ACTA H3STRIAE "V. ricevuto: 1995-12-25 UDC 330.1:929 Carli G.R. L"'OCCHIO POLITICO E CAJLCOLATORE APPUNTI SU GIAN RINALDO CARLI STORICO DEIPREZZI Andrea ZANNINI prof. dr., Universiti degli Studi di Venezia, Dipartimento di scienze economiche, Ca' Foscari, IT-30123 Venezia, Dorsoduro, 3246 prof. dr., Univerza v Benetkah, Oddelek za ekonomske vede, Ca' Foscari, IT-30123 Venezia, Dorsoduro, 3246 SINTESI Nelîa settima dissertazione del suo trattato Delle ¡nonete Gian Rinaldo Carli si pone il problema di come validare le differenze nel livëllo generale dei prezzi ira diversi momenti slorici. II problema che affronta è considerare se dopo la scoperta dell'America i prezzi in Italia fossero crescuiti; in realtà perd il suo fine, comune a tuiti i protagonisti deldibattito setteceniesco sulla qiiestione monetaria, era cogliere le leggi che regolano l'economiá. Seguendo alcune serie diverse di prezzi di béni alimentan per alcune località italiane dal XV al XVIII s'ecolo il Carli giunge a formulare un indice generale dei prezzi, uno strumento di analisi economica che avrà grande imponanza nello sviluppo délia disciplina economica, la cui "scoperta ", come ha scritto ('economista americano Irvittg Fisher, puô senz'altro essere assegnata al riformatore istriano. Tale innovazione metodologica viene inserita in un quadro siorico-economico che mette in luce ilpercorso epistemológica delt'analisi del Carli. Tra le diverse opere di Gian Rinaldo Carli dedicate alia ricostruzione storica di fenomeni economici, la settima dissertazione del suo ponderoso trattato Delle monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia, intitolata Del valore e della proporúone de' metalli monetati coi generí in Italia prima delle scoperte delVlndie col confronto del valore e della proporz'wne dei tempi nostri} ha attirato l'at- 1 Ove non sperificato altrimenti si fara riferimento alia prima edizione del Delle monete, L'Haya-Pisa-Lucca 1754-1760: ia settima dissertazione é contenuta nei tomo III (Lucca 1760), pp. 1-199. 41 Andrea ZANNINÍ: L'OCCHIO POLITICO E CALCOLAT0RR'.....41-50 tenzione di economisti e storici del pensiero economico e ha ricevuto, soprattutto nel corso di questo secolo, una serie crescente di autorevoli citazioni. Al centro dell'interesse della critica è un'innovazione metodologica importante, l'ideazione ed utilizzazione di appositi numeri-indice per rappresentare le dif-ferenze nel livello generale dei prezzi inteTcorse tra diversi momenti storici, nel caso in questione la seconda metà del XV secolo ed il decennio a cavallo del 1750.2 Accanto a questo aspetto certamente originale, a proposito del quale ci si sof-fermerà a considerare il percorso logico che lo determinó, si intende qui pero considerare l'intera impostazione delcapítolo, che costituísce una sorta di trattato nel trattato e che a nostro awiso contiene spunti di riflessione interessanti sia per quel filone della storiografía economica che va sotto il nome di storia dei prezzi, sia, ci auguriamo, per lo studio del pensiero del tiformatore istriano.3 Tutto il Delle monete è costruito sui raffronto continuo tra le vicende mone-tarie del passato e la realtà economica piii vicina al Carli. Ma se le prime sei dis-sertazioni si spingono solo fino al XVII secolo, le ultime due dílatano tale com-parazione fino agli anni di metà '700, Tendendo evidente come, nella pTOSpettiva storiografica del riformatore istriano passato e presente fungessero da vasi comunican ti, senza ostruzioni né diaframmi. L'impostazione della settima dissertazione sembra voler portare tale prospettiva comparativa alie sue estreme conseguenze. Lo sfondo culturáis in cui colloca l'opéra è dalo dall'infittirsi, negli anni '50, del dibattito sulla questione monetaria, che, come è noto traeva motivo dall'ac-centuarsi a metà secolo di spinte iníWionistiche che toccarono tutte le economie