Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 Associazione anticipata pel J, II e III trimestre 1875: fior. 2 e s. 40 ; fuori idem. Un trimestre in proporzione. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia I CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è P amministratore I L'integrità di un giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 25 Luglio 1804 — Xasce Carlo Bon-Compagni — (V. Illustrazione). IGIEJfF- (iCont. Vedi N. 13, li, 15, 10, 17, 18 e 19) Gli erbaggi pelle zuppe, o si devono tagliare in modo che chi ne mangia sia costretto a masticarli, o, come si fa negli alberghi della Germania, si devono ridurre ad una pasta molle, in maniera che non entrino in pezzetti nello stomaco. 11 pesce grasso riesce indigesto se non lo accompagnate con qualche acido, aceto, succo di limon o d' agresta. S' è magro servitelo piuttosto alesso che arrosto, e se lo volete proprio arrostire ungetelo ben bene coli' olio durante la cottura, acciocché il fuoco non vi consumi il poco succo che ha e non ne renda insipida e dura la carne. Passando ai condimenti, si dividono in esotici e nostrani od indigeni. Gli esotici, detti volgarmente spezie, sono aromatici e crescono solamente nei climi caldissimi. Tali sarebbero il cinnamomo (eanella), i chiodi di garofano, la noce moscada ed il pepe. Tutte queste sostanze sono stimolanti assai e producono nello stomaco un' irritazione che si propaga a tutto l'organismo. Usatene perciò con molta parsimonia specialmente poi durante la fredda stagione, nella quale riescono più nocive. D'estate, e in particolare quando i calori sono grandi ed insistenti potrete usare i condimenti esotici con meno riguardo. Lo zuccaro s'annoverava fra i condimenti esotici, perchè cavato dalla canna da zuccaro, ora se ne estrae grande quantità dalle barbabietole. Lo zuccaro è molto nutritivo e la proprietà che possiede di comunicare agli alimenti, ai quali viene associata la propria fer-mentiscibilità e solubilità, lo rendono utile per facilitare la digestione. L'opinione del volgo che lo zuccaro riscaldi non ha nessun fondamento : così pure è falso, che i poveri vecchi amino lo zuccaro, perchè tornando bambini, APPENDICE. DOLLY GEERTS eacconto di Xavier E y m a Traduzione dal francese di LUIGIA G. P. Iu una sera d'inverno, William Benton, giovane dei più ricchi di New-York, usciva da uno di quegli splendidi caffè situati lungo il Broad-way. — Benché facesse molto freddo e la neve cominciasse a cadere, William, per buona sorte, s'era deciso questa volta di guadagnare a piedi la porta di casa. Egli sentiva il bisogno di dissipare all'aria aperta i vapori del vino dopo allegra cena, aumentati dall'agitazione d'una grossa perdita al giuoco. Diciamolo pure eh' egli in quella sera avea presentimento come di rimorso. Già dissi che l'idea di William d'andarsene così a piedi fu eccellente. Effettivamente, l'abitudine della gente ricca di condursi sempre in carrozza, è causa eh' essi ignorino molte miserie, lo spettacolo delle quali fugge al loro diventano golosi. Essi lo amano perchè la natura stessa li porta a cercare un condimento nutriente e leggero. Ai fanciulli riesce nocivo in quanto che favorisce la generazione dei vermi. L' aceto e l'agresto eccitano l'azione dello stomaco, accrescono l'appetito ed ajutano la digestione, usati però con eccesso indeboliscono le forze digestive e possono diventare nocivi assai. Si guardino specialmente le persone deboli e cachettiche d'usare troppo di questi condimenti. Il limone agisce sull' economia animale come l'aceto e l'agresto, solo che il suo abuso è meno pericoloso, e l'acido del limone è più aromatico e più rinfrescante. Il finocchio, seme che s'usa come condimento, contiene molto olio volatile: esso ajuta la digestione e dissipa le ventosità. Riguardo ai condimenti del regno animale tenetevi al giusto mezzo. Le grascie, specialmente di suino, riescono pesanti, meno di queste è pesante il butirro, se di buona qualità; in ogni modo però lo stomaco non ama i cibi troppo grassi e non li scioglie col suo sugo gastrico lasciandone la cura al fiele ed al sugo pancreatico. Delle bevande. Dopo aver parlato dei cibi, ragion vuole che vi dica qualche cosa delle bevande. La regina di tutte le bevande è l'acqua; essa disseta e rinfresca. Ajuta la digestione, somministra un veicolo necessario agli umori, discioglie le materie escrementarie e ne agevola 1' uscita. I bevitori d' acqua mangiano ordinariamente molto e di buon appetito, digeriscono bene e vanno esenti da molte infermità alle quali altri vanno soggetti. L'acqua però, comunque salutare, può diventare nociva e lo diventa, a) Quando il corpo è riscaldato e sudante, imperciocché de- sguardo, non avendo questo nemmeno il tempo di slanciarsi sul selciato delle vie; mentre il rumore delle ruote soffoca alle orecchie i singulti di frequente pianto e le grida della disperazione. William Benton non aveva mai pensato a ciò. Figlio d'uno dei più opulenti negozianti di New-York, era cresciuto nelle abitudini del lusso e dei piaceri ; ed avendo sempre la