cominciare a parlare (a tavolino, per vedere se vi è qualche punto di contatto per poter trattare almeno su qualche cosa, se non possiamo su tutto, data la situazione. Ho già detto che questo non può caratterizzarsi diversamente che co-me azione aggressiva, azione che ha in se elementi aggressivi. Noi non ricorreremo mai alle divisioni, prima di constatare che un determinato avversario abbia effettivamente attaccato il nostro territorio, Avremmo sempre il tempo di inviare divisioni e di impedire all’aggressore di realizzare le sue intenzioni. (Noi apprezziamo le armi, poiché nell’epoca attuale sono ancora un importante fattore dello sviluppo pacificoi di un popolo che non è molto grande e che quindi deve garantirsi la pace, ma noi le teniamo da parte, ad esse ricorremo soltanto quando la libertà e l’indipendenza del nostro paese i nostri interessi saranno in pericolo), Vorrei ora ritolrnare sul problema di Trieste. Voi sapete che io sul problema di Trieste ho parlato più volte, che, nei miei discorsi, ho presentato varie proposteed alternative, cercando di trovare in qnalche modo un punto di contatto, quindi trattare e vedere che cosa essi vogliano. Abbiamo visto che cosa vogliono, in questi giorni. Essi al Parlamento, e il signor Pella e gli altri, si sono aggrappati alla dichiarazione tripartita. Ma l’appiglio è debole. Noi non riconosciamo questa dichiarazione e non pensiamo di condurre trattative con i dirigenti italiani sulla base di questa dichiarazione, poiché la dichiarazione tripartita è stata e-messa nel periodo in cui il nostro paese si trovava nella più difficile situazione, in un periodo in cui e-ravamo sottoposti alle pressioni del-l’Unione sovietica e dei suoi paesi satelliti, in un periodo in cui eravamo isolati dal mondo intero, quando gli alleati occidentali non avevano le migliori opinioni sul nostro conta e quindi essa avrebbe dovuto essere una qualche pezza d’appoggio per il governo italiano di De Gasperi alla vigilia delle elezioni.. Abbiamo detto cento volte che non intendiamo cedere nostri territori per causa di elezioni che si svolgono oltre confine, perchè De Gasperi possa vincere. Trieste» lo colpì indubbiamente la presenza della bandiera italiana. Definì questa una provocazione e i garibaldini dei traditori. All’fosserfoa-zione che parecchi avevtmo versata il loro sangue per la libertà di queste terre, rispose che ... anche ritalia aveva dato 300 mila morti. Gli chiedemmo più tardi come avrejbbe fatto, in quelle condizioni, il proprio servizio. Ci rispose che lo farà sua moglie. Bella serietà giornalistica. All’inizio del discorso del compagno Tito si distese gambe all’aria presso la tribuna laterale. A un membro di un complesso bandistico, che si fermò a guardarlo, mostrò i genitali (un fotografo lo riprese in quella posizione!) proferendo parolei sconcie ed oltraggiose. Poi si alzò e, avvicinandosi alla tribuna, sull’orlo della quale prono seduti alcune compagne, mise la mano sotto la sottana di una di esse. Si ricevette un maritatissimo e sonorissimo ceffone per cui incominciò ad inveire. A richiesta di tutti £ giornalisti, compresi quelli esteri e alcuni suoi Colleghi connazionali, fu allontanato nonostante opponesse resistenza, caratteristica deltubriaco. Questi i fatti. I commenti sono inutili. ENTUSIASMO DI POPOLO A OKROGLICA PER UN* SOLUZIONE PACIFICA Il compagno TITO parladalla tribuna d’onore SERENITÀ' E FERMEZZA (Continua in IV. pagina) Le gesti lei prode Uno Dall'Assemblea Distrettuale di Capodistria L'INIZIO SODDISFACENTE LA SITUAZIONE ECONOMICA Il 2 corr. si sono riunite a Capo-distria in seduta comune le due camere del Comitato Popolare Distrettuale. Il presidente del Consiglio e-conomieo distrettuale, compagno Markič, ha presentato un'interessante relazione- su alcuni provvedimenti e problemi economici nel nostro d stretto. Egli ha sottolineato l'aiuto che il distretto di Capodìstria riceve dal governo federale. «La prima forma di aiuti per lo sviluppo dell’economia locale — ha detto il compagno Markič — è l’estensione alla nostra zona dei decreti e delle ordinanze della legislazione jugoslava. Una seconda forma è quella degli aiuti di carattere materiale. Nello scorso anno il governo federale ha contribuito con 491 milioni di dinari per coprire il deficit del bilancio distrettuale. Quest’anno per gli investimenti il governo federale ha stan-z'ato un credito di 571 milioni di dinari. E’ doveroso inoltre accennare alle merci che giungono dai mercati jugoslavi nonché all’aiuto, in forma di quantitativi di latta per scatolame per i conservifici della zona». Il compagno Markič ha illustrato quindi i successi della nastra economia nel corso dell’Ultimo anno e le deficienze riscontrate, citando alcuni casi. Egli ha rivelato, tra l’altro, che il reddito nei singoli rami dell’economia sarà quest’anno del 31 per cento circa superiore a quello del 1952. L’aumento del reddi- NUOVE LEGGI estese alla Zona Con undici ordini del comandante dell’Amministrazione Militare dell’Armata Popolare Jugoslava, col. Miloš Stamatović, pubblicati nell’ultimo numero del Bollettino del-l’AMAPJ, alla Zona Jugoslava del TLT vengono estese altre disposizioni legali jugoslave che regolano il campo economico. Con il decreto sui benefici nell’acquisto del carbone da parte degli operai ed impiegati, occupati presso enti ed istituzioni statali, gli interessati acquisiscono il diritto a una riduzione dell’80 peir cento nell’acquisto di determinati quantitativi di carbone, oppure a un corrispondente valore in denaro. Il decreto sul rimborso della differenza prezzi dello zucchero e della latta stagnata bianca adoperata nell’industria alimentare e conserviera, influirà positivamente sulla diminuzione dei prezzi dei prodotti dell’industria alimentare. L’Ordinanza sul pagamento del minimo fondo paghe nelle aziende economiche prescrive le modalità per la concessione dei crediti di copertura della differenza tra T80 per cento del fondo medio delle paghe e il fondo realizzato. Con Ordinanza a patte si prescrivono le modalità per il conteggio e la di-stribuzione delle entrate delle a-ziende economiche. Nel campo commerciale viene e-stesa l’Ordinanza che autorizza i comitati popolari distrettuali a prelevare una parte dei fondi commerciali di determinate aziende, fondi derivanti dalle condizioni eccezionali del mercato in seguito alla siccità), e ad investirli in opere di maggiore importanza. to nazionale è previsto nell’.ndu-stria e nelle miniere e cioè da 522 a 733 milioni, corrispondenti al 40 per cento. Qesto aumento potrà essere conseguito col previsto aumento della produzione : inizio dell’aittività nelle miniere di Sicciole, completamento della meccanizzazione, sfruttamento delle risorse interne e miglioramento qualitativo della produzione. Nell’agricoltura il reddito nazionale salirà da 738 a 854 milioni di dinari, ovvero del 16 per cento. L’agricoltura rappresenta in questa regione il ramo più importante dell’economia, contribuendo al reddito nazionale con quasi ii 35 per cento. Inoltre è previsto un aumento del reddito di 100 milioni derivante dal commercio e dal turismo. Parallelamente al movimento del reddito nazionale, si eleva nel nostro distretto anche il contributo sociale, assia l’accumulazione. Nello scorso anno sono stati realizzati 139 milioni di contributo sociale, cioè il 22 per cento p u del previsto. Quest’anno il contributo sociale è stato pianificato in 275 milioni. Dato che fino al 10 agosto sono stati realizzati 133 milioni di contributo sociale, si prevede che quest’anno si raggiungeranno solo 220 milioni. Questo per quanto riguarda il reddito nazionale ed il contributo sociale. Circa gli invest menti, nel 1951 seno stati stanziati nel nostro distretto 393 milioni, nello scorso anno sono aumentati raggiungendo 652 milioni, mentre quest’anno si aggirano sul miliardo. Se analizziamo la struttura degli investimenti, ci risulta che si indirizzano sempre più verso i rami di produzione. Gli investimetni sono così ripartiti: industria e miniere 40,7 per cento, a-gr.coltura 13,8 per cento, pesca 5 per cento, traffico 5 per cento, commercio, turismo e Industria alberghiera 5,7%, attività comunale A CAPODISTRIA E A BUIE igliorata la qualità ridotti i prezzi del pane 22,4%, attività culturale e sociale 7,1%. Nel primo semestre di quest’anno gl‘i investimenti, previsti dal piano, sono stati realizzati nella misura del 44%. Gli investimenti previsti dal bilancio prevedono in generale la regolazione di alcuni corsi di acqua, il riattamento di strade, la riparazione dei moli e dell’attrezzatura portuale, l’elettrificazione, la costruzione di edifici scolastici, istituzioni sanitarie e la manutenzione di altri servizi comunali. Dalla relazione del compagno Markič risulta inoltre che il numero delle persone occupate ha raggiunto quest’anno, sino alla fine di g ugno, 5141 unità rispetto alle 4.200 dello scorso anno. Il numero degli operai è salito da 3.330 a 4.260. D’altra parte il numero del personale amministrativo è stato ridotto da 489 unità a 445, un aumento è stato invece registrato nel personale tecnico, salito da 140 a 155 unità. Questi sono soltanto alcuni dati generali che confermano lo sviluppo dell’economia nel nostro distretto, sviluppo che garantisce al nostro popolo un ulteriore elevamento del tenore di vita. Il Consiglio per l’Economia del distretto di Buie ha recentemente analizzato nuovamente i prezzi preventivi dell’azienda «Istranka» di Umago, incaricata del commercio cerealìcolo e dei prodotti dell’industria modinaria. Tale analisi ha dato dei risultati soddisfacenti. L’ottimo raccolto cerealicolo avutosi in tutto il paese ha reso possibile già alcune riduzioni dei prezzi del pane e delle farine sia nel distretto di Buie che in quello di Capodistria. Tali prezzi sono ancora superiori a quelli praticati neigli altri distretti della Jugoslavia poiché sul prezzo influiscono le tariffe di trasporto e i diversi metodi di macinazione applicati nei due distretti, ma nonostante ciò si cercherà di ridurre ancora i prezzi. Dal 1 del mese di settembre l’azienda «Istranka» venderà ai dettaglianti farina bianca doppio zero a 60 din. per chilogrammo, cioè a 7 din. di meno del prezzo in vigore. I dettaglianti venderanno la farina a 62 din. invece che a 69 come prima. In considerazione che i dettaglianti non possiedono grandi riserve di farina i nuovi prezzi avranno ben presto la loro efficacia sul miglioramento dello standart di vita della popolazione. Nel distretto di Capodistria quantitativi di farina 00 e rispettivamente del pane immessi in vendita sono stati raddoppiati ,e vengono venduti a prezzo invariato. Sono stati elim'nati dalla vendita il pane e la farina di II qualità, mentre quelli di III qualità hanno subito un miglioramento qualitativo del 