ANNO XX. Capodistria, 1 Agosto 1886. N. 15. LA PROVINC DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre iu proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso 1» Redazione. -A» ^^isEisrzo per il terzo congresso — 13 luglio — della Società di archeologia e storia patria Capodistria, 17 luglio Se avessi tempo e denari... oli come vorrei in quest' amena stagione percorrerla tutta la bella nostra provincia ogni anno ! Facce d' antichi amici in ogni angolo di lei: e gode l'animo a rivederli a riconoscerli dopo lungo ' lasso di tempo, diventati ormai uomini seri, affaccenda .to' chi nella economia rurale e intento colla fedel consorte alla patriotica educazione de' vispi biinbetti e chi ingolfato già ne' publici negozi e da' terrazzani mostrato a dito come faro di sapienza e di attività — e 1' antica amicizia si ribadisce trangugiando insieme qualche bicchiere del nostro buono. E nuove amicizie si stringono, nuovi patti si fermano e nuove promesse si fauno. E si vive una vita che fa tanto bene, quella vita eh' è vita vera, che ringiovanisce la carcassa del corpo sfibrato, che rinfranca l'accasciato animo e novelle idee fa brillar per la mente, le quali mai prima non si erano sognate neppure. Chè nelle nostre cittadette e nelle borgate v' è gente dabbene ed assennata ed esperta delle cose per modo, che non si crederebbe : più esperta nelle battaglie, le quali si combattono ivi corpo a corpo. Ed è così che s'impara a conoscere il proprio paese, i suoi pregi e le sue miserie, meglio nel rigirarlo un' ora sola che in sessant' anni vegetati su d' un seggiolone col libro, o piuttosto col giornale, dinanzi. Però certi baldi giovanotti di mia conoscenza io non li capisco, che tutt' i giorni passano impancati dentro a un puzzolente caffè a battere le carte, a sparlare di tutto e di tutti, a dividere il mondo, a meditare le scissure de' paesi, dove poche Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un immero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. centinaia di abitatori si trattano gli uni gli altri come Caini, mentre il comune nemico insidia al varco e ghignazza, già credendo la preda fra' suoi artigli. Movetevi, perdio, che il moto è vita e per chi si muove e per coloro fra cui si muova ! movetevi gridando: Concordia, forza, libertà. Excelsior! Finalmente — or che concorrenza non c' è, la gita si fa con comodo in cinque ore — tocchiamo Parenzo verso mezzodì. E poco dopo nella sàia dietale apre il terzo annuo congresso della nostra Società d' archeologia e storia patria il presidente, dütt. Amoroso con breve discorso. Saluta i convenuti godendo dell' amore che mostrano di portare al sodalizio ed alla patria. E rallegrasi con loro delle prospere sorti che corre la società sì per il numero crescente de' soci sì per gli aiuti materiali di che le son larghi ora e le saranno anche poi e la Dieta e vari Municipi della provincia e sì per il conforto che le viene non solo da parte de' soci, ma pure da persone estranee. Superati i primi inevitabili inciampi anche le pubblicazioni della società si fanno ognor più svariate ed importanti, sì che vanno acquistando il favore e la stima, non che de' comprovinciali, delle altre società nazionali e straniere e d'illustri dotti. Germe che sarà fecondo di utili risultameli alla patria, per cui trarrà ella nuovo titolo di cultrice delle sue nobili storiche tradizioni, con le quali affermare quella civiltà italica, cui per lungo ordine di secoli sola e pura a lei tramandarono gli avi e lei a' nepoti tramanderà incontaminata (applausi). Legge poi il segretario dott. Tamaro il racconto dell' attività nel secondo anno sociale, racconto pulito e solerte e lunghissimo, soave augurio anche per l'avvenire. Impossibile a ine di qui riprodurlo anche per sommi capi, senza qualche omissione. Si rallegra pur lui della prosperità del sodalizio e degli aiuti e de' conforti, che gli vengono da ogni parte. La promessa delle publicazioni regolari è mantenuta e le publicazioni ben nutrite. Nell'archivio si vanno in copia ammassando pregevolissimi materiali per chi vorrà con intelletto d'amore frugarli e trarne la vera storia del paese. E il museo ognor più si aricchisce e di preziosi cimeli e di lapidi. Accenna all' acquisto delP epistolario Tartini-Ricatti. Grli scavi, e non già perchè mancasse il buon volere, furono quest'anno condotti con minor zelo del solito ; ma ci vuole lungo tempo e gran pazienza a mettere insieme ed ordinare ciò che fu ormai scoperto. Tocca dei molti doni pervenuti al museo, fra cui quello cospicuo del dott. Biasoletto (bravo). E legge il cassiere dott. Becich il conto consuntivo dell'85 ed il preventivo per 1'86, che importa la spesa di f ni 1500. Vengono approvati senza discussione. Fatto lo spoglio delle schede, la Direzione per il terzo anno sociale riesce composta de'membri seguenti : presidente il nestore de' nostri storici 0. de Franceschi ; vicepresidente A. dott. Amoroso ; segretario M. dott. Tamaro; cassiere G. dott. Becich; direttori: L. prof. Morteani, D. arch. Pulgher, A. prof. Puschi, GL maestro Vassilich, Gr. de Ver-gottini. È anche espresso dal socio prof. Morteani questo desiderio : Le città e le borgate nostre, dice, possiedono qual più qual meno tutte documenti e memorie scritte, che ricordano il nostro passato. Ma allo studioso riesce malagevole o non riesce affatto di sapere quali manoscritti possiedano, dove li serbino. La