UDK 821.131.1.09-94 Salsa C UDK 821.163.6.09-94 Čebokli A. VITA SUL FRONTE Convergenze e divergenze letterarie di due diari di guerra: Cario Salsa e Andrej Čebokli David Bandelli Abstract II presente contributo tratta due testi della letteratura italiana e slovena, nati durante la prima guerra mondiale, entrambi direttamente provenienti dalle linee del fronte, ma da parti belliche opposte. Paragona le loro convergenze e divergenze e cerca di mostrare la loro comune provenienza dal Zeitgeist europeo del tempo. Cerca inoltre di dimostrare come entrambi i lavori, pur di diversa forma, possano entrambi far parte della cosiddetta letteratura memoaristica o diaristica. 1. Introduzione II periodo del primo conflitto bellico mondiale (datato secondo fonti classiche 1914 - 1918, secondo fonti nazionali italiane invece 1915 - 1918) é, per la creativitá letteraria, una proficua era di nuove pagine, basti pensare a tutte le scritture di matrice futurista, che la guerra ispirava (da parte italiana) e ai lamenti inumani che gli scrittori europei, di fede espressionista, mandavano dalle trincee vicino alie zone di guerra piü cruente ed accese. Da tutto ció possiamo comprendere una doppia ricezione della guerra come evento sociale: chi da una parte la idolatrava e la viveva come uno spettacolo, chi, invece, ne rimaneva vittima nel corpo e nell'anima e la odiava con tutte le proprie forze. Le pagine letterarie scritte in questo periodo sono dunque innumerevoli e tutte interessanti. Ricordiamo da parte italiana alcune come Kobilek di Soffici, Nostro purgatorio di Baldini, 1915 di Stuparich, Con me e con gli alpini, di Jahier, Scarpe al solé di Monelli, Giornale di guerra e di prigionia, di Gadda, Cure di primavera, di Betocchi, Vita militare, di Palazzeschi, Notti sul Carso, di Greppi, Lontanissimo, di Mormino o quelli piü celebri Im Westen nichts Neues, di Remarque e A Farewell to Arms, di Hemingway. Nella letteratura slovena non abbiamo molti testi di questo genere, ma parecchi sono invece gli scritti puramente memoaristici, quali diari e simili. Cosi conosciamo i diari dei soldati Franc Rueh, Albin Mlakar, Franc Župančič, Andrej Čebokli e Ciril Prestor, tutti peraltro pubblicati, e altri che sono ancora manoscritti e sono esposti al museo della Grande guerra a Kobarid (Caporetto). 123 Da questa babele di testi ne abbiamo scelto due meno noti. Sono diari di guerra, diversi per forma, simili per contenuto; diversi di provenienza, simili per ideología; diversi persino di scelta bellica, in quanto provenienti ciascuno dai due schieramenti nemici, opposti nelle battaglie sul fronte dell'Isonzo. Decisi a mostrare l'inutilità della prima guerra mondiale - ed attraverso questa - l'inutiltà di ciascuna guerra, abbiamo scelto queste due opere per capire quanto il loro valore letterario non dipenda dalla scelta política dei loro scrittori, ma dall'umanità che questi due libelli esprimono. Ci accingiamo, dunque, a presentare il libro Trincee di Cario Salsa, sottottitolato "confidenze di un fante", diario di guerra di un tenente della fanteria italiana e il Dnevnik (Diario) di Andrej Cebokli, Sloveno di nascita, appartenente all'esercito austroungarico con il grado di leutnant (tenente). Proporremo da principio alcuni brevi appunti biografici dei due autori, poi cercheremo di presentare le loro similitudini letterarie, biografiche e contenutistiche, infine compareremo le loro divergenze. Forse la pagina più intéressante di questo studio, sarà l'analisi imagologica del rapporto tra i popoli dai quali provengono Salsa e Čebokli. Nei loro testi sussistono, infatti, dei cenni sull'immagine che gli Italiani danno a Cebokli e sull'impressione che gli Sloveni danno a Salsa. II presente contributo sostiene l'idea che il valore letterario di queste due opere non sia nel loro avvicinamento a correnti letterarie attuali nell'época ma soprattutto nella veridicità, nell'autenticità e neU'umanità che i due scrittori esprimono, vedendo e vivendo da vicino - pur da opposte parti - la morte e la distruzione umana. Sebbene i due testi siano formalmente diversi, possiamo annoverarli ambedue nella letteratura memoaristica in quanto il lavoro di Salsa è uno schizzo autobiográfico di ció che l'autore ha vissuto sul fronte dell'Isonzo e viene descritto attraverso avvenimenti tratti dalla propria vita da soldato, ma senza una referenza temporale chiara e distinta. II Dnevnik (.Diario) di Cebokli è, invece, temporalmente definito in quanto comprende l'accaduto nella vita dell'autore dall'anno 1917 al 1919. Entrambi possono omunque essere chiamati »diari«, seppure Trincee di Salsa ha una forma più romanzesca, mentre il diario di Cebokli è stato pubblicato senza interventi redazionali contenutistici o formali, a parte qualche irrilevante correzione grammaticale, nella redazione del 1999 a cura di Rozina Svent. II contenuto dei due testi è per noi di primaria importanza rispetto al fatto, che i due lavori provengano dalle allora attuali sfere e correnti letterarie in entrambe le letterature nazionali. Cebokli viene considerato uno dei primi esponenti dell'espressionismo poético sloveno, seppur »di maniera« (Tavčar 12). Vedremo più tardi come il suo espressionismo nel Diario non sia di Índole letteraria,ma piuttosto una vera e propria/oraia mentis. La letteratura slovena è simile per evoluzione alia letteratura dei paesi germanici, che nell'época del avvento di Cebokli erano in pieno espressionismo. Per Salsa la cosa è un po'diversa in quanto in Italia vige l'epoca futurista, con gli esponenti della quale l'autore è stato comunque in contatto (Soffici, Papini). Ma al futurismo Salsa non ha aderito, né formalmente, né ideológicamente. 