carrozza pronta ad ogni porta ov' egli si fermasse, saliva comodamente, non curandosi di più serie occupazioni. Ma William, per quanto estraneo fosse o sembrasse d'esserlo alle innumerevoli miserie che ingombravano le vie di New-York, poteva-si annoverarlo fra quei ricchi benefici (il cui numero, per buona sorte, è grande in tutti i paesi del mondo), i quali stimano come primo privilegio della fortuna, quello di sollevare i poveri. Questi sentimenti erangli ispirati dalla sua famiglia, ove la beneficenza era all' ordine del giorno. Egli era, a tutto rigore del termine, un eccellente giovane anche in mezzo alla sua stessa vita da buontempone; generoso, sensibile, pieno di nobili ispirazioni e di slanci simpatici. Chi lo conosceva, lo amava; e a diciannove anni, età questa in cui lo introduciamo sulla scena di questo racconto, egli si aveva terminando un rapido volgimento delle forze verso l'interno, impedisce il riassorbimento dei fluidi perspirabili e può produrre coliche, malattie di ventre ed altri malori ; b) quando ne bevete in quantità o appena finito il pasto, o non molto dopo, perchè il liquido introdotto nello stomaco dilava la superficie della massa ed impedisce l'azione dei succhi gastrici; c) quando ne bevete un'eccessiva quantità, per quella legge generalo che ogni eccesso cagiona uno squilibrio, ed ogni squilibrio è dannoso. Durante il pasto bevete un po'd'acqua. Chi mangia senza bere non può digerire a dovere perchè non bastando il moto vermicolare. dello stomaco a rimescolare la pasta alimentare, essa non viene imbevuta intieramente dai sughi gastrici, e cagiona quindi imbarazzo agli organi digerenti. Da qui spesso la poca nutrizione ad onta del cibo sufficiente ed i dolori sia allo stomaco eia agl'intestini. E il vino? mi direte voi. Del vino vi parlerò un'altra volta; se volete però mescolare all' acqua un pochetto di vino fatelo pure, giacché ne avete l'abitudine, badate però che il vino non diventi il principale e l'acqua un accessorio e ricordatevi che il vino, o coli' acqua o senz' acqua è sempre vino. (Cont.) G. F.—A. Alcuni brevi cenni storici sul giornalismo (Continuazione V. il N. 18) Marco Mounier nel suo eccellente libro Pompei e Pompejani (Milano, Treves, 1873) riporta il seguente diurnum, che racconta un fatto commoventissimo : " Quando Tito Sabino (28 d. C.) fu condannato co' suoi schiavi, perchè era stato amico di Germanico, non si potè allontanare dalla prigione il cane di uno di essi, che accompagnò il corpo del suo padrone alle gemonie (le gemoniae erano una latta di pozzi profondi e scoscesi nei quali venivano procurato più amici di tanti altri che non giungono a possederne durante una lunga esistenza. Le vie di New-York erano deserte nell' ora in cui William le attraversava, bene im-baccucato nel suo mantello e colle braccia accuratamente involte nelle pieghe del suo ampio vestito. Giunto nella vicinanza della Banca di New-Yorli, nel quartiere di Wall-street ove qual formidabile marea giornalmente fluisce dalla mattina alla sera e rifluisce il danaro, ed ove si trattano a migliaia ogni sorta d'affari; arrivato, come dissi, nella vicinanza della Banca, William intese giungere al suo orecchio il grido di: "Formentone caldo!,, il quale usciva da un petto infantile. In quel grido c'era qualche cosa di lugubre e di straziante; le labbra che l'articolavano sembravano capaci appena di mormorarlo. Si avrebbe detto che il freddo le aveva agghiacciate, che la fame le aveva contratte. Quantunque abituato ad ascoltare questo grido ogni sera, e spesso a notte avanzata in tutte le vie di New-York, dove vi era affluenza di passeggiatori, William fu talmente colpito dall'angoscia, dalla disperazione, dallo spossamento di quella voce che faceva appello alla slanciati a sicura morte i malfattori, e dopo, a putrefazione incipiente, si trascinavano con un uncino i loro corpi nel Tevere) urlando lamentevolmente in presenza di una folla di popolo. E quando il cadavere venne precipitato nel Tevere, il cane vi si slanciò anch'esso, tentando di sostenerlo sull'acqua. Da ogni parte partivano grida di ammirazione per la fedeltà di quell'animale „. Lo stesso autore traduce un aneddoto riferito da Dione (Dione Cassio, senatore romano, n. circa 155 d. C. scrisse in greco la storia di Eoma dai primi tempi fino al 229 d. C.), che non ommettiamo perchè da esso risulta come sotto l'impero la libertà dei diurna fosse assai limitata. " È noto, dice Dione Cassio, che un architetto restituì la sua antica posizione ad un gran portico di Roma che minacciava di crollare. Dopo averne rese più solide le fondamenta onde nou avessero a smuoversi, egli rivestì i muri di lana e di materassi, attaccò delle corde a tutto l'edifizio, e a forza di braccia e di argani pervenne a rimetterlo nella sua antica posizione. Ma Tiberio per invidia, non permise che il nome di quell' architetto fosse citato nei giornali. „ Ai tempi infelici dell'impero, quando il capriccio del Cesare era legge insindacabile, crebbe la diffusione dei diurna perchè le poste tennero organate con certa ampiezza