ANNO XII Capodistria, I Marzo 1878 N. 5 LÀ PROVINCIA DELL' ISTRIA i--- Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti bì ricevono presso ^ la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Effemeridi della città di Trieste e del suo Territorio Marzo 1392. — Papa Bonifaccio IX. elegge fra Giovanni Marzari da Trieste a vescovo di Sparnassa nell' Albania e'vi sta sino il 1410. - 24, I, 276. 1523. — I riformatori in Gradisca vogliono tolte certe differenze e certi disordini, insorti tra i cittadini. Antonio Wasserman, Omobono (Bon-cina) Belli ed altri, e Cristoforo Francol, Giovanni de Bonomo, Bartolomeo Gero e Pietro della Spada, sotto pena di morte e dell' aggiudicazione dei loro beni al patrio comune. - 16. 2. 1338. — li podestà Vecellone de Porcia ed i giu- dici della città, Pietro Caristia, Geremia de Leo e Gregorio Ade, sottoscrivono in Monfal-cone l'atto di pace, sottoscritto con Arrigo conte di Gorizia. - 4. 3. 1445. — Il consiglio dei Dieci respinge la domanda avanzatagli dalla dogaressa Foscari di poter recarsi a Trieste ad abbracciare il figlio prima della di lui partenza per la terra d'esilio. -19, IV, 270. 3. 1447. — Il triestino Tartaglia, valoroso capitano si offre al servizio della Veneta Repubblica. -19, IV, 218. 4. 1365. — La città intraprende la compilazione del suo nuovo statuto. - 14, 72. 4. 1591. — Viene nominato a capitano della città ser Giorgio conte Nogarola di Verona. - 4. 4. 1713. — Muore fra Ireneo della Croce storiografo di Trieste, sua patria. - 10, IV, 369. 5. 1419. — Il consiglio della città elegge commissione per esaminare, se si possa dar ascolto alla supplica di que' di Duino, del Carso e di Gorizia i quali chiedevano di ritirare da Trieste quanto occorreva per i loro bisogni, per non contrariare al deliberato del di 24 febbraio ultimo decorso. - 13, 20b. 5. 1419. — Il maggior consiglio vuole che si tolga dallo statuto il divieto contro gli abitanti di Muggia di portare il loro sale entro il territorio triestino, avendo i Muggisani tolto dal civico statuto un eguale divieto che contemplava i cittadini di Trieste. 13, - 21a. 6. 1171. — Il vescovo Bernardo dona al capitolo della Cattedrale la decima delle case, appartenenti alla mensa vescovile, e di quelle ancora che venissero erette su terreni spettanti alla chiesa cattedrale. - 10, V, 326. 6. 1495. — La città invia a Lubiana ser Giam Bat- tista de' Bonomo e ser Cristoforo Wasserman, procuratore generale quest' ultimo del comune, per appianare certe differenze insorte di nuovo - 4. 7. 1428. — I giudici e rettori della città, Roba (Zorobabele) de' Leo, Vitale de Argentò e Nicolò de' Baiardi, proibiscono con uua penale di lire 25 a ser Federico de' Mercatellis da Padova, fu rettole delle civiche scuole, di impartire lezione ai cittadini. - 13, 53a. 7. 1821. — Orribile incendio sviluppasi nella picciola sinagoga. - 8. 8. 1285. — Il consiglio della città, il conte di Go- rizia ed Istria concorrono alla stipulazione di pace, sottoscritta dal Doge di Venezia e dal patriarca d'Aquileia. - 25, XIV, 308 - 321. 8. 1419. — Il consiglio maggiore accorda ai Carso-lini, ai Goriziani e ai sudditi del conte di Cilli i quali vengono con viveri in Trieste, che possano portare alle loro terre vettovaglie previo però permesso dei giudici e rettori della città. - 13, 21.a 8. 1522 - La città manda a Venezia Nicolò Mirissa per riavere il civico statuto, asportato dai veneti nel 1509. - 16. 8. 1788 — Papa Pio VI sopprime la diocesi triestina e la incorpora assieme a quella di Pedena alla neo-eretta diocesi di Gradisca. - 12, IV, 229. 9. 1352. — Giovanni vescovo di Cittanova arriva a Trieste qual vicario visitatore del patriarca, trovandosi assente dalla diocesi il vescovo Antonio Negri. - 4. 9. 1561. — Il maggior consiglio, viste le gravi spese incontrate per la fabbrica del civico palazzo e per altri pubblici lavori (2000 ducati), delibera che i consiglieri che cuoprono impieghi civici debbano servire gratuitamente quattro anni consecutivi. - 16. 10. 1295. — Il vescovo Brisa de Toppo, consenziente il patriarca d'Aqnileia, vende alla città alcuni di- ritti temporali della chiesa triestina'per ripararsi dalle usure e dai debiti. - 9, 28. IO. 1338.. — Il comune delega Girardo Eossi, Roba de Leo e Giusto Pace per trattare la pace cou Arrigo conte di Gorizia. - 5. 10. 1508. — Si invade alle ore sette di notte la sala del criminale e si rapiscono i procesci. - 8. 11. 1338. — Corcordio fatto tra que' della contea di Gorizia e la popolazione del territorio triestino per vicendevoli offese e reciproche ingiurie. - 26,98. 11. 1429. — Il capitano della città, Corrado burgravio de Lunz, investe in base del civico statuto il suo vicario ser Matteo dottor de' Priscianis di Ferrara di poter amministrare giustizia nelle cause civili e criminali, fosse egli in città o fuori. - 13, 55.b 12. 1513. — Il comune rifiuta ai commissarii di guerra il trasporto delle bombarde a Lubiana. - 5. 13. 1255. — Papa Alessandro IV conferma l'operato del capitolo triestino che si era eletto a vescovo don Guernerio da Cucagna, canonico di Aqui-leia. 27, I, 204. 13. 