124 2. Cario Salsa e Andrej Cebokli - accenni biografici Cario Salsa nasce nel 1893. Inizia a scrivere giovanissimo: sue novelle e poesie appaiono giá sulla rivista letteraria L'océano nel 1908 e sulla Gazzetta del Popolo nel 1910. Chiamato alie armi nel 1914, all'inizio della prima guerra mondiale, viene inviato direttamente al fronte: ha la buona sorte di uscire indenne da quindici mesi di Carso. Tenente di fanteria, schierato sempre in prima linea rimane ferito e cade prigioniero negli ultimi mesi di combattimento. Terminata la guerra diventa vicedirettore della Societá Italiana Autori ed Editori (SIAE) e nel 1929 fonda - con Leonida Repací e Alberto Colantuoni - il Premio Viareggio. II suo Trincee vede la luce nel 1924 e diventa uno dei classici della letteratura sulla prima guerra mondiale. Muore a Milano nel 1962. Andrej Cebokli nasce a Kred presso Kobarid (Caporetto, luogo triste per la storia bellica italiana) nel 1893, da famiglia povera e numerosa. Dapprima studia nel seminario minore di Gorizia, dal quale esce deluso, poi privatamente. Nel 1914, conclusi gli studi ginnasiali, decide di iscriversi all'universitá di Graz, ma lo scoppio della prima guerra mondiale gli impedisce il proseguimento degli studi accademici. Inizia puré lui a scrivere giovanissimo e pubblica i propri lavori (poesie e novelle) nelle riviste Ljubljanski zvon, Dom in svet, Mladika. II suo Dnevnik (Diario) viene pubblicato postumo appena nel 1999 insieme all'opera omnia, sinora única redazione dei testi di Cebokli. Entrato nell'esercito austroungarico, come volontario, comincia un lungo peregrinare per i fronti europei (Isonzo, Gallizia, Bucovina). Sopravvive, ma il suo físico viene prostrato da varié malattie. Dopo la guerra (1919) si iscrive all'universitá di Lubiana, come studente di romanistica e slavistica e viene nominato supplente di lettere italiane e slovene al liceo femminile della cittá. Nel 1923 torna per breve tempo a Kred, dove muore a causa di tubercolosi e reumatismi, postumi dei suoi anni di guerra. 3. Convergenze Vari aspetti biografici légano i due autori, non a caso scelti anche per la data di nascita che gli accomuna (1893): entrambi furono assidui lettori innamorati della parola scritta ed entrambi incominciarono giovanissimi il loro iter di scrittori, impregnando di storie e passioni le pagine delle piü note e rinomate riviste letterarie del tempo. L'oceano e il Dom in svet (letteralmente - Patria e mondo) sono paragonabili tra di loro come le riviste d'eccellenza dell'epoca. Vissero la guerra, ne portarono le infelici conseguenze ed entrambi - appunto non marginale - non sono annoverati tra i grandi nomi delle rispettive letterature nazionali. Molte ancora sono le convergenze che li légano, soprattutto, per quanto riguarda l'aspetto del contenuto letterario delle loro due opere in oggetto di trattazione: Trincee e Dnevnik. Prima fra tutte, l'idea dell'antieroismo della Grande guerra. I soldati partiti al fronte - forse animati da un leggero entusiasmo, rincalzato per altro dalle idee avanguardiste del futurismo e dell'espressionismo, che vedevano nella guerra una sorta di catarsi sociale - partivano con in cuore un moto di eroismo, convinti di essere, 125 forse, gli eroi della nuova era. La delusione pero non tardo ad arrivare ed entrambi gli scrittori (ma che qui sarebbe piú corretto chiamare "soldati") ci offrono un saggio di tutto quello che accade: "Una volta, i partenti per la guerra, che fornivano uno spettacolo d'eccezione, erano eroi. Oggi, lo spettacolo d'eccezione s'é ridotto ad una replica consueta e quindi volgare. E gli eroi non sono piü che unitá della rubrica: materiale umano. Eppure oggi si va in guerra come allora: si muore piü di allora, con minor apparato e maggiore umiltá." (Salsa 24) Prima: due o tre baruffavano per i propri grandi interessi, per il proprio onore, per l'esistenza, e si uccidevano l'un l'altro. Ma non venivano compianti né osannati. Ora: ciascuno puó moriré in trincea, crepare nel fango gambe all'aria, fatto a pezzi da un'esplosione - viene recuperato, composto con massimo compianto, onorato e glorificato. A tutti viene innalzato un immortale monumento di marmo rosso e bianco, e della pietra piü bella. Ma non tutti questi sono eroi. Forse nessuno. Per paura o costrizione sono eroi, per paura della propria morte. Non crederó mai che abbiano combattuto con coraggio e animositá. La maggior parte non ha combattuto per se, ma per altri - per crepare. Sono partiti per la guerra sotto dura costrizione, hanno combattuto eroicamente, e hanno vinto. Ma eroi non saranno mai! Con la loro vittoria si sono fregiati altri, nascondendosi dietro grossi muri (...) (Čebokli 81-82). (Dell'opera di Cebokli non esiste ancora la traduzione italiana. Le partí citate in questo testo sono dunque traslate dallo sloveno dall'autore del presente saggio). La guerra che ci viene raccontata, dunque, non é quella che viene rispecchiata dal mondo letterario dell'época. Non é dannunziana o marinettiana, non é neppure simile a quella annunciata da Podbevšek nel Človek z bombami. Anton Podbevšek (1898 - 1981), poeta sloveno, autore della silloge Človek z bombami (L'uomo con le bombe), fu esponente dell'avanguardia di radice futurista slovena, volontario di guerra della quale fu all'inizio entusiasta, ma fini col disprezzarla. La guerra di Salsa e Čebokli é, per cosí diré, usando le parole di Luigi Santucci (7) "la guerra per eccellenza - il fango i reticolati, la sterminata strage, il verminoso carnaio - quella che prima d'essere un rischio e un orrore fu, come tutti sappiamo, macerazione di disagi e di attese, stillicidio di disperazione; e per contra quella che alimentó - durante e dopo - un oleografismo patético e turbolento, e tutto il malgusto eroicizzante che ispiró nelle piazzette d'Italia i monumenti ai caduti." Non viene descritta la guerra come fatto ideologico, anche se le digressioni sui motivi e le conseguenze del conflitto si sprecano, ma viene raccontata e - quel che si dimostra piü interessante - dipinta nella propria cruda realtá, vissuta dai soldati, non "giocata" dagli strateghi. La guerra che ti entra nel midollo e ti segue per tutta la vita: Cebokli docet, morto a causa di malattie contratte sul fronte. 