e regolarità, ma per essi s'iniziò un'era di obbrobrio, divennero strumenti di cortigianeria e col mutare dell'imperatore mutavano ritmo. Livia (la bella e sagace moglie di Augusto), narra Dione Cassio, faceva registrare nei diurna i ricevimenti a corte per blandire la boria patrizia. Sotto la repubblica essi fiorivano: i proconsoli durante, l'amministrazione delle province tenevano a Roma dei corrispondenti incaricati di spedire loro un estratto dei diurna; e ai privati fornivano occasione di ricrearsi, specialmente ai villeggianti. I diurna, almeno per quanto ne sanno finora, non avevano redattori stabili, non venivano distribuiti regolarmente; non v'era ufficio di redazione. Essi continuarono, sebbene interrottamente, fino gli ultimi imperatori. E qui finiscono quei pochi cenni storici che abbiamo potuto spigolare intorno ai tempi romani. Ora peraltro ci sembra opportuno il rispondere ad alcune domande che parecchi lettori si avranno fatte, durante la lettura di questi cenni, intorno al modo di scrivere dei Romani. Essi avevano due qualità di carta, una fina e l'altra ordinaria: la prima si componeva mediante striscio di midolla d'albero papiro — cyperus papyrus di Linueo (m. 1778), che vegeta sulle sponde del Nilo e che gli Egiziani chiamavano berd, — compresse e immedesimate collo strettoio ; la seconda era la corteccia dello stesso albero, liber, che Virgilio (70-19 a. C.) a- carità, ch'egli si diresse premurosamente verso il punto d'onde partiva quel grido. Vide seduta, o piuttosto rannicchiata, sull'ultimo gradino della Banca una povera fanciulla di circa dodici anni. Un lacero sciallo di lana grigia non giungeva ad avviluppare per intero la sua persona, malgrado la positura presa dalla fanciulla, che se volea coprire la testa, i piedi e le gambe nude le rimanevano esposti sino al ginocchio al vento glaciale della notte, mentre raccogliendo quel cencio sulle membra inferiori, restava alla misera indifesa la testa, in modo che i capelli imbrattati da immondizia, e scendenti in larghe treccie nere sulle sue scarne spalle, illividite dal freddo, imbiancavano sotto la neve. Non era forse un'ironia della sorte quella di spingere la cenciosa creatura sullo scaglione del tempio della Ricchezza come rifugio e riposo? La piccola sventurata s'era svegliata macchinalmente al rumore dei passi di William, ond'è ch'ella esclamò, per quell'istinto dell'abitudine: " Formentone caldo !„ Quando William le fu dappresso, la misera non avendo nemmeno la forza di stendere le sue piccole membra intirizzite, ella riprese in tuono lamentevole e tirando sulla testa lo sciallo : — Signore, comperatemi del formentone : doperà appunto in senso di scorza e Cicerone (106-43 a. C.) in quello di registro. Sul liber scrivevano con uno stilo, e sul papiro con un sottile pennello. L'inchiostro era fuliggine di legno resinoso, di solito pino, mescolato colla fuligine del camino, e stemperato con una data quantità di gomma. Questo antichissimo inchiostro (atramentum) ha qualche analogia coi moderni, e specialmente col tipografico. Adoperavano ancora un'altra materia adusta con cui pingevano, che si chiamava en-caustum. Nel ricordare queste due parole ci viene il destro di citare una interessante analogia di radice che troviamo tra varie lingue viventi : dall'encaustum abbiamo l'italiano inchiostro, il francese encre, il polacco inkoust, l'inglese ink, l'olandese inht, mentre il boemo ha atrament. Oltre di ciò avevano le tabellae ceratae ossia pugilares perchè le portavano in mano, dell' altezza circa di 80 millimetri e larghe più di 100; talora doppie (dittici) e anche triplici (trittici)-, spalmate di cera, col contorno rilevato acciocché toccandosi non venissero cassate le parole, e unite con filo di lana che passava per due buchi : erano i taccuini dei Romani; vi scrivevano con un stilo da una parte aguzzo, e dall'altra piatto per cassare. Ai tre del corr. mese negli scavi a Pompei si rinvennero 300 di queste tavolette (trittici) che si sperano getteranno molta luce sui costumi domestici dei nostri proavi. (Continua) Lo studio bacologico a Capodistria Un brevissimo cenno fatto nel N. 19 di questo periodico, nell'articolo 11 Mercato dei bozzoli, sul nostro distinto bacologo Giaunan-drea dei Marchesi Gravisi, ci stimola a portare a cognizione, di chi noi sapesse, quale fosse e sia la sua operosità, quale il suo studio, onde venga considerato come veramente merita, e si conosca il posto che gli si compete nel campo dell'industria bacologica. Ci limiteremo a sommi capi, a semplici indicazioni, senza entrare nella parte scientifica, compito questo d'altro foglio e d'altra penna, avvertendo però che quanto si verrà esponendo è attinto a fonte sicura, per cui e dato e cifre corrispondono esattamente al vero. Pino dall'anno cinquantasette, essendo occupato nella ricerca del mezzo a preservare i bachi dalle infezioni epizootiche, che ingrossando minacciavano la rovina dell'industria, immaginava la così detta selezione, operazione ormai accettata da tutti come la sola àncora di salvezza; inventava