regionali italiane. Nella memoria storica degli studiosi. neH'opinone comune di ammininistratori e finanzieri, il rialzo generala dei prezzi risaliva alia scoperta delle Indie ed era imputabile, principalmente, all'afflusso di metalli preziosi dal-l'America. Questa analisi storica rientrava nella cosiddetta teoría quantitativa della moneta, che abbozzata nella seconda metà del '500, riceveva proprio in quel volgere di anni una sua prima scientifica formulazione neU'opera di David Hume (Sulla moneta, 1752), per restare sostanzialmente egemone nel pensiero economico fino a John Maynard Keynes, negli anni 30 di questo secolo. 2 I. Fisher, The Making of Index Numbers. A Study of Their Varieties, Tests, and Reliability, Boston and New York 1922, p. 458 afferma di trarre informazioni sulla storia dei numeri índice da C.M. Walsh, Measurement of General Exchange Value (che non si é riusciti a consultare). E' probabile che attraverso questi due testi sia cresciuta la fama del Carli quale sperimentatore dei numeri-indice. Cfr. J. A. Schumpeter, Storia delt'analhi económica, Torino 1990,1, pp. 257,355-356,458, ir, p. 636. 3 A proposito del quale rimangono fondamentaii E. Apih, Rinnovameiuo e i/luminismo nel '700 italiano. La formatione cultúrale di Gian Rinaldú carli, Trieste 1973; Idem, voce Carli, Cían Rinaldo in Dnionario Biográfico degli Jtaliani, Roma 1977, vol., pp. J61-167; F. Venturi, Settecento riformatore. Da Muraioria Beccaria, Torino 1969, pp. 456-463. ACTA HI STRIAE V. Andrea ZANNINI: L "0CCHI0 POLITICO E CALCOI-ATORE". ...,41-50 L'assunto che il Carli si proponeva di confutare non era tanto il presupposto monetario su cui si fondava tale teoría, il cosiddetto "metallismo teorico", quanto l'interpretazione storica che ne era stata fatta derivare, seconde cui l'inizio délia rivoluzione dei prezzi avrebbe coinciso con í'inondazione dei metalli atlantici.4 Egli sosteneva invece che, prima del viaggio di Colombo "i generi valessero molto più che ora", e l'Italia fosse a quel tempo molto più ricca che nel XVIII secolo.5 Prezzi, valore, ricchezza. Già da una simile impostazione è possibile cogliere come l'ottica del Carli fosse di ampio respiro e che se pure il suo ragionamento prendesse le mosse dall'aspetto monetario (il riaJzo nominale dei prezzi), il problema di fondo che lo interessava veramente era quello storico-economico, generale, espresso in modo da non generare equivoci: in trecento anni il sistema economico italiano aveva auméntalo la sua ricchezza complessiva o 1'aveva dimi-nuita? Se, come è stato detto, un buon storico sí riconosce dalle domande che sa porsi, non si puô certo dire che al Carli mancassero né ampiezza di vísuale né capacité di cogliere il cuore dei problemi. Per argomentare la sua confutazíone egli procede lungo due linee destínate ad iütegrarsi. Apporta in primo luogo una serie di elementi storici per dimostrare la floridezza deU'economia quaUroecntesca in contrapposizione alia stagnazione del suo tempo: sí tratta sia di annotazioni che si potrebbero definiré qualitative (il panorama desolante delle zecche nel suo tempo, l'ampiezza della rete commerciale veneziana nel '400 ecc.), sia di ínformazioni quantitative, pur se non trattate in maniera seríale (íe coniature medievali, il volume di traffico della seta rispetto a quello délia lana ecc). Terminata taie rassegna egli rivolge la piopria osservazione ai prezzi, assu-mendo come ipotesi di lavoro i) confronto direlto tra i "prezzi" - in realtà il "livelio generale dei prezzi"- del secondo '400 e dei suoi anni. Da questo punto in avanti la dissertazione procede in maniera analítica: per una serie di località distribuite in tutta la penísola - Udine, il Trevisano, Milano, Firenze, Pisa, Lucca, Napoli, aile quali nell'appendice pubblicata nel 1760 sono aggiunte Ferrara e Bologna6 -veegono presentati i prezzi di mércalo di alcune derrate alimentan, principalmente cereali, vino ed olio, per i due diversi periodi, tratte dalla contabilità di entí ed istituzioni laiche e religiose: monasterí, ospedali ecc. 4 Per la bibliografía sull'argomenlo si rinvia a A. De Maddalena, Maneta e mércalo nel '500. La rivoluzione dei prezzi, Firenze 1973, pp. 71-81. 