126 Ma la guerra non è sempre dura con i soldati. Entrambi ne rimangono in un certo quai modo affascinati, colpiti. Lo spettacolo, único e terribile, delle bombe, delle granate che svettano in cielo, rievoca loro pensieri quasi di muta ammirazione. Come non pensare qui ad un grande délia letteratura francese, Guillame Apollinaire, che ha descritto migliaia di bombardamenti con parole che richiamano bellezza e suadenza. Cosí ci descrive Salsa un bombardamento sul Carso: Uno shrapnel: giungè iroso, mordente: si spacca in una frustata secca, scrosciando una grandine di pallette per ogni dove. Le granate di piccolo calibro s'inseguono radendo la scarpata come vespe stizzose. Un medio calibro perfora l'aria con un sufolo quasi dolce che subito s'inasprisce ed esplode: sembra il fischio di un monello insolente interrotto da un ceffone. Qualche grosso calibro capitombola nel vuoto, ansimando, come un ubriaco; accéléra il suo ritmo progressivamente, lungamente, stramazza in uno schianto enorme. E tutto il Carso, là sopra, sembra elevare verso il cielo indifférente una lamentazione infinita (Salsa 40 - 41). Ed ecco arrivare prontamente anche il controbattito di Cebokli, da parte opposta: Notte che canta: un ininterrotto, vuoto e sordo tuonarc che fa tremare la terra; e 1'ululare delle granate e il fischio degli shrapnels e lo scoppiettare dei fucili sul monte in una lunga-ininterrotta catena. Grandioso concerto! Meravigliose disarmonie - armonie - dissonanze. E spesso - troppe volte dimentico questa bellezza e questo terrore. La testa mi cade sul petto come volessi nasconderla, quando una granata di grosso calibro cade con furore indiavolato sulla riva sinistra dell'Isonzo, proprio di fronte a me. Oppure termina la sua strana canzone nelle onde azzurre del fiume e solo smuove le acque limpide delle nostre valli. Quanto a lungo sosterro questa terribile bellezza?! E questo atto délia tragedia finí soltanto verso l'alba. (Cebokli 41) Simile è tra di loro anche una ben strana comparazione. Il vibrare dei proiettili di guerra viene da entrambi, in alcune frasi, descritto come un bollettino metereologico, quasi ad esorcizzare la paura di questi avvenimenti innaturali, quali sono i bombardamenti, immetendoli in un ritmo naturale, in un normale cambiamento di "clima": La notte fu assai tempestosa. Fulmini e tuoni, da far paura. Spari fino ail'alba. (Cebokli 49) E stamane è cominciato il diluvio. Le quote dietro di noi, si son messe a ruggire come serragli: per tutto il Carso si elevô questo clamore sgomentevole, che si ripercuote cupamente come in un'enorme cavità délia terra. (Salsa 216) 127 É il poeta in loro che parla, non piü l'uomo, colui che ricerca nella guerra anche un briciolo di umanita a costo di "umanizzare" il suono delle granate, chiamato ora "tempesta" o "diluvio". In questa civiltá di "soli uomini", se possiamo permetterci di denominare in questo modo le soldatesche, si formano delle tipiche norme comportamentali che si delineano sia in Salsa che in Cebokli. É arcinoto lo speciale attaccamento che i soldati (di ogni reggimento, nazionalitá ed época) hanno verso il mondo femminile. In tempo di guerra le donne sono forse state la categoría che piü ha conosciuto la sofferenza, dovendosi arrangiare come meglio sapevano in uno stato di totale solitudine. Questo le ha forse spinte a comportamenti che i nostri due scrittori non condividono: Scommetto che nessuno di quelli li ha uno straccio di ragazza che lo attende in licenza. E poi non sanno che le ragazze hanno altre faccende per il capo con tanti bravi giovanotti che a casa stanno facendosi una posizione e che non arrischiano di tornare dalla guerra con un occhio di porcellana o una gamba di legno. (Salsa 120) Cebokli é molto piü diretto: Le donne sul fronte sono moralmente decadute. É terribile. La donna non conosce piü l'uomo che sta sul campo di guerra, la madre non conosce piü i figli. Nel cuore della ragazza non c'é piü fedeltá. (Cebokli 46) Pur criticando la pesante situazione delle donne, protese tra il dovere e la soppravvivenza, ambedue vivono nel tempo di guerra avventure amorose, che sfociano in un romanticismo, essendo anche alie volte tristemente reali. Cebokli si avvicina ad una donna austríaca, Ducy; incontra Zora, amore passato, ma evidentemente ancora vivo nel suo subconscio ("Quando la sera tornavamo in cittá, sentivo in lei una benevolenza nei miei confronti, che pero non m'imponeva nulla. Ero glaciale.") (Cebokli 69) e ha una storia intensa con Kati, finita male: 12.XI. Ho salutato Kati per 1'ultima volta - la mia ragazza. Stavo male e se avessi potuto, le avrei detto: "Non sposarti!" Ma mi faceva pena e me ne sono andato in silenzio. Cercavamo l'occasione per raccontarci qualcosa di segreto. Non l'abbiamo trovata. (Cebokli 166 - 167) Kati ando poi sposa ad un altro; Andrej lo viene a sapere attraverso una cartolina e scrive nel suo diario: Hai veramente giá trovato la pace?! Come sei felice! - Sii! (Cebokli 167) Salsa racconta con meno passione, ma con altrettanto vigore, le sue