cioè, un apparecchio, pel quale, disposte le copie delle farfalle, separate le une dalle altre, le uova che per la loro scarsità o pel colore davano sospetto di malattie si mettevano da parte can- è caldo. La vendita del formentone cotto è un' industria notturna che esercitano le povere fanciulle e gli zingani della città imperiale a New-York. Ciò non è che una maniera mascherata di chiedere l'elemosina: i gridatori di formentone caldo sono come quei piccoli mercanti di mazzolini di fiori o di zolfanelli, che corrono la sera i nostri bastioni parigini, contentandosi d'accettare l'elemosina, conservando la loro mercanzia, che nessuno acquista, pel giorno seguente. William esaminò con attenzione la piccola mercantessa di granoturco, la quale fissò su di lui due grandi occhi cilestri, accerchiati di nero, dagli sguardi istupiditi e nello stesso tempo compassionevoli. — Comperatene, signore, diss'ella un' altra volta a William, ve ne supplico. Diogene, il cinico, ha calunniato il cuore umano, il giorno in cui, sorpreso mendicando avanti ad una statua rispose: "Ch'egli si avvezzava al rifiuto. „ William Benton frugò nel suo taschino, ne cavò fuori una moneta d'oro, che stese alla povera fanciulla. Questa si alzò muta dalla sorpresa, ed esaminandola disse: — Io non avrò, signore, altra moneta sando il pericolo di lasciarle confuse col rimanente; invenzione questa che, comunicata all'illustre marchese Cosimo Ridolfi, presidente dell' Accademia dei georgofili di Firenze e grande autorità iu argomento, ebbe ad essere da questo dichiarata nell' adunanza 20 gennaio 1858 commendevole ritrovato e meritò all'inventore particolare lettera assai lusinghiera. I segni fisici esterni delle farfalle e delle uova non bastavano però a guarentire 1' allevatore dalla infezione gentilizia del nascituro bacherozzolo ; occorreva rilevare la presenza o l'assenza dei fatali corpuscoli: a tale scopo il Gravisi si mise nel 1869, primo, per quanto consta, nella provincia, alle osservazioni microscopiche, cogliendo già nella successiva campagna del 1870 il primo frutto delle sue fatiche. Da quell'epoca, instancabile nella sua applicazione, coscienzioso fino allo scrupolo, badando esclusivamente al buon successo dei suoi prediletti studii si ritirò nella sua villa di Prade, e là, tenendo piccole partite, solo modo a poter bene osservare, tentando e ritentando con pazienza assidua, più unica che rara, devenne gradatamente a confezionare semente che offre la massima garanzia di immunità da pebrina. A tal fine egli usa un metodo tutto suo mediante graticci, ai quali su filo di ferro sono connessi dei quadratini di garza, disgiunti gli uni dagli altri, dove, quasi a talamo, pone le singole coppie. Questo metodo, di confronto a quello dei conetti (Cantoni) o dei borsellini (Haberlandt), ha il vantaggio di lasciare più libere le coppie, evitare le solite lordure delle farfalle, rendere più pronta l'ispezione dello stato di tutte e quindi possibile a colpo d'occhio lo scarto delle sospette. D'ora in poi avrà nel figlio Giuseppe, allievo della scuola bacologica di Gorizia, un valido collaboratore, che ricco di teorie e suffragato dai consigli del padre non potrà non corrispondere alle aspettative della società a-graria, che lo delegava a quel corso d'istruzione. A dare una prova dell'eccellenza della semente confezionata dal nostro Gravisi col-l'indicato sistema nell'anno decorso, basta il fatto che tutta diede nella prossima decorsa stagione abbondantissima reudita, come potrebbero attestare, tra altri, i signori fratelli baroni Lazzarini di Albona, Giacomo de Fachi-netti di Visinada. Dr. Linder di Pirano, Giorgio del fu Bortolo de Baseggio, e Nicolò Bar-tolommei da Capodistria. Nove oncie di peso sottile veneto (225 grammi) tenute in famiglia Gravisi a S. Tomà, diedero oltre 800 libbre di Vienna di bozzoli, e circa 3^4 d'oncia (20 grammi), frutto di 61 farfalle, che furono curate dal distinto bacologo nella sua piccola bigattiera di Prade, diedero 90 libbre viennesi per restituirvi il soprappiù. Questa sera non ho venduto nemmento cento grani. — Ed a quanto ammonta il valore del formentone eh' è nella vostra caldaja? — A quindici cent s rispose la fanciulla. — Allora io non vi sono debitore. Il prezzo è bene pagato. Ed afferrando la piccola caldaja, William versò nel vicino ruscello il preteso formentone caldo, il quale era completamente freddo. — Che cosa fate, signore ? esclamò la fanciulla tutta in lagrime. — Io vorrei impedirvi di continuare co-sifatto mestiere. — Ma di che cosa vivrei io allora? per potermi cibare alla mattina di poche patate, io sono costretta di portare a casa ogni sera dodici cents . .. altrimenti .. . — Altrimenti ? — Dapprima io sono percossa, e quindi mi si lascia senza colazione, come appunto mi accadde questa mattina. Ed io certamente non avrei mangiato nulla durante il giorno, se nou mi soccorreva la pietà d' un bravo operajo, il quale, vedendomi raccogliere un pezzo di pomo, ch'egli avea gettato nel Washington-square, nette d'ogni tara ! E non è tutto, chè la qualità senza eccezione del bozzolo ottenne a questo mercato il massimo prezzo dell'anno. La quale circostanza ci richiama a dargli altro tributo di elogio, per aver egli potentemente contribuito a che le nostre antiche eccellenti razze di bachi non andassero estinte. Valgano questi brevi cenni a trarre dalla troppo modesta riservatezza un uomo veramente benemerito, e ad additare agli allevatori di bachi un produttore di semente altrettanto intelligente e solerte che coscienzioso. _ C. B. Cenno bibliografico Tre l'ercursori di Ugo Sogliani. — Trieste, editori Levi e C. 1875. Pagine 115 in 8.