1423. — Papa Martino V invia il vescovo di Tri- este, Giacomo Arrigoui Ballardi, in Inghilterra ed altrove in affari di somma importanza lo fornisce con lettera di libero passaggio, lo dichiara immune da dazii. - 27, I, 359. 14. 1347. — Papa Clemente VI nomina a vescovo di Trieste Lodovico della Torre, ordinandogli di ripetere la consacrazione dalle mani del vescovo Penestrino. - 27, I, 220. 14. 1520. Si pronuncia sentenza di decapitazione contro Urbano e Gallo di Lubiana, servitori del magnifico capitano Nicolò Rauber, per aver ferito a morte nella scorso febbraio Nicolò IopJicar, Giacomo Svizzero ed altri due compagni; la sentenza fu eseguita li 17 di questo stesso mese in castello. - 16. 15. 1449. — Si appianano certe contese insorte tra il comune ed i Walsee, signori di Duino; le due parti si obbligano alla restituzione vicendevole della preda ed alla consegna dei prigioni fatti nelli ultimi scontri; i Walsee poi promettono di resistere al principe Castelnovo in Carso tolto al comune di Trieste. - 10, IV, 238, 15. 1478.(Graz). Federico imperatore comanda a Nicolò Rauber, capitano della città, non voler violentare i sudditi vescovili coli'esigere da essi paglia e fieno. - 6. Società Alpina Abbiamo pubblicato senza commenti nell'ultimo numero di questo periodico, una corrispondenza dall'iena, nella quale si deplorava la scarsa attività della nostra Società Alpina, ed in gran parte se ne attribuiva la causa alla onorevole Presidenza. L'Unione del 25 p. p. riporta la nostra corrispondenza e vi fa seguire la sua opinione : cioè che non sia equo il riversare la colpa sull'onorevole presidenza ; ma che la mancanza di vita dipende dalla angusta cerehia in cui si trova la società; e ripete la proposta di formare una società sola con Gorizia e Trieste, Società delle Alpi Giulie, proposta avanzata già ancora l'anno scorso dal periodico Mente Sana in corpo sano, organo della Società Triestina di Ginnastica. Anche noi ci manifestiamo favorevoli a questo progetto, e crediamo che nessuno penserà ad opporvisi. Fu questo sempre il pensiero nostro, come di tutti, fin da quando un egregio amico ancora quattro anni or sono, in questo periodico, si rivolgeva ai comprovinciali, invitandoli a formare una Società Alpina. Fin d'allora sappiamo che furono anche fatte pratiche per costituire una Società delle Alpi Giulie, ma vi si opposero tante difficoltà, che appena dopo molto tempo, l'altro anno nel congresso agrario di Montona, si potè costituire una Società Alpina Istriana. La nostra provincia ebbe il merito almeno, di essere la prima a passare dai discorsi facili ai fatti concreti Ammesso pure, come in fatti bisogna ammettere, che la nostra Società non abbia manifestato quella attività che si aveva ragione di attendere; pure ha dato qualche siutomo della sua esistenza e da quanto sappiamo, in quest'anno, fatta esperta la direzione, intende organizzare una gita Alpina diretta a scopi assai utili per la provincia. In seguito alla costituzione della nostra società, venne organizzata nel seno della società Ginnastica Triestina una sezione Alpina; ma, a dir vero, neanche questa sezione ha dato prove di attività; ecco quanto ne disse la direzione nella sua relazione, al congresso generale del 28 gennaio p. p. "La sezione Alpina organizzata formalmente in "quest'anno da apposito regolamento ha intrapreso una "sola escursione sul vicino Altipiano, ed è troppo " giovane perchè se ne abbiano a sentire i vantaggi. "L'istituzione è così nuova fra di noi, da non avere "saputo penetrare finora nelle abitudini nostre poco * disposte alle fatiche ed agli stud! che per essa si "domandano. Epperò non conviene perdersi d'annimo se " la sezione non si è fatta ancora popolare e se di " conseguenza necessaria non ha saputo offrirci brillanti "risultati. Conviene invece animare fe forze più giovani " in mezzo a noi perchè vi prendano parte -T e si sappia "che queste montagno noi le conosciamo per averle " studiate con la nostra presenza, e non solo per avere " letto di esse, che Giulio Cesare le ribattezzò dal suo " nome, che Costantino vi fissò il termine della diocesi "d'Italia, che re Alboino dalle loro cime salutò la "terra promessa alla sua barbara devastazione» Degli alpinisti di Gorizia non abbiamo notizie, sappiamo che in quella città non scarseggiano i bnoni elementi, ed „è pronto il desiderio di concorrere in qualunque impresa diretta a portar giovamento al paese. Vogliamo dunque sperare che gli elementi sieno suftì.-centi, e maturo il tempo per raccogliere sotto una sola bandiera quella di una Società delle Alpi Giulie tutti gli alpinisti dall'Isonzo al Quarnaro. E eome si fa a raccogliere le file? Ecco una idea: Che la nostra Società inviti ad un escursione snl monte maggiore la sezione di Trieste e di Gorizia: e là raccolti su quella cima si stringa il patto solenne da veri alpinisti!. COEBIŠPOOESZE Pisino li 24 Febbraio, Dirò qualche cosa dei nostri divertimenti di carnovale, non già pella voglia di riferire che ci divertiamo, ciocché agli estranei sarebbe indiferente, ma per far conoscere a chi piacesse imitare l'es8mpio, come sì possa divertirsi senza soverchia preocupazione ne troppa spesa. Premetto che il divertirsi sia gradito a tutti, e che le feste di ballo siano i