avventure (due per l'esattezza) finite entrambe infelicemente. Della prima serba un ricordo amaro, quando nel treno che accompagnava la ragazza (María) a Milano si sussegue il seguente dialogo: 128 Non potei accompagnarla fino a Milano: a metà del tragitto dovetti scendere per tornare all'accantonamento col treno che saliva. "Ora", mi disse con voce velata, "ora non vorrei che voi mi lasciaste cosi » La luna le faceva cadere una goccia di luce sulle labbra socchiuse. Io non compresi: non capivo nulla. Ero un papero sceso dalle trincee con qualche romanticheria superstite, rappresa alio spirito con la tenacia di quel fango agli orli delle mie scarpacce chiodate. "Non mi è possibile ... domattina ... i miei soldati ... il colonnello ..." Non capii: la sua giovinezza acerba ed intatta allontanava ogni desiderio di preda. "Adomani!". "Addio piccola: a domani". Non la vidi più, per tanto tempo. (Salsa 210 - 211) Ma anche a lui è dato di vederla tra le braccia di un altro e scrive: Percorrendo, su una vettura, una via centrale, la vidi inaspettatamente, agganciata ad un ufficiale degli alpini: era smunta, abbattuta, come se avesse ricevuto delle percosse. Salutai, non so perché. (Salsa 212) La seconda è più intensa, si tratta di una storia breve, con una ragazza cecoslovacca, il che lo paragona a Cebokli, anche lui invaghitosi infelicemente di una donna straniera. La guerra è anche questo: scambio di culture, opinioni, lingue. In questi scambi, sovente, si incontrano anime vaganti alla ricerca di una misera porzione di pace in una civiltà trafitta dall'orrore. La ricerca di pace da parte dei nostri due scrittori va intesa anche come ricerca dell'amore, naturale elemento che lega l'uomo alla donna. Dopotutto erano ragazzi poco più che ventenni. Oltre all'amore, ricercato con forza dai due, troviamo la morte, elemento di spicco nella guerra, quasi a voler completare Tantico binomio eros - thanatos. Ma la morte nelle guerre è il più delle volte assurda, grottesca, inutile, come vogliono narrarci Salsa e Cebokli: "Moriré! Moriré non conta: si sa che una volta o l'altra la pelle bisognerà rimettercela, no? Ma quello che avvilisce, che demoralizza, che abbatte è di veder moriré cosí, inútilmente, senza scopo. Oh, non si muore per la patria, cosí; si muore per l'imbecillità di certi ordini e la vigliaccheria di certi comandanti (Salsa 62 - 63). Ammazziamo e uccidiamo - e poi abbiamo la coscienza sporca di aver fatto il proprio dovere (Cebokli 131) 129 A volte si soffermano su morti assurde, repentine, inaspettate: 16. VIII Disgrazia dei nostri uomini al passo di Sumarem - Tartaren. Camminando tra le trincee sono fíniti su una mina nascosta. Otto morti, il nono ferito gravemente. Che morte inaspettata! (Cebokli 113) O su morti stupide, e forse eroiche per questo: Mandai lui. Capí che ci doveva rimettere la pelle, ma che bisognava arrischiare: s'era fatto pallido. Balzô fuori dalla cunetta che ci defilava apena, curvo: non poté fare più di due passi. Restô lî che non reggeva il cuore a sentirlo: urlava, ci chiamava per nome, invocava che lo si andasse a salvare offrendo tutto quello che possedeva. Ma chi poteva decidersi a fare quei due salti fino a lui, cogli Austriaci che, sapendo il gioco, non aspettavano di meglio? Ci volevaproprio quello scomunicato di Sangiorgi. Gli tirarono non so quante fucilate, ma quello duro. Rientrô strisciando come un serpe, rimorchiandosi quell'altro che non voleva capire di star zitto. L'avevano preso in pieno: buttava sangue dalla bocca ad ogni parola. Mi disse: "Signor tenente, se riuscirà ad andaré in licenza, vada a dare questo bacio per me alla mia mamma". Mi resto tra le braccia con gli occhi ancora vivi che mi ripetevano quell'ultima preghiera. (Salsa 202) E ancora si intravede nei racconti, un sottile sarcasmo, una ricerca dei brandelli di umanità, quando entrambi descrivono la corporeità dei cadaveri che incontrano. Ognuno secondo il proprio stile, Salsa raccontando, Cebokli commentando poéticamente: Anche tutta la zona che ci separa è granellata di morti: morti di questa estáte che levano una risataccia bianca di denti, morti recenti, che fondono i loro volti nerastri come maschere di catrame: mucchi di stracci, seminati da un bivacco di zingari. Qualcuno spicca nella sua interezza con attitudini tragiche e grottesche: eccone uno che tende verso una buca la sua bomba intatta: e un altro, bocconi, che mostra, nude, le natiche crivellate di fori, come setacci. (Salsa 68) Lojze Smrké era di pattuglia, ieri. É tornato stamattina. La sera mi diceva come ha dovuto camminare su cadaveri, puteolenti già dal 9 agosto, giorno délia battaglia in cui il reggimento ha perso metà dei suoi uomini. Pensava che nell'erba ci fosse uno zaino, per trovare sigarette e qualche bevanda, ma strinse delle costole putrefatte, come se camminasse tra le tombe. Al chiaro di luna cerco il cuore, per vedere come è fatto, ma non lo trovo. Le cornacchie l'avranno mangiato. Questo corpo non ha avuto pace. L'anima? (Cebokli 127) 130 Intéressante è pure l'attaceamento ai simboli che questi due narratori dimostrano. La medaglia al valore fu usata dagli ufficiali per motivare i soldati. Entrambi ne descrivono non tanto il suo valore materiale, quanto piuttosto il suo valore morale: Oggi ho saputo di essere stato scelto per la medaglia d'argento al valore. Mi è venuto in mente: la riceverô? Quando? Ho sentito e visto, che ormai non c'è più giustizia in questo senso. Di questo titolo si fregiano i nobili signori, tutti i subalterni invece, fino al soldato semplice, se la devono guadagnare con la morte. Loro non hanno mai visto come le granate e le mitragliatrici