20% con una maggiorazione sul prezzo di soli 2 din. cioè il pane viene venduto a 39 din. al kg. e la farina a 37. E’ importante sottolineare che queste non sono le analisi definitive fatte riguardo ai prezzi. Ad esempio le nostre aziende pagano in base ad un’ordinanza del Governo federale, le spese di trasporto dei cereali da Novi Sad, centro cerealicolo jugoslavo, a Capodistria e rispettivamente Buie, benché i cereali vengano prelevati a Fiume. Se si risolve tale questione, cioè il pagamento delle spese di trasporto effettive, i prezzi dovrebbero venire nuovamente riesaminati e ridotti. I più svariati commenti dell’opinione pubblica vertono sulla qualità instabile del pane che varia da panificio a panifica o da giorno a giorno.. Le critiche vengono mosse particolarmente nei confronti dei panifici. Abbiamo chiesto spiegazioni al riguardo all’Ispettorato commerciale il quale, non escludendo tutto la colpa dei panifici e la possibilità di malversazioni, attribuisce tale deficenza in linea di massima allo stato rudimentale in cui sono i nostri mdlini, specie quelli del distretto di Capodistria, che non sono in grado di produrre una qualità costante di farina. Con il pros-_ simo anno si spera d’investire importanti mezzi finanziari nella modernizzazione degli impianti mulina, ri del distretto di Capodistria. . mÉSmm Domani si riaprono i battenti della scuola. E’ un avvenimento che si ripete ogni anno: le aule, messo l’abito nuovo, tornano a rianimarsi degli assilli di giovani menti un po’ assopite ancora dal... letargo estivo, la vita intensa dello studio inizia il suo corso inesorabile e... brutti voti a chi non saprà adattarvisi. Le prooccupazioni dei ragazzi si trasformano anche in quelle dei grandi; genitori, insegnanti e tutti coloro cui sta a cuore l’avvenire delle giovani generazioni. Il nuovo anno scolastico sarà un altro capitolo della nostra multiforme attività sociale. La nostra scuo-la è,infatti, intimamente legata alla nostra realtà sociale e di essa esprime le aspirazioni e la vita. Essa trasmette ai giovani i valori dell’arte e della cultura, i lumi delia vera scienza e i risultati della nostra prassi quotidiana, affinchè essi possano divenire un giorno suoi membri coscienti e attivi, uomini e donne capaci e coscienti edificatori del .socialismo. Certamente anche il nuovo anno scolastico 1953—54 s!arà un nuovo passo in avanti nell’elevamento del livello culturale e della preparazione professoionale dei nostri giovani. Per il raggiungimento di questo scopo esistono le migliori premesse. il onstro sistema scolasitco, per la sua stessa struttura e per il contenuto dell’insegnamento, corrispondente alloi sviluppo della nostra base economica, è uno dei più progrediti del mondo, in grado di soddisfare a tutte le condizioni richieste dai nostro tempo, in cui l’umanità crea o .aspira a creare una forma di vita sociale superiore che inquadri l’individuo nel suo giusto valore e lo ponga in grado di assumere il posto spettantegli per diritto "nella società. Iniziandosi un nuovo anno di fatiche rivòlgiamo al corpo insegnante e agli allievi un augurio sincero di fecondi risultati, (assieme all’incitamento a fare sempre di più e meglio per il bene e la soddisfazione di tutti. I prezzi dei prodotti ortofrutticoli m Nel settore dei prodotti ortifrut-ticoli, l’azienda «Fructus» gioca un ruolo piuttosto complesso, difficile a rinchiudersi in una breve sintesi per via delle molte sfumature che la sua attività prende di volta in volta, Nel numero del 25 agosto del nostro giornale scrivemmo che questa azienda ha pressoché il monopolio della frutta e degli ortaggi. Nessun concorrente minaccia questa Sua invidiabile posizione e in fatto di prezzi essa detta legge. I prezzi sul mercato sono quelli fabbricati dalla Fructus; sono quelli da essa imposti direttamente o indirettamente. Abbiamo visto in precedenza che il prezzo d’acquisto all’ingrosso della Fructus viene preso come termine di riferimento dai rivenditori MOVE DISPOSIZIONI sugliASSEGNI FAMIGLIAR! Tra gli elementi importanti che fanno parte della rimunerazione del lavoratore sii trovano gli assegni ai figli. Numerosissimi articoli sono stati scritti al riguardo. Se lo spazio ce lo permettesse, vorremmo citare le tantissime proposte che seno state fatte dai vari interessati, da padri di famiglia, da fabbriche, da economisti, da 'istituzioni pubbliche, da sindacati, ecc. E’ prevalsa la convinzione che l’attuale sistema di corresponsione degli assegni famigliar! non rappresenta incentivo alcuno per l’aumento della produttività del lavoro. Gli assegni non avevano alcun rapporto logico con le paghe. L’importo percepito dai lavoratori per gli assegni famigliari eia molto spesso superiore alla paga. I contadini, con numerasi' figli, abbandonavano, le campagne per recarsi nelle fabbriche, .danneggiando così la nostra produzione agricola. Si arrivava persino all’assurdo che il contadino —■ operaio regalava la campagna per percepire gli assegni (ciò è accaduto nel nostro distretto). Altri invece, con il. denaro percepito a titolo di assegni, per i figli, acquistarono poderi in modo che il fondo sociale, creato dal plus lavoro degli operai, andava ad arricchire i contadini. Vogliamo infine citare quale percentuale del reddito nazionale pagano alcuni paesi europei per gii assegni famigliari: Norvegia 1,8%, Olanda 0.6%, Italia 2.1%, Inghilterra 0.6%, Svezia 1.9%, Jugoslavia 4.6%. Tutte queste ragioni hanno costretto i massimi organi dello stato a diminuire gli assegni ai figli. Tale misura, indirettamente, porterà, in effetti due benefiche conse- guenze : il miglioramento della produttività lavorativa e la diminuzione dei prezzi. Alcuni provvedimenti economici sono stati già intrapresi: sono state diminuite le tariffe ferroviarie per le merci, l’accumulazione e l’imposta movimento nelTindustria alimentare, nell’in-dustria dell’energia elettrica. Appena questi provvedimenti saranno attuati, potremo notare una diminuzione del costo della vita. Dopo .accertata la necessità di questo provvedimento, restavano da decidere i criteri da seguire per la diminuzione degli assegni. Alcuni proponevano Che per il I. figlio non venisse pagato alcun assegno e che, per i rimanenti figli, rimanga l’ammontare dell’assegno invariato. Altri invece erano del parere che la diminuzione degli assegni sia lineare cioè che l’assegno venga diminuito per ogni figlio in misura eguale. Altri ancora proponevano che per i figli minori venga pagato un importo maggiore. Ogni proposta ha avuto anche la sua controproposta. Infine è prevalso il concetto che la diminuzione doveva essere proporzionale al numero dei figli. Questa decisione si è basata sul fatto che le famiglie con pochi figli sono, per la maggior parte, composte da operai ed impiegati giovani con paghe iniziali. All’operaio con un figlio l’assegno è stato diminuito di soli 500 din. mentre a quello con due figli la diminuzione ammonta a din. 1.500.— Gli o-perai, cui viene applicata la minore, diminuzione rappresentano la maggioranza (il 70%). In generale la critica verte sul problema della diminuzione degli assegni alle famiglie con il maggior numero di figli. Tale diminuzione è effettivamente sensibile. Se però si tien conto che proprio in questi casi l’ammontare degli assegni quasi sempre supera l’ammontare della paga e che quindi essi non potevano considerarsi come supplemento alla paga, ma che, al contrario, nel caso di chi ritrae introiti anche dalla terra l’assegno era una fonte per acquisti di poderi, ecc. e che i colpiti sono in genere gli operai ed impiegati più anziani che col lungo lavoro hanno potuto avanzare in servizio o ottenere qualifiche superiori, allora si arriva alla conclusione che tale soluzione sia più felice di quella della diminuzione lineare degli assegni. Infine si rileva che il numero di coloro che risentiranno maggiormente le conseguenze di questo provvedimento sono in grande minoranza (il 5% degli operai ed impiegati che hanno diritto agli assegni hanno quattro o più figli). Lo scopo fondamentale di questo provvedimento è di ridare alla paga il suo valore materiale e morale. Da questo provvedimento emerge più accentuata la differenziazione tra coloro che possiedono altri introiti e quelli che vivano soltanto del proprio lavoro. Finora spesso accadeva che vari comitati inclinavano a diminuire le imposte agli operai — possidenti, pure di dare loro la possibilità di ricevere gli assegni. L’ordinanza del Comandante del-l’Amministrazione Militare delTAPJ stabilisce che anche nel nostro Territorio siano applicate in pieno le prescrizioni in materia testé entrate in vigore in Jugoslavia. privati, i quali poi lo portano, con la migliore selezione della merce, alle stelle. Dove invece la Fructus interviene direttamente nella formazione dei prezzi è con la vendita dei vari contingenti di merci fomiti dalle cooperative. Questa azienda è l’unica ad avere il permesso di esportazione all’estero e, prendendo a pretesto le divise da realizzare per la nostra economia, si accaparra la quasi totalità della produzione ortifrutticola. Una volta consegnata la merce, i produttori e le cooperative non si chiedono dove questa vada a finire. La Fructus è libera di inviarla all’estero o in Jugoslavia. Non ci interessa il suo commercio ■ con l’estero e non abbiamo nessuna intenzione 'di sindacarvi sopra. Per quanto riguarda invece la merce destinata alla Jugoslavia è una altra cosa. Gli acquirenti jugoslavi si rivolgono alla Fructus perchè questa è l’unica azienda che abbia e disponga dei nostri prodotti òrtìfrut-ticoli. «Volete comprare?» chiede la Fructus. «Questo è il prezzo. Prendere o lasciare». Il prezzo è alto, due tre volte quello originale d’acquisto allUn-grosso. I rivenditori jugoslavi comprano. Qualcuno pagherà, pensano ; e sono i lavoratori di Zagabria e di Lubiana e di altre città a pagare. Poi succede che gli acquirenti capitano dalla Fructus quando questa ha venduto o impegnato la merce altrove, magari a Trieste o in Italia. Prendono quel poco che è rimasto a prezzi ancora più salati e quindi fanno il giro delle cooperative o dei produttori con la speranza di completare il carico. Quest'ultimi conoscano i prezzi di vendita della Fructus e non vogliono essere «più fessi». Ecco che raddoppiano, triplicano, arrotondano i prezzi abituali. Naturalmente il nostro mercato risente subito il colpo, il giorno dopo basta fare un giro per d negozi per rendersene conto. Gli squilibri del bilancio famigliare, che non quadra più, rilevano che i «prezzi sono aumentati». E cosi ogni volta. Di malumore in giro ce n’è molto. Tutte le cooperative del nastro Distretto hanno mosso critiche all’operato della Fructus. «Cosa sarebbe successo se tutte le cooperative avessero, firmato il contratto proposto dalla