° piccolo. La pubblicazione è dedicata ai busti dei tre poeti Dall'Ongaro, Gazzoletti e Somma, che si trovano a Trieste nel gabinetto della Minerva. Tessendo la loro vita insieme a quella di altri, li presenta tutti sotto l'aspetto indicato col titolo, e vi fa precedere uno sguardo retrospettivo sui precursori del risorgimento nazionale nella penisola durante la preparazione, cioè dal 30 al 48, tratteggiato con metodo filosofico sintetico, per cui lo sguardo riesce molto interessante, desta compiacenze, suggerisce lieti pronostici; e con somm^ piacere abbiamo veduto uniti in un fascio i nomi di Besenghi, di Ca-meroni, di Capparozzo, di Francesco Combi, di Giovanni De Castro, di Dall'Ongaro, di Facili-netti, di Fanti, di Gazzoletti, di Kandler, di Kohen, di Luciani di Luzzatto, di Antonio Mado-nizza, di Quirini - Stampalia, di Revere, di Ta-gliapietra, di Solitro, di Valussi, di Zorutti. Dire che questo libretto è riuscito senza mende, sarebbe una bugia adulatoria: ce n'ha, ina sono nei che per nulla ne deteriorano il pregio. Infatti se 1' autore avesse in altro modo cominciato e finito la dedica; se avesse om-messo certi aneddoti , che non accrescono uè riverenza nè affetto pei biografati ; se non avesse dimenticato (giacche per sua iniziativa si apre qui un' era di retribuzione) il D.r Antonio Lo-renzutti di Trieste, profondo medico, cittadino esemplare, patriottae scrittore che, senza chiassi, e per quanto lo comportavano i tempi, contribuì a mantenere accesa la facella zelando l'incremento della Minerva ; se non avesse dimenticato Canciani, ed altri ancora non indegni di ricordo, dovendosi proporzionare il merito patriottico non solo in ragione del buon successo o della rumorosa fama, ma ben auco dei generosi conati, tenendo conto delle molteplici circostanze locali che concorsero a contrariare lo svolgimento; se avesse attinto me ne diedi un intero ed un cent, col quale mi comperai del pane. — Mio Dio! esclamò William, ed io che perdetti al giuoco, or ora, mille dollari e che ne vidi perdere questa sera da parecchi dei miei camerata più di venti mila! E chi prende cura della vostra giovinezza e del vostro tempo ? — Mia cugina Hartman. — Con quale diritto vostra cugina Hartman dispone ella così della vostra vita? Ma io vi lascio esposta al freddo ; venite mia povera fanciulla, venite al riparo del mio mantello, e strada facendo per arrivare sino a casa vostra mi racconterete la vostra storia. Dimorate lontana da qui? — Ai Cinque-Punti, signore. II I Cinque-Punti formano, ad una delle estremità di New-York, un quartiere tutto particolare, grande ammasso di catapecchie, ove brulicano le miserie ed i vizii della grande città. La piccola venditrice di granoturco si ricoverò sotto il mantello di William stringendo nella cavità della sua mano diritta il prezzo tanto generoso di quel suo formentone. Le sue povere membra intirizzite s'invigorivano grado grado sotto il calore delle vesti, notizie e nomi nelle varie strene istriane, gl'ingegnosi mezzi d' allora ; se infine, avesse compilato un indice, noi per conto nostro di nulla lo avremmo accagionato, e meno che meno dello stile, come fece il Fanfulla dell' 11 corr .Secondo il critico di quel giornale lo scrivere del Sogliani è " leccato „ ; questo è un abbaglio : ce ne appelliamo a tutti quelli che l'hanno letto. Ma le osservazioni da noi fatte, purché non sieno frutto di critica troppo rigida, trovano facile obblìo nei molti pregi del lavoro e di chi lo fece. L'autore, giovane poeta triestino, quanto modesto altrettanto simpatico, già noto anche nel campo economico, con questa nuova pubblicazione fece ancora più palese la versatilità del suo ingegno: accoppiato a studio profondo, e sfrondato di certe bizzarie, esso avrà un avvenire di splendore. Questo libretto, le di cui pagine volgono a mestizia umidendovi spesso il ciglio, è destiiiato a rimanere per sempre nella vostra memoria; ad essere di eccitamento per quei giovani, che, orinando costumanze di epoche infelici, passano la loro vita bamboleggiando o gozzovigliando; ad avvalorare la fratellanza di quelli che vivono tra l'Isonzo e il Quarnero. Finita la lettura del libretto, vi sorgerà certo, o lettori, il desiderio di stringere la mano al giovane Sogliani. Illustrazione dell' anniversario Sortì i natali Carlo Bon-Compagni, a Torino da Lodovico, m-Agistrato ragguardevole, e da Sara Pa-storis di Saluggia. Questo uomo, oltre ad avere coperte alte cariche, ed avere diretto il primo