straziano i soldati. (Cebokli 60) Vedendo passare un sottotenente decorato di tre medaglie di bronzo mi ha fatto una confidenza. "Quell'ufficiale mi fa senso". "Perché?" ho abboccato io. "Perché", ha risposto mordicchiando le parole con i denti aguzzi di sorcio, "perché non ha mai avuto gli estremi per guadagnarsi una medaglia d'argento". (Salsa 201) Oppure, con un sottile velo di ironia: "E quel pezzo grosso comandante di batteria antiaerea vicino ad Udine? Medaglia d'argento perché col fuoco dei suoi cannoni, quasi colpiva un aereoplano nemico". "Quello sarà decorato anche di medaglia d'oro, per il coraggio dimostrato nel portare quella d'argento". (Salsa 163 - 164) Come affermato poc'anzi, i due diari che stiamo conoscendo, non sono tipici prodotti delle correnti letterarie d'epoca; dobbiamo perô assolutamente soffermarci su un particolare che li fa somigliare a più di qualche opera europea, che, tradizionalmente, viene indicata come espressionista. L'espressionismo (1910 - 1930) è una corrente letteraria che in Italia non ha avuto successo, causa l'avvento delle avanguardie futuriste ed una latente, ma diffusa germanofobia; ha messo perô prolifiche radici nella letteratura slovena. Uno dei principi dell'espressionismo è 1'antimilitarismo, sfociato da un iniziale entusiasmo per la guerra, vista come mezzo di affermazione di una nuova civiltà. Ovviamente potremmo divagare e parlare anche degli al tri principi dell'espressionismo, che è comunque considérate una delle avanguardie storiche europee, ma ció non è compito di questo saggio, quindi ci soffermeremo soltanto sulle principali strutture della corrente, che riguardavano la tensione apocalittica della società, in quanto molti autori vicini all'espressionismo ambivano ad una nuova era, ad una nuova umanità (Neue Menschlichkeit). L'uomo era al centro dell'universo (Der Mensch in der Mitte - Ludwig Rubiner), viceversa al futurismo marinettiano, do ve al centro dell'universo c'era la macchina. Gli autori espressionisti cercavano di daré una dimensione umana alla società, diffidando della técnica (v. Georg Kaiser: Gas, Gas II). Percio l'espressionismo, vedendo che disastro umanitario fosse la guerra, cominciô un'intensa e ferrea propaganda letteraria contro di essa. Purtroppo gli espressionisti andarono incontro ad una grande delusione, vedendo 131 che i soldati al fronte non erano guerrieri di una nuova era, ma soltanto carne da cannone. Questi concetti vengono chiaramente espressi da Salsa e Cebokli: 2.1 Mi hanno chiamato perché dia loro la mia vita, perché uccida per loro centinaia di altre persone. Ho fatto ció. Sono stato un umile servo, e saró loro servo - fino alia pazzia (Cebokli 81). Qui Cebokli non si rivolge a qualche persona definita, ma nel suo delirio afferma di essere servo di quelle forze soprannaturali che delineano la nostra societá. Questa tipica forma mentís espressionista viene usata soprattutto dai poeti germanici (vedi Georg Heym: Der Gott der Stadt in Umbra vitae), perció Cebokli viene annoverato tra gli espressionisti sloveni. D'altra parte, invece, Cario Salsa, che di espressionista ha ben poco, a causa dell'insuccesso di questa corrente in Italia, é capace di essere addirittura letterale con le dottrine sopracitate, quando in Trincee scrive: Appena giunto all'ospedale un tenente medico mi dice, fingendo di scherzare: "Noi siamo necessari alia patria. Voi siete carne da cannone". (Salsa 192 - corsivo di D.B.) Alio stesso modo Cebokli riesce a daré delle vere e proprie sentenze sulla guerra: 17.V. La guerra é madre del capitalismo e del proletariato (Cebokli 92) 20. VII. La guerra é la piü terribile realtá della storia, ella é alio stesso tempo il piü irriguardoso realista. (Cebokli 107) Ma quello che piü sembra dimostrare la tendenza all'espressionismo dei due scrittori é il seguente commento di Salsa: Abbiamo smarrito il ricordo dell'altra vita, nel peregrinare senza tregua, da trincea a trincea. Quanto tempo é passato? Non sappiamo piü: i giorni non si distinguono piü. Tutto il mondo é circoscritto a questa proda sospesa sulla morte, su cui passiamo e ripassiamo da tempo inconsapevole. Di tutti questi mesi, non rimane nel mió cervello se non uno spettacolo di demolizione su uno sfondo di biacca. L'invernó ci comprime il cuore come una pressione di ghiacci: tutta questa neve flaccida che imbrattiamo di peste, tutta una popolazione nómade che attende di essere smistata da un colpo di fucile o da un trabocco di tosse ... Attendiamo freddamente, tristemente, come una liberazione, da quei poveri uomini che siamo. (Salsa 199) 132 La desumanizzazione, alia quale i fanti nelle trincee vengono sottoposti, va contro la fede dell'espressionismo che fu effettivamente portavoce di tutti coloro che la guerra l'hanno vissuta in prima persona e sono tornati per raccontare il suo orrore. Non possiamo parlare di espressionismo vero e puro, per quanto riguarda Cario Salsa. Cebokli, invece, viene giá storicamente definito come espressionista, soltanto per essere stato "investito" da questa corrente letteraria. Possiamo pero affermare che i due sono riusciti a trasformare in letteratura il pensiero dominante e il Zeitgeist dell'época. 