futura direzione ne attinga notizia, informandosi anche del numero e della qualità e del valore de' medesimi e caldamente raccomandando al tempo stesso, chi non l'avesse fatto, di averne gelosissima cura. Inoltre s'informi presso quali uffici ii. rr. simili documenti storici si trovino e rivolgasi all' autorità competente, perchè voglia ritornarli agli archivi comunali. Allora lo studioso non avrà a chiedere informazioni che alla direzione e non sarà costretto a fare giro lungo e spesso infruttuoso. — Risponde il presidente che la nuova direzione non mancherà certo di venire incontro al desiderio. È letta inoltre dal presidente una lettera inviata dal socio maestro Vesnaver, che contiene la proposta e la domanda che seguono. Proposta : Considerando che non v'è lato delle storiche discipline, che il Kandier non abbia scrutinato, mirando all'Istria sua diletta, indagini nelle quali ei consumò le sostanze e la vita ; considerando che l'Istria, se vuol meritare d'essere annoverata fra' paesi civili, dovrà un giorno decretare al gran-d'uomo un monumento : intanto per sentimento di doverosa gratitudine la società nostra si chiami d'ora in poi , società di archeologia e storia patria Pietro Kandier." — Tanto per avviare la discussione, il presidente a nome della direzione mette innanzi queste considerazioni : La venerazione della provincia verso il Kandier non à confine : ne riconosce i meriti grandissimi; ma può annoverarsi fra' paesi civili anche senza decretargli un monumento; e mustrò già altre volte in altri modi la sua gratitudine a tanto uomo. Quanto a cambiar nome, non è consulto che la società s'individui in una persona; ed altri esimi istriani e benemeriti della patria storia precedettero il Kandier, ai quali si farebbe torto : basti ricordare il Carli. Ned è consuetudine che una società storica s'intitoli da questo o da quel personaggio. Quante esistono s'intitolano tutte dalla regione dove àn sede e dove estendono la loro attività. Però continui a chiamarsi come finora. — Ed alla proposta aderiscono tutt' i presenti. Domanda : D'innanzi al fatto della ripublicazione dei Berum Balicarum scriptores impresa dall'Istituto storico italiano in Roma, intende la nostra società di cooperarvi per ciò che concerne l'Istria? — Risponde il presidente : La direzione s'è occupata della bisogna e s' accorse che sarebbe molto difficile prendere parte collettiva a questo lavoro, per cui si richiede una competenza speciale e la possibilità di avere alla mano una ricca biblioteca. La direzione s' è perciò limitata ad annodare trattative con singoli soci soltanto: se convenga che la società prenda parte al lavoro ed in che guisa questo debba essere diretto perchè ottenga lo scopo. Non è ancor giunta a pratici risultati e non può quindi dare risposta concreta. La direzione nuova potrà continuare nello adoperarsi per venire a qualche decisione. Propone il socio maestro Vassilich a nome di tutti gli altri un ringraziamento alla Dieta ed ai Municipi della provincia per i sussidi accordati — e tutti assorgono. — Ringrazia infine il podestà Sbisà la direzione fondatrice del sodalizio, la quale per due anni lo seppe così ben governare e condurre a sì buon punto — e tutti assorgono e il presidente ringrazia. Così il congresso durò due ore. Altre due il geniale banchetto nell'albergo All' Istria. Dove allegria senza misura, brindisi quindici: Al nuovo presidente che viva ancora, alla Società che pro- « speri, al bel sesso — rappresentato da gentilissima signora — che dia buoni figli, all'Istria terra d'eletti ingegni, a Trieste, a Gorizia, alla vagheggiata fusione delle tre provincie sorelle, a tutt' i buoni e a tutt' il buono — e gli altri molto saturi di buon umore. E la mattina dopo — perchè proprio non sentiva voglia di rimbarcarmi sul tardo vaporetto — accompagnai un mio carissimo collega per Visignano fino a Montona e tornai a Capodistria per Buie, soffermandomi qua e là. Deliziosissimo giro ! Le campagne come narrano che fosse il paradiso terrestre. E i possidenti beatissimi, tormentati solo dalla cura del non avere botti ben capaci di tutto il succo di cui quest'anno vuol essere loro generosa la pianta di Bacco. In verità vi dico che più si veggono grappoli che foglie. E che amene posizioni quelle di Visignano di Montona e di Buie, che aria fine, che gente allegra operosa e simpatica ! Il ciel li salvi dalla grandine ! Ma qui, giacché 1' occasione mi si presenta, voglio pur cordialmente ringraziare della cordiale ospitalità, di cui ci furono larghi, gli egregi uomini Fortuna e Precali di Visignano. C' imbandì 1' uno lauto pranzo in casa sua e l'altro ci allestì subito dopo refezione non meno lauta nella sua bella tenuta di Colombera. Oh i vini squisiti, il buon prosciutto, il dilicato formaggio ! — Salute, o Precali, o Fortuna, e salute anche al pappagallo, che sovr' agli altri com' aquila vola! G. DI UN DISEGNO recentemente attribuito a Vittore Carpaccio ; e di altri artisti capodistriani. Il libro testé edito col titolo opere dei maestri italiani nelle gallerie di Monaco, Dresda e Berlino. Saggio critico di Ivan Lermolieff. Bologna Zanichelli 1886" contiene molte utili e nuove cose. L'autore, il quale al secolo è il signor Giovanni Morelli Senatore del Regno (questa sua voglia di camuffarsi da russo farà andare in brodo di succiole gli slavofili) avendo messo insieme tante e così varie notizie, avrà forse dato qua