5 Delle monelt, ci!., III, p. 13. 6 Ibidem, IV, Supplement aüa dissertazione setúrna, pp. 19-73. Tali dati non vengono pero utilizzati per un aggiornamento del calcolo generale della variazione dei prezzi ira i due periodi considerad. 43 ACTA HI STRIAE V. Andrea zannin1:1. 'OCCHIO POUT1CO E CALCOLATORE*. „,41-50 II Carli sa bene di utilizzare una categoría di dati - i prezzi dei generi alimentan - già ampiamente sfruttata in ámbito storiograíico: dichiara iníatti non esserci " an-nalista o istorico che qualche cosa non accenni e non rifletta ancora su questi prezzi".7 Ci6 che egli rimprovera ai suoi predecessori è una considerevole appros-simazione, e, soprattutto, l'incapacità di cogliere il senso del valore della moneta: non ha senso, spiega, calcolare i prezzi al loro valore nominale, bisogna tener conto del corrispettivo in argento, prima, e quíndi del rapporto tra il métallo bianco e l'oro: "volendo... ritrovare il confronto fra il valore de' generi di un paese con un altro, o di un secolo con un altro, deesi primamente rinvenire la rispettiva propor-zione di essi generi con i'argento, cioé la quantità d'argento fine a cui essi cor-rispondono; e poi rüevare il rispettivo valore del suddetto argento; il che si fa con la proporzione fra esso e l'oro".® E conclude: rarissími sono coloro che "hanno con occhio politico e calcolatore questa materia osservato*.9 E' cosí che egli procede, rilevando in primo luogo, per. ogni locaíitá ed ogni categoría di beni, la differenza tra il prezzo nominale quattrocentesco e queilo successivo, passando a considerare il contenuto di grani d'argento corrispondente ad ogni prezzo e ottenendo infine, attraverso il computo del rapporto effettivo, monetario, tra i due metaUi, ció che egli chiama "valore assoluto", Due osservazioni si impongono a questo punto. La prima è che questo ragio-Damento non conduce, dopo tutto, che all'abbandono dell'argento come métallo di riferimento - cosa di cui, come ha osservato Arthur Eli Monroe,10 il Carli non sembra essere plenamente cosciente - e all'assunzione invece dell'oro come valore-standard. Tale procedura avrebbe contenuto potenzialità interprétative enormí se Toro avesse un valore stabile, ma cosí non era, come anche il Carli sapeva bene. In secondo luogo, cosí come si è sottolineata la grande conoscenza delle vicende monetarie italiane del Carli, che gii permette tra l'altro una comparazione a spettro storico-geografico considerevolmente ampio, è corretto perô dire come il suo procedere più volte corra sul filo di semplificazioní approssimative, quando ad esempio riduce il movimento dei pfezzi di un cinquantennio ad un único valore medio, o quando, costretto dalla mancanza di dati intermedi, calcóla il contenuto d'argento della lira florentina nel secondo '400 (un dato fondamentale per l'esito dei suoi calcoli) come media tra il valore del 1417 e quello del 1531." Grossolanità raaggiori, bea inteso, si ritrovano nella trattatistica coeva, ma a proposito del nostro autore stavano forse ad indicare un atteggiamento particolare sul qnale sarà opportuno ritomare in seguito. 7 Ibidem, III, p. 35. 8 Ibidem, III, p. 11. 9 ibidem, III, p. 35. 10 A. E. Monroe, Monetary Theory Before Adam Smith, New York 1966, p. 225. 11 Delle monde, cit., HI, p. 41. 