4. Divergenze Se finora siamo riusciti a percepire le convergenze dei due testi di Salsa e Cebokli, Trincee e Dnevnik, verremo ora a soffermarci sulle divergenze che -con un'attenta lettura - appaiono minori, ma non meno importanti. La differenza più evidente è sicuramente l'aspetto fórmale. Se in Cebokli viene delineato un diario, nel quale troviamo riferimenti temporali molto chiari, Salsa nemmeno chiama "diario" il suo lavoro. L'opera di Čebokli è divisa in brevi avvenimenti giornalieri, rigorosamente datati, scritti direttamente sul fronte. L'originale manoscritto del diario di Čebokli si trova nella biblioteca universitaria nazionale slovena (narodna in univerzitetna knjižnica - NUK) ed è formato da due taccuini delle rispettive dimensioni di 10 x 16 cm e 11 x 17 cm. Gli appunti sono talmente scarni che spesso troviamo la seguente dicitura: 5.1. al 9.1. Quotidianità. (Čebokli 83) Oppure: 17. VII Sul campo nulla di particolare. (...) 20.VII Nulla di importante. Come ieri. (Čebokli 45) Čebokli scrive con puntigliosa quotidianità: non passa giorno che non annoti almeno una seppur minima impressione. Salsa è diverso. La forma del suo libro che -come accennato - non prende il nome di "diario", ma lo sottotitola "confídenze di un fante", è più romanzesca, anche per il ritmo narrativo più veloce, sciolto; non ci sono momenti vuoti, come in quello di Čebokli. Le parti dell'opera portano il nome dei luoghi dove si svolge l'azione: Chiopris, Sagrado, SanMichele -1915, Merzli- Vodil, tanto per citarne alcuni. Sembra dunque che Salsa abbia radunato i disiecta membra dei propri appunti di guerra e abbia dato loro una forma romanzesca. Questo è ció che possiamo capire dall'introduzione che Salsa pone al'inizio di Trincee: "Scrissi questo libro ..." (Salsa 15); non parla di scrivere il proprio diario, come Čebokli che lo fa sul campo, ma "scrive un libro". Ai ricordi dà una forma, a differenza di Čebokli che non lo fa perché non ne ha avuto il tempo materiale; poi non ha mai sperato, né pianificato 133 di far pubblicare una cosa tanto intima come il proprio diario che - e questo va detto ora - non è solamente diario di guerra, ma è soprattutto diario personale, scritto durante la guerra, quindi contenente pagine che di guerra trattano. Ma non ha il chiaro scopo -come Salsa - di sensibilizzare i letton con gli orrori del conflitto e la triste vita dei fanti. II diario di Èebokli questo fine l'ha comunque raggiunto essendo un documento dell'epoca, come tale veritiero, mostrando le atrocità della Grande guena. Le divergenze si notano anche in ámbito contenutistico. Abbiamo osservato come i nostri due autori siano appartenenti alie due fazioni schierate una contro l'altra: è naturale, quindi, che nei loro lavori ci siano opinioni ed avventure che ci narrano del loro rapporta "nemicale". Ma anche qui troviamo una bella differenza. Se gli Austriaci sembrano a Salsa dei poveretti, che condividono la sorte ría di combattenti, gli Italiani appaiono a Cebokli dei veri e propri nemici evidenziando un atteggiamento abbastanza disprezzante verso di loro. Ci sembrano significativi i seguenti passi dalle due opere. Salsa ci parla del giorno di Pasqua e di quello che succédé al soldato Molon: Attese che il tenente si fosse rimesso a scrivere a quella sua ragazza che 10 metteva sempre di pessimo umore, e si accinse ad attuare una sua idea. Preso da un irrimediabile bisogno di simpatía, aveva stabilito di issarsi sui sacchetti per trasmettere, a mezzo di segnalazioni internazionali, gli augüri di circôstanza a quei signori deH'ültimo piano. Si arrampico sulla scarpata. Ma, mentre stava lí, appollaiato su un sacchetto come un gufo sulla stampella a fare le ombre einesi, si vide un elmetto affiorare dalla trincea austríaca: e inalberarsi sotto quello, con una certa circospezione, una figura stralunata che, a tutta prima, sembró un fantoccio spinto su da un invisibile burattinaio. Ma no: era un kamarad, quello. 11 fantoccio, dopo un istante di perplessità, si mise a gesticolare come un mulino a vento. E gridó: "Molon! Ohè! Molon!" Caspita, si conscevano: erano amici. Avevano lavorato insieme in una fabbrica boema e si ritrovavano a Pasqua, uno di fronte all'altro, nemici. (Salsa 158) Proseguendo il racconto narra come, su esempio dei due fanti, tutti i soldati uscirono alio scoperto, senz'armi: II contagio si comunicó a tutti: in breve tutti, Italiani e Austriaci, furono fuori, disarmati, come due comitive di escursionisti che s'incontrano a caso, a fraternizzare. Poter mettere la ghirba fuori dalla trincea, gratuitamente, non era cosa che potesse capitare tutti i giorni, e, già che era Pasqua, bisognava chiudere un occhio: quegli scomunicati di lassù, d'altra parte, apparivano vestiti dei nostri stessi panni logori,e anche nella loro povera carne afflitta si effigiavano lo stesso nostro patimento e lo stesso nostro destino, (ibidem) 134 Anche questi pochi momenti felici pero, vengono guastati dalla furia bellica: Ma le vedette dell'artiglieria avvistarono queH'insolito trambusto tra linea e linea. Una tempesta di granate si abbatté improvvisa, ululando, come un castigo. II terrore scompiglió quel branco d'uomini: la turba urlante si precipito alia rinfusa verso le opposte linee Due soli, separad per un momento da rigurgito dei fuggiaschi, si indugiarono. "Molon! Qua un altro baso!" II vento di un'esplosione li fece crollare cosí, abbracciati, come due tronchi abbattuti da una raffica d'uragano. (ibidem) Cebokli, invece, ha un solo incontro ravvicinato con gli Italiani, quando cattura un disertore: Alie 11 di sera ho incontrato sul ponte oltre il rivo il primo prigioniero di guerra italiano - un disertore. L'ho fermato da lontano. Felice e contento sventolava un fazzoletto bianco: "Buona sera. lo sono, prigioniero Italiano!" (In italiano nel testo - ndA.) L'ho accompagnato alia brigata. L'abbiamo interrogato fino all' 1 di notte. Senza indugi ha raccontato tutto. Tradito tutti. Un pensiero mi addolórava: la patria non gli faceva pena?! II padre e il fratello!? La madre e la sorella?! Anche i nostri tradiscono cosí? II terrore l'ha giá consumato? O é questa la consolazione per un peccato commesso in passato? Poveretto, povero lui!! (Cebokli 43) Possiamo vedere come ambedue trasportano il proprio vissuto sulla pelle del nemico. Anche se Cebokli (vedremo piü avanti) ha degli Italiani un'opinione che é sull'orlo della xenofobia, nel brano soprastante dimostra una nota di compassione per il disertore, ipotizzando uguali sorti tra i soldati del proprio fronte. Salsa - invece -definisce chiaramente l'opinione sui nemici che sono soltanto compagni di sventura. 