censimento che sia stato fatto nello stato sardo, ha bene meritato della patria quale indefesso sviluppatore dell' educazione popolare. Scosso dall'esempio di Ferranti Aporti, egli dopo avere lottato contro pregiudizii e contro molte contrarietà, sostenuto dal conte Luigi Franchi e dal conte Cavour, riuscì nel suo nobile intento, aperse nel 36 in Piemonte varii Asili d'Infanzia, conscio del grande utile che ne doveva provenire alla patria educando ed istruendo i figli del povero nella loro tenera età. Anche colla penna militò in favore dell' utilissima i-stituzione: scrisse un aureo volume intitolato Le scuole infantili, e poco dopo l'altro non meno pregevole Saggio di lezione per l'infanzia. Per il suo maturo ingegno, per la sua soda dottrina venne aggregato alla facoltà torinese di filosofia e lettere. Collaborò nel-1' Annotatore Piemontese, diretto dell' abate Ponza, con articoli di critica dimostrando forza d'ingegno, e negli Annali di Giurisprudenza con dettati sul diritto e sulla legge morale ; scrisse ancora libri di storia, opuscoli e dissertazioni sopra varii argomenti di diritto amministrativo e costituzionale. Fece parte nel 48 del primo ministero costituzionale, tenendo la pubblica istruzione ; dopo il rovescio venne spedito insieme con Dabormida a Milano per trattare la pace, e fu negoziatore sagace ed energico molto. Dal 53 al 57 fu presidente della Camera, poi ministro plenipotenziario a Firenze, e in seguito commissario regio, nella quale condizione s'adoperò a tutt' uomo per rimuovere gli ostacoli all'annessione. Dopo il plebiscito se ne tornò a Torino, e fino al 62, con saggia parola e con quantunque i suoi piedi stessero inzuppati nella neve sino alla caviglia. -- Come vi chiamano? le domandò William. — Dolly Geerst. Mio padre e mia madre ancor giovani vennero qui dall'Allemagna per cercare un po' di fortuna, ma tutto fu inutile. Io sono nata in questo paese, ed anziché rallegrare colla mia nascita i genitori, fui un nuovo carico alla loro miseria. Essi morirono di crepacuore, mia madre tenne dietro quasi subito a mio padre; ed io caddi nelle mani di mia cugina Hartman, la quale, essendo stata amica di mia madre, le promise al letto di morte d'invigilarmi e di mettermi alla portata di guadagnare onoratamente mercè il lavoro, onde campare la vita. Però la mia povera cugina aveva fatto questa promessa indipendentemente dal marito, uomo brutale, che la guastò. Mia 'cugina adesso è ridotta a raccogliere i cenci per le vie, ed a-bita, come v'ho detto, nel quartiere dei Cinque-Punti. Buona ed affettuosa com'era, è divenuta ora cattiva ed inasprita dalla sventura. Io le chiesi invano più volte di lasciarmi imparare il lavoro ; ella me lo vieta sempre, dicendomi eh' io ci guadagnerei maggiormente alla sera per le vie colla vendita del grano cotto; ed è così ch'ella pretende che io le dotti scritti battagliò in parlamento. Da queir epoca egli si ritrasse, per motivi che ignoriamo, tra le pareti domestiche a vita tranquilla ma certo non inoperosa. Avendo parlato degli Asili d' infanzia ci piace riportare le seguenti righe scritte da Tommaseo (Della Carità educatrice. Venezia, tip. Tondelli 1841). „ F già delle scuole infantili il numero viene cre-„ scendo. Udine, Feltre, Treviso, Verona ha le sue. In „ Capodistria il signor Madonizza ( avu. Antonio de „ Madonizza, 1806-70), uomo di colto ingegno, crede „ ornamento della lode letteraria il conversare coi fi-„ gliuolini del povero, e ha già del suo zelo i frutti. „ Il quale, visitate le scuole di Cremona, di Milano, di Bergamo; dimostratene a chi l'ignorava le „ utilità; raccolto (cosa non facile nel comincianwnto d' „ impresa mal nota) il necessario danaro, ajutante a ciò „ lo zelo del conte del Tacco e la beneficenza del conte „ Grisoni, diede ricetto a quarantatre bambini, e sono „ adesso sessanta. I vestitini, tagliati per carità da una „ giovane sarta, furono per carità dalle signore di Ca-„ podistria cuciti : e simile la biancheria. Quattro dei „ nove della Commissione, una settimana ciascuno, assistono alla scuola ed ai giuochi, pesano e distribui-„ s^ono il cibo: con che si provvede e alla buona am-„ ministrazione e all'esercizio dell' atfetto. Fu celebra-„ ta nell'apertura una messa solenne alla quale con-„ corse il popolo in folla, e le autorità, ed i notabili. „ Il frutto cresc . I figliuoli del signor Madonizza son „ vispi ma docili, sentono retto, intendono. L'ammae-„ stramento suo va diritto al cuore per via di narra-„ zioncine adattate e di osservazioncelle opportune. Il vit-„ to di ciascuno costa da dieci centesimi agli undici. „ Allotteranno tra poco i doni offerti a ciò dai signori „ e signore di Capodistria e di Trieste con nobile gara. „ Il quale esempio gioverebbe in tutti luoghi imitare., E noi ci auguriamo che Capodistria, fra le prime città della penisola nel fondare 1'Asilo d'infanza, non sia tra le ultime a giovarsi della benefica innovazione ; vogliamo dire a mutare l'Asilo nel Giardino in cui coli' istruzione procede di pari passo la tanto necessaria educazione, innamorando i