Fructus e ohe doveva assicurarle la totalità idei nostri prodotti?» si è chiesto il commercialista di una nostra cooperativa. Non tutte le cooperative hanno firmato. Anzi, esse vedrebbero volentieri dei mutamenti alla Fructus. I pareri raccolti per le cooperative sii possono così riassumere. Siamo d’accordo che bisogna cercare il modo di realizzare il massimo volume possibile di divise estere. Però non passiamo gratificare che l’attività della Fructus invada altri campi. Da una parte ci isiamo noi cooperative con i nostri produttori e dall'altra ci sono gli acquirenti, sia locali che jugoslavi. Perchè la Fructus deve mettersi nel mezzo? La sua mediazione non può interessare nessuno, non è pratica nè economica. Serve solo a fax aumentare i prezzi, senza che ce ne sia assolutamente bisogno. II discorso è chiaro: la Fructus non dovrebbe immischiarsi nel mercato interno. Finora lo ha fatto, e 10 ha fatto spesso da parassita. Lavorando come lavora la Fructus, cioè come può farlo un capitalista privato, non è difficile dividere utili a destra e a manca. Nessuno ha da dire niente se in un’azienda gli utili si dividono magari ogni secondo giorno, sempre che siano guadagnati onestamente. Quelli della Fructus sono in parte venuti fuori «koristeći gužvu» (non sono parole ‘nostre). Al coro delle lamentele devono aggiungersi certi fatti che alle cooperative non vanno giù in nessun modo. Il 5 agosto, ad esempio, la cooperativa di Strugnano inviava alla Fructus un camion di pomodoro. II prezzo córrente all’ingrosso era di 10 dinari al Kg. e invece la Fructus offriva soltanto 5 dinari al kg., «oppure riportarlo indietro». Da notare che certi commercianti di Trieste avevano attorniato il camion e volevano acquistarne il carico, offrendo un prezzo ben maggiore. La Fructus mise il veto, ricordando che era lamica azienda autorizzata a trattare «con l’estero». 11 carico fu ceduto al prezzo imposto dalla Fructus, la quale lo rivendette poi per un prezzo tre volte superiore. Ergo: il monopolio genera l’arbitrio. VOLEVANO CORONARE IL LOROstate condannate a due mesi di Ecco la tabella degli importi per gli assegni famigliari, fissati secondo il mumero dei figli e secondo il reddito : Imposta sul Redd. agr. Reddito delle case Altro redd, sogg. imposta Importi assegni secondo il numero dei figli Din. per ogni membro di famiglia 1. 6. 7. 8. 9. 10. annuo mensile mensile — fino 150 — 3000 5500 7500 9000 10000 11000 12000 13000 14000 15000 fino 100 151-250 fino 250 2550 4670 6375 7650 8500 9350 10200 11050 11900 12750 101-180 251-500 251-500 1950 3575 4875 5.850 6500 7150 7800 8450 9100 9750 181-280 501-1000 501-1000 1350 2475 3375 4050 4500 4950 3000 5850 6300 5750 281-380 1001-1800 1001-1800 750 1375 1875 2250 2500 2750 5400 3250 3500 3750 SOGNO D’AMORE A S. PIETRO INVECE SONO FINITE A S. ANNA Due sorelle fiumane, Fatovič Elda ed Irma nonché l’amica Mišič Nada, avevano conosciuto a Fiume, alcuni marinai italiani con i quali avevano intrecciato relazoni piuttosto intime. Esse desideravano andare in Italia per coronare il loro sogno d’amore, possibilmente nella basilica di S. Pietro come loro «promesso» dai marinai. Benché sprovviste di regolare passaporto, pensavano di filarsela, con raduto di un certo Lerose Francesco, Cittadino straniero. Giunte a Scuffie si preparavano a varcare illegalmente la linea di demarcazione, quando venivano sorprese dalla D.P. Processate per violazione delle disposizioni della VUJNA per il movimento delle persone attraverso la linea di demarcazione, le tre sono prigione cadauna, mentre il Lerose, che faceva da guida, s’è buscato 3 mesi. LE IRE DI SIORA GAGLIARDA E’ stata processata a Pirano tale Gagliardi Anita abitante a Isola, donna dal carattere piuttosto focoso e dalla lingua alquanto mordace. La Gagliardi era imputata di lesioni lievi nei confronti di Déllore Ersilia, con la quale aveva attaccato briga, e di offese contro un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. E’ stato condannata a complessivi 3000 dinari di multa. ALTRA ISOLANA CONDANNATA PER OFFESE Anche Fragiacomo Amelia ha dovuto comparire diinnanzi al giudice di Pirano per rispondere del reato di offese nei confronti di un pubblico ufficiale. Essa dovrà pagare 5000 dinari di multa. CfJONACHCTTIE capodistria Nati: Novaccó Graziella, di Antonio e Stadina Maria, Perič Nadu di Teodor e di Križmančič Emù lia, Okretič Luejan di Bogomil e di Rožnik Kristina, N orbed o Anna di Bogomila, Bonanno Alfredo di Placido e di Cemac Ida, Babič Biserka di Bole e Rozac Marija, Pohlen Daha di Bruno e di Loredan Marcella. Matrimoni: Chicco Mario, manovale, con Morgan Vittoria, casalinga, Bembič Mario, operaio, con Lovrečič Elia, operaia, Mlhajlovič Vla&timàr, sottuff. APJ, coni Petrovič Kozara, casalinga, Jenko Albin, impiegato, con Prinčič Wilma, insegnante; Husei Fraine, fornaio, con Sček Paula, istitutrice ; Gerin Pietro, pescatore, con Schipizza Antonia, casalinga. Decessi: Kočjančič Rosetta di anni 2, Busan Giovanni di anni 76. ISOLA Mentre non si registra nessuna nascita, numerasi sano invece i ma-tr.moni. Infatti si sono sposati: Grižonič Dario di 20 anni, agricoltore, con Hrvatin Maria 21enne, casalinga; Grbec Viktor, agricoltore, di 26. armi, con Tul Claudia dii 25 anni, operaia; Benvenuti Livio di 29 anni, barista, con Dudine Luciar na di 24 anni, operaia ; Hutter Bruno di 27 anni, impiegato, con Va-scotto Raffaela di 23 anni, casalinga; Degrassi Lucio di 25 anni, pescatore, con Rotter Bruna, operaia di 24 anni. Abbastanza numerosi anche i decessi : Balis Tommaso di 74 anni, agricoltore, Vascotto ved. Zennaro Maria di 77 anni, casalinga; Stančič Mario di 29 anni, agricoltore, Ban ved. Ražman Caterina di 79 anni, casalinga. L’ospedale segnala i seguenti incidenti: il giorno 28 agosto Medos Ivan di 34 anni, da Medossi, mentre si recava con la sua bicicletta al lavoro veniva investito da una vespa; ricoverato all’ospedale, gli veniva riscontrata la frattura della base cranica e ferite lacero contuse alla faccia con probabile commozione cerebrale. Meno grave, invece, l'incidente successo a Kosic Ivan di 82 anni, il quale mentre tornava a casa da Jemovice cadeva dal carro riportando ferite lacero contuse alla fronte ed alla mano destra. Ha riportato ustioni di I e II grado alla faccia e alle mani Riosa Virgilio da Capodistria, occupato presso la scuola agraria. Il fatto è stato causato dallo scoppio del serbatoio di benzina di un trattore che veniva messo in moto. PIRANO Scarse le registrazioni anagrafiche: nessuna nascita, un solo matrimonio, quello di Bussani Bruno di 32 anni, ingegnere industriale, con Viezzoli Corinna di 31 anni, insegnante. Unico decesso quello di Parenzan nata Beltrame Domenica, casalinga di anni 75. BUIE Rota e Sker lavorano presso due cooperative agricole diverse. Se- « I QUARTIERI LI DO A CHI VOGLIO IO!» Riceviamo e pubblichiamo: Ero impiegato presso la Direzione delle entrate del distretto di Capodistria e dopo lunghe insistenze dei funzionari e del delegato del Consiglio esecutivo della RPC per il distretto di Buie sono stato trasferito alla Direzione delle entrate di quest’ultimo dostretto a condizione che mi si trovi l’alloggio in considerazione che ho ancora tre membri di famiglia (moglie e due bambini al disotto dei 6 anni). Abito a Capodistria e già dal 1° febbraio 1953 ogni giorno mi porto con l’autobus a Buie, giungendo sul lavoro alle 8,45 e compiendo quotidianamente 65 km. Quando giunse desiato momento della assegnazione dei quartieri, seppi che la commissione m’aveva cancellato dall’elenco dei beneficiari, su pressioni del presidente del CPC di Buie. Quando poi seppi che nei nuovi quartieri sono entrate persone che avevano già dei quartieri a Buie, decisi di recarmi dal presidente del Comitato Popolare Comunale affinchè mi spiegase la cause che lo hanno indotto a rifiutarmi l’alloggio. li compagno presidente mi rispose che alcuni compagni avevano da fare anche un chilometro dalla loro abitazione sino al posto di lavoro e che avevano bisogno del quartiere nel luogo dove lavoravano. Quando gli feci presente che io ne facevo 65 perdendo contemporaneamente due ore di lavoro, mi rispose che questi compagni meritavano dei quartieri più comodi di quelli che avevano prima. Non comprendo che cosa intendesse il compagno presidente con questa affermazione, quando coloro che a-spettano ancora sono in una situazione ben più grave di quella in cui erano le persone che hanno avuto l’alloggio Il giorno seguente ebbi ancora un colloquio con il compagno presidente sullo stesso argomento, ma questa volta egli montò sulle furie ed irosamente mi rispose : «Io sono presidente del Comitato Comunale di Buie e gli alloggi li do a chi voglio io». Penso che questo atto «eroico» del compagno presidente non corrisponda affatto al comportamento che deve avere un uomo eletto dal popolo affinchè sia a sua disposizione. Tale comportamento verso il pubblico in nessun caso corrisponde agli interessi della politica condotta dalla nostra direzione statale e politica. Al compagno presidente, poi, consiglio di cambiare il suo carattere eccitabile nei confronti delle parti, comportandosi nei confronti della popolazione in modo degno di un cittadino della nostra patria socialista. Il suo comportamento tanto nonché, invece di vivere da buoni amici, trovavano sempre il modo di bisticciarsi, specialmente perchè lo Sker non permettva al Rota di portare il suo asinelio nella stalla di proprietà della sua Cooperativa. Finché una sera lo Sker attese il Rota nascosto nella stalla, e quando questi giunse con l’aisinello, lo colpì alla testa con una forca. Il povero Rota ha dovuto esser ricoverato all’ospedale dove gli venivano praticati 4 punti di sutura alla testa. VEKTENEULIO Si registra 1 nascita di due gemelli: Boris e Attilio Bamabà di Domenico e Mamilovič Antonia. E’ deceduta Brijavac Eufemìa di anni 50, casalinga. UMAGO Si sono uniti in matrimonio : Maurei Luigi di 28 anni, agricoltore e Denič Irma, casalinga, di 25 anni. Sono morti: Basic Michele di anni 52 guardiano notturno; Skri-njer Nevio di 2 anni,‘Matelič Giacomo di 58 anni, agricoltore. Rosnjak Ubaldo si produceva sul lavoro una frattura alla mano destra; il piccolo Favretto Pietro, di 9 anni si feriva giocando ad un occhio; niente di grave. Un altro infortunio sull lavoro succedeva a Fai-đič Antonio il quale riportava una ferita alla mano sinistra, guaribile In una ventina di giorni. INCIDENTI STRADALI Il meccanico ventisettenne Storelli Mario, da Trieste, abitante in S. M. M. taf., è rimasto vittima di un incidente mortale nei pressi dei relitto del- Rex. Procedendo a forte andatura da Isola verso Capodistria, per un’inspiegabile disattenzione perdeva il controllo della guida e cozzava con la «Vespa» contro un albero fiancheggi ante la strada. Neir’urto