4.1. L'immagine del nemico Come accennato, la pagina forse piü interessante dell'analisi di questi due lavori riguarda l'immagine che i due scrittori hanno dei due rispettivi popoli (e qui non si parla piü di eserciti contrapposti, ma di popoli e/o nazioni). Purtroppo di Salsa e della sua immagine sugli Sloveni esiste soltanto una frase, sebbene gli Sloveni fossero quasi in maggioranza nei paesi carsici. Non si capisce come mai non abbia avuto piü contatti con il popolo effettivamente piü vicino agli Italiani. Questo puó spiegarsi in quanto la maggioranza degli Sloveni era arruolata nel esercito austroungarico. Quindi Salsa e i soldati Italiani piü che con gli Sloveni, hanno avuto contatti ... con le "slovene": Dietro il banco un megera sdentata somministra bevande e imprecazioni ai soldati: é una slovena diffidente e rapace, che sembra mescere il suo odio taciturno, come un veleno, nei bicchieri sbrecciati. (Salsa 27) 135 Dei contatti, meno odiosi, delle "slovene" con gli Italiani, ci parla anche Cebokli: La virtü delle nostre donne, prima cosi grande, é talmente decaduta, da indurle a vendersi agli Italiani. (Éebokli 154) Ma quest'ultima, assieme al precedente brano, é solo la piü mite delle sentenze che Cebokli affibia agli Italiani. Se di Salsa non abbiamo altro che le due frasi cítate, i brani in cui Cebokli parla degli Italiani sono abbastanza frequenti. Citiamo il piü significativo: Guardo e ascolto i giorni che verranno, quando la patria sará solida e libera dagli Italiani, che ci vogliono distruggere e soggiogare, umiliandoci e Italianizzandoci. Essi che tanto parlano di cultura, civiltá, diritti delle nazioni e liberta dei piccoli popoli! Cosa vogliono da noi? Pensano che la mia lingua, le mié abitudini e la mia educazione siano giá loro? Non sanno di essere proprio loro i nostri piü grandi nemici? Non lo sanno ancora? (Cebokli 142) Cebokli usa per gli Italiani l'appellativo sloveno »Lahi« - intraducibile. Lo scrittore lo intende in un senso dispregiativo, ma il termine stesso non é di per se tale. Simile é il termine »Slavo«, usato da certi esponenti di estrema destra per indicare in senso offensivo gli appartenenti alia comunita slovena in Italia. Piü che 1'odio per il popolo italiano riusciamo ad intravedere, nell'opera di Cebokli, l'odio verso gli obbiettivi espansionistici italiani e la loro política. Come tale, pero, il portatore principale di queste idee era il popolo stesso: perció Cebokli, forse inconsciamente, trasporta il suo odio verso tutta la nazione e tutto il popolo e non soltanto per certe idee politiche e per i loro promotori. Questo possiamo capirlo, attraverso la sua scelta di studiare italianistica di cui fu anche docente di lettere. Nel diario ci da un assaggio del suo rapporto con la lingua italiana: Ho cominciato a ripetere l'italiano. In un mese e mezzo conto di terminare il libro di Sauer. (Cebokli 85) Da tutto ció possiamo dedurre la doppia valenza del rapporto di Cebokli con gli Italiani, dei quali odiava le idee imperialiste, la situazione política, ma ne amava la lingua e la cultura, tanto da studiarle e insegnarle. Sappiamo che quello che successe poco dopo la Grande guerra in Italia con l'ascesa del fascismo, non era certo a favore degli Sloveni. Per questo si puó intravedere in Cebokli un'arguta profetizzazione. Diversa é l'opinione che Salsa ci offre di sé. Possiamo riconoscere in lui un uomo equilibrato che giudica solo ció che vede. In seguito a ció non troviamo molti passi che in Salsa parlino del rapporto con gli Sloveni, perché semplicemente non esisteva. Bisogna pero tener conto di una realtá: il lavoro di Cebokli é stato pubblicato cosi come é nato, Salsa, invece, ha usufruito di un prezioso alleato, il tempo, nel quale é riuscito con un intenso limae labor a preparare un lavoro completo, cosí come traspare Trincee. 136 5. Conclusione Riflettendo su Trincee e Dnevnik, comparandoli e capendone l'indole, riusciamo a trarre delle certezze che derivano anche da tutto ció che è stato detto finora. Il nostro contributo agli studi è partito dall'idea che i due lavori sono importanti annunziatori dello Zeitgeist europeo che li accomuna nonostante le differenze. Percio la loro appartenenza alie correnti letterarie dell'epoca (vale a dire aile avanguardie storiche, più precisamente al futurismo nella letteratura italiana e all'espressionismo nella letteratura slovena) è di secondaria importanza. Questo è quanto abbiamo cercato di dimostrare attraverso la nostra ricerca. All'inizio abbiamo dipinto le convergenze letterarie e contenutistiche delle due opere, trovando similitudini nell'idea di antieroismo dei soldati in guerra, partiti come eroi, ma trovatisi ad essere effettivamente solo "carne da cannone". Ci siamo poi soffermati inizialmente sulla descrizione poética dei bombardamenti, simile in tutti e due gli autori, infine sul loro rapporta con il mondo femminile sia in senso negativo, quando entrambi non condividono il comportamento delle donne lontane dai loro uomini - guerrieri, sia in senso positivo, presentando le avventure amorose, vissute dai due autori durante la guerra, rivelatesi fallimentari. Dall'amore