bambino povero del buono e del bello, in guisa da fargli riuscire bramato diletto la scuola, e castigo il non andarvi. (V. notizie intorno al nostro Asilo d'infanzia nella Porta Orientale, anno lì, 1858, scritte dallo stesso avvocato Madonizza). Consiglio della Città. — Seduta del 17 luglio : — Presidente l'illustrissimo sig. Podestà Giuseppe Pellegrini. Commissario imperiale: l'inclito Capitano Ant. nob. Da Mosto. (Estratto). Si approvò la vendita, per mezzo di pubblica asta, del fondo comunale che giace quasi di fronte alla concia Cobol, dell'area di 179 tese quadrate, colle modalità o colle condizioni che uno speciale avviso pubblico renderà note. —È accolto nel nesso (l'indigenato (supplica 7 gennajo n. 39) il sig. tenente Waldimiro Winter di Darmstadt (Assia granducale), subordinatamente al conseguimento della cittadinanza austro - ungarica. — La lodevole Direzione del civico Spedale, col rapporto di data 27 maggio, segnalava l'urgenza di un radicale ristauro di quel depositario dei morti, annunziando che l'i. r. Direzione della Carcere entrava in convenienza di concorrere con due terzi della spesa, tale essendo la proporzione dei carcerati morti : l'in- porti giornalmente dodici cents, altrimenti mi bastona e non mi dà da mangiare.. . . Ah! se la mia povera mamma vivesse! esclamò singhiozzando la piccola Dolly, io non sarei così infelice e fors'anco sarei capace di lavorare ! — Avete dunque molto desiderio di lavorare ? — Oh, si, signore, certamente! Io credo che la gente laboriosa sia molto felice; guadagnano talvolta molto denaro, nel mentre io... Oh ! si, signore, ch'io ne sarei ben felice di imparare a lavorare, ma. .. — Se voi siete proprio risoluta, Dolly, io vi procurerò questa felicità. — Davvero ! esclamò la povera fanciulla, arrestando ad un tratto il passo ed alzando verso William i suoi grandi occhi, ove brillarono sguardi di riconoscenza e di gioia. Ma, ripres' ella colla tristezza che accompagna sempre i sogni che svaniscono, mia cugina non vi acconsentirà. — Ella vi acconsentirà, affermò William; me ne incarico io, siate tranquilla. Ma voi farete tutto quello ch'io vi dirò, n'è vero? Ascolterete tutti i miei consigli, tutti ? — Tutti i vostri ordini, interruppe ingenuamente Dolly. elito Consiglio deliberò che la cassa dell' Ospedale possa pagare il terzo della spesa calcolata, cioè fio. 225.43. ■— In conformità alla legge provinciale 19 dicembre 1874, la quale introduce varie tasse a sussidio dei Comuni, si adottarono le seguenti, tenuto conto di quelle che già esistono, e di alcune peculiari circostanze, 1.° per l'accettazione nel nesso comunale e pel conferimento d'indigenato per sudditi austro-ungarici fior. 30, per sudditi esteri fior. 50; 2.° per ogni licenza di ballo fior. 5; 3.° per pubbliche esposizioni fior. 5 al giorno; 4.° per tenere aperti i caffè, le osterie ecc. oltre l'ora prescritta, fior. 1 al giorno, fior. 15 al mese; 5.° per i pubblici spettacoli fior. 1 al giorno. La tombola di beneficenza venne finalmente giuocata domenica 11 corr.; e se la protrazione fu di noia per gl'impazienti giocatori, recò peraltro vantaggio all'Asilo d'Infanzia ed al civico Ospedale, che vennero ad introitare una somma maggiore della consueta. Fuvvi concorso da Trieste, da Isola e da Pirano. Si vendettero 3938 cartelle a 20 s. l'ima, quindi il provento netto complessivo diviso fra i due pii istituti, fu di fior. 422.62. I primi a cassare i numeri per la quaderna (fior. 20) furono i tre giornalieri Domenico Da Ponte, Pietro Minca e Domenico Rivol ; e il primo di essi gridò anche cinquina (fio. 30); la prima tombola (fior. 100), beò Annetta Pizzamei, coIona; giubilante ascese la scala la serva Maria Pac;alat per intascare la seconda (fio. 50) : sicché questa volta la fortuna fu saggia dispensiera di quattrini. Bene la banda cittadina. Società Operaia di mutuo soccorso. — Colla chiusa di giugno decorso il suo avere ammontava a fior. 5233.64; durante quel mese vennero introitati fio. 115. 34. e l'esito fu di fior. 56. 99. Colla chiusa del mese precedente il fondo di cassa era di fior. 70. 97, e colla chiusa di giugno di fior. 129. 32. Il cav. Tommaso Luciani è stato testé nominato (come riporta la Gazz. di Venezia dell'11 corr. n. 184), daS. M. Vittorio Emanuele, ispettore degli scavi e dei monumenti della città di Venezia. Con questa nomina il r. governo ha fatto un ottimo acquisto, e l'Istria annovera una compiacenza di più. Preci di suffragio. — ■ Sabato 10 corr. furono fatte nella Concattedrale solenni preci in suffragio dell'Imperatore Ferdinando I (n. 1793), decesso nel pomeriggio del 29 giugno decorso, coli'intervento di tutte le Autorità Civili, dell'Ufficialità del presidio, e delle scolaresche. Il viceparroco monsignor canonico Petronio vi tenne con fiorita eloquenza un'orazione per tributare encomio ai miti e pii costumi dell' augusto trapassato, e riconoscenza pei sussidii da lui elargiti alla Concattedrale. Emendamento. — Nel numero precedente pag. 2, prima colonna, prima riga, la cifra doveva essere 29552. 12 e non 295562. 