divertimenti più vaghi e desiati. Questi però nelle nostre cittadelle divennero gravosi per isfoggio inconsulto, e perdettero la cordiale giocondità dopo adottati certi vezzi e rigori che nell' alta società forse acconfanuo, ma che fugano la spontaneità famigliare delle nostre riunioni. Si andò dunque d'accordo per bandire ogni sfar-!0 e i puntigli d'etichetta, incompatibili tra persone che stanno in rapporti di stretta conoscenza; e per radunarsi spigliati a godere del divertimento. La direzione del Casino già nel primo invito si «spresse analogamente. Cessarono così le eccedenti ordinazioni e corrispondenze, i telegrammi; le angoscio pelle ritardate e non soddisfacenti robe commesse; le smanie del fare e del rifare fino al ultimo momento. E per tal modo passammo fino ad oggi quattro belle serate. Ebbimo però anche una festa di ballo magnifica presentataci la sera dei sedici corrente dal corpo dei signori ingegneri ed impiegati della ferrovia, tanto quelli dello stato che dell' impresa, in capo l'egregio Ispettore Cavaliere di Gerstel, unitovi anche quelli ora adetti all' esercizio; festa pel cordiale addio, dopo quattro anni di buona relazione. In questa circostanza non si badò strettamente al proponimento cui accenno di sopra, però devo dire che prevalse il buon gusto allo sfarzo materiale; l'occhio voleva la sua parte. La festa fu molto animata e goduta perchè tutti ebbero motivo di essere ben disposti: e per l'eccellente musica di reggimento da Pola, e la squisita cena, che è mai sempre l'elemento corroborante il buon umore. Ed osservo ancora, che se l'acconciarsi e l'affu-solarsi per una festa di ballo è la più dura prova pella pazienza e tenacità di proposito del bel sesso, che se potesse calcolare a punti, ciò che soffrì prima di apparire tal quale alla festa, e ciò che in realtà godette, onde il più delle volte n'avrebbe le partite in sbilancio, nel sullodato festino però, sono persuaso, che ad ogni ballerina ne soppravanzavano de' punti buoui, da farne getto e da serbarne in ricordanza per qualch'altra volta. Abbiamo pubblicato (vedi 1° luglio anno decorso) una corrispondenza d'un nostro egregio associato sull' arrotondamento dei beni campestri; togliamo ora dalla relazione della Giunta alla Dieta provinciale il parere emesso dalla Giunta stessa sulla importante questione: E." 447 - ' ' " * ■ All'Eccelsa i. r. Luogotenenza in trieste La Giunta provinciale, conformemente all'invito ricevuto da codesta Eccelsa i. r. Luotenenza, si è fatta carico di studiare attentamente il pregetto di legge sull'arrotondamento dei terreni, e che comprende anche la divisione dei terreni promiscui, e la regolazione dei diritti di uso comune. L'idea di riunire i possessi fondiari, dispersi in più località, in un corpo solo, in modo che ogni proprietario raccolga unita la sua possidenza, è bellissima in teoria, e se la si potesse dovunque mandare ad effetto non mancherebbe per certo di arrecare anche grandi vantaggi alla economia rurale. Ma per quanto seducente si presenti da primo aspetto alla mente questa idea, la Giunta provinciale crede fermamente che l'attuazione di ossa nell'Istria più che difficile, sia affatto impossibile. Vi osterebbero egualmente il sentimento pubblico, e le inveteratte abitudini, pelle quali i proprietari deifon-dinon si lascierebbero indurre apremutare spontaneamente^ tanto meno poi in forza di un voto di maggioranza il loro avito posseso con altri fondi, nonostante che a tale permuta fosse congiunto il vantaggio economico della più facile utilizzazione dei medesimi; ciascun proprietario sentendosi in generale sosì tenacemente avvinto al propro posseso, da non separarsene che nei momenti di estrema necessità, e quando la forza maggiore soltanto ve lo costringe. La tenacità dell' istriano al proprio possesso è tradizionale; e se a stento l'istriano e arrivato a comprendere che vi sono dei casi, nei quali la ragione pubblica domanda il sacrifizio della proprietà privata, certamente nessuno riuscirebbe a persuaderlo che un solo voto di maggioranza di alquanti possesori di fondi possa bastare a obbligarlo di rinunciare al suo possesso per riceverne in cambio un'altro. Il sentimento giuridico che la proprietà privata sia una cosa sacra ed intangibile, e che nessuno possa disporre della medesima, senza il consenso del proprietario, sorto colla teoria del diritto romano, e tradotto, dopo la decorenza di tanti secoli, in coscienza pubblica, si ribellerebbe contro un tale scambio forzato dei terreni, e la grande pluralità dei proprietarii nuli' altro vedrebbe in esso che una illegitima spoliazione. Altri e non minori ostacoli all' esecuzione dell' arrotondamento dei terreni deriverebbero nell'Istria, dove la proprietà fondiaria è molto suddivisa, dalla varietà delle colture, e dal grado di bontà anch'esso sommamente variabile a brevissime distanze, dei terreni medesimi. Le molte colture miste, e tutte le colture arboree, le quali, a sensi dello stesso progetto di legge, non potrebbero essere comprese nell'arrotondamento, senza l'esplicita adesione del rispettivo proprietario,si alterna, cioè, incessantemente cogli arativi nudi, coi prati coi pascoli coi boschi ecc.; e