alla morte. Gli autori si soffermano sovente su episodi di morti inutili, repentine, stupide e percio tragiche che confermano la teoria délia guerra senza senso. In entrambi abbiamo rilevato un attaccamento spéciale ai simboli, attraverso il loro rapporta con le medaglie al valor militare. Seguendo questo ragionamento siamo giunti alla conclusione che in Salsa e Cebokli si nota un espressionismo latente, sebbene tutti e due non rientrano nei canoni délia corrente. Più che altro possiamo notare in loro una forma mentis espressionista, legata alie idee di una guerra inutile e di una delusione nei confronti dell'entusiasmo dimostrato all'inizio del conflitto. Cebokli viene comunque annoverato - secondo la storia letteraria slovena - tra gli esponenti del primo espressionismo, mentre Salsa resta una voce fuori dai coro per quanto riguarda la sua posizione storico - letteraria. Delle divergenze ci siamo soffermati sulla forma, la costruzione e il concetto delle due opere. Trincee si tratta di un libro, formato da ricordi, riordinati ed elaborati; Dnevnik è invece un diario, scritto di getto, giorno dopo giorno, sul campo di battaglia. E tale è rimasto, data la morte prematura dell'autore. Se Trincee da un'impressione di opera completa, Dnevnik rimane in questo senso aperto e incompiuto. Intéressante è anche l'immagine che i due autori hanno della fazione nemica: per Salsa è soltanto uno specchio nel quale si riflette la medesima situazione in cui tutti sono compagni di sventura; Cebokli, invece, di opinione différente, guarda agli Italiani come nemici veri e propri. Da qui ha origine anche il rapporta letterario che Salsa e Cebokli hanno con i rispettivi popoli. Per Cebokli gli Italiani sono acerrimi nemici: questa xenofobia viene sostenuta dai fatto che è una proiezione del suo odio verso il sistema politico e le ambizioni espansionistiche dell'Italia. La tesi di un odio viscerale decade in quanto Cebokli è per studio un italianista, oltre ad essere uno slovenista. Per Salsa il rapporta con gli Sloveni è puramente descrittivo, come tutta la sua opera che mostra un carattere equilibrato e ponderato. Ma a quale domanda vogliamo rispondere dopo l'analisi compiuta? 137 Forse le opere prese in considerazione non sono delle punte di diamante nella letteratura, ma con la loro realtà descrittiva cercano di daré una costruttiva e chiara lezione a tutti i posteri-lettori sull' "inutile strage" perpetrata soltanto per opporre idee diverse. Sappiamo bene che per le idee non si muore inútilmente. Le morti viste e descritte (realmente!) da Salsa e Cebokli sono invece fini a se stesse e quindi inutili. La lezione dei due autori rigurda soprattutto il valore funzionale della letteratura che nasce dalle idee, si forma per servire al ricordo ed è subconsciamente destinata ad una pubblica lettura che varcherebbe la soglia della mera privacy. Quindi lo stampo memoaristico di Trincee e la quotidianità di Dnevnik sono, forse, i migliori esempi di quale sia il modo più "letterario" efficace per trasmettere valori intatti che dissuadano dall'oblio umano a causa del quale conosciamo il terribile adagio "la storia si ripete" Entrambi gli autori ci servono una lezione che riguarda i posteri e la storia. Si lamentano sul destino che attende il soldato dopo la guerra, il quale deve guardare i tuiristi mentre sviliscono tutto ció per il quale i soldati hanno (seppur senza alcün senso e invano) combattuto e attraverso aneddoti ci raccontano come l'uomo sia stato eí'fettivamente raggirato dalla guerra dei potenti. Entrambi i tes ti sono legati dall'idea mitteleuropea della guerra come inutile strage, anche se provengono da milieu diversi tra loro (Salsa da quello Italiano, Cebokli da quello Sloveno, o meglio, Austroungarico). Ancora una volta ci dimostrano come la letteratura memoaristica sia importante come trasmettitore di valori e come mezzo per far valere la visione personale dell'autore sulla realtà storica. Questo tipo di letteratura è un ottimo barómetro della visione personale sull'universalité in un periodo di cambiamenti sociali epocali, quale fu il periodo bellico. Dalla particolarità del singolo individuo (nel nostro caso - dell'autore) gli autori sono passati a descrivere l'universalità della società e sono riusciti entrambi a fluiré questo particolare nei propri scritti. Cosí hanno dimostrato come in Europa aleggiavano le medesime idee nonostante le (apparenti) diversità che spronavano i conflitti. II fatto che entrambi hanno scelto la forma del diario o comunque della memoaristica va da attribuire al massiccio numero di codesta letteratura nei ranghi militari. L'unica consolazione nell'ansia e tristezza della guerra fu - infatti - per il soldato l'affidare i propri pensieri, su un fare assurdo e insensato, ad un quaderno. Cosí questi testi sono rimasti intatti fino ad oggi e ci dimostrano quale fu 1'único mezzo di salvezza dei soldati: affidarsi soltanto a se stessi per evitare ai posteri conflitti del genere. Questo è anche il fine (mai - purtroppo - raggiunto) di Trincee e Dnevnik. Gorizia, Italia BIBLIOGRAFIA I. Cebokli, Andrej: "Dnevnik". In: Andrej Cebokli, pesnik in pisatelj iz Kreda 1893 - 1923. Goriška Mohorjeva Družba, Gorica 1999. Salsa, Cario: Trincee. Confidenze di un fante. Mursia, Milano 1982. 138 II. AA.VV.: Novecento. Gli scrittori e la cultura letteraria nella societr italiana. (3. knjiga) Milano: Marzorati ed., 1979. Escarpit, Robert: Sociologia della letteratura. Roma: Newton Compton ed., 1994. Kralj, Lado: Ekspresionizem (Literarni leksikon 30). Ljubljana: Državna Založba Slovenije, 1986. 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