lo Storcili batteva violentemente il capo contro la pianta, decedendo sull’istante in seguito ad emorragia cerebrale. Il suo compagno di viaggio, Salvemini Andrea di 38 anni, operaio, da Trieste, abitante in Androna dei Falchi 8, catapultato 10 metri distante si è prodotto soltanto leggere contusioni. PROGNOSI RISERVATA Il gestore dell’Officina meccanica sita nei pressi dello Stad o di Capodistria, Udovič Gervasio, per evitare lo scontro con un maldestro vespista che gli tagliava improvvisamente la strada nei pressi di Pobegih, mandava la propria motocicletta fuori strada. Purtroppo la moglie dell’Udovič, che occupava il sellino posteriore, urtava con il capo contro un muro riportando gravi ferite con conseguente commozione cerebrale. Ricoverata all’Ospedale cti Isola è stata sottoposta immediatamente all’intervento chirurgico, ma le sue ordente destano ancora preoccupazioni. meno giova a un comunista che dovrebbero essere l’espressione della nostra realtà socialista. L’impiegato della Direzione entrate VERŠIC ANTON IL BARISTA SCORTESE Aleni lettori capodistriani ci in-v.ano una lettera sul comportamento poco urbano del barista dell’albergo Triglav, Jerman Danilo. Allo stesso fu richiesto di versare un po’ di zucchero nel caffè che aveva servito amaro, ad egli rispose in tono brusco che «per lui lo zucchero lo potevano aspettare anche fino a mezzanotte». Al cameriere subito intervenuto disse nello stesso tono che al «Triglav» da quel giorno si parlava solo sloveno, e pertanto che gli si rivolgesse in questa lingua. Non abbiamo commenti da fare. Provveda la direzione del «Triglav» a calmare i bollenti spiriti del suoi dipendenti. RADIO Oggi, alle ore 12.05, la nostra Radio trasmetterà «Itinerari jugoslavi» ossia la rubrica molto interessante'per la conoscenza degli usi, dei costumi e delle tradizioni delle varie regioni e località del nostro Paese. Faranno seguito, alle ore 12.00, ritmi e canzoni molto gustati della maggioranza degli ascoltatori di Radio Capodistria. Col programma serale saranno in onda, alle ore 20.00, il 3. ed il 4. atto della nota opera «Carmen» di J. Bizet. .Giovedì, alle ore 11.30, i giovani a-scoltatori potranno gustare il programma dedicato settimanalmente a loro, ossia «L’angolo dei ragazzi». Alle ore 20.00, saranno invece trasmesse «le più belle canzoni richieste» che rappresentano la delizia per gii ascoltatori scambiantisi radiomessaggi augurali attraverso la nostra Radio. Alle ore 21.00 faranno seguito le pagine scelte dal «Canto della valle» di Shales Asch. Venerdì .alle ore 20.30, sarà trasmessa la rassegna settimanale de-gi avvenimenti nel mondo del lavoro. Per gli amanti della musica operistica, sabato, alle ore 11,30, saranno trasmessi brani di varie opere. Alle ore 20.30 dello stesso giorno saranno in onda «canzoni triestine e tirolesi». Per chi non lo ricordasse e per i nuovi ascoltatori, ripetiamo l’orario delle trasmissioni dei notiziari; ogni giorno alle ore 6.15 (la domenica alle ore 7.15) alle 12. 45, alle 19.30 ed alle 23. La rassegna della stampa viene trasmessa ogni giorno alle ore 6.45, eccetto la domenica ed il lunedi. £eéteìe atta t edazione- DOVRÈBBE ESSE, RE IL GIARMUò, POICHÉ' RIMILI POCHE E PRUT- < ITA Itoli HO HAI VISTO// ODALE- SPLEÙDQ ^li VA Dl RUBI HI j PICHI DI SMERALDO„/ CHE RICCNEZ \Zh I CHE ^PLEHDOHeL/ „vecut PROPRIO VEDER ODE-:TA BACCHE' IL Pi AGO DI TUTTI I TESORI E LI-. ■■ Hj s^ioie cerca mmWm Mfc'OLO aLRST/ApPjyS^B gyRlWflfoffru^, Guerra di corsa nell'Adriatico I corsari Narentani e d’altre tribù della Dalmazia battono il mare in tempi nei quali le scorribande pirate erano l’unica manifestazione possibile di libertà Allètaizio del terzo secolo prima della nostra era, vale a dire più di 2.300 anni or sono, Dionisio il vecchio regnava sulla colonia greca di Siracusa (Sicilia). Suo sogno era quello di stabilire il dominio sul mare Adriatico. A questo scopo egli fece trasferire folti gruppi di coloni greci sulla costa sud o-riemtale dell’Adriatico; e qui essi fondarono le loro nuove dimore, accanto a quelle degli abitatori indigeni, gli illiri. Fra le tante colonie fondate dai coloni greci sorsero la città di Faros, sull’isola che oggi porta ii nome di Hvar e un’altra città sull’isola di Vis (Lissa). Sul principio gli illiri non opposero particolare resistenza a questa infiltrazione greca, ma allorquando i nuovi coloni si rafforzarono e presero a comportarsi da padroni, gli indigeni dell’isola di Hvar diedero il segnale della rivolta chiamando alla lotta gli altri fratelli illiri per la cacciata degli usurpatori. Ben presto gli illiri unirono le loro forze allestendo una flotta composta dalle loro agili e leggere «liburne» equipaggiate da circa 10.000 soldati. Quindi diedero l’assalto alla città di Faros. 1 greci furono sconfitti subendo enormi perdite. La notizia della disfatta giunse a Dionisio, il quale ordinò al prefetto della colonia greca di Lisas (l’odierna Ljes) di distruggere gli illiri. Il prefetto armò in fretta una flotta e mosse contro gli illiri. Nella grande battaglia navale che si accese presso l’isola di Hvar fra le «liburne» illiriche e le forti e ben armate «triremi» greche, i greci riuscirono vincitori. In questa battaglia, che è la prima avvenuta nell’Adriatico e che la storia ricordi, caddero circa 5.000 illiri ed altri 2.000 furono fatti prigionieri. Dopo la battaglia di Hvar, i Greci furono i padroni assoluti sull’Adriatico. Dionisio vedeva realizzato il suo sogno di conquista. Ma non doveva durare a lungo questo dominio. Non erano trascorsi cento anni e già la numerosa tribù illirica degli Ardiesi aveva creato un forte stato che si estendeva dal fiume Cetina fino all’Albania. Il re degli Ardiesi, Plfurat, correva con le sue flottiglie i mari Adriatico e Jonio. Suo figlio Agron riuscì ad occupare le importanti fortezze di Faros e Korkiri (Cur-zota). Così gli illiri tornarono ad essere i padroni sul mare Adriatico. * Questi due avvenimenti storici non restano isolati. Per le vicende che seguirono fanno da indicatrici. Il diritto ad essere padroni in casa propria, il diritto difeso dai primi abitatori della costa dalmata, veniva impugnato nei secoli successivi dai successori, gli Siavi. Secondo lo storico croato vivente Stevan Korda, nel settimo secolo numerose tribù slave si trasferivano sulla costa orientale dell’Adriatico unendosi e sottomettendosi all-a già e-sistenite popolazione indigena romana ed illirica delle terre del litorale. L’impero bizantino, in quei tempo la maggiore potenza marinara del mondo, riuscì ad as,soggettare in breve la regione illirica e ad imporre alle tribù slave, allora non ancora abilitate alla marineria, il proprio potere. Ma infin» conobbero e dominarono il mare anche gli slavi, nel corso di duecento anni, a contatto ed in lotta con l’Adriatico, ereditando l’abilità marinara degli Illiri e dei romani. Duecento anni, inoltre, bastarono -a segnare la decadenza e la completa rovina del potere bizantino. * Ma un’altra potenza marinara si affacciava nel settore nord occidentale dell’Adriatico, Venezia. Questa repubblica commerciale aveva un piano ben definito; sostituire il proprio potere a quello di Bisanzio, dominare tutte le isole e le città della Dalmazia. E sulla scia delle navi mercantili, le navi da guerra di Venezia presero a spadroneggiare sul mare, a penetrare nei forti delle città litoranee. Ma incontrarono opposizione. Gli slavi, che già mal sopportavano il fiacco potere bizantino, non vollero sottomettersi a questo nuovo pretendente al dominio dell’Adriatico. Inizia così, dopo due secoli dalla trasmigrazione degli slavi nei Balcani, una guerra di corsa lunga e terribile sul mare. COSE E PROBLEMI DEL PARENTINO PARENZO, settembre. Molte novità e qualche vecchio neo presenta Parenzo al visitatore in questo ultimo scorcio d’estate. Odor di vendemmia in giro, sorrisi sui Volti dei pescatori che, finalmente, dopo la «secca» iniziale causata anche dal maltempo, ritornano dal mare con soddisfacente pescato: vivo il molo rimesso a posto e colorito dal passeggiar di tanti marinai in libera uscita. In giro per la cittadina, volti allegri di gente operosa, molte biciclette e molti sguardi puntati verso il giardino dove, in settembre, verrà inaugurato il monumento all’eroe popolare, Rakovac, che fu il primo presidente del Comitato regi- Pirano ha dedicato la sua piazza nessuno pretende che un popoloi-possa tollerare a lungo che il dente avvelenato dejlla serpe dardeggi _ nuovamente contro la sua tranquillità c la sua pace. i Infine l'onorevole Pella, «dall'al-U lo del Campidoglio», ha lanciato lai proposta del plebiscito per tutto il ILiT. Proposta comorl» nnno..otcè i-jubHiva in molti settori. Un nuovo aspetto hanno assunto quest’anno il turismo e l’industria alberghiera che stanno dando notevoli apporti àH’economia locale. Nella commi. suraziome delle imposte nel distret- to, si è fatta una migliore applicazione, tanto che il piano semestrale è stato superato di 14.703.000 dinari, rendendo possibili numerosi investimenti nei lavori comunali. Inoltre per interessamento dell’Istituto per la conservazione dei monumenti sono in corso lavori di restauro a due edifici danneggiati che si trovano nella piazza centrale e alla Basilica eufrasiana, nota in tutta l’Europa per le sue bellezze artistiche e storiche. Nel settore social-sanitario, si segnala la ripresa dei lavori di costruzione del nuovo ospedale che dovrebbe essere ultimato nella prima metà del gennaio 1954. La spesa ammonterà a circa 25 milioni di dinari. Attualmente è di vivo interesse tra i membri dell’USPL il progetto di legge sulle elezioni dei deputati. Come in tutte le altre città e distretti della Jugoslavia, così pure nel Parentino è stata posta in risalto la maggiore democraticità delle future elezioni. Già si fanno dei nomi circa i probabili candidati, naturalmente, tra i più meritevoli e capaci cittadini, tra quelli che sanno meglio valutare gli interessi della collettività. All’inizio dell’articolo abbiamo accennato ai nei che ancora deturpano l’aspetto della cittadina. Sono cose già trattate, ripetute all’infinito, ma che, purtroppo continuano a manifestarsi, con svantaggio dell’estetica e dell’igiene pubblica. Ad esempio, nonostante gli avvertimenti, si continuano ad esporre indumenti alle finestre che danno nelle vie, non si seguono le disposizioni che regolano la consegna delle immondizie e troppi animali da traino vengono legati e lasciati incustoditi in luoghi centrali. Infine c’è ancora da mettere la parola «fine» a certi schiamazzi delle ore piccole, quando i lavoratori hanno ben diritto di riposarsi col sonno dei giusti. Vi sono poi alcuni problemi deU’artigianato che vanno risolti al più presto in quanto l’insufficienza di determinati servizi va assolutamente sanata. Buone prospettive