quindi già per questo solo fatto l'arrotondamento dei tereni non sarebbe effettuabile sopra estesi territori naturalmente, od artifizialmente, come, per esempio, da strade pubbliche, demarcati : conciassia-chè queste colture miste ed arboree costituirebbero già per sè stesse nn insuperabile ostacolo alla riunione in un sol corpo od anche in più corpi minori arrotondati, dei nuovi fondi da consegnarsi allo stesso preprietario, in sostituzione di quelli da lui posseduti prima dell' arrotondamento. Ed ommetendosi, come non può essere altrimen^ ti, dell'arrotondamento dei terreni le suddette colture, le quali rapresentano nell'Istria quanto vi ha di meglio, e di più produttivo nell'agricoltura, anche il profitto reale, che risulterebbe da questa complicatissima operazione, sarebbe ridotto a così minimi termini, da non meritare propriamente la fatica della promulgazione di una legge apposita, che renda possibili gli ar-roton damenti dei rimanenti terreni di secondaria importanza economica. L'Istria è poi così fatta che non vi ha Cumune censuario, e persino frazione di esso, in cui, quasi ad ogni pie sospinto, i terreni non cangino di bontà, e di forza produttiva naturale; e le Commissioni per la regolazione dell' imposta fondiaria possono bene attestare con quante difficoltà esse abbiano a lottare nella classificazioni dei fondi. Ora, quel pooprietario, o quei proprietari, cbe sono .così fortunati di possedere qnalcbe parte de loro fondi qnantunque frazionati in piccoli corpi, in circostanze più propizie relativamente alla loro naturale produtività, non si lasciebbero certamente da quelli espropriare per effetto di un semplice voto di maggioranza degli altri proprietari di fondi, per ricevere in cambio dei terreni forse .meno buoni, sebbene aventi il vantaggio di essere uniti ip un corpo solo; badandosi generalmente, e con ragione, nelle permute molto più alla qualità cbe alla superficie e continuata dei terreni di permutarsi, anzi essendovi, notoriamente nella pluralità delle località dell'Istria, dei terreni, che sono talmente ricercati, cbe chi non ne ha ,si sforza di averne anche una piccola particella, e chi li ha, nop se ne priva a nessun patto. Sicché non sarebbe in alcuni,casi neppure escluso il pericolo dell'insorgenza di combinate alleanze fra pochi maggiori .censiti ma tuttavia bastanti col loro censo a .costituire la.voluta maggioranza di voti, dirette allo scopo di giungere all'ombra della legge sull' arrontondamen-to dei terreni, al possesso di ,certi fondi, a danno della minoranza, al quale essi maggiori censiti ben sanjio, che non sarebbero per altre vie giammai pervenuti. E poiché nell'Istria non c'è, ip generale, minimamente da calcolare sopra un'adesione unanime di tutt' i cointeressati a mettere assieme i loro terrenni per poscia dividerli nuovamente fra di loro, secondo quelle norme razionali, che sarebbero suggerite dalle migliori convenienze economiche della futura utilizzazione dei terreni; così, avvenendo uno di questi casi, si farebbe ancora vieppiù radicata nelle minoranze la credenza, che la legge sia stata fata unicamente per favorire i possidenti maggiori a danno dei minori, Questa stessa costante variabilità nel grado di bontà dei fondi renderebbe poi così lunga, penosa, ed incerta la nuova classificazione dei fondi da commas-sarsi; i reclami delle parti sarebbero tanti, e di così difficile giudicatura, ed il pericolo che l'nno e l'altro o molti dei cointeressati riescano infine, più o meno, anche pregiudicati, sarebbe così urgente, che ci vorebbe invero, un grande coraggio, per decidersi ad entrare in questa nuova specie di labirinto, senza essere certi nemmeno di saperne dippoi trovare anche l'uscita. Nè va altresì dimenticato il grave turbamento che l'arrotondamento dei terreni produrebbe nei diritti dei terzi, collo spostamento conseguente dall'uno all'altro fondo delle servitù personali di uso ed usofrutto, delle affittanze e colonie, delle ipoteche ecc., i quali diritti per di più non sono nell'Istria nemmeno sempre chiari e facilmente accertabili, a cagione della mancanza di un ben regolato sistema di libri pubblici, ed essendo ancora molto lontano il tempo, in cui sarà dato di vedere funzionare, se non dappertutto, almeno nel maggior numero di Comuni, i nuovi libri fondiari, intorno ai quali si sta ora dai Giudizi lavorando. E non basta ; perocché vi sarebbe da superare anche l'ostacolo delle rilevanti spese, messe a carico degl'interessati nell'arrotondamento dei terreni, le quali è per lo meuo molto dubbio che saranno antecipate dai fondi della provincia già abbastanza carichi di pesi, perchè si possa sentire il desiderio di aggiungerne ancora di nuovi. E dato anche, per ultimo, che come rara eccezione qualche arrotondamento di terreni venisse quà e là effettuato, il beneficio economico che ne ridonderebbe agli interessati sarebbe sempre soltanto temporario; giacché dopo uu non lungo lasso di tempo, ritornerebbesi di bel nuovo alla primitiva dispersione dei possesi in conseguenza di successive vendite parziali, di permute, donazioni, divisioni, ecc. dei terreni arrotondati, le quali non si possono impedire, stando esse nell'ordine naturale