44 ACTA HI STRIAE V. Andrea ZANNJNI: L'.'OCCHIO POLÍTICOE CALCOLATORE".....41-50 L'innovazione metodologica introdotta dal Carli si colloca a questo punto della sua dissertazione ed è finalizzata alia comparazione det diversi "valori assoluti", cioé del corrispettivo dei prezzi nomiaali in oro, tenuto conto del sno rapporto con l'argento. Egli non si limita alia semplice giustapposizione dei diversi prezzi, anche se trasformati in moneta di conto come ad esempio negli stessi anni cercava di fare lo Zanon analizzando le serie di prezzi udinesi di frumento e granoturco,12 ma riesce a darne uá espressione numérica che sintetizzi il movimento della serie, spingendosi a riassumeTe il movimento delle diverse derrate prese in consider-azione in un único indice "di gruppo" che ne fotograñ la variazione. CosiT per ogni città studiata e per ogni singóla categoría di derrate, condensa in un incremento o di un decremento del "valore assoluto" il movimento dei prezzi; quindi, decidendo di utilizzare solo i dati relatívi alie derrate megüo rappresentate, frumento, olio e vino, aggregate con una semplice media aritmética, perviene finalmente alia determínazione di un indice complessivo del livello générale dei prezzi, tenuto conto quindi della svalutazione della moneta di conto e dell'alterazione det rapporto tra i metalli.13 Nemroeno ad una lettura attenta del testo risulta chiaro se il Carli avesse per-ce7¿oae che lo strumento statistico da lui utilizzato costituiva una novità, anzi una novità dalle conseguenze macroeconomiche enormi se si considera l'impiego che da allora hanno avuto gli indici dei prezzi nella política econoinica. L'economista americano Irving Fisher, che negli anni '20 del nostro secolo affronté in modo sistemático lo studio dei numeri indice e raccolse oltre centottanta diversi pro-cedimenti di calcolo, assegna alia formula del Carli un significativo numero uno, aanotando che solo dopo mezzo secolo la formula fu nuovamente "scoperta" in Inghilterra.14 Ció che interessava veramente il Carli, come si è detto, era gjungere ad una valutazione delle variazioni dei prezzi che tenesse conto del rapporto oro-argento; pro hábilmente - è la nostra ipotesi - l'ideazione di uno strumento numérico di sin-tesi nacque come un'esigenza empírica dettata, più che da una solida riflessione teórica di base, dalla necessità di condurre un discorso storico alla sua conclusions, gíustifícaadolo con un dato quantitativo sintético che rendesse conto di tin'ampia gamma di fenomeui osservati. C'era poi un altro fattore che deve aver spinto il nostro autore verso tale . soluzione: daré una risposta pratica a uno dei problemi-cardine attomo al quale si sviluppô il dibattito settecentesco sulle monete, "la gran questione delle Resti- 12 R, Molesti, II pensiero economico di Antonio Zanon, Milaoo 1974, pp. 49-59. 13 Deik monete, cit., HI, p. 191. 14 Fischer, The Making, cit., pp. 29, 458, 466. La formula che sarebbe stata usata dal Carli e, dove 8 = somroatoria dei termini, p = prezzo en- nuinero delle derrate di cm si calcolano i pre22i. 45 ACTA HI STRIAE V. AntfrcïZANNINI: L'OCCHiO POLITICO E CALCOLATORE".....41-5« tuzioni"15 corne l'aveva egli stesso denominata, cioé il problema deil'iDserimenío délia svalutazione délia moneta di conto nel calcolo del saggio di interesse; di fronte all'accelerazione inflattiva di metà '700, infatti, la giurisprudeoza fatico a formulare una linea di comportamento efficace per contemperare gli interessí dei debitori ed i diritti dei creditori. A tale questione egli dedicó la dissertazione ottava,16 ma già in questo capitolo dimostra una prima utílizzazione pratica di tale elaborazione. Riepilogato il procedimento che porto il Carli alia sperimentazione di numeri-indice, puô essere proficuo tornare a riflettere su alcuni spunti offerti dalla sua analisi storica di serie di prezzi. Come si è visto, il primo problema che egli íntese affrontare fu quello del superamento del prezzo nominale e quindi del valore nominale della moneta. Egli ritiene di aggirare 1'illusione generata dalla svalutazione della moneta di conto ancorando i prezzi delle