si hanno invece alle «Cave istriane». La produzione segue un ritmo sempre più intenso, grazie anche all’abnegazione e allo spirito socialista dei lavoratori. Ogni anno che passa aumentano le richieste della preziosa pietra, particolarmente dall’estero : I-talia, Austria, Germania occidentale e Inghilterra. Puntualmente, conforme i contratti, i contingenti di pietra vengono spediti agli acquirenti, uno dei quali sta eseguendo dei lavori al Lido di Venezia. Parenzo, che rispecchia sull'az-surro mare la sua solitaria bellezza, prosegue il suo cammino nel lavoro fecondo dei campi e della città, decisa e non lasciarsi superare dal tempo e a conquistare nuove e più forti posizioni economiche e turistiche. M. Tutte le navi bizantine e veneziane in rotta lungo la costa dalmata, al largo e perfino sotto la costa italiana, venivano fermate dagli agili e coraggiosi pirati, e potevano proseguire lo rotta soltanto dopo il versamento di una forte cauzione. Quando i pirati incontravano opposizione, si davano alla preda, massacravano l’equipaggio, ne impiccavano i membri agli alberi delle navi le quali, infine, venivano date alle fiamme. In queste scorribande corsare che in quei tempi erano l’unica manifestazione possibile della lotta contro l’oppressione, si distinse particolarmente la tribù slava dei Narentani, i quali vivevano a sud della tribù dei Croati, nel territorio che dal fiume va fino a Ragusa, compresa la penisola di Pelješac e le isole di Hvar, Brazza, Lissa, Cur-zola e Lagosta. In questa stessa regione, ancora prima dell’arrivo degli Slavi, nell’epoca del3impe.ro romano, vivevano gli Ardiesi, la tribù illirica di Pleurat e Agron. Dagli Ardiesi 'soprattutto ereditarono i Narentani l’abilità marinara e le abitudini della vita corsara. Le testimonianze dei contemporanei, dicono del coraggio marinaro degli slavi della Neretva, della loro fierezza per la libertà. Alla testa dei Narentani croati capeggiati dal principe Mislav,, i Nerentani attaccavano le era il principe Druzak. Insieme ai navi venete. Per la Repubblica di SanMarco l’Adriatico era diventato il mare delle insidie e dei pericoli. La situazione era insostenibile: il commercio paralizzato, il potere sul mare malsicuro. li doge veneto Pietro Grandeni-go decide di distruggere i corsari, e con una flotta da guerra muove loro incontro. E’ l’anno 839. Ma l’inaspettata enorme fqrza navale delle tribù slave lo costrinse a firmare un patito con Mislav e Dužak. Tuttavia già l’anno seguente Gran-denigo — dopo aver armato una nuova e più numerosa flotta — corre l'Adriatico nella speranza di vincere gli Slavi, Croati e Narentani uniscono le proprie flotte e sotto la guida del principe Ljudit infliggono ai Veneziani una dura sconfitta ; la flotta veneta salva il salvabile con la fuga. Le tribù slave non riconoscono più nè il potere bizantino nè quello veneto. Se ne infischiano delle minacce delilìiimperatore romano-germanico Lotario. «Croati, Serbi, Za-humljani, Travunjani, Konavljani, Dubljani e Pagani distrussero il potere dell'impero romano, vissero liberi sotto le proprie leggi e non straniere». Ha scritto lo storico bizantino Costantino Porfirogenìto. GIACOMO SCÒTTI * io La tecnica moderna è giunta a lai punto da darci ogni giorno un nuovo ritrovato : se non altro una delle tante modeste ma utili in-[venzioni delle quali la stampa neppure parla. Nella foto: uno speciale apparecchio inglese per la lavorazione delle pelli zione delle pelli CAMBIANDO VOLTO l’India delle reggle favolose f turisti europei che visitano oggi qussto ritornano delusi. La realtà è un”altra e di uomini per aprirsi la immensa Paese in cerca dei “favoloso„ si ehiama sforzo di quasi 400 milioni strada alla modernità .Maragià, bramini, kornak, elefanti, bungalow, il sacro Gande, la dea Kali e gli strangolatori, il tutto in un quadro favoloso di fantastici tesori e di variopinti turbanti e costumi. Come sfondo la sacra Benares, Calcutta, Garači e Nuova Delhi. Questo il clichè dell’India «favolosa» in base al quale migliaia di turisti europei visitano l’India di oggi e ne ritornano disillusi perchè non sanno dimenticare il clichè per rendersi conto della realtà indiana di oggi. Indubbiamente facevano molto «pittoresco» i cortei di elefanti dei 527 maragià e principi indiani governanti 110 milioni di sudditi sul 45% del territorio del paese. Certo era pittoresco l’enorme diamante che il maragià di Ba-roda usava negligentemente — come una conchiglia marina — quale fermacarte da lavoro. Nessuno nega l’attrattiva «esotica» del più ricco fra i ricchi maragià — il Nizam di Hyderabad — il quale con noncuranza un giorno chiese ad un e-sperto europeo di valutargli il valore delle perle ch’egli possedeva e conservava, buttate là come fagioli secchi, in (alcuni locali coimi di gioie per la capienza di un migliaio di metri cubi!!! Che dire poi del palazzo del maragià di Kapur-tala nel quale 350 domestici accudivano ai soli «servizi indispensabili?» Mh. l’India di questi signorotti ultra feudali, che spremevano dai loro sudditi sotto forma di balzelli-più vari oltre il 60% del reddito dei lo>ro stati, sono stati travolti dalla storia che è in cammino anche nell’India «favolosa». La Costituzione entrata in vigore il 26 gennaio 1950 con le proclamazione della Repubblica Federale indiana dice al suo primo paragra, fo. «Noi popolo dell’India avendo da soli costituito l’India in sovrana Repubblica democratica assicuriamo a tutti i cittadini: Giudi-zia, Libertà, Uguaglianza e Fraterni, tà. Questo paragrafo della costituzione indiana, oltre che sanzionare la rottura di ogni legame con la corona britannica, sognò la fine rea-le e sociale dei maragià. Alcuni dei quali mJaladattandosi a perdere il loro potere e i loro privilegi, ricorsero alle armi contro la repubblica, ma abbandonati dai loro sudditi divenuti popolo, dovettero piegare la testa e in poche settimane dei 527 signorotti feudali restò solo il ricordo assieme bile fiabesche regge, dove gli elefanti piegavano ubbidienti le zampe perchè il loro padrone salisse sullo scomodo seggio sotto il baldacchino per la sua passeggiata mattutina. Coi maragià sparì la favolosa e-steriorità dell’India medioevale per far posto alle realtà deìl’India moderna tesa all’edificazione di una nuova vita economica e sociale. Vita economica e sociale che la non più favolosa India sa di dover trarre dalla ricchezza del suo lavoro. 360 milioni di abitanti — il 90 per cento dei quali nelle zone rurali e il 75 per cento agricoltori. Primo grande problema, poiché il rendimento delle terre è scarso in quanto i sistemi di coltura sono ancora arretratissimi. L’India divenuta stato indipendente si è messa seriamente al lavoro, liberando il suo potenziale dal dominio straniero. Fra i maggiori produttori di riso e di zucchero, l’India col Pakistan detiene il monopolio nella produzione della juta ed ha il più grande patrimonio bovino del mondo. Nell’ambito del Commonwealth britannico del quale fa parte su piede di parità, l’India produce il 51% del grano (da notare che fra i produttori granari del Comonwealth si trova anche il Canada) il 58% del tè, il 73% di caffè, mentre fornisce dicotone lo maggior parte dell’industhie dell’impero britannico. Inoltre valolre enorme nella ricchezza indiana hanno il tabacco, la copra, i padelli oleosi, l’ndiaco, il caucciù e le spezie più preziose. Nell’estrazione del manganese l’India è al secondo posto nel mondo a parità con l’Unione Sovie- tica, e il suo( sottosuolo è ricco di piriti, oro, argento, piombo, zinco, stagno e petrolio, mentre la produzione indiana di ferro e di accia- io supera tutti gli altri paesi del Commonwealth, esclusa, naturalmente, l’Inghilterra. Queste le fondamenta sulle quali la giovane repubblica indiana lavora per costruire la sua nuova ricchezza ben più umana, sociale e solida di quella di tutti i maragià, Per questo la «favolosa» India sparisce c lascia posto mano a mano cente dibattito al comitato politico dell’ONU ha dimostrato quale forza politica e morale rappresenti nel mondo questo immenso paese che vuole pace per se e per gli altri affinchè tutti i popoli possano coi lavoro e le riforme crearsi un nuovo migliore avvenire. Mìa enormi compiti oltre a quelli economici e sociali dove affrontare l’India nella sua edificazione interna. Primo fra tutti quello di consolidare nella forma di repubblica federativa uno stato unitario in La delegazione jugoslava che quest’ uno fu ospite del Governo indiano all’India degli opifici, dei traffici e del commercio internazionale. Oggi le sacre acque del Gange oltre a purificare i credenti indù incominciano a far funzionare delle centrali idroelettriche affinchè il moderno sostituisca il favoloso nel. la vita di questo grande paese al quale la linea politica di indipendenza, neutralità e difesa della pace consente già oggi — come nel caso coreano — una positiva ed importantissima opera nel campo delle relazioni internazionali, li re- queilo che appare un mosaico di popoli, divisi se non nella stirpe nel linguaggio e nelle sfumature di nazionalità. Quando il 17 agosto 1947 la Gran Bretagna concesse l’indipendenza allTndia, dalla vecchia colonia inglese sorsero due grandi stati : il blocco geograficamente unito dell’uniolne indiana e il complesso statale del Pakistan diviso in due zone ■— quella occidentale e quella orientale — separata da 2000 km di territorio dalla repubblica in-diana. La divisione fra India e Pa. kistan, più che a fattori nazionali è dovuta a fattori religiosi, poiché gli ottanta milioni di pakistani so-no mussulmani, mentre la popolazione dell’India segue la religione indù. Certo nella divisione e nelle rivalità che hanno turbato e turbano le relazioni fra i due paesi, particolarmente della questione del Kascemir, hanno giuocato anche i fattori della secolare politica inglese in India, che tese sempre a dividere i popoli per meglio dominarli, Se lìa separazione del Pakistan dall’India era un fatto inevitabile per gli accennati fattori, la repubblica federale indiana ha ancora difficoltà nella soluzione di vari problemi che potrebbero minacciarne l’unità od indebolirne l’azione. Riforma agraria, modernizzazione delle culture, costruzione di strade e di ferrovie, formazione di quadri tecnici e di lavoratori specializzati, aumento del bassissimo tenore di vita popolare sono i problemi che nuove forme sociali e nuove forze devono mettere in moto per la loro soluzione. Accanto ai problemi politici dell’unità, a quelli e-conomici della edificazone del paese e a quelli sociali, si iaffìanca quello della formazione culturale di un immenso popolo di quasi 409 milioni con la spaventosa percentuale dell’80—90 per cento di analfabeti. Ma anche in questo la nuova India si è messa in cammino affrontando il problema e i problemi in tutta l’ampiezza del suo immenso territorio. I popoli dell’India sanno di avere un inestimabile capitale di ricchezze da far fruttare e un capitale enorme di energie da mobilitare. Lo sanno e stanno prendendo coscienza anche della loro funzione nella vita dell’Asia e nel mondo, funzione che si rafforzerà sempre più in misura della trasfor-mazone dell’Inda dei maragià nell’India moderna. L. V. D’Annunzio meno noto Compito fisso dei circoli naziona-Usti ed imperialisti italiani è sempre stato quello di mettere davanti ai giovani «esempi luminosi di amor dì patria», alterando se necessario, la storia, purché da queste dimostrazioni derivi l’incentivo atto ad avviare verso i campi di battaglia migliaia di .giovani vite destinate al macello per la maggior gloria dei circoli dirigenti. li fascismo si impossessò della storia romana, di tutte le sue pagine, gloriose o vergognose, e dopo ardue e ben riuscite manipolazioni, iniziò il conio degli slogans fatidici. Alfiere di questa m stificaaiane storica fu D’Annunzio, che, dopo a-ver sbalordito e nauseato il mondo con d suoi romanzi, i suoi debiti e i suoi stravizi, attuò con la acquiescenza dei cìrcoli intemazionali dell’epoca quella banditesca azione pseudo patriotica nota come la marcia su Fiume. Oggi c’è molta gente in Italia che guarda con nostalgia alle gesta dell’orbo veggente. A castoro vogliamo offrire in meditazione due lettere -nelle quali è possibile riutraccìare la figura più vera del l’immaginifico che «rinunziò maschiamente alla sua nota eleganza» (parole sue). 