e giuridico dei fatti. Per quanto concerne poi la divisione dei terreni promiscui, e la regolazione dei diritti di uso cornane, questi terreni e questi diritti ricorrono ormai nell'Istria nei soli beni comunali. Ma tanto alla divisione, quanto alla regolazione dell'uso di questa categoria di tondi, si può arrivare, volendolo, con altri mezzi assai più spediti, e meno dispendiosi, che non sia quello della commassazioue dei terreni, pertrattando e risolvendo, cioè, ciascuno di questi oggetti separatamente per sè; quandocchè abbinandovi invece il contemporaneo arrotondamento dei terreni privati, anzi facendo dipendere da questo la divisione o la regolazione dell'uso dei beni comunali, non si verrebbe probabilmente a capo di nulla neppure con quest' ultime. L'opinione della Giunta provinciale si è, adunque, quella che, avuto riguardo al sentimento generale della popolazione, ed alle speciali condizioni dell'agricoltura, non sia applicabile all'Istria una legge sulla comassa-zione dei terreni, e che, se anche la si emanasse, essa rimarrebbe una legge morta. Con ciò la Giunta provinciale ha l'onore di riscontrare la favorita Nota 18 Gennajo a. c. N. 12235 di codesta Eccelsa i. r. Luogotenenza, domandando ven-nia del luugo iudugio. Dalla Giunta provinciale dell'Istria Parenzo 20 Novembre 1877. Orto Pomologico in Pisino. Togliamo dalla Redazione generale della Giunta alla Dieta provinciale quanto riguarda la fondazione di un orto pomologico in Pisino. In seguito all'autorizzazione impartita dalla Dieta alla Giunta provinciale (Seduta IV) di trattare col Comizio Agrario di Pisino intorno all'attivazione in quella città di un orto pomo-logico come succursale alla Stazione enologica e pomologica provinciale, e di regolarne indi i rapporti di dipendenza verso quest'ultima, la Giunta provinciale, previe le opportune rilevazioni di fatto, ha effettuato l'acquisto di un fondo della supperficie di metri □ 15165, confinante col piazzale di quella Stazione ferroviaria, e riconosciuto idoneo allo scopo di cui sopra, pel prezzo di fior. 2000, nel quale il Comizio A-grario concorse coli' importo diggià anche versato, di fior. 1020.10, ricavato dalla vendita di altro fondo da esso posseduto. L'immediata sorveglianza dell'orto poinologico fu affidata dalla Giunta provinciale ai membri di quel Comizio Agrario signori Leopoldo Slocovich, ed Antonio Derndich. Un'allievo di questa stazione, (la stazione di Parenzo) già istruito praticamente nelle cose più essenziali della pomologia, vi è poi stabilmente addetto per la esecuzione dei relativi lavori. Col Comizio agrario di Pisino fu stabilito, infine, il seguente protocollare convegno: a. che 1' acquisto del fondo verrà fatto direttamente dalla Giunta provinciale per conto della provincia, la quale pagherà perciò dal fondo provinciale alla venditrice il prezzo di compravendita di fior. 2000; b. che il Comizio Agrario verserà al fondo provinciale il denaro eh' esso detiene, ricavato dalla vendita parziale per iscopi ferroviari di altro fondo da esso in precedenza acquistato ad uso di orto plantario, nonché l'importo ricavabile dalla vendita del rimanente fondo; c. che venendo a cessare l'orto pomologico come istituzione provinciale, per qualunque causa e motivo, il fondo acquistato sarà venduto dalla Giunta provinciale per conto comune della provincia e del Comizio agrario, e che il prezzo ritrattone sarà indi diviso fra entrambi in proporzione delle quote di denaro rispettivamente contribuite peli'acquisto del fondo. Buoni argomenti Un cannone di 100 tonnellate Leggiamo nell 'Italia Militare: Nel mattino di mercoledì, 30 gennaio, si eseguì, nella fonderia di Torino, il getto in ghisa di un cannone del calibro di 45 centimetri, il quale, quando sia finito, avrà il peso di 100 tonnellate. Il getto ebbe luogo in presenza del generale comandante la divisione militare, del generale Bonelli del generale comandante territoriale d'artiglieria e del direttore generale di artiglieria generale Rosset, il quale sin dal 1 febbraio 1875 faceva la prima proposta di questa nuova bocca da fuoco e del procedimento da seguirsi per la sua costruzione. Questa fondita, la quale, sia per l'entità del getto, sia più ancora pei pezzi limitati dei quali potevasi disporre è certamente uua delle più importanti che finora sieno state eseguite iu Italia, e la riescita della quale fa senza dubbio molto onore alla nostra artiglieria e merita che si spendano alcune parole per farne conoscere l'importanza e le difficoltà della sua esecuzione. Il cannone da 100 tonnellate che si intende di costruire è un cannone di ghisa, a retrocarica, cerchiato con tre strati di cerchi d'acciaio, su tipo analogo a quello dei cannoni da 24 a 32 centimetri. La sua lunghezza totale è di 10 metri, il diametro dell'anima di 45 centimetri, il diametro esterno della parte cerchiata di metri 1,862. Esso dovrà lanciare un proietto di circa 1000 chilogrammi di peso, con una carica di almeno 250 chi- logrammi di polvere. La parte in ghisa del cannone, che è quella che si è gettata testé, avrà quaudo sia lavorata, un peso che raggiungerà quasi la metà di quello totale del cannone. Il sistema di fusione seguito fu