merci in primis al valore delTargento, e al rapporto tra questo e l'oro successivamente. Tale método, vale la pena di ricordarlo, fu per i successivi duecento anni lo strumento più utilizzato di comparazione di serie storiche di prezzi, tanto che, per fare solo un esempio, venne adottato nel 1930 come criterio di base per le pubblicazioni del Comitato scientifico internazionale per lo studio dei prezzi, la cui fondazione aprí la grande stagione novecentesca della storia dei prezzi. La discussione sui pregi e difetti di tale método ha riempito per molti anni le pagine delle riviste di storia economica, non è certo quindi il caso di riprenderne qui il filo, peraltro già da altri autorevolmente riassunto.17 Nell'anaíisi del Carli tale opzione metodologica aveva una sua ben precisa lógica teórica, che va considerara all'interno del metallismo entro cui si muovevano il Carli e i suoi interlocutori contemporanei.18 Non mi sembra peraltro che gli si possa imputare di aver voluta fare, attraverso ana storia dei prezzi, solamente una storia deJ depTezzamento (o della rivalutazione) della moneta, una "storia metallica". Quando il Carli intenderà awiarsi lungo questa strada, come neji'ottava dissertazione del suo trattato, avrà gli strumenti intellettuaii e teorici per incamminarvisi senza aver bisogno di usare le variazioni dei prezzi per studiare quelle della moneta. Confondere il numerario con la materia di cui è fatto, ha detto Earl J. Hamilton,19 è come confondere un biglietto 15 Delle monele, cit., II, p. 259. 16 Ibidem, 111, pp. 201-304. 17 R. Romano, Storia det prezzi e storia economía, "Rivisia storica italiana", 75 (1963), n. 2, quindi pubblicato come Introduzione al volu me curato dalio stesso autore, / prezzi in Europa dal XIil secolo a oggi, Torino 1967, che costiluisce ancora l'antoiogia pit: completa di studi sulfargomento. 18 Schumpeter, Storia deU'analisi, cit., p, 355. 19 Cit. in R. Baehrel, A proposito di prezzi: economía e. storia, in Iprezzi in Europa, cit., pp. 539565. 46 ACTA fflSTRlAi: V. Andrea ZANNINI: L'OCCHIO POLITICO E CALCOLATORE'.41-50 ferroviario col pezzo di cartone su cui é stampato: questo errore non mi sembra proprio che possa essergli addebitato. Casomai é possibile intrawedere, in una piega del suo ragtonamento, un ac-cenno ad una qualche consapevolezza dei ümiti intrinsechi all'utilizzazione del valore intrinseco della monefa. Quando egíi paragona, per Firenze, Sa variazione del prezzo dello staio grano rispetto a quéllo di dieci capponi o di cento uova,20 sembra awicinarsi a quello che dovrebbe essere l'obiettivo principale dell'analisi storica dei prezzi. Non tanto lo studio del rapporto tra unitá di misura di beni e servizi e unitá di misura del bene argento oppure del bene oro, o oggigiorno del bene "doílaro 1980" ecc., quanto piuttosto U mutare complessivo, dovuto alie tra-sformazioni economiche, del rapporto tra tutti i beni e i servizi, e quindi, in definitiva delle trasformazioni della societá e deile scelte economiche dei suoi gruppi, dei suoi individui. A tale scopo, ha detto Luigi Einaudi perorardo l'analisi delle serie di prezzi nominal! non trasformati se non in moneta di conto, alio storico interessa "cono-scere le scelte che gli uomini fecero con lo strumento monetario da essi posseduto (lire soldi e denari od altra moneta di conto) e non con uno strumento (peso d'argento fino) ricostrutto oggi da studiosi raffinati alio scopo di risolvere deter-minati problemi monetari".21 Anche a tale proposito uii sembra che il Carli di-raostri un'apertura non indifferente: effettuando i suoi calcoli innanzitutto in moneta di conto, in primo luogo, e soprattutto pubblicando, almeno nella prima edizione del Delle moneíe, intere serie di prezzi nominali; alia trascrizione dei prezzi di frumento, vino greco e olio tratti dai registri del monastero di San Se-verino di