1 ) Carissimo..., sono stato lungamente e fastidiosamente malato per una intossicazione di belladonna. Una mia amica dinnanzzi al perpetuo intossicatore, che aveva anche disturbi gravi alla vista, esclamò: Finalmente! Da pochi giorni sono alfine interamente guarito, ma pronto alle più crudeli vendette. Ebbi il bel tuo libro sulla Val Vigez-zo e in aambio ti mando una raccolta severa di documenti che forse accresceranno il tuo schietto amore per il Comandante. (Si trattava forse di cambiali non pagate- N.d-R.). Aggiungo una custodia di lieve o-blio, pensando che tu sia fumatore, con incisa una delle mie imprese di guerra e quattro quadretti fausti, da me stesso dipinti con arte segreta. Io sono in miseria. Ho rinunziato maschiamente alla mia nota eleganza, ma ho pur bisogno di calze estive, di cravatte scure da fiocco ed eccoti un modello, che nella parte estrema, può essere ancora allargato. Se hai fazzoletti molto fini — sono male abituato — li gradirò. Ti abbracia il tuo G. D’Aunuzio 5-7-193-. 2) Carissimo..., ho ricevuto le tue rare eleganze. Io soffro di una crudelissima nevralgia da alcune settimane. Io desidero pur sempre fazzoletti leggerissimi, come quelli che ebbi da te un tempo. Tu m’hai viziato. Ti rimando le maglie di rosa: è un colore pederastico che abomino. Per me il grigio, il bianco avorio, il lionato, il blu incerto. E ti chiedo ancora due o tre dozzine di fazzoletti finissimi, come quei primi che tu comperavi a Londra, tutti gli altri sembrano rudi al mio naso schiavo. Auguri per l’anno nuovo. G. D’Annunzio. 29-12-1933. telescrivente CUORE ARTIFICIALE Due chirurghi londinesi, il dott. D. G. Melrose e il prof. Jan Aird, hanno realizzato, dopo quattro anni di studio, un cuore artificiale. Essi lo hanno già sperimentato con ottimo successo su cani, ed ora stanno cercando un paziente umano adatto (trna persona affetta da malattia cardiaca, che abbia resistito a tutte le cure normali) per sottoporre la loro invenzione alla prova definitiva. Benché non nascondano che 11 loro cuore artificiale è un’invenzio. ne da lungo attesa dalla scienza medica, i due scienziati rilevano che essa non rappresenta il loro obiettivo finale, che è quello di rea-Lzzare una macchina «cuore-polmone» capace di mantenere completamente in funzione la circolazione del sangue " in un paziente sottoposto ad operazione. Tuttavia la nuova invenzione è stata portata ad un alto grado di, perfezione. Dalle "Mille ed (Continua) CAMPIONATO JUGOSLAVO DI I LEGA Vardar — Hajduk 1-2 (anticipo) Radnički — Lokomotiva 3-1 Crvena Zvezda — Proleter 0-0 Vojvodina Vardar 2-2 Partizan Sarajevo 4-1 Rabotnički — Hajduk 0-2 Spartak — Odred 3-2 COPPA GRASSHOPPERS Fiorentina — Dinamo 4-1 ATLETICA LEGGERA GERMANIA — JUGOSLAVIA 119-94 LE (IMSFICHI Hajduk Partizan Spartak Vojvodina Radnički Dinamo Crvena zvezda Proleter Odred Vardar BSK Sarajevo Lokomotiva Rabotnički 0 0 0 0 0 0 CAMPIONATO REPUBBLICANO GIRONE OCCIDENTALE PARTITE DEL 13 SETTEMBRE Branik — Gregorčič Pirano -— Odred B Aurora — Domžale Postojna — Slovan Železničar N. G. — Krim IL CAMPIONATO FEDERALE SU STRADA Il 19 e 20 settembre là corsa ciclistica dal Tricorno all’Adriatico Nei giorni 19 e 20 settembre si svolgerà la corsa ciclistica a tappe «Dal Tricorno all’Adriatico)) indetta dal settimanale «Slovenski Jadran» ed organizzata dalla S. S. «Proleter» di Capodistria. Il Comitato esecutivo della Federazione Ju-goslava, ha deciso, nella riunione tenuta mercoledì scorso a Zagabria, di considerare tale gara quale unica prova valevole per l’assegnazione del titolo federale a squadre e singolare per l’anno 1953. Com’è noto l’omologazione dei risultati del campionato verme sospesa per evidenti irregolarità, e qualche tempo addietro la federazione decise di far ripetere la prova. li provvedimento che sanziona giustamente il reclamo presentato allora è stato ben accolto come pure la prova ohe si correrà sulle nostre strade. La gara avrà inizio il 19 corrente ; il punto di partenza sarà Bovec quello d’arrivo Portorose. Essa è suddivisa in due tappe e precisar mente Bovec—Postumia di Km 137 e Postumia—Portorose di Km 158. Nella seconda tappa, che si correrà il 20 settembre, la prima frazione Postumi a—Ses ana di Km 30 verrà effettuata a cronometro. Il percorso complessivo è di 259 AMICHEVOLI DI CALCIO TORPEDO — LOKOMOTIVA 1-1 In preparazione per il prossimo inizio del campionato della sottolega di Fiume, si sono incontrate le squadre della Torpedo e della Lokomotiva. La Torpedo passava in vantaggio al 13’ del I. tempo con Podočnik, mentre la Lokomotiva pareggiava dal 33’ delia ripresa con Ljubačev. La Torpedo avrebbe meritato la vittoria. Km, tutto su strade facili, senza salite disagevoli, se si eccettua quella da Vipacco a Postumia. La società organizzatrice ha ricevuto sinora l’adesione dei ciclisti della «Partizan» che si presenteranno con 7 elementi. Annunciato è pure l’intervento dei triestini con Cok e Muran. Del «Saline» interverrà Bonin. La «Proleter» dal canto suo sta preparando imo squadrone che Include : Della Santa, Apollonio, Brajnik, Lonzarič e Miklavčič. Una gara interessantissima dunque, anche per l’incentivo del titolo federale. Apollonio, che vinse Fedi-zione 1952 della corea, dovrà lottare quest’anno contro uno stuolo dì agguerriti avversari fra i quali Petrovič, Rodič, Gosarič, ed anche, perchè nò, Valčič, il corridore pole-sano che ha intenzione di rivalersi dopo la amara esperienza del giro ciclistico della «Slovenia e Croazia». «LTUirija» di Lubiana con i vari Vidah, Graizer, Podmilščak è decisa a render dura la vita alla «Proleter», come del resto le r.manenti società. Gli sportivi nostrani avranno modo di assistere in chiusa di stagione, ad una gara coi fiocchi. A DOMENICA L'INIZIO Mancano solamente pochi giorni all via del campionato di calcio italiano, che vedrà schierate alla partenza 18 squadre, ognuna con molte speranze e timori. Fare oggi un pronostico non è cosa facile, giacché più di una squadra ha notevolmente rivoluzionato la propria ossatura nei periodo estivo con la logica speranza di essersi rinforzata. A nostro parere, facciamo una breve presentazione delle squadre, dividendole in tre categorie, le favorite; i rincalzi e le guastafeste. Nella prima categoria vanno incinse le tre maggiori compagini che annualmente si contendono l’ambito scudetto e cioè Juventus, Internazionale e Milan. Queste tre partono pure quest’anno con l’onore e 1 onere di esse date per favorite. Alla fine saranno probabilmente pochi i punti che le separeranno. Vincerà quella che saprà distribuire nel migliore dei modi le proprie forze e che sarà la meno bersagliata da incidenti. Noi punteremmo sullTn-ternazionale, la quale, almeno sulla carta, può essere ritenuta lievemente superiore, almeno in linea tecnica, alle due dirette contendenti. Leggete e diffondete LA NOSTRA LOTTA STORIA DEL CALCIO JUGOSLAVO V. i Ma non solamente nei campionati del mondo la Jugoslavia dimostrò quanto aveva progredito nel calcio. Infatti, nelle due Olimpiadi del dopoguerra, a Londra nel 1948 e ad Helsinki nel 1952, ila nazionale jugoslava seppe conquistare due magnifiche affermazioni fruttanti due medaglie d’argento. A Londra nel primo turno la Jugoslavia non ebbe avversari, nel secondo si incontrò con la nazionale dei Lussemburgo, facilmente battuta per 6 a 1. Ire reti furono segnate da Stankovič, Mihajlovic, Mitič, Bobek e Čajkovski (2). Nel secondo confronto con la Turchia, la partita risultò difficile per il gioco pesante praticato dai turchi, i quali spezzavano continuamente le azioni j ugoslave con numerosi f al-li, tanto da costringere l'arbitro, verso la fine, ad espellere due giocatori. La Jugoslavia vinse per 3 a 1. In semifinale si trovarono: la Jugoslavia, la Svezia, la Gran Bretagna e la Danimarca. Alla Jugoslavia toccò incontrare la Gran Bretagna, una compagine solida, cosicché prima ancora della partita, i giornalisti la dichiaravano vincente e facevano pronostici sul suo schieramento per le rinali. Invece le cose andarono diversamente. 3 a 1 per la Jugoslavia e ingresso in finale contro la Svezia che a-yieva piegato la Danimarca per 4 a 2. Questa volta la nazionale jugoslava dovette chinare bandiera di fronte ad uno Svezia che aveva come trio centrale i famosi Green, Nordhal e Karison. Secco 3 a 1 per gli svedesi, e Jugoslavia al secondo posto con relativa medaglia d’argento. Nel 1952 la Jugoslavia sì presentava nuovamente alle Olimpiadi. Il primo incontro lo disputò contro l’India. Fu una semplice passeggiata contro quei giocatori che si trovavano a disagio con le scarpe ai piedi. Un 10 a 1 concluse la par- tita. Poi venne la volta dell’URSS, Si giocò a Tampere il 20 luglio. L’URSS veniva considerata come la probabile vincente del torneo, anche perchè intorno ad essa c’era un certo velo di mistero che nessuno aveva saputo sollevare. Invece le cose non tardarono a procedere all’opposto di quanto il pronostico affrettato aveva previsto. 