quello di Eodman già in uso per gli altri cannoni di grosso calibro, cioè a sifone, con nocciolo e con raffreddamento indietro' prodotto da una corrente di acqua fredda. La forma, modellata in sabbia e contenuta da staffe di ghisa riunite da chiavarde, era stata collocata verticalmente in una fossa appositamente preparata, ed ivi solidamente puntellata. Tre sifoni di diversa lunghezza, sboccanti nel-l'interno della forma in direzione tangenziale alla sua periferia, dovevano successivamente servire a condurre nella forma la ghisa dai canali ad essa soprastanti. L'anima, formata da un tubo di ferro cavo rivestito di terra, riceveva nel suo interno il tubo di immissione dell'acqua. La forma misurava in totale una lunghezza di 13 metri ; la cavità destinata a ricevere il getto ed il sopragetto o Muteroem era di 12 metri di lunghezza, con un diametro massico alla parte inferiore di metri 1,23 ed un minimo alla parte superiore di metri 0,87, cosicché la culatta del cannone trovavasi in basso: l'anima aveva il diametro massimo alla parte inferiore di 40 centimetri, e quello minimo alla parte superiore di 34 centimetri. Per riempire questa enorme cavità ed i sifoni corrispondenti oocorreva una massa di quasi 66 tonnellate di ghisa. Nè certamente sarebbe stato troppo difficile il suo riempimento, se attorno alla fossa si avessero a-vuti i forni a riverbero, occorreuti per fornire tutta la ghisa necessaria. Ma le condizioni della fonderia erano bendiverse, nè si sarebbero volute spendere per un primo esperimento le somme occorrenti per la costruzione di nuovi forni. Cosicché la fonderia, ridotta alle risorse e-sisteuti, dovea far fronte alle esigenze della fondita con quattro forni a riverbero grandi della capacità di caricamento compiessivo di 40 tonnellate, situati davanti alla fossa di getto, e di sei forni a riverbero piccoli, della capacità di caricamento complessivo di 27 tonnellate, collocati in altro locale, e distanti da 80 a 100 metri dai primi. Le poche perdite di getto e l'alimentazione della materozza pel successivo ritiro del metallo nel raffreddamento, dovevauo ottenersi mediante ghisa da cannone, fusa in un forno a manica. Il trasporto della ghisa fusa dai forni a riverbero piccoli alla località del getto si fece mediante tre ramaiuoli della capacità di 9 tonnellate ciascuno; il loro maneggio colle grue a motore idrostatico delle quali è provvista la fonderia. L'operazione della fondita riuscì brillantemente : il trasporto successivo della ghisa fusa fu eseguito in 35 minuti; la ghisa dei calderotti, mescolatasi nei canali con quella dei forni a riverbero grandi, passò pei sifoni e riempì la forma in 19 minuti, dopo di che l'acqua circolò nell'interno dell'anima,per cominciare il raffreddamento. L'alimentazione della materozza [fu poi proseguita por circa 4 ore, richiedendo poco più di 5 tonnellate di ghisa. Il modo regolare e preciso col quale procedette la colata dà la persuasione che il getto sia riuscito perfetto. Il trasporto di uua così ingento quantità di ghisa fusa, combinato colla necessità di una colata rapida ed uniforme di tutta la mašsa convenientemente mescolata costituisce senza alcuu dubbio una difficoltà tutt'altro che comune; e l'ottima riescita dell'operazione, se fa fede che tutte le disposizioni, furono prese convenien-temete per assicurarla, torna ad onore nel tempo stesso del generale che proponeva questo cannone, della direzione intelligente del colonnello Giovanetti, e dell'operoso concorso del personale della fonderia di Torino, tra cui merita speciale menzione il capo tecnico sig. Dagnino. Fra pochi giorni comincierà la lavorazione del cannone, ed è ragionevole sperare che essa possa essere compiuta entro un anno. All'Inclita Giunta Provinciale DELL'ISTRIA in Parenzo Inclita Giunta! (Cont. V. N. prec.) CONCLUSIONI E PROPOSTE. — Dal fin qui esposto risulta, — che delle inscrizioni romane pubblicate dal benemeritissimo Kandler alcune perirono, e parecchie furono errate nella stampa, — che dopo quella importantissima pubblicazione ne vennero in luce non poche, — che quelle specialmente che sono nell'aperta campagna, o in villaggi privi di ogni lume di civiltà, deperiscono e corrono rischio continuo di essere rotte e distrutte, — che per lo meno poi sono perdute per gli studiosi, perchè è impossibile che i più si sobbarchino al disagio e alla spesa di lunghe cavalcate per trovare, e spesso non trovare, una pietra sculta o scritta d'incerta lettura, e talvolta di dubbia importanza, — che quelle stesse che trovansi nelle borgate maggiori, o nelle città sono disperse, talvolta in siti di difficile accesso, tal'altra troppo esposte alle intemperie e agl'insulti dei fanciulli e degli ignoranti. In conseguenza è necessario, è urgente che siano raccolte nei Capoluoghi, e quivi collocate sotto una loggia pubblica, o nell' atrio della casa comunale, o in altro pubblico edifizio centrale, di facile accesso, al coperto dalle intemperie e tutte unite, a comodo degli studiosi paesani e stranieri, a decoro del paese, a lume della storia. La provincia, i comuni non devono in ciò farsi scrupolo di spendere. È una spesa imposta dalla civiltà dell'epoca, e