Napoli, ad esempio, dedichera oltre un'ottantina di pagine, fornendo quindi al suo contraddittore o al futuro storico dei prezzi la possibilitá di lavorare autónomamente con materiale di prima mano.22 II Carli insomma non presenta eiucubrazioni matematiche sui prezzi, ma prima di tutto dati concreti, grezzi, ed in un secondo luogo, rendendo conto di ogni singolo passaggío, ne ricava delle elaborazioni matematiche con il fine di cogliere regolaritá, ricorrenze, leggi sto-rico-economiche generah. Si t detto come il Carli cercasse di metiere in reiazione i genéricamente intesi "prezzi" alia ricchezza del sistema economico che li aveva prodotti. L'uso del termine prezzi, che abbiamo piü volte sosfituito con "livello generale dei prezzi", rimane nell'argomentare del nostro autore in effettí come sospeso per aria, non avendo egli espresso compiutamente a cosa serviva la misurazione di tale livello 20 Delle moneíe, III, p. 40. 21 L. Einaudi, Dei criteri informatori della sioria dei prezzi- Quesli devano essere espressi in peso d'argento o d'oro o negli idoli asati dagli uomini?, in t prezzi in Europa, cit., p. 515. 22 Delle mottete, HI, pp. 88-172. Nell'edizione completa delle sue opere il Carli espunse pero tali partí dalla dissertazione: G. R. Carli, Delle opere, Milano 1785, t. VII. pp. 1-190. 47 ACTA HI STRIAE V. Andrea ZANNINI: L'OCCHIO POLITICO li CALCOLATORE*. 41-50 generale dei prezzi. Sólitamente esso puó venire utilizzalo o per misurare cicli commerciali, nel qual caso si aoaiizzano ad esempio solo i principali beni scam-biati, oppure, quando la si ricava dall'elaborazione di dati sui prodotti di piü largo consumo sul mercato, la raisura del livello generale dei prezzi serve per valutare il mutare del potere d'acquisto e le variazioni dei reddití reali. Se puré tale formulazione, che avrebbe reso piü chiara l'indagine del Carli, manca, é presente tuttavia un accenno abbastanza chiaro in questa direzione argomentativa quando, quasi a conclusione del suo discorso, egli apporta l'esempio del costo di "mante-nimento di una fataiglia mediocre" nel '4 e nel '700, espresso sia in moneta di conto che in argento; si tratta di un accenno a cui non viene dato seguito, ma la nozione di Índice del "costo della vita", concettualmenté, non sarebbe stata molto distante. La ricchezza del trattato del Carli - una rícchezza che va ricondotta non solo alia sua conoscenza delle questioni economiche, ma ci sembra, piü generalmente, all'ecletticita dalla sua formazione, alia sua curiositá intellettuale - potrebbe riser-vare numerosi altri spunti di riflessione. Quando per esempio a proposito dei prezzi fiorentini del '700 egli riconoscere essere aggravati di "vetture, gabelle, cali ecc.",23 deve essergli stato certamente chiaro che i prezzi al minuto delle derrate alimen-tari, anche le piü apparentemente "grezze", comprendono ia se stessi una serie lunghissima servizi, la fluttuazione dei quali puó da sola determinare in maniera considerevole il prezzo finale. Cosí tra i dati settecenteschi di Udine decide di non utilizzare per i suoi calcoli quello dell'olio perché, spiega, a differenza del '400 quando giungeva nel capoluogo friulano direttamente dall'Istria, nella sua época tutto iJ commercio doveva passare per il capoluogo veneziano, con un aggravio nei,costi quantificabile attorno al trenta per cento.24 Owiamente non tutti gli spunti impliciti nella storia dei prezzi sono stati seguiti dal Carü; non prende per esempio in considerazione il problema delle forti flut-tuazioni di breve periodo di generi quali i cereali, fluttuazioni che, come gia aveva intuito Gregory King,25 tendono a rendere lo strumento della media aritmética semplice, quella utilizzata dal Cárli, poco affidabile. Oppure non si pone il problema delle differecize coosiderevoli che, secondo i suoi calcoli, si sarebbero avute anche tra cittá vicine. Perché ad esempio in tre secoli Lucca avrebbe registrato un aumento dei prezzi del frumento del 26 per cento e Pisa invece una diminuzione del 25 ?26 Giunto in dirittura d'arrivo dei suo ragionamento egh indulge poi alia piü das-sica tra le semplificazioni in cui incappano gli storici dei prezzi: espungere una serie 23 Delle monele, eit., III, p. 40. 