e là qualche giudizio troppo reciso, o lasciato passare lievi errori di date e di nomi, dove così è facile commetterne ; ed egli stesso ci avvisa in calce di non aver potuto compiere talvolta tutte le necessarie indagini ; ma con tutto ciò, lo ripeto, il suo libro è una raccolta preziosa di notizie per gli amatori di belle arti. E preziosa particolarmente anche per noi Istriani. Ecco che cosa si legge in detta opera sul conto del nostro Carpaccio: Nel capitolo — Disegni dei maestri italiani nel così detto Gabinetto di stampe in rame a Dresda — a pagina 225 dell' opera citata, trovo la seguente notizia: „Maria in trono col Divino Bambino, coi santi Faustino e Giovita patroni di Brescia. Sui gradini dell' altare vi sono tre angeli che suonano ; nel fondo uu paesaggio con monti. Sotto leggesi in carta giallastra Iohan (sic) Bellino. Questo disegno è invece della mano di Vittore Carpaccio ; ed è l'abbozzo per uua grande tavola che si trovava anni fa in casa del Sig. Angelo Averoldi di Brescia, e che fu venduto poscia in Inghilterra. Il quadro era segnato col nome del maestro e con la data 1519: era dunque una delle ultime opere del maestro." Fin qui il Morelli. Adunque questo disegno attribuito da un tedesco a Giambellino è invece del nostro Carpaccio, e le prove dell'egregio autore sono irrefragabili ; se lui o chi per lui ha letto sulla pala di Brescia, ora esistente in Inghilterra, dove vatellapesca, il nome dell' autore e la data. E questa fu veramente una delle ultimo opere del Carpaccio, se non l'ultima ; essendo egli morto nel 1520 secondo il Selvatico. A ciò aggiungiamo ancora che la pala di Brescia ha qualche riscontro con la grandiosa tela del Carpaccio stesso che ammirasi nel Duomo di Capodistria sua patria. Anche qui gli angioletti a piedi del trono, e una prospettiva in fondo al colonnato, se la memoria non mi tradisce. Sono raffigurazioni comuni a molti altri pittori del tempo ; ma se il signor Morelli nelle sue peregrinazioni artistiche, vorrà una volta o l'altra onorare di una sua visita 1' antica città di Giustino, potrà de visu accertarsi e i-stituire i debiti raffronti su queste due pale. Segue quindi la seguente nota del Morelli. „II sopraccitato disegno è fotografato dal Braun nel numero 51 del suo catalogo. Ad istruzione dei giovani studenti delle belle arti, verrò qui indicando alcuni altri disegni del Carpaccio le cui fotografie possono procurarsi facilmente. a. Giudici ebrei che condannano un cristiano alla morte dei martiri. Disegno acquerellato nella raccolta degli Uffizi N. 919 del catalogo di Philpat. b. La circoncisione di Cristo. Disegno acquerellato nella raccolta degli Uffizi N. 918 cat. Philpat. c. Maria col Bambino e i santi Rocco e G. Battista, ritoccato con acquerello, nella raccolta degli Uffizi 917 cat. c. s. d. Cinque figure intere, tra queste im san Rocco, disegno acquerellato, attribuito a torto al Giorgione. Galleria degli Uffici 2816 cat. c. s." In altro luogo di detta opera e precisamente a pag. 385 tocca il Morelli del nostro Carpaccio così : — "Prima di passare all'esame dei quadri di uno dei più celebri imitatori di Giambellino, cioè a dire di Antonello da Messina, non posso a meno di accennare a' miei lettori alcune opere che di Vittor Carpaccio si trovano nella galleria di Berlino. A questo ingenuo (?) e sempre amabile e spesso umoristico narratore di leggende appartiene la benedizione di San Stefano *) al Numero 23 e la Madonna con Santi (N. 14). Il primo di questi quadri fu dipinto dal Carpaccio, unitamente a quattro altri per la scuola di Santo Stefano a Venezia. Chi poi volesse conoscere più a fondo questo pittore dovrebbe seguirle a Venezia, dove in San Giorgio degli ') Credo si debba leggere la lapidazione di San Stefano. t Schiavoni, e particolarmente all'Accademia si vedono le migliori sue opere." Verissimo, aggiungo, ma non istarebbe male una visitina artistica a Capodistria, se non altro per vedere anche le tele del figliuolo Benedetto, tanto inferiore al padre, per non esporsi al pericolo di attribuire a questo le opere di quello. Dei tre epiteti — ingenuo, amabile, spesso umoristico attribuiti dall'egregio senatore al Carpaccio non accetto il primo. Ingenuo proprio no, se fu tra i primi se non il primo, ad usare della leggenda per mostrare tutta la pompa e lo sfarzo della vita veneziana. Di ciò ne fanno fede le sue tele di Sant'Orsola e il Patriarca di Grado che a mezzo della reliquia di Santa Croce libera un indemoniato. „Si vede subito, scrive il Selvatico, come in tale opera più fosse preoccupato il pittore dal pensiero di svolgere dinanzi allo spettatore, quasi magica scena, la Venezia d' allora, anziché il miracolo che era chiamato a rappresentare ; giacché questo rilegò, quasi accessorio, sopra un terrazzo che sta da un lato, sfogandosi nel resto in prospettive magnifiche, e benissimo tirate, iu abiti ricordanti le differenti classi del veneziano popolo, in barchette festose ecc. ecc..... (Selvatico, Storia estetico-critica delle arti del disegno. Venezia, Naratovich. Volume II pag. 496). Anche mi riesce nuova l'asserzione del Morelli, che Antonello da Messina fosse imitatore di Giambellino. Finora si è sempre creduto che Antonello da Messina sia stato discepolo di Van Eyk, e che piuttosto Giambellino sia stato viceversa imitatore suo col rapirgli il segreto di dipingere ad olio, usando della ben nota astuzia (Vedi Selvatico pag. 480 