dall'esempio delle altre provincie dell'impero, senza dire di tutti i paesi che si rispettano. •In'Istria abbiamo questo particolare vantaggio, che la divisione attuale per distretti giudiziari < corrisponde, più meno, agli antichi agri romani, e quindi portando le inscrizioni e le pietre romane dalla campagna nei Caposuoghi, non si spostano, ma restano nel loro àmbito naturale. Il ravvicinamento, l'unione, giova poi grandemente alla i interpretazione e raddoppia quindi sotto molti appetti, il valore dei singoli pezzi. Ho detto più sopra che dopo la pubblicazione del Kandler, (Iscrizioni romane dell'Istria) e dopo la sua morte, vennero mano mano alla luce altre inscrizioni. Esse non sono stampate qui da noi, ma ben lo sono nel Corpus Iscriptionum latinarum, e le ha manoscritte il lodato Segre tario De Franceschi il quale seguì con assidua attenzione ogni scoperta che si fece in provincia e colla sua corrispondenza privata tenne vivo dovunque l'amore delle cose antiche, procacciandosi in ogni luogo una o più persone che se ne interessarono e lo informarono finora di ogni indizio, di ogni tradizione relativa. Bisogna essergliene sommamente obbligati, chè altrimenti molte più cose sarebbero state distrutte. Ma io credo che sia ormai giunto il tempo d'impegnarlo a compiere la bella e proficua opera sua collo stendere una Guida per la ricerca delle antichità romane e medioevali dell'Istria, divisa per distretti e parocchieo comuni, colla nota distinta delle pietre scritte e sculte esistenti, perdute, sperate, e delle persone che possono darne contezza, aggiunte le tradizioni popolari, se anche strane, relative a fatti di guerre, a castelli, a chiese, a conventi, a vie, ad acque, a pozzi ecc. ecc. È un' opera indispensabile ai più giovani di noi che vorranno occuparsene, è un'opera senza la quale gli studi e le ricerche meglio avviate s'arresterebbero, è un'opera che da nessuno in Istria potrebbe essere fatta che da lui solo. Di quest'opera, che egli, animato com' e dal più fervido amore per la patria provincia, vorrà sicuramente regalarci, i primi a valersene saranno i figli di lui i quali, giovani ancora, si mettono già evidentemente sulla sua via. Io credo di più che gioverebbe approffittare dell'abilità che il figlio Giulio acquistò già nel disegnare, per commettergli un Albo di tutte le pietre sculte romane e medioevali sparse per la provincia, Albo che porterebbe non poca luce nelle epoche più oscure appunto della nostra storia, e che gioverebbe a far toccare con mano come gli agi, l'amore, l'esercizio dell' arte, la civiltà insomma, diffusa in provincia all'epoca romana, si mantenesse alta, relativamente ai tempi, anche attraverso il medio evo. A questo doppio Albo, romano e medioevale, si dovrebbe poi far succedere un Albo di cose venete, iscrizioni, stemmi ecc. ma la cura di questo ultimo si potrebbe forse lasciare alle comuni, come ho detto più sopra. Prima di chiudere non so astenermi dal ri petere, che gli avanzi cartacei degli Archivi dell'epoca veneta, a Montona, e più a Pinguente, reclamano tutta l'attenzione dell'Inclita Giunta, siccome cosa d'interesse più che locale provinciale. Non dimando scusa della mia prolissità, perchè ho la coscienza di aver detto cose utili, come ho la speranza che l'Inclita Giunta vorrà, trovato giusto lo spirito che me le ha dettate, accogliere le mie proposte e farle opera sua a decoro e a vantaggio della provincia. (1) Albona 6 Ottobre 1877 Tomaso Luciani (1) Nota Alla presente Relazione va unita, come risulta dal suo testo, una tavola con varii disegni eseguiti dal sig. Giulio De Franceschi. La Redazione, dispiacente di non poterla riprodurre per difficoltà tipo-prafiche, riporta però le due iscrizioni citate a pag. 21 e 28, PATALICVS RTI FILIVS NN L • VII ! •FRAT•P A Dubrova di Verh V A S. Andrea di Caroiba La stessa Redazione avverte che nella stampa della lapida di Montona, pag. 21 col. I in fine, è stata ommessa una E. — Il MS. la dà così: P•ASACAE P•F•SEVER NOTIZIE Il giorno 20 febbrajo è stato eletto il nuovo papa nella persona del cardinale Pecci, camerlengo di Santa Chiesa, il quale assunse il nome di Leone XIII. Il Pecci nacque il 12 di marzo 1810 in Carpineto d'Anagni. Egli scende da antica famiglia che diede varii uomini illustri nelle lettere ed un beato e fondatore d'un ordine religioso. Il nuovo pontefice è detto uomo di carattere energico, di molta coltura ed intelligenza. Bello e piacente di aspetto, ha voce robusta e si distinse come oratore. Delegato pontificio a Benevento, ne purgò la provincia dai briganti ; mostrò la stessa energia a Spoleto ed a Perugia, — Gregorio XYI deliberò di rimeritare i servigi di mosignor Pecci col promuoverlo Arcivescovo di Damiata nel 1843, inviandolo nunzio a Brusseles. Dopo tre anni di nunziatura, lo stesso Pontefice lo preconizzava Arcivescovo di Perugia. Papa Pio IX lo creò Cardinale nel Concistoro dei 19 dicembre 1853, del titolo di San Crisogono. Il cardinale Pecci fu sempre eguale a sè stesso nei momenti gravi e difficili che gli toccò spesso di attraversare; fondò pe' suoi sacerdoti 1' Accademia di San Tommaso, di cui è presidente assiduo. Nel settembre dello scorso anno fa nominato