12. Documento storico. — Loquitur popu-lus Galliae Cisalpinae (Lombardia) vere anni MDCCCXLVIII. Ilungarici Fratres ! Dura patriae causa cominunis est nobis, amor erga vos non odium in nobis possibile est. Nec vobis in ltalos credendum est odium dum Ilungarici ablior-rent ab Austriaco nomine fures et barbaros esse vocatos. Sunt nationes a Deo, et nil impius quam occi-dere gentes; ergo praebere gladium communi inimico indignum et fatale videri debétur. Effigiem in pectore habemus Portificis immortali 8, simbolum quoque vobis salutis et spei : quis nuderei; in eum intendere arma? Hugarici fratres! Agitur de communi redemp-tione in libertate nostra : et proprium periculum querit qui contra fratrem pugnat. Strenua gens! Surge et ambula per viam liber-tatis et honoris: populuni Galliae sit tibi exemplum strenuum quod valor potest contra tyrannos. Yideat orbis te non esse authoina nec carnificein in obsequium Austriaci, sed generosani stirpem nobilissimae et libe-rae pai.riae. Sic iterum Italia et Hungaria inter nationes vocatae, in osculum pacis et vinculo fraternitatis junc-tae, invincibiles forcnt ab inimicis gloriae et liberta-tis eorum. MS. "I/Egri Ilungarici!.Quid vobis profecit pugnare ad de-fensionem Mariae Teresiae? Gratitudo Austriae? Di-legìum et servitudo ! Frangite jugum" et surgite. Aeronautica. — Secondo varii giornali, due regnicoli, cioè il sig. Lestani di Lestizza (circ. di Udine) ed il Dr. Casoni di Verona, dopo molti anni di studio, avrebbero trovato il modo di dirigere gli aereostati. Utinam! La più alta montagna del globo. — Nel nostro n. 17, sotto il titolo di "Altezze,,, avevamo detto essere V Everest, nel Thibet, la montagna più alta finora conosciuta, la quale misura o ttomi la trecento trentanove metri; ma poco tempo fa comparve nella Rivista di Ottawa (città del Canada fondata dal colonnello By nel 1827; ora conta 15000 ab.) la notizia che nella Nuova Guinea ossia Papuasia — al N. dell' Australia — il capitano Law-son scoperse una montagna alta metri nove-milanovecentonovantatre (32,786 piedi inglesi). Non potè giungere che all'altezza di metri 7715, perchè il sangue gli usciva dal naso e dalle orecchie, e la respirazione si effettuava mediante sospiri convulsivi. Immaginiamoci un' altezza di conto e ottantaotto campanili come il nostro. "Ab ovo. „—Queste due parole latine (" dall'uovo„) che si adoperano frequentemente nel conversare (p. e. racconterò la faconda ab ovo, che equivale a dire ve la racconterò dal suo principio), hanno origine dalla costumanza che avevano i Romani di cominciare il desinare colle uova a bere. Quindi la frase di Orazio (65-8a. C.) ab ovo usque ad mala, dall' uovo fino alle poma. Concorso. — La r. Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena aperse la gara sopra i due seguenti temi morali politici, tanto per gl'italiani che per gli stranieri. Lo due memorie o dissertazioni possono essere scritte in italiano o in latino, e devono essere inedite; e, contrassegnate, come di consueto, con un motto, dovranno pervenire al Presidente dell'Accademia, non più tardi del 30 maggio 1876. Ciascuno dei due lavori più degni avrà diritto ad un premio di L. 500. 1. Se il discentramento amministrativo sia o no, massime nelle peculiari condizioni storiche e geografiche dell'Italia, da adottarsi; e in caso affermativo, quali sieno le norme per attuarlo e renderlo profittevole. 2. Se possa senza offesa al diritto naturale rendersi obbligatoria l'istruzione elementare: se debba o no essere gratuita; ed in wo affermativo, chi debba sopportarne la spesa; e quali sieno i mezzi più acconci a renderla proficua, conciliando le sue esigenze colla necessità di non sottrarre alla classi laboriose, massime della campagna, il tempo che esse devono impiegare al lavoro. Lettera. — Onorevole Sig. Bedattore. L'aver letto nell'ultimo numero dell' Unione il cenno critico sulla grammatichetta del sig. Vascotti, mi fece riflettere che perfino nelle grammatiche la povera donna subisce un immeritato posponimento. I nostri grammatici (Soave, Corticelli, l'uoti, ecc.) c'insegnano che trovandosi in una proposizione sostantivi di genere diverso, l'aggettivo va messo nel genere maschile, il quale e il più nobile : dicono proprio così. Le appaga questa ragione ? A me no. In che cosa, di grazia, consiste questa maggior nobiltà dell' uomo in faccia alla donna? Quelle parole: il quale è il più nobile non le sanno di selvaggio ? L' equità e il galateo vorrebbero invece che il genere dell'aggettivo fosse quello della maggioranza dei sostantivi, e che in caso di numero pari rimanesse libero di appigliarsi al genere che meglio piace. Colgo questa occasione per rassegnarle il mio ossequio. Trieste, 12 luglio 1875 Sua devotissima Clementina. N. Badi la gentile ma focosa partigiana dell'emancipazione, che il censurare innocenti abitudini secolari, passate, si può dire, nel sangue a tutti, è facenda pericolosa: spesso avviene di appiccicarsi la nomèa di originali. Pure un mezzo per accontentare lei, senza fare l'opera vana di dare colpi d'agucchia alle ralla,, continua l'orarlo