5 a 5 e incontro da ripetere. Si parlò (allora della forza di ripresa dei sovietici, ma due giorni dopo la Jugoslavia dimostrava di essere superiore agli avversari, e con un secco 3 a 1 batteva i russi, dinanzi a 17 mila spettatori. Segnarono le tre reti: Mitič, Bobek e Čajkovski J. In seguito la Jugoslavia affrontava ancora la Danimarca che piegava per 5 a 3 (3-0) e la Germania occidentale che veniva battuta per 3 a 1. Ed, in chiusa, la finale con l’Ungheria. Questa volta la Jugoslavia doveva cedere la palma agli avversari, che, con il risultato di 2 a 0, si aggiudicavano l’alloro olimpico, mentre la Jugoslavia si piazzava al secondo posto, conquistando per la seconda volta la medaglia d’argento. A cavallo delle due Olimpiadi, un’altra grande affermazione del calcio jugoslavo ottenuta a Highbury allo stadio dell’Arsenale contro la nazionale inglese. La Jugoslavia assumeva in campo la seguente formazione: Beara, Stankovič, Colić, Cajkowski I, Horvat, Gjajič, Ognja-nov, Mitič, živanovič, Bobek, Vukas. L’Inghilterra invece si schierava con: Wilhams, Ramsey, Eckerelay, Watson, Compton, Dickinson, Hancocks, Mannion, Lofthouse, BaUy e Mendley. Era un incontro che poi doveva diventare storico per la Jugoslavia. L’Inghilterra in casa non .aveva mai conosciuto sconfitte e subito solamente due pareggi. 66 mila spettatori si precipitarono a vedere il grande incontro e rientrarono nelle loro case delusi. La Jugoslavia, infatti, con una au-jtoret'è di Compton e con un goal di živanovič, chiudeva l’incontro in parità per 2 a 2. E non mancarono anche le possibilità di poter vincere rincontro. Fu in questa partita che Beara, il migliore giocatore in campo, venne denominato «il portiere ballerino» e ricevette le lodi di tutti 1 giornali inglesi. (continua) CIANCOLA IN TESTA NEL GIRO D’INGHILTERRA PETERBOROUGH, 7 — Luciano Ciancola ha vinto la prima semitappa dell’odierna frazione dei giro ciclistico di Gran Bretagna, coprendo le 102 miglia fra Yarmouth e Peterborough in 4.4T0”. Secondo Les Scales della squadra britannica della Wearwell a due macchine, terzo Bevàs Wood (Viking). Ciancola è scattato dal gruppo a quindici miglia da Peterborough, e Scales ha operato un deciso tentativo per riprenderlo. Quarto Henri Guldemont, Belgio; quinto J. Pottier, Wearwell; sesto Stan Saunders, Triumph ; settimo And ré Gente, Francia; ottavo Maurice Baele, Francia ; tutti con il tempo di Ciancola. Nono Clive Parker, Hercules; decimo Trevor Fenwick, Wearwell: undicesimo Les Wigtman, Hefcules ; tutti in 4.07’25”. La seconda semitappa con percorse di 39 miglia da Peterborough a Leicester. Ciancola si è classificato primo nella classifica generale della corea, ed è arrivato terzo nella tappa a cronometro, vìnta dal belga Henri Guldemont in 1.37’. Guldemont si è classificato secondo in classifica generale. Dopo le tappe odierne, la classifica appare. 1) Luciano Ciancola (Italia) 10.5410”; 2) Henri Guldemont (Belgio) 10.55*49”; 3) ;S. Saunders (G. B.) 10.59*45”. ERRATA CORRIGE Erroneamente in alcune copie di questo numero e precisamente nella rubrica «Lettere alla redazione» figura il nominativo di Vinko Polšak, quale barista del Triglav, anziché quello di Jerman Dando. PRODUTTORI ! La partecipazione alla fiera di Novi Sad vi offre la migliore occasione per un buon piazzamento di tutti i prodotti dell’agricoltura ed orticoltura, vini e conserve di frutta, bestiame da allevamento e da cortile. LA FIERA DI NOVI SAD vi da ampia possibilità della provvista delle più moderne macchine ed attrezzi agricoli, come pure l’occorrente per migliorare la qualità dei vostri prodotti. Con la partecipazione alla Fiera, vi si offre la possibilità che i vostri prodotti vengano premiati. Il Comitato Esecutivo Federale ha destinato per il fondo premi 3 milioni di dinari. Prenotate la vostra partecipazione alla Fiera di Novi Sad entro il 10 settembre 1953, poiché soltanto cosi otterrete una affermazione dei vostri prodotti. Per informazioni rivolgetevi al seguente indirizzo: Uprava Novosadskog sajma, Novi Sad, Hajduk Velijkova ulica broj 11 - tei. 21-98 e 36-20. Oli espositori ed i visitatori possono usufruire degli sconti su tutte le linee ferroviarie ed aeree nazionali. Nel secondo gruppo potremo includere anzitutto la Fiorentina, rinforzatasi notevolmente in tutti i ruoli. Subito dietro ai viola, poniamo, a pari merito, le due squadre romane ed il Napoli, squadre queste, capaci di tutti i risultati, anche i più sorprendenti. Ad esse aggiungiamo il Bologna éd' di rientrante Genova ed avremo reieneo completo di tutte le squadre ohe nel prossimo campionato potranno aspirare ai migliori piazzamenti. Il terzo gruppo, il più numeroso, è costituito dalle squadre che partono con il minimo dei programmi, rimanere nella massima serie del campionato italiano. Le abbiamo messe tutte assieme, dalla Triestina aH’Ataiamta, dalla Spai alla Legnano, Palermo; Novara, Sampidoria, Torino e Udinese, perchè non vediamo fra esse grande divario di forze, in base al quale potremo tentare di pronosticare le probabili retrocedenti. Nell’ultimo gruppo abbiamo incluso pure la Triestina, ohe, probabilmente, pure quest’anno non supererà il decimo posto in classifica, sempre ammesso che le cose vadano bene, ma che potrà trovarsi ingolfata nelle acque basse e costretta cosi a lottare con i denti per raggranellare i punti necessairi alla salvezza. Se dovessimo puntare sulle sue possibilità, noi punteremmo sulla seconda. Comunque il campionato bussa ormai aU|e porte; Du.nirn.inalmeiite mobiliterà centinaia di migliaia di spettatori che sborseranno somme spropositate per godersi uno spettacolo ohe solo poche vòlte riesce a soddisfare, giacché il livello tecnico del gioco negli ultimi anni è sceso notevolmente sino a raggiungere la mediocrità. Questo però non interessa gli affaristi sportivi di professione, ohe, sotto ii nome dèlio sport, fanno i propri affari in barba a pubblico e giocatori e che, probabilmente, ridono alle spalle delle folle sportive che servono a rimpinzare i loro pingui portafogli. ATLETICA LEGGERA* Germania-Jugoslavia 118-94 Sabato e domenica si è svolto a Zagabria rincontro intemazionale di atletica leggera fra le rappresentative nazionali della Germania Occidentale e della Jugoslavia. Come era nelle previsioni, gli atleti tedeschi si sono imposti ai loro avversari, vincendo rincontro con un vantaggio di 24 punti, vantaggio più che onorevole per la Jugoslavs, dato che la Germania è oggi fra le più forti nazioni europee nel ramo atletico. Gli atleti jugoslavi si, sono imposti in sette delle venti prove, soccombendo in altre, quali il salto in alto, martello e nei 5.000 per un soffio. E queste tre gare tono state le più emozionanti ed hanno tenuto in sospeso l’animo dei 15.009 presenti. Nei salto in alto sia Bähr che Dimitrijević hanno superato i 1,94 m di altezza. Fallito lo 1,97 m, i due si sono misurati allo spareggio sull’altezza 1,91 m. Il tedesco ha superato la misura alla prima prova, Dimitrijević alla seconda, clais-sifiicandosi così al secondo posto. Lotta fra giganti pure nel martello. Storch, Gubijan e Wolf, tre atleti oltre i 56 m alla prima prova, si davano il cambio nel condurre la gara. Dopo il penultimo lancio, conduceva Gubijan con 57,29 m, ma Storch lo superava in ultimo con l’ottima misura di 57,71 m. Sorpresa invece nei 5.000 m. Il favorito Mihalič, vincitore netto nei 10.000 m nella prima giornata di gara, conduceva la gara a forte andatura dall’inizio alla fine, tallonato sempre dal tedesco Läufer, il quale con un rabbioso scatto superava Mihalič sul rettilineo di arrivo nel tempo di 14:28 contro i 14:28,6 di Mihalič. I .risultati: 400mh: Ulheimer 54,3,800 m: Strache 1:51,1 200 m: Fùtterer 21,2, martello: Storch 57,71, 3.000msc: Schmaltz 9:08,8 triplo : Radovanovič 14,79, 5.000 m Läufer 14:28, giavellotto: Will 66,87 asta : Milakov 4,20,4 X 100 m : Germania 3:15,2, HO mh: Lorger 14,7 400 m: Haas 47,2, 100 m: Fùtterer 10,4, pesa: Sarò evie 15,69, 1.500 m: Lueg 3:48,4, disco: Krivokapič 50,14, lungo: Radovanovič 7,23, alto: Bähr 1,94, 10.000 m Mihalič 30:24, 4 X 100 m Germania 41,2. NOTIZIE SPORTIVE CICLISMO Si è disputata domenica la gara ciclistica Matulje — Bistrica — Matul je di km. 100. La vittoria è toccata al fiumano Zampetti che ha impiegato a coprire i 100 km. 2 ore 54T9”, 2 Fattur, 3. Scomina, 4. Brajan a 22’2”, 5. Starcevic. Sulla Matulje — Rupa — Matulje si è svolta una gara per ciclisti da manie,gna su biciclette pesanti. La prova è stata vinta da Tržič in 53’, seguito da Lustro a 32” e da Valentin a l’37”. HAJDUK E PARTIZAN IN TESTA ALLA CLASSIFICA La II giornata del campionato jugoslavo di I lega ha messo ancor più in evidenza il cattivo stato di forma della Crvena Zvezda, che, campione per la stagione 1952-53, non è riuscita ad andare più in là della divisione della posta con due neopromosse: Radnički e Proleter. La squadra di Osijek, per nulla impressionata dal calibro degli ospiti e ideila loro sfuriata iniziale, ha a-dòttato un accorta tattica di gara che ha fruttato un pareggio lusinghiero. L’Odred era partito rassegnato alla volta di Subotica dove infatti ha dovuto lasciarci le penne, sebbene pèr una sola rete di differenza. Il risultato sino agli 85’ di gioco era di parità, cioè 2-2, e solamente un errore della difesa lubianese ha permesso a Bogojević di realizzare il punto della vittoria per i padroni di casa. Il miglior giscatore in campo è stato Palfi, vero direttore d’oirchestra, che ha saputo accordare molto bene i vari reparti. Nuova vittoria del Partizan. Lo sconfitto di turno stavolta é stato l’undici del Sarajevò, che però ha resistito sino al 61’, crollando nel finale. L’incontro BSK — Dinamo non è stato disputato essendo i zagabresi impegnati a Firenze per la coppa. «Grasshoppers». Purtroppo la loro trasferta è '»tata negativa e con ciò molto probabilmente la Dinamo si è preclusa un buon piazzamento nel finale di questo torneo internazionale di calcio. Dopo la vittoria nell’anticipo con il Vardar, l’Hajduk è riuscito a piegare anche ii secondo rappresentante della città macedone: il Rabotnički insediandosi così in testa alla classifica. Però c’è un ma, costituito dal gioco piuttosto scar dente praticato dagli spalatini. Ko-keza ha dovuto salvare per tre volte la rete difesa da Petkovič il quale si è dimostrato poco tempista. Senčar, Vidosevič e Arapović, in giornata nerissima, hanno accumulato papere su papere, e solamente grazie ai citati interventi di Ko-keza, l’Hajduk ha prevalso. Prevista la vittoria del Radnički, la squadra belgradese, nei confronti di una Lokomotiva sfasata in tutti i reparti. L’incontro Vojvodina — Vardar si è concluso con un nulla di fatto che rappresenta un mezzo successo per il Vardar in trasferta. assemblei annuale mira Presenti una settantina di soci, pi è svolta mercoledì sera a Capodistria l’assemblea annuale del C.S. «Aurora», durante la quale è stata eletta la nuova direzione. Nella sua relazione il compagno Lionello Fellaschier, ha sottolineato, fra l’altro, che la sezione calcio è stata la più attiva durante la decorsa stagione, poiché la prima squadra ha vinto