24 Ibidtm, p. 84. 25 Schunjpeter, Storia deü'anatisi, cit., p, 256. 26 Delte monete, III, p. 182. 48 ACTA HI STRIAE V. Andrea ZANNINÍ: U'OCCHIO POLITICO E CALCOLATORE".....41-50 di prezzi perché non omologabile al movimento generale ormai deiineatosi. Egli infatti ricava con il suo compiicato ed innovativo procedimento un aumento generale dei prezzi del 7,5 per cento, dovuto in realtà in massima parte al movimento di un único genere, il vino, il cui prezzo sarrebe auméntate in due secoli e mezzo del 24 ed oltre per cento; questo dato, accostato ai minimi incrementi ottenuti per frumento e olio, avrebbe fatto se non saltare almeno scricchiolare il suo assunto di partenza. Cosí egli decide di leggere il dato complessivo senza la curva dei prezzi del vino, adducendo aicune giustificazioni che vale la pena di ricordare, dalla possibile influenza sul prezzo deile quantité diverse di vino trattate alla non omogeneità délié qualità di vino scambiate: osservazioni che potevano essere estese anche ai prezzi di frumento e olio. La motivazione generale che egli poi dà, "essere presentemente in Italia notabilmente accresciuto il lusso del vino stesso",27 rende l'ac-cantonamento della serie dei prezzi del vino se possibile ancora più colpevole: non è forse un segnale di crescita di riccbezza, per usare la terminologia del Carli, una tendenza al rialzo nel prezzo di un genere come il vino, anche se, come viene'detto, tale rialzo fosse addebitabiie alia presenza di soklatesche dedite al bere? Questa osservazione non vuole, credo sembri evidente, imputare al Carli un utilizzo strumentale deile sue fonti, né ridurre la portata delle sue intuizioni metodologiche. Anzi, rileggendo questa sua dissertazione, e cercando di focaliz-zarne il significato nella prospettiva di ampio campo della storia dei prezzi di cui a pieno titolo il riformatore istriano va collocato tra i fondatori, si è giunti anzi ad una visione opposta rispétto a quanti hanno inteso sottovalutare l'importanza dello studio del Carli. Ci riferiamo ad esempio a Ruggiero Romano, secondo il quale il nostro autore costrui tabelle indicanti movimenti di prezzi per ñni di teoría monetaria o più generícamente economica "o per quel che si vorrà, ma non certo con intenti storici".28 A nostro awiso il discorso del Carli è ínVece tutto compreso lungo una linea di indagine storica il cui obiettivo era quello della comprensione del passato, dell'interpretazione del presente. 27 Ibidem, III, p. 186. 28 R. Romano, hitrodutíone a I prezzi in Europa, cit., p. XiH. 49 ACTA HISTRLAE V. Andrea ZANNINI: l.'"0CCH!0 POLI11CO E CALCOLATORE". —, 41-50 POVZETEK V sedmi razpravi svojega traktata "O denarju" je Gian Rinaldo Carli načel problem, kako na splošno ovrednotiti razlike v cenah glede na različna zgodovinska obdobja. Pri tem je skušal odgovoriti na vprašanja, ali so se cene v Italiji po odkritju Amerike povišale.-V resnici pa je bil njegov namen, podobno kot namen vseh raz-pravljalcev na temo denarništ\'a v 18. stoletju, odkriti zakone, ki urejajo gospodarstvo. Potem ko je zasledoval določene cene prehrambenih izdelkov v izbranih italijanskih mestih od 15. do 18. stoletja, je Carli izoblikoval splošni indeks cen, orodje ekonomske analize, ki je imelo v razvoju ekonomske vede velik pomen in čigar "odkritje" gre po mnenju ameriškega ekonomista Irvinga Fisherja pripisati prav temu istrskemu reformatorju. Ta metodološka inovacija je postavljena v zgo-dovinsko-gospodarski okvir, ki razkriva epistemološko pot Carlijeve analize.