op. cit.). Tra i discepoli ed imitatori di Giambellino trovo registrati il Ba-saiti, Pellegrino da San Daniele, Giovanni Mansueti, il Previtali, il Cordegliaghi, il Bissolo, Francesco Santa Croce, e molti altri ; ma non mai Antonello da Messina. Può darsi però che sia una recente scoperta ; ma non la credo probabile, tanto più che Antonello da Messina già innanzi negli anni, venne a Venezia formato nelle Fiandre ad altra scuola. Noi Istriani siamo gratissimi all' egregio Morelli per queste notizie sul Carpaccio. Sta il fatto adunque, che secondo lui un quadro del nostro Carpaccio trovasi in Inghilterra, ed altro a Berlino, e un disegno nella galleria di Dresda. E qui da ultimo, poiché da cosa nasce cosa, ricorderò pure che nella galleria di Dresda (sala E ai numeri 338 fino al 345) ci sono buoni quadri di Francesco Trevisani altro pittore da Capodistria nato il 10 Aprile 1656 e che non vuol essere confuso col figlio Angelo, pure pittore. E di Francesco Trevisani ci sono quadri a Monaco nella pinacoteca reale sala IX, a Postdam nel palazzo nuovo del re, nel Museo del Louvre, a Roma e in varie città d'Italia. (Porta Orientale 1859. Strenna istriana pag. 195). Del figlio Angelo poi rimangono molte tele a Venezia, ed un grandioso quadro nella chiesa di Somaglia, paesello del basso Lodigiano vicino al Po. Nei libri di memorie della chiesa di Somaglia leggesi la seguente nota comunicatami da quel Reverendissimo Arciprete: „1818. In Maggio di quest'anno il conte Gian-Luca Cavazzo di Somaglia inperiale Reg. Ciambellano procurò ed acquistò dall'Accademia di Brera di Milano i due grandissimi quadri : uno rappresentante il trasporto ed il trionfo dell'Arca Santa, opera del celebre pittore Sebastiano Ricci del 1729, e l'altro rappresentante il Redentore che scaccia i profanatori del tempio opera del pittore Angelo Trevisani del 1752, e li donò a questa chiesa parrocchiale. I suddetti quadri erano nella soppressa chiesa dei santi Cosimo e Damiano alla Giu-decca a Venezia, e trasportati in Francia ; restituiti nel-l'anno 1815, e a Somaglia posti, come si è detto, nel 1818." Finalmente qui mi giova ripetere quanto altre volte ho già detto, aggiungendo qualche cosa di nuovo, di quel Domenico da Capodistria ricordato da Antonio Averulino o Filarete nel suo trattato de Architectura, e noto autore dell'ospitale di Milano. Ma questo benedetto trattato per me è come l'araba fenice ; se ne trova qualche copia a Milano, a Roma, a Venezia, nella biblioteca dei santi Giovanni e Paolo ; ed il codice probabilmente originale esiste a Firenze nella Magliabechiana N. 30 Classe XVII palchetto 1. Or dunque il Filarete nel detto trattato tocca di un Domenico istriano così ,His marmoribus non solimi Principis nostri tituli, secl artificum quoque nomina, qui convenerant, incisa fuerunt. Imprimis Donatelli..... etc. etc. Neque ex Dalmatia utpote Iacobus Traguensis (Trau) defecere statuaria. Neque ex Istria utpote Do-minicus de . . . ." Questo passo di Filarete ho già riportato nella Provincia e nel mio studio su Luciano Lovrana nell'Archivio Storico Lombardo. — Giornale della Società Storica Lombarda (31 Dicembre 1883 Anno X. Fase. IV). Ma ecco che di Domenico da Capodistria lessi testé un' altra notizia in Cesare Promis che nel giornale di scienze, lettere ed arti edite a Torino moiti anni or sono, diede una — Notizia del trattato inedito de architectura scritto nel 1460 da Antonio Averulino Fiorentino dotto Filarete. — Or dunque in detta notizia leggesi: — Nel libro 6 il Filarete comincia a parlare del famoso labirinto di Chiusi, che non ha mai esistito, del castello, della città di Sforzinda e gli artisti chiamati a lavorare erano.......:........e ci doveva pur anche essere un Domenico da Capodistria, senonchè si morì a Vicovaro (27 miglia distante da Roma sulla strada di Subiaco) in un lavoro che faceva al conte dì Tagliacozzo, il qual lavoro è un tempietto ottagono di marmo bianco, piccolo, ma graziosissimo. Vasari nella Vita del Brunellesco, forse per isbaglio lo attribuisce ad un Simone fiorentino — (Vedi Cesare Promis nella Braidense a Milano, sotto il titolo Miscellanea 759 f 19). Non c' è più alcun dubbio. Domenico da Capodistria fu ottimo architetto e scultore del secole XV. Prevengo un' obbiezione. La città di Sforzinda, il labirinto di Chiusi ecc. non hanno mai esistito. È certo però che Filarete ha esistito, e lavorò a Milano al servizio dello Sforza. Or dunque adulando il suo Mecenate egli immaginò un castello e una città da erigersi, con la dolce lusinga di potere così avere nuove commissioni di lavori. Ma se la Sforzinda era una città immaginaria (e quante non se ne disegnano anche oggi nelle Accademie) non certo immaginari i nomi degli artisti che il Filarete finge chiamati ad alzarla, nè fantastiche le loro vicende. Domenico adunque nacque negli ultimi anni del 1300, o nei primi del 1400 a Capodistria. Intorno al 1450 era conosciuto a Venezia, e lo Zani lo dice „il bravissimo." Assai probabilmente è lo stesso maestro Domenico ingegnere, ricordato tra gli ausiliari di Antonio Ricci architetto del palazzo ducale (Vedi Cadorin. Notizie storiche del Palazzo Ducale pag. 135). Se Filarete ricorda il suo nome,, accanto ai più celebri scultori ed architetti del tempo come Donatello etc......vuol dire che era tra i primi. Morì intorno al 1460 a Vigo-vaco, mentre era intento ad erigere un tempietto pel conte di Tagliacozzo. Nelle