il campionato di zona, guadagnandosi la promozione alla categoria superiore, ed ha disputato diversi incontri con squadre di ben maggiore levatura tecnica. Dal canto loro, 1 giovani hanno vinto il torneo distrettuale e a Celje, nel torneo giovanile, si sono piazzati molto bene. La squadra a-yrebbe dovuto partecipare di diritto ai compionato giovanile delia Slovenia, ma non è stata invitata. Anche i pallacestisti si son comportati bene, sebbene attualmente' la loro attività lasci alquanto a desiderare. Il loro primo posto alla fine del girone d’andata del campionato del territorio, i risultati positivi degli incontri precampionato, danno motivo a sperare bene per il futuro. E’ prevista pure la costituzione di ima squadra femminile. Grazie all’aiuto del CPD, il sodalizio ha potuto costituire la se- zione canottaggio, il cui inventario attuale è costituito da tre imbarcazioni. Fra un armo o due,, i vogatori aurotrini avranno modo di dare prova della loro preparazione. Pure 1’atì.etica leggera è in sviluppo, gli incontri di Kočevje e Capodistria rappresentano più di una promessa per l’avvenire. Nel presentare la relazione finanziaria, il compagno Perini ha fatto potare che la società ha un debito di circa 120.000 dinari. Le sovvenzioni delle imprese e dei collettivi di lavoro non hanno superato gli 80.000 dinari. Non va dimenticato però che la società dispone di un cospicuo inventario, per cui il bilancio non si può considerare fallimentare. Ultimate le relazioni si è sviluppata la discussione, non troppo ampia, durante la quale il compagno JaZbec ha fatto presente phe tutti i soci dovrebbero ricordare che loro dovere morale è di sostenere la società e, per riflesso, di regolare le quote. Il comp. A-bram Mario ha lodato il sodalizio per il suo bilancio positivo di attività svolta, živec Žarko ha comunicato che il CPD ha concereo una dotazione di 140.000 dinari alla società. DI TITO (Continua dalla I pagina) Alle ultime elezioni, non se l’è cavata molto bene e anche questa pezza d’appoggio non gli è valsa poiché non si tratta di Trieste, Trieste è l’ultima cosa cui pensi il popolo italiano, esso si preoccupa della miseria, della disoccupazione che regnano nella penisola ; dell’ineguaglianza e delle contraddizioni sociali. Trieste l’hanno inventata già da molto tempo gli speculatori politici, gii elementi irredentisti, ecc. Anche oggi Trieste è sulla bandiera dei fascisti italiani, dei monarchici, della reazone italiana, che la offrono al popolo italiano come e-sca per distrarre la sua attenzione diai problemi interni. II popolo italiano non guarda cosi a questo problema. Noi desideriamo vivere in rapporti amichevoli con il popolo italiano, l’abbiamo sottolineato cen-to volte, l’abbiamo desiderato sinceramente, poiché viviamo da secoli gli uni accanto gli altri e a quanto sembra, rimarremo per secoli e secoli vicini e già oggi agiamo con tutte le nostre forze per vivere nel modo migliore accanto ai nostri vicini. Noi abbiamo dei conti da regolare con i loro dirigenti, con le vecchie concezioni ancora vive in Italia, con quelle tendenze imperialiste, con l’odierno fascismo, con la reazione e non con il popolo italiano. Questo io voglio dir loro. Questa volta si è dimostrato che anche il signor Pella e i suoi dichiarano nella stampa e In vari discorsi, che non vi possono essere colloqui cop la Jugoslavia all’infuo-ri della dichiarazione tripartita. Io ho già detto quello che penso di questa. E allora non ci saranno colloqui. Ci dispiace che purtroppo sia così. Ma noi non potremoi mai acconsentire a quello che essi vogliono. Per quanto riguarda loro vedremo se accetteranno o no, e se volessero eventualmente impadronirsi della zona A e pretendere quindi la zona B, ciò non avverrà. A noi interessa l’intero territorio di Trieste e non soltanto la zona B; quindi anche la zona A, poiché anche là vivono nostre popolazioni, li governo italiano, per esempio, gli irredentisti, tecq., panano; sempre dell’italianità di Trieste. Non dicono mai Trieste triestina. Essi ignorano i triestini. Ignorano che la popolazione triestina ha molti interessi ohe non coincidono con gli interessi della politica economica italiana nel suoi complesso. I triestini hanno dei loro Interessi. Al gover- no italiano poco importa il terribile decadimento economico di Trieste, se la città venisse annessa all’Italia. Essi vogliono fare di Trieste nuovamente una pedana di lancio per poter penetrare ulteriormente qui. Quella pedana però sarebbe di legno marcio. Questo obiettivo non 10 raggiungeranno mai. Su questo problema noi pensiamo diversamente. Dato che parliamo di Trieste, dobbiamo parlare di Trieste come tale, del popolo che è qui, che vive in questo territorio, degli sloveni, croati e italiani. Nella città stessa gli italiani sono in maggioranza, lo sappiamo, ma non è il retroterra ad appartenere ad una città, è la città che appartiene al retroterra, poiché da questo: la città trae alimento e in questo caso non si tratta di piccolo retroterra. Se osserviamo ia cosa da un punto di vista economico, vedremo che Trieste ha interessi verso l’intera retroterra e questo non è soltanto la Slovenia, ma anche l’Austria, o-vunque vadano le loro esportazioni. E Trieste è sopratutto porto di importazione e d’esportazione, di questo retroterra. Significa che Trieste deve sopratutto tener conto dei suoi interessi e dei popoli ai quali essa appartiene e non della cricca impe-ralista italiana, che ha degli intendimenti del tutto diversi da quelli volti ad una onorevole soluzione del problema triestino. Perchè noi — ha continuato il compagno Tito — ora non siamo più entusiasti del trattato di pace? Anche a quel tempo questo costituiva per noi una gravissima ingiustizia, ma rappresentava tuttavia una soluzione migliore dell’annessione di Trieste allTtalia. Si comprende che per questo e per salvaguardare la pace, per dare un grande contributo al consolidamento della pace in questa parte dei mondo, a due anni della fine del conflitto abbiamo acconsentito alia soluzione del trattato di pace. Ma da allora la situazione è mutata. Perchè è mutata? Da allora purtroppo l’amministrazione anglo-americana a Trieste ha permessoi e favorito che nella città penetrasse sempre più l’elemento irredentista — imperialista italiano e occupasse posizioni su posizioni, persino l'amministrazione. In una parola 'all’interno Trieste è divenuta in senso politico qualcosa d’altro ohe non era al tempo del trattato di pace. Per noi oggi il trattato di pace quale esso è, è quasi i-naccettabile. Esso1 dovrebbe subire una seria revisione perchè si possano riparare tutte le ingiustizie commesse dall’amministrazione militare. Qualcosa sul principio etnico. I governanti italiani vanno continua-mente richiamandosi al principio della linea etnica continuata, da Monfaicone sino a Cittanova, poiché, dicano essi, non si può tener conto del territorio fra Monfaicone £ Trieste perchè esso è abitato da contadini. Quindi Capodistria, poiché anche lì la maggioranza è italiana, quindi Isola e Pirano dove la maggioranza è italiana. 11 tutto poi deve rifornire Trieste. Ma per rifornire Trieste di insalata e fagioli, non si possono strappare altre parti del nostro territorio. Noi questi generi li venderemo ad essi quando Trieste sarà padrona di se stessa. Se Trieste fosse città libera noi troveremmo facilmente interessi comuni, ma non daremo più nostri territori, sloveni e croati. L’applicazione di un tale principio etnico significherebbe un modo impos. šibile di soluzione di questo problema. Alla Jugoslavia verrebbe strappata buona parte della sua terra. A questo n«n possiamo acconsentire.» Il maresciallo Tito ha quindi ricordato la proposta italiana del plebiscito ed ha continuato rilevando come da parte italiana si siano costruiti interi abitati per forzare l’i-tallianiizzazione di Trieste. «Se si vuole il plebiscito allora bisogna riparare a tutte le ingiustizie, a tutti i crimini commessi dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi. Trieste — ha rilevato il compagno Tito — contava prima della guerra fra la sua popolazione 100 mila sloveni ed ora ne conta non sa1 quanti di meno. Bisogna dunque aspettare che la situazione venga corretta. Noi siamo contrari ad un plebiscito come essi lo intendono. Si è parlato anche di una spartizione, la soluzione più infelice: la zona A allTtalia, la zona B alla Jugoslavia. Con questa soluzione non si tiene conto degli interessi degli stessi triestini e si comprende, questa è una soluzione infelice. Abbiamo allora proposto il condominio: territorio1 libero di Trieste con governatori e vice governatori alternati. Anche questa non è la soluzione migliore. Io oggi, da questo posto, dichiaro a tutti coloro ai quali ciò interessa. Avete portato la situazione in un tale vicolo cieco dal quale non potremo uscire che per una sola via: Trieste città internazionalizzata e dintorni con il retroterra congiunti alla Jugoslavia. Altra via d’uscita io non vedo. Quali sarebbero i vantaggi di questa soluzione? I vantaggi consisterebbero nel fatto che una creatura artificiosa quale il Territorio libero di Trieste verrebbe eliminata. In una Trieste internazionalizzata la popolazione triestina fiorirebbe. Non altrimenti. E m questo modo si po-treooe procedere coraggiosamente alle trattative per la soluzione del problema di Trieste. Sono convinto che con questa soluzione avremo pace in questa parte del mondo e che soltanto con questa soluzione potremmo procedere ad un ulteriore avvicinamento con l’Italia, nostra vicina. Questo ho voluto dire a voi, compagni e compagne, e farlo sentire anche a quelli d’altre confine. Debbono sapere anche che non ho voluto citare le cifre predette soltanto perchè sono bagnate di sangue o per fare della demagogia. Le ho citate affinchè essi non dimentichino i nostri, sacrifici, affinchè si rendano conto da quale parte si trova chè si veda che non si tratta più di una questione che interessa soltanto noi e l’Italia, ma che si tratta del problema della pace generale nei mondo, che si tratta di un problema per il quale deve-essere trovata una soluzione affinchè, non si verifichi qualcosa di grave.» SMARRIMENTO Surian Marcello, da Capodistria abitante in via Nazar 3, ha smarrito la carta d’identità n. 21782/11772 a Okroglica il 6. c. m. Detta carta non sarà valida se non riconsegnata all’intestatario, ristica, sabato, alle ore 11,30, saranno trasmessi brani di varie opere. Alle ore 20.30 dello stesso giorno saranno in onda «canzoni triestine e tirolesi». Per chi non lo ricordasse e per i nuovi ascoltatori, ripetiamo l'orario delle trasmissioni dei notiziari: fioni riomo alle ore 6.15 (la dome- Direttore responsabile CLEMENTE SABATI Stampato presso lo stabil, tipograf. « JADRAN » Capodistria Pubblicazione autorizzata !