da Pio IX cardinale Camerlengo. Venne tenuta nei giorni scorsi in Venezia, nella sala della società operaia, dall'egregio signor Antonio Torri una conferenza storica che versando sulla pace segnata in Venezia nel 1177 fra l'imperatore Federico Barbarossa ed il Papa Alessandro III, e facendo seguito alla battaglia di Legnano, rivendica alla storia la celebre battaglia di Salvore, negata da parecchi scrittori, stupenda gloria di Venezia e dell' Istria nel XII secolo. Nel fascicolo quarto della Nuova Antologia, si trova un interessantissimo articolo sul telefono, scritto dal distinto professore di scienze fisiche, il Signor Pietro Blaserna di Gorizia. Il ministero della pubblica istruzione, accogliendo la proposta di una commissione di paletnologi nominata dal Consiglio Superiore d'Istruzione, e pel voto unanime favorevole del Consiglio stesso, ha creata nella R. Università di Roma una cattedra di Paletnologia, chiamandovi ad insegnare il Pigorini, nominato pure direttore del Museo Preistorico ed Etnografico del Colleggio Romano. La navigazione di Trieste nel 1877 L'Uffizio statistico della Camera di Commercio triestina pubblicò il risultato della navigazione nel porto di quella città durante l'anno or'ora spirato. Ecco le cifre del numero dei navigli e della loro portata, confrontata, con quelli del 1876: RVFOFRATRI ^EG. vixn NO • M - F MOP PATP TI 1 1 Navigli approdati nel 187? Totale a vela-carichi 5769 navigli „ a vapore „ 1375 „ 575743 tonnellate 663054 Riuniti „ 7141 Totale a vela-vuoti 1183 „ a vapore „ 179 — 938797 — 94484 — 31429 Riuniti „ 1380 „ — 150318 Ossiano carichi e vuoti 8521 „ — 1089115 Navigli approdati nel 1876 Totale a vela-carichi 5346 » — 274050 V ft a vapore „ 1310 — 617679 V Riuniti „ 6656 » — 891729 lì Totale a vela vuoti 1016 — 62524 V n a vapore „ 179 n — 31228 i> 1195 » — 93953 rt Navigli partiti nel 1877 Totale a vela-carichi 5354 navigli „ a vapore „ 1485 „ 322535 tonnellate 670899 Riuniti 6839 „ —993434 Totale a vela-vuoti 1595 „ — 41580 „ a vapore „ 74 „ — 38649 Riuniti „ 1668 „ — 83829 „ Ossiano carichi e vuoti 8507 „ — 1077264 Navigli partiti nel 1876 Totale a vela-carichi 5024 navigli — 290697 tonneHate a vapore „ 1396 597230 Riuniti „ 6420 Totale a vela vuoti 1306 „ a vapore „ 102 Riuniti „ 1408 Ossiano carichi e vuoti 7828 887927 30512 57605 • 98110 -985044 Cose locali Una solenne Ufficiatura per la morte di Pio IX ebbe luogo qui nella Cattedrale affollatissima il giorno 16 corr. (terzo delle pubbliche preci [di suffragio) con l'intervento di tutte le Autorità. Monsignor Petronio, prevosto capitolare, vi tenne una forbita orazione. Il Tempio era addobbato maestosamente a gramaglia. ( Unione) Il giorno 24 venne celebrata una messa solenne seguita dall'inno ambrosiano prò gratiarum actione per 1' elezione del sommo pontefice Leone XIII. Pubblicazioni La caccia. — Sotto questo nome esce a Milano un periodico settimanale, che si occupa di caccia, di cavalli di tutto ciò che gli Inglesi compendiano nella parola Sport. Il giornale, oltre a bellissimi disegni, contiene rac- conti, corrispondenze, aneddoti, viaggi, e caccie; descrizioni di nuove armi da caccia e da scherma, ecc., ecc. È insomma, nel suo genere, uu periodico che può essere vantaggiosamente paragonato anche ai migliori inglesi. L'arelieografo triestino fascicolo IV0del V° volume, mese di fèbbrajo, contiene. Regesto delle pergamene conservate nell'Archivio del Capitolo della Cattedrale di Trieste per D. Angelo Marsich. — 2. Michaelis Stenis, ducis Venetiarum Mandata, per A. Ive. — 3. Aquileja prima dei Romani, per P. D. Pervanoglù ; — 4. Le Collezioni Cannano, per C. Kunz. — 5. Del sito dell'antico castello Pucino e del vino che vi cresceva, per C. D.r Marchesetti. — 6. Di un condottiero triestino agli stipendi di Venezia, per At. Hortis. — Aununzii bibliografici. Novelline popolari rovignesi. — Leggesi nella Rivista, Europea vol. IV, fascicolo VI: Il professore Antonio Ive, istriano, ha pubblicato per nozze alcune "Novelline popolari rovignesi » . Coloro-che sanno quanto sia l'importanza della novellistica popolare accoglieranno con piacere l'opuscolo del prof. Ive, allievo della facoltà di lettere dell'università dii Vienna; e dalle note da lui poste alle tre novelle riconosceranno la molta erudizione di lui in un campo di studj che ha per ora così pochi cultori. La piccola pubblicazione del sig. Ire gioverà anche agli studj dalla dialettologia italiana. AVVISO Si rende noto che nel giorno 11 marzo p. y. (secondo Lunedì di marzo) sarà tenuto a Buje mercato d'animali d'ogni genere. Dal Municipio di Buje 18 febbraio 1878. avviso aTÌÌicetori Chi volesse fare acquisto di seme bachi nostrani a bozzolo giallo, cellulare ed industriale, (fior. 6 e fior. 4 ogni 25 grammi) è pregato di spedire al sottoscritto entro il corr. mese, una semplice lettera impegnativa col indicazione della quantità e qualità. Capodistria, 1 fèbbrajo 1878 GIUSEPPE GRAVISI del fa Giannandm Ricevuto il prezzo d'associazione dai signori Francesco D.r Costantini — Rovigno — a. c. — Società Alpina Istriana — Pigino — a. c. — Don Antonio Basilisco — Mompaderno — a. c. — Leopoldo de Marussi — Cortnons — saldo agosto a. c.