biografie degli uomini illustri dell' Istria non deve quindi innanzi mancare il nome di Domenico da Capodistria celebre architetto e scultore del secolo XV. Tutte queste cose F egregio Morelli senatore del Regno dotto e pazionte visitatore di gallerie d'arti belle, vorrà con 1' autorità sua diffondere e sanzionare. P. T. DIGRESSIONI*) Dello stemma di Capodistria. Dunque il Kandier vide anche lui queste figure da me descritte ? E le credette proprio Teste di Medusa ? — Io, a vero dire, non so supporre le abbia vedute ed esaminate attentamente tutte : chè se quelle avesse vedute, che sono sulle prime carte dei Libri Q e T de' Consigli, non avrebbe a pg. 196 delle Indicazioni --1855 — descritto lo stemma di Capodistria così: "Testa bianca di Medusa colle serpi fra i ermi, su fondo verde,, nè, mutando poi — 1866 — di parere, nel secondo de' surriferiti passi avrebbe stabilito i colori bianco e celeste. E peccato, che tra i documenti, più volte citati, che narrano la rivolta del 1348, nel XLIII, con cui è ratificata la pace fatta con Venezia, si accenni alla consegna delle chiavi e del vessillo così seccamente, pg. 87 : Claves, et vexillum diete Civitatis, insignum pieni, et veri dominij diete Civitatis. Nè il Kandier nella notizia relativa delle Indicazioni, pur citata nella digressione precedente, sa meglio precisare, ma dice solo che, atterrato il confatone di S. Marco, innalzano quello del comune. E nella Relazione dell' ambascer ia della città di Capodistria al doge Nicolò Sagredo, tratta dal Libro Consigli FF pg. 38, come s' ebbe cura di annotare in fondo alla pg. 109 dell'Almanacco publicato dal Mado-nizza nel 1864 — nel quale, pgg. 109-114, è a vero dire ristampata dal libro Monumenti del Nobile Consìglio della Città di Capodistria, In Venezia 1770, con licenza de' superiori, pg. 44-49, e quivi in ristretto tolta dal Libro de' Consigli, nel quale, cc. 36 a 56, è data ed anche scritta forse di sua mano e dedicata ai sindici d'allora dal dottor Dionisio Gravisi — nella relazione di quest' ambasciata avvenuta nel luglio e agosto del 11675, a pg. 110 dell'Almanacco, si narra semplicemente ■così : "Arrivati in Venezia alli 9. d'Agosto dichiararono *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna ài Santa Giustina ; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8,9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 »n. XIX; 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14 an. XX — Digressioni. I la loro Publica Rappresentanza, e fecero porre sopra la Porta della Riva di casa il solito Scudo ben grande, ed ovato con l'Arma di Sua Serenità tenuta dal Leone fra l'unge di sopra, ed al disotto quella della Città, e quelle d'essi Sigg. Ambasciatori l'una per parte ;' situato era il loro Palazzo con nobile prospettiva sopra il Canal Grande con Gondole a due Remi alla Riva., Ma si vede se non altro, mutate quelle del podestà e dei sindici iu quelle del doge e degli ambasciatori, la stessa disposizione delle armi che abbiamo notata nell' acquerello del Libro de' Consigli T e sulla Colonna Giustiniana. Egli è un fatto però che e il Naldini, il quale diede alle stampe il suo libro del 1700, nel luogo sopra citato e il Manzuoli a pg. 57 della Nova Descrittione, publicata del 1611, arma di Capodistria dichiarano precisamente lo Scudo di Pallade con la Testa di Medusa. Ma questi potett' essere d'accordo con gl' inventori o trasformatori che sieno stati, quegli credette a occhi chiusi al fatto compiuto qualmente vedesi nel frontispizio degli Statuta Iustinopolis, impressi del 1068, dove una vignetta rappresenta proprio la Testa di Medusa anguicrinita. Chè a me non pare le figure, eh' i' ò vedute e sopra descritte, abbiano a che fare con la Testa di Medusa anguicrinita. E per vero: quelli che abbiamo detti raggi ondeggianti si potrebbero bensì considerare tanti serpentelli — quantunque strana cosa sarebbe il mostrar che fanno tutti la coda e ninno la testa — ; ma quegli altri diritti ? — Nè per capelli, afte, non si possono prendere : perchè i capelli ci sono già per altro modo significati o di sopra la fronte o alle tempia o sulla fronte e sulle tempia insieme — e ne va sfornita solo- la figura sul riguardo del Libro de' Consigli T, eh' è la più recente; mentre, come ò notato, non si può scorgere se gli abbia o meno quello sulla Colonna della Giustizia. E poi che mi si dice della troppo regolare disposizione di questi raggi, qual di serpenti nè di capelli non avverrebbe? E, in fine, nessuna di quelle figure mi esprime il ceffo orribile — che impietri chi lo miri — di Medusa, qual è poco di poi e in sèguito dallo scrittore o dall' artefice locale rappresentato ; ma una faccia contenta, benigna e, quasi dico, sorridente. Ed è altresì vero che i mitologi moderni il mito della Gorgone Medusa spiegano ponendolo in relazione con la Luna. Dalla Griechische Mythologie del Preller, III edizione Berlino 1872, la quale mi trovo avere fra le mani, m'ingegnerò di tradurre alla buona, per comodo de' miei concittadini, il brano qui sotto a pg. 157 segg. della parte I: "Quanto al Gorgóneion, anche questo fu proprio all'Egis di Zeus, ma tuttavia più specialmente anche a quella di Atena, la quale, secondo la leggenda solita eh'è l'argiva, lo ebbe da Pérseo, secondo una leggenda attica — Eurip. Ione 987 —, sei procacciò da sè, poich'ebbe uccisa la Gorgo nella Gigantomachia. Un mostro che nella leggenda di Pérseo, informata a principi cosmogonici, à stanza ne' notturni termini dell'antichissimo Oceano, che in vece secondo la leggenda attica fu dalla Terra generato ad ausilio de' suoi tribolati figli, i Giganti. L'originario di lui significato è probabilmente quello della Luna qual faccia della Notte, non già dal sembiante benigno e grazioso d'un' Artemide o d'una Selene, ma con l'idea non meno divulgata d'una potenza arcana tenebrosa ed orrida simile ad Écate od a ßrimo che gli è affine anche nel nome e vale Terribile. Ed eziandio pare che la Gorgo Medusa qual faccia della Notte siane stata ad un tempo il simbolo ed abbia come questa significato una potenza cosmica e cosmogonica di carattere dualistico, sì che insieme abbia potuto esprimere terribilità e soavità ; qual doppio carattere spicca del pari distintamente nella favola di Pérseo, dov' ella in compagnia delle Gree par significare la Tenebra che dal principio del mondo gravitava sulle Acque, finché con 1' aiuto di benigne potenze celesti irradiò quinci la prima epifania della Luce. Però il capo di Medusa viene bensì nell' arte più antica raffigurato co' tratti più crudi e l'influenza di lui è bensì da' poeti a gara descritta come quella che tutto impietra cioè che ogni vita uccide : ma d' altro canto la stessa Medusa già da Esiodo teog. 278 sgg. è pur detta cara compagna del marino dio Posidóne, il quale a fianco di lei si corca su fiorito prato di primavera, in séguito a che dal tronco di lei, quando Pérseo le tagliò la testa, balzan fuori Cri-sàore e Pègaso, che sono il luminoso guizzo del lampo e 1' alata nube del tuono. Così pure il sangue della Gorgo, secondo Eurip. Ione 1005, in sé racchiude virtù e vivificante e letale, e '1 volto stesse di Medusa nella poesia e nell' arte posteriori viene descritto e ritratto sempre più mite e grazioso, finché da ultimo si discorre d'una Medusa che per l'amore di Posidóne e per la bellezza de' suoi capelli abbia eccitato la gelosia di Atena, la quale però questi capelli abbia tramutati in serpenti e mandato contro di lei Posidóne., ( Continua) ANTONIO COIZ L'Istria, che in questi ultimi tempi vede spegnersi rapidamente- parecchi patriotti, tra cui Carlo Combi, ora lamenta un' altra perdita : quella del professore Antonio Coiz, preside del Ginnasio - Liceo di Bergamo. Antonio ('oiz non nacque in questa terra, ma a lei dedicò parte del suo gran cuore, e ne diede prove diuturne incessanti fino alla morte. Capodistria fu la prima palestra della sua proficua attività, e Capodistria seppe subito quale acquisto ella fece nell' assegnare al Coiz un posto di docente nel patrio Ginnasio, il quale ebbe principio per la sagace, generosa e patriottica liberalità dei capodistriani, e che auche al Coiz, venuto qui nell' autunno del 1851, ebbe a costare non poco di annegazione da guadagnarsi 1' amore e la stima di tutta la cittadinanza. 11 professor Coiz fu uno di que' maestri che all' istruzione accompagnano sempre 1' educazione, e moltissimi de' suoi scolari ricordano oggi le sue lezioni di storia e di geografia, non ridotte a una nuda esposizione di fatti, di nomi e di cifre, ma sorgente viva e feconda di alti insegnamenti. Passato nel Regno d'Italia, coperse in vani luoghi cariche diverse, lasciando ovunque saldi affetti, carissime ricordanze. A parecchi comprovinciali che a lui fecero capo, fu largo di consigli e di ajuti; a molti giovò, dischiudendo il sentiero del lavoro e della onoratezza. Scrisse una monografia sull'Istria geografica (1857) ed una sull'Adriatico in generale (1859), le quali ebbero accoglienza nella Porta Orientale, e furono molto apprezzate e consultate; dettò pure un importante lavoro economico-statistico sul Comune e sul Circondario di Biella lodato dal Baseggio in questo periodico e ricordato dal Gubernatis nel suo Dizionario Biografico. Vissuta così una vita integra, operosa, utilissima; 1' ottimo patriotta, colto da crudele malattia, dovette soccombere il 24 del mese decorso, nell' ancor' fresca età di 64 anni. La sua salma fu accompagnata all' ultima dimora nella sera di Domenica 25 del mese stesso, e fecero parte del mesto corteo il fiore della cittadinanza di Bergamo, molte associazioni, scelte rappresentanze di Cosenza, di Lodi e di altri luoghi, dove l'estinto esercitò la professura ; vi accorsero pure da Milano e da Venezia egregi nostri conterranei, i quali vollero dare l'estremo vale all' amico, al maestro, al patriotta che lasciò imitabile esempio di affetto grande, operoso ed incrollabile pel suo paese. Un ex - scolaro del prof. Coiz, da più anni professore ginnasiale, ci invia da Catanzaro (Calabria) ove-attualmente soggiorna la lettera che segue e in ciù piange la morte dell' ottimo patriotta : Mio carissimo, Oggi giunse anche a me, in questo estremo lembo» d'Italia, l'infausta notizia della perdita del nostro amatissimo Coiz. Se ne rimanessi contristato, pensatelo voialtri tutti clie al pari di me lo aveste maestro carissimoP padre, amico affettuoso. Nel ricordare su pei giornali dell'Istria le virtù-di Lui, che tanto la amò, unite alla voce vostra la mia. A Capodistria lo avemmo insieme maestro, padre, amico affettuoso. Da lui avemmo aperto il cuore al sincero amore per la patria. A Capodistria come altrove fu per noi esempio luminoso di una vita consacrata a tutto ciò che è bello, nobile, generoso. Ed ora nelle regioni eteree continuerà la grande anima di Antonio Coiz, ne abbiamo fede, ad amare l'Istria come quaggiù 1' amò, e coli' anima eletta di Carlo Combi, pregherà pace e tranquillità e prosperità a questa Niobe infelice. — Addio dal tuo aff.° prof. D. V. Catanzaro 27 luglio 1886. Anche 1' Indipendente in un succosissimo cenno deplora la grave perdita dell' indimenticabile nostro professore. Eccolo : Con vivo dolore abbiamo appreso la notizia della morte avvenuta ieri mattina a Bergamo del chiarissimo patriotta friulano, il professore Antonio Coiz, da Faedis. Questa triste notizia addolorerà immensamente moltissimi istriani, dai quali il Coiz era fortemente amato e stimato per le rare doti dell' animo e dell' ingegno elettissimo. Egli, benché assente per lunga serie d'anni dall' Istria, cercava ogni occasione per dimostrare l'intenso affetto che ad essa lo legava, e non v' era istriano che a lui si presentasse senza che ne fosse colmato delle più gentili ed affettuose sue cure, Amico intimo di Carlo Combi e di Paolo Tedeschi, era stato collega di questi due uomini egregi nell'insegnamento al Ginnasio di Capodistria, ove la sua eccezionale coltura e la sua rara bontà seppe creare dei discepoli, che formano ora il vanto della provincia. Il prof. Coiz lascia unanime ed alto compianto di sè, perchè fu uno di quei caratteri granitici, tutti d' un pezzo, che mirano ad alti ideali, affrontando con animo sereno ed impavido tutte le traversie della vita. La memoria venerata di lui sia esempio ed eccitamento alla gioventù nostra. UST" o tizi e Nel giorno 8 luglio decorso ebbe luogo una seduta della direzione della Società politica istriana, in cui tra altri argomenti si trattò sulla rimostranza contro lo storpiamento dei nomi, e fu accolto in massima di presentare un reclamo alla competente autorità. Furono accettati 38 nuovi soci, tra i quali 17 di Trieste. Col 24 luglio p. p. I1 Adriana iniziò le sue corse lungo la costa istriana. Questa data sarà memoranda nei fasti della provincia, perchè con essa si associa un importante avvenimento economico ; quello cioè della fondazione di una società di navigazione a vapore Istria-Trieste. Tra poco la stessa società si arricchirà di due nuovi piroscafi per un valore complessivo di f. 132000. Fu pure stabilita la tariffa per le merci e pei passeggeri, V orario di partenza e le paghe dell' equipaggio. Il ministro del culto e della pubblica istruzione confermò 1' avv. Dr. Giovanni Righetti e il sig. Nicolò Rizzi nella loro funzione di conservatori; il primo della II sezione per Trieste e l'Istria, ad eccezione del territorio di Pola ; il secondo della I e II sezione pel territorio di Pola. A Pirano venne fondato un club di canottieri, battezzato col nome storico di Salvore. Appello della Società politica istriana La Società politica istriana nella seduta presidenziale dei 30 novembre 1885 deliberava di rimettere a tempi migliori la pertrattazione relativa al sodalizio „Pro Patria," applaudendo però all' idea certamente encomiabile dell' istituzione di una Società con programma speciale ed unico della diffusione e difesa della lingua italiana nella provincia d'Istria, e facendo voti che le circostanze della Società politica e un efficace concorso di tutto il partito liberale delle tre provincie sorelle dell' Istria, Trieste e Gorizia possano rendere effettuabile quanto prima la costituzione di un sodalizio ispirato a così nobile scopo. Ora che Trieste, generosa come sempre, diede 1' impulso costituendo un forte proprio gruppo „Pro Patria" il quale potrebbe assumere la delegazione di tutti i gruppi locali dell' Istria presso la Direzione centrale e alle adunanze generali, e tolto il precipuo ostacolo, assicurata essendo la concorrenza del partito liberale della principale consorella. Di conseguenza la Presidenza della Società politica istriana nella seduta dei 18 luglio scorso non esitò deliberare di concedere il suo appoggio morale, ed al caso materiale, alla costituzione dei gruppi locali di questo patriottico sodalizio nell' Istria. Istriani ! L' importanza di questa associazione fu rilevata quotidianamente dai periodici nostri, che diffusamente ne parlarono, e del resto la si spiega da sè : „Uno per tutti e tutti per uno a difesa dell' avita nostra civiltà col favorire e nel maggior modo possibile „diffondere la coltura ed istruzione della lingua italiana „nell' Istria." Concorrete adunque numerosi a formare i gruppi locali in ogni borgata, in ogni villaggio — chè non vi sarà difficile di raccogliore anche nei piccoli circondari almeno trenta soci, tenue essendo 1' annuo canone di soli soldi 25 e non limitata la partecipazione a sesso ed età. Fate vedere a chiunque, particolarmente ai prezzolati stranieri ed ai delusi, che in Istria battono mille e mille cuori, i quali uniti solennemente protestano contro chi vorrebbe privarli della secolare loro civiltà, e si affermano di nazionalità italiana, come mai sempre lo furono. Dalla Presidenza della Società politica istriana Pisino nel Luglio 1886 Cose locali È qui in formazione un gruppo Pro patria e venne già eletto il comitato composto di tre membri. Al termine dell'anno scolastico 1885-86 domandarono di essere ammessi agli esami di maturità dieci studenti ordinari di questo Ginnasio e tutti dieci furono accolti. L'esame in iscritto ebbe luogo i giorni 21, 22, 23, 25, 26, 27, e quelli a voce i giorni 30, 31 luglio coli' esito seguente : Furono dichiarati maturi con distinzione : Amoroso Giacomo da Parenzo Pogatschnig Antonio da Capodistria Semplicemente maturi : Bartoli Pierpaolo da Pirano Corradini Giuseppe da Capodistria Cosulich Giovanni da Lussimpiccolo Deluca Pierpaolo da Capodistria Lius Melchiorre da Albona Marinaz Angelo da Capodistria Priora Salvatore da Trieste Rumer Alberto da Trieste. Offerte in denaro e in natura a beneficio del Civico Ospedale e dell' Asilo infantile. Giuseppe Lampich fior. 2 Benedetto Lonzar v ] Giovanni Pogliato " 5 Caterina Dolnitscher nata Pellegrini a favore dell'Asilo Infantile „ 30 Antonietta e Luigia D'Andri „ 1 Pietro D'Andri \ Un cittadino (da Pola) per l'Ospitale ,15 per l'Asilo „ 10 Can.° Francesco Franza l 5 Dott. A Sandrin — indumenti. Importo delle oblazioni in denaro raccolto fin'oggi per P Ospedale ed Asilo fior. 94. 50 Per il solo Asilo „ 40. — Totale fior. 134. 50 Mutuo soccorso e cooperazione S. E. Grimaldi, ministro del Regno d'Italia, diresse ai presidenti delle Società di mutuo soccorso e delle Associazioni cooperative la seguente circolare, che riportiamo collo scopo di cogliere qualunque occasione per dimostrare il supremo interesse degli studi statistici coi quali fissare cou sicurezza il rapporto fra i contributi sociali e la misura dei sussidi agli ammalati. "Le Società istriane di mutuo soccorso, potranno intanto, con vantaggio, consultare le tavole calcolate dalla direzione generale della statistica del Regno d'Italia, consigliate dal ministro Grimaldi ; in attesa di risultati più completi che in seguito alla provida iniziativa del ministro, potremo fra qualche tempo avere a nostra disposizione. Borna 10 luglio 1886. „Colla circolare del 16 gennaio scorso interessai le amministrazioni di tutte le Società di mutuo coccorso a favorire le notizie occorrenti per una nuova statistica di codesti sodalizi, tanto per la loro situazione finanziaria, quanto per le condizioni della frequenza e durata che colpiscono i soci. «Essendo raccolti gli elementi per la prima parte di questo lavoro, è venuto il momento di ricercare i dati relativi alla seconda, la quale dovrebbe compilarsi col concorso delle Società che contano almeno 100 soci. „Persuaso che la Società da lei presieduta abbia i registri del movimento annuale dei soci e dei sussidi pagati in ordine chiaro e continuato, mi rivolgo alla S. V. colla preghiera di voler contribuire a quest'opera di comune utilità, che consiste nel mettere insieme 1' esperienza di molti sodalizi per il calcolo delle tavole di probalità di malattia e di morte. CAPOÜJSTBU, Tipografia di Carlo Priora. „A riunire sufficiente copia di osservazioni, e ad elaborarle statisticamente, si chiederà forse un anno. Frattanto le nuove Società, che volessero costituirsi, e quelle che volessero rivedere le loro disposizioni statutarie, per ciò che riguarda il rapporto fra i contributi sociali e la misura dei sussidi ai malati, potrebbero consultare le tavole già calcolate dalla Direzione generale della statistica sopra il materiale raccolto dalla Cassa di Risparmio di Milano ; la quale, come è noto, per dodici anni di seguito bandiva concorsi a premi fra le Società di mutuo soccorso che potessero dimostrare di essere governate con savi ordinamenti. „Le tavole, a cui alludo, furono pubblicate nel 1879 in un volume che riproduceva anche le cifre originarie pei gruppi quinquennali di età, degli uomini e delle donne, con tutte le suddivisioni di mestieri indicate nei registri delle singole Società. „I quozienti calcolati su quelle cifre sono un fondamento abbastanza sicuro per determinare i rapporti fra le quote sociali e la misura dei sussidi, purché si considerino le categorie di professioni più comuni senza discendere alle minute suddivisioni, le quali erano allora rappresentate da cifre troppo esigue. „Ilo fatto perciò riassumere in un breve fascicolo a stampa, che unisco alla presente, le tavole di frequenza e durata delle malattie per quei pruppi di età e di-professioni, che, annoverando molti soci, possono dare fondamento di sufficiente probalità ai quozienti che ne sono dedotti, in attesa che vengano allestite le nuove tavole sopra elementi di fatto anche più copiosi. „II Governo non può dare un compenso alle Società per il lavoro di spoglio che si richiede sui loro registri. Si tratta di una spesa che ripartita fra tutte le Società, non potrebbe riuscire eccessiva, mentre sarebbe ingente quando si volesse addossarla al Governo per tutte le Società prese insieme. Tuttavia qualche incoraggiamento esso potrà dare, sotto forma di premi alle Società che provino di avere in perfetto ordine la propria contabilità. Pongo perciò a concorso cinquanta premi, per la somma complessiva di L. 10000, da distribuirsi così : 2 premi da 500 lire ; 4 da 400, 8 da 300, 14 da 200 e 22 da 100 lire. „Prego la S. V. 111.ma di dirmi se intende di fornire le notizie richieste, e nel caso affermativo, le manderò un sufficiente numero di copie della scheda conforme all' unito esemplare. „Gradirò un riscontro sollecito. vll ministro: B. Grimaldi." PUBBLICAZIONI Inno al lavoro della sig.a Martinuzzi (Quirina) nella „Scolta, a. II, N. 35, 21 giugno 1886. Questione filologica a proposito dell' opuscolo sul-VAntico dialetto di Veglia del romanologo prof'. A. Ive, nell'„Istria", a. V, N. 236, 1886. L'Istria, opuscolo di T. Luciani ristampato per nozze dall'autore, con lettera dedicatoria